22 November, 2024
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E’ stata ricostituita la sezione PCI di Carbonia. Mercoledì 10 febbraio si è tenuta l’assemblea degli iscritti.  Nelle prossime settimane verrà articolata la fase organizzativa che porterà  alla creazione del gruppo dirigente.

Nel corso della riunione sono stati discussi i temi che riguardanoCarbonia e le prossime amministrative, nonché l’operato dell’attuale maggioranza uscente, che il PCI giudica negativo.

 All’assemblea della sezione di Carbonia seguiranno nei prossimi giorni le assemblee della sezione di Gonnesa, della cellula di Portoscuso e della sezione intercomunale di Domusnovas-Musei- Villamassargia, anch’esse di recente costituzione.

 

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Lunedì 15 febbraio, dalle ore 19.00 alle ore 24.00, verrà proposta sulla piattaforma onlinesardegna.umanitaria.it, in streaming gratuito previa registrazione, la visione del film “L’agnello” del regista sardo Mario Piredda.
Promosso da Ucca – Unione Circoli Cinematografici Arci, in collaborazione con i Centri di Servizi Culturali sardi della Società Umanitaria, l’appuntamento fa parte della Rassegna Nazionale “L’Italia che non si vede online”. Nata nel 2008 come iniziativa di circuitazione nei circoli ARCI-UCCA del meglio della produzione italiana legata al Cinema del Reale, nel 2021 “L’Italia che non si vede” si trasferisce sul web per sopperire all’impossibilità di proiettare i film in spazi fisici.

Sempre lunedì 15 febbraio alle ore 21.30 sui canali facebook di Ucca e del CSC Carbonia della Società Umanitaria incontro live con il regista del film Mario Piredda.
Interverranno: Roberto Roversi, presidente di UCCA, Antonio Borrelli, vicepresidente di UCCA e dirigente di Arci Movie, Franco Uda, responsabile Arci nazionale Diritti umani, Pace, Disarmo, Solidarietà e Volontariato Internazionale, Paolo Serra, Direttore del CSC Carbonia della Società Umanitaria ed Andrea Contu, operatore CSC Carbonia e componente Presidenza Nazionale Ucca.
Presentato in anteprima ad “Alice nella città” della “Festa del Cinema di Roma” dove l’attrice Nora Stassi riceve una menzione speciale, trionfa ad “Annecy Cinéma Italien”, dove vince come miglior film il Premio della Giuria, il Premio del Pubblico e quello della Giuria Giovani.

Il film racconta la storia di Anita. Diciassette anni, vive in Sardegna insieme a suo padre Jacopo, che è malato di leucemia e avrebbe bisogno con urgenza di un trapianto. I tempi d’attesa per la ricerca di un donatore sono troppo lunghi rispetto al progredire della malattia, e anche se i parenti hanno più probabilità di essere compatibili, non lo sono né Anita né suo nonno Tonino – un vecchio pastore che abita sull’altopiano, accanto a un’area militare. Jacopo ha un solo fratello, Gaetano, che vive dall’altra parte dell’Isola; i due non si parlano da anni a causa di un feroce litigio che non sembrano intenzionati a dimenticare. Con l’aiuto del nonno, ad Anita non resta che presentarsi a casa dello zio, determinata a ricucire gli strappi del passato, pur di convincerlo a fare le analisi che potrebbero salvare la vita di suo padre.

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L’assemblea delle Lavoratrici e dei Lavoratori della RWM Italia, alla presenza delle segreterie sindacali territoriali, ha esaminato le problematiche derivanti dalla revoca delle licenze di esportazione verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

