20 November, 2024
Home2021 (Page 33)

“La SS 126 tempestata di buche, a rischio la sicurezza di chi la percorre: l’Anas intervenga immediatamente. Le piogge del mese di novembre, infatti, hanno “scoperchiato” letteralmente i problemi che la SS 126 si porta dietro da anni: bitume datato e rappezzato in più punti. L’acqua ha eroso gli stati inferiori dell’asfalto e, in particolar modo nelle vecchie riparazioni di fortuna, sono spuntate buche, talvolta voragini.”

La denuncia arriva oggi da Ignazio Locci, sindaco di Sant’Antioco.

Partendo dal comune di Sant’Antioco, il percorso, specie nel tratto che prende avvio nei pressi dell’ingresso della pista ciclabile, fino alla frazione di Santa Caterina, mostra svariate buche, in alcuni casi piene di acqua piovana, che traggono in inganno gli automobilisti. Il rischio incidenti è dietro l’angolo. C’è chi le schiva all’ultimo momento e chi invece le investe in pieno: in entrambi i casi si creano situazioni di evidente pericolo.

«Abbiamo già informato l’Anas, che ha la competenza sulla stradasottolinea il sindaco Ignazio Loccidello stato in cui versa la statale: quotidianamente riceviamo segnalazioni da cittadini preoccupati. Quella strada, unica porta di accesso all’isola di Sant’Antioco, ogni giorno è battuta da tantissime automobili o altri mezzi di trasporto. Sappiamo benissimo che il maltempo non è certamente il migliore amico dei lavori sull’asfalto, tuttavia ci aspettiamo che l’Anas intervenga con celerità e, per il momento, ponga quantomeno delle “pezze” alle situazioni di maggiore pericolo.»

Nel ‘900 è iniziata la quarta rivoluzione industriale nata dalla rivoluzione digitale e dallo sviluppo impressionante della “Comunicazione”. In un secolo, dallo scambio di informazioni attraverso i corrieri a cavallo, si è passati al telegrafo, al telefono e, oggi, al computer. L’intelligenza artificiale, attraverso i computer e i social, è il mezzo di comunicazione di massa più veloce e più esteso di sempre. Per il suo basso costo, la “comunicazione digitale” ha dato il via ad un mercato che si sviluppa su una piazza virtuale. In questa piazza tutto è incorporeo: le persone, gli oggetti di scambio, il danaro e presto, col Metaverso di Zuckemberg, che è un universo astratto, parallelo a quello reale, avverranno gli spostamenti virtuali delle persone fisiche. Ciò avverrà attraverso la rete di Internet con un traffico di intensità superiore a quello attuale in Facebook e negli altri social. Non avremo più bisogno di spostarci da casa. Ognuno di noi vivrà le sue giornate seduto, in pantofole, davanti allo specchio del computer ma col suo corpo virtuale, che chiameremo “Avatar”, viaggerà e incontrerà altri milioni di persone in tutti i luoghi del mondo: nelle foreste africane, o nel Tibet, o nel centro di Manhattan per fare acquisti nei suoi favolosi negozi, oppure nei mari di Sardegna a pesca subacquea. Le massaie faranno la spesa girovagando fra le vetrine virtuali a scegliere merce virtuale, e pagheranno con denaro virtuale. I nostri strumenti per le necessità quotidiane saranno il computer e la carta di credito. Le strade verranno percorse prevalentemente da camion per trasporto di merci e molto meno da auto per trasporto umano.

Oggi tutto questo è fantascienza ma, in realtà, con il Lockdown della Pandemia degli anni 2020/2021, abbiamo iniziato a sperimentare una vita sociale incorporea, quindi virtuale, perché da allora le comunicazioni interpersonali avvengono con  riunioni virtuali attraverso ZOOM;

– Acquistiamo le nostre merci con moneta virtuale;

– i nostri soldi virtuali sono conservati in banche virtuali. Gli sportelli bancari con persone fisiche, già fortemente diminuiti, sono destinati a scomparire;

