5 September, 2024
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Sant’Anna Arresi si appresta ad ospitare, da mercoledì 8 a domenica 12 settembre, la terza edizione della Rassegna Cinematografica AngoLazioni, organizzata dall’Associazione Enti Locali per le Attività Culturali e di Spettacolo e dall’Amministrazione Comunale di Sant’Anna Arresi, il finanziamento della Fondazione di Sardegna, con la sponsorizzazione di “Cantina Mesa” e il supporto logistico dell’ANSPI di Sant’Anna Arresi.

Il tema scelto per l’edizione 2021 «Visioni di Donne tra Sardegna e Africa» offrirà l’occasione per scoprire la creatività artistica femminile in diversi ambiti come il cinema, la letteratura, la pittura e tanti altri ancora.

La Rassegna propone una ventina di opere cinematografiche tra corti, documentari e fiction che mettono a confronto realizzazioni di donne dell’Algeria, del Camerun, dell’Egitto, del Marocco, della Mauritania, del Ruanda, del Senegal, della Tunisia e della Sardegna, mettendo in risalto le “connessioni” tra un Continente culturalmente molto vivace e un’Isola di antiche culture e tradizioni. La Rassegna darà anche l’occasione per confrontarsi, con registe, scrittrici e musiciste, sarde e africane, che presenteranno le specificità dei loro “mondi artistici”.

Come dichiara l’Assessora alla Cultura del Comune di Sant’Anna Arresi Elisabetta Rossu «La rassegna cinematografica AngoLazioni nasce per leggere la contemporaneità da un luogo piccolo, ma importante, come il paese di Sant’Anna Arresi. Il mondo attraverso gli occhi del cinema, descrive problemi e opportunità. Per l’assessorato alla cultura, la rassegna è un modo per rappresentare il suo impegno nei confronti di temi importanti e significativi e, nel contempo, fare del nostro centro, un luogo di scambio e crescita culturale. In questa edizione del 2021, lo sguardo al mondo femminile è il centro della riflessione e l’angolo da cui il mondo è descritto e rappresentato».

Nel pensare e programmare il Festival il confermato direttore artistico Mohamed Challouf si è concentrato sulle donne che «in Africa come in Sardegna si battono quotidianamente per avere più spazio e partecipare alla vita culturale e produrre opere artistiche con le loro sensibilità, così da contrastare la dominazione del punto di vista maschile che prevale in tutti i campi culturali e non solo».

Dopo le dominazioni coloniali poche erano le donne che avevano accesso alla creatività e alle arti, negli ultimi vent’anni, «assistiamo finalmente – aggiunge Mohamed Challouf – ad un emergere di donne africane nei vari campi artistici. Sono sempre di più le donne che frequentano scuole di cinema e che prendono le cineprese per raccontare storie dei loro paesi con impegno e grande talento. Un esempio per tutte è Kouther Ben Hnia, giovane regista tunisina che dopo aver vinto il premio Orizzonti al festival di Venezia 2020 con il suo film «L’uomo che ha venduto la sua schiena» si è trovata tra i candidati finalisti per l’oscar del miglior film internazionale.

Partendo da queste linee guida “AngoLazioni 3 – Visioni di Donne tra Sardegna e Africa”, dopo il successo fatto registrare dall’anteprima con le esibizioni artistiche dell’Associazione “Identitari”, della Cantautrice Claudia Aru, del Bluesman Matteo Leone e il dibattito con la giornalista Tiziana Ferrario, avrà come principale scopo quello di far viaggiare il pubblico nel mondo artistico creativo femminile tra Africa e Sardegna attraverso proiezioni di film, incontri letterari e interventi musicali molto colorati.

Si inizia mercoledì 8 settembre, alle ore 21.00, presso il Centro di Agregazione Sociale con la presentazione del libro “Stella” di Massimo Dadea che per l’occasione, attraverso la storie delle protagoniste del libro, dialogherà con il pubblico sulle vicende familiari, amicizie, passioni lavorative e l’impegno politico e femminista degli anni ’70. Subito dopo la presentazione del libro sarà la volta di cinque cortometraggi, per la precisione: “La pelote de laine” di Fatma Zohra Zamoun (Algeria), “Into reverse” di Noha Adel (Egitto), “Deweneti” di Dyana Gaye (Senegal), A place for my self” di Marie Clèmentine Dusabejambo (Ruanda ) e “Brotherhood” di Meryem Joobeur (Tunisia). Nella serata di apertura della Rassegna verrà presentato anche il progetto dell’artista sulcitana Carla Cocco Africa Sarda, ovvero uno studio di registrazione/scuola di musica nel cuore del ghetto di Bauleni in Zambia, che funge da strumento per tenere lontano i giovani da droghe, prostituzione, delinquenza e quant’altro, attraverso la musica.

