23 November, 2024
Home2021Luglio (Page 23)

Musica, libri, festival, teatro, escursioni, cinema, incontri: un ricco calendario denso di attività pronte ad animare l’estate gonnesina per la seconda edizione di Luci d’Estate: dal centro storico del paese al Villaggio Normann, passando per il Nuraghe Seruci e Nuraxi Figus. Il tutto all’interno del percorso di destinazione sostenibile e responsabile iniziato nel 2020 e che vede gli operatori turistici gonnesini in prima linea per offrire esperienze culturali, paesaggistiche ed enogastronomiche e contribuire a rendere Gonnesa un viaggio e una vacanza indimenticabile.

«Dopo un anno difficilissimocommenta il sindaco di Gonnesa, Hansel Cristian Cabiddusiamo pronti a ripartire in sicurezza. Gonnesa, con il suo importante patrimonio paesaggistico, archeologico, storico minerario e culturale vuole contribuire ad arricchire l’offerta turistica del sud ovest sardo, attraverso un sistema di eventi, prodotti, esperienze, attrattori di grande interesse.»

Dai concerti dedicati ai giovani nel centro del paese, agli eventi culturali al Nuraghe Seruci e al Villaggio Normann, senza dimenticare gli spettacoli per i più piccoli e il cinema sotto le stelle. Il tutto con una grande voglia di normalità e sicurezza (tutti gli eventi si svolgeranno nel rispetto delle normative anticovid).

Anche quest’anno il Nuraghe Seruci, con i suoi tramonti mozzafiato, ospiterà diversi appuntamenti culturali e musicali. Quattro appuntamenti del Festival Culturale Liberevento: il giornalista Toni Capuzzo, la criminologa Roberta Bruzzone, lo storico dell’arte Jacopo Veneziani e lo psichiatra-sociologo Paolo Crepet.
La bellezza del parco archeologico di Seruci ospiterà anche due concerti di ARTango&jazz Festival e due appuntamenti di Connessioni, Festival delle idee 2021: gli scrittori Piergiorgio Pulixi e Massimo Carlotto. Il calendario di  Connessioni prevede anche un appuntamento con il giornalista Francesco Abate nello splendido scenario di Normann e due appuntamenti nel Parco S’Olivariu: il primo con le scrittrici Milly Barba e Debora Serra, il secondo con lo scrittore Wu Ming 1. Sempre al Nuraghe Seruci, il giornalista Anthony Muroni presenterà il suo libro “Mario Melis. Il presidente dei sardi”, il genetista Guido Barbujani terrà una conferenza dal titolo “Migranti pallidi. Come sono arrivate le pelli bianche in Europa”.

Una serie di appuntamenti di grande qualità e interesse saranno ospitati nel Villaggio Normann, grazie alla sinergia con l’Associazione del villaggio. Si partirà, sabato 17 luglio con gli “Zirichiltaggia – Tributo a De André” in concerto che saranno un preludio all’evento di domenica 18 luglio dedicato alla grande Fernanda Pivano, nel giorno del suo compleanno. Gli eventi a Normann proseguono lunedì 19 con la Conferenza: “Algoritmi e Intelligenza Artificiale: Quale futuro”. A cura del prof. Giuseppe Italiano, docente di Computer Science presso la Luiss. Questo primo blocco di eventi si concluderà con il reading teatrale – “Era partito per fare la guerra” di e con Paolo Floris, a cura dell’Associazione Radici e ali in programma martedì 20 luglio.

Ritorna anche il Cinema sotto le stelle nel Parco S’Olivariu, curato dall’Arci Iglesias APS. Sempre il Parco urbano S’Olivariu ospiterà, nel pieno rispetto delle normative anticovid, un calendario di concerti musicali che vedranno sul palco “I Tamurita”, la cantante Claudia Aru con il suo nuovo spettacolo, The Soul Kitchen, i “Non soul funky” e Gabriella Cambarau con il progetto “Brebus”.
Il centro storico del paese, per due serate, diventerà una grande isola pedonale che ospiterà musica e animazione. Il 2 settembre, grazie all’impegno dei giovani del paese, si svolgerà una giornata intera di iniziative dal titolo #pertesamuele.

Novità di questa seconda edizione di Luci d’estate sono le escursioni alla scoperta del territorio curate da Janas Escursioni. Jana Loredana e Jana Francesca ci porteranno sulla via delle cernitrici alle laverie di Seddas Moddizzi, nella zona umida di Sa Masa, negli splendidi villaggi minerari Asproni e Normann, e nelle domus del Janas di Serra Maverru.

Il calendario è stato realizzato in collaborazione con la Pro Loco Gonnesa, con la collaborazione degli uffici comunali e di tutte le associazioni del paese. Il calendario completo delle attività è disponibile sui canali social del comune di Gonnesa (F: @comunegonnesa – IG @comunegonnesa) e, nei prossimi giorni, lo sarà anche sul portale visitgonnesa.it.

In Sardegna il 78,9% del personale scolastico è stato vaccinato contro il Covid-19. Lo ha comunicato l’assessorato regionale della Sanità alla Struttura commissariale per l’emergenza Covid. Sottostimato il dato registrato nell’ultimo report nazionale, che pone l’Isola attorno al 66,7%. Una discrepanza nata con la modifica del piano di vaccinazione nazionale nei mesi scorsi. Con l’accantonamento delle priorità per categorie professionali e l’apertura della campagna per fasce d’età molti insegnanti, non ancora vaccinati nella precedente fase, hanno infatti ricevuto la dose successivamente registrandosi esclusivamente secondo la propria fascia d’età, restando quindi fuori dal dato per categoria. La nuova fotografia scattata dalla Regione ha incrociato i dati del personale scolastico forniti dal Ministero con quelli delle tessere sanitarie delle persone già vaccinate. Complessivamente sono 34.776 le persone in organico nelle scuole dell’Isola, di queste 27.430 hanno ricevuto almeno una dose.

«La Sardegnade il presidente della Regione, Christian Solinas è in linea con gli obiettivi. Vogliamo che a settembre la scuola possa riprendere in sicurezza e finalmente con la certezza e la stabilità delle lezioni in presenza. Quello scolastico è fra i sistemi che più di tutti a sofferto in questa pandemia con costi sociali enormi, anche dovuti all’abbandono. Continueremo a mettere in campo ogni strumento a nostra disposizione affinché il traguardo di un ritorno alla normalità per insegnanti e studenti diventi una realtà concreta.»

«Nell’Isola aggiunge l’assessore Mario Nieddu nella prima fase della campagna rivolta al personale scolastico abbiamo scontato la forte diffidenza verso il vaccino AstraZeneca, che ha comportato un inevitabile rallentamento. Siamo stati in grado di recuperare, ma occorre ancora uno sforzo. Indubbiamente, il taglio alle consegne di questo mese non aiuta. Il nostro sistema continua ad avere un potenziale superiore rispetto alle scorte e lo dimostra l’accelerazione che ci ha portato al 90% di dosi somministrate su quelle ricevute. Dall’altra parte l’appello è a tutto il personale scolastico non ancora vaccinato. Questa è una battaglia in cui ognuno è chiamato a fare la propria parte, per la propria salute e per gli altri.»

