Quest’oggi la segretaria generale della UIL Sardegna, Francesca Ticca, ha lanciato un forte l’allarme sull’eventualità che il Punto nascite dell’ospedale CTO di Iglesias possa chiudere i battenti. L’autorevole sindacalista ha posto l’attenzione sull’esiguo numero di parti registrato nel 2020 e, soprattutto, nei primi 6 mesi di questo anno nei quali si sono conteggiati solo 133 parti. Una cifra di gran lunga inferiore a quella che si sarebbe dovuta registrare per arrivare a dicembre alla soglia minima di 500 parti, indispensabile per ottenere una nuova deroga.
Il problema è serio e riguarda innumerevoli aspetti. Di sicuro la denatalità e lo spopolamento, ovvero la diminuzione della popolazione residente, nonché il numero sempre minore di persone che (a causa della crisi e dell’assenza di opportunità) decidono di mettere su famiglia e investire sul proprio futuro, influiscono consistentemente nel numero generale dei parti. Ma è la mobilità passiva, ossia l’esodo di partorienti verso altre strutture al di fuori del territorio, a determinare pesantemente questa situazione.
Molte donne, inutile nascondercelo hanno maturato la percezione che il nuovo Punto nascite non sia sufficientemente sicuro e attrezzato per garantire la massima sicurezza alle partorienti e ai propri figli. Perché nel tempo sono state diverse le criticità emerse per l’assenza di importanti reparti (si pensi alla rianimazione prima, al laboratorio analisi adesso) e di servizi connessi. Ad esempio, ancora oggi, non si può partorire in modalità indolore nel nostro territorio.
L’altro elemento di criticità gravissimo, è la cronica carenza di personale sia infermieristico che medico. In specifici reparti si è arrivati al punto, oramai, di non poter garantire le normali turnazioni e nemmeno le più basilari prestazioni all’utenza. Molti operatori sanitari, stremati, rinunciano alle proprie ferie per garantire il funzionamento dei propri reparti.
20 anni di gestione della sanità non sempre lungimirante e adeguata alla complessità dei problemi, ci ha portato a questa situazione.
Nondimeno, lo ha spiegato bene la Segretaria della UIL, tutte le promesse fatte negli anni scorsi, nell’ambito della precedente riforma sanitaria, per il rafforzamento della medicina territoriale, sono rimaste lettera morta. Non si sono potenziate le strutture e non si è avvicinata l’offerta sanitaria alle comunità territoriali, con particolare attenzione per la medicina di genere e quindi per la creazione di percorsi, gestiti da professionisti in strutture apposite, a sostegno delle donne per tutto il proprio periodo di gravidanza.
Oggi siamo obbligati, ancora una volta, a inseguire i problemi. Gli stessi che speriamo di risolvere definitivamente con l’entrata in vigore della nuova riforma che rimodulerà l’offerta sanitaria in base alle esigenze e ai bisogni emergenti dal territorio, la cui attuazione è concretamente prevista a partire dal 2022.
Inutile però nasconderci che la problematica del Punto nascite necessiterà di interventi su più livelli e anche una seria azione politica di rilancio del territorio sotto i punti di vista economico e sociale per invertire i fattori di decremento demografico. Le grandi opportunità del PNRR potranno aiutarci e non poco in tal senso.
Ma soprattutto sarà necessario costruire servizi sanitari d’eccellenza che restituiscano ai cittadini una percezione d’efficienza e sicurezza e possano invertire il trend negativo di mobilità passiva presente, ormai, per numerose fattispecie di prestazioni sanitarie.
Nell’immediato però, e qui faccio mio l’appello di Francesca Ticca, serve una forte reazione di tutte le istituzioni e in particolare della Regione Sardegna che dovrà chiedere a gran voce, vista la particolare situazione dettata dalla crisi pandemica, la concessione di una nuova deroga per il Punto nascite in attesa di risolvere, si spera una volta per tutte, i problemi sopracitati.
La mia attenzione sull’argomento è fortissima. In alcun modo il nostro territorio può rinunciare a un servizio fondamentale come quello del Punto nascite.
Fabio Usai
Consigliere regionale