19 December, 2024
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«Con immensa tristezza dobbiamo comunicare che Ats Sardegna ha confermato che un cittadino di Vallermosa è deceduto a causa del Covid 19. Una notizie che mai avremmo voluto dare, porgiamo ai Familiari le più sentite condoglianze.»

Lo comunica il sindaco, Francesco Spiga, che aggiunge: «A seguito di comunicazione odierna di Ats Sardegna nel nostro Paese sono presenti 4 nuovi cittadini Positivi al Covid 19. Attualmente i cittadini positivi presenti nel comune di Vallermosa sono in totale 7. Si conferma purtroppo una comunicazione frammentata, in ritardo e in alcuni casi errata».

Antonio Caria

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Lunedì 18 gennaio riaprirà al pubblico l’Ufficio Postale di Monteponi, in Piazza Mons. Enea Selis. Lo comunica ll sindaco di Iglesias, Mauro Usai.
I servizi al pubblico nell’Ufficio di Monteponi erano stati sospesi mesi fa in seguito all’emergenza sanitaria che aveva portato ad una riduzione dell’operatività nelle filiali dell’Azienda, con conseguente sospensione dell’attività in alcune sedi.
«Finalmente ci è stato comunicato dal Condirettore Generale di Poste Italiane che l’Ufficio di Monteponi dal prossimo lunedì riaprirà al pubblico, una notizia importanteha annunciato Mauro Usaiche permetterà di ripristinare un presidio fondamentale per tante persone, dopo mesi di disservizi in cui si son dovute sopportare limitazioni nell’apertura degli Uffici e lunghe attese per i servizi di corrispondenza e per le operazioni finanziarie.»

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Al fine di promuovere adeguate misure di prevenzione e contrasto al virus Covid-19, anche sabato 16 gennaio 2021, presso l’area esterna del Centro sociale di via Carbonia, a Narcao, verranno eseguiti i test, gratuiti e su base volontaria, relativi alla campagna di screening di massa già in atto.

I lavori procederanno, in modalità “Drive-In”, dalle ore 9.30 alle ore 13.00 e dalle ore 15.30 alle ore 17.00.

Il test è rivolto ai cittadini di Narcao, al personale scolastico, ai dipendenti del Comune, ai dipendenti esercenti servizi a diretto contatto con la popolazione residente ed al personale socio sanitario a stretto contatto con gli anziani del paese.

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Sono 275 i nuovi casi di positività al Covid-19 accertati nelle ultime 24 ore in Sardegna, 2.890 i tamponi eseguiti. Salgono a 34.944 i casi di positività dall’inizio dell’emergenza.

Si registrano 10 decessi (875 in tutto). In totale sono stati eseguiti 518.905 tamponi. Sono 527 i pazienti attualmente ricoverati in ospedale in reparti non intensivi (-5 rispetto al dato di ieri), 50 (+3) i pazienti in terapia intensiva. Le persone in isolamento domiciliare sono 16.876. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 16.224 (+245) pazienti guariti, più altri 392 guariti clinicamente.

Sul territorio, dei 34.944 casi positivi complessivamente accertati, 7.963 (+42) sono stati rilevati nella Città Metropolitana di Cagliari, 5.786 (+55) nel Sud Sardegna, 2.826 (+42) a Oristano, 7.099 (+77) a Nuoro, 11.270 (+59) a Sassari.

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Nuovi lavori di messa in sicurezza delle strade, sono stati deliberati dalla Giunta comunale di Iglesias con il progetto definitivo/esecutivo riguardante gli interventi di manutenzione e bitumazione di numerose vie cittadine e del tratto di pertinenza della ex strada provinciale verso il comune di Villamassargia.

«Proseguono gli interventi per la messa in sicurezza e la ristrutturazione delle stradeha spiegato il sindaco, Mauro Usaisia per quanto riguarderà le vie cittadine che per l’importante strada per Villamassargia che attraversa la Zona Industriale. Una maniera per investire nella sicurezza e per garantire le infrastrutture necessarie alle attività produttive.»