Sono 25 i nuovi casi di positività al Covid-19 accertati nelle ultime 24 ore in Sardegna, su 2.664 test eseguiti (0,94%). Sono 57.355 i casi di positività dall’inizio dell’emergenza.  In totale sono stati eseguiti 1.399.309 tamponi.

Non si registrano nuovi decessi (1.492 in totale). Il dato dei ricoveri ospedalieri segna 33 pazienti in area medica (-1 rispetto all’ultimo bollettino) e 1 in terapia intensiva.

Attualmente in Sardegna sono 2.292 le persone in isolamento domiciliare e 53.537 (+7) i guariti. Sul territorio, dei 57.355 casi positivi complessivamente accertati, 15.036 (+9) sono stati rilevati nella Città Metropolitana di Cagliari, 8.704 nel Sud Sardegna, 5.173 (+4) a Oristano, 10.965 a Nuoro, 17.463 (+12) a Sassari.

Con il patrocinio del comune di Gonnesa, all’interno del cartellone dell’estate gonnesina “Luci d’estate” 2021 ritorna l’appuntamento con “Connessioni – Festival delle Idee – II edizione”, a cura dell’Associazione Argonautilus.
Come nella prima edizione, l’attenzione sarà concentrata sulle idee: e per ragionare insieme sull’attualità, sulla scienza, sulla letteratura, nell’intento dichiarato di creare nuove connessioni, arriveranno a Gonnesa grandi nomi del panorama editoriale italiano, che da luglio a settembre incontreranno il pubblico in alcuni
dei siti più suggestivi del Comune.
Si comincia al Parco S’Olivariu, il 23 luglio con Milly Barba e Debora Serra, autrici di “Geni nell’ombra – storie di grandi menti cui è stata rubata l’idea”, edito da Codice, uno degli editori più innovativi e attenti al progresso ed alla storia del pensiero scientifico. A dialogare con le autrici Francesca Carboni.
Il 30 luglio, a Villaggio Normann, sarà la volta dell’istrionico Francesco Abate, che ci racconterà una Cagliari dimenticata con “I delitti della salina” (Einaudi) e ci presenterà la raccolta “Storie barocche” appena edita da PIEMME. Dialogherà con l’autore Federica Musu.
Il 6 agosto si passa al Noir: Piergiorgio Pulixi al Nuraghe Seruci presenta “Un colpo al cuore” (Rizzoli). Dialogherà con l’autore Federica Musu.
Il 10 agosto, ancora brividi e un altro gradito ritorno: Massimo Carlotto al Nuraghe Seruci, per il suo nuovo romanzo “E verrà un altro inverno” (Rizzoli), con Eleonora Carta e Federica Musu.
Ultimo appuntamento, il 5 settembre al Parco S’Olivariu, WU MING 1 con “La Q di Qomplotto. QAnon e dintorni. Come le fantasie di complotto difendono il sistema” (Edizioni Alegre). Il primo libro che tra reportage e dialogo filosofico, analisi critica e racconto onirico, svela la grave crisi della comunicazione contemporanea. Dialogherà con l’autore Marco Belli.
Tutti gli eventi si terranno alle ore 21:30 e saranno trasmessi in streaming live sui canali di Argonautilus e vedranno la partecipazione della Libreria StoryTelling di Gonnesa.
L’evento è realizzato con il patrocinio del comune di Gonnesa.

Manolo Mureddu è stato nominato portavoce del gruppo civico che fa riferimento all’area politica del consigliere regionale Fabio Usai, composto da una pluralità di soggetti di estrazione liberale, progressista ed autonomista, e comprende numerosi altri esponenti politici (tra ex ed attuali amministratori locali) e della società civile, in vista delle prossime elezioni amministrative di ottobre nel comune di Carbonia.

45 anni, giornalista, Manolo Mureddu nel recente passato ha maturato varie esperienze in ambito sindacale e sociale.

Dalle 9,30 una delegazione dei sindacati confederali dei pensionati Spi-Cgil, FnpCisl e Uilp-Uil presidierà il Consiglio Regionale della Sardegna per richiamare l’attenzione della Giunta regionale e del Consiglio sulle carenze del sistema sanitario sardo.

«E’ il primo atto della mobilitazione degli anziani sui problemi socio-sanitariassistenziali della Sardegna dicono i segretari generali dei pensionati Marco Grecu (Cgil), Alberto Farina ( Cisl) e Rinaldo Mereu (Uil)che tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre porterà a una vera e propria “marcia per la Salute” che attraverserà tutti i territori isolani.»

«Ben prima della diffusione del covid 19 la nostra sanità regionale registravadicono i tre dirigenti sindacali – preoccupanti ritardi. Gli effetti della pandemia hanno peggiorato di molto la situazione: quasi 100 giorni di attesa per una visita specialistica e inaccettabili rinvii di interventi chirurgici anche per patologie tumorali. La stessa Corte dei Conti, nel cercare di individuare le cause di questo forte deficit sanitario, parla di gravi carenze di coordinamento complessivo e inadeguata misurazione degli stessi processi produttivi. Insomma un sistema assolutamente carente organizzativamente e operativamente.»

Straordinaria anteprima, da giovedì 8 a sabato 10 luglio, per la 31ª edizione del Festival “Narcao Blues” che avrà il suo clou in calendario due settimane dopo, dal 21 al 25 luglio.

Nel corso di tre decenni il festival ha presentato alcuni tra i nomi più rilevanti della scena blues mondiale, come Michael Coleman, Popa Chubby, Canned Heat, Mick Taylor, Eric Sardinas, John Mayall, Peter Green, Larry Carlton, James Cotton, Lucky Peterson, Luke Winslow-King, Billy Gibbons, Otis Taylor, tra gli altri; una vocazione internazionale che Narcao Blues – dopo aver festeggiato in modalità “autarchica” le sue trenta edizioni, nell’anno della pandemia – rilancia adesso ospitando artisti in arrivo da lontano, pur senza distogliere l’attenzione dai talenti nazionali e locali. Il palco allestito nella “storica” piazza Europa si prepara dunque ad accogliere gli statunitensi Robben Ford e Bill Evans, Roosevelt Collier con la sua band, Neal Black & The Healers, la cantautrice e chitarrista anglofrancese Laura Cox, l’organista austriaco Raphael Wressnig con la cantante inglese Helena May, la formazione lettone Latvian Blues Band, il gruppo vocale dello Zimbabwe Insingizi, il cantante burundese J.P. Bimeni ed il maliano Baba Sissoko con sua figlia Djana, la cantante irlandese Kaz Hawkins, e poi gli italiani Roberto Luti ed Elisabetta Maulo, i Morblus di Roberto Morbioli, Nick Becattini con la sua band, i sardi King Howl, Vittorio Pitzalis, il duo Don Leone.

