22 November, 2024
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Questo documento è la sintesi di diverse riunioni aperte promosse dal PD e che hanno visto la partecipazione di partiti politici tra cui PD, UDC, Officina Civica, la lista civica in Consiglio comunale di Iglesias Il Tuo Segno per Iglesias, altre sigle partitiche, sindacati, rappresentanti della Rete Sarda a difesa della sanità pubblica, cittadini, simpatizzanti e iscritti del PD/UDC.
Avevamo accolto positivamente l’impianto generale della nuova riforma sanitaria, perché finalmente dava il sentore di una maggior tutela di tutto il territorio sardo e invece è stata l’ennesima presa in giro ai Sardi, una popolazione con diritti negati e non garantiti, lasciata sola e inerme di fronte al degrado e allo sfascio della Sanità isolana. La pandemia e il Covid hanno di fatto mascherato e giustificato lo smantellamento di tutti i servizi e i mancati investimenti promessi sulle apparecchiature elettromedicali e sia nelle risorse umane con dei dati di paventate assunzioni per il potenziamento dell’organico ma che di fatto sono state utilizzate ad esclusivo impiego per la vaccinazione al Covid-19. Non ci sono scuse, è palese che per un cittadino “normale” l’unica soluzione per farsi assistere e andare nelle strutture private, laddove incredibilmente tutte le chiusure “dichiarate obbligate” a causa della pandemia e per la sicurezza di tutti non esistono! Ormai nella ASSL Carbonia o meglio nella ASL del Sulcis Iglesiente non solo è diventato difficile fare delle semplici analisi del sangue ma è diventato impossibile fare anche una semplice radiografia: occorre andare in strutture private. L’inerzia nell’incapacità di amministrare la sanità regionale è sotto gli occhi di tutti, nessuna programmazione, nessuna idea, ospedali e servizi al collasso, investimenti zero e lavori nell’ospedale CTO al rilento e in alcuni casi fermi senza un perché.
Sbagliamo nel dire che il territorio del Sulcis Iglesiente doveva avere un Dea di 1 livello suddiviso in 2 macrostrutture, separate per specialità, dedicate all’urgenza e al ricovero elettivo?
Sbagliamo nel dire che non abbiamo servizi in H24 come la Stroke Unit, Cardiologia ed Emodinamica che di fatto annullano l’istituzione di un qualsiasi DEA?
Sbagliamo nel dire che non abbiamo una Risonanza Magnetica e apparecchiature di radiologia tradizionale adeguate e non datate al CTO di Iglesias?
Sbagliamo nel dire che i nostri pazienti devono essere trasferiti in ambulanza verso Cagliari per effettuare esami normalissimi ma che di fatto non possiamo fare per mancanza di elettromedicali rotti o di cui il service è scaduto?
Sbagliamo nel dire che già la carenza atavica del personale è ancor più peggiorata per via dei trasporti dei pazienti in ambulanza verso altri ospedali e che di fatto impiegano senza nessuna logica di economia aziendale il personale medico paramedico e tecnico?
La Sanità non abita più nel territorio del Sulcis iglesiente, i LEA non si sa più se esistano ancora, siamo abbandonati, carenti in ogni servizio, disorganizzati senza una benché minima capacità organizzativa e manageriale, inermi ad assistere ai continui tagli e trasferimenti di personale verso altre Assl senza nessuna compensazione, il disegno è molto chiaro: VOGLIONO ANNULLARE E CHIUDERE QUESTA ASSL!
Pensionamenti, trasferimenti, abuso del lavoro interinale e a tempo determinato non fanno altro che amplificare i problemi della sanità del territorio. Evidenziamo che a tutt’oggi non è corrisposto un piano di assunzioni per colmare i vuoti e i ritardi dei concorsi. La mancata assunzione di responsabili di struttura, medici, infermieri, assistenti sanitari, amministrativi e tecnici ha pesanti ricadute immediate sull’organizzazione dei servizi e come se non bastasse il tutto viene accentuato dall’emergenza Covid e dalla carenza dei posti letto per acuti. Il risultato non è da intendersi solo in un rallentamento generalizzato dei servizi sanitari con reparti ormai chiusi, il vero problema è che la nostra popolazione ha difficolta enormi anche nelle visite e nei ricoveri in Day Hospital e in qualunque altra prestazione a ricovero programmato.
Il rischio che la nostra Sanità imploda decretandone la morte definitiva è più che mai concreta ed il dottor Temussi e Nieddu appaiono inadeguati nell’affrontare e garantire un’assistenza sanitaria efficiente a lungo termine. In questo scenario è del tutto evidente la rassegnazione dei cittadini nel chiedere ed ottenere il diritto alla salute come dichiarato dall’art. 32 della nostra costituzione “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.
Seppure prima del Covid-19 la situazione della sanità del nostro territorio non fosse eccellente, anzi per alcuni versi disastrosa, ribadiamo che con la scusa della pandemia, anziché potenziare i servizi, abbiamo assistito ad un ulteriore peggioramento di tutta l’assistenza sanitaria non solo nel blocco dell’attività programmata – vedi CTO di Iglesias – ma anche nel turn over delle assunzioni del personale, facilitando di fatto lo smantellamento dei servizi sanitari già tentato più volte negli scorsi anni ma bloccato grazie all’opposizione di tutte le forze sociali e politiche cittadine.
La carenza di personale medico e infermieristico ha paralizzato l’attività di molti reparti, come ad esempio l’Anestesia e Rianimazione, la Terapia intensiva, la Pneumologia, la Cardiologia, la Pediatria, l’Emodinamica, l’Otorinolaringoiatria, solo per citarne alcuni. Se parliamo dei pochi medici e degli infermieri e sul loro impiego dovremo scrivere per giorni ma basti pensare che i famosi eroi della pandemia da noi in ASSL Carbonia sono costretti a dividersi fra le diverse strutture ospedaliere del territorio creando promiscuità tra reparti ed aumentando il rischio di compromettere sia le funzioni del CTO di Iglesias e sia del Sirai di Carbonia.
A questo punto abbiamo molto poco da aggiungere se non evidenziare che l’unica cosa che si sta continuando ad implementare è la mobilita passiva e il costo della sanità del nostro territorio, nonché il costringere fiumane di persone, in prevalenza anziane, a viaggi della salute verso altri territori e diverse strutture sanitarie private: appaiono ormai troppo lontani i fasti di una sanità di eccellenza che andava a rappresentare il Polo Ospedaliero di Iglesias (ortopedia, chirurgia, medicina, chirurgia pediatrica, pneumologia, Trasfusionale, Laboratorio Analisi, etc.).
Alla fine avranno pure il coraggio di dichiarare che facciamo pochi ricoveri per colpa nostra e, pertanto, le strutture e i servizi dovranno essere chiusi: nel passato è già successo, non ci meraviglieremo!
Ma torniamo a noi, un esempio di inadeguatezza manageriale è il PO Santa Barbara, un ospedale dove nulla è stato fatto seppure le risorse economiche per il suo rilancio siano state recuperate. Chi dirige la sanità regionale aveva promesso di trasformarlo in uno dei presidi territoriali di riferimento per la gestione delle emergenze e la gestione dei pazienti affetti da Covid 19, mantenendo libero il CTO e il Sirai e a supporto del SS. Trinità di Cagliari. L’inserimento del nostro ospedale nel piano regionale di riorganizzazione della rete ospedaliera doveva essere un importante segnale d’attenzione verso la nostra città e il nostro territorio. Parole tante, fatti nessuno.
Tutto ciò sa di ennesima presa in giro per tutti i cittadini di Iglesias e di tutto il territorio: senza personale medico e paramedico, senza un reparto di radiodiagnostica, senza un reparto di terapia intensiva e soprattutto senza i macchinari necessari a svolgere l’attività di prevenzione e degenza ci ritroviamo ad avere il nulla tra le mani.
Dalle ultime stime ATS, date al ribasso, parrebbe che all’interno di questa ASSL, per poter garantire un servizio minimamente adeguato agli standard sanitari siano assenti le elencate figure:

– 50 Dirigenti medici;
– 60 Infermieri;
– 6 Tecnici di Radiologia;
– 10 Tecnici di Laboratorio;
– 8 Ostetriche;
– 30 Amministrativi;
– Oltre alla carenza cronica di assistenti sanitari.

Per le ragioni esposte, in relazione all’art. 1 della Legge Regionale 1/09/2020 chiediamo:
1. Il completamento dei lavori di ristrutturazione e di adeguamento funzionale del CTO e la conseguente operatività dei reparti, prima di qualsiasi intervento sull’organizzazione esistente, come anche da deliberato dei Sindaci del distretto;
2. Avere un cronoprogramma dei lavori di ristrutturazione e riattivazione dei servizi al fine di praticare un controllo serrato delle tempistiche dei lavori;
3. il Santa Barbara dovrà essere individuato quale ospedale per la lungo degenza, l’hospice e il centro Covid territoriale;
4. Attivare effettivamente l’attività Chirurgica e di ricovero programmato presso il presidio ospedaliero CTO;
2. Ripristino del reparto di Chirurgia presso il presidio ospedaliero CTO 7/7gg 24h;
3. Attivazione delle procedure per rendere operativa la parto analgesia;
4. Ripristino del reparto di Ortopedia presso il presidio ospedaliero CTO 7/7gg 24h;
5. Ripristino del reparto di ORL presso il presidio ospedaliero CTO 7/7gg 24h;
6. Ripristino del reparto di Oculistica presso il presidio ospedaliero CTO 7/7gg 24h;
7. Ripristino del reparto di Chirurgia Pediatrica presso il presidio ospedaliero CTO 7/7gg 24h;
8. Ripristino del reparto di Pneumologia presso il presidio ospedaliero CTO 7/7gg 24h;
9. Istituzione del reparto Covid presso il presidio ospedaliero Santa Barbara 7/7gg 24h;
10. Avvio delle procedure concorsuali per l’implementazione del personale di questa ASL (medici – paramedici – amministrativi e tecnici);
11. Acquisire una nuova risonanza magnetica e di radiodiagnostica per il presidio ospedaliero CTO;
12. Acquisire i macchinari necessari per il reparto di radiodiagnostica del presidio ospedaliero Santa Barbara;
13. Istituzione del reparto di terapia intensiva e nuova radiologia presso il presidio ospedaliero Santa Barbara;
14. Aprire il nuovo laboratorio analisi e la dialisi presso il presidio ospedaliero CTO;
15. Assumere i medici di base assenti sul nostro territorio.

