28 July, 2024
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La FASI (Federazione Associazioni Sarde in Italia) attende con ansia e preoccupazione, ma anche con speranza, una ripresa in tempi brevi dei collegamenti con la Sardegna.

Noi emigrati auspichiamo la riapertura degli accessi alla nostra isola, nelle necessarie condizioni di sicurezza previste dai protocolli per il Covid-19. La speranza è data dalla discesa degli indici di incidenza del Covid-19 in Italia e dalla possibilità che la Sardegna diventi Regione Covid-Free.

Questa speranza, che certo deve essere suffragata dalle indispensabili conferme medico-scientifiche, ci spinge a ricordare con particolare risalto quanto sia forte e crescente fra i nostri emigrati il bisogno di tornare nella propria terra di origine, fra i propri cari, nelle proprie case. Registriamo anche ogni giorno il desiderio di tanti amici non sardi di avere notizie certe sulla possibilità di andare in vacanza in Sardegna nella imminente stagione estiva.

È questa la stessa speranza degli imprenditori sardi in campo turistico: essi hanno dichiarato la loro disponibilità ad attivare rapidamente gli adeguamenti richiesti per consentire la fruizione della vacanza in condizioni di sicurezza.

Tuttavia, abbiamo l’esigenza di maggiori chiarimenti su alcuni passaggi indispensabili: in primo luogo la comunicazione esplicita, univoca, della volontà di riaprire e le condizioni – che devono essere però fattibili – cui bisognerà sottoporsi. Non solo per evitare ogni ipotesi di quarantena, ma per valutare possibilità, costi economici e convenienza della certificazione, del passaporto sanitario, della disponibilità dei tamponi, dei test sierologici. Secondo i prezzi praticati in diverse regioni italiane, il costo di un passaporto sanitario per una famiglia di 4 persone si aggira attorno ai 500 euro (analisi sierologica 40 euro, tampone 80 euro), che rappresentano un pesante aggravio del costo del viaggio.

Abbiamo quindi la necessità di sapere: sono rimborsabili e in che modo? Sono a carico della Regione? Ci sono piani precisi per accedere a fondi nazionali ed europei? Secondo quali procedure?

Senza la definizione di questi punti-chiave, temiamo che sarebbe molto difficile e complesso il rientro degli emigrati e l’arrivo dei turisti, che potremmo perdere per sempre.

Inoltre riteniamo che sia necessaria una misura, da varare in tempi brevi, che preveda il permesso di ritorno per gli emigrati, per la manutenzione delle loro case nei paesi di origine e al mare.

Dalla Regione attendiamo quindi indicazioni, insieme al Governo, sulle tappe di riapertura degli aeroporti di Olbia ed Alghero e precisazioni su quali protocolli di sicurezza verranno adottati, per accelerare la programmazione della riapertura dei porti con i protocolli necessari, unitamente alle compagnie di trasporto marittimo.

Permane un’altra preoccupazione, che riguarda i possibili aumenti delle tariffe aeree e marittime, a fronte dei limiti previsti per il numero dei passeggeri e per l’aumento del costo del carburante ecologico per le navi.

Un’altra richiesta è che la Regione chieda al Governo l’estensione dei voucher vacanze anche per il viaggio, per le spese per la certificazione Covid-19.

La FASI e le sue associazioni hanno necessità di indicazioni chiare per la promozione della Sardegna sul territorio peninsulare, per il nostro rientro estivo in Sardegna e per favorire il flusso turistico, di cui movimentiamo una quota importante. Ci appelliamo alla sensibilità del presidente della Regione per dare risposte celeri, prima che sia troppo tardi. C’è il rischio fondato che sia possibile muoversi fra le diverse regioni in tutta Italia, salvo che arrivare in Sardegna. Sarà possibile andare, a Iesolo, Rimini, Viareggio, Sorrento, Tropea a basso costo, ma non al Poetto, Alghero, Santa Maria Navarrese, San Teodoro, Villasimius, Chia, Porto Pino, Buggerru, Torregrande, Bosa oppure Baunei o Cala Luna.