«Dopo aver celebrato la trentesima edizione nel 2020 omaggiando il blues isolano, il Narcao Blues festival ritrova in questa trentunesima edizione la sua vocazione internazionale – afferma il presidente dell’associazione Progetto Evoluzione, Francesco Musa -. In un contesto complicato e in continua evoluzione creato dalla pandemia, l’organizzazione di un evento di questa portata è stata una autentica sfida. Tuttavia, siamo riusciti ad allestire un cartellone coerente con la linea artistica del festival – dove il blues è da sempre protagonista indiscusso – e di sicuro valore. Alla tre giorni di anteprima, che vedrà protagonisti su tutti Robben Ford e Bill Evans, si aggiungeranno altri cinque appuntamenti nella consueta penultima settimana di luglio. La situazione attuale, che risente della pandemia ancora in corso, ha reso difficile gli spostamenti dagli Stati Uniti, dai quale provengono la maggior parte degli artisti che solitamente calcano il palco del Narcao Blues, ma al tempo stesso ha permesso di focalizzare l’attenzione sulle realtà del Blues Europeo, ormai affermatesi anche oltre oceano.»

Organizzato dall’associazione culturale Progetto Evoluzione con il contributo dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Sport e Spettacolo e dell’assessorato del Turismo della Regione Autonoma della Sardegna, della Fondazione di Sardegna e con il patrocinio del comune di Narcao, il festival fa parte dell’Italian Blues Union, l’associazione che riunisce l’intero mondo del blues nazionale e si riconosce sotto l’insegna dell’European Blues Union, di cui è rappresentante per l’Italia proprio il direttore artistico di Narcao Blues, Gianni Melis.

L’anteprima – La trentunesima edizione di Narcao Blues vivrà la sua anteprima da questo giovedì 8 luglio a sabato 10. E c’è già il tutto esaurito. Ad aprire la tre giorni saranno due stelle della scena statunitense, il chitarrista Robben Ford ed il sassofonista Bill Evans, affiancati da una sezione ritmica che schiera Gary Grainger al basso e Wolfgang Haffner alla batteria. Il progetto si muove sull’onda dell’album “The Sun Room”, pubblicato nel 2019, che affonda le radici nel blues spingendosi oltre i confini del genere, per arrivare a esplorare le sonorità del jazz e del rock. A precedere sul palco Robben Ford e Bill Evans sarà alle 21.30, il bluesman cagliaritano Vittorio Pitzalis, tra i massimi esponenti della “musica del diavolo” in Sardegna, che torna a Narcao con il nuovo disco, uscito lo scorso dicembre, “The time has come”.

Serata africana, venerdì (9 luglio), aperta alle 21.30, dal gruppo vocale dello Zimbabwe Insingizi, con Vusa Mkhaya Ndlovu (tenore), Dumisani Ramadu Moyo (voce solista) e Blessing Nqo Nkomo (basso e percussioni). Il trio è ambasciatore nel mondo dello stile vocale africano ‘mboube e della spettacolare gumboot dance (danza con gli stivali dei minatori sudafricani). Alle 22.30 spazio a Baba Sissoko, polistrumentista e maestro del tamani (il talking drum), che in duo con la figlia Djana presenterà il progetto “African Groove”, capace di spingere la musica del continente più antico del mondo verso nuove strade ed influenze.

Chiude il trittico di anteprime il doppio appuntamento di sabato 10 luglio: alle 21.30 salirà sul palco il chitarrista e cantante pistoiese Nick Becattini, per l’occasione impegnato nella presentazione del suo ultimo progetto discografico, “Lifetime Blues”, accompagnato da Keki Andrei all’Hammond e tastiere, Anacleto Orlandi al basso ed Enrico Cecconi alla batteria. A seguire il veronese Roberto Morbioli, anche lui voce e chitarra, alla testa della band che ha formato trent’anni fa, i Morblus, battezzandola così sulla combinazione tra il suo cognome e la parola “blues”.
 
Il Festival. Dopo le anteprime di questa settimana, la trentunesima edizione di Narcao Blues entra nel vivo mercoledì 21 luglio, alle 21.30, con il concerto del musicista statunitense Roosevelt Collier, atteso sul palco di piazza Europa con la sua inseparabile pedal steel, strumento della famiglia dei cordofoni che lo accompagna nella sua carriera da leader e sideman e che l’ha visto collaborare con formazioni del calibro degli Allman Brothers, Tedeschi-Trucks, Los Lobos, Del McCoury Band e tanti altri. Nel 2017 il musicista originario della Florida ha debuttato con il progetto Bokanté, una “World Music All-Star Band” creata da Michael League, il fondatore degli Snarky Puppy. Risale al 2018 il suo atteso album di debutto, “Exit 16”, che fonde al suo interno un’incredibile miscela di blues, gospel, rock e funk, il tutto raccolto dal produttore e compagno di band Michael League per la GroudUp Records, etichetta indipendente statunitense. A Narcao Roosevelt Collier sarà accompagnato da Ferran Rico Andrés alle tastiere, Kevin Díaz Graverán al basso ed Artur Ponsà i Obach alla batteria.

Alle 22.30 riflettori puntati sul cantante burundese J.P. Bimeni affiancato dai musicisti del gruppo spagnolo The Black Belts: Ricardo Martínez Losa alla tromba, Rafael Díaz al sassofono, Alejandro Larraga alle tastiere, Fernando Vasco alla chitarra, Pablo Cano al basso e Rodrigo Ulises alla batteria. Discendente da una famiglia reale del Burundi, J.P. Bimeni si trasferisce a Londra nel 2001, dove abbraccia le infinite possibilità musicali che la città gli offre: jam sessions con la band di Roots Manuva, serate open mic insieme a Shingai Shoniwa dei Noisettes, e persino un incontro con una Adele allora adolescente. Ma è l’invito a unirsi a una band tributo a Otis Redding, nel 2013, a portarlo verso la strada che ancora oggi sta percorrendo. Partecipando come ospite del gruppo funk Speedometer a uno show in Spagna nel 2017, viene notato dalla Tucxtone Records. Ha inizio così il suo progetto insieme ai Black Belts, con cui registra il suo album di debutto, “Free Me”, dove J.P. Bimeni sorprende con una voce che ricorda quel soul del primo Otis Redding, in cui risuona l’anima dell’Africa. Le sue canzoni parlano di amore e perdita, speranza e paura, con una convinzione che arriva dalle esperienze straordinarie con cui la vita lo ha messo alla prova.

