Al Festival Bimbi a bordo, a Guspini, Mario Boccia spiega ai bambini la guerra di Sarajevo
“La fioraia di Sarajevo” è il libro che questa mattina ha commosso adulti e bambini, al Festival Bab a Guspini. Nel Salone di Casa a Corte, il giornalista, fotografo e reporter Mario Boccia, ha dialogato con grandi e piccini sull’importanza del Contatto (tema e titolo scelto quest’anno al Festival, Con-tatto alla ricerca della felicità) durante la guerra. Ha, dunque, prima illustrato il suo reportage fotografico degli anni della guerra a Sarajevo e raccontato le vite delle persone che, non solo ha fotografato, ma ha conosciuto bene e con le quali è tutt’ora in stretto contatto, appunto. Durante la guerra a Sarajevo sono morte 11.541 persone, e tra loro più di mille bambini. Nel 1993 furono bruciati un milione di volumi della biblioteca nazionale. «Quasi come se – ha detto Mario Boccia – si potesse in questo modo cancellare la storia e la memoria dei popoli».
E così, dall’esperienza del giornalista inviato di guerra è nato un libro illustrato per bambini, La fioraia di Sarajevo: di “La fioraia di Sarajevo”.
Il libro di Mario Boccia, illustrato da Sonia Maria Luce Possentini, edito da Orecchio Acerbo 2021, trae spunto da una storia vera e un episodio che ha toccato molto intimamente il giornalista.
E’ febbraio 1992. Mario attraversa il mercato di Sarajevo. «Il mio sguardo – ha raccontato il cronista – ha incontrato quello di una donna, una fioraia. Sono colpito dai suoi occhi, lei dalle due macchine fotografiche porto al collo. Un rapido scambio di parole, un caffè insieme. A dicembre dello stesso anno sono di nuovo lì. Sarajevo è ormai – sotto gli occhi distratti dell’Europa – prigioniera di un assedio feroce che durerà quattro anni e dalle finestre si sente gridare Pazite, Snajper! (attenzione, cecchino!). Ma quella donna, la fioraia, resiste con i suoi fiori apparentemente superflui in una situazione di guerra. Io allora le chiede a quale etnia appartenga e la risposta è stata «Sono nata a Sarajevo». Insisto allora, e credendo di essere furbo, le chiedo quale sia il suo nome, e lei scarabocchia qualcosa su un foglietto, e mi scrive: “Fioraia”. Nessun nome, nessuna etnia, nessuna appartenenza”. Da allora, tornare a trovarla è diventato per il giornalista un appuntamento irrinunciabile. Come lo è stato con tanti bambini e famiglie del luogo. Nel 1994, dopo il massacro di Markale, la tragica strage del mercato di Sarajevo, Mario Boccia trova la fioraia al suo posto. Fino al giorno in cui al suo banco lei non c’è davvero più. E neanche i suoi fiori. «Così è andata via la donna che aveva deciso di essere – prima di tutto e nonostante tutto – la fioraia di Sarajevo, per me un vero e bellissimo fiore di Resistenza.»