26 July, 2024
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Domani, giovedì 7 maggio, verranno riaperti i parchi cittadini di Colle Rosmarino e Villa Sulcis, con accesso nella fascia oraria dalle 8.00 alle 20.00.

La riapertura dei parchi cittadini è in linea con le prescrizioni del DPCM del 26 aprile 2020, che prevede il divieto assoluto di ogni forma di assembramento di persone in luoghi pubblici o privati.

È vietato l’accesso alle aree gioco bimbi.

In base al DPCM del 26 aprile 2020 e all’Ordinanza del Presidente della Regione Sardegna n. 20 del 2 maggio 2020, i cittadini che accederanno ai parchi dovranno:

  • indossare la mascherina;
  • garantire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno 1 metro.

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Sopralluogo, questa mattina, degli uomini del Genio Militare e degli amministratori del comune di Gonnesa, guidati dal sindaco Hansel Cristian Cabiddu, sul luogo dove il 2 aprile scorso crollò il ponte d’ingresso al parcheggio di Fontanamare. Allo studio c’è la possibilità di un intervento in emergenza di uomini e mezzi del Genio Militare, teso a ristabilire il transito degli automezzi in tempi rapidi, in vista dell’ormai imminente stagione estiva. Il sopralluogo si svolge sotto l’egida della stazione dei carabinieri di Gonnesa. Ricordiamo che, fortunatamente, il crollo del ponte non provocò feriti. I due operatori che si trovavano a bordo del mezzo adibito alla raccolta dei rifiuti che stava facendo rientro in paese dopo aver svuotato i contenitori sistemati sul piazzale della località balneare, rimasero illesi.

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Oltre 53mila pratiche lavorate in sei mesi. Un impegno straordinario che ha permesso di dimezzare l’arretrato in carico ad Argea e di erogare decine di milioni di euro ad agricoltori e pastori. Sono i numeri illustrati alla Quinta Commissione del Consiglio regionale dall’assessore all’agricoltura Gabriella Murgia e dai commissari straordinari di Argea e Laore Patrizia Mattioni e Gianfranco Casu.
Nell’ottobre del 2019, all’inizio della nuova gestione commissariale, il numero delle pratiche ferme negli uffici dell’Agenzia regionale per la gestione e l’erogazione degli aiuti in agricoltura aveva toccato quota 96.529. Al 31 marzo del 2020 rimangono da lavorare 52.805 richieste. «Stiamo rispettando i tempi indicati nella legge approvata dal Consiglio regionale che ha istituito la task force per lo smaltimento delle pratiche del Psr ha detto il commissario di Argea Patrizia Mattioniad aprile c’è stato un rallentamento a causa dell’emergenza Covid-19 ma il lavoro va avanti e contiamo, con la piena operatività della task force nel mese di maggio, di portare a termine il progetto secondo i piani.»
La commissaria Patrizia Mattioni, nel corso dell’audizione ha fornito un altro dato significativo: negli ultimi sei mesi, sono stati messi in pagamento oltre 120 milioni di euro delle diverse misure del Psr (strutturali, superficie e animali, Feamp e Ocm) e degli aiuti regionali per eventi calamitosi.
32 milioni in più rispetto a quelli liquidati nei primi nove mesi del 2019. Allora la cifra delle pratiche chiuse si era fermata a 88 milioni e 843mila euro.
E’ positivo anche il bilancio di Laore che ha in carico le pratiche per le calamità naturali: «Il nostro lavoro è in fase avanzata – ha affermato il commissario Gianfranco Casu – abbiamo istruito 7.916 pratiche su 13.162, dichiarandone ricevibili 4.164. Rimangono ancora da definire 3.755 richieste».
«Argea e Laore stanno svolgendo un buon lavoroha sottolineato l’assessore Gabriella Murgia la Sardegna è la Regione che ha pagato di più. La Giunta ha inoltre deciso di anticipare i pagamenti anche per le pratiche ancora non istruite attraverso il meccanismo della garanzia bancaria. In particolar modo potranno essere anticipati i contributi relativi a 11.470 domande per le misure a capo e a superficie relative agli anni 2016-2017-2018 non ancora erogati da Agea (l’Agenzia nazionale) per un totale di circa 30 milioni di euro, oltre alle 16.658 domande dell’annualità 2019 (con scadenza impegno a maggio 2020) per un totale di circa 68 milioni e 500mila euro.»
Nel corso dell’audizione, diversi consiglieri della minoranza (G.F. Satta, Lai, Piano, e Cuccu) e della maggioranza (Oppi e Saiu) hanno sollecitato una comunicazione più rapida e chiara dei dati per capire meglio il rapporto tra le pratiche lavorate e quelle effettivamente pagate. Un compito in capo all’Unità di Progetto, organismo istituito con legge dal Consiglio regionale che però entrerà a regime nelle prossime settimane.
Contestata dalle opposizioni la scelta della Giunta di ricorrere allo strumento dell’anticipazione bancaria: per Gianfranco Satta (Progressisti) «la Giunta sta consentendo agli agricoltori di indebitarsi» mentre per Eugenio Lai (Leu) «lo strumento rischia di trasformarsi in una mannaia per gli agricoltori». Dubbi avanzati anche da Pierluigi Saiu (Lega): «Non si deve valutare la situazione creditizia delle imprese, così rischiano di restare fuori dai benefici moltissime aziende».