– presto non sapremo più neppure dove si trovano fisicamente le banche e i lori direttori, e non potremo neppure accedervi. I contatti verranno gestiti da voci meccaniche di robot che risponderanno alle nostre domande in base ad algoritmi preimpostati;

– la Giustizia digitale sta avanzando;

– gli uffici sono sempre più vuoti perché ha preso piede il lavoro da casa per via digitale (smart working);

– la scuola ha sperimentato, per ora con dolore, la didattica a distanza; in futuro verrà trovato il modo per renderla più interessante proprio col Metaverso ed allora gli alunni e i docenti si incontreranno, con i loro Avatar, in un’aula virtuale, chiassosa, divertente e interessante senza uscire dal letto alle 6.00 del mattino. Anche le gite di classe all’estero avverranno col Metaverso, stando a casa;

– le riunioni politiche e culturali saranno come oggi: a distanza con Zoom;

– i Consigli comunali avverranno in un’Aula consiliare virtuale, con un pubblico virtuale, e con votazioni virtuali;

– gli amici diverranno esattamente quello che sono già diventati oggi col Lockdown: immagini nelle videochiamate degli smartphone;

– i figli e i genitori saranno esattamente come oggi: voci telefoniche;

– le funzioni religiose, a causa della scarsità di preti, troveranno una loro soluzione nel Metaverso digitale. Un unico officiante virtuale soddisferà le esigenze di una folla di fedeli virtuali.

– i funerali saranno come quelli che vedemmo a Bergamo nei mesi di marzo ed aprile del 2020: bare solitarie seguite da cortei funebri virtuali fino alla cremazione;

– le palestre, che oggi sono le piazze d’incontro dei giovani, si ridurranno a “personal trainer” Avatar che addestreranno gli allievi nei loro domicili;

– anche gli incontri amorosi e la formazione delle coppie, tristemente, avverranno tra Avatar. Già oggi le coppie sono spesso virtuali; spesso non progettano un matrimonio né civile né religioso; spessissimo non progettano figli; di fatto non viene progettata la continuazione delle famiglie.

L’elenco può continuare; si può dimostrare che la società umana, fatta di corporeità, diventerà incorporea e involverà in una entità virtuale che non si riproduce. O meglio, ognuno si potrà riprodurre in uno o più Avatar e potrà vivere con personalità diverse a suo piacimento, fino a confondere la personalità originale con quelle virtuali, in una schizofrenia digitale di massa. Nascerà, per necessità, un nuovo genere di specialista: lo Psichiatra digitale.

Vi sono due settori del mondo reale in cui mi pare impossibile che prevalga il mondo virtuale:

– la Sanità e

– l’ Ambiente.

Per quanto riguarda la Sanità, la “Clinica” dell’Uomo malato è basata fondamentalmente su due pilastri che necessitano del contatto fisico tra medico e paziente, cioè: la Diagnosi e la Cura.

La Diagnosi si basa su cinque momenti:

1 – l’ascoltazione del racconto del paziente;

2 – l’esame fisico;

3 – l’osservazione dell’evoluzione del male;

4 – l’esame chimico, batteriologico e genetico;

5 – gli esami strumentali.

Tutti questi atti vanno compiuti, per ogni singolo paziente, da professionisti sanitari e deve esistere il “Clinico” che, col parere di tutti e con la propria conclusione formulerà convintamente la diagnosi.

L’ASCOLTO del racconto del malato può avvenire via computer, tuttavia soltanto la  presenza fisica del medico ai piedi del letto consente di percepire informazioni che non sono trasmissibili per via computer come: la valutazione della salubrità dell’ambiente che ospita il paziente, l’atteggiamento corporeo, l’igiene della persona, l’assistenza dei familiari l’autosufficienza nella cura di se stessi, l’aspetto fisico, gli odori, la percezione dell’equilibrio dello stato mentale, la fiducia nel medico e l’accettazione delle cure, eccetera.