La Rassegna “AngoLazioni 3” proseguirà giovedì 9 settembre quando, sempre alle 21 presso il Centro di Aggregazione Sociale, si inizierà con la presentazione del libro “Le stazioni della luna” della scrittrice Italo-Somala Ubah Cristina Ali Farah. Sarà proprio la scrittrice, presente in sala, ad aiutarci ad entrare nel suo “universo”, conoscere meglio la sua sensibilità e la sua cultura e il suo profilo di “donna creatrice” del continente africano. La serata proseguirà con la proiezione dei cortometraggi di animazione e l’incontro con la loro regista, la Tunisina Nadia Rais. I corti in programma sono: “Ambouba”, “L’Mrayet”, “Sabaa Arwah” e “Briska”. Al termine dell’incontro con la regista si proseguirà con la proiezione del film-documentario “En Attendant les Hommes” di Katy Lena Ndiaye.

Il giorno successivo, venerdì 10 settembre, si proseguirà, sempre a partire dalle 21, presso il Centro di Aggregazione Sociale con un omaggio alla regista sarda Maria Piera Mossa e la proiezione del suo documentario “Una fabbrica inventata su un paese reale, Bitti” . Maria Piera Mossa, la prima donna regista in Sardegna negli anni Settanta, intraprende la sua attività di ricerca collaborando con la Cineteca Sarda-Società Umanitaria, per affermarsi dal 1976 nel suo ruolo di programmista e regista negli studi della RAI-Sardegna. Ad omaggiarla sarà presente la figlia Martina Pilleri. A seguire saranno proiettati cinque film alla presenza della professoressa camerunese Marie Nadége Tsogo che avrà il compito di introdurre al pubblico presente i film in programma, realizzati dalle donne del continente africano. Le pellicole in proiezione sono:Lyiza” di Marie Clèmentine Dusabejambo (Ruanda), “Aya go to beach” di Maryam Touzani (Marocco), “Tu seras mon allié” di Rosine Mfetgo Bakam (Camerun), “Soubresauts” di Leyla Bouzid (Tunisia) e “Sur la route du paradis” di Uda Benyamina (Marocco).

Per le due giornate conclusive la Rassegna si trasferirà, sempre a Sant’Anna Arresi, nella splendida Piazza del Nuraghe. Sabato 11 settembre alle ore 21 Maria Grazia Perria presenta il suo ultimo lavoro: “Cercando Grazia”. Il film racconta la storia di undici ragazze che hanno partecipato al Casting per realizzare un film sulla scrittrice sarda e Premio Nobel per la letteratura Grazia Deledda, facendo emergere sia il ritratto della Deledda da giovane sia scorci della vita delle 11 protagoniste del casting. A seguire saranno presentati due nuovi cortometraggi di registe africane: “Quand ils dorment” di Maryam Touzani (Marocco) e “Zakaria” di Leyla Bouzid (Tunisia 2013)

La serata di chiusura di “AngoLazioni – Visioni di Donne tra Sardegna e Africa”Domenica 12 settembre, inizierà alle 21.00, con le proiezione del film Saint Louis Blues” di Dyana Gaye (Sénégal). A seguire ci sarà un momento simbolico di dialogo musicale, in scena per la prima volta in assoluto, tra donne dall’Africa e dalla Sardegna con la partecipazione di Fadimatou Wallet Oumar (Tuareg del Mali), Nawal Mlanao (Isole Comore), Hanta Gasy (Madagascar), Yagaré Kouyaté (Burkina Faso) e Gisella Vacca e Rosalia Potettu (Sardegna).

Le serate saranno introdotte da un intervento musicale a cura del Gruppo folk San Domenico Savio. Durante la rassegna sarà visitabile, presso il centro di aggregazione sociale, la mostra “Ritratti di Madam Frida” dell’artista Daniela Madeddu. L’ingresso agli spettacoli sarà libero e gratuito nel rispetto delle vigenti normative anti covid.

 

«E’ surreale suonare qui e pensare che non c’è Basilio Sulis.»

Queste poche parole di Antonello Salis racchiudono le emozioni vissute ieri sera, sul palco di piazza del Nuraghe, nella giornata di apertura della 36esima edizione del festival internazionale “Ai Confini tra Sardegna e Jazz”, dopo le quattro anteprime vissute a Tratalias, Sant’Antioco, Is Solinas e Carloforte.