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Il DPCM del 26 aprile 2020 ha permesso a molte attività di riprendere il lavoro e la produzione. Il presidente della Regione Christian Solinas ha aggiunto, inoltre, ulteriori possibilità di riapertura. Tra i commercianti, in particolare tra i settori produttivi che, secondo la nuova ordinanza, hanno potuto riprendere a lavorare, c’è ancora molta incertezza per quanto riguarda il prossimo futuro, con gli aiuti e le agevolazioni dello Stato che stentano ad arrivare.
I due mesi di lockdown sono stati deleteri, per settori che già prima della chiusura erano in sofferenza, ma anche per quelli che, al contrario, riportavano dei buoni riscontri di mercato. Come ci racconta Bruno Pintus, ambulante del settore caseario di Carbonia, che da anni gestisce il proprio banco nei mercati ambulanti di diversi paesi e da sempre partecipa a fiere ed eventi gastronomici: «Proviamo a ripartire. È stata una perdita incredibile. Abbiamo perso tutte le sagre, compresa Sant’Efisio. Nel mio mestiere non è possibile poi recuperare». Le spese di produzione non si sono fermate, così come i pagamenti, che continuano ad arrivare. «Io compro il latte e mi faccio fare il formaggioprosegue Bruno Pintus -. Ho delle consegne che non ho potuto ancora ritirare». Nel frattempo sono arrivate le bollette e i contributi da pagare. «È come se stessi ricominciando tutto daccapo.»
Un leggero ottimismo si legge nelle parole di Maria Giovanna Locci, produttrice agricola di Tratalias, che, tra le altre, gestisce da anni, assieme alla madre, un banco di vendita al mercatino settimanale di Sant’Antioco, così come in altri paesi del Sulcis: «E’ un periodaccio. Noi produttori non sapevamo più come fare con la merce che continuava ad accumularsi. Ci siamo arrangiati con le consegne a domicilio tra i nostri concittadini, riuscendo ad utilizzare anche i canali social. Ma nonostante questo la merce era sempre in eccesso. Ogni grossista ha i suoi fornitori e non sempre accettano nuovi produttori». Con un occhio alle spese, per la produzione e il mantenimento delle colture, che non sono mai diminuite. «Questo di Sant’Antioco è il nostro primo mercatino, dopo la riapertura dovuta al lockdown continua Maria Giovanna Locci -. Gli altri Comuni non hanno ancora sbloccato.» Ma importante è anche un altro fattore, forse non secondario e che in questi due mesi di isolamento è venuto fortemente a mancare. Maria Giovanna ci tiene a sottolinearlo: «Mancava il rapporto coi clienti e anche svegliarci presto la mattina».
Un altro settore in forte sofferenza è quello florovivaistico. Nella serra di Marcello Canè e Sabrina Martis, di Sant’Antioco, ci accolgono i colori delle piante in fiore. Anche loro riaprono dopo due mesi di chiusura forzata. Tuttavia, il loro settore merceologico resta ancora escluso dalla vendita ambulante. «Da anni ho uno spazio assegnato al mercatino settimanaleracconta Marcelloma ancora non mi è permesso esporre.» Nel paese lagunare il cimitero ha riaperto i cancelli in anticipo, rispetto ai Comuni limitrofi, e alcuni ambulanti, titolari di un box, hanno potuto riaprire la loro attività di vendita. Per