Giovedì 22 luglio, alle 21.30, a rendere incandescenti valvole e amplificatori sarà il blues di Laura Cox, chitarrista divenuta un vero e proprio fenomeno del web, con milioni di visualizzazioni per i suoi video su YouTube, dove conta tantissimi iscritti. Spinta dal grande seguito virtuale, la musicista di origini anglofrancesi ha fondato la Laura Cox Band, con la quale ha viaggiato tra Francia, Belgio, Spagna e Svizzera, condividendo il palcoscenico con artisti del calibro di Joanne Shaw Taylor, Chris Slade (AC/DC) e Dr Feelgood. La sua musica fonde diverse influenze, come Lynyrd Skynyrd e ZZ Top, fino all’hard rock degli AC/DC. Due gli album all’attivo, “Hard Blues Shot” (2017) e “Burning Bright” (2019), pubblicati per l’etichetta Verycords. Con Laura Cox sul palco di piazza Europa ci saranno Mathieu Albiac alle chitarre, Marine Danet al basso e Antonin Guerin alla batteria.

Il groove potente e pirotecnico di Raphael Wressnig la farà da padrone nel secondo set, intorno alle 22.30, in un concerto che fonde tra loro tradizione e innovazione, combinando l’autenticità del blues con la graffiante grinta del funk. Classe 1979, l’hammondista austriaco conta una ventina di album all’attivo e numerosi riconoscimenti come miglior organista dell’anno, giunti da riviste di settore come Downbeat. Raphael Wressnig sarà a Narcao con Enrico Crivellaro alle chitarre e Hans-Jürgen Bart alla batteria e con la cantante inglese Helena May.
 
La serata di venerdì 23 luglio si aprirà con un gradito ritorno per il festival Narcao Blues: sul palcoscenico, con il consueto orario di inizio alle 21.30, è atteso infatti il chitarrista toscano Roberto Luti, vecchia conoscenza del festival sulcitano, dove ha suonato nel 2015 con l’imponente collettivo Playing for Change, progetto multimediale per opera del produttore discografico statunitense ed ingegnere del suono Mark Johnson. Originario di Livorno, Luti è un vero e proprio asso del genere di matrice afroamericana in Italia e una lunga esperienza negli Stati Uniti. Per l’occasione sarà affiancato dalla cantante Elisabetta Maulo (leader della band Betta Blues Society), muovendosi dal blues delle origini, alle sonorità del Delta, passando per i suoni degli anni ’30 reinterpretati con passione, grinta e raffinatezza.

Alle 22.30 riflettori puntati sulla cantante e tastierista irlandese Kaz Hawkins, artista poliedrica che ha attraversato molti generi musicali in trent’anni, raggiungendo una meritata consacrazione grazie a un’esibizione a supporto di Van Morrison nel 2012 a Belfast. Accompagnata dalla sua Band O’ Men – composta da Stef Paglia alle chitarre, Julien Franck Boisseau al basso e Amaury Louis André Blanchard batteria -, Kaz Hawkins renderà omaggio all’icona Etta James, suo indiscusso punto di riferimento, e alle grandi voci della storia del blues. La bandiera degli Stati Uniti sventolerà ancora una volta sul palco del festival nel primo set di sabato 24 luglio (come sempre alle 21.30): protagonista Neal Black, stella di prima grandezza nel firmamento del blues internazionale, abile nel fondere Texas blues, rock e roots music. Definito dalla critica come “The Master of High Voltage Texas Boogie”, nella sua ultratrentennale carriera il chitarrista e cantante texano ha condiviso il palco e lo studio con alcuni dei più grandi bluesman, come Robben Ford, Popa Chubby e Chuck Berry, e ha raccolto recensioni a pieni voti da riviste del calibro di Rolling Stone, raggiungendo in diverse occasioni la posizione numero uno nelle classifiche radiofoniche europee. A Narcao suonerà con la sua band, The Healers, che vede Mike Lattrell al pianoforte, Abder Benachour al basso e Natan Goessens alla batteria.

Arriva invece dalla Lettonia la formazione sul palco nella seconda parte della serata di sabato 24: la Latvian Blues Band, tra le migliori realtà del panorama europeo contemporaneo. Ispirata da grandi del blues come B.B. King e Muddy Waters, il gruppo baltico trova una personalissima sintesi spaziando dallo stile di New Orleans al Chicago Blues, tra standard e composizioni originali. Al centro dei riflettori a partire dalle 22.30 circa, Janis Bukovskis alla voce e alla chitarra, Artis Locmelis alle tastiere e organo Hammond, Viesturs Grapmanis alla tromba, Arturs Sebris al sassofono baritono, Marcis Kalnins al basso e Rolands Saulietis alla batteria.

Sipario sul festival domenica 25 luglio con un imperdibile triplo appuntamento dedicato al blues isolano: si comincia alle 21.30 con la proiezione di “The Search”, il docufilm di Diego Pani che racconta il viaggio compiuto nel profondo sud degli Stati Uniti da una delle formazioni di spicco della scena blues sarda, il duo Don Leone dei sulcitani Donato Cherchi e Matteo Leone. Viaggiando tra Tennessee, Mississippi e Louisiana, il lavoro ritrae in 43 minuti un paesaggio culturale ancora legato alla memoria dei musicisti iconici che hanno abitato le città e le campagne di questo enorme pezzo di America. In questo scenario i due protagonisti si muovono per la prima volta, esplorando un mondo musicale complesso, alla ricerca del proprio blues.

Dallo schermo al palcoscenico: ad aprire l’ultima serie di appuntamenti con la musica dal vivo, intorno alle 22.30, sarà proprio il duo Don Leone, progetto nato nel 2016 dall’urgenza espressiva dei suoi musicisti. Chitarra slide, battiti di mani, voci rauche e una vecchia valigia sulla quale tenere il tempo: questa l’essenza del sodalizio artistico di Donato Cherchi e Matteo Leone, vincitori dell’edizione 2017 dell’Italian Blues Challenge che ha portato il duo a competere nella finale dell’European Blues Challenge 2018 a Hell, in Norvegia, e alle semifinali mondiali dell’International Blues Challenge di Memphis.

Il compito di chiudere la trentunesima edizione di Narcao Blues, spetterà poi a un’altra band di primo piano nel panorama isolano, i King Howl, formazione cagliaritana attiva dal 2009. Nell’Heavy Blues di Diego Pani (voce e armonica), Marco Antagonista (chitarra), Alessandro Cau (basso) e Alessandro Sedda (batteria), i suoni della prima metà del Novecento, di grandi bluesmen come Son House, Howlin’ Wolf e Robert Johnson, vengono filtrati assumendo nuove forme, incorporando gli stili dello stoner rock, della psichedelia, in un crossover elaborato in maniera spontanea.

Il Festival. Narcao Blues prende vita nel 1989 per iniziativa dell’associazione culturale Progetto Evoluzione, nata l’anno prima con l’obbiettivo di contribuire alla crescita e lo sviluppo socioculturale del Sulcis, con una particolare attenzione verso i giovani. Oltre al festival vari progetti paralleli sono nati nel corso del tempo, dal South In Blues alla Gospel Explosion (rassegna itinerante che si tiene a dicembre), e poi seminari e conferenze per le scuole: iniziative che dimostrano come l’attività dell’associazione culturale Progetto Evoluzione e del proprio staff sia in continua crescita ed espansione, nonostante le difficoltà e le sfide che si presentano ogni anno. Di recente il Narcao Blues si è anche messo in luce per essere uno dei festival fondatori dell’Italian Blues Union, l’unione degli organizzatori e appassionati di blues dello Stivale. L’associazione fa capo alla più estesa European Blues Union, realtà che riunisce al suo interno ben ventitré nazioni.