La VISITA (o esame obiettivo) è basato sulla ispezione della cute, dei capelli, delle mucose, della muscolatura, del decubito obbligato, del trofismo dei tessuti, delle cavità naturali, dei genitali, eccetera. Poi segue la palpazione. Col tatto si valuta l’umidità della cute, la temperatura, l’elasticità, l’edema o la disidratazione, lo spessore del sottocute, il tono dei muscoli, la consistenza degli occhi, il colore delle congiuntive e delle sclere, le tumefazioni della  stazioni linfonodali, le masse superficiali e profonde, la loro dolorabilità, la mobilità, la loro consistenza, la presenza di fremiti trasmessi, la mobilità delle articolazioni e le resistenze muscolari, la dolorabilità nei punti di emergenza dei nervi cranici e spinali. Si cercano le tumefazioni del collo ed i fremiti vascolari delle carotidi. Sul torace si apprezza con le mani l’espansione della cassa toracica, la rettilineità delle spine vertebrali, le anomalie delle curvature in scoliosi o gibbo. Si cerca il fremito vocale tattile trasmesso dalla voce per capire le anomalie del tessuto polmonare e si cerca l’itto cardiaco ed i soffi valvolari. La palpazione dell’addome è poi un’arte complessa, raffinata, e molto, molto, molto difficile. E’ lì che il medico indaga gli stati di emergenza sanitaria più frequenti: palpa le tumefazioni del fegato e della colecistiti, la pancreatite, la splenomegalia, gli aneurismi dell’aorta, il globo vescicale, i tumori del colon e, ascoltando e palpando, diagnostica le peritoniti, l’appendicite acuta, l’ernia strozzata, le occlusioni intestinali, i versamenti ascitici ed emorragici, le gravidanze fisiologiche e quelle extrauterine, il volvolo nei bambini e tanto altro ancora. Nella donna l’esplorazione pelvica bimanuale è imprescindibile per apprezzare le patologie dolorose, infiammatorie o tumorali. E’ inimmaginabile che una macchina digitale supercomputerizzata possa sostituirsi ad una ostetrica che assiste, con le sue mani sapienti, con la sua sensibilità, con la sua esperienza, e la sua tenera dedizione al prossimo, alla nascita di un altro essere umano. 

Questo è solo un breve cenno dei reperti preziosi che il medico ricava dalla visita sul corpo fisico del paziente, e che non sono ottenibili col semplice esame ecografico o TAC o Risonanza, seppure associati agli esami di laboratorio.

I reperti obiettivi appena descritti sono percepibili solo con gli organi di senso umani come il tatto, la vista, l’olfatto, l’udito.

I reperti sensitivi vengono immediatamente elaborati dalla corteccia cerebrale del medico, confrontati col suo capitale di conoscenza, memorizzati, e poi conservati per ulteriori osservazioni fino a produrre un risultato che sarà la “diagnosi”.

Orbene, nessuno strumento digitale può sostituirsi al medico che visita, all’ostetrica  che pilota un parto, all’infermiere che assiste un essere umano sofferente e morente.

Ne consegue che le macchine (computers che registrano referti di TAC, RMN, ECG, EEG, esami di laboratorio) non possono mai visitare ed assistere il paziente.

La diagnosi tutt’oggi si fa con un’accurata visita corporea, e col supporto di esami tecnologici. Gli esami tecnologici da soli non consentono la formulazione della diagnosi.

La visita medica a distanza non esiste e non è possibile, neppure con gli Avatar e con la fantascienza più acrobatica di Mark Zuckemberg.

Ne consegue che la corretta diagnosi a distanza di una malattia interna non è fattibile. E’ possibile solo un “orientamento” diagnostico strumentale, ma questo non può essere considerato una “diagnosi definitiva”.

E’ stato necessario precisare quanto detto per affermare che l’esame obiettivo e il contatto fisico col medico non può essere sostituito con la tecnologia digitale perché la elaborazione di informazioni della corteccia cerebrale umana, la sua capacità critica, e la sua versatilità nell’elaborare giudizi diagnostici e di prendere decisioni, è immensamente più grande di qualunque cervellone digitale di oggi e di domani. 