Marcello Canè questo non è stato possibile, come spiega lui stesso: «Avendo lo stallo al mercatino non posso averlo in cimitero e, viceversa, chi lo ha in cimitero non può vendere al mercatino». Insomma, questa riapertura arriva sì, ma solo in parte. Per Marcello e Sabrina è il momento di riaccendere la speranza e guardare di nuovo al futuro: «Non abbiamo più avuto introiti negli ultimi due mesi e non è che le cose  in precedenza andassero megliospiega Sabrina Martis -. La vendita di fiori nei supermercati aveva già drasticamente ridotto le nostre entrate. Quindi questa chiusura forzata ci ha ulteriormente danneggiati». Tuttavia, Marcello e Sabrina affrontano il nuovo momento con fiducia e coraggio, servendosi anche dell’aiuto dei social: «Riapriamo e ci siamo organizzati sia per la vendita direttamente in serra che per la consegna a domicilio».
Diverso è il discorso dei bar. Sono pochi quelli che tentano la riapertura. Ci sono da valutare i costi ed i consumi. «Siamo aperti in pochi – spiega Veronica Costeri, milanese d’origine ma da anni residente in Sardegna, titolare, insieme alla sua famiglia, di un bar nella strada principale di Sant’Antioco -. Questi mesi sono stati lunghi. Noi abbiamo deciso di riaprire perché le spese per il mantenimento delle macchine ci sono comunque. I frigoriferi sono sempre funzionanti e anche la macchina per il caffè è nuova e deve restare accesa lo stesso. Insomma, aperti o chiusi le spese sono uguali. Quindi, alla fine, abbiamo scelto di aprire e almeno far entrare qualche introito.» Tuttavia, il nuovo decreto vieta la fruizione al banco o all’interno del locale. L’accesso è consentito ad un solo avventore per volta. Il consumatore ordina ed esce con l’ordinazione in mano. La consumazione non è permessa nei pressi del locale. Spiega ancora Veronica Costeri: «L’asporto per noi non è una novità, l’abbiamo sempre fatto. Riusciamo a lavorare principalmente con la caffetteria: caffè, cappuccino e cornetto. Però, se qualcuno desidera qualche altro tipo di ordinazione, cerchiamo comunque di soddisfarlo». Per il momento non è ancora possibile riprendere a lavorare i dipendenti. «Avevamo diversi ragazzi che lavoravano con noi. Con la situazione attuale non è possibile riprenderli. Purtroppo, è un problema di cassa integrazione che non arriva.» «Prima della chiusura forzata racconta ancora Veronicasi lavorava molto bene.» Adesso si aspetta una nuova normalizzazione delle cose. «Però meglio che ci abbiano fatto riaprire a maggio che non dover aspettare ancora a giugno.»
Intanto, durante il mercatino settimanale di Sant’Antioco e, nonostante fossero presenti solo gli ambulanti di alimentari, l’affluenza di cittadini è stata notevole. Cospicua e costante è stata anche la presenza degli organi di controllo: Polizia Municipale, Protezione Civile, Barracelli e Associazione Nazionale Carabinieri, che hanno vigilato affinché le norme di sicurezza e il divieto di assembramento venissero rispettati.
Tanti i cittadini entusiasti di questa nuova apertura. Dalla settimana prossima si prevede un ulteriore ampliamento, con la concessione degli spazi anche agli ambulanti del settore abbigliamento.

