Romina Mura (Pd): «La Sardegna può riemergere con fondi Ue, chi governa si interroghi sulla retrocessione della nostra regione»
«La parte degli 11,5 mld di risorse europee per la transizione green destinate al Sulcis Iglesiente sono l’opportunità perché uno dei territori più poveri d’Italia possa riemergere e tornare a competere con altri poli industriali del Paese ed europei. La transizione climatica cui le risorse Ue sono finalizzate deve avvenire programmando la reindustrializzazione sostenibile del territorio, un forte investimento nella formazione dei disoccupati per la loro ricollocazione nei processi produttivi, una formazione professionalizzante mirata di giovani e donne, consistenti investimenti in infrastrutturazione sociale e semplificazione amministrativa.»
Lo afferma la presidente della commissione Lavoro della Camera Romina Mura (Pd), dopo l’ok del Parlamento europeo a 11,5 miliardi di euro in sovvenzioni Ue per le Regioni più colpite dalla transizione verso la neutralità climatica, che in Italia sono Sulcis Iglesiente in Sardegna e Taranto in Puglia.
«Il nuovo settennio di politiche strutturali vede la Sardegna retrocedere – segnala Romina Mura riferendo l’ultima classificazione Ue – fra quelle meno sviluppate d’Europa. Avremo più risorse a disposizione, ma i passi indietro, che significano più povertà, disuguaglianze e ulteriori ritardi di sviluppo, devono spingere chi governa la Sardegna a domandarsi dove ha sbagliato. Quelle risorse devono essere investite dopo una riflessione aperta a tutta la società sarda. Le risorse del Recovery, quelle per il Sulcis, le politiche strutturali UE 2021-2027 sono strumenti finanziari la cui portata può cambiare il volto della Sardegna intera. Ma – sottolinea la parlamentare, presidente della commissione Lavoro della Camera dei deputati – serve una visione che oggi non c’è. Con una regione, che a essere buoni, appare pigra, confusa e incapace di definire e dettare una possibile agenda delle priorità, mettendo intorno a un tavolo tutti i soggetti politici, istituzionali, sindacali e associativi che – conclude Romina Mura – da tempo lo chiedono.»
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