4 September, 2024
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Sono 51 i nuovi casi di positività accertati nelle ultime 24 ore in Sardegna, su 10.374 test eseguiti (2.310 molecolari, 8.064 antigenici), lo 0,49%, i decesso.

I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva sono 18 (1 in più rispetto a ieri).

I pazienti ricoverati in area medica sono 107 (3 in meno rispetto a ieri).

1790 sono i casi di isolamento domiciliare (48 in meno rispetto a ieri).

Si registra 1 decesso: un uomo di 88 anni residente nella Provincia del Sud Sardegna. 

Al via i lavori, a Nebida, per la realizzazione di un campo da calcio a 5 in erba sintetica. La struttura, della superficie di 720 mq, con un perimetro complessivo di 112 mq, verrà realizzata in via Laveria Lamarmora, nell’area adiacente il cortile della scuola primaria.
Verranno installate inoltre le reti di protezione lungo il perimetro del campo.
La durata prevista dei lavori sarà di 90 giorni, per un costo complessivo di 103.231,26 euro, provenienti da fondi della Presidenza del Consiglio dei ministri per investimenti in infrastrutture di carattere sociale.
«Come Amministrazione abbiamo scelto di scommettere sulle politiche per lo sport e sull’integrazione ha commentato il sindaco Mauro Usaicon progetti di riqualificazione urbana realizzati sulle esigenze dei nostri cittadini, dal centro alle periferie ed alle frazioni. Il percorso è ancora lungo, ed il lavoro è tanto, ma andiamo avanti con coraggio e con passione.»
Per l’assessore dei Lavori pubblici Vito Didaci: «Finalmente Nebida potrà avere una struttura adeguata, un’opportunità importante per praticare lo sport in un luogo adatto ed in sicurezza».

Il direttore generale di un’azienda riceve un invito per un grande concerto, dove sarà eseguita l’Incompiuta di Schubert. Purtroppo, per un precedente impegno, gli sarà impossibile accettare l’invito. Essendo però un amante della musica classica, non vuole che l’invito vada perduto. Così lo regala al suo direttore dell’organizzazione e delle risorse umane, il quale accetta con entusiasmo, pur essendo poco abituato a quel genere di musica. Il giorno dopo al direttore generale viene spontaneo chiedere come fosse andato il concerto. Grande la sorpresa nel sentire freddezza da parte del collaboratore: «Le invierò una mia relazione appena possibile». Questa, puntuale, arriva il giorno dopo. Il contenuto è, più o meno, questo. «Primo: durante considerevoli periodi di tempo i quattro oboe non fanno nulla, quindi si potrebbe ridurne il numero e distribuire il lavoro sul resto dell’orchestra. Secondo: i dodici violini suonano le medesime note, quindi l’organico dei violinisti dovrebbe essere drasticamente ridotto. Terzo: non serve a nulla che gli ottoni ripetano i suoni che sono già stati eseguiti dagli altri.» E conclude: «Se tali passaggi, ridondanti, fossero eliminati, il concerto potrebbe essere ridotto di un quarto, con evidente risparmio di tempo e risorse. Se Schubert avesse potuto tener conto di tali indicazioni avrebbe terminato la sinfonia prima di morire».

Questa è una delle ventuno storie raccolte e commentate nel volume “Breviario semiserio per manager pensanti”.

Molte volte, anche sul lavoro, o lo stupore ti conduce alla bellezza, o l’analisi te ne allontana. Ogni giorno siamo immersi nella quotidianità del nostro lavoro. Mediamente tutti lavoriamo molto, ma è sempre più raro trovare qualcuno che parla con soddisfazione del suo lavoro o dell’organizzazione in cui lavora. Ognuno di noi si sente un po’ in terra straniera, come il nostro direttore al concerto. E allora leggiamo la realtà che ci circonda con occhiali distorti.