Federica Selis

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«La posizione del Governo è inaccettabile ed offensiva: chiede e ottiene il via libera dell’Unione europea ad uno sforamento del bilancio di ben 80 miliardi di euro per sé, e lesina alle Regioni i fondi necessari per affrontare gli effetti dell’emergenza Covid-19 e le perdite di gettito fiscale.»

È l’osservazione fatta dall’assessore regionale del Bilancio, Giuseppe Fasolino, riferita alla decisione del Governo che ha destinato alle Regioni e alle Province autonome solo un miliardo di euro per fronteggiare l’emergenza.

«Si tratta di una cifra estremamente limitata che oltretutto dovrà essere distribuita in tutto il territorio nazionale con criteri che sono in violazione dei principi costituzionali richiamati anche recentemente dalla Consulta con la  sentenza 6/2019 sottolinea Giuseppe Fasolino -, la nostra Regione deve garantire, a differenza delle Regioni a Statuto ordinario, i servizi essenziali, e con risorse proprie anche la continuità aerea, il trasporto pubblico locale e la sanità:  servizi onerosi, ma essenziali per lo sviluppo della nostra Comunità. Invitiamo il Governo a rivedere immediatamente questa linea di azione con previsioni più eque e adeguate, anche a fronte del particolare momento che stiamo vivendo. Si tratta di riconsiderare prospettive e decisioni politiche illogiche motivate da assurdi calcoli ragionieristici che penalizzano le comunità sarda e in particolare i soggetti più fragili – conclude Giuseppe Fasolino -. Siamo pronti a dare battaglia sia in sede politica che giurisdizionale.»

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Il segretario nazionale FIM CISL Valerio D’Alò Alcoa interviene sulla vertenza Sider Alloys (ex Alcoa), dopo la convocazione del nuovo incontro, fissato per il 12 maggio, al Mise.

«Dopo anni di attese, è il momento di pretendere concretezzadice Valerio D’Alò -. Nell’ultimo incontro di marzo, come organizzazioni sindacali, contestavamo che ancora una volta si parlasse di buoni propositi e di un probabile accordo tra Enel e Sider Alloys ma senza nulla di concreto,per cui poter dare serenità a lavoratori e territorio, in quella che peraltro è una delle più lunghe vertenze sul tavolo del Mise in ordine temporale. Siamo consapevoli che la variabile tempo può solo agire negativamente – se ci saranno ulteriori proroghe – e che a rischio c’è sia la produzione di alluminio in Italia fornito da Alcoa, che può contare su macchinari in grado di dare garanzie agli investitori, nonché il pericolo che l’azienda si svuoti di competenze – aggiunge Valerio D’Alò -. Se Enel darà il suo contributo rendendosi parte attiva di questo progetto di rilancio, e togliendo così all’azienda l’ultimo alibi del prezzo dell’energia, toccherà alla Sider Alloys dimostrare la volontà di realizzarlo, non essendoci più condizioni ostativeconclude il segretario nazionale della FIM CISL -. Se ognuno farà la sua parte, potremmo finalmente dare speranza ai lavoratori ed alle loro famiglie.»

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«Abbiamo ricevuto la convocazione dell’incontro al MiSE per martedì 12 maggio a cui parteciperanno i rappresentanti di Invitalia e SiderAlloys per chiudere definitivamente la vertenza dell’ex Alcoa e riavviare il progetto di riavvio della produzione di alluminio.»

Lo dichiarano Guglielmo Gambardella, coordinatore nazionale Uilm per la siderurgia, e Renato Tocco, segretario territoriale Uilm Sulcis.