Oggi, più che mai, per la drammatica situazione determinata dalla pandemia, la Sardegna ha bisogno assoluto di provvedimenti e di aiuti che abbattano i costi dell’insularità, a partire da quelli dei trasporti. Battaglia per la quale siamo a fianco della nostra Isola nel chiedere al Governo concretezza di interventi e certezza di aiuti.

La Presidente

Serafina Mascia

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«Intendiamo sostenere e potenziare l’assistenza sanitaria in Sardegna durante questa emergenza anche con il supporto della Protezione civile regionale che in questi mesi difficili ha lavorato senza tregua per fronteggiare la diffusione del virus nell’Isola, installando ben cinquanta strutture mobili sanitarie che hanno accolto e curato migliaia di cittadini.»

Lo ha affermato questa mattina il presidente della Regione, Christian Solinas, alla Fiera di Cagliari, dove è stato allestito per il collaudo un nuovo ospedale da campo da 20 posti letto. La struttura – donata dalla multinazionale olandese Philips alla Croce Rossa Italiana – rappresenta un polo mobile d’eccellenza con ambienti a pressione negativa che potrà ospitare, secondo le necessità, fino a 20 pazienti in terapia intensiva o sub intensiva, o in alternativa anche dei pazienti no-Covid. La struttura mobile, che sarà dislocata a Nuoro, è stata la prima ad essere montata in Italia e presto ne sarà allestita una seconda nella Penisola.

«La rete regionale della Protezione civile – su indicazione del presidente Solinas – ha supportato in maniera incessante la complessa fase organizzativa delle varie azioni messe in campo dalla Regione durante l’emergenza con la collaborazione costante – come in questa occasione – della Croce rossa e delle altre associazioni della rete regionale. Abbiamo mantenuto, inoltre, un costante raccordo con la direzione nazionale e adattato alla nostra realtà le varie disposizioni. Ancora adesso manteniamo alta la guardia per tenere sempre la situazione sotto controllo», ha sottolineato Antonio Belloi, direttore regionale della Protezione Civile.

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Il dott. Enrico Pasqui è stato uno dei fondatori della nostra associazione, dimostrando il suo profondo attaccamento alla comunità e alla sua storia, avendo trascorso per anni la sua esistenza con noi, diventando un figlio di Bacu Abis. Il padre, dopo l’esperienza importante nella bonifica nella zona di Villamassargia, fu chiamato a Bacu Abis per dirigere l’Azienda agraria e le colonie, in un periodo complesso del movimento operaio. Dott. Enrico Pasqui, pur provenendo da una famiglia agiata, visse con umiltà e amore quella storia di lotte di riscatto e di orgoglio fatta di minatori, di giovani, di donne e di cittadini con provenienze diverse, come quella del suo papà toscano. I ricordi dei nostri anziani sono tanti, tra cui quello di sportivo, uno straordinario e potente centravanti che con una pallonata sfondò la rete!
Era molto promettente ma scelse la strada della medicina per dare il meglio di sé alla cura delle persone. Un grande contributo diede all’ospedale Sirai, dove fu pioniere nella costruzione della sanità pubblica del Sulcis Iglesiente, facendo crescere sul piano professionale e personale i suoi collaboratori. Anche quella è una bella pagina della sua vita! Nell’ultima assemblea dell’Associazione, a Bacu Abis, con il commendatore Paolo Fadda, era felice di essere presente e trasmetteva questo sentimento a tutti, non facendo mancare il suo intervento anche in quella occasione. I suoi interventi erano di un vissuto in questo paese, di conoscenza della sua storia, dei minatori e delle loro famiglie.
Grazie dott. Pasqui, sarà ricordato assieme ai protagonisti della storia di Bacu Abis. Così avrebbe voluto.