È quanto accaduto alle direzioni delle professioni sanitarie delle 8 Aree Socio Sanitarie Locali della Regione Sardegna, a seguito dell’applicazione dell’Atto Aziendale ATS, che con l’art. 41 istituì il (mai attivato/attribuito) Dipartimento delle professioni sanitarie, articolato nel Servizio delle professioni infermieristiche e ostetriche (n. 3 Strutture Complesse – SC, una per zona: nord, centro, sud) e nel Servizio delle professioni tecnico sanitarie (n. 1 Struttura Complessa – SC, aziendale). Vennero così soppresse 5 Strutture Complesse delle professioni sanitarie e istituite 4 nuove SC, una delle quali mai attribuita.

L’adozione del successivo Regolamento sul Conferimento, la revoca e la graduazione degli incarichi dirigenziali, all’art 4 comma punto 6, precisava che: «In via transitoria e limitatamente in prima applicazione del presente regolamento, al fine di dare piena attuazione al nuovo Atto Aziendale, tenuto conto della profonda variazione che ha subito l’assetto organizzativo ed in base ai principi impartiti dai vigenti contratti di lavoro, L’Azienda, doveva provvedere ad effettuare una apposita selezione interna tra i dirigenti già titolari di struttura complessa al fine di collocarli nella struttura più attinente alle capacità proprie di ciascuno di essi, in base ai principi impartiti dall’art. 31 CCNL 05/12/1996 come integrato dall’art. 17 CCNL 10/04/2004, nel pieno rispetto dei principi di economicità ed efficienza dell’azione amministrativa».

L’ultimo regalo, considerato l’avvicinarsi delle festività natalizie, fu lo straordinario funzionigramma delle tre Strutture Complesse, partorito con la DG n 238 del 12.2.2018 e “cucito addosso” alle professioni sanitarie, senza nessuna precedente interlocuzione con i professionisti del settore e senza nessun riscontro alla proposta di modifica.

Un funzionigramma che prevede, ancora oggi, funzioni di collaborazione con la Direzione del Dipartimento (mai attribuito), la SC Programmazione Sanitaria e Strategica, e le altre Strutture coinvolte, per la definizione della programmazione sanitaria e socio-sanitaria aziendale, in particolare in relazione all’area delle professioni infermieristiche ed ostetriche…omissis.. ma che, al suo interno, non contiene le funzioni del Dipartimento delle professioni sanitarie, al quale le tre Strutture avrebbero dovuto interfacciarsi.

Un funzionigramma indeterminato che ha creato non pochi conflitti con alcuni Commissari di ASSL che rivendicavano la permanenza a tempo pieno del Direttore della SC delle professioni infermieristiche e dell’ostetrica  delle diverse zone (Nord, Centro e Sud) nella propria ASSL e/o richiedevano funzioni di gestione di tutti i 22 profili, non previste però nel funzionigramma.

Per dare compimento a quanto previsto nel Regolamento sul conferimento, la revoca e la graduazione degli incarichi dirigenziali, con Deliberazione n. 183 del 01/03/2019, fu successivamente indetta la Selezione Interna per il conferimento di n. 3 incarichi di Direzione di Struttura Complessa Servizio delle Professioni Infermieristiche e ostetriche – Zona Nord, Centro e Sud.

Solo con successiva Deliberazione n.451 del 16/07/2020, da parte della gestione commissariale ATS, si è proseguito nel cammino di riduzione delle 8 Strutture iniziato da Fulvio Moirano, con l’attivazione di n° 3 Strutture Complesse “Servizio delle Professioni Infermieristiche ed Ostetriche” della Zona Nord, Zona Centro e Zona Sud, afferenti al Dipartimento delle Professioni Sanitarie (a tutt’oggi sempre inesistente).

Tale Delibera nella parte del dispositivo evidenzia che «a decorrere dall’attivazione delle nuove strutture complesse ATS in questione, verranno meno le Strutture Complesse alle quali afferivano in precedenza, presso ciascuna ASSL, le medesime funzioni, ora ricondotte alle nuove»; e…omissis… che, contestualmente al venir meno delle Strutture Complesse sopra indicate verranno meno anche le Strutture Semplici in esse ricomprese, le Strutture Semplici Dipartimentali nonché i Dipartimenti (o incarichi agli stessi assimilati) che ne costituiscono l’aggregazione; – che il venir meno delle Strutture Complesse, delle Strutture Semplici e Semplici Dipartimentali nonché dei Dipartimenti (o incarichi agli stessi assimilati) comporterà, automaticamente e contestualmente, la decadenza dei relativi incarichi di direzione (rimane la parte economica fino alla scadenza del contratto).