Antonello Salis tenne a battesimo il Festival creato 36 anni fa da Basilio Sulis, e Antonello Salis 36 anni dopo, ha deliziato ancora una volta il pubblico del Festival arresino, prima con un solo alla fisarmonica, poi ancora alla fisarmonica e al piano, in una band costruita per il Festival – come piaceva tanto a Basilio Sulis – con Hamid Drake (grande amico del Festival e del suo creatore e direttore artistico) alla batteria, Paolo Angeli alla chitarra e Gavino Murgia al sassofono. E’ stato un concerto straordinario, carico di emozioni, impreziosito nel finale dall’ingresso sul palco di Dudù Kouate, il musicista polistrumentista senegalese che tre giorni fa si è esibito sulla spiaggia di Is Solinas.

La serata è stata aperta da una lettura di Giacomo Casti, dedicata al ricordo di Basilio Sulis.

A Basilio Sulis è dedicata la 36esima edizione della rassegna, e a Basilio Sulis è dedicata la mostra fotografica allestita all’interno della chiesetta di piazza del Nuraghe, curata dal fotografo Luciano Rossetti, che racchiude vari momenti delle 36 edizioni del Festival “Ai Confini tra Sardegna e Jazz”.

Il Festival andrà avanti fino a sabato in Piazza del Nuraghe, con puntate sulla costa al mattino, ed avrà ancora una coda dal 5 all’8 settembre, tra Santadi e Carbonia.

Questa sera sono in programma due concerti: aprirà Paolo Angeli con il tenore Omar Bandinu, nella seconda parte salirà sul palco Enzo Favata, con la sua produzione “The Crossing”.

Giampaolo Cirronis

 

«Ho il piacere di informarvi che, da qualche giorno, nel nostro Comune non ci sono più casi di persone positive al Covid-19 né di persone in quarantena.»

Lo ha annunciato questa mattina il sindaco di Nuxis, Piero Andrea Deias.

«Questa buona notizia, tuttavia, non deve trarci in inganno rafforzare in ognuno di noi la consapevolezza che solo rispettando scrupolosamente le regole, potremo venire a capo di questa situazioneha aggiunto Piero Andrea Deias -. Chiedo, ancora una volta, di essere responsabili e di rispettare tutte le regole sanitarie fondamentali come l’uso della mascherina, il distanziamento fisico e la corretta e frequente igienizzazione delle mani; con la collaborazione di tutti ed il buon senso, potremo evitare altri contagi.»

«Rivolgo alle persone che hanno vissuto questa brutta esperienza, un pensiero affettuoso ed un ringraziamento per il senso di responsabilità dimostrato in questa circostanza», ha concluso il sindaco di Nuxis.

Un’attesa durata quasi un anno. Dal 25 ottobre 2020, data dell’ultima partita ufficiale della Villacidrese ad oggi, 1° settembre, giorno del grande debutto nella Coppa Italia di Eccellenza. Alle ore 18.00, allo stadio Comunale di Villacidro, i gialloblù allenati dal confermatissimo Matteo Congia ospiteranno l’Arbus per la seconda giornata del triangolare valido per gli ottavi di finale della competizione.

Nella prima giornata, l’Arbus ha perso 4-0 contro il Guspini, formazione che la Villacidrese affronterà poi domenica in trasferta per la terza e decisiva partita che vale la qualificazione ai quarti di finale.

«Anche se è Coppa Italia, per noi è sempre una partita di Eccellenza. A Villacidro eravamo da anni senza giocare questo tipo di partite. C’è curiosità e siamo molto felici», è il commento del tecnico.

Dopo due campionati di Promozione non terminati a causa dell’emergenza sanitaria, la Villacidrese è stata ripescata in Eccellenza: «L’anno scorso eravamo primi dopo cinque partite, nella stagione precedente invece secondi. Il ripescaggio ce lo siamo meritato», afferma mister Matteo Congia, pronto ad un nuovo grande salto.

Per il momento l’allenatore però non fissa obiettivi: «Siamo una neopromossa e non conosciamo bene il campionato. Sarà un campionato durissimo e tostissimo. Non so cosa aspettarmi, ma la società ha allestito una rosa con tante qualità. Ora come ora però non mi sento di dare un obiettivo. Vediamo prima come vanno le prime giornate. Siamo fiduciosi e vogliamo ben figurare».