Concludiamo affermando che l’unica cosa che sta facendo questa dirigenza sanitaria regionale è far trascorrere il suo mandato senza aver dato risposte al nostro territorio, anzi peggiorando tutta l’assistenza sanitaria sarda.
Richiediamo con forza il recepimento totale delle nostre richieste, avvertendo che in mancanza di risposte adeguate, saremo portavoce di forme di protesta e mobilitazioni generali massicce per tutelare il diritto alla salute del territorio e di tutti i sardi.

Il Forum Sanità del Partito Democratico

Oggi, 23 settembre 2021, vi è stata ad Iglesias una manifestazione popolare contro il tradimento dei LEA ( i Livelli Essenziali di Assistenza), garantiti dallo Stato ai cittadini.
Un qualche “scienziato pazzo”, uscito da un incubo, ha inserito il territorio del Sulcis Iglesiente in un marchingegno che ci sta respingendo nel passato. Il “passato” deve essere conosciuto, sopratutto nelle sue atrocità, allo scopo di non farlo rivivere.
Nel 1700 il filosofo britannico Edmund Burke formulò un aforisma di saggezza che dice: «Chi non conosce la Storia è condannato a ripeterla».
La frase di Burke ha fatto il giro del mondo e si trova scritta, in trenta lingue diverse, in un monumento nel campo di concentramento di Dachau.
Filosofi e scrittori, grandi e piccoli, hanno scritto libri sull’aforisma di Burke. Due anni fa è stato ripreso in un libro dallo scrittore filosofo George Santayana che ha scritto contro quelli che “non sanno ricordare il passato”, e pochi giorni fa lo stesso concetto è stato ripreso dalla scrittrice sarda Dolores Deidda (“La signora della stazione”), che racconta la saga di una famiglia di Serri tra le due guerre mondiali ed il primo dopoguerra. La scrittrice vi riporta la grande storia a cui sono collegati fatti di vita famigliare variamente influenzati dal fascismo, dalle guerre, dalla cultura tradizionale contadina, e dalla nuova modernità della città.
Fra i tanti episodi, ve n’è uno da cui si può desumere lo stato dell’organizzazione sanitaria del tempo. Alla “signora della stazione”, nel 1940-42, accadde di dover assistere, come levatrice, una passeggera del treno che veniva da Sorgono diretto a Cagliari. La stazione si trovava a Corte, una località a pochi chilometri da Desulo, da Atzara e da Tonara. Il motivo per cui la gravida a termine viaggiava tutta sola per Cagliari era dovuto alla necessità di consegnarsi nelle mani degli Ostetrici specialisti dell’Ospedale Civile San Giovanni di Dio in quanto nel suo territorio non esistevano Ospedali attrezzati. Il motivo del viaggio della speranza era da ricercarsi in un sua malformazione del bacino che avrebbe ostacolato un parto naturale. La donna sapeva benissimo che, se non fosse riuscita a partorire, il bambino si sarebbe incastrato nel canale del parto e lei sarebbe morta assieme al figlio. Questo era il destino di tutte le donne che non riuscivano a partorire naturalmente. La poveretta stava tanto male che non sarebbe mai arrivata a Cagliari. Venne fatta scendere e fu accompagnata nella casa di Eva (la signora che dirigeva la stazione) dove miracolosamente avvenne un parto regolare e mamma e bambino si salvarono.
Questo racconto fa entrare la micro-storia della stazione ferroviaria di Corte nella Grande Storia dell’Umanità.
In quegli anni, a Carbonia, esisteva un ospedaletto in piazza Cagliari, destinato all’assistenza dei minatori per gli incidenti in galleria e, per necessità, venne messo a disposizione anche della popolazione. Allora era giovanissimo medico il dottor Renato Meloni che era chirurgo generale e, in quanto tale, si intendeva anche di ostetricia. Il primario era il professor Ignazio Scalone, patologo chirurgo esperto in chirurgia del cervello per causa traumatica; era esperto in tecnica chirurgica per ferite da guerra del cranio e del cervelletto. L’esperienza l’aveva acquisita al fronte della Prima Guerra Mondiale. Era il chirurgo adatto per assistere i frequenti traumi cranici che avvenivano in miniera a causa del franamento di massi sulla testa degli operai. Chirurghi di questo genere erano idonei ad operare il cesareo, quindi il Sulcis era sicuramente più fortunato, dal punto di vista sanitario, della popolazione del centro Sardegna. Simile fortuna toccava anche ad Iglesias dove operava un ospedale che secondo le cronache del tempo, già nel 1904, in occasione della rivoluzione operaia di Buggerru si occupava di chirurgia complessa.
Nel 1904, ad Iglesias, non si eseguiva ancora il parto cesareo perché quella tecnica era stata ideata da poco e non era ancora stata standardizzata sul territorio nazionale. Infatti la tecnica del cesareo classico venne sistematizzata nell’anno 1900 dal dottor Luigi Mangiagalli di Milano. In realtà il primissimo cesareo venne eseguito a Pavia nel 1876 dal dottor Bianchi Porro, maestro di Mangiagalli. Ma la tecnica di Porro era distruttiva per l’apparato riproduttivo femminile.
Fino all’avvento del taglio cesareo messo a punto dagli italiani le donne morivano in tutto il mondo; nulla le poteva salvare da un parto distocico, né i soldi né il potere. E’ stata recentemente pubblicata una serie televisiva dedicata alla vita della zarina di Russia Caterina la Grande. La ricostruzione storica è accuratamente documentata. In un frammento del film si vede chiaramente l’immagine della giovane moglie dello Zar Paolo I adagiata su un tavolo autoptico, nuda e totalmente eviscerata. Accanto era adagiato il cadavere del neonato. La donna aveva avuto una buona gravidanza ma un parto impedito da un’anomalia del bacino. Nonostante lo stuolo di medici reali indaffarati per salvare la regina ed il principino, la poveretta era comunque morta. Appena spirata le era stato aperto l’addome e l’utero per estrarne il bambino forse ancora vivo. Ma fu tutto inutile. Era già morto.
Era l’anno 1793, l’anno in cui due donne monarca reggevano due imperi: Elisabetta prima d’Inghilterra e Caterina la Grande di Russia. Eppure non bastava essere regine per salvarsi dal destino mortale di un parto distocico.
In quell’anno 1793 Giorgio Washinghton governava gli Stati Uniti d’America e dopo breve tempo moriva per un salasso eccessivo di sangue praticato per curare una faringite febbrile.

Nello stesso anno Robespierre decapitava la regina Maria Antonietta e Luigi XVI.
In quell’anno la Sardegna vide i tentativi dei francesi di invaderla, ma furono fermati dapprima all’istmo di Santa Caterina a Sant’Antioco e poi nella spiaggia di Quartu da truppe raccogliticce guidate dal notaio Vincenzo Sulis, A ciò seguì la cacciata del viceré piemontese dal Castello di Cagliari. In quell’anno a Cagliari non esisteva l’Ospedale civile ma vi erano perlopiù strutture caritative religiose destinate ad ospitare poveri e incurabili. Il Cesareo non si praticava e, anche in Sardegna, le donne gravide con anomalie del canale del parto morivano. Queste anomalie erano frequenti perché erano molto diffusi il rachitismo, la tubercolosi ossea, ed i deficit alimentari.
Bisogna precisare che esisteva una tecnica chirurgica che si eseguiva esclusivamente a mamma morta nel tentativo di estrarne il bambino che poteva essere ancora vivo.
Tutto il mondo cristianizzato si adeguava alla bolla papale emanata da Paolo V nel 1615. In essa si disponeva che nella circostanza di un parto distocico il medico stava in presenza fino alla morte della donna. Appena certificata la morte egli doveva procedere all’apertura dell’addome ed estrarne il bambino. Il prete doveva procedere all’immediato battesimo. In assenza del medico questa funzione chirurgica veniva assunta dalla levatrice. In assenza della levatrice la procedura doveva essere portata a termine del prete che, estratto il bambino, doveva affrettarsi a battezzarlo.
Poi nel 1876 il dottor Bianchi Porro di Pavia ebbe una illuminazione: eseguì l’asportazione dell’utero intero a “madre viva” per estrarne il bambino senza traumatizzarlo. La tecnica che aveva ideato non prese piede ma fu utile al suo allievo Luigi Mangiagalli per mettere a punto la sua nuova tecnica nel 1900.
Fino ad allora la prospettiva di salvezza per le donne di tutto il mondo era identica, sia che fossero delle povere popolane o potenti regine.
In quell’anno 1900 il dottor Luigi Mangiagalli dimostrò che con la sua nuova tecnica di cesareo, eseguito a “madre viva”, poteva salvare sia la madre che il bambino e consentiva di salvare anche l’utero per future gravidanze.
Questa lunga premessa serve a dimostrare quanto, fino a poco tempo fa, fosse terrificante il destino delle madri con difetti del canale del parto. Questo orrore si concluse in Sardegna negli anni a ridosso della Prima Guerra mondiale con la diffusione degli Ospedali territoriali. Fino ad allora l’assenza di una valida rete ospedaliera imponeva alle donne della provincia di imbarcarsi sul treno, in pieno travaglio, per arrivare a Cagliari dopo molte ore di viaggio.
La nascita degli Ospedali territoriali fu un miracolo. Da allora il terrore è cessato, ma un pericolo nuovo incombe: la destrutturazione degli Ospedali con la chiusura di reparti.
Nel Sulcis Iglesiente, nella ASL 7, sta avvenendo un fenomeno che ci sta respingendo nel passato. Si stanno impoverendo gli Ospedali sia di Medici che di Infermieri e strumenti.
A Carbonia, dopo la chiusura della Pediatria si è proceduto alla chiusura della Ostetricia e Ginecologia. E’ stata chiusa l’Anatomia Patologica impedendo la diagnosi immediata in corso di un intervento chirurgico programmato con l’intento di escidere radicalmente un tumore.
L’Emodinamica in Cardiologia è chiusa al 70 per cento e durante la sera, la notte, e nei giorni festivi non si possono operare gli infarti. Chi arriva in Ospedale fra le 8.00 e le 16.00 può essere operato. Chi ha l’infarto durante la notte o il sabato e la domenica e nei festivi deve essere trasferito a Cagliari e sperare che ci arrivi vivo.
La Radiologia è ridotta ai minimi termini sia in specialisti che in tecnici. Similmente avviene per la Dialisi. I sei Medici in organico sono ridotti a tre. Questo bassissimo numero genera eroi (i Medici) e pericoli (per i malati).
La Chirurgia Generale ha dovuto subire la chiusura dell’Endoscopia digestiva che è imprescindibile per l’individuazione della fonte di emorragie dal tubo digerente e la crescita dei tumori maligni (che possono trovarsi in tutto il percorso dall’esofago all’ano); per non parlare poi della riduzione dei posti letto resasi necessaria per la scarsità di personale.
Le stesse difficoltà soffrono l’Anestesia e la Rianimazione. Ne consegue la drastica riduzione delle sedute operatorie (una la settimana) per mancanza di Specialisti e Infermieri.
Ad Iglesias il disastro è immane. Oltre alla chiusura di servizi e alla riduzione dei posti letto, avverrà presto la messa in pensione del Primario di Chirurgia Generale. Con la sua uscita di scena quel reparto cesserà di funzionare.
Per effetto di questo insieme di carenze adesso esiste la pericolosissima condizione per cui l’Ostetricia di Iglesias è privata del supporto della Chirurgia generale. Supporto che è assolutamente necessario nel caso in cui un parto cesareo venga complicato dalla insorgenza di lesioni arteriose e viscerali mortali.
Questa coesistenza di deficit strutturali dovrebbe immediatamente indurre a riorganizzare con urgenza la Chirurgia generale con un Primario, oppure a trasferire la Ostetricia al Sirai di Carbonia dove è ancora libera l’antica sede posta al III piano. Così le pazienti operate in Ostetricia, in caso di complicazioni chirurgiche, verrebbero messe sotto la protezione della Chirurgia generale che è ancora bene organizzata ed è in grado di dare immediata assistenza in caso di patologie ginecologiche associate a malattie chirurgiche addominali, o urologiche o vascolari.
Le vicende politiche ed amministrative pubbliche che si sono succedute dal 1992 ad oggi hanno precipitato il territorio del Sulcis Iglesiente in un passato di oscurantismo sanitario che ci fa vivere in uno stato di pericolo incombente.
La facilità con cui siamo arretrati così pericolosamente fa supporre che questo degrado non sia solo derivato da incapacità amministrativa centrale ma anche da una assurda inconsapevolezza popolare di questi fatti.
E’ necessario ripartire dalla Storia passata e conoscere le atrocità in campo sanitario perpetrate nei secoli passati per capire quali strumenti abbiamo per non doverle rivivere.
Aveva ragione Edmund Burke: «Chi non conosce la Storia è condannato a riviverla» con tutti i suoi risvolti disumani. E’ necessario farsi promettere dai politici del futuro la restituzione di tutto il maltolto.
Oggi, a conclusione della enorme manifestazione popolare incoraggiata dalle componente dei pensionati di SPI CGIL, CISL, UIL, ad Iglesias, il sindaco Mauro Usai ha sintetizzato le ragioni della protesta in alcuni precisi punti:
1 – Il degrado degli Ospedali e della sanità territoriale.

2 – La sottrazione di personale sanitario a favore del centro Covid del Santissima Trinità, che dovrebbe rientrare immediatamente nei nostri Ospedali subito dopo la chiusura del Centro Covid cagliaritano.

Inoltre:
3 – ha dichiarato chiuso il tempo dell’invio di istanze a protezione della nostra sanità perché tutte le formalità procedurali presso le istituzioni regionali sono state già esperite. In mancanza di provvedimenti soddisfacenti si passerà a proteste direttamente nel capoluogo.
4 – Ha poi dichiarato testualmente: «E’ finito il tempo dei campanili, uniti saremo più forti».
5 – E ha concluso dicendo «Non ci interessa avere tre Ospedali non funzionanti; ce ne basta uno, ma che funzioni».
Tale discorso è stato tenuto in rappresentanza dei 23 sindaci del Sulcis Iglesiente, che hanno sottoscritto il “Patto per la Salute” formulato dai tre sindacati CGIL, CISL, UIL, e che è stato inviato al presidente della Giunta regionale Christian Solinas ed al Commissario dell’ARES Massimo Temussi.

Mario Marroccu

 

Sono 34 i nuovi positivi al Covid-19 accertati nelle ultime 24 ore in Sardegna, su 10.818 test eseguiti (2.115 molecolari, 8.703 antigenici), lo 0,31%.

I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva sono 19 (lo stesso numero di ieri).

I pazienti ricoverati in area medica sono 169 (2 in meno rispetto a ieri).

Sono 2.742 i casi di isolamento domiciliare (180 in meno rispetto a ieri).

Si registrano 2 decessi: un uomo di 78 anni residente nella Città metropolitana di Cagliari e un uomo di 85 residente nella provincia del Sud Sardegna.