Il fallimento gestionale di queste 3 Strutture dovuto all’assenza di un Dipartimento e alla difficoltà/impossibilità di interagire con più direzioni di ASSL in assenza di Staff ben definiti (gli incarichi funzionali sono stati banditi due volte, ma mai espletati), è sotto gli occhi di tutti.

L’organizzazione e gestione delle articolazioni delle 3 Strutture, presso le 8 ASSL e/o le macrostrutture aziendali, per la gestione operativa delle proprie competenze che necessitavano di presidi periferici (eventuali dirigenti / posizioni organizzative / nuclei di unità di personale dedicate, strutture semplici) non è mai stata oggetto di attenzione.

Lo scenario realizzato è quello in cui è incorso il nostro direttore HR davanti all’Incompiuta di Schubert. Al contrario, nelle nostre aziende sanitarie c’è bisogno, soprattutto, di una svolta culturale, che sappia valorizzare il grande capitale “personale” e “sociale”, oltre che economico, che si esprime nel lavoro assistenziale. Competenza, inventiva, senso del proprio dovere, capacità comunicative, organizzative e relazionali sono soltanto alcune espressioni di questo capitale, attraverso le quali conferire nuovamente il giusto valore al lavoro.

Proporre un modello organizzativo basato solo sul versante dei costi porta inevitabilmente al comportamento del direttore del personale della storiella iniziale. Ma davvero, vogliamo far fare questa fine alle professioni sanitarie della Regione Autonoma della Sardegna?

In attesa dell’emanazione delle indicazioni sulla redazione degli atti aziendali da parte dell’Assessorato (che spero coinvolga anche le direzioni delle professioni sanitarie), la governance delle professioni sanitarie deve trovare una pratica applicazione ad ogni livello dell’articolazione organizzativa della filiera professionale, certamente nella massima integrazione con le articolazioni organizzative di altre famiglie professionali, anche attraverso precisi indirizzi governativi alle regioni e alle aziende:

  • a livello della “linea di produzione” – attraverso la rigorosa applicazione delle normative vigenti (in particolare il DM 739/94 e la l.251/2000 (art. 1), per la valorizzazione dell’infermieristica (Disciplina)  e della professione, con un esercizio professionale in linea con i dettati normativi e con le conoscenze e le competenze acquisite nel percorso formativo (CL I liv.);
  • a livello della “linea specialistica” – attraverso lo sviluppo dei Master specialistici (nel rispetto delle normative vigenti, dell’accordo interministeriale MUR/Salute e del vigente CCNL dell’Area del Comparto), per garantire conoscenze e competenze avanzate, per una migliore risposta ai bisogni degli utenti, tenuto conto delle evoluzioni scientifiche, metodologiche e tecnologiche che hanno interessato l’intero sistema sanitario;
  • a livello della “linea di Coordinamento” – attraverso il pieno riconoscimento di una funzione “antica”, nel rispetto dei contenuti della l. 43/2006 e dei contenuti del vigente CCNL, per la garanzia delle funzioni programmatorie, organizzative, direzionali e gestionali delle attività e delle risorse assegnate;
  • a livello della Dirigenza – nel rispetto dei contenuti delle normative vigenti (es. l. 43/2006) e del vigente CCNL dell’Area della Dirigenza Sanitaria.

Le direzioni delle professioni sanitarie non possono ancora far paura ad altre professioni e devono trovare spazio nelle future ASL/AOU, nel rispetto della normativa vigente.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rilancia una lunga serie di progetti finalizzati alla costruzione di  nuovi modelli organizzativi e di nuovi processi assistenziali ognuno dei quali “reclama” un nuovo ruolo per le professioni sanitarie. Solo per fare qualche esempio:

– la infermieristica di famiglia e di comunità, che modifica i rapporti con la medicina di famiglia e di comunità;

– gli ospedali di comunità con “reparti” a prevalente gestione infermieristica;

– gli ambulatori per la malattie croniche a gestione infermieristica;

– l’introduzione del  case management nella gestione della cronicità che riguarda non solo gli infermieri, ma anche altri professionisti sanitari come i fisioterapisti;

– la Case della Comunità con equipe multidisciplinari;

– la telemedicina con tutte le sue ricadute, a solo titolo di esempio, nell’area della diagnostica per immagini.

Ma anche le linee di tendenza relative alla assistenza ospedaliera che il PNRR non tocca pure prevedono nuovi modelli organizzativi e nuovi ruoli professionali

In un contesto come questo, la presenza di una Direzione delle professioni sanitarie (e non solo delle professioni infermieristiche e della professione dell’ostetrica), con conseguenti Strutture Semplici ospedaliere e territoriali, che si faccia specificamente carico dei cambiamenti culturali ed organizzativi che riguardano la grande maggioranza dei professionisti che operano nel sistema sanitario appare una grande opportunità.

Antonello Cuccuru

ENEA e Conoscenza e Innovazione (Centro di ricerca con sede a Roma) con il supporto dell’Università di Cagliari hanno avviato una indagine su “Attaccamento ai luoghi e decarbonizzazione” nel Sulcis.  

https://sondaggi.enea.it/index.php/994349 

L’indagine si svolge nel quadro del progetto ENTRANCES, finanziato dal programma H2020 della Commissione Europea, e mira a una migliore comprensione di come la decarbonizzazione possa avere effetti sulla condizione psicologica individuale e possa modificare il rapporto col territorio, inclusa la scelta di emigrare. I risultati dell’indagine saranno comparati con quelli ottenuti in altri 12 territori Europei tutti dipendenti dall’estrazione del carbone o dall’uso intensivo di combustibili fossili e tutti chiamati – come il Sulcis – ad affrontare le sfide della decarbonizzazione. Le informazioni raccolte saranno messe a conoscenza dei decisori politici, e contribuiranno a pianificare azioni di sviluppo territoriale e di transizione energetica maggiormente sensibili agli aspetti psicologici e sociali che accompagnano questi processi e che influenzano la qualità della vita e le scelte dei cittadini e delle cittadine.  

L’indagine è indirizzata a chiunque viva nell’area che è stata identificata come maggiormente esposta ai processi di decarbonizzazione, coincidente con i comuni di Calasetta, Carbonia, Carloforte, Gonnesa, Perdaxius, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Sant’Antioco, Tratalias.  

L’indagine sarà in linea fino al 15 ottobre. 

Per ulteriori informazioni contattare: Giovanni Caiati – Conoscenza e Innovazione – caiati@knowledge-innovation.org 

Un 57enne di Sant’Antioco è stato denunciato a piede libero dai carabinieri della stazione di Sant’Antioco, ieri pomeriggio, per produzione e detenzione illecita di stupefacenti ai fini di spaccio.

In particolare, a seguito di una mirata perquisizione locale compiuta dai carabinieri, è emerso come nel cortile retrostante l’abitazione dell’uomo fossero collocati 6 vasi con all’interno piante di canapa indiana, e un’ulteriore esemplare emergeva altresì nel giardino dal terreno poco distante dai vasi. Si tratta di piante di un’altezza ricompresa fra 1 e 2 metri, del peso complessivo di 17,8 kg. All’interno dell’abitazione e più esattamente nel vano cucina, all’interno di un cassetto sono stati trovati 500 grammi di infiorescenze di cannabis in fase di essiccazione. Il tutto è stato repertato, impacchettato e posto sotto sequestro. In attesa di poter procedere alla distruzione di quel materiale, dei campioni della sostanza verranno inviati ai laboratori del RIS di Cagliari per le analisi chimico-tossicologiche.

Nel 1890 il dottor Paul Ehrlich coniò l’espressione “proiettili magici” per indicare i farmaci che uccidono i microbi.
Venerdì scorso, centotrent’anni dopo Ehrlich, Anthony Fauci, il massimo consulente medico della Casa Bianca, ha comunicato che l’Azienda Farmaceutica americana “Merk” ha concluso la sperimentazione di Fase III del “Molnupiravir”. Così è stato presentato al mondo il nuovo “proiettile magico” contro il Coronavirus. Si tratta di una molecola sintetica che ha la capacità di uccidere e bloccare la replicazione del Coronavirus sostituendo, con l’inganno, lo zucchero Ribosio dello RNA virale, con uno zucchero analogo, molto somigliante (insomma. una specie di polpetta avvelenata da mettere nella “pancia” del virus). Se la molecola viene assunta entro i primi 5 giorni dall’ infezione la malattia si ferma nel 50% dei casi e, comunque, si attenua fino ad impedire il ricovero e la morte del malato. Le sperimentazioni sono state condotte in “doppio cieco”, cioè: preso un campione di pazienti volontari e consenzienti, alla metà di questi, scelti a caso, viene somministrato il farmaco, mentre all’altra metà viene somministrato un placebo inefficace. E’ risultato che nel gruppo trattato col “Molnupiravir” nessuno è deceduto mentre nel secondo gruppo, quello non trattato, sono deceduti il 14 % dei pazienti. Inoltre i sopravvissuti del secondo gruppo hanno manifestato gravi patologie respiratorie, circolatorie e neurologiche nel periodo post-Covid.
Il risultato è stato talmente vistoso che la prosecuzione della sperimentazione sarebbe stata immorale.
L’Azienda, visti i risultati, ha interrotto la sperimentazione per non lasciar morire inutilmente quelli del secondo gruppo. Si sa che la MERK ha già chiesto alla FDA americana (FOOD and DRUGS Administration), e all’EMA europea European Medicines Agency) l’autorizzazione straordinaria alla messa in commercio del farmaco, passando così alla FASE IV. Pare che finora non si siano visti effetti tossici di rilevo.
Questa notizia è grandiosa.
Abbiamo tutt’oggi tre strumenti per proteggerci dal Covid-19, che continueremo ad usare, e cioè:
1° – la prevenzione: distanziamento, mascherina, lavaggio delle mani.
2° – la profilassi: i vaccini.
3° – La terapia farmacologica e l’ossigenoterapia.
La prevenzione e la profilassi vaccinica hanno mostrato i loro eccellenti risultati, ma anche il prezzo da pagare in termini di fatica organizzativa, di gravame economico mondiale, di immane danno sociale. Questi costi sociali resteranno nella storia.
La terapia è un problema assai complicato perché la malattia ha almeno tre fasi molto diverse, e per ogni fase esiste una terapia diversa.
La prima fase è costituita dai fenomeni collegati all’inizio dell’infezione che avviene subito dopo il contagio. E’ la fase in cui il paziente perde l’olfatto (anosmia) ed il gusto (ageusia), e sta relativamente bene.
In questa prima fase vi è una intensa moltiplicazione del virus dentro le cellule del contagiato. In questa fase il paziente è molto contagioso. Dato che sta benino, continua le sue attività limitandosi ad assumere Tachipirina, o Aspirina, o Nimesulide. Per questa fase, fino a poco tempo fa, non esisteva una terapia antivirale vera e propria. Poi sono diventati disponibili gli Anticorpi Monoclonali; ricordiamo quelli prodotti dalla Regeneron americana sul presidente Trump. Il problema nell’impiego degli anticorpi
monoclonali sta nell’impossibilità del loro utilizzo generalizzato. Infatti possono essere usati esclusivamente in fleboclisi, i pazienti ricoverati in Ospedale. Oltretutto, sono costosissimi.
Nella seconda fase della malattia la moltiplicazione virale rallenta, però si innesca la reazione infiammatoria con attivazione dei Macrofagi dei tessuti, e dei Linfociti del sangue: inizia la produzione massiva delle Interleukine. In questa fase si utilizzano gli antiinfiammatori come l’Aspirina, i Fans e, alla fine, il Cortisone e gli Antiossidanti.
La terza fase è quella del disastro. In questa fase compare la “tempesta citochinica”, provocata dalle Interleukine. Le Interleukine provocano gravissimi danni sia alle cellule infettate che a quelle sane dei polmoni, del cervello, del fegato, del sistema nervoso, del cuore, dei reni e del sistema circolatorio dei grandi vasi e del microcircolo (vasculiti). Muoiono tessuti interi e organi interi, come avviene nel caso dei polmoni. Le parti di polmone, fegato, reni o midollo o cervello colpiti e distrutti, vengono sostituite da tessuto fibroso cicatriziale che, per sua natura, è incapace di funzionare. Così avviene che i polmoni, diventati fibrotici, non riescono più a scambiare ossigeno. Per questo l’ossigenazione del sangue non è più possibile, neppure collegando il paziente al respiratore automatico e alla bombola di ossigeno. A questo punto non c’è più scampo: il paziente deve morire.
Nel passaggio dalla seconda alla terza fase della Covid-19 e in tutta la terza fase, si impiegano il cortisone e gli antiinfiammatori monoclonali, come il Tocilizumab, e l’Ossigenoterapia. Attualmente si usa con successo anche la Anakrina; un farmaco già impiegato da 20 anni per dominare l’infiammazione della artrite reumatoide in forma grave.
Da quanto appena descritto risulta evidente che l’unico modo di sperare di sfuggire alla distruzione dei tessuti degli organi vitali consiste nel bloccare la malattia già alla prima fase.
Fino ad oggi l’unico modo di fermare la malattia alla prima fase consisteva nella infusione precoce endovena degli Anticorpi Monoclonali. Cura poco disponibile per la generalità dei casi.
La notizia che il “Molnupiravir Merk” può bloccare la malattia già nella prima fase è importante quanto la scoperta dei vaccini a mRNA. C’è una grande differenza: chiunque al mondo potrà avere le capsule del farmaco e usarle immediatamente al primo sospetto di contagio. Questo farmaco sarà disponibile in farmacia come lo è l’Aspirina. Proprio la “disponibilità” è l’arma vincente. Cosa non così semplice con il vaccino: abbiamo visto i problemi organizzativi, sociali, politici, e ideologici connessi.
Attenzione: le norme di prevenzione come il distanziamento ed il lavaggio delle mani saranno sempre indispensabili; così pure lo sarà il vaccino. Tuttavia, presto col nuovo farmaco ci troveremo in una situazione più semplice, simile a quella che sperimentiamo quando, in corso di tonsillite streptococcica febbrile, prendiamo l’antibiotico in capsule o in sciroppo prescritto dal medico.
Il farmaco “Molnupiravir” della Merk parla americano, esattamente come i vaccini Pfizer, Moderna e Johnson e Johnson. L’Europa dovrebbe pensare di più a capire le motivazioni per cui l’America stia vincendo la “medaglia d’oro” nella gara alla scoperta delle cure contro il Coronavirus.
In verità, in passato il linguaggio scientifico internazionale era il tedesco e i primi farmaci antibatterici salvavita del 1900 parlavano tedesco.
Il dottor Paul Ehrlich, un prussiano, che negli ultimi decenni del 1800 aveva frequentato e assistito Robert Kock, aveva anche partecipato alla messa a punto dei sieri contro la difterite e il tetano. Aveva capito che in quei “sieri” vi erano gli “anticorpi specifici” capaci di uccidere gli agenti infettanti e le loro tossine senza fare danni. Per questo elaborò l’espressione “proiettili magici” in quanto gli anticorpi erano capaci di uccidere i microbi senza fare danni collaterali. Il dottor Ehrlich, che aveva assistito alla nascita della “sieroterapia” si era convinto che fosse possibile identificare sostanze chimiche capaci di uccidere i microbi senza uccidere le cellule dell’organismo. Coltivava questa idea da un paio di decenni quando gli si presentò l’occasione adatta per mettere alla prova la sua teoria. Nell’anno 1905 i dottori Scheudin e Hofmann scoprirono la spirocheta pallida, l’agente della terribile Lue. La Lue era già da secoli una malattia temutissima ed estremamente diffusa. L’aveva porta dall’America Cristoforo Colombo, al ritorno dal Nuovo Continente nel 1492. Il suo equipaggio era stato contagiato dalle popolazioni centroamericane e i marinai diffusero subito il contagio in Spagna e Portogallo. Poi il contagio si estese alla Francia, all’Italia e a tutta Europa. Da qui si diffuse in Asia ed Africa attraverso le navi commerciali e gli eserciti. La Spirocheta dapprima dava manifestazioni cutanee, poi si localizzava in tutti gli organi (fegato, reni, cervello, ossa, ecc.). Le sequele erano gravi e definitive, spesso si moriva. Si inventarono le cure più fantasiose ma senza risultati. Ne furono vittime i ricchi banchieri, i re, i nobili, gli artisti, gli intellettuali e i miserabili. Nessuno escluso.
Il dottor Paul Ehrlich, convinto della sua teoria del “proiettile magico” e avendo a disposizione tanto materiale umano disperato, avviò l’impresa di una nuova sperimentazione terapeutica. Dapprima tentò le cure somministrando coloranti derivati dall’Anilina, poi si cimentò con il mercurio e, infine, iniziò a somministrare arsenico ai poveri malati. Dava il nome alle sostanze chimiche somministrate con i numeri in sequenza. Quando arrivò alla 606° sostanza chimica ebbe le prime soddisfazioni: la Spirocheta moriva e il paziente guariva dalla Lue. Chiamò il composto “Salvarsan”. La soddisfazione fu grande però comparve subito un problema. I pazienti guarivano dall’infezione ma diventavano ciechi per danno tossico del nervo ottico. Ehrlich non si arrese e continuò a sperimentare sul vivente nuove sostanze derivate dal Salvarsan finché arrivò alla sostanza chimica numero 914°. Era meno efficace del Salvarsan ma i pazienti non perdevano la vista. La chiamò Neosalvarsan. Aveva trovato il vero “proiettile magico” contro la Lue.
Fu un successo mondiale e a Paul Ehrlich venne assegnato il Nobel per la Medicina. Paul Ehrlich aveva messo le basi della “chemioterapia”, sia antibatterica che antitumorale, ed aveva aperto la strada ad un altro grande tedesco: il dottor Gerhard Domagk.
Gerhard Domagk scoprì, nel 1932 i sulfamidici, mettendo a disposizione del mondo il primo farmaco chemioterapico ad ampio spettro attivo contro i microbi: il Prontosil.
I sulfamidici hanno un meccanismo d’azione per cui si possono considerare i precursori del “Molnupiravir” dell’Azienda farmaceutica Merk contro il Coronavirus.
Essi agiscono danneggiando il DNA batterico. Il codice genetico contenuto nel DNA di tutte le forme viventi è formato da una catena di elementi che si chiamano “nucleotidi”. I nucleotidi sono come i “mattoni”, messi in fila uno sull’altro, che strutturano una colonna portante di un edificio. Perché la colonna del DNA regga bisogna che i mattoni siano integri. I mattoni  nucleotidi) sono composti da “basi puriniche” (Adenina, Guanina, Citosina, Timina), e da uno “zucchero” che si chiama desossiribosio. I sulfamidici agiscono con un inganno: essi sono simili al PABA, che è un componente strutturale delle “basi puriniche”. Le cellule batteriche, che non riconoscono la differenza tra “sulfamidico” e PABA sbagliano e usano il sulfamidico, per costruire i “mattoni” della colonna di DNA.
Ne consegue che la colonna di DNA, costruita con materiale sbagliato, diventa fragile e si rompe. Col crollo dell’edificio del DNA il microbo muore ed il paziente è salvo.
Tutte queste cose il dottor Gerhard Domagk non le sapeva perché ancora non si conosceva la struttura chimica del DNA. Oggi è tutto chiaro: Gerhard Domagk aveva modificato il DNA microbico senza saperlo.
I “ No-Vax” non sanno che da quasi un secolo la chemioterapia modifica il DNA per vincere contro i microbi ed i virus senza il fine nascosto di un complotto internazionale per il potere.
La tecnica utilizzata dalla multinazionale farmaceutica Merk per sintetizzare il “Molnupiravir” è derivata dall’idea di Gerhard Domagk, d’un secolo fa. C’è da sapere che esiste una piccola differenza tra “microbi” e “virus”: il Coronavirus ha lo RNA al posto del DNA, ma la loro struttura è molto simile. Anche lo RNA virale è formato da tanti “mattoni” chiamati “nucleotidi”. Anche questi sono formati dalle “basi puriniche“ e da uno zucchero chiamato “Ribosio”. La Merk ha pensato di “guastare” lo RNA virale sostituendo lo
“zucchero” con una molecola molto simile: il “Molnurinavir”. Il gioco è fatto. Ne consegue che, avendo costruito la colonna di “mattoni” nucleotidici, con materiale sbagliato, lo RNA crolla ed il virus è destinato a morire.
Questo è il motivo per cui il “Molnurinavir” deve essere utilizzato subito, nelle prime fasi dell’infezione, quando il virus si moltiplica velocemente.
L’era della chemioterapia anti-Coronavirus è iniziata e la storia del disastro Pandemico sta per cambiare radicalmente. Inoltre presto compariranno altre molecole che renderanno le cure ancora più potenti ed efficaci.