Il tecnico è soddisfatto della rosa a disposizione: «Fin dalla vittoria del campionato di Prima Categoria abbiamo deciso di costruire una base solida su cui lavorare anno per anno, senza stravolgere la squadra. Quest’anno abbiamo preso per alzare il livello due giocatori di categoria come Pinna e Angheleddu più il fuoriquota Corda che ha giocato in Serie D e in Eccellenza. Per il resto abbiamo molta fiducia nei ragazzi locali, vogliamo farli crescere».

Una marcia in più stasera contro l’Arbus la daranno i tifosi, che potranno accedere allo stadio comunale di Villacidro muniti di green pass: «Per le grandi stagioni devono esserci tre componenti: la squadra, la società e il pubblico. Se queste vanno di pari passo, si fanno grandi stagioni. Per noi il pubblico è importante, abbiamo sempre avuto un buon seguito. I nostri tifosi vogliono vedere belle partite. Non vediamo l’ora di entrare in campo», conclude Matteo Congia.

La gara sarà trasmessa in diretta streaming, a partire dalle ore 18.00, sulla pagina Facebook della Villacidrese Calcio, grazie alla produzione del media partner Directa Sport Live TV.

Il cuore del Festival “Ai Confini tra Sardegna e Jazz”, la rassegna organizzata dall’associazione Punta Giara, nella nuova edizione “Approdo ad Atlantide – l’uomo che varca i confini”, prosegue a vele spiegate ed approda nel suo cuore pulsante: piazza del Nuraghe a Sant’Anna Arresi. Dieci concerti spalmati in cinque giorni – dal 31 agosto al 4 settembre – e confortati dalla presenza antica di uno dei simboli endemici e caratteristici dell’isola. Il nuraghe accanto al quale la civiltà sarda si è sviluppata con i suoi ritmi e le sue peculiarità, con una riverenza verso il suo passato con cui ha continuato a confrontarsi e convivere.

Abbracciati tra questa suggestiva ed imponente struttura, la chiesa, lo splendido campanile e la piccola arena, il festival attende il suo pubblico di aficionados anche per ricordare Basilio Sulis, patron del festival, con la mostra a lui dedicata, curata da Luciano Rossetti.

Il programma

All’alba di oggi 31 agosto, alle 7,00, Porto Pino, presso lo stabilimento Bahia, si è tenuto lo spettacolo della Alessandro Cau “Brenti mini orchestra”. L’idea portante del progetto è basata sull’ascolto: ascolto di se stessi, ascolto degli altri e di ciò che ci circonda. “Brenti” è stato composto, eseguito e registrato senza premeditazione e – appunto – l’aspetto performativo mostrerà i suoi eccentrici, quanto affascinanti risultati.

Di ritorno in piazza del Nuraghe, il primo porto sicuro, alla sera, dalle 21,00, con due incredibili spettacoli: Antonello Salis – piano solo e a seguire “Giornale di bordo” sempre con il pianista di Villamar, insieme a Gavino Murgia al sax, Hamid Drake alla batteria e Paolo Angeli alla chitarra. Giornale di Bordo prosegue il suo viaggio tra il popolo dei “danzatori delle stelle” e la loro musica aperta e sincera, tra avanguardia jazz e colori multietnici. 

Proseguono i concerti al mattino, sempre a Porto Pino, stavolta allo stabilimento Beach Club con Andrea Schirru – piano solo il 1°settembre.  Il progetto Piano Solo nasce dall’esigenza di comunicare in maniera schietta e sincera un messaggio musicale estremamente personale e intimamente autobiografico.

La sera sotto al Nuraghe continua con Paolo Angeli ed il tenore Omar Bandinu. Parte del concerto sarà dedicato a Jar’a, il suo ultimo album, pubblicato in aprile. La suite, strutturata in sei movimenti, accosta l’avanguardia alla ritualità del canto tradizionale, evocando spazi aperti e coniugando mondi sommersi con la Sardegna ancestrale qui rappresentata anche per il tramite della voce di Omar Bandinu.

Subito dopo, “The Crossing” di Enzo Favata. Un “trafficato incrocio sonante”, come da lui definito “dove autostrade elettroniche si intersecano con piste desertiche, ipnotiche ritmiche balinesi ed assordanti strade metropolitane del jazz”.

2 settembre, stabilimento Nautica 2000, puntate presto la sveglia per il duo Matteo Scano e Riccardo Pittau, rispettivamente piano e tromba. Un viaggio dove i due strumenti cavalcano loop e suoni elettronici in continuo mutamento. Queste le premesse da cui viene creato l’incontro di suoni nel progetto Uname-r, che raccoglie le brillanti anime musicali delle macchine.