«E’ chiaro che con le dichiarazioni della sottosegretaria Alessandra Todde alla vigilia di questo previsto incontro che ha confermato la risoluzione della questione della fidejussione bancaria chiesta da Enel a SiderAlloys a garanzia del contratto per la fornitura di energia – sottolineano Guglielmo Gambardella Gambardella e Renato Toccoci attendiamo da parte della multinazionale svizzera una risposta positiva e definitiva sul completamento degli investimenti per il revamping dello smelter, per il riassorbimento di tutti gli ex lavoratori dell’ex Alcoa e la ripresa dell’indotto a supporto delle attività. Dalla Sider Alloys – aggiungono Guglielmo Gambardella e Renato Toccoci attendiamo un atto di responsabilità avendo assunto, da oltre due anni, l’impegno del rilancio industriale del sito di Portovesme da cui dipende il destino di centinaia di famiglie ed il futuro di un intero territorio. Oggi, non essendoci più impedimenti alla firma del contratto con Enel in un contestuale momento particolarmente favorevole condizione del prezzo dell’energia, SiderAlloys deve realizzare il progettoconcludono i due sindacalisti della UILM -. Uno scenario diverso risulterebbe incomprensibile ed inaccettabile.»

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La Sardegna ha iniziato con numeri incoraggianti la “Fase 2”, anche oggi 1 solo caso positivo al Covid-19 e nessun decesso (da 3 giorni il bilancio si ripete, con 1 solo caso positivo e nessun decesso). L’unico caso positivo, come ieri, è stato registrato nella Città Metropolitana di Cagliari. Se la giornata di ieri, 4 maggio 2020 verrà ricordata, nei libri di storia, come l’inizio della “Fase 2”, l’avvio del processo che dovrà portarci fuori dalla pandemia provocata dalla diffusione del Coronavirus, tra i dati più positivi di oggi c’è il quarto giorno consecutivo senza nuovi casi di contagio nella provincia di Sassari, quella più colpita sia dai casi positivi (848 sui 1.318 riscontrati in tutta la Sardegna, il 63,34%), sia dai decessi. Resta invariato il numero delle vittime (119).

Oggi sono stati eseguiti 815 tamponi (500 più di ieri), il numero totale è arrivato a 28.867, 705 i casi testati (il totale è ora di 25.631).
I pazienti ricoverati in ospedale con sintomi oggi sono 94 (ieri erano 91), quelli in terapia intensiva 9 (dato senza variazione rispetto a ieri); diminuisce sia il numero di persone in isolamento domiciliare, 539 (ieri erano 553), sia quello degli attualmente positivi, 642 (ieri erano 653); cresce, infine, il numero dei pazienti dimessi/guariti, 557 (ieri erano 545).

L’andamento positivo assunto dai numeri emerge ancora più chiaramente se si fa riferimento agli ultimi 8 giorni, nel corso dei quali, in Sardegna, sono stati riscontrati complessivamente 35 nuovi casi positivi al Covid-19: 19 nella provincia di Sassari, 11 nell’Area Metropolitana di Cagliari, 2 nella provincia del Sud Sardegna, 2 nella provincia di Nuoro e 1 nella provincia di Oristano.

 

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In Nuoro il vescovo Antonello Mura ha nominato il parroco di Oliena, don Giuseppe Mattana, vicario generale, sostituirà mons. Ciriaco Vedele. E don Antonello Tuvone, missionario fidei donum in Argentina dal 2017, già rettore del seminario diocesano, sarà vicario episcopale per la pastorale.

Il vicario generale è una figura obbligatoria in ogni diocesi, prevista dal Codice di diritto, che al can 475, comma 1 recita: «In ogni diocesi il vescovo diocesano deve costituire il vicario generale affinché, con la potestà ordinaria di cui è munito a norma dei canoni seguenti, presti il suo aiuto al Vescovo stesso nel governo di tutta la diocesi».

Anche la figura del vicario episcopale è prevista dal Codice di diritto canonico nel suo Libro II intitolato Il popolo di Dio. Il Can. 476 recita: «Ogni qualvolta lo richieda il buon governo della diocesi, possono essere costituiti dal Vescovo diocesano anche uno o più vicari episcopali; essi hanno la stessa potestà ordinaria che, per diritto universale, a norma dei canoni seguenti, spetta al Vicario generale, o per una parte determinata della diocesi, o per un genere determinato di affari, o in rapporto ai fedeli di un determinato rito o di un ceto determinato di persone». È, pertanto, una figura facoltativa.

Don Giuseppe Mattana rimarrà in Oliena fino al prossimo mese di settembre. Don Antonello Tuvone, in settembre, al rientro dall’Argentina, unirà all’incarico di vicario episcopale anche quello di parroco. Lo stesso mons. Antonello Mura, ma nell’altra sua diocesi, quella di Lanusei, ha nominato don Piergiorgio Pisu, parroco della cattedrale di Santa Maria Maddalena in Lanusei, proviene dalla parrocchia Stella Maris in Arbatax; ad Arbatax arriva don Filippo Corrias che lascia la parrocchia Sant’Elena in Gairo. I due sacerdoti faranno l’ingresso nelle loro nuove rispettive parrocchie nel prossimo mese di settembre.

Guido Cadoni

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Bruno Rombi è morto il 27 aprile scorso all’età di 89 anni, a Genova, dove viveva dal 1962; era nato nel 1931 a Calasetta, nell’isola di Sant’Antioco dell’arcipelago del Sulcis, “enclave” linguistica tabarchina (variante della “lingua” ligure).

È stato poeta, scrittore, giornalista, traduttore, pittore, legato alla Sardegna ed al suo paese natale (dove ritornava ogni estate), intellettuale sempre schierato a fianco dei Circoli degli emigrati sardi nell’Italia continentale.

Ho conosciuto Bruno Rombi a Pavia nel novembre 1986 proprio in qualità di delegato del Circolo “Sarda Tellus” di Genova al quarto Congresso della Lega Sarda.

Davanti ai rappresentanti di 25 Circoli di emigrati isolani (tante erano allora le associazioni sarde nell’Italia continentale che facevano parte della “Lega”) pronunciò un discorso di alto livello sottolineando comunque autoironicamente il fatto che non era interessato a cariche dirigenziali, ma che non intendeva rinunciare alla sua fama di “rombiscatole” (ho potuto rileggere il suo intervento perché in queste ultime settimane ho completato la trascrizione al computer di questi atti congressuali, che spero possano essere pubblicati in  un volume a stampa).

Bruno Rombi non aveva peli sulla lingua e non nascondeva verità scomode: mi regalò una copia del suo pamphlet di qualche anno prima “Perché i sardi sono così divisi: testo della conferenza tenuta a Genova presso la ‘Sarda Tellus’, associazione democratica lavoratori emigrati, domenica 17 ottobre 1982” (Genova, Lanterna, pp. 28, 1983).

Lascio ad altri il compito di ricordare Rombi per le sue opere letterarie (narrazioni, studi critici e soprattutto poesie, tradotte in francese, inglese – diffuse in questa versione anche in India -, spagnolo, polacco, maltese, rumeno, macedone, greco, sloveno, catalano, corso, portoghese, urdu, arabo ed albanese, oltre che in latino: l’elenco lo ha stilato Giovanni Mameli) e per la sua intensa attività di pittore.

In questo contributo voglio soffermarmi sugli apporti culturali con i quali questo uomo di grande sensibilità, anche se indubbiamente “spigoloso”, ha arricchito l’attività delle associazioni degli emigrati sardi, collocandosi sempre accanto ai  fratelli-corregionali de “su disterru” e facendo proprie le loro istanze e rivendicazioni anche materiali.

Seguendo i suoi scritti e gli articoli che lo riguardano apparsi dal 1976 al 2010 nelle pagine del mensile Il Messaggero Sardo” cartaceo, vediamo che compare alla ribalta innanzitutto come poeta e poi come appassionato degli studi sulla lingua sarda (lui, di “madre-lingua” tabarchina, era ultrasensibile alle questioni delle minoranze  linguistiche), sul matriarcato in Sardegna, su nomi e cognomi della Sardegna, su emigrazione e razzismo (questi articoli sono legati a conferenze sui vari temi organizzati dal “suo” Circolo, il “Sarda Tellus” di Genova).

Manlio Brigaglia recensisce il suo libro su “Sebastiano Satta. Vita e opere” (Genova, marzo 1983) mentre Giovanni Mameli passa in rassegna scrupolosa le successive opere di Rombi: “Un anno a Calasetta” (prima edizione Genova, 1988; poi Sassari, Carlo Delfino, 2006); le raccolte di poesie “Un amore” (1992) e “Il battello fantasma” (2001); il secondo romanzo di Rombi (il primo era stato “Una donna di carbone”, Condaghes 2004) intitolato “Un oscuro amore” (Condaghes, 2009).

Un bilancio della sua produzione poetica, dal 1965 (data della sua prima raccolta, pochi anni dopo il suo trasferimento a Genova) al 2012 è stata  edita nel volume “Il viaggio della vita” (editore Le Mani di Recco, 2012, 330 pagine).

Molte opere di poesia e di prosa (comprese le ultime narrazioni: il romanzo “Il labirinto del G8” ed il racconto “L’ultima vestizione”, rispettivamente Condaghes 2011 e 2018) sono state presentate nella “Sarda Tellus” ma anche in altre associazioni di sardi emigrati, dove è stato spesso chiamato ad illustrare i risultati dei suoi studi critici sui Grandi della letteratura sarda: tra gli altri, Sebastiano Satta, Grazia Deledda, Salvatore Cambosu, Salvatore Satta, Giuseppe Dessì, Francesco Masala, Antonio Puddu, Angelo Mundula.

Personalmente lo portai nei Circoli sardi di Pavia e di Saronno a parlare di Sebastiano Satta, in occasione della ripubblicazione (presso Condaghes) della sua monografia sul poeta-vate nuorese, uscita in prima edizione, come si è detto, nel 1983.

Nota finale. Ho letto la notizia comparsa su questo sito in cui è stato messo in evidenza il forte legame di Bruno con il paese natìo:

https://www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com/2020/04/calasetta-ricorda-il-grande-concittadino-bruno-rombi-morto-a-genova-alleta-di-89-anni/

Personalmente vorrei aggiungere in questa occasione – richiamando un mio articolo in memoria apparso su questo sito – un breve cenno ad una personalità culturale sardo-genovese, amica di Bruno Rombi e, come lui, dei sardi emigrati: Lina Aresu:

https://www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com/2018/07/ricordo-della-scrittrice-lina-aresu-nuoro-16-gennaio-1938-chiavari-ge-15-giugno-2018-di-paolo-puilina/

Le “vite parallele” di questi due scrittori sardo-genovesi e le loro numerose opere (più di 40 per ciascuno) meriteranno in futuro di essere commemorate in una giornata di studi da organizzarsi da parte della comunità dei sardi emigrati.

Qui mi limito a rammentare che nel marzo 2004 Rombi presentò, sempre alla “Sarda Tellus”, il romanzo storico di appendice “Ritedda di Barigau. Bozzetto ogliastrino” del maestro di Semestene (Sassari) Marcello Cossu, edito nel 1885 dalla Tipografia Sociale di Vacca-Mameli di Lanusei. Una bella amicizia tra loro due, che hanno condiviso con un chiavarese doc, il docente di materie letterarie Marcello Vaglio, e con il sottoscritto, sardo trapiantato in provincia di Pavia.

Paolo Pulina

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