«Il provvedimentosi legge in una notaha solo inspiegabilmente colpito la RWM lasciando fuori le tante altre partecipate dal MEF, la Leonardo tra tutte. Provvedimento che ha pesantemente indebolito la credibilità dell’azienda nei confronti di eventuali nuovi clienti, e la credibilità dello Stato Italiano stesso nei rapporti commerciali verso gli altri Stati. Nella riunione svoltasi nella giornata di ieri l’azienda ha comunicato la revoca della CIGS a seguito dell’acquisizione di una commessa Europea. L’assemblea ha espresso forte preoccupazione in quanto le commesse europee, avranno una durata limitata, 5/6 mesi al massimo, rimane quindi irrisolta la prospettiva a lungo termine della società stessa, e ha, inoltre, espresso rammarico per l’assordante silenzio mostrato dalla classe politica Nazionale e Regionale; ancora una volta la Politica non affronta nella sua interezza la tematica, risolve il tema etico, elettoralmente più redditizio, e non affronta, cosi come avrebbe meritato, con la stessa importanza il futuro occupazionale di tutti i Lavoratori.»

«La decisione assunta dal Governo, ovviamente, richiama alle proprie responsabilità anche l’azienda, da subito si dovrà impegnare nella diversificazione delle produzioni, nell’ambito dello stesso settore, in modo da contribuire per il sistema di Difesa dello Stato Italiano ed Europeo, nel rispetto dei dettami della Costituzione Italiana aggiunge la nota dei lavoratori -. Appaiono inaccettabili proposte di riconversione come ad esempio quella del “Caseificio”, che non si basano su nessuna valutazione economica e di mercato. Nel caso del Caseificio si creerebbe un nuovo Competitor in un settore già fortemente in crisi. Non vogliamo rubare il Lavoro a chi già opera con difficolta e con grandi sacrifici nei tanti caseifici e mini caseifici presenti in Sardegna. E’ paradossale che la Sottosegretaria al MiSE, Alessandra TODDE, abbia negato un incontro per mesi alla RSU e alle OO.SS., mentre in tempi rapidissimi, ha incontrato associazioni che portano avanti fantomatiche riconversioni come quella del “formaggio”.»

«Richiamiamo il nuovo Governo Nnazionale ad affrontare il tema occupazionale non con sostegni al reddito, ma con il Lavoro. Proponiamo l’inserimento della Società nella programmazione dell’ammodernamento del sistema di difesa Nazionale. Occorre definire accordi nel settore Militare con i paesi alleati creando sinergie con le altre aziende dello stesso settore soprattutto con quelle partecipate dallo Stato Italiano.  Insediato il nuovo Governo Nazionale, sarà fondamentale riprendere una interlocuzione con il Ministero della Difesa e avviarne uno con quello dello Sviluppo economicoconclude la nota diffusa dopo la riunione -.  A sostegno di ciò si attiveranno una serie di iniziative di mobilitazione di tutte le Lavoratrici e di tutti i Lavoratori già dalle prossime settimane, coinvolgendo il Presidente Solinas, i parlamentari sardi ed i sottosegretari dei Ministeri interessati.»

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Sono 87 i nuovi casi di positività al Covid-19 accertati nelle ultime 24 ore in Sardegna, 8.461 i test eseguiti. Salgono a 40.037 i casi di positività dall’inizio dell’emergenza. In totale sono stati eseguiti 655.411 tamponi. Il rapporto casi positivi-tamponi eseguiti segna per l’Isola un tasso di positività dell’1,03%.

Si registrano 8 decessi (1.054 in tutto). Sono 350 i pazienti attualmente ricoverati in ospedale in reparti non intensivi (-8 rispetto al dato di ieri), 33 (invariati) i pazienti in terapia intensiva. Le persone in isolamento domiciliare sono 13.683. I guariti sono complessivamente 24.691 (+204), mentre le persone dichiarate guarite clinicamente nell’Isola sono attualmente 226.

Sul territorio, dei 40.037 casi positivi complessivamente accertati, 9.313 (+42) sono stati rilevati nella Città Metropolitana di Cagliari, 6.425 (+8) nel Sud Sardegna, 3.406 (+4) a Oristano, 7.983 (+14) a Nuoro, 12.910 (+19) a Sassari.

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“Spesa Sospesa” è l’iniziativa promossa da Coldiretti con la collaborazione della Caritas interparrocchiale di Sant’Antioco, al via venerdì 19 febbraio, a Sant’Antioco.

