23 July, 2024
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La Regione Sardegna ha opportunamente e positivamente siglato con le parti sociali ed imprenditoriali l’accordo quadro del 26 marzo 2020, contenente provvedimenti utili a governare l’emergenza sanitaria, la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini, le tutele dei lavoratori, recependo non solo dispositivi e indicazioni nazionali, ma estendendone gli effetti ad una platea più ampia di settori e Lavoratori, garantendo la copertura degli opportuni ammortizzatori sociali a beneficio della specifica comunità del lavoro Sarda.

Al momento non sappiamo ancora per quanto tempo si protrarrà l’attuale emergenza sanitaria, né quali ulteriori effetti recessivi produrrà, anche se tutti gli osservatori prevedono scenari non certo incoraggianti e ancora più evidenti nella seconda meta del 2020 e ancora di più per il 2021, quanto a rallentamento dell’economia, delle produzioni e della domanda di beni e servizi, tuttavia è lecito pensare ad un necessario prolungamento degli interventi attualmente in campo attraverso ulteriori dispositivi e risorse da parte dello Stato e della stessa  Regione a tale titolo definiti.

Esiste però in pari tempo l’esigenza di agire con una seconda fase d’intervento che preveda misure a sostegno dell’economia idonee ad invertire la tendenza recessiva già in atto.

Come affermato dalla stessa presidente dell’Unione europea, nonostante freni da parte di alcuni stati membri, occorrerà che l’Europa e i propri istituti economici, ma lo stesso dicasi per le omologhe organizzazioni Mondiali, provveda in tempi rapidi a varare misure ed interventi economici che impediscano ulteriori fenomeni recessivi e favoriscano l’espansione dell’economia, il rilancio delle produzioni di beni e servizi pubblici e privati, il lavoro, la salute e la coesione sociale.

L’Unione europea deve quindi dotarsi di una strategia utile a sostenere una fase espansiva dell’economia nei Paesi del continente, senza addossarne i costi e i successivi vincoli agli Stati più esposti alle conseguenze della pandemia, come per ora sono l’Italia, la Spagna, e la Francia.

Non è sufficiente aver, infatti, rimosso il divieto sugli aiuti di stato, sul pareggio di bilancio, sullo sforamento del debito pubblico in rapporto al PIL, poiché il nostro Paese, già con un alto livello di indebitamento, non può aggravare la sua condizione mettendo in campo stanziamenti rapportabili a quelli della Germania o degli Stati uniti, pena l’esposizione dei titoli pubblici alla speculazione sui mercati finanziari e l’accrescersi  delle difficoltà delle imprese, con l’avanzare recessione economica e la carenza di domanda e liquidità .

Ecco perché Il sostegno dell’Europa diventa urgente ed indispensabile quanto a strategie e a interventi finanziari di sostegno all’economia ed al lavoro adeguati.

In questo quadro anche lo Stato per la sua parte e la stessa Regione Sardegna, per quanto di sua competenza e responsabilità, non può sottrarsi alla immediata definizione di una strategia anti-recessiva, che sia di sostegno alle imprese e al mondo del lavoro.

Occorre quindi che la Regione definisca alcune peculiari e prioritarie linee d’azione:

  • Ri-orientare la manovra finanziaria e di bilancio per il 2020, rendendo operative tutte le risorse finanziarie disponibili in capo ai capitoli di spesa delle diverse fonti finanziarie;
  • Semplificare le procedure e velocizzare la spesa, a partire dai pagamenti su tutti i crediti maturati dalle imprese, sia come crediti commerciali che come contributi;
  • Emettere con urgenza tutti i bandi e gli avvisi, utili a garantire la messa in campo delle risorse dell’Ente e le attività necessarie a stimolare e sostenere i circuiti produttivi e dei servizi pubblici e privati.