Biglietti e abbonamenti. I biglietti interi per le serate di mercoledì 21, giovedì 22, venerdì 23 e sabato 24 luglio costano 12 euro, 10 i ridotti; il biglietto per la serata di domenica 25 luglio costa 5 euro; 30 euro è invece il costo dell’abbonamento per le cinque serate. A tutti i prezzi vanno aggiunti i diritti di prevendita. Biglietti e abbonamenti si possono acquistare online e nei punti vendita del circuito Boxoffice Sardegna e attraverso il portale www.narcaoblues.it .

Come già nella passata edizione, le serate avranno i posti limitati a quattrocento persone (duecento in più rispetto al 2020). L’apertura dei cancelli avverrà alle ore 20, e non sarà necessario munirsi di green pass per assistere agli spettacoli, ma verrà rilevata la temperatura all’ingresso a tutti gli spettatori.

Per informazioni, la segreteria dell’associazione culturale Progetto Evoluzione risponde all’indirizzo di posta elettronica infoblues@narcaoblues.it e al numero 0781875071. Notizie e aggiornamenti sul sito www.narcaoblues.it e alla pagina www.facebook.com/narcao.blues.

 

 

La Regione spinge sulla campagna di immunizzazione degli over 60 e apre le porte degli hub ai cittadini non ancora vaccinati che, dall’8 luglio, potranno presentarsi nei principali centri dell’Isola per ricevere la prima dose senza dover procedere preventivamente alla prenotazione. Nove, al momento, gli hub coinvolti nell’iniziativa: Sassari, Olbia, Ozieri, Nuoro, Oristano, Carbonia, San Gavino Monreale, Cagliari e Quartu Sant’Elena.

«Rafforziamo l’impostazione adottata finora. La nostra priorità dichiara il presidente della Regione, Christian Solinas è quella di accelerare il completamento delle vaccinazioni delle fasce d’età più alte, ovvero quelle più vulnerabili e a rischio in caso di infezione. Il vaccino è la nostra arma più potente contro il virus. I sardi finora hanno dimostrato grande responsabilità e oggi il 57% della popolazione ha già ricevuto la prima dose. Occorre ancora uno sforzo. Con l’iniziativa che abbiamo promosso, intendiamo raggiungere tutte le persone dai sessant’anni in su che per diversi motivi non si sono ancora vaccinate. Immunizzarsi non è solo un modo di tutelare la propria salute, ma è un gesto di solidarietà nei confronti di tutti.»

Nel dettaglio, oggi nella fascia degli over 80 (una platea di 125mila persone) i vaccinati con la prima dose sono l’85% e l’80% ha completato il ciclo di vaccinazione. Nella fascia 70-79 (176mila) l’80% ha ricevuto la prima somministrazione ed il 58% anche il richiamo. Più contenuti i dati relativi alla fascia 60-69 (circa 230mila residenti) dove le prime dosi a oggi hanno coperto il 72% della platea ed il 45% ha completato il ciclo.

«Con questa iniziativadichiara l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddurispondiamo all’appello che il generale Figliuolo ha rivolto a tutte le regioni. Mettere in sicurezza le fasce più esposte della popolazione è sempre stata la nostra priorità. Le ricadute della campagna di vaccinazione sul piano epidemiologico sono sotto gli occhi di tutti. Se vogliamo vincere questa battaglia dobbiamo superare le diffidenze. Il virus rappresenta ancora una minaccia e ciascuno di noi è chiamato a fare la propria parte per difendere gli importanti traguardi raggiunti. Noi continueremo a lavorare col massimo impegno e a mettere in campo ogni strumento necessario a questo scopo.»

La data di “ Una giornata particolare”, il film di Ettore Scola con Sofia Loren e Marcello Mastroianni, è il 6 maggio 1938. Roma si preparava ad accogliere Adolf Hitler in visita a Benito Mussolini e andavano prevenuti le eventuali manifestazioni di dissenso. Tra i preparativi di neutralizzazione dei problemi vi era compreso anche un rastrellamento di omosessuali e intellettuali dissenzienti. I catturati vennero portati a Civitavecchia e imbarcati per Cagliari, destinati ad un confino temporaneo a Carbonia.

Il 17 novembre 1938 l’Italia approvò le “leggi razziali”. Il 18 dicembre 1938 venne inaugurata l’avvenuta fondazione di  Carbonia. Allora l’ospedale Sirai era in costruzione e fungeva da ospedale provvisorio un edificio in piazza Cagliari.

Nello stesso periodo i nazisti preparavano un piano per dare il dominio del mondo ad una “razza superiore” e liberarlo da zingari, disabili, testimoni di Geova, ebrei, omosessuali ed oppositori politici. Si andava strutturando una rete di campi di detenzione e lavori forzati estesa e capillare: tra Germania e suoi alleati si contarono poi  ben 42.000 campi di concentramento. Dachau, Aushwitz e Bukenvald erano solo la parte emersa dell’iceberg.   

Sappiamo come andò a finire la teoria della “razza superiore”. Per porvi fine, ci volle una Guerra terrificante.

Nel 1946 si celebrò il Processo di Norimberga. La seconda parte del processo venne dedicata ai crimini medici perpetrati contro disabili e omosessuali. Queste due forme di disagio sociale, messe sotto la lente d’ingrandimento della opinione pubblica mondiale, ottennero un forte incremento dell’interesse e della solidarietà popolare per le vittime.

Fino ad allora, lo studio dei disagi sessuali da parte di sociologi, psicologi, giuristi, medici e chirurghi era pochissimo diffuso. In Italia il primo centro specialistico pubblico di chirurgia dell’apparato urinario e genitale maschile fu costituito a Trieste ai primi del 1900 sotto la guida del professor Carlo Nicolich, un chirurgo che si era formato a Vienna. Per coincidenze storiche i sardi ne furono influenzati.