E’ necessario prendere atto che la necessità  prioritaria della nostra Sanità è: acquisire personale medico e delle professioni sanitarie, e che questi mettano a disposizione i lori cervelli preparati per dare assistenza ai nostri corpi malati. La seconda priorità sarà la dotazione di macchine da mettere in mano a medici e infermieri. Naturalmente le macchine dovrebbero essere acquistate dopo l’assunzione del personale specializzato che le dovrà manovrare. Quest’ultima sembrerebbe un’affermazione ridondante ma, visti i programmi proposti, non lo è.

L’acquisizione di nuovo personale per il Sistema Sanitario è l’atto imprescindibile che deve precedere tutto.

Ne consegue che le professioni che si occupano di “cura della persona” non saranno mai sostituibili con i robot e saranno sempre più preziose se si pensa al cambio antropologico in corso nella popolazione, e cioè:

– fine della famiglia intesa come consorzio umano organizzato per riprodursi e prendersi cura della prole e degli anziani;

– aumento vertiginosi dei “single”; termine traducibile con l’espressione “persone sole”;

– invecchiamento;

– carenza di figli;

– spesa sociale in vertiginoso aumento;

– riduzione della popolazione attiva.

E’ ineludibile la necessità di orientare il programma Sanitario secondo la bussola della nuova composizione antropologica della società umana. Ecco perché bisogna stare attenti nella fase di realizzazione del nuovo Sistema Sanitario Territoriale e Ospedaliero.

A causa del forte invecchiamento della popolazione, e a causa del Coronavirus che non sparirà, è necessario impedire la concentrazione degli ospedali sardi nei due poli ospedalieri  immaginati da fantasiosi programmatori (Cagliari e Sassari). L’affollamento dei malati in quegli Ospedali, e le distanze da percorrere per raggiungerli, scoraggerebbero i più ad intraprendere i viaggi della speranza e rinuncerebbero ad essere curati in luoghi lontani ed alieni. E’ un programma ottimo per il contabile che cerca l’equilibrio di bilancio dell’Azienda  Sanitaria futura, ma odioso e ingiusto per il malato delle cittadine di provincia che si troverà privato dei suoi storici e efficienti Ospedali. Si dovrà fare esattamente il contrario. La Sanità sarda dovrà essere riorganizzata in Ospedali distribuiti equamente nel territorio. Dovranno tornare gli Ospedali territoriali, ben dotati di Personale, fortemente attrezzati e professionalmente competitivi. Dovrà funzionare una rete sanitaria territoriale adeguata alle esigenze della nuova sarda, e dovrà essere vicina alla gente. 

E’ tempo di invertire la rotta e ricostituire gli Organici dei nostri Ospedali, ed è necessario non cadere nella suggestione che una Sanità digitale possa sostituirsi alla Sanità reale. Può servire solo ad integrarla.

Mario Marroccu

Ieri, 24 novembre 2021, abbiamo avuto un’interlocuzione pubblica con l’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu ed il Direttore Generale dell’assessorato Marcello Tidore, nel merito della bozza del Piano Regionale Servizi Sanitari (in seguito PSS) presentato a tutti gli Ordini Professionali della Sardegna per le osservazioni conseguenti.

Abbiamo delineato il punto di vista infermieristico per quanto riguarda gli impatti del PSS sul diritto alle cure nel Sulcis Iglesiente perché conosciamo ex ante i bisogni e le caratteristiche della domanda di assistenza del nostro territorio.

Sono state condivise riflessioni forti a supporto di buone scelte di programmazione, di equa distribuzione delle risorse, di decisa tutela e sostenibilità del sistema salute pubblica riferiti agli ambiti ASSL Carbonia-Ex ASL 7-Ex USL 17-Ex USL 16, dei quali comprendiamo la complessità e la variabilità dal punto di vista demografico e socio economico ma soprattutto l’elevata discordanza tra diversi indicatori tra altre aree sarde ed il Sulcis Iglesiente.

I numeri delle tante tabelle contenute tra le 182 pagine del PSS raccontano molto di cosa siamo e cosa potremmo essere rispetto ai contesti assistenziali, strutturali, prestazionali, geopolitici e disvelano una realtà impietosa e una verità ineludibile: nel perimetro che insiste su Assl Carbonia non siamo ancora pronti e non siamo destinati e destinatari di pari opportunità e di trattamento, considerati quindi ancora e, comunque, territorio marginale e limitrofo all’area metropolitana cagliaritana che assorbe non solo attenzioni ma soprattutto risorse e prospettive.