Il presidente dell’associazione culturale Bacu Abis e Sulcis Iglesiente

Gianfranco Fantinel

 

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Il 2 aprile, il ponte che collegava la SP83 con il parcheggio per la spiaggia di Fontanamare, Gonnesa, è crollato, mentre transitava un camion della nettezza urbana. Per fortuna non ci sono state vittime ma l’accaduto ha creato scompiglio e disagio per il comune di Gonnesa e per gli utenti della spiaggia.
A distanza di poco più di un mese siamo tornati sul luogo del disastro per fare il punto della situazione.
I lavori di ripristino non hanno ancora preso avvio, le macerie sono ancora in loco e la zona è circondata dal nastro bianco e rosso, a cui sono appesi i cartelli che indicano che l’area è sottoposta a sequestro penale.
«Viene contestato lo stesso reato del ponte Morandi e c’è una denuncia contro ignoti spiega il sindaco di Gonnesa, Hansel Cabiddu -. Le operazioni di sopralluogo sono state coordinate dalla caserma dei carabinieri di Gonnesa. La giustizia sta facendo il suo corso.»
Sebbene la situazione appaia immutata da quel 2 aprile, in realtà, l’Amministrazione comunale sta compiendo i suoi passi. «Abbiamo inoltrato alla Regione un’ordinanza per rimozione dei detriti e un programma di rimessa in ripristino del ponteprosegue il sindaco -. Inoltre, ha chiesto un’ulteriore proroga di venti giorni all’ordinanza che ho concesso. Quel primo passaggio, al momento, è fermo a questa situazione.»
Ma c’è un altro problema fondamentale, dato dal crollo del ponte, ed è quello dell’impossibilità del raggiungimento della zona, da parte dei mezzi di soccorso.

«Ho scritto una nota al prefetto, nella quale mostravo tutta la mia preoccupazione, perché quella spiaggia, d’estate, è frequentatissima e non avere la possibilità di accedere al parcheggio, soprattutto per i mezzi di soccorso mare e per l’antincendio, per noi, è un problema preoccupante», spiega Hansel Cabiddu.

Ulteriore disagio è dato dal fatto che i fruitori si ritroverebbero a lasciare parcheggiati i loro mezzi lungo la provinciale. «È impensabile che questo accadasottolinea ancora il sindacoe che le persone possano raggiungere la spiaggia passando dal canale o dalle scalette.»
L’Amministrazione comunale di Gonnesa ha pensato ad un’interessante alternativa, che potrebbe accelerare i tempi per la fruizione del litorale. «Nella nota inviata al Prefetto ho chiesto la possibilità di sentire l’Esercito e, già alcuni giorni fa, ho accompagnato il Genio militare per un sopralluogo. Pensiamo ad un ponte militare carrabile, che possa essere provvisorio e possa garantire i servizi di cui ho già detto. Resta il fatto che dobbiamo sederci allo stesso tavolo con la Regione ed il Prefetto, per garantire in tempi rapidi una soluzione, anche temporanea.»
Intanto, il primo rebus da sciogliere riguarda chi si debba prendere l’onere della ricostruzione del ponte. L’infrastruttura, infatti, risulta inserita in un mappale, in cui sono presenti quattro enti locali differenti, tra cui Laore ed il Consorzio di Bonifica. Sia sul tema delle responsabilità che su quello di chi debba essere il soggetto deputato a ripristinare i luoghi e a autorizzare la costruzione del ponte, si fonda il problema più grosso.
La situazione potrebbe evolversi anche in una valorizzazione più ampia dell’area. Il sindaco Hansel Cabiddu vorrebbe muoversi anche in questo senso. «All’assessorato competente ho richiesto anche la possibilità, lungo il canale, di avere una o più passerelle per consentire il traffico pedonale o ciclabile. Anche sotto la visione della sicurezza, perché quel ponte era l’unica via d’accesso alla spiaggia. Sono cose che impattano relativamente col paesaggio, possono essere funzionali alla fruibilità dei luoghi e possono qualificare ancora di più il territorio.»
In ultima analisi, il primo cittadino di Gonnesa ritiene che, questa possa essere l’occasione per ripensare la viabilità di un punto strategico, sul litorale che va verso Nebida e da lì arriva fino a Buggerru e Fluminimaggiore. «Quella strada è stata concepita perlopiù in funzione delle imprese minerarie e poi è diventata altro, grazie soprattutto al panorama che vi si staglia. Stiamo parlando di uno svincolo che ha di fronte il Pan di Zuccheroconclude Hansel Cabiddu -. Quindi, può essere il momento buono per fare un ragionamento, a mio avviso, sulla riqualificazione di un tratto della viabilità provinciale che può essere una bella cartolina per chi transita da lì. Si tratta di un servizio di cui abbiamo bisogno per fare in modo che i nostri beni, la costa e il litorale, vengano fruiti in modo corretto. Bisogna mettersi a lavorare, perché adesso è il momento per non sbagliare più.»