Piazza del Nuraghe è anche luogo di nuovi incontri e sodalizi artistici, e la sera del 2 settembre Pasquale Mirra si confronta nuovamente con Hamid Drake in un duo fatto di percussioni (batteria e vibrafono), voci e musica elettronica. Il processo attraverso il quale si sviluppano i percorsi musicali è l’estemporaneità, senza pregiudizi stilistici di sorta dove due culture di appartenenza così apparentemente lontane si ritrovano, si amalgamano, si fondono.

A seguire, Maurice Louca & the Elephantine Band. Per Louca, Elephantine, il suo terzo e più ambizioso album, rappresenta sia l’apice della sua vasta esperienza, ma anche un audace passo nella sua crescita come compositore, arrangiatore e direttore d’orchestra. Si tratta di una panoramica musicale di 38 minuti eseguita da una dozzina di musicisti, si ispira principalmente ai brillanti musicisti della sua comunità artistica, in particolare a Land of Kush del collaboratore Sam Shalabi.

La spiaggia di Porto Pino, il 3 settembre alle 7,00, è tutta per Tommaso Cappellato con “Aforemention” il viaggio di un uomo attraverso il suono, un lavoro capace di evocare spazi interiori, luoghi lontani e nuove idee.

 Il disco, vanta la collaborazione di tre artisti: il leggendario batterista Victor Lewis, Nia Andrews e Dulcinea Detwah. Al festival in solo, Tommaso Cappellato utilizzerà batterie, synth analogici e la propria voce per una performance jazz sperimentale da tenere d’occhio.

I due concerti nella nostra piazza di riferimento a Sant’Anna Arresi dalle 21,00, saranno quelli di Sound Glance con Marco Colonna al sax, Silvia Bolognesi al contrabbasso, Fabrizio Puglisi al piano e Gunter Baby Summer alle percussioni; e l’esplosivo ensemble di David Murray Brave New World Trio Feat Aruán Ortiz, Quattro tra i più grandi musicisti afro-discendenti contemporanei e tra le più grandi sezioni ritmiche degli ultimi trent’anni in ambito jazz e d’improvvisazione.

Lo spettacolo non finisce qui, infatti, in località Candiani dalle 24,00 ci sarà Matteo Muntoni con “Radio Luxembourg”Matteo Muntoni riprende la storica Radio Luxembourg e da ‘’semplice’’ emittente la trasforma in strumento di espressione letterario-musicale. Ogni brano parte da cose, eventi o persone che hanno influenzato musicalmente l’autore nel corso degli anni, senza vincoli di genere, tenendo piuttosto fede ad un’idea di musica.

Se vi è piaciuto Kouate e avete adorato il contrabbasso di Bolognesi in formazione con Sound Glance, è il momento di capire quali magie questi due virtuosi possano compiere insieme. Li troveremo allo stabilimento Papero Giallo, sempre alle 7,00 a Porto Pino il 4 settembre.

 Comodi sugli spalti in pietra di piazza del Nuraghe, alle 21,00 potrete ascoltare la poesia di Thomas Sayers Ellis, accompagnato dal sax di James Brandon Lewis ed il vivace piano di Alexis Marcelo per The Dead Lecturers, un chiaro debito nei confronti di un’ancestrale cultura “black” e che andando oltre la tradizione fa vibrare l’improvvisazione dei suoni e il respiro delle parole.

E in seconda serata: come suona la musica africana per chi non è mai stato in Africa? La domanda avrà (forse) una risposta dopo l’esibizione dei Maistah Aphrica, gruppo di giovani friulani che esplorano le sonorità di questo vasto continente con un’energia che non lascerà indifferenti, neppure se in Africa ci siete stati davvero.

Torniamo in località Candiani alle 24,00 con i Freak Motel un progetto di musica originale che raccoglie molteplici influenze e le converte in un sound di difficile collocazione, un misto tra post-rock esplosivo, atmosfere noise ed electric jazz, nella sua forma più pura, ossia l’improvvisazione.

I membri della band sono Matteo Sedda alla tromba, Andrea Sanna al Fender Rhodes, Andrea Parodo al basso e Nicola Vacca alla batteria.

I concerti Jazz Around tornano dal 5 all’8 settembre tra Carbonia e Santadi, tutte le info nei prossimi giorni e sul sito ufficiale del festival https://santannarresijazz.it/

 

Giovedì 2 settembre si riunisce la Conferenza di servizi decisoria sulla revoca degli organi del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna. Lo scorso 23 agosto, il direttore generale del Ministero dell’Ambiente e di Tutela del Mare, Antonio Maturani, ha annunciