27 July, 2024
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«Il riconoscimento internazionale assegnato alla Sardegna per la qualità delle sue spiagge e dei suoi servizi, colloca la nostra Isola tra le mete più ambite dai turisti italiani e stranieri anche nell’estate 2020.»

Lo ha detto il presidente della Regione, Christian Solinas, commentando il riconoscimento alle 14 località premiate con la Bandiera Blu, che certificano la Sardegna tra le regioni con il maggior numero di vessilli grazie «alle sue spiagge da sogno e alla bellezza delle sue coste, oltre ai servizi di accoglienza e alla qualità del nostro mare. Il nostro impegnoha proseguito il presidente – è quello di garantire la riapertura delle attività che ruotano al comparto turistico in totale sicurezza per prepararci alla imminente stagione estiva, nonostante le enormi difficoltà dovute all’emergenza».

La Sardegna conferma nel 2020 le sue quattordici bandiere blu assegnate dalla  Fee, Foundation for Environmental Education, per le acque più pulite e il rispetto dell’ambiente: otto nel sassarese e in Gallura (Badesi, Trinità d’Agultu-Vignola, Santa Teresa, La Maddalena, Palau, Castelsardo, Sorso e Porto Ferro); una ad Oristano (Torre Grande); una nel Nuorese (Tortolì-Barisardo); quattro nel Sud Sardegna (Mare Pintau, il Poetto di Quartu, Porto Tramatzu, la spiaggia di Maladroxia a Sant’Antioco). E per gli approdi la nuova entrata è Cala Gavetta, alla Maddalena.

«Abbiamo paesaggi che il mondo ci invidiaha sottolineato l’assessore regionale del Turismo, Gianni Chessa -. Il turismo è uno dei punti forti della nostra isola e deve essere salvaguardato in tutti modi. Stiamo lavorando per salvare questa stagione estiva, applicando linee guida adatte al nostro territorio che possano permettere a tutti di lavorare e di godere del nostro mare. Lo dobbiamo ai nostri operatori che hanno bisogno di ripartire in attesa dei tanti turisti che speriamo possano al più presto tornare a trovarci. La nostra regione sarà pronta ad accoglierli in totale sicurezza, a partire proprio dalle sue prestigiose bandiere blu.»

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Il comune di Siliqua affronta una grave emergenza abitativa. È dal 2017, infatti, che alcuni nuclei familiari sono in attesa dell’assegnazione di un alloggio popolare da parte di AREA, l’Azienda Regionale per l’Edilizia Abitativa.
«Si parla di famiglie che vorrebbero essere inserite in una graduatoria per l’assegnazione di alloggio popolare spiega Francesca Atzori, sindaco di Siliqua –. Attualmente, abbiamo in disponibilità poche abitazioni e abbiamo una graduatoria vigente che esiste dal 2011, quindi dovremo cercare di portare a esaurimento tale graduatoria e poter bandire un nuovo bando per assegnare i nuovi alloggi.»
Ma a mancare sono proprio le case. «C’è una grave carenzaprosegue il sindacoe, proprio per questo, l’amministrazione, da subito, ha avviato un tavolo tecnico con l’Agenzia Regionale AREA, che si è dimostrata molto disponibile, portando avanti diverse ristrutturazioni. Questo ha fatto sì che sia stato possibile assegnare già diversi alloggi da due anni a questa parte.»
Proprio per venire incontro sia alle esigenze di AREA che dei cittadini, l’Amministrazione comunale ha accolto la richiesta dell’Agenzia, concedendo un lotto di terreno di 144 mq, in zona PEP, per la costruzione di 8 nuovi alloggi di edilizia popolare. Questa soluzione porterebbe una boccata di ossigeno alle nuove richieste che stanno pervenendo.
«Ultimamente sono pervenute alcune richieste ancora più urgenti sottolinea Francesca Atzorie quindi l’amministrazione ha fatto richiesta alla direzione generale dell’assessorato ai lavori pubblici, al fine di poter assegnare, in regime di riserva, degli alloggi, seguendo i dettami dell’art. 14 della legge regionale n.13 del 6 aprile 1989, che permette di assegnare, in casi di estrema urgenza, tali alloggi abitativi.»
Tra le famiglie con estrema necessità di una casa c’è quella di Sara Mameli, 35 anni e 3 figli, che da tre anni aspetta l’assegnazione di un’abitazione, in regime di emergenza. «Attualmente, vivo in una casa che è stata venduta all’asta nel 2017 spiega Sara Mameli -. Il proprietario mi ha lasciato 3 anni di tempo per trovare un altro alloggio. Ho, quindi, come termine ultimo, il mese di dicembre 2020 ma non so dove andare.»

Già nel 2017 Sara Mameli aveva inoltrato domanda sia alla Regione che ad AREA, ma da quest’ultima ancora nessuna risposta, sebbene la domanda sia stata accolta dalla Regione. C’è, quindi, il serio rischio di arrivare a gennaio senza un tetto sulla testa. «Tutto questo nonostante le promesse di AREAaggiunge Sara Mameli -, che mi ha comunicato che, appena le fosse pervenuta la richiesta di emergenza, avrebbe iniziato immediatamente i lavori di ristrutturazione.» Ma, da quel momento, nessuno si è più fatto sentire.
A questo punto cosa richiede l’Amministrazione comunale di Siliqua ad AREA?
«Ci farebbe piacere che AREA riprendesse a portare avanti i lavori che ha attualmente fermi, per quanto riguarda la ristrutturazione delle abitazioni che sono già disponibili per le utenze – risponde il sindaco Francesca Atzori e poi vorremmo che tenesse fede alle sue promesse di costruire dei nuovi alloggi nel comune di Siliqua.»

Federica Selis

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Conferma dell’iter individuato con legge dal Consiglio regionale, concorso pubblico e costituzione di un’apposita società in house. Sono queste le proposte emerse nella seduta della Commissione “Attività produttive” chiamata a occuparsi dell’annosa vertenza degli ex dipendenti Aras.

La vicenda riguarda 252 lavoratori per i quali il Consiglio, nel 2018, aveva votato all’unanimità una legge che prevedeva il passaggio di tutte le unità alle dipendenze di Laore. Su questa decisione pendono quattro ricorsi al Tar presentati da alcuni lavoratori dell’Agenzia agricola regionale (per il mancato riconoscimento del diritto alle progressioni di carriera) e da due ex dipendenti di Aras esclusi dalle selezioni. Il Tribunale amministrativo si pronuncerà nel merito il prossimo 10 giugno. I giudici, questo è il rischio paventato da diversi esponenti politici di maggioranza e opposizione, potrebbe sollevare una questione di legittimità costituzionale che metterebbe a serio rischio le procedure di stabilizzazione degli ex dipendenti Aras.

Per questo il presidente della Quinta Commissione, Piero Maieli, ha convocato d’urgenza in audizione l’assessore al personale Valeria Satta che ha illustrato all’organismo consiliare l’esito del confronto avuto nei giorni scorsi con i sindacati e con i vertici di Laore: «Al momento l’unica soluzione giuridica praticabile è quella della modifica dell’art.2 della legge n.47 del 2018 con la quale il Consiglio aveva votato il passaggio dei dipendenti Aras a Laoreha detto l’assessore prevedendo un concorso pubblico per titoli ed esami e non per soli titoli con una quota del 20% dei posti da riservare al personale interno. Questo farebbe decadere i ricorsi presentati dai dipendenti di Laore e, allo stesso tempo, eviterebbe il rischio di un rilievo di illegittimità costituzionale da parte dei giudici».

Una soluzione che non convince però l’opposizione. Per il vicepresidente della Commissione Gianfranco Satta (Progressisti) «la strada del concorso pubblico aprirebbe le porte anche a partecipanti di altre regioni. Meglio cercare una mediazione politica tra le parti in causa, mettendo in sicurezza gli ex lavoratori Aras senza ledere le legittime aspirazioni di carriera dei dipendenti dell’Agenzia Laore. Una soluzione alternativa potrebbe essere quella della costituzione di una società in house».

Più drastica la strada indicata da Eugenio Lai (Leu): «Non è detto che il Tar sollevi la questione di legittimità costituzionaleha detto Eugenio Laila Giunta deve assumersi la responsabilità politica di sostenere la scelta fatta all’unanimità dal Consiglio regionale. Si proceda quindi all’assunzione del personale Aras in Laore. Se ci sarà un pronunciamento contrario del Tar, il Consiglio troverà una soluzione».

Maggioranza ed opposizione, comunque, sono d’accordo sulla necessità di dare certezze al futuro lavorativo degli ex dipendenti Aras. «La vertenza va avanti da oltre 10 anni – ha detto il presidente della Commissione Piero Maieli (Psd’Az)è nostro intendimento trovare una strada condivisa che dia certezze a lavoratori che, da diversi lustri, garantiscono un servizio fondamentale agli allevatori di tutta la Sardegna».

Alla luce delle diverse proposte emerse durante la seduta odierna, l’assessore valeria Satta si è presa alcuni giorni di tempo per approfondire meglio alcuni aspetti sui quali riferirà la prossima settimana in Commissione.

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L’assessore regionale della Salute, Mario Nieddu ed il direttore generale dell’Areus, Giorgio Lenzotti, insieme al direttore amministrativo, Angelo Maria Serusi, sono stati auditi nella Sesta commissione del Consiglio regionale (presidente, Domenico Gallus, Udc-Cambiamo) sull’emergenza Covid-19.

L’assessore Mario Nieddu, in apertura del suo intervento, ha parlato “di numeri stabili” ed ha confermato il positivo trend dell’evolversi della pandemia nell’Isola, evidenziando l’assenza di nuovi focolai di contagio, la riduzione dei ricoveri in terapia intensiva ed il solo caso di positività riscontrato a Sassari nella giornata di ieri. Il responsabile della Salute nell’esecutivo Solinas si è quindi concentrato sulla cosiddetta “Fase 2”, con particolare riferimento, in ambito sanitario, alla ripresa delle attività ambulatoriali. «Puntiamoha dichiarato Mario Niedduad una omogeneità di comportamenti, pur in assenza di specifiche linee guida da parte dell’Inail, con l’auspicio di garantire al più presto la ripresa, in sicurezza e con l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, delle attività ambulatoriali, anche alla luce della necessità di arginare l’incremento delle liste di attesa».

Il direttore generale dell’azienda regionale per l’emergenza e urgenza, Giorgio Lenzotti, non è si è risparmiato nell’illustrare con schiettezza i due mesi di battaglia, condotta senza risparmio di risorse e energie, da parte di soccorritori e medici, contro il Covid in Sardegna ed a proposito della “Fase 2”, ha affermato: «La battaglia contro il virus si vince sul territorio e non già negli ospedali».

Nel mezzo, la cronache di due mesi che hanno messo a dura prova dirigenti, lavoratori, operatori e volontari dell’Areus, chiamati a gestire, in alcuni frangenti in “perfetta solitudine”, un’emergenza epocale con una serie di difficoltà aggiuntive, prima tra tutte quella legata all’approvvigionamento di mascherine, guanti e tute protettive. «Abbiamo fatto tutto il possibile ha spiegato Giorgio Lenzotti per dotare le postazioni 118 dei Dpi, seppure non sia in capo ad Areus la gestione diretta di tali postazioni, così come abbiamo introdotto un sistema di monitoraggio per avere contezza delle disponibilità dei presidi che, è bene precisarlo, sono stati assicurati anche alle associazioni di volontariato, tenendo conto del numero degli interventi da loro effettuati. Ancora oggi riscontriamo enormi difficoltà nel reperire le tute protettive, soprattutto per le dotazioni nell’area Nord dell’Isola, così come abbiamo avuto difficoltà per la certificazione delle barelle biocontenitrici». Giorgio Lenzotti ha rimarcato il «ruolo dell’associazioni del volontariato e delle cooperative sociali» nella complessa gestione dell’emergenza ed urgenza («l’Areus non può farne a meno visto che svolgono più della metà degli interventi») e non ha nascosto una sottolineatura critica per la decisione dell’Ats di trasformare in punti di primo intervento, i pronto soccorso di Muravera, Isili, Sorgono, La Maddalena, Ghilarza, Bosa. «È chiaroha spiegato il direttore generaleche i codici rossi e gialli trasportati dai mezzi dei volontari non possono essere condotti negli hub regionali del pronto soccorso ma vengono accompagnati all’ospedale più vicino, per la cosiddetta stabilizzazione del paziente».

Nell’immediato futuro, il dottor Giorgio Lenzotti, immagina un’attività ancora più intesa dell’emergenza e urgenza nel territorio, con ancora maggiori sollecitazioni per equipaggi e postazioni del 118 regionale. «Incrementare gli equipaggi con il medico a bordoha aggiunto il direttore ed anche quelli con a bordo l’infermiere, è una esigenza non più rinviabile, così come serve registrare la presenza dei mezzi del soccorso in quei centri particolarmente difficili da raggiungere nel tempo stabilito di venti minuti».

I costi sostenuti, nei primi due mesi di lotta al Covid, dall’Areus, ammontano a circa 500 mila euro e – così ha affermato il direttore amministrativo, Angelo Maria Serusi – riguardano principalmente l’acquisto di mascherine, guanti e tute protettive.

Nel corso nell’audizione non è mancato il confronto, a tratti polemico, con alcuni consiglieri. La consigliera della Lega, Annalisa Mele, ha chiesto chiarimenti sulle procedure adottate per la stipula o la modifica di alcune convenzioni sottoscritte con alcune associazioni di volontariato ed ha ricordato la nota di protesta trasmessa ai prefetti lo scorso 11 maggio. Il consigliere Schrirru (Psd’Az) ha difeso l’operato dell’Areus ed ha posto in dubbio la rappresentatività delle associazioni promotrici della protesta. «Tante associazioni e numerose cooperativeha confermato Giorgio Lenzottici hanno scritto per dissociarsi formalmente dalla nota dell’11 maggio e ricordo che dall’agosto scorso, per la prima volta, abbiamo introdotto una serie di regole, prima inesistenti, per la stipula delle nuove convenzioni».

Il consigliere Francesco Agus (Progressiti) e Antonio Mario Mundula (Udc-Cambiamo), seppur con differenti accenti politici, si sono soffermati sulla “Fase 2” e sulla necessità di riattivare i servizi ambulatoriali e garantire la sicurezza negli ospedali sardi.

Articolata, invece, la richiesta di chiarimenti del consigliere Gianfranco Ganau che, tra gli altri, ha sollevato il caso del direttore della centrale operativa 118 di Sassari, Piero Delogu, ritornato al lavoro dopo il pronunciamento del tribunale che ha annullato “le ferie forzate” ordinate dal direttore Giorgio Lenzotti. «Basta con atteggiamenti persecutori verso il dottor Deloguha tuonato il capogruppo Pde basta interferenze nell’organizzazione della centrale sassarese da parte del neo direttore sanitario, dottor Marcello Acciaro». Il direttore dell’Areus ha quindi escluso qualunque atteggiamento persecutorio nei confronti del dottor Delogu («l’ho invitato a qualche giorno di riposo, considerato che conta 140 giorni di ferie arretrate») ed ha raccontato di una situazione di “fortissima tensione” nella direzione del 118 sassarese («il dottor Piero Delogu ha litigato fino allo scontro fisico con un medico») culminata nella lettera sottoscritta da cinque medici, su sei in servizio, contro l’operato del direttore.

Daniele Cocco (Leu), unitamente ai consiglieri di maggioranza e minoranza prima indicati, con il presidente della commissione Domenico Gallus, hanno quindi rivolto una serie di quesiti all’assessore su specifiche vicende e su singole questioni che vanno dalle forniture dei Dpi, all’impiego dei medici rianimatori di Oristano, piuttosto che sull’attivazione delle Usca.

L’assessore Mario Nieddu, nel suo intervento conclusivo, ha ribadito le difficoltà della Regione nel garantire l’approvvigionamento costante dei dispositivi di protezione individuale («il governo di recente ci ha spedito delle tute da imbianchino invece che quelle protettive») ed ha ammesso di essere preoccupato «per una possibile recrudescenza della patologia infettiva in autunno».

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Dal 14 marzo sono stati 43.978 i controlli realizzati dal Corpo forestale della Regione Sardegna per vigilare sul rispetto delle regole stabilite per l’emergenza epidemiologica da Covid-2019.

Ieri sono stati effettuati 127 controlli: 32 nell’area di Cagliari, 1 Iglesias, 31 Sassari, 2 Tempio, 56 Nuoro, 5 Lanusei. Per il terzo giorno consecutivo non è stata sanzionata alcuna persona, perciò il totale complessivo (dal 14 marzo) è di 825.

 

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In questa Fase 2 dell’emergenza epidemiologica, a partire da lunedì 18 maggio fino a venerdì 22 maggio, gli sportelli dell’Ufficio Passaporti e Porto d’Armi della Questura, sito in Via Tuveri 5, saranno aperti dalle 8.30 alle 13.30 e dalle 15.00 alle 17.00, per la sola attività di consegna dei titoli da ritirare:

  • lunedì 18 maggio: potranno ritirare il proprio titolo i cittadini il cui cognome inizi con le lettere dalla A alla C;
  • martedì 19 maggio: potranno ritirare il proprio titolo i cittadini il cui cognome inizi con le lettere dalla D alla I;
  • mercoledì 20 maggio: potranno ritirare il proprio titolo i cittadini il cui cognome inizi con le lettere dalla K alla M;
  • giovedì 21 maggio: potranno ritirare il proprio titolo i cittadini il cui cognome inizi con le lettere dalla N alla R;
  • venerdì 22 maggio: potranno ritirare il proprio titolo i cittadini il cui cognome inizi con le lettere dalla S alla Z.

Per garantire la massima osservanza delle misure sanitarie a tutela della salute di tutti, anche in questa fase di emergenza sanitaria, dovrà essere assicurato il distanziamento sociale, evitando assembramenti.

In ogni caso gli utenti dovranno essere muniti di mascherina chirurgica e di guanti monouso e dovranno tenere la distanza tra loro di almeno un metro.

Per tutte le informazioni è possibile contattare l’Ufficio Relazioni con il Pubblico della Questura, dal lunedì al sabato, dalle 8,30 alle 13,30, ai numeri 070 6027395-366; Email: urp.quest.ca@pecps.poliziadistato.it . 

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In queste lunghe settimane di quarantena, loro sono stati tra i pochi “fortunati” che hanno potuto continuare a lavorare, cuocere e vendere il frutto del loro impegno: il pane.

Sono i panificatori artigiani della Sardegna, 732 imprese e 3mila addetti, che anche durante il lockdown, con professionalità e applicando tutte le norme di sicurezza, hanno fatto arrivare, quotidianamente, il prodotto fresco sulle tavole dei sardi.

Divisi tra produzione e vendita, in questo periodo hanno rappresentato una importante figura di riferimento per tutti i consumatori: la notte lavorando nei laboratori e la mattina vendendo il pane nei punti vendita o distribuendolo casa per casa. Però anche questo settore ha sofferto per il calo della domanda, la conseguente riduzione del giro d’affari e, la necessaria, seppur dolorosa, messa in cassa integrazione di buona parte del personale.

«In questi ultimi due mesi difficili ci siamo resi conto di quanto siano importanti le attività di vicinato, di prossimità, come i panifici o le botteghecommenta Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna proprio i panificatori, in special modo, si sono confermati come i soggetti a cui rivolgersi per i beni di prima necessità, quelli alimentari, dei prodotti freschi da acquistare senza spostarsi troppo da casa, in modo facile e veloce, in sicurezza e senza accalcamenti. I maestri dell’arte bianca hanno dimostrato, inoltre, una forte sensibilità sociale, continuando a essere un presidio territoriale, a disposizione di tutta la popolazione, soprattutto, delle categorie più svantaggiatePer tutte queste ragioni dobbiamo ringraziare titolari e dipendenti perché, con passione, responsabilità e sacrificio, anche in questo periodo sono riusciti a garantire il pane fresco quotidiano sulle tavole dei sardi.»

Quello della panificazione sarda è settore fondamentale per l’alimentare isolano.  Secondo l’analisi pre-Covid, elaborata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, su dati Istat, nel 2019 erano 110mila le tonnellate di pane fresco che ogni anno venivano sfornate in tutta la Sardegna, per oltre 800 i tipi di prodotto che quotidianamente finiva nelle tavole dei sardi: Civraxiu, Coccoi, Moddizzosu ma anche rosette, schiacciatine, baguette, bananine e lingue senza dimenticare il pane alla ricotta o quello con le olive. Tra i comuni sardi che si possono fregiare del titolo di “Città del Pane”, ci sono Gonnosfanadiga Santadi, Villaurbana e Ozieri. Invece, tra i centri isolani con un maggior numero di panifici artigiani troviamo Cagliari, Sassari, Quartu Sant’Elena, Olbia, Oliena, Fonni, Nuoro, Alghero, Carbonia, Desulo e Dorgali.  Per ciò che riguarda la domanda e offerta di lavoro, i panifici dislocati su tutto il territorio della Sardegna ricercano complessivamente 440 Panettieri e pastai artigianali. Questi nel 36,6% dei casi risultano difficili da reperire.  Le 730.510 famiglie sarde spendono ciascuna ogni mese circa 21 euro per acquistare civraxiu, moddizzosu, pane carasau, etc. Partendo da questo dato è possibile stimare che in media la spesa annua sostenuta da tutte le famiglie dell’Isola per l’acquisto di pane ammonta a 186 milioni di euro.

«Noi panificatori in questi mesi abbiamo potuto, e dovuto, assolvere al compito di rifornire la popolazione del pane quotidiano – afferma Gianfranco Porta, presidente dei panificatori di Confartigianato Sud Sardegnalo abbiamo fatto come sempre in silenzio, lavorando la notte nei nostri laboratori, rispettando per primi le nuove norme di sicurezza imposte dal governo, con senso di responsabilità, come sempre. I nostri panifici, grazie anche al coraggio del nostro personale di vendita sono sempre rimasti aperti in questo periodo, soprattutto per venire incontro alle necessità dei più deboli e anziani; ed è per loro che abbiamo attivato il servizio di consegna a domicilio gratuito, consentendo in sicurezza di avere il pane fresco che, oggi più che mai, rappresenta un valore per la nostra economia e per la nostra società

Pane fresco che è stato oggetto di un’importante campagna di comunicazione e promozione da parte della Regione, che attraverso il marchio ha promosso il lavoro dell’“arte bianca”, anche se c’è ancora tanto da fare per comunicare, con maggiore forza, l’importanza di questo alimento e della professionalità dei panificatori.

«Da parte nostra c’è da sempre e sempre ci sarà il massimo impegno per garantire i nostri prodotti alla società ma il fatto che le imprese affrontino queste difficoltà con coraggio non deve far dimenticare come la categoria necessiti di esser messa nelle migliori condizioni per farlo”. Per questo conclude Gianfranco Porta è importante che le nostre aziende possano affrontare questa crisi economica, che anche a noi ha portato il calo di affari e la riduzione di personale, con liquidità immediata, con adeguati sistemi di sicurezza sul lavoro e la  corretta formazione. Noi ci siamo stati e ci siamo, ogni giorno: la comunità e la politica, quest’ultima. soprattutto, sono chiamate a riconoscercelo

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Il gruppo Aldi è alla ricerca di nuovo personale in possesso di diploma o di laurea e con dinamicità, flessibilità, affidabilità, autonomia, orientamento al cliente, capacità di portare  a termine le proprie mansioni, spirito di squadra, serietà, precisione, capacità di lavorare in team e disponibilità a lavorare in orari flessibili, da assumere presso i supermercati distribuiti sul territorio nazionale.

Le figure ricercate riguardano: Addetti al Magazzino, che dovranno occuparsi della movimentazione delle merci all’interno del centro logistico; di commissionare gli ordini per le diverse filiali e di svolgere le attività nei diversi settori del centro logistico; Addetti alla Vendita, i quali dovranno svolgere le attività di cassa, accogliere e supportare il cliente, mantenere ordinato e pulito il punto vendita, esporre le merci, verificare la freschezza e la qualità dei prodotti esposti; Tecnici Manutentori, che dovranno controllare il piano manutenzione degli impianti e occuparsi delle riparazioni elettriche, meccaniche e della manutenzione in generale; Addetti alla Garanzia di Qualità, che dovranno organizzare i piani di verifica, gestire i report analitici e i rapporti con i laboratori, gli enti di certificazione e i fornitori di servizi, aggiornare i manuali, le procedure e i registri, organizzare i test di assaggio e delle campionature e molto altro.

Per verificare tutte le figure ricercate e inviare la candidatura…

L’articolo completo è consultabile nel sito: http://suntini.it/diariolavoro_aldi_5_20.html .

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Uno studio che può fornire una sorta di “roadmap” pratica ai clinici impegnati nella gestione dei malati di Covid-19, così da indicare loro le possibili interazioni farmacologiche conosciute e guidare nella scelta della migliore strategia anticoagulante. È il lavoro messo in campo dei medici e specializzandi della Clinica Cardiologica di Sassari che, nei giorni scorsi, è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale European Heart Journal – Cardiovascular Pharmacotherapy. La pubblicazione riguarda la gestione ottimale della terapia anticoagulante nei pazienti affetti da Covid-19.

Lo studio mette in evidenza che dal momento dell’esordio della pandemia, si sono moltiplicate le osservazioni cliniche e i report scientifici che suggeriscono che in molti soggetti affetti da Covid-19 si verifichino eventi avversi di natura trombotica e tromboembolica. Nei casi più gravi si è verificata una coagulazione intravascolare disseminata.

«Riteniamo che il nostro pur piccolo contributo alle conoscenze sulla malattia da Covid-19afferma il professor Guido Parodi direttore della strutturapossa essere un supporto per i colleghi che si trovano a dover prendere decisioni cliniche importanti su pazienti critici e complessi come quelli affetti da Covid-19. Uno studio in cui figurano come co-autori anche in medici specializzandi, a testimonianza del profilo scientifico della Scuola di specializzazione in Malattie dell’apparato cardiovascolare dell’Università di Sassari.»

Gli specialisti sottolineano che ancora sono sconosciuti e oggetto di studio i numerosi meccanismi che stanno alla base delle complicanze della malattia. Un ruolo importante sembra giocarlo la reazione infiammatoria sistemica indotta dal virus che potrebbe provocare un danno a carico delle cellule che rivestono la parete dei vasi sanguigni, favorendo i fenomeni trombotici. A ciò si aggiunge, molto spesso, la stasi del circolo che interessa, soprattutto, soggetti in condizioni cliniche critiche con scarsa o nessuna capacità di mobilizzazione.

Tra i pazienti più vulnerabili ci sono soggetti già affetti da patologie cardiovascolari, con cardiopatia ischemica, fibrillazione atriale e scompenso cardiaco, i quali già in condizioni normali possono aver bisogno di trattamenti con farmaci anticoagulanti. Il problema è emerso con prepotenza negli ultimi due mesi, a seguito della necessità di dover trattare i pazienti per l’infezione virale.

«Molti dei farmaci comunemente impiegati contro il Covid-19 e inseriti nei protocolli di trattamento internazionalispiega il professor Guido Parodipresentano pericolose interazioni con i farmaci anticoagulanti di comune impiego nella pratica clinica, rendendo necessarie sospensioni di trattamenti cronici. Risultati incoraggianti arrivano dall’impiego delle eparine, in particolare di quelle a basso peso molecolare.»

Dati clinici preliminari e ipotesi mutuate dalle attuali conoscenze della farmacologia di queste molecole sembrano suggerire una buona efficacia in termini di anticoagulazione, con un buon profilo di sicurezza derivante dalle scarse interazioni con gli altri farmaci impiegati contro il Covid-19. Inoltre l’eparina potrebbe avere un’utile azione antiinfiammatoria.

«Questo lavoroconclude Guido Parodiha per noi una importanza anche simbolica perché dimostra la risposta e la reazione della Cardiologia sassarese, che lavora per far fronte ai bisogni assistenziali del territorio senza mai trascurare la ricerca scientifica. Attività che rappresenta una mission della nostra Azienda, oltre che un faro in momenti come quelli che stiamo vivendo.»

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Sant’Antioco ha confermato la Bandiera Blu ottenuta per la prima volta lo scorso anno. La spiaggia di Maladroxia, tra le località balneari del comune di Sant’Antioco, anche quest’anno isserà il prestigioso vessillo, sinonimo di buone pratiche ambientali, di salubrità delle acque e di accessibilità. Dopo il riconoscimento ottenuto nel 2019 (prima volta in assoluto per Sant’Antioco) l’Amministrazione comunale ha proseguito nella strada intrapresa sin dal primo giorno del suo insediamento, attivando una serie di politiche ambientali alle quali, come nel caso della Bandiera Blu, si legano importanti ricadute turistiche. La bandiera è il certificato che la strada è quella giusta.

«Questa sarà una stagione balneare diversa commenta il sindaco Ignazio Loccisegnata dall’emergenza sanitaria Covid-19 e da una serie di regole e protocolli a cui dovremo rigorosamente attenerci. Questo, tuttavia, non ci impedirà il primo luglio di inaugurare la stagione “Bandiera Blu 2020” e di organizzare le diverse iniziative di educazione ambientale secondo le modalità che verranno autorizzate. È un risultato che rivendichiamo con orgoglio: conferma che il nostro lavoro, in termini di salvaguardia dell’ambiente e di fruibilità delle nostre spiagge, sta andando nella giusta direzione. Tengo a ringraziare gli uffici per il lavoro svolto, in quanto la procedura volta all’assegnazione è particolarmente complessa e laboriosa.»

In merito interviene anche il consigliere comunale con delega all’Ambiente, Pasquale Renna: «I criteri usati per assegnare il riconoscimento riguardano 4 aree tematiche: “educazione ambientale e informazione”, “qualità delle acque”, “gestione ambientale” e “servizi e sicurezza”. Per noi è motivo di grande orgoglio aver conquistato la Bandiera Blu anche quest’anno, soprattutto alla luce del difficile momento che stiamo vivendo. Adesso ci impegneremo a rispettare i protocolli a livello nazionale per la gestione dei litorali. Ringrazio vivamente i cittadini perché sono parte attiva e ci consentono di raggiungere risultati lusinghieri in riferimento alla gestione dei rifiuti. Non siamo secondi a nessuno, evidentemente: per citarne alcune, risultiamo accostati a spiagge come Palinuro, Marina di Camerota, Positano, Vico Equense – conclude Pasquale Renna -. Questo per noi è un grande risultato».