Saranno interessate 19 vie e piazze.

«Gli interventi, tempo permettendo, inizieranno quanto prima – ha aggiunto l’assessore dei Lavori pubblici, Vito Didaci – per un importo complessivo dei lavori di circa 235.000,00 euro, dei quali circa 140.000,00 euro provenienti dai fondi comunali e 95.000,00 euro provenienti da fondi regionali residui dei precedenti lavori di bitumazione eseguiti nei mesi scorsi.»

Saranno interessate:
– Ex strada provinciale per Villamassargia (dalla Cantina Sociale sino al termine del territorio di pertinenza del comune di Iglesias)
– Via Monte Altari
– Via Corsica
– Via Desogus (con sistemazione del tratto di banchina laterale del Viale Villa Di Chiesa)
– Via Fontana Raminosa
– Via Tasso
– Via Leopardi
– Via Petrarca
– tratto di Via Melis de Villa
– Via Lussu
– Via del Minatore
– Piazza del Minatore
– Via Buonarroti
– Via Leonardo da Vinci
– Via Corsi
– tratto di Via Veneto
– Via Carbonia
– Via Pinna
– Via D. Chiesa

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E’ ancora emergenza, a causa del maltempo, con fortissime raffiche di vento di maestrale, per i collegamenti da e per Carloforte. 

Per il secondo giorno consecutivo, tutto il traffico marittimo è dirottato verso lo scalo di Calasetta, con stessi orari e stesso naviglio. I disagi maggiori, inevitabilmente, ricadono su lavoratori e studenti che utilizzano quotidianamente i traghetti della compagnia di navigazione Delcomar per raggiungere luoghi di lavoro e istituti scolastici.