Stamane, in occasione dell’appuntamento settimanale con il mercatino Coldiretti, attivo ogni venerdì nel piazzale Pertini, i referenti dell’associazione di categoria e quelli della Caritas antiochense si sono incontrati per delineare i dettagli dell’iniziativa. Nell’occasione, don Elio Tinti e Salvatorina Iesu, in rappresentanza della Caritas, hanno ricevuto una donazione da parte di Coldiretti che verrà immediatamente distribuita alle famiglie bisognose di Sant’Antioco. Due grossi contenitori, con la dicitura “…la forza amica del paese, un aiuto a quegli italiani che soffrono, colmi di salumi e formaggi, frutta e verdura, segnale importante di uno spirito solidaristico oggi più che mai prezioso.

«Siamo ben lieti di ospitare queste attività solidali nel nostro Comunecommenta il sindaco Ignazio Locci in un momento di forte difficoltà, segnato da una crisi senza precedenti. Sono convinto che gli antiochensi non faranno mancare il loro supporto: la “Spesa Sospesa” aiuta a farci sentire ancor più parte di una comunità solidale, in cui ognuno può offrire il contributo a chi ha più bisogno.»

Da venerdì prossimo, chi si recherà a fare le proprie compere di frutta e verdura nel mercatino Coldiretti, potrà decidere di acquistare anche qualcosa da lasciare, appunto, “sospesa” nelle bancarelle. Saranno poi i collaboratori della Caritas interparrocchiale, a fine mattinata, a ritirare quanto donato per poi distribuirlo alle famiglie in difficoltà.

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Il Consiglio regionale approverà un ordine del giorno unitario coni il quale si impegna il Parlamento a prendere in carico la vertenza dello stabilimento della RWM di Domusnovas e a salvare i lavoratori della fabbrica sulcitana.

Questa mattina i capigruppo, presieduti dal presidente del Consiglio Michele Pais, hanno ricevuto i sindaci di  Domusnovas (Massimiliano Ventura), di  Iglesias (Mauro Usai), di Musei (Sasha Sais) e di Villamassargia (Debora Porrà). All’incontro ha partecipato anche l’assessore dell’Industria Anita Pili.

I primi cittadini hanno chiesto a tutti i gruppi politici presenti nell’assemblea un’azione unitaria per  salvare  i circa 300 lavoratori e  di attivarsi immediatamente presso i parlamentari sardi perché la vicenda non sia dimenticata dal nuovo Governo nazionale.

«Proprio in questo periodo di attesa dell’insediamento dei nuovi ministri  hanno aggiunto bisogna preparare un fronte comune per portare nuovamente la vicenda RWM all’attenzione nazionale in quanto è proprio lo Stato che deve assumersi le responsabilità e  trovare una strategia di lungo periodo per mettere in condizioni la fabbrica di lavorare.»

Da quando sono state sospese alla RWM di Domusnovas le commesse, a favore della pace in Yemen e nel mondo, per un importo di 380 milioni di euro, la produzione è bloccata. Nello stabilimento lavorano alla manutenzione 50 lavoratori, 100 sono in cassa integrazione e gli altri sono disoccupati.

Una situazione insostenibile che rischia, se non risolta, di aggravare la già precaria situazione del territorio.

«Se lo Stato toglie ha detto Mauro Usai, sindaco di Iglesias lo Stato deve dare. Quindi è necessario che provveda alla  compensazione di queste commesse sospese.»

Il presidente Michele Pais, a nome dei Capigruppo, ha assicurato che il Consiglio regionale, di concerto con il presidente della Regione Christian Solinas e l’assessore dell’Industria Anita Pili, porrà in essere tutte le azioni a sostegno dei lavoratori e del territorio: «Si tratta di una vertenza di carattere nazionale su cui è necessario aprire una interlocuzione immediata con il nuovo Governo nazionale».

 

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Il “Rogo di Norfieddu”, a Iglesias, ritorna in una manifestazione simbolica e senza pubblico. In ottemperanza alle disposizioni in materia di prevenzione e contenimento dell’emergenza sanitaria da Covid-19, le manifestazioni del Carnevale Iglesiente quest’anno non si terranno.

Al fine di mantenere viva la tradizione, pur evitando assembramenti di pubblico, sabato 20 febbraio, alle ore 18.30, nel piazzale dell’Ex Mattatoio in via Crocifisso, il Gruppo Folkloristico Città di Iglesias allestirà il “Rogo di Norfieddu”, alla sola presenza dei rappresentanti dell’Amministrazione Comunale e del direttivo del Gruppo folkloristico, da anni impegnato nella preparazione e nella realizzazione della manifestazione.

«Ringrazio il Gruppo Folkloristico per l’iniziativa e per aver mantenuto in vita la tradizione spiega l’assessore della Cultura Claudia Sannacon l’auspicio che il rogo di Norfieddu idealmente porti via le cose negative dell’anno passato, in primis il Covid, con tutte le sue ricadute sul lavoro, sul turismo e sulla cultura, arrivate a cascata anche nella nostra Città.»

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«Un grande progetto in linea con le direttive comunitarie sulla transizione energetica, in grado di affrontare gli effetti sociali, economici ed ambientali della transizione verso un’economia climaticamente neutra. Questa è il risultato al quale stiamo puntando per la riconversione del sito industriale di Carbosulcis.»
Sono le parole dell’assessora regionale dell’Industria Anita Pili, in seguito all’incontro avuto nei giorni scorsi con la governance aziendale, e si riferiscono alla soluzione che la Giunta regionale sta verificando per puntare al «dopo Piano di chiusura della miniera, concordato con la Commissione europea nel 2014, che su proposta di Carbosulcis ha visto la Giunta Regionale deliberare nei mesi scorsi il mandato esplorativo per la possibile creazione del primo Hub energetico di proprietà regionale».
«Un area complessiva di oltre 200 ettari in superficie più le decine di chilometri di gallerie in sottosuolo capace di poter ospitare il più grande laboratorio italiano sul paradigma di economia circolare – sostiene l’Amministratore Unico di Carbosulcis, Francesco Lippi -: dal modello criogenico del progetto ARIA passando per la produzione di alga spirulina e ammendanti derivanti dal recupero degli scarti di lavorazione del carbone e compost proveniente dalla lavorazione dei rifiuti urbani di Tecnocasic, fino alla realizzazione di un modello di Hub energetico con la produzione in superficie da fonti rinnovabili di 35 MWp (fotovoltaico e eolico), un potenziale stoccaggio in sottosuolo di almeno altrettanta potenza e la gestione intelligente per smart greed, guardando alle potenzialità aggiuntive sulla produzione di idrogeno verde.»
Sulla base delle indicazioni ricevute dalla Giunta regionale la Carbosulcis sta concludendo la fase di scrittura del Business Plan e effettuando le ultime valutazioni sulle normative nazionali, per valutare in ultimo la possibilità di sostenere attività ed investimenti modulari e progressivi a lungo termine, che prevedano il reimpiego del patrimonio immobiliare e umano della Società.
«Ai primi di marzo presenteremo ai sindacati le risultanze del lavoro effettuato in maniera da poter avere una condivisione sulle effettive potenzialità del progettoafferma l’assessore dell’Industria Anita Pili -, progetto che pensiamo possa trovare a pieno titolo una sua giusta collocazione all’interno delle misure finanziate dalla commissione europea quali il JTF e il Piano Nazionale di ripresa e resilienza.»

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Portoscuso è tornato Comune Covid-free. Si sono negativizzati gli ultimi 6 positivi, nessun nuovo caso.
«Con tanta felicità e soddisfazione, s informano i cittadini che l aggiornamento odierno da parte di ATS evidenzia nella nostra cittadina ZERO casi di positività al virus – ha annunciato con gioia il sindaco, Giorgio Alimonda –. Ciò significa che gli ultimi 6 casi che residuavano dai focolai di gennaio ancora attivi, si sono TUTTI negativizzati. Pertanto, da questo momento, Portoscuso torna ufficialmente Covid-free. Abbiamo in carico solo 1 caso di quarantena obbligatoria che si esaurirà, speriamo, senza positivizzazione, nei prossimi giorni.»
«Abbiamo fortemente perseguito tutti insieme questo risultato che è da preservare assolutamente in attesa che inizi rapidamente la campagna vaccinale per gli over 80 e categorie a rischioha aggiunto Giorgio Alimonda -. Poiché non può esserci certezza che non ci siano casi asintomatici sempre possibili in una situazione di libertà di contatto seppur limitata, occorre sempre continuare ad adottare le uniche misure che ci possono preservare in tema di distanziamento, utilizzo della mascherina e lavaggio frequente della mani e superfici.»
«Proprio per preservare questa situazione più sicura per tutti noi, le Forze dell’Ordine continueranno a mantenere un livello più elevato dei controlli per il rispetto delle norme comportamentali in materie di prevenzione epidemiologica, ma anche le sanzioni in caso di ripetuto comportamento non consonoha concluso il sindaco di Portoscuso -. Tantissimi auguri alle persone guarite e a quella ancora in quarantena.»

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L’azione promozionale intende favorire la fruizione integrata di tutti i siti riuniti attraverso uno sconto per i visitatori che scelgano di visitarne più di uno nella stessa annualità 2021. Ciascun biglietto di ingresso consentirà di ottenere uno sconto per visitare gli altri siti. L’azione di rete, oltre proporre al visitatore un’offerta unitaria, grazie alla comunicazione integrata consentirà di amplificare la visibilità di ciascun sito.

I siti protagonisti dell’iniziativa, promossa dai soggetti gestori col benestare delle rispettive amministrazioni comunali, sono i seguenti:

  • Santadi (Sémata soc. coop.): Sistema Museale (Area archeologica di Pani Loriga, Museo Civico archeologico, Museo etnografico “Sa Domu Antiga”
  • Gonnesa (Ass. Villa Conesa): Nuraghe Seruci
  • Flumimaggiore (Start Uno soc. coop.): Tempio di Antas e Museo etnografico “Il Mulino”
  • Siliqua (Antarias soc. coop.):  Castello di Acquafredda

Nel complesso l’offerta culturale risulta molto variegata, atta a soddisfare le esigenze di un pubblico ampio e diversificato. Ricopre un arco temporale molto ampio, offrendo al visitatore uno spaccato completo della storia millenaria del territorio. Anche le modalità di fruizione sono varie, per le diverse caratteristiche dei siti, che vanno dai monumenti archeologici, alle aree archeologiche, ai musei archeologici ed etnografici.

I siti aderenti

Il Sistema Museale di Santadi riunisce il Museo Civico Archeologico, il Museo Etnografico “Sa Domu Antiga” e l’Area archeologica di Pani Loriga, interessati da una gestione unitaria a cura di Sémata soc. coop. che ne garantisce comuni standard qualitativi, espositivi, divulgativi e promozionali. L’offerta culturale abbraccia un ampio arco cronologico, dalle fase neolitiche di frequentazione del sito alle forme di vita tradizionali rappresentate nel museo etnografico, passando attraverso i documenti materiali del museo archeologico. Quest’ultimo, concepito come ‘Museo del territorio’, custodisce i reperti provenienti dai principali siti archeologici del basso Sulcis. Il sito di Pani Loriga presenta una vasta collina ricoperta di olivastri secolari che racconta cinquemila anni di storia sarda, dalla necropoli a “domus de janas” al nuraghe Diana, per arrivare alle oltre 150 sepolture fenicie indagate e alla necropoli e all’architettura urbana straordinariamente conservata della fase punica. Infine, il museo etnografico, ospitato in un edificio nel centro del paese risalente agli inizi del Novecento, che rispecchia per caratteristiche tipologiche e strutturali la casa contadina tradizionale del Basso Sulcis. Gli arredi e gli oggetti, organizzati secondo percorsi tematici, documentano l’economia e i modi di vita tradizionali, permettendo di approfondire l’identità culturale locale e del territorio.

Il Complesso nuragico di Seruci si estende per ben sei ettari nel territorio di Gonnesa, ed è costituito da nuraghe complesso, antemurale, esteso villaggio di capanne e una Tomba di Giganti. Era di certo un nuraghe complesso, penta o esalobato, la cui costruzione iniziò presumibilmente a fine XIV secolo a.C., nel Bronzo recente, e la cui vita si protrasse sino al X a.C., nel Bronzo finale. Il relativo villaggio, risalente al Bronzo finale, è uno dei più grandi dell’intera Sardegna con oltre cento capanne circolari suddivise in sei isolati. È stato scavato e indagato un isolato costituto da 14 ambienti disposti attorno a un cortile centrale: si tratta della tipica struttura abitativa dell’ultima fase nuragica. Oltre la capanna delle riunioni, è presente il tempio, dove sono stati rinvenuti resti di sacrifici rituali, il focolare sacro e la ‘capanna delle terme’ con il bacile centrale pieno d’acqua, nel quale venivano immerse le pietre roventi per sprigionare il vapore. Arrampicata sulla collina prospiciente il complesso, vi è una Tomba di Giganti, luogo di sepoltura al servizio del villaggio.

Area archeologica di Antas. L’importanza del sito è data indubbiamente dalle vestigia del luogo di culto romano unico nel suo genere in Sardegna, ma ripercorrendone la storia ritroviamo le testimonianze della civiltà nuragica; furono loro a utilizzare per primi la valle come luogo sacro con le sepolture ad incinerazione, sono state rinvenute inoltre tre tombe a pozzetto dell’età del ferro (tardo periodo nuragico). Al di sotto della gradinata d’accesso al Tempio Romano sono visibili i resti del luogo di culto cartaginese (500 a.C.), innalzato in onore della divinità punica Sid Addir Babay. Il famoso Tempio romano, citato dal celebre geografo egiziano Tolomeo, risale al I secolo a.C., fu più volte rinnovato fino ad arrivare al grande restauro testimoniato dall’iscrizione situata sulla parte sommitale dell’edificio che conferma la collocazione cronologica al III secolo d.C. e l’adorazione del Dio Sardus Pater Babai.

Il Museo etnografico “Vecchio Mulino ad acqua Licheri”. Il museo etnografico è stato allestito all’interno dell’antico mulino ad acqua del ‘700, costruito sulla sponda del Rio Mannu, le cui acque venivano utilizzare per azionare la macina idraulica. La struttura conserva le caratteristiche delle tipiche abitazioni con i grossi muri in “ladiri” (mattoni di fango e paglia) e il tetto con le canne. Attualmente sono allestiti undici spazi espositivi comprendenti oltre al mulino e alla parte esterna, varie stanze che conservano oggetti legati alla pastorizia, agricoltura ed antichi mestieri come ad esempio il fabbro, il falegname e il ciabattino, ma la parte più significativa è incentrata sulle varie fasi della produzione e lavorazione del grano. Un viaggio a ritroso nel tempo con curiosità e storie che, renderanno più reali gli antichi mestieri ancor vivi e importanti nei ricordi dei nostri nonni.

Il Castello di Acquafredda è un’importante testimonianza di struttura fortificata di epoca medioevale, che si innalza su un colle di origine vulcanica sviluppandosi per un’altezza di 256 metri sul livello del mare. Il sito denominato “Domo Andesitico di Acquafredda”, è stato istituito a Monumento Naturale dalla Regione Sardegna. Dal ritrovamento di una bolla Papale datata 30 luglio 1238, si ritiene che il Castello esistesse già in quella data, ma è opinione diffusa attribuire la sua costruzione al celebre nobile pisano Ugolino Della Gherardesca conte di Donoratico sin dal 1257, anno in cui divenne Signore della Sardegna sud-occidentale dopo la caduta del Giudicato di Cagliari. Caduto in disgrazia, il conte fu imprigionato a Pisa nella torre dei Gualandi poi chiamata “Torre della Fame” dove morì nel 1288. Le vicende del conte Ugolino sono divenute illustri grazie ai versi di Dante Alighieri nella Divina Commedia: «La bocca sollevò dal fiero pasto quel peccator…» che troviamo nel XXXIII canto della Cantica dell’Inferno.