Sono 240mila, infatti, le prestazioni sanitarie annue erogate da ASSL Cagliari per ASSL Carbonia! Sono 14 le Case della Salute attive in Sardegna e solo 4 nel Sulcis Iglesiente. Sono 48 le Case della Salute in attuazione in Sardegna e solo 1 nel Sulcis Iglesiente. Sono programmati n. 35 Ospedali di Comunità e solo n. 2 nel Sulcis Iglesiente. E’ una ripartizione sostenibile?

Abbiamo quindi chiesto anche per i 127mila cittadini del Sulcis Iglesiente il rispetto dei principi di universalità, uguaglianza ed equità che significano garanzie ed erogazione oggettiva delle cure e dell’assistenza in ogni ambito che abbia a che fare con la salute.

Per la condizione di ristrettezza e di quasi indigenza pur non generalizzata nella nostra ex provincia di Carbonia Iglesias, per l’opportunità di una reazione civica, politica ed economica, riteniamo necessaria una particolare attenzione alla ripartizione ed alla collocazione delle strutture di assistenza appartenenti alla rete territoriale, che, ad esempio, riferito alla previsione di nuove Case della Salute e di Ospedali di Comunità, e per quanto sopra esposto, sono del tutto improprie.

Non possiamo che ritenere contraddittoria la ripartizione e la collocazione di nuove strutture di assistenza nel nostro territorio, soprattutto nei comuni con media densità di popolazione, perché sono infatti previsti solo 1 nuova Casa della Salute ad Iglesias, 1 nuovo Ospedale di Comunità ad Iglesias ed 1 futuro Ospedale di Comunità a Sant’Antioco.

Null’altro è realizzabile in alcuno degli altri Comuni del Sulcis Iglesiente, territorio dove abitano vivono e lavorano stabilmente, turisti esclusi, 142.000 persone e che hanno tutte il medesimo diritto ad essere considerate, come altre aree della Sardegna, per il relativo diritto di accesso alle cure e di cui la politica ha il dovere di farsene carico.

Più cittadini fragili, più disabilità, maggiori patologie croniche, indice di vecchiaia più alto rispetto al resto d’Italia: anche da essi e dal quadro epidemiologico dovrebbero discendere le scelte di programmazione sanitaria, l’efficiente distribuzione delle risorse su tutto il territorio provinciale, che sconta ad oggi criticità strutturali, organizzative, gestionali e lavorative che arrivano da lontano.

Se la programmazione del Piano Servizi Sanitari si fonda anche dalla conoscenza dei territori, gli abitanti del Sulcis Iglesiente, 127mila residenti/142mila complessivi, non possono non chiedersi come mai in 1.500 kmq siano previste solo n. 3 nuove strutture sanitarie (1 CDS+2 ODC) rispetto ad aree, ad esempio quella metropolitana cagliaritana, dove tra Siliqua-Decimomannu-Assemini-Elmas sono previste n. 3 case della salute e n. 3 ospedali di comunità in un un’area di soli 338 kmq e 36mila abitanti.

Con che criterio è stata individuata questa distribuzione a scapito del nostro territorio?

Un altro esempio: Villamassargia ha 3.500 abitanti in un territorio esteso per 91,5 kmq e nessuna struttura sanitaria prevista. Siliqua ha 3.700 abitanti in un territorio esteso per 184,5 kmq dove sono invece previste n. 2 struttura sanitarie. Per “proprietà transitiva”, se a Siliqua A corrisponde B (in rapporto ad abitanti e kmq), a Villamassargia C, sempre in rapporto ad abitanti e kmq si può legittimamente affermare che debba sempre corrispondere B e quindi almeno una nuova struttura quale che essa sia.