Federica Selis

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Alcune decine di operatori titolari di partite iva, stremati dalla crisi provocata dalla diffusione del Coronavirus e dal conseguente lockdown, hanno deciso di consegnare le chiavi al sindaco di Gonnesa.

«Io non ho avuto obbligo di chiusura ma il problema della ristorazione mi tocca da vicino essendo il mio canale principale di venditadice Valeria Congia (Pasta D’autore) -. Per essere tutti per uno e uno per tutti bisogna farsi carico anche dei problemi altrui e l’economia di Gonnesa si basa, soprattutto, sul settore accoglienza (bar, ristoranti, gelaterie, ecc). Credo che sia un effetto domino, se crolla uno, crollano tutti. Diversa è la politica di speculazione: mors tua vita mia! Se veramente dobbiamo fare squadra, a mio parere, bisogna avere la capacità di lottare anche se il problema non ci riguarda direttamente, anche perché il problema che oggi sta affrontando un collega partita Iva, domani potrebbe essere il mio. Se portiamo avanti solo gli interessi comuni, saremo destinati a dividerci secondo la logica che ognuno cura solo il proprio orticello. Scusate se mi sono dilungata, è solo opinione e non polemica.»
«In questo periodo di Covid-19 dobbiamo ripartire col pieno appoggio delle istituzionispiega Paolo Sanna (Grupposanna) -. Ma non ci si sente affatto tutelati, non sappiamo effettivamente chi è con noi e anche nella giungla burocratica degli aiuti tempestivi c’è chi specula. Facciamo appello ai commercialisti affinché non speculino sulle richieste a fondo perduto o come è accaduto a molti colleghi addirittura sulla richiesta del bonus da 600 euro.»
«Dopo alcuni mesi di lockdown, ovvero da gennaio 2020, con le attività chiuse, ci troviamo nella fase 2/3 e “dovremmo” essere tutti, pronti alla riapertura, con quali prospettive? si chiede Renato Casula (agriturismo le Querce) -. Decreti su decreti, che di fatto hanno creato incertezza e confusione, ma sopratutto hanno creato notevoli difficoltà per una riapertura serena, infatti, le condizioni sono proibitive e piene di rischi, amministrativi e penali per i titolari delle attività commerciali e/o turistiche. Hanno proposto per le aziende un bonus di euro 600, linee di credito, ecc., obiettivamente siamo dell’avviso che non risolvono nulla, infatti, se da un lato fanno una concessione di euro 600, dall’altro lato ci troveremmo presto a dover effettuare esborsi, per IMU, bollette energetiche, tasse ed altro, con importi ben più consistenti. Chiediamo, pertanto, l’azzeramento di  contributi e tasse  statali e regionali di ogni ordine e tipo per l’intero anno 2020 (al netto di quelle che il nostro comune di Gonnesa ha già azzerato).»
«Non possiamo permetterci un secondo lockdown in 4 mesi, abbiamo la necessità di ripartire con le nostre attività ma con cautela e operando in un primo momento con le persone locali, fino a quando avremo la certezza scientifica che “il mostro sia sconfitto” -. dice Sabrina Corrias (Sapore di sale plagemesu) -. Per far sì che questo accada, abbiamo
bisogno di sostegno concreto economico, burocratico e ben definito. Questo supporto lo possiamo avere solo da un Governo attento e da una regione prudente.»

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Molti lavoratori stagionali della Sardegna, occupati nel settore turistico, hanno visto rigettata dall’Inps la richiesta del bonus Covid-19 da 600 euro per il mese di marzo 2020. A detta dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, il diniego dovrebbe essere legato al fatto che tali soggetti non risulterebbero inquadrati come lavoratori stagionali. La notizia, emersa lo scorso fine settimana, è stata rilanciata sul web e sui social network alimentando forte preoccupazione fra i cittadini. La deputata sarda Mara Lapia ha subito scritto al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo, per avere urgenti chiarimenti in merito al blocco del provvedimento di integrazione finanziaria promosso dal Governo per attenuare i disagi economici causati dalla pandemia del Coronavirus.

«Quanto avvenuto ha generato un sentimento di apprensione e sconforto per tante famiglie che, in un difficile momento come quello che viviamo oramai da settimane, si ritrovano private di un fondamentale sostegno economicodice Mara Lapia -. Numerosi cittadini sardi infatti, per la forte attrattiva turistica di cui la nostra regione gode da decenni, operano nel settore turistico da tempo e molti di loro vengono di fatto inquadrati come lavoratori stagionali. Avrebbero dunque tutti i requisiti per accedere al bonus che a oggi, tuttavia, gli viene inspiegabilmente negato. Il tutto diviene ancora più grave poiché quanto accaduto lascia chiaramente presagire che i lavoratori non potranno ottenere, per le stesse motivazioni, neppure i successivi bonus di aprile e maggio.»

Mara Lapia ha quindi chiuso la lettera auspicando una rapida e positiva soluzione del problema.    

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Al via, a Sant’Antioco, le domande di ampliamento gratuito del proprio spazio di suolo pubblico destinato all’accoglienza dei clienti di bar, ristoranti, pizzerie, pub… Si tratta di misure ritenute indispensabili per permettere di affrontare  la riapertura nella “Fase 2” in maniera efficiente e nel rispetto delle prescrizioni anti Covid che impongono un distanziamento tra i tavolini, con inevitabile drastica riduzione dei posti al coperto. L’obiettivo è di consentire, in via straordinaria e temporanea, che quante più possibili attività economiche abbiano la possibilità di estendere la superficie destinata alla clientela sul suolo pubblico antistante il proprio esercizio commerciale.

La domanda di ampliamento, che in base al decreto Rilancio è esente da bollo (non sarà necessario apporre la marca da bollo) andrà concordata e valutata dagli uffici competenti del Comune, ovvero dalla Polizia Municipale. È richiesto, dunque, l’utilizzo dell’apposito modulo rintracciabile nel sito istituzionale dell’ente, nella sezione Modulistica – Tosap, al quale andrà necessariamente allegata la planimetria degli spazi che si richiede in concessione temporanea. La domanda andrà presentata all’Ufficio Protocollo (rivolgersi al centralino) o tramite posta elettronica certificata all’indirizzo: protocollo@comune.santantioco.legalmail.it .

«Questa misuracommenta il sindaco Ignazio Loccisi somma al differimento della scadenza Tari e, soprattutto, alla riduzione della bollettazione, di circa il 30%, per tutte quelle attività che, in ragione del DPCM, hanno dovuto chiudere i battenti. Le misure di contenimento del virus, valide anche nella Fase2, obbligano gli esercenti ad utilizzare un più rilevante spazio all’aperto, al fine di accogliere il maggior numero di clienti e sempre nel rispetto delle norme in vigore: per questo, concediamo di ampliare le aree già concesse, in forma gratuita, seguendo la disposizione del Governo centrale che, fino al 31 ottobre, abolisce la tassa sul suolo pubblico.»