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Dieci anni fa è morto Pietro Cocco, il sindaco per eccellenza della città di Carbonia. Nato a Iglesias, classe 1917, diciottenne, anno 1935, fu condannato dal fascismo a due anni di confino. Li scontò a Cortale, in Calabria. Finita la pena ritornò in Sardegna. Vi restò giusto due mesi, il tempo per essere nuovamente condannato, questa volta a cinque anni, destinazione l’isola di Ponza dove fu tradotto a fine agosto 1937. A Ponza erano confinati alcuni dei maggiori dirigenti del Partito comunista, Pietro Secchia, Gerolamo Li Causi, Mauro Scoccimarro, Umberto Terracini, futuro Presidente dell’Assemblea Costituente. Qui frequentò una grande scuola di politica ma non solo di politica. I comunisti avevano il costume di organizzare vere e proprie scuole di storia, economia, filosofia, ovunque fossero confinati o imprigionati. Consideravano lo studio un dovere. Lottavano e si preparavano, anche elevando la loro cultura, a ricostruire l’Italia dalle macerie della dittatura. Pietro Cocco non smarrì questo costume  neanche da vecchio. Quando andavo a trovarlo nella sua casa di campagna, luogo del suo ritiro, se non era impegnato in qualche attività agricola, era immerso nella lettura di qualche testo importante. Da Ponza fu rispedito a Cortale e poi a Maida sempre in Calabria. A venticinque anni aveva maturato sette anni di confino. Non si perse d’animo, però. E’ proprio di chi una grande forza dentro di sé, essere ottimisti sul futuro. In quegli anni di confino si creò una famiglia con due figli.
Nel dicembre del ’38 il fascismo inaugurò Carbonia. Pietro Cocco era confinato ma di sua spontanea volontà certamente non avrebbe partecipato ad alcuna cerimonia. Del fascismo aveva compreso per tempo la tragica natura. Con la dittatura erano arrivate le leggi sulla razza, quelle che costrinsero il principale costruttore della città Guido Segre, ebreo, a rifugiarsi in Vaticano, dove vi morì, e uno dei suoi maggiori progettisti, Gustavo Pulitzer Finali, altro ebreo, a emigrare negli Stati Uniti per sfuggire ai campi di sterminio. Sorte tragica incontrò Giuseppe Pagano, altro grande architetto impegnato nel Sulcis, deportato e assassinato a Mauthausen. L’epilogo fu la guerra scatenata dal nazismo tedesco, dal fascismo italiano e dall’imperialismo giapponese, responsabili di oltre cinquanta milioni di morti. Questo era il fascismo.
Riconquistata la libertà, i minatori distrussero i simboli del fascismo, punirono la complicità e la viltà della casa sabauda votando per la Repubblica, portarono alla carica di sindaco della città, il primo, un operaio, Renato Mistroni, che dal fascismo era stato condannato a dodici anni di carcere. I minatori scrissero un’altra storia.
La città, stremata dalla guerra e dalla disoccupazione, riprendeva vigore: il carbone era necessario per la ricostruzione e richiamava nuovo afflusso di persone. Non durò molto quella situazione di ripresa, perché il bacino carbonifero fu precipitato in una crisi acuta che metteva in discussione la stessa sopravvivenza della città.
Questa Carbonia trovò Pietro Cocco quando rientrò nel Sulcis e vi si stabilì lavorando nelle miniere, stringendo subito un legame forte con i suoi minatori e quindi con l’insieme della comunità. Era un leader nato. Fu eletto nel primo Consiglio regionale della Sardegna, anno 1949, carica da cui si dimise per accettare la candidatura a sindaco di Carbonia. Affrancò l’amministrazione comunale dalla sudditanza verso l’azienda carbonifera che era padrona di tutto. Sviluppò la partecipazione democratica nei quartieri e nelle frazioni. Difese la città e ne parlava a suo nome, non solo perché ricopriva una carica ma perché manteneva ben saldo il rapporto con il mondo del lavoro operaio e dell’imprenditoria locale e con l’insieme delle forze politiche, minoranza compresa. Un sindaco non è un pur bravo burocrate, deve comprendere le esigenze fondamentali della comunità che rappresenta e verso cui ha responsabilità, deve essere un costruttore di unità e non di fazioni, unità di tutta la città, non di una sua parte. Una personalità del suo prestigio avrebbe potuto avere cariche in altre istituzioni. Da consigliere regionale si dimise e, per quanto ne conosco anche direttamente, non ambiva al Parlamento. Ricoprì l’incarico di sindaco in più periodi; usò bene il tempo. Aggiungo un ricordo personale. Negli anni in cui sono stato sindaco ho avvertito molto forte il suo ascendente e il rispetto verso la sua persona; gli ho chiesto spesso consiglio e lui è stato generoso nel sostegno e nell’incoraggiamento.

Chi oggi voglia cimentarsi nella guida della città, dovrebbe meditare sul lascito di Pietro Cocco, a maggior ragione perché la situazione sociale è molto grave. Lo faccia con umiltà. Ne trarrà insegnamento su come si possa essere un buon sindaco o una buona sindaca anche in tempi difficili.

Tore Cherchi

 

 

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La Giunta comunale di Sant’Antioco ha approvato una delibera con la quale si dichiara “denuclearizzato il proprio territorio e si impone l’assoluto divieto allo stoccaggio e al transito di scorie nucleari, nonché  la totale contrarietà all’individuazione della Sardegna come sede di Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico”. La delibera di Giunta, che costituisce un atto di indirizzo, verrà proposta al Consiglio Comunale al fine di incassare sostegno unanime di tutte le forze presenti nella massima assemblea cittadina, espressione della comunità antiochense.

È la terza volta che il comune di Sant’Antioco si esprime con atti ufficiali contro l’ipotesi che la Sardegna possa diventare sito di stoccaggio delle scorie nucleari. La prima, nel 2003, su proposta dell’allora sindaco Eusebio Baghino; la seconda, nel 2015, su impulso dell’assessore dell’Ambiente della Giunta di Mario Corongiu, Massimo Melis. «E arriviamo ai giorni nostricommenta il sindaco di Sant’Antioco Ignazio Loccicon un impegno solenne e formale che segue quello profuso dai nostri predecessori, per ribadire un concetto espresso a più riprese dagli anticohensi e dai sardi: la Sardegna non intende accettare rifiuti radioattivi, né oggi, né mai. E questa nostra sacrosanta posizione la recapiteremo al Presidente della Giunta regionale, al ministero della Difesa dell’Ambiente, al presidente del Consiglio dei ministri e a quello della Repubblica, Sergio Mattarella. È compito del Sindaco e dei singoli Consiglieri difendere con forza e senso di responsabilità il risultato referendario del 15-16 maggio 2011, come espressione massima della volontà dei cittadini e dell’intero popolo sardo».

Nel Referendum del 15-16 maggio 2011, infatti, il Popolo Sardo aveva sovranamente detto no alle scorie rispondendo al quesito “Sei contrario all’installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?” con il voto favorevole della quasi totalità dei votanti (il 97%): si è così dichiarata l’assoluta indisponibilità del territorio sardo all’installazione di centrali nucleari e allo stoccaggio di scorie radioattive.

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Quasi dimezzati, 233, i nuovi casi positivi al Covid-19 accertati nelle ultime 24 ore in Sardegna, 3.034 i tamponi eseguiti. Salgono a 34.669 i casi di positività dall’inizio dell’emergenza.

Si registrano 15 decessi (865 in tutto). In totale sono stati eseguiti 516.015 tamponi. Sono 532 i pazienti attualmente ricoverati in ospedale in reparti non intensivi (+10 rispetto al dato di ieri), 47 (+2) i pazienti in terapia intensiva. Le persone in isolamento domiciliare sono 16.868. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 15.979 (+193) pazienti guariti, più altri 378 guariti clinicamente.

Sul territorio, dei 34.669 casi positivi complessivamente accertati, 7.921 (+51) sono stati rilevati nella Città Metropolitana di Cagliari, 5.731 (+79) nel Sud Sardegna, 2.784 (+10) a Oristano, 7.022 (+52) a Nuoro, 11.211 (+41) a Sassari.

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Articolo Uno ha diffuso una nota nella quale esprime la sua più totale solidarietà all’Asarp, l’Associazione Sarda per l’Attuazione della Riforma Psichiatrica, e alla sua Presidente Gisella Trincas.

«In questi giorni l’Asarp è stata oggetto di un’ulteriore provocazione da parte dell’ATS – si legge nella nota di Articolo Uno Sardegna -. L’Asarp svolge un ruolo sociale e culturale preziosissimo per tutta la nostra comunità. Gli era stato intimato di lasciare la loro sede storica in Via Romagna, dove un tempo sorgeva l’Ospedale Psichiatrico e oggi la Cittadella della Salute. Si era concordato con il Ddirigente del Servizio Patrimonio dell’ATS un incontro per trovare una soluzione e, il 30 dicembre del 2020, nonostante quell’accordo, ecco una nuova lettera da parte dello stesso servizio con l’ingiunzione di lasciare i locali entro il mese di gennaio. A tutto questo, si aggiunga il fatto che il Commissario Straordinario dell’ATS non risponde alle continue richieste di dialogo dell’Associazione. Siamo vicini all’Asarp e ci uniamo ai tanti e alle tante che in questi giorni si interrogano sulla decisione perentoria dell’ATS, che sembra determinata da una visione della gestione della salute mentale lontana dai diritti e dalla partecipazione di chi vive la sofferenza mentale e delle famiglie. Tutto ciòconclude Articolo Uno Sardegnarientra in una linea politica da parte dell’Amministrazione Regionale che, invece di preoccuparsi seriamente dell’emergenza sanitaria, si dedica allo smantellamento del mondo del volontariato.»