I segretari regionali di SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM UIL Sardegna, Alessandro Randaccio, Alberto Frau e Riccardo Loi, unitamente alle proprie segreterie confederali hanno scritto al presidente della Regione, Christian Solinas, per sollecitare la convocazione di un Tavolo Permanente sulle questioni della Digitalizzazione della Regione per lo sviluppo del territorio e la tutela della sana e buona occupazione, anche in relazione a quanto sta avvenendo a livello nazionale, in seguito alla OPA lanciata dal Fondo Speculativo KKR su TIM.
In Sardegna il gruppo TIM impiega circa 700 addetti diretti tra customer care, servizi amministrativi e tecnici, informatica e impresa di rete, a questi occorre aggiungere i customer care in outsourcing, le aziende che gestiscono gli appalti relativi alla manutenzione della rete, le agenzie di vendita e in generale, tutti i servizi connessi, per un indotto stimato di circa oltre 2.000 lavoratrici e lavoratori.
Preoccupa molto la posizione del Governo che si limita ad “osservare” con interesse la situazione; è evidente che si apre una fase molto delicata per TIM, con possibili impatti sull’occupazione che, in particolare in un territorio come quello sardo, sarebbero devastanti. TIM negli anni ha perso centinaia di addetti in Sardegna, subendo un drastico ridimensionamento del presidio territoriale ridotto ormai al minimo.
«Esiste, poi, una questione, altrettanto importante, legata al futuro della regione per ciò che attiene gli aspetti della connettività, della infrastrutturazione digitale e dei servizi ad essa connessi – sottolineano Alessandro Randaccio, Alberto Frau e Riccardo Loi –. Il modo in cui verrà condotta l’operazione di realizzazione della rete di nuova generazione non sarà ininfluente per lo sviluppo di una regione poco popolata, con un territorio ampio e mal connesso, che soffre di gravi carenze strutturali, di una cultura digitale povera e poco diffusa, di un fenomeno accentuato di spopolamento e fuga dei giovani: una regione, decisamente “poco appetibile” per il mercato dal punto di vista degli investimenti se non si realizzano le infrastrutture digitali e i servizi ad essa connessi. Se si vuol superare davvero il digital divide e quindi evitare di generare o rafforzare alcune diseguaglianze, sarà necessaria una maggior presenza dello Stato sul tema. L’esatto contrario del modello che il Governo si appresta a intraprendere, per il territorio nazionale, con l’emissione di “microbandi” per la realizzazione di pezzi di rete, che verranno costruiti da privati con fondi pubblici. Per questo motivo, SLC CGIL FISTEL CISL UILCOM UIL auspicano il ritorno al progetto di Rete Unica: per non pregiudicare il futuro del Paese e della regione e per non rischiare gravi ripercussioni sui livelli occupazionali.»