 

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Si intensificano gli interventi di sfalcio per rimuovere le malerbe che incidono negativamente sulla qualità del decoro urbano. L’Amministrazione comunale di Carbonia sta imprimendo un’accelerazione agli interventi di diserbo eseguiti dalla De Vizia Transfer SpA su varie zone della città, dal centro alla periferia e alle frazioni. Si riportano gli interventi in corso di esecuzione e quelli previsti tra maggio ed inizio giugno:

Piazza Matteotti;
Piazza Marmilla;
Piazza Ciusa;
Piazza Rinascita;
Piazza Roma;
Piazza San Ponziano;
Piazza Santa Barbara;
Piazza Venezia;
Via Ala Italiana – Largo Montuori – Via San Ponziano – Via Verona;
Piazza 1° Maggio;
Via Gramsci;
Via delle Poste;
Piazza Berlinguer;
Piazza del Minatore;
Cortoghiana (altre vie);
Bacu Abis (altre vie);
Viale Trento;
Via Angioy;
Via Mazzini;
Via Campania;
Via Roux;
Quartiere Santa Caterina;
Serbariu (altre vie).

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«Ancora una volta ci troviamo davanti ad una situazione surreale, un altro schiaffo a quei giovani che hanno deciso di non lasciare la nostra terra e provare a costruirsi un futuro qui. Il Governo erroneamente ha negato a parecchi stagionali il bonus da 600 euro adducendo motivazioni del tutto fantasiose. La nostra indignazione va verso un Governo sempre più distante dai lavoratori, si pensi alle Partite IVA, le cassa integrazioni da fame, e nessuno sgravio fiscale sulle spese fisse delle attività.»

Lo scrivono, in una nota, tre dirigenti di Gioventù Nazionale, Simone Valleri, Valerio Lecca e Maurizio Amadori.

«Ci auguriamo che, come promesso, il Governo riveda le domande, dia un po’ di ossigeno ai giovani stagionali e capisca gli errori commessi, ma soprattutto sappia ascoltare i territori, specialmente quelli che, come il nostro, a mala pena riescono a sopravvivere ma hanno un grande potenziale per crescere e diventare autosufficiente. Intanto abbiamo raccolto alcune testimonianze che ci spiegano meglio la situazione – dice Simone Valleri -. La farsa del bonus stagionali è un qualcosa di surreale, e lo è ancora di più se si pensa all’economia della nostra provincia, nella quale noi giovani specialmente lavoriamo 4 mesi l’anno in estate proprio grazie al turismo.»

«Nel corso degli anni son state automatizzate sempre di più le pratiche di lavora, è possibile che ora non si riesca a trovare una correlazione tra il nostro lavoro e la stagionalità dello stesso? O la vera colpa è che ancora facciamo parte di quel gruppo di giovani che ha piacere di restare nella propria terra e contribuire a farla crescere e conoscere al mondo? – aggiunge Valerio Lecca, consigliere comunale di Sant’Anna Arresi -. Quest’anno molte strutture turistiche hanno previsto di restare chiuse per contenere i costi e tutelarsi dal tracollo finanziario, ma questo vuol dire molti lavoratori stagionali a casa propria, persone che contano su quei pochi mesi di stipendio per riuscire a sopravvivere tutto l’anno, mesi che purtroppo quest’anno non ci saranno per molti lavoratori.»

«Bisogna dare degli aiuti concreti alle imprese, metterle in condizioni di poter ripartire in sicurezza senza per questo rischiare di fallire – spiega Maurizio Amadori -. Così facendo si aiuteranno le piccole economie locali a ripartire in modo da dare una speranza a questo settore e a tutte le persone che sopravvivono grazie ad esso.»

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La commissione Bilancio del Consiglio regionale, presieduta da Valerio De Giorgi (Misto), si riunirà giovedì 21 maggio alle 10.00. All’ordine del giorno le audizioni dell’Anci e delle Associazioni di categoria su due proposte di legge riguardanti il sostegno alle attività economiche che hanno subito effetti negativi dall’epidemia Covid-19.
La prima (Pl n. 144) prevede ulteriori misure di sostegno gli operatori economici mentre la seconda (Pl n. 145) è destinata alle attività commerciali, attraverso l’esenzione dal pagamento della tassa o del canone per l’occupazione del suolo pubblico. Nello stesso provvedimento è previsto un nuovo trasferimento di fondi ai Comuni per i mancati introiti.