La Programmazione Sanitaria deve effettivamente prevedere il superamento della contrapposizione dualistica ospedale-territorio con la costruzione di ponti culturali organizzativi ed operativi sia verso la popolazione sana che con bisogni prevedibili o imprevisti, popolazione alla quale devono essere garantiti ogni ora, giorno, anno sostegno e diritti a chi ne ha bisogno quindi a tutti i suoi abitanti, non solo sulcitani, iglesienti o sardi ma anche stranieri, integrati o in via di integrazione, trasfertisti, lavoratori, turisti, vedasi per esempio il comune di Calasetta che da 2.900 abitanti passa ad oltre 11mila presenze da maggio ad ottobre, a fronte della desolante situazione dell’offerta strutturale e della carenza di professionisti che già impatta negativamente sulla cittadinanza residente negli altri mesi dell’anno.

Come infermieri vogliano contribuire a geo localizzare meglio, nel e per il Sulcis Iglesiente, il fabbisogno di cure in un’effettiva e fruibile rete socio-assistenziale.

Integrare e meglio distribuire nuove Case della Comunità e nuovi Ospedali di Comunità nel territorio del Sulcis Iglesiente si deve ed è possibile.

In sanità e salute pubblica, tra Trapassato Remoto, quindi narrare di un fatto concluso senza riflessi sul presente, e Passato Prossimo per esprimere un’azione che tende ad avere effetti coinvolgenti e percepiti dalle persone ancora oggi e domani, siamo senza titubanza alcuna dalla parte del Passato Prossimo e confidiamo di avere al nostro fianco non solo l’Assessorato e la Direzione Generale della Sanità Regione Sardegna con i quali ci siamo confrontati consegnando un documento articolato in 9 pagine per emendare in meglio il piano in trattazione, ma soprattutto i Sindaci del territorio del Sulcis Iglesiente.

Per il Consiglio Direttivo dell’OPI

Ordine Professionale Infermieristico Carbonia Iglesias

il Presidente Graziano Lebiu

 

Più chiarezza e qualche correttivo, per assicurare pari condizioni fra i territori e garantire la ripresa del tessuto produttivo da nord a sud della Sardegna: è quanto chiedono Cgil, Cisl e Uil regionali in riferimento alla bozza del decreto sulla transizione energetica, con l’auspicio che venga firmato al più presto dal presidente Draghi.

«Non c’è più tempo per tergiversare hanno detto i segretari Samuele Piddiu, Gavino Carta e Francesca Ticcaè necessario dar corso subito alla metanizzazione recuperando il divario fra la Sardegna e il resto d’Italia, una condizione inaccettabile che deve essere sanata.»

A fronte della situazione di grave incertezza e preoccupazione, Cgil, Cisl e Uil non possono non evidenziare la posizione della Regione, poco chiara e contraddittoria negli atti: chiamata a dare un parere istituzionale vincolante sulla bozza di decreto, non si esprime con opposizioni formali e poi ne prende le distanze attraverso la stampa e in modo confuso.

È quindi evidente che manca una proposta chiara della Regione, sia sulla bozza che sull’intero percorso della transizione energetica nell’Isola: «Per evitare ulteriori confusioni hanno detto i segretari generalioccorre costruire quella proposta, in modo chiaro e partecipato, insieme alle parti sociali, per portarla con forza al confronto con il governo nazionale».

Secondo i sindacati, il governo nazionale può e deve licenziare il decreto con le opportune modifiche per garantire, senza margini di incertezze o interpretazioni, tempi e modalità di realizzazione delle infrastrutture. Le aziende invece, dovranno strutturarsi per contribuire a rendere attrattive le aree industriali sulle quali dovranno sorgere i poli energetici per la nuova generazione di energia, elettrica e termica da gas oggi, da idrogeno e biogas in futuro.