Lunedì 27 settembre, a partire dalle 11,30, nei locali della Cineteca Sarda di viale Trieste, a Cagliari, si terrà la conferenza stampa di presentazione di How to Film the World, la rassegna biennale promossa dal Carbonia film festival che volge lo sguardo alla formazione dei ragazzi e delle ragazze. 
Organizzato dal Centro Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria, How to Film the World si articolerà in quattro giorni di grande cinema, musica, spettacolo e workshop – nel Sulcis – con un focus sui temi cardine del festival: lavoro e migrazioni. 
Durante la conferenza stampa sarà illustrato il programma che già annovera, tra ospiti, uno dei grandi autori del cinema contemporaneo come Alexander Nanau, regista dell’acclamato Collective che ha ricevuto una doppia candidatura agli Oscar 2021 – miglior film straniero e il miglior documentario – e che ha vinto il Premio LUX del Pubblico 2021. Fresco membro della Giuria Internazionale all’ultimo Festival di Venezia, Alexander Nanau presenterà il suo ultimo lavoro, incontrerà il pubblico di Carbonia e sarà impegnato in una masterclass imperdibile. 
All’incontro con i giornalisti, insieme al direttore del Csc di Carbonia Paolo Serra e al direttore artistico Francesco Giai Via, parteciperanno Alberto Zonchello, consulente e referente dell’assessorato regionale della Pubblica istruzione e beni culturali; Sabrina Sabiu, assessora della Cultura del comune di Carbonia; e Nevina Satta, direttrice della Fondazione Sardegna Film Commission. 

McDonald’s assumerà Addetti alla Ristorazione in Cucina e in Sala da inserire presso i ristoranti in Italia. I Crew di cucina dovranno preparare prodotti dalla qualità eccellente, collaborare con i colleghi, gestire al meglio le richieste dei clienti e conoscere tutti gli elementi della gestione di una cucina professionale e di un’attività di ristorazione; i Crew di sala, invece, dovranno accogliere i clienti e supportarli nella scelta dei diversi menù e far vivere loro un’esperienza piacevole all’interno dei ristoranti. Gli addetti alla ristorazione dovranno essere in possesso del diploma ed avere flessibilità, spiccato orientamento al cliente, ottime doti relazionali e orientamento al teamworking. Le altre assunzioni che McDonald’s effettuerà riguardano Gestori del Ristorante, con flessibilità, proattività, buone capacità organizzative, attitudine a lavorare in gruppo, buona propensione ai rapporti interpersonali e alla vendita e capacità di leadership, che dovranno svolgere le procedure operative del ristorante, mantenere gli standard di sicurezza, igiene e qualità del prodotto, gestire l’organizzazione del ristorante, verificare gli standard critici per tempi di tenuta del prodotto, velocità e qualità del servizio, qualità del prodotto, igiene e sicurezza del cibo ed organizzare la formazione dei nuovi collaboratori; Impiegati Area Amministrativa, con precisione, autonomia nello svolgere il proprio lavoro, flessibilità e buone capacità organizzative, che dovranno occuparsi della contabilità generale, della  fatturazione attiva e passiva, controllare incassi ed estratti conto e gestire pratiche amministrative; Responsabili del Marchio, con ottima capacità di lavorare in team e capacità di lavorare in un contesto dinamico e mutevole, che dovranno gestire le strategie di marketing dei prodotti assegnati, sviluppare contenuti digitali per le proprie categorie di riferimento, contribuire allo sviluppo del piano marketing, gestire il portafoglio prodotti e le relazioni, i progetti e, soprattutto, i processi con i principali gruppi di lavoro interni.

Per verificare tutte le figure…

L’articolo completo è consultabile nel sito: http://diariolavoro.com/mcdonalds_2.html .

La parata del portiere del Lanusei Mattia Palombo, sul calcio di rigore battuto da Andrea Porcheddu, quattordicesimo di una lunga ed impeccabile serie, ha deciso il derby tra Carbonia e Lanusei, disputato a Villamassargia a porte chiuse, consegnando alla squadra di Stefano Campolo la qualificazione ai 32esimi di finale della Coppa Italia, nei quali dovrebbe incontrare la Torres che ha superato il Latte Dolce, sempre ai calci di rigore, in un derby che seguirà quello in programma in campionato domenica prossima a Lanusei.

Nei 96′ regolamentari sono mancati i goal e particolari emozioni ma le due squadre si sono date battaglia dal primo all’ultimo minuto. David Suazo ha cambiato per 7 undicesimi la formazione rispetto al derby di tre giorni fa, pareggiato 1 a 1 con il Latte Dolce, schierando inizialmente ben 7 fuoriquota. Neppure convocati Joaquin Sush e Suku Kassama Sariang, in non perfette condizioni fisiche.

L’avvio di gara è stata sostanzialmente equilibrato ed è rimasto tale anche dopo l’affrettata espulsione di Tamirr Berman, arrivata al 15′, quando il direttore di gara, l’algherese Davide Galiffi, ha giudicato falloso un intervento del difensore biancoblù che ai più è apparso pulito sul pallone (tre minuiti prima Stefano Campolo aveva dovuto sostituire l’ex Daniel Pischedda, infortunato, con Lorenzo Orrù)

David Suazo, ha sistemato l’assetto difensivo, con un 2004 (Edoardo Adamo, il secondo nell’undici iniziale con Alessandro Murtas) e due 2003 (Tristan Luigi Ganzerli e Federico Bellu), e per tutto il primo tempo non ha praticamente mai consentito agli attaccanti del Lanusei di creare pericoli all’estremo difensore Adam Idrissi. Il Carbonia, dopo aver perso per infortunio Fabio Doratiotto al 26′, al 36′ ha chiesto la concessione di un calcio di rigore, per un fallo di mano evidente di Mattia Ravanelli su un lancio di Niccolò Agostinelli per Alessandro Sanna, ma l’arbitro ha negato il penalty e fatto proseguire l’azione.