Durante la Prima Guerra Mondiale ad assistere i feriti delle Battaglie sull’Isonzo erano stati chiamati  in forza numerosi chirurghi sardi provenienti dall’Ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari. Lo scambio culturale fra medici austriaci e medici sardi vi fu nonostante la trincea, e fu proficuo. Alla fine della guerra, uno di questi, il dottor Nino Lasio, di Serramanna, venne trattenuto dall’Università di Milano per organizzarvi e dirigere un reparto di Chirurgia uro-genitale specialistico. I colleghi cagliaritani del San Giovanni di Dio mantennero fitti rapporti col professor Lasio e, alla fine degli anni ’30, venne istituita a Cagliari la Scuola di specializzazione in Chirurgia uro-genitale sotto la direzione del professor Rodolfo Redi, Patologo Chirurgo. Risulta dai registri dell’Università che il primo specialista sardo in quella branca fu il dottor Gaetano Fiorentino che era anche il primo Aiuto universitario di Redi. Il dottor Gaetano Fiorentino assolse al suo obbligo militare nell’ARMIR e fece tutta la campagna di Russia operando feriti assieme ai colleghi chirurghi tedeschi ed austriaci. Al ritorno dalla Guerra, nel 1945, venne comandato a dirigere il reparto di Chirurgia generale dell’ospedale Sirai di Carbonia. Qui si dedicò moltissimo alla chirurgia uro-genitale degli adulti e dei bambini, tanto che il 33% della sua chirurgia era rappresentato da questa branca. Dopo di lui, il primario subentrante fu il professor Lionello Orrù, anch’egli specialista in quel genere di chirurgia e, in quegli anni si produssero pubblicazioni scientifiche. Vennero allora pubblicati studi internazionali che, per la prima volta dimostrarono, con pesanti dati statistici, la gravità del disagio sessuale maschile che risultava essere alla base di un numero di vittime per suicidio 8 volte superiore alla media della popolazione. Dal 1983 quella chirurgia non si fece più a Carbonia, perché divenne competenza della Chirurgia pediatrica dell’ospedale Crobu ad Iglesias.

La sentenza di Norimberga fu fondamentale per elaborare il dramma del razzismo e della discriminazione, e ad essa si devono vari articoli in tutte le Costituzioni del mondo. In Italia, contro i crimini generati dall’istigazione all’odio, la Costituzione contiene gli articoli 3 e 32.

L’articolo 3 recita: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere ostacoli…»

Dopo l’approvazione di quell’articolo, ci vollero 45 anni per dare norme applicative all’articolo 604 bis del codice penale, finalizzato a sanzionare i reati di discriminazione razziale. Ci pensò il senatore Nicola Mancino (DC, oggi PD) con la legge n. 205 del 1993, che recita: «E’ vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi».

La storia dell’uomo assomiglia alla Fisica quantistica in cui il tempo, come comunemente lo concepiamo, non esiste. L’invenzione del motore endotermico e della dinamo per la corrente elettrica hanno cambiato  la qualità della vita ma la natura umana, in fondo, non è cambiata. L’Uomo ha sempre bisogno di leggi e di sanzioni che lo inducano a riconoscere la dignità del suo simile. Tutt’oggi siamo alle prese con le incomprese regole della Genetica e con la ideologia novecentesca del “razzismo”. Ecco come iniziò il malinteso.

Nel 1843 il monaco Gregor Mendel pose le basi della Genetica e ne dettò le regole. Dapprima venne ignorato, poi ai primi del 1900 sbocciò la teoria del Neo-mendelismo e, con l’evoluzione del microscopio e della Biochimica, si scoprirono i “cromosomi”. L’ideologia di quegli anni esaltò il significato della parola “razza” e concepì l’esistenza di una “razza superiore” dominante su una “razza inferiore”. Questa distinzione fu il primo atto  che portò alla “discriminazione razziale”, e alla sua degenerazione, riassunta in un unico termine: “razzismo”.

Il razzismo sociale, basato su principi genetici, portò all’istituzione di regimi politici che ebbero come conseguenza la persecuzione delle cosiddette razze inferiori fino alla pratica dello sterminio. In seguito per distinguere gli aspetti fisici diversi (somatici) secondo le provenienze geografiche, si pensò di utilizzare il termine “etnia” al posto di razza. Anche questo termine, come abbiamo visto nelle recenti guerre balcaniche, è stato utilizzato per formulare il concetto di “pulizia etnica”.

In realtà, il concetto di “razza” è oggi destituito di qualsiasi validità scientifica perché tutti gli esseri umani hanno lo stesso corredo genetico. Allora, perché ci sono umani dalla pelle nera, coi capelli ricci, il naso camuso, ed umani bianchi con capelli lisci, chiari ed il naso piramidale? La scienza ha spiegato questo fenomeno con la esistenza dei “ Fenotipi”. In biologia il “fenotipo” è l’aspetto che assume un organismo vivente a causa delle influenze dell’ambiente sul genotipo, cioè sul corredo genetico conservato nei cromosomi. Questo significa che l’aspetto che assume ognuno di noi dipende non solo dai cromosomi ma anche dalla influenza che ha su di essi l’ambiente in cui si vive.  E‘ una scoperta che aiuta a capire che nei cromosomi, in realtà, esistono moltissimi geni diversi fra di loro, e che l’ambiente fa esprimere i geni più adatti e, intanto, mette in sonno i geni non utili in quel momento.

Questa straordinaria capacità di cambiamento nel comportamento dei cromosomi viene resa ancora più complicata dalla Epigenetica.  Questa scienza ha dimostrato che l’aspetto fenotipico che assumiamo, e che è ereditabile, è dovuto alla produzione di nuove proteine che l’ambiente ci ha indotto a produrre.

Ciò spiega perché, in base alle influenze ambientali, abbiamo uomini bianchi e uomini neri senza che vi sia stato cambiamento di razza. Cioè:siamo tutti della stessa razza genetica.

Considerato l’enorme numero di fattori genetici e epigenetici che si combinano fra di loro (come 1-2-x di una schedina del totocalcio) si capisce l’immensa variabilità di aspetti che possono assumere gli organismi viventi pur avendo lo stesso corredo genetico.

Gli Umani hanno 23 coppie di cromosomi (cioè 46 in tutto). la ventitreesima coppia è formata dai cromosomi sessuali: X-X per le femmine; X-Y per i maschi.

I cromosomi sessuali X e Y possono avere anch’essi variazioni strutturale e anche di numero. Per esempio la ventitreesima coppia può avere 1 cromosoma, 3 cromosomi, o anche 4 (X0, XXY, XYY, XXX, XXXX). Tali variazioni spesso si associano a infertilità.

Gli umani possono anche avere variazioni del fenotipo; cioè possono subire cambiamenti nell’aspetto o nelle funzioni fisiologiche a causa di influenze provocate dall’ambiente.

L’aspetto fisico del sesso di appartenenza può essere variato da altri fattori come: l’effetto di ormoni, le influenze ambientali, le mutazioni geniche, gli effetti farmacologici. Ne può derivare la comparsa delle cosiddette ambiguità sessuali anatomiche e funzionali, con conseguente difficoltà a capire il sesso di appartenenza del soggetto.

Un esempio di influenze ambientali sulla biologia sessuale è il seguente. Negli ultimi 80 anni abbiamo avuto una progressiva riduzione della fertilità maschile. Questa è una delle cause della ridotta natalità. Si è scoperto che tale fenomeno è andato di pari passo con cambiamenti drastici dovuti all’attività dell’Uomo con effetti sull’ambiente. Ne è conseguita anche un forte aumento dei tumori delle gonadi maschili (da 8 a 15 volte). Si è scoperto che l’insetticida DDT utilizzati negli anni successivi al 1950 nelle campagne antimalariche  ha un forte effetto estrogenico femminilizzante. Un tale effetto nell’embrione può provocare una lesione del sistema ormonale di mascolinizzazione se è geneticamente maschio. Così pure si è visto che gli anticrittogamici usati in agricoltura hanno effetti ormonali femminilizzanti. Gli anticrittogamici entrano nella catena alimentare animale e li possiamo assumere attraverso il latte e le carni in quanto gli erbivori si nutrono di erba e foraggi potenzialmente trattati, così pure li possiamo assumere attraverso i vegetali della dieta. Le stesse creme per la pelle in genere contengono sostanze ad effetto estrogenico. Insomma: siamo circondati da sostanze ad effetto ormonale femminilizzante e nessuno può ritenersi al sicuro dalla loro influenza.

Fortunatamente le normative sul controllo delle sostanze chimiche presenti negli alimenti, distribuiti nella rete commerciale europea, sono le più rigorose al mondo. Basti pensare che la guerra sui dazi avviata da Trump era in buona parte dovuta al rifiuto dell’Europa alla commercializzazione di carni di bovini americani proprio perché la loro qualità chimica non è sempre conforme alle nostre regole. Le regole italiane sono le più rigide in Europa.

Fatte queste premesse si capisce quanto l’argomento sulla identificazione del sesso di appartenenza sia messa in pericolo e spesso sia difficile.

Nella pratica clinica si differenziano i sessi in :

  • sesso genetico
  •     somatico (l’aspetto fisico)
  •    ormonale
  •    psicologico

Il sesso genetico si individua con la ricerca dei cromosomi X e Y.

Il sesso somatico si basa sui caratteri sessuali esterni e interni.

Il sesso ormonale si classifica con il dosaggio delle Gonadotropine, Testosterone , Estrogeni.

Il  sesso psicologico si identifica con i test comportamentali sessuologici.

Le ambiguità sessuali anatomiche possono essere  modificate chirurgicamente, a richiesta, in senso maschile o femminile tenendo conto del sesso psicologico che si è maturato, indipendentemente da quello genetico. Cioè se il soggetto è geneticamente maschio ma ha un orientamento sessuale femminile si procede a eliminare chirurgicamente i caratteri sessuali maschili e costruirne, per quanto possibile, femminili. Ciò però dipende dalla entità della disforia di genere a dalla richiesta avanzata.

Il sesso psicologico, cioè la manifestazione esteriore del comportamento sessuale, è ritenuto dominante sul sesso genetico e somatico, e si procede a migliorare il benessere del soggetto sia con tecnica chirurgica che ormonale.

Questo è quanto già avviene nella chirurgia delle ambiguità sessuali.

Vi sono poi i soggetti che non richiedono alcuna correzione e scelgono il fenotipo prevalente nella personalità.

La chirurgia di questo tipo viene garantita dai Lea (Livelli essenziali di assistenza) e pagata a spese dello Stato con sentenza di un giudice, su parere di una Commissione di esperti.

Questo stato di cose è noto agli specialisti a sfugge al pubblico in generale. Su queste procedure non esistono conflitti perché sono già regolamentate dalle leggi italiane.

Secondo la legge, l’attribuzione del sesso di appartenenza di una persona avviene in questo modo.

1  – Al momento della nascita viene redatta una “dichiarazione di nascita” da parte dell’Ostetrica o del Medico che ha assistito. In tale dichiarazione viene attribuito il sesso del neonato in base all’anatomia genitale.

2 – Il genitore registra all’Anagrafe l’evento e allega la “dichiarazione di nascita”. Qui avviene l’attribuzione del sesso anagrafico. Nessuno può modificare il sesso assegnato dall’Anagrafe.

3 – Soltanto l’Autorità Giudiziaria può ordinare all’Ufficiale dell’anagrafe la variazione dell’attribuzione di sesso (L. 164/1982).

4 – Per il d.lgs n. 150/2011 il legislatore affida all’Autorità giudiziaria il controllo della rettificazione anagrafica del sesso. La competenza in materia è affidata al Tribunale in composizione collegiale e il procedimento deve essere richiesto dall’interessato e notificato al coniuge e ai propri figli.

5 – L’intervento chirurgico di cambiamento di sesso deve essere autorizzato dal Giudice.

6 – La Corte Costituzionale con pronuncia n.221/2015 non riconosce più il trattamento chirurgico quale presupposto indispensabile per il mutamento di sesso, tuttavia affida sempre al Giudice la valutazione finale sull’effettiva necessità dell’intervento operatorio sull’interessato.

7 – Il Giudice a questo punto autorizza l’intervento chirurgico qualora esista conflittualità fra anatomia e identità di genere (causa di Disforia di Genere).

8 – Nel caso in cui non esista conflittualità il Giudice autorizza la rettifica del genere all’Anagrafe senza che si sia proceduto all’intervento chirurgico di modifica. In questo caso è sufficiente un certificato del medico o dello psicologo clinico che attesti l’esistenza di dissociazione fra sesso morfologico e identità di genere. Tale certificato viene rilasciato dopo un “percorso di transizione” con trattamento medico e psicologico. Quindi è necessario un congruo arco temporale per l’iter di accompagnamento alla transizione.

9 – Con la sentenza di autorizzazione il Giudice ordina all’ufficiale di Stato civile e Anagrafe la rettifica del sesso dell’interessato.

Il DDL Zan è un tentativo di concretizzare lo scopo voluto dai Padri costituenti quando, ispirati dalla Sentenza di Norimberga, formularono l’articolo 3 della Costituzione allo scopo di proteggere i cittadini  dalle discriminazioni per motivi sessuali.

Tale proposta di legge contro l’omo-trans-fobia contiene anche nuovi elementi, come l’ininfluenza del percorso di transizione, che fino ad oggi è ritenuto fondamentale per accompagnare il soggetto al cambiamento consapevole, e la totale autonomia decisionale del richiedente. Queste due condizioni rendono di fatto inutile il controllo dell’Autorità Giudiziaria. Tale evoluzione è stata ultimamente raggiunta dalla Spagna  dove non sono più necessari i due anni del percorso di transizione come era previsto nella precedente legge; è sufficiente avere 18 anni d’età per decidere autonomamente o 12 anni se c’è il consenso dei genitori. Non è più contemplato il ricorso al Tribunale, e inoltre è sufficiente la richiesta dell’interessato all’Ufficiale dell’Anagrafe e di Stato civile per la rettifica di genere.

L’articolo n. 1 del ddl Zan definisce l’identità sessuale apportando modifiche alla classificazione della clinica, alle funzioni del giudice del tribunale e a quelle dell’Ufficiale di stato civile. Nei particolari, la definizione di sesso così viene espressa:

  • SESSO: sesso biologico o anagrafico.
  • GENERE: qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso.
  • ORIENTAMENTO SESSUALE: l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi.
  • IDENTITA’ DI GENERE: si intende l’identità percepita o manifesta di sé in relazione al genere, anche se non corrisponde al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione.

Considerata l’enorme variabilità dei fenotipi sessuali che possono presentarsi, l’articolo 1 del ddl Zan.