Per centrare l’obiettivo e correre spediti verso la de-carbonizzazione senza rischiare il collasso del Sistema Sardegna, occorre che la bozza renda espliciti alcuni punti. Eccoli: i volumi della fornitura, perché le quantità di Gnl non possono essere subordinate a futuri calcoli ma sono un dato prioritario da definire subito; tariffe in linea con il mercato italiano e non per un periodo limitato; certezza sulla Fsru nella zona industriale di Porto Torres e relativa rete di collegamento con l’area di Sassari; previsione della rete di interconnessione tra rigassificatori e bacini di stoccaggio, anche con riguardo alle aree del Nuorese dell’Ogliastra e della Gallura. In riferimento alla Fsru al Sud occorre superare le incertezze sulla realizzazione nel Sulcis Iglesiente e definire investimenti in maniera da arrivare in tempi rapidi alla infrastrutturazione dell’area di Cagliari e del sud Sardegna.

Infine, sulle nuove produzioni da Fer, le indicazioni contenute nella bozza, sia per le nuove installazioni di impianti che per gli accumuli, dovranno essere oggetto di specifica programmazione che definisca tipologie, ubicazione, connessione alle filiere green e specifici iter autorizzativi con relativi tempi di realizzazione. Un progetto complessivo di transizione non può che puntare sulla diversificazione, per evitare gli effetti speculativi che stanno determinando i rincari delle bollette elettriche e la crisi di intere filiere, comprese quelle energivore.

Da 1° gennaio al 21 novembre 2021, in Italia sono stati registrati 263 omicidi, con 109 vittime donne, 93 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 63 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner (fonte Ministero dell’Interno – Dipartimento della Pubblica sicurezza – Direzione Centrale della Polizia Criminale – Servizio Analisi Criminale – 22 novembre 2021).

Questo bilancio drammatico del fenomeno criminale, purtroppo, è cresciuto del 2% rispetto al 2020, quando nello stesso periodo gli omicidi furono 257 e le vittime di genere femminile hanno registrato un incremento ancora maggiore, pari all’8% (nell’analogo periodo dello scorso anno erano state 101).

Sono in crescita anche i delitti commessi in ambito familiare/affettivo (+5%) che passano da 130 a 136; le vittime di genere femminile, da 87 nel periodo 1° gennaio – 21 novembre 2020, hanno raggiunto le 93 nell’analogo periodo dell’anno in corso (+7%).

Nello stesso periodo dell’anno in corso, le donne vittime del partner o ex sono passate da 59 a 63 (+7%).

E’ sconvolgente il bilancio registrato nella settimana 15-21 novembre 2021 con 11 omicidi, 9 dei quali commessi in ambito familiare/affettivo; 6 le vittime di genere femminile, 3 delle quali uccise da partner o ex.

Con la sopraggiunta pandemia, si sono ulteriormente inaspriti i toni e sono notevolmente aumentate le chiamate al 1522, del 71,7%, mentre le richieste d’aiuto tramite chat sono passate da 829 a 3.347. Tante le leggi varate: la 66 del 15 febbraio 1996, la 134 del 29 marzo 2001, la 154 del 4 aprile 2001, la 38 del 29 aprile 2009, la Convenzione di Istanbul del 2011, la 77 del 27 giugno 2013, le modifiche al dl n. 119 del 2013, la legge 93 del 14 agosto 2013. Nonostante tutti questi provvedimenti legislativi varati, nel XXI secolo le donne uccise in Italia sono state 3.344.

Occorre un intervento di sensibilizzazione nei confronti dei giovani. È stato fatto molto, ma resta ancora tanto da fare per combattere e vincere questo fenomeno di inciviltà, che va a ledere la dignità delle donne, prevaricandole con soprusi inauditi, in un mondo che si professa civile. Ma se le lacune legislative sono da colmare, ci vuole un intervento di sensibilizzazione che presenti la denuncia da parte delle donne come fondamentale. Una cultura che vinca l’indifferenza e che possa restituire ad ogni donna il diritto alla libertà per poter essere pienamente se stessa. Educare al rispetto della non violenza in generale, per costruire la società inclusiva e non violenta che contrasti la violenza maschile sulle donne, in virtù della costruzione dei rapporti che si basino sulla parità e sulla valorizzazione delle differenze. Ė importante che sin dalla tenera età, in famiglia e poi a scuola, si proceda con l’estirpazione degli stereotipi di genere che influenzano i pensieri ed il comportamento, incentivando dinamiche di rapporti sbagliati. E ricorda “uomo”, “amare” non significa “possedere”!

Nadia Pische

Si terranno domani, venerdì 26 novembre, alle ore 15.00, nella Chiesa di San Pietro Apostolo, a Nuxis, i funerali di Angela Mascia, la moglie 58enne del sindaco Pier Andrea Deias, morta ieri dopo breve malattia.

A Pier Andrea Deias e alla figlia Francesca le condoglianze della redazione.

L’Arzachena ha espugnato il campo del Muravera per 3 a 1, nel recupero della nona giornata di andata del girone G del campionato di serie D.

La Torres s’è imposta sul campo della Vis Artena nella partita unica valida per i sedicesimi di finale della Coppa Italia, per 3 a 2.

Castiadas e Ossese sono le finaliste della Coppa Italia di Eccellenza regionale. Si sono qualificate eliminando rispettivamente il Guspini ai calci di rigore (al termine di 90′ regolamentari ha capovolto lo 0 a 1 subito in casa) ed il Taloro per il goal in più realizzato in trasferta, avendo perso 3 a 2 ieri in trasferta dopo aver vinto 2 a 1 all’andata in casa.

Al via, nel comune di Iglesias, il programma LavoRAS, progetto elaborato dalla Regione Autonoma della Sardegna come misura di sostegno al mercato del lavoro ed alle politiche attive per l’impiego.
Nel comune di Iglesias, al programma, finanziato dalla Regione Sardegna per un importo di 646.127,00 euro, parteciperanno 42 persone, per una durata di 8 mesi e per 20 ore settimanali.
Nel dettaglio:
– 8 muratori
– 4 elettricisti
– 2 idraulici
– 1 giardiniere
– 9 impiegati tecnici
– 5 impiegati amministrativi
– 4 impiegati d’ordine
– 9 operai generici.
I partecipanti al programma LavoRAS, sono stati selezionati per mezzo di una graduatoria elaborata dall’ASPAL (Agenzia Sarda per le Politiche Attive per il Lavoro).
Successivamente, le persone idonee sono state individuate attraverso un colloquio che ne ha valutato le competenze e le capacità.
Si occuperanno dei progetti di riqualificazione urbana in diverse zone della città e delle frazioni, delle manutenzioni e dell’implementazione dell’azione amministrativa.
«Grazie al programma LavoRAS – ha messo in evidenza il sindaco Mauro Usai42 persone potranno partecipare ad un progetto di sostegno e potranno fornire un contributo di grande importanza ai lavori di riqualificazione in Città.
I partecipanti a LavoRAS si aggiungono ai lavoratori dei due cantieri di forestazione, al cantiere che vede impiegati gli ex lavoratori dell’area industriale di Portovesme ed ai progetti curati dai beneficiari del reddito di cittadinanza.
A tutti loro un ringraziamento per l’impegno e per la professionalità che dimostrano ogni giorno.»

Sono 164 i nuovi casi positivi al Covid-19 accertati nelle ultime 24 ore in Sardegna, su 8.810 test eseguiti (2.495 molecolari, 6.315 antigenici), l’1,87%.

I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva sono 13 (stesso dato di ieri).

I pazienti ricoverati in area medica sono 47 (4 in più rispetto a ieri).

2.459 sono i casi di isolamento domiciliare (73 in più rispetto a ieri).

Non si registrano decessi.

 

Da domani, 26 novembre, i cittadini del comune di Vallermosa avranno nel loro paese i carabinieri. La stazione di Vallermosa, che era stata ripiegata nel limitrofo comune di Siliqua dal 2014, potrà operare ora al servizio dei cittadini in una struttura completamente ammodernata, che consentirà agli utenti di fruire di un servizio più confacente alle esigenze dei singoli e del territorio ed ai carabinieri di operare in un contesto più moderno e funzionale. Il nuovo presidio è ubicato a Vallermosa nella via Verdi n° 5 e sarà raggiungibile telefonicamente al numero 0781 79022, via mail all’indirizzo stca2312a0@carabinieri.it oppure tramite pec all’indirizzo tca28130@pec.carabinieri.it