Nel finale del tempo, al 44′, l’arbitro ha ristabilito la parità numerica tra le due squadre, ammonendo per la seconda volta e quindi mandando negli spogliatoi Antonio Mastrone, per proteste. Il rosso al ventenne calciatore ogliastrino è parso ai più una compensazione per l’affrettata espulsione di Tamirr Berman.

Le squadre sono tornate in campo per il secondo tempo con alcuni cambi: David Suazo ha inserito Juan Dellacasa al centro della difesa e Gabriele Dore a centrocampo, per Alessandro Murtas e Francesco Pio Quarta; il collega Stefano Campolo ha sostituito Matteo Gemini con Francesco Marrazzo in difesa e Davide Gaetani per Ekue Tomety in attacco. L’equilibrio continua a regnare sovrano, senza emozioni, anche dopo i nuovi cambi: Marco Russu e Ador Gjuci per Edoardo Adamo e Niccolò Agostinelli nel Carbonia; Nicola Raimo per Mattia Ravanelli e Federico Vari per Vincenzo Ciotoli.

La qualificazione si è decisa ai calci di rigore. Impeccabili i primi cinque tiratori per entrambe le squadre (Raimo, Vari, Gaetani, Marrazzo e Lazazzera per il Lanusei; Russu, Dellacasa, Sanna, Dore e Gjuci per il Carbionia). Si è proseguito a oltranza. Il portiere biancoblù Adam Idrissi ha risposto ad Andrea Carta ma altrettanto non è riuscito a fare Andrea Porcheddu dopo il 7° rigore realizzato per il Lanusei da Lorenzo Orrù, perché Mattia Palombo gli ha sbarrato la strada parando il suo tiro e regalando così al Lanusei la qualificazione ai 32esimi della Coppa Italia di serie D. Il Carbonia lascia la Coppa Italia a testa alta, perché i giovani crescono e consentono a David Suazo di guardare con fiducia e ottimismo al futuro, ad iniziare dalla difficile trasferta in programma domenica ad Afragola, per la seconda giornata del campionato.

Carbonia: Idrissi, Ganzerli, Adamo (dal 21′ st Russu), Serra, Bellu, Berman, Murtas (dal 1′ st Dellacasa), Doratiotto (dal 26′ pt Porcheddu), Quarta (dal 1′ st Dore), Sanna, Agostinelli (dal 31′ st Gjuci). A disp. Atzeni, Basciu, Carrus, Murgia. All. David Suazo.

Lanusei: Palombo, Gualtieri, Carta, Gemini (dal 1′ st Marrazzo), Ravanelli (dall’8′ st Raimo), Lazazzera, Mastrone, Meledandri, Ciotoli (dal 30′ st Vari), Pischedda (dal 12′ pt Orrù), Tomety (dal 1′ st Gaetani). A disp. Benvenuti, Selvini, Darboe, D’Alessandris. All. Stefano Campolo.

Arbitro: Davide Galiffi di Alghero,

Note: Espulsi nel primo tempo al 15′ Tamirr Berman e al 44′ Antonio Mastrone. Ammoniti: Lorenzo Orrù, Edoardo Adamo ed Alessio Lazazzera.

Calci di rigore: Raimo (L) goal, Russu (C) goal, Vari (L) goal, Dellacasa (C) goal, Gaetani (L) goal, Sanna (C) goal, Marrazzo (L) goal, Dore (C) goal, Lazazzera (L) goal, Gjuci (C) goal, Carta (L) goal, Idrissi (C) goal, Orrù (L) goal, Porcheddu (C) parato.

 

 

Sono 67 i nuovi casi positivi al Covid-19 accertati nelle ultime 24 ore in Sardegna, su 9.447 test eseguiti (2.758 molecolari e antigenici), lo 0,71%.

I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva sono 19 (2 in più rispetto a ieri).

I pazienti ricoverati in area medica sono 171 (7 in meno rispetto a ieri).

Sono 2.922 le persone in isolamento domiciliare (204 in meno rispetto a ieri).

Si registrano due decessi: due uomini di 32 e 83 anni rispettivamente della provincia di Sassari e della Città Metropolitana di Cagliari.

Sabato 25 e domenica 26 settembre, in occasione delle Giornate europee del patrimonio, il Museo del Carbone propone la visita guidata della galleria sotterranea e della sala argani con un focus particolare sugli aspetti dell’inclusione e della solidarietà al tempo della miniera, riallacciandosi al tema di questa edizione degli European Heritage Days. A Carbonia, città nuova di uomini e donne provenienti da tutte le regioni italiane e dall’estero, dalle diverse culture e abitudini di vita, si parlava italiano per conciliare le differenze tra i mille dialetti d’origine. Ci si aiutava in miniera per sopravvivere e ci si aiutava tra famiglie per superare le difficoltà della vita, condividendo con gli altri il poco che si aveva.
Orario di apertura biglietteria: 10.00-17.00
Visite guidate h 10.15, 11.30, 12.45, 14.45, 16.00, 17.15
 
Prenotazione obbligatoria tel. 0781 62727
Biglietto ridotto € 6,00 entrambe le giornate
 

Calasetta accessibile e sostenibile, ultimi atti. La manifestazione dedicata al tema, importante quanto delicato, della sostenibilità, si avvia alla conclusione con L’arte del riciclo, a cura della Fondazione MACC, il Museo d’Arte Contemporanea di Calasetta, in programma da domani, giovedì 23, a sabato 25 settembre. Tre giornate di laboratori (dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 18.00), rivolti ai bambini e ai ragazzi dai 6 ai 12 anni, condotti dallo staff del Maac, per scoprire l’arte del riciclo attraverso un viaggio nel pensiero creativo e nella rigenerazione dell’oggetto.

Dai legni e i tessuti di Maria Lai alle spugnette di ferro di Rosanna Rossi, i partecipanti andranno alla scoperta delle opere di due grandi artiste della nostra Isola, conosceranno in particolare i lavori che rientrano nel tema del riciclo, un percorso per comprendere come nasce un’opera d’arte che recupera e trasforma lo scarto.

Si terranno, poi, due workshop curati da Marilena Pitturru, artista che ha fatto del riciclo la forza etica e poetica del suo lavoro (smonta, assembla, cuce, ritaglia, salda), e Davide Volponi, creativo che genera opere riciclando anch’egli materiali scartati, per indagare la poetica del riutilizzo che da sempre contraddistingue la loro ricerca artistica: tronchi che svettano come palazzi coloratissimi, figure diafane e combattenti nate da bottiglie di plastica blu.

Il 24 settembre la Rete Sarda per la Difesa della Sanità Pubblica, torna in piazza con comitati e associazioni provenienti da tutta l’Isola.
Lo smantellamento del sistema sanitario pubblico da tempo in corso, priva le nostre collettività dell’accesso alle cure. Già nel 2019 il 14,5% dei sardi rinunciava a curarsi per difficoltà economiche, contro il 5,6% dei toscani. L’aspettativa di vita dei sardi si è ridotta ulteriormente di oltre 9 mesi in tempi di covid. In 304 comuni su 377, i decessi superano le nascite.
Se in Italia i morti no-covid nel 2020 sono 25.000 in più rispetto al 2019, i dati sulla mortalità in Sardegna sono ancora più pesanti.
A preoccupare medici ed epidemiologi non sono solo i 1500 morti di Covid, ma il bilancio non ancora pervenuto sulla salute dei malati cronici che non hanno avuto accesso ai reparti, alle terapie, alle visite specialistiche, alle Tac, alle Rmn, ai controlli endoscopici, e di chi in quest’anno e mezzo ha contratto malattie spesso letali e non diagnosticate per l’inacessibilità alla Prevenzione.
Il crac del sistema sanitario pubblico è frutto dei tagli indiscriminati agli ospedali dei sardi, ai servizi territoriali e al personale sanitario in nome del risparmio, dell’aziendalizzazione della Sanità e del profitto. Lo smantellamento degli ospedali non si limita ai territori.
La chiusura di grandi ospedali di Cagliari ha paralizzato anche le attività degli ospedali sopravvissuti, per il sovraccarico di servizi. Con la centralizzazione dei poteri in materia di politiche sanitarie, voluta da governo e Regione, i territori sono sempre meno ascoltati e privi di ruolo. Le decisioni si giocano tra direttori generali e assessori: nomine squisitamente politiche che rispondono ai partiti.
La Rete Sarda propone nuove strategie:
● Il monitoraggio e il rilancio del Sistema Sanitario Pubblico in tutti i territori.
● L’organizzazione di nuovi modelli di medicina territoriale, indispensabile per il riequilibrio di tutti gli ospedali.
● Un piano di emergenza per dotare le comunità di medici di base e di guardie mediche.
● L’alleggerimento del carico burocratico che grava sui medici di base.
● Agevolazioni che incoraggino i medici in prepensionamento ad assumere ruoli di tutor nei reparti pubblici per la formazione dei nuovi specializzandi e per elevare la qualità dell’assistenza sanitaria.
● Il superamento dell’”imbuto formativo” e la valorizzazione degli specializzandi.
● L’abolizione del numero chiuso a Medicina, con il libero accesso per tutti gli studenti, oltre che un diritto inalienabile, in Sardegna è ancor più una necessità.
● Ribadiamo che nessun finanziamento dalle casse sarde deve essere destinato alla sanità privata, così come sta avvenendo con il Mater Olbia e con le multinazionali della Sanità che continuano ad acquisire le strutture private convenzionate.
Su questi punti, invitiamo tutti i Sardi alla mobilitazione e tutte le istituzioni ad assumersi le proprie responsabilità per restituirci il diritto alla salute.

Claudia Zuncheddu – Portavoce della Rete Sarda-Difesa Sanità Pubblica