1°) riconosce l’esistenza di una varietà di sessi indefinita sia nel numero e nelle forme, così come si presentano in natura in base alle combinazioni genetiche e fenotipiche,

2°) riconosce la fine di un sesso prevalente, come potevano essere “maschio”, “femmina”  e l’esistenza di una “sessualità” generale di pari dignità.

Si può immaginare che tutti i cittadini saranno coinvolti e coobbligati ad un cambiamento delle attuali convenzioni sociali e dei costumi come oggi sono comunemente intesi e, in particolare:

  • famiglia
  • matrimonio
  • figli
  • educazione scolastica
  • sport
  • lavoro
  • giustizia
  • anagrafe
  • rapporti con le religioni.

Questi descritti sono alcuni argomenti di riflessione e di preparazione al probabile cambiamento.

Qualche giorno fa Articolo Uno ha diffuso un documento, nel quale ha presentato le sue condizioni per un’alleanza con il centrosinistra alle prossime elezioni Amministrative di Carbonia. Oggi è arrivata la risposta del Partito democratico, i cui contenuti durissimi, lasciano poco spazio per un’alleanza elettorale.

«Alla luce del recente documento di Art.1, il Partito democratico di Carbonia ribadisce la sua ferma volontà di lavorare per costruire un’alleanza con tutte le forze progressiste, socialiste, democratiche afferenti al centrosinistra in comune accordo con le forze politiche di ispirazione cattolica e liberale cosiddette di “centro” e le liste civiche sulla base di un progetto di alto profilo per il rilancio della cittàsi legge nella nota del Partito democratico -. Preliminarmente vogliamo dire che è del tutto fuori luogo, nel contesto dato, che il l segretario di Art. 1 lanci ultimatum al PD, con scadenze a ore. Solitamente si agisce così quando sono già state programmate rotture a tavolino. Vogliamo sperare, tuttavia, di essere smentiti dai fatti. In ogni caso noi continuiamo a discutere e a ricercare ostinatamente l’unità non intimando e non accettando ultimatum.»

«I campi principali degli schieramenti politici a Carbonia sono nettamente definiti. Non bisogna perdere di vista la realtà dello scenario e le responsabilità che ne conseguono – aggiunge il Partito democratico -. Avremo una concentrazione delle forze della destra con un candidato/a sindaco verosimilmente espresso dalla Lega. Dentro la destra, anche a Carbonia, è da attendersi un peso rilevante di Fratelli d’Italia. Vi parteciperà Forza Italia e certamente il Presidente della Regione, segretario e titolare del simbolo del PSd’Az. Saranno in campo i Cinque Stelle che per, quanto reduci da una deludente esperienza amministrativa, conservano una loro forza. Un terzo campo è alternativo a questi due: può ottenere un consenso sufficiente per guidare l’amministrazione della città se non si divide.»

«Bisogna essere chiaririmarca il Partito democratico -: chi lavora per la divisione lavora oggettivamente per la vittoria della destra sovfranista a Carbonia. In fatto di coerenza il PD di Carbonia non deve dimostrare alcunché in particolare ad Art.1. I fatti sono più testardi delle illazioni e delle accuse pretestuose. È un fatto che il PD per la sua scelta di unità proprio con Art.1 ha pagato un prezzo elevato con la rottura dolorosa e l’abbandono di numerosi militanti di lunga data. Noi continuiamo a rivolgere a questi amici e compagni un invito ad assumere un atteggiamento unitario, anche nella distinzione delle liste, per non favorire la vittoria della destra.»

«Ora è sorprendente che il segretario di Art. 1 semplicemente taccia ai propri militanti questi dati di primaria rilevanza politica, attacchi il PD, non consideri il rischio alto della vittoria della destra a Carbonia e, a proposito di coerenza, non veda le alleanze che il suo partito ha fatto nel territorio, da ultimo a San Giovanni Suergiuattacca il Partito democratico -. Abbiamo detto e scritto e ribadiamo che: Il perimetro della coalizione è stato fissato di comune accordo e a questo ci atteniamo. La sua composizione, lo ripetiamo: decisa di comune accordo, è forte della presenza dei partiti politici PD, ART.1, Partito Socialista e della lista espressione di un autentico civismo Frazioni e Quartieri per Carbonia Coraggiosa con un alleato di Centro l’UDC.e altre possibili liste civiche coerenti. Ribadiamo che l’accordo comune sarà necessario per eventuali differenti decisioni. Ciascuna forza si autoregolerà nella composizione delle proprie liste in responsabile coerenza con le decisioni comuni senza inaccettabili interventi di terzi. La critica al sardo leghismo è nostra. Pensiamo che il PSd’Az abbia fatto un grave errore politico ed una scelta in contrasto con la sua storia, nel decidere di allearsi con la Lega. Noi auspichiamo che dentro il PSdAz si apra un dibattito critico su questo decisivo punto, che ci sia una riscoperta della sua anima sociale che in passato ha prodotto alleanze importanti con la sinistra in Sardegna e anche nel Sulcis Iglesiente ed auspichiamo che molte persone che hanno sostenuto quel partito si rifiutino di assecondare una linea di destra a Carbonia.»

«Nella coalizione realizzeremo il pieno riconoscimento delle diverse identità e la pari dignità delle forze alleate, decisioni comuni sui punti dirimenti, rispetto reciproco, presentando alla città un progetto concreto, di prospettiva, innovativo, accompagnato dalla presenza di donne e uomini in grado di poterlo rappresentare al megliosottolinea il Partito democratico -. Vogliamo dire, ancora una volta, una parola chiara sulla candidatura a sindaco o sindaca della città. Il Pd ha proposto, e in nessun momento ha preteso di imporre, la candidatura di Pietro Morittu. Questa candidatura non è stata imposta neanche all’interno del PD che ha deciso in modo unitario, non esclusivamente ma anche sulla base dell’esito di un sondaggio sul gradimento della città, svolto da una primaria società specializzata. È appena il caso di ricordare che il PD aveva due persone proposte alla candidatura. In modo del tutto trasparente e leale uno dei due candidati ha contribuito alla decisione unitaria. In proposito le illazioni, da chiunque avanzate, denotano solo coda di paglia.»

«Confermiamo ciò che diciamo da tempo: siamo disponibili anche alle primarie aperte e partecipative. Ne rispetteremmo l’esito sostenendo chi ha più consenso senza scappare con il pallone se si perde. È doveroso costruire unità. La coalizione può mettere in campo energie ed esperienze che ci permettano di cogliere per la città le tante opportunità di sviluppo che ci si presenteranno in questi anni con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e con il Fondo per la Transizione Giusta. È il tempo della responsabilità. Continueremo ad anteporre l’obiettivo di costruire unità alla rivendicazione di parte conclude il Partito democratico -. Perciò incontriamoci, come abbiamo proposto all’intera coalizione, per dare conclusivamente alla città un progetto all’altezza dei gravi problemi che attraversa.»