Capitolo a parte merita la sanità pubblica, che nel paese sostiene il peso dell’emergenza Coronavirus, la quale dovrà senz’altro essere oggetto di interventi finanziari e di potenziamento che, alla luce dell’esperienza maturata in questa drammatica contingenza, dovranno stravolgere finalmente le precedenti impostazioni e decisioni che hanno caratterizzato anni di tagli e ridimensionamenti.

La Regione Sardegna deve affrontare con urgenza questo tema, riconsiderando, alla luce degli eventi in corso, il piano complessivo di riforma della sanità, favorendo la qualità dell’offerta sanitaria, sia sul versante della prevenzione che della emergenza e della cura, riconsiderandone i costi a carico della stessa Regione. I trasferimenti dello Stato, sia sulla spesa storica che in capo ai futuri interventi di rafforzamento della sanità pubblica, vengano allineati a quelli delle altre regioni, e commisurati ai bisogni della popolazione.

Lungo le direttrici d’intervento prima richiamate, un accordo in tempi rapidi con sindacati e parti datoriali rappresenterebbe un segnale forte e di positiva speranza all’intera Isola.

Pertanto, la Giunta non esiti, ma agisca subito per favorire la crescita economica e lo sviluppo della Sardegna, valorizzando anche quanto positivamente si sta facendo per integrare il reddito dei lavoratori in previsione di una ripresa delle attività produttive e dei servizi.

Gavino Carta

Segretario generale CISL Sardegna

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Un nuovo piano Marshall per far ripartire l’area vasta di Cagliari, sull’orlo del baratro in seguito alla pandemia da Coronavirus. Il presidente del Consiglio comunale Edoardo Tocco lancia un messaggio di speranza.

«L’obiettivo vitale – rimarca Edoardo Tocco è quello di salvaguardare la salute dei cittadini, dai lavoratori sino agli studenti e al popolo della terza età, che ripongono la loro attenzione sulle misure di contenimento dell’epidemia. Abbiamo registrato, anche nel capoluogo e dell’hinterland, un rispetto stringente sulle direttive diramate dal Governo e dalle autorità medico-scientifiche per poter ripartire nel miglior modo possibile. Ora ci sono due aspetti per guardare il futuro del sistema economico che si ritaglia nel sud dell’Isola. Il primo è incentrato sul modo di affrontare questa situazione di eccezionale gravità. Stiamo fronteggiando una condizione di emergenza imprevedibile, che dovrebbe portare a modellare strumenti straordinari per una ripartenza economica. La seconda priorità si connette alla sopravvivenza del tessuto produttivo.»

Un appello forte al governo, che anche l’assemblea civica potrebbe lanciare: «Non ci sono dubbi – spiega Edoardo Tocco con la ripresa dei lavori dell’assise di Palazzo Bacaredda ci troveremo impegnati su scelte fondamentali per il capoluogo e l’area vasta. Chiederemo di allentare i vincoli stringenti del bilancio, per supportare la rinascita delle imprese. Sarebbe necessario posticipare il pagamento dei tributi comunali, ma è indispensabile un investimento forte a favore degli enti locali per ripianare e riequilibrare una situazione che non è affatto semplice».

Servono, dunque, dei fondi straordinari per consentire all’economia di rialzare la testa: «Si tenga conto – conclude Edoardo Toccoche nel nostro territorio, esclusa la Saras, non possiamo contare su grandi colossi industriali. Occorre uno tsunami di soldi sul nostro universo economico, costituito da piccole e medie imprese. Una pioggia di risorse che dovrebbe incoraggiare la ripresa delle realtà artigianali e commerciali che si racchiudono nell’area vasta, con un’attenzione particolare sui settori legati al turismo, all’agroalimentare e all’edilizia. C’è poi un’altra preoccupazione connessa ai dipendenti. Non bisogna fermarsi alla cassintegrazione per i lavoratori, ma è necessario attivare le leve per il reinserimento nel mondo produttivo. Solo attraverso questo piano di rilancio riusciremo ad innescare un processo virtuoso per il sud Sardegna, con misure in grado anche di produrre nuova occupazione».

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L’emergenza Coronavirus cancella centinaia di visite ai malati di diabete mellito della Sardegna. Programmati da tempo, i controlli periodici ai diabetici sardi sono stati annullati a causa del decreto che impone il distanziamento sociale e, di conseguenza, la “chiusura” delle sale d’attesa delle diabetologie. Ma la soluzione c’è e si chiama “tele visita”.
E’ questo l’allarme, con la soluzione, lanciato dalle Società scientifiche di riferimento della diabetologia – AMD (Associazione Medici Diabetologi), SID (Società Italiana di Diabetologia) e SIE (Società Italiana di Endocrinologia) – che, in una lettera indirizzata all’assessore regionale alla Sanità, Mario Nieddu, al direttore Generale dell’Assessorato, Marcello Tidore, e al commissario Straordinario dell’ATS, Giorgio Steri, chiedono che venga «urgentemente autorizzata per tutti i Servizi di diabetologia presenti in Sardegna, la teleassistenza a favore delle persone con diabete».
Nel mondo il diabete mellito colpisce 425 milioni di persone, in Italia 4 milioni in Italia e in Sardegna ben 114.000. Quindi, 6 sardi su 100 soffrono di questa malattia con una prevalenza che arriva al 6,4% e con la maggiore incidenza in Italia per il Tipo 1, e tra le più alte del mondo. Degli oltre 110mila casi, la cui età media è di 66,4 anni, circa 58.000 interessano gli uomini e 52.000 le donne. La prevalenza maggiore è stata registrata nei maschi tra il 64 e 84 anni: 30.954, il 53% di tutti i malati. Il dato viene confermato analizzandole fasce d’età più colpite: quella tra i 64 e 84 anni, 59.370 casi,  rappresenta il 53,8% dei malati, seguita da quella tra i 45 ai 64 con31.210 casi , il 28,3% del totale. Tra le aree geografiche, 37.558 casi sono registrati a Cagliari, 21.466 a Sassari e 11.374 a Oristano.
«La gran parte dei nostri pazienti sono in quella fascia di età più esposta e con più patologie associate al Coronavirus – affermano Gianfranco Madau e Maria Antonietta Fois, rispettivamente presidenti
regionali dell’Associazione Medici Diabetologi e della Società Italiana di Diabetologia – infatti, il Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi a Covid-19 in Italia, sui dati aggiornati al 17 marzo 2020, pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità, pone il diabete mellito come seconda patologia osservata per frequenza nei pazienti deceduti (35.5%). L’associazione di più patologie preesistenti, tipica dei casi delle persone con diabete, fa impennare la possibilità di esito fatale dell’infezione. Questo dato – aggiungono Gianfranco Madau e Maria Antonietta Fois – mette in evidenza che, l’Emergenza nell’Emergenza, è proteggere ed evitare scompensi nelle persone portatrici di plurime malattie croniche.»
Per i medici diabetologi, soprattutto in questo periodo di modifica sostanziale delle abitudini di vita, è necessario mantenere un servizio essenziale per i pazienti diabetici e favorire la gestione quotidiana della malattia, per ridurre i disagi degli utenti e le prevedibili difficoltà per recuperare queste visite nei mesi futuri.
Da qui la proposta degli specialisti alla Regione per l’attivazione della procedura per lo svolgimento delle visite di controllo non Urgenti in remoto, la cosiddetta “tele visita” con il paziente a domicilio contattato telefonicamente.
La “tele visita” inizia con il lavoro preliminare delle infermiere di diabetologia, che hanno il compito, tra le altre cose, di contattare i pazienti, farsi inoltrare la documentazione clinica e predisporre i documenti. Successivamente, il medico diabetologo contatta il paziente ed esegue telefonicamente una serie di pratiche della visita come l’anamnesi, la valutazione esami ematochimici e strumentali, l’esame dell’automonitoraggio del glucosio nelle varie modalità. Compilerà, di seguito, il diario glicemico, il report ottenuto dal paziente attraverso app collegate ai glucometri, le piattaforme web per il download dei dati di sensori e microinfusori. Tutte le informazioni raccolte, che verranno inserite nella cartella elettronica, serviranno a redigere il referto e programmare la successiva visita. Rimangono escluse dalla “televisita” le urgenze, le visite per il diabete gestazionale e il piede diabetico.
«Con questa iniziativa – concludono il presidente dell’Associazione Medici Diabetologi e la presidente Società Italiana di Diabetologia – sarà possibile Ridurre il più possibile le occasioni di contagio per i pazienti diabetici e il personale sanitario attuando il distanziamento sociale, secondo l’attuale normativa, garantire un adeguato compenso ai pazienti diabetici, gestire le loro problematiche imminenti senza dover recarsi dal MMG o al Pronto soccorso e programmare il nostro lavoro senza un’onda di bisogni difficilmente gestibile al rientroalla normalità.» 

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Le imprese artigiane del benessere, cura e salute della persona, alimentazione, ristorazione e pulizia degli ambienti della Sardegna, doneranno il loro materiale, come mascherine, guanti, camici, occhialini e disinfettanti, agli ospedali dell’Isola per supportare il lavoro di medici, infermieri e personale non sanitario in questi giorni così difficili di lotta al Coronavirus.
Grazie all’accordo sottoscritto tra Confartigianato Imprese Sardegna e ATS Sardegna (Azienda Tutela Salute), circa 7mila imprese, tra acconciatori, estetisti, odontotecnici, centri  estetici, produttori di profumi e creme, ristoratori, pizzaioli, baristi, gelatieri, produttori di alimentari vari e sanificatori, insieme a tante altre  categorie produttive chiuse per Decreto, o che hanno visto ridursi al lumicino la propria attività, da questa mattina supporteranno il Sistema Sanitario sardo consegnando i loro dispositivi di protezione.
Si tratta di prodotti e strumenti sanitari certificati che le imprese usano durante le loro attività, nel rispetto di tutte le norme di legge e professionali. Le donazioni confluiranno nel magazzino economale centrale dell’ATS a Cagliari e successivamente verranno ridistribuite in tutti i presidi sanitari della regione.
«Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto molte chiamate da parte di artigiani che avrebbero voluto donare il materiale sanitario, usato abitualmente nella loro attività, e che ora giace nei magazzini – commentano Antonio Matzutzi e Daniele Serra, presidente e segretario di Confartigianato Imprese Sardegnada qui l’idea di contattare l’ATS che, nel giro di poche ore, ha accettato la proposta e dato il via libera con una apposita determinazione. E’ questa la Sanità che ci piace e che dovrebbe essere presa come esempio anche per il futuro, passata questa emergenza. Ciò dimostra che se l’attività della stragrande maggioranza delle piccole aziende sarde è stata interrotta o rallentata – aggiungono Antonio Matzutzi e Daniele Serra – al contrario è aumentata la solidarietà verso medici, infermieri, ospedali, pronto soccorso e ambulanze.»
L’iniziativa di Confartigianato Sardegna vuole ricalcare la “paradura”, l’azione di mutuo aiuto che i pastori fanno nei confronti dei loro colleghi quando si trovano in situazioni di grandi difficoltà.

«Le nostre imprese vogliono lanciare una “paradura artigiana” – sottolineano presidente e segretario di Confartigianato Sardegna – ovvero donare qualcosa della propria azienda per supportare il più importante dei servizi che lo Stato può offrirci, quello della tutela della salute e dell’assistenza sanitaria, soprattutto in questo momento di estrema durezza ed emergenza.»
Confartigianato Sardegna, per questo, invita tutte le imprese e gli artigiani che volessero donare i propri dispositivi di protezione sanitaria, a contattare le sedi dell’Associazione  Artigiana per ottenere maggiori informazioni e il documento autorizzativo rilasciato  dall’ATS indispensabile per scaricare e consegnare il materiale presso il magazzino di stoccaggio.
«Dalla Sardegna stiamo lavorando con i colleghi delle altre regioni affinché questa iniziativa possa diventare “virale” nel senso positivo del termine – concludono Antonio Matzutzi e Daniele Serra – l’artigianato può e deve essere da esempio per tante altre attività che possono essere fatte in questo momento difficile.»

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Acconciatori, estetisti e operatori della pedicure e manicure erano stati tra i primi a chiedere la sospensione delle proprie attività di fronte alla diffusione crescente del Coronavirus, lanciando un preciso segnale di attenzione alla salute delle persone e di tutela dei propri collaboratori. Poi, con il decreto dello scorso 11 marzo, sono arrivati i provvedimenti che hanno sancito la chiusura delle attività del benessere e dei servizi alla persona.
Dagli ultimi dati elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, su fonte ISTAT e MEF del 2019, in questi settori nell’Isola si registrano 3.384 imprese del settore dei Servizi di acconciatura e altri trattamenti estetici. Tra queste, ben 2.886 sono imprese artigiane, che offrono servizi di acconciatura, manicure, pedicure e trattamenti estetici grazie anche ai 5.124 addetti.
Un settore sempre sotto attacco degli irregolari; secondo un recente calcolo sempre di Confartigianato, si stima come nell’Isola il numero di questi lavoratori si aggiri intorno alle 1.400 unità, che “colpiscono” direttamente il 18% delle imprese regolari.
Ed è, soprattutto, in questo periodo, che nel settore del benessere e della cura della persona è allarme per il proliferare abusivi e
irregolari che offrono “servizi itineranti e a domicilio” per il taglio dei capelli, manicure e trattamenti estetici.
«In questo momento in cui le attività devono rimanere chiuse – afferma Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegnaè sconcertante come certe persone si rivolgano clandestinamente ad abusivi e irregolari, che non esitiamo a definire criminali e che devono essere puntiti severamente insieme a chi li utilizza. Questa emergenza dovrebbe insegnare una volta per tutte che non si rischia con la vita.»
Le imprese di acconciatura ed estetica, quelle che non solo oggi, ma sempre, operano nel rispetto delle regole, sia dal punto di vista della formazione obbligatoria, sia per quanto riguarda i requisiti igienico-sanitari dei locali, salvaguardando così la salute e i propri clienti, invitano a declinare e rifiutare eventuali proposte di servizi da parte di chi opera clandestinamente, e in questo particolare momento, in deroga alle regole. Qualsiasi operatore che offra i propri servizi, presso il proprio domicilio o presso quello del cliente, è un abusivo e una minaccia alla salute di tutti.
Per questo motivo, a livello regionale, Confartigianato Imprese Sardegna lancia una campagna social di “vicinanza” alla clientela e di “attenzione” verso l’abusivismo, oggi ancora più pericoloso”. Quattro gli slogan che verranno pubblicati nei prossimi giorni sui social e portali dell’associazione artigiana: “Non per il nostro interesse, ma per la salute di tutti”, “Se non l’avevi capito prima, oggi l’abusivismo fa ancora più male!”, “Non vediamo l’ora di prenderci cura di te”; “Rimani a casa: la bellezza è rimanere anche nelle proprie famiglie”. La campagna verrà accompagnata dagli hashtag #staiacasa e #andratuttobene
«Il nostro appello – conclude Antonio Matzutzi – è quello di tutelare la propria e l‘altrui salute, rispettando alla lettera quanto disposto per il contenimento dell’epidemia da Covid-19 e quindi non uscire e non ricevere in casa operatori abusivi. Presto i vostri acconciatori e il vostro estetista vi accoglieranno offrendovi tutta la sicurezza e la cura di sempre.»

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Il Gruppo FS Italiane, in coordinamento con la Protezione Civile, offre ai medici volontari selezionati per la task force “Medici per Covid”, a supporto delle strutture sanitarie in difficoltà nel Nord Italia, la possibilità di raggiungere gratuitamente le regioni maggiormente colpite dall’epidemia a bordo dei treni di Trenitalia.

Il biglietto gratuito può essere prenotato attraverso il sito web trenitalia.com e l’App di Trenitalia, indicando: nome, cognome, data di nascita e numero di iscrizione all’Albo dei medici.

A bordo treno al personale è necessario esibire, oltre al biglietto, il documento d’identità e il tesserino o altro documento che attesti l’iscrizione all’Albo dei medici.

La prenotazione può essere cambiata un numero illimitato di volte prima della partenza del treno attraverso gli stessi canali di acquisto.

L’opzione “Medici Covid-19” è valida durante tutto il periodo dell’emergenza per i viaggi della task force “Medici per Covid”.

FS Italiane ha messo in campo, sulla base delle direttive emanate dal Governo, un articolato e concreto piano di interventi per contenere la diffusione del Coronavirus Covid-19.

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In questi giorni tremendi di emergenza Coronavirus le giornate sono scandite dai continui aggiornamenti sui social e in televisione. Il dato delle persone morte (919) oggi è il più alto in assoluto in 24 ore da quando è iniziato questo incubo e noi tutti ci chiediamo come stiano vivendo gli Italiani, chiusi nelle loro case, in particolare quelli che vivono nella “zona rossa” che vive più drammaticamente l’emergenza, per numero di contagiati (37.298), tamponi eseguiti (95.860) e, soprattutto, di vittime (5.402).

Ieri ho raccolto la testimonianza di Chiara, una giovanissima ragazza sarda che sei anni fa è andata a vivere a Bergamo per esigenze lavorative e familiari, nonché per iscriversi all’università, nella facoltà di giurisprudenza.

Parliamo un po’ e poi le rivolgo alcune domande sulla situazione che si sta vivendo in Lombardia oltre che in tutta Italia.

Chiara, quando ti sei resa conto della pericolosità del Covid-19?

«All’inizio di tutto, sembrava solo tanta agitazione inutile. La gravità della situazione è diventata palese, ai miei occhi, solo dopo i primi casi che a Bergamo hanno portato alla morte inizialmente di anziani e persone affette da particolari patologie, per poi estendersi a giovani e meno giovani anche non affetti da altre patologie.»

Saresti voluta tornare in Sardegna, visti i dati immediatamente preoccupanti della regione lombarda?

«La Sardegna è casa mia, ci sono le persone che amo e mi manca ogni millesimo di secondo nel quale sto via. E’ proprio per questo che non ho mai pensato di tornare in questo periodo: è giusto che io tuteli i miei parenti in primis e, a pari livello, tutti i cittadini. Non ho mai dubitato di questa scelta, perché trovo rispettoso stare qui, nella mia città adottiva che con il tempo ho imparato ad apprezzare anche in tutte le sue piccolezze.»

Come passi le giornate?

«Le mie giornate sono frenetiche come sempre: ho lezioni tutta la mattina, il pomeriggio studio anche per tenere la mente impegnata e non pensare a quello che succede fuori ed ogni sera chiamo i miei familiari rimasti in Sardegna.»

Che consiglio ti senti di dare?

«L’unico consiglio che posso dare, da inesperta, è quello di stare a casa il più possibile, solo così si può mettere fine a questo male. Non penso che ci sia il grande bisogno di uscire anche più volte al giorno, in un contesto simile. Facciamolo per il prossimo, più che per noi stessi! Io non esco da casa da circa un mese, dalla finestra però si percepisce la paura dei passanti più giovani, mentre vedo anziani passeggiare tranquillamente con il giornale sotto braccio.»

Chiara abita a circa dieci minuti dal centro di Bergamo, nella sua zona hanno deciso di non suonare le campane per rispetto delle famiglie dei defunti che non solo muoiono soli, ma non possono avere neanche un normale funerale.

Chiara dalla finestra ha visto passare i camion dell’Esercito che trasportano le salme che a Bergamo non si riesce più a cremare, data la quantità eccessiva di decessi. Non augura a nessuno una visione simile dai contorni strazianti, difficili da dimenticare.

Chiara è una giovanissima ragazza che ha scelto di rispettare le regole e per passare il tempo si concentra nello studio, ha dei sani principi che ritiene importanti da osservare in un momento in cui ognuno di noi è chiamato a dare il proprio contributo semplicemente rispettando il divieto di uscire dalla propria abitazione se non per esigenze lavorative, di salute o di particolare urgenza (approvvigionamento di generi alimentari).

Un plauso a Chiara e a tutte le persone, che fortunatamente sono tante, che hanno capito la necessità di cambiare il proprio stile di vita, restando a casa ed uscendo solo per lo stretto indispensabile.

Così e solo così, riusciremo a sconfiggere questo orribile mostro che vuole impadronirsi delle nostre vite…per tornare il più presto possibile alle “cose” di tutti giorni, che riusciremo ad apprezzare in ogni loro piccola sfumatura.

Nadia Pische

        

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Dopo gli interventi di igienizzazione di strade e piazze, avviati, nelle scorse settimane, da domani prenderanno il via gli interventi di sanificazione delle case comunali e degli altri locali adibiti ad uffici. Parte così la seconda fase dell’attività di prevenzione e contrasto all’epidemia da Coronavirus messa in campo dalla provincia di Sassari.
In collaborazione con la Multiss, si procederà a sottoporre ad intervento di sanificazione gli spazi destinati ai servizi essenziali e a maggiore frequentazione da parte del pubblico.
«Questi sono giorni frenetici e di estrema difficoltà per le amministrazioni comunali ha detto l’amministratore straordinario della provincia di Sassari, Pietrino Foissoprattutto per le realtà più piccole, impegnate a fronteggiare l’emergenza Coronavirus, con poche risorse e con poco personale a disposizione anche a seguito delle restrizioni e delle forti misure per arginare l’epidemia e la diffusione del contagio. Come Provincia siamo vicini ai nostri sindaci per poter vincere questa battaglia.»

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È di 63 positivi al Covid-19 il riscontro sui 162 tamponi eseguiti dai medici dell’Esercito sugli ospiti ed il personale della residenza per anziani Casa Serena, a Sassari, e analizzati dal Policlinico Militare Celio di Roma. Il dato è stato appena validato dai competenti uffici di igiene pubblica regionale e per questo non era tra i dati della conferenza stampa giornaliera con il Presidente della Regione. Sarà trasmesso anche all’Istituto superiore di sanità nella giornata di domani ed entrerà a dar parte dei dati ufficiali sui contagi.

«Il Dipartimento di prevenzione dell’Ats – dice l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu – sta intervenendo per attuare tutte le misure necessarie per contenere la catena di contagio. Le persone risultate positive sono già state poste in isolamento e la situazione è ora monitorata con la massima attenzione.»

«Affrontiamo un nemico subdolo – precisa l’assessore regionale della Sanità -, l’intervento del personale sanitario dell’Esercito richiesto dalla Regione ci ha consentito di procedere con maggiore rapidità al monitoraggio e di attivarci per arginare la diffusione del contagio. Un risultato reso possibile dal lavoro congiunto delle istituzioni in un momento difficile per la Sardegna e l’Italia. Dalla Difesa un segnale importante di vicinanza al nostro territorio, ai nostri operatori sanitari e ai cittadini. La nostra l’attenzione resta massima – conclude Mario Nieddu -: la salute degli anziani, fra le persone più a rischio in questa battaglia, è una priorità così come la tutela degli operatori.»