Una disoccupata trentenne di Carbonia, residente a Santadi, è stata denunciata dai carabinieri di Villaputzu per truffa aggravata ai danni di un operaio 57enne di Muravera, residente a Villaputzu.

La donna si era fatta accreditare in data 28 agosto 2021 sul proprio conto a mezzo bonifico bancario, la somma di 160 euro per l’acquisto di un robot da cucina Bimby, offerto a prezzo sin troppo conveniente per essere reale, su una piattaforma di trading on-line, ma che non è stato mai spedito. L’uomo ha potuto documentare pienamente le trattative e la circostanza che l’utilissimo oggetto in seconda mano non fosse mai giunto. I militari sono risaliti alla donna andando a tracciare il percorso del bonifico con la collaborazione degli istituti bancari interessati e con una verifica relativa alla reale utilizzatrice dell’utenza telefonica impiegata per perpetrare il raggiro.

A Villamassargia riesplode l’emergenza Coronavirus con 34 contagi (sui 94 complessivi attualmente presenti nel Sulcis Iglesiente) e la sindaca Debora Porrà ordina il ritorno in zona rossa.

La decisione è scaturita dalla considerazione che il numero elevato di contagi configura una situazione di elevato rischio di evoluzione del contagio e raccomanda l’attivazione di misure di contenimento, in particolare limitando tutti gli spostamenti non strettamente necessari per lavoro, lo studio o la salute e tutte le occasioni di assembramenti, così come è previsto nelle zone rosse, per un periodo non inferiore ai 10 giorni.

 

 

Giovedì scorso, a Portoscuso, è stato inaugurato il monumento ai Caduti del mare. La cerimonia, patrocinata dal comune di Portoscuso, si è svolta alla presenza delle autorità militari, civili, religiose, di numerosi gruppi ANMI della Sardegna e di alcuni gruppi dell’associazione dei carabinieri e della Guardia di finanza.
La cerimonia è iniziata con gli onori al medagliere della Marina Militare ed è proseguita con lo scoprimento del monumento, avvenuto col taglio del nastro da parte del sindaco Giorgio Alimonda e del presidente del gruppo ANMI di Portoscuso, Massimo Foti.
Una volta terminata la Santa messa, celebrata da don Antonio Mura e letta la Preghiera del Marinaio dal nuovo comandante di Circomare Portoscuso, il tenente di vascello Paolo Onori, è stato benedetto il monumento.
Dopo gli interventi del presidente dell’ANMI Portoscuso, del sindaco di Portoscuso e del delegato regionale per i gruppi del Sud Sardegna il contrammiraglio di squadra Sergio Ghisu.
E’ stata omaggiata la signora Maria Luigia Napoli, nipote della MOVM Giacomo Parodo, a cui il gruppo di Portoscuso ha intitolato la propria sede, con un mazzo di fiori.
Una volta “sciolte le righe”, la giornata si è conclusa con un rinfresco presso la Sala Corpus, alla Tonnara Su Pranu.