Franco Marras (ACLI): «Nel 2020 in Sardegna oltre 2.100 morti in più degli anni precedenti»
I dati sull’aumento dei decessi in Sardegna nel 2020 preoccupano perché la nostra Regione ha la percentuale più alta di aumento per cause non attribuite al Covid (65%), e questo nonostante la percentuale totale di aumento di decessi sia tra quelle a due cifre tra le regioni italiane. A cosa attribuire questo marcato aumento di morti COVID? Forse è l’effetto di una più marcata paralisi del sistema sanitario e di una conseguente assenza di prestazioni sanitarie fondamentali. È quanto emerge da uno studio di ACLI Salute Sardegna, l’associazione promossa dalle ACLI che si occupa di sanità e sociale, sulla base di un’analisi dello IARES, l’Istituto di ricerca sociale delle Acli sarde. Sono 18.853 i sardi deceduti nel 2020 contro la media di 16.836 nel quinquennio precedente (17.003 nel 2019). Si tratta di 2.158 sardi in più nel 2020 rispetto alla media del quinquennio 2015-2019, 1.850 in più rispetto all’anno precedente: dati che triplicano i decessi dichiarati per causa Covid che, nel comunicato ufficiale della Regione Sardegna al 31 dicembre 2020, risultano 747. Si tratta della percentuale più bassa in Italia: nelle altre regioni infatti l’aumento dei decessi tende ad avvicinarsi maggiormente ai numeri di decessi per Covid.
«Si tratta – afferma Franco Marras, presidente delle ACLI – di oltre 1.400 sardi deceduti per cause non attribuite al Covid ma che, in qualche modo, ne potrebbero essere l’effetto indiretto. Centinaia di persone che potrebbero non avere ricevuto le prestazioni sanitarie necessarie per una prevenzione precoce o una terapia indispensabile dal sistema sanitario regionale, in gran parte impegnato nella lotta alla pandemia o paralizzato senza essere in grado di fornire i servizi essenziali.»
Una storia che non si ferma se è vero che al 30 marzo 2021, i decessi dichiarati Covid sono 1.233, cresciuti, dunque, di quasi 500 unità in soli tre mesi. La Sardegna presenta una percentuale di decessi per Covid (12,8% del totale) in linea con le regioni più colpite, ma ha anche la percentuale più alta di aumento dei decessi non legata al Covid (65%).
«Da tempo la nostra associazione che tutela gli anziani, la FAP, così come gli sportelli di ACLI Salute, denunciano la carenza di servizi sanitari pubblici fondamentali e le lunghissime e inaccettabili liste d’attesa, con sedute chirurgiche, visite e diagnostica rinviate sine die. Una disattenzione che la corte dei conti ha denunciato il 24 febbraio scorso già per il 2019, ben prima del tracollo dei servizi dovuto alla pandemia. Inoltre, ci vengono segnalati casi eclatanti come quello dell’unica camera iperbarica (privata) nell’isola aperta alle prestazioni sanitarie e funzionante mentre il sistema pubblico tiene chiuse, o con prestazioni minime, quelle pubbliche. L’assenza di prestazioni sanitarie fondamentali – come possono dimostrare i dati sulla mortalità – sono evidenti e dovrebbero essere di interesse più generale, perché oltre alla vaccinazione delle persone ci sono anche le attività ordinarie da mantenere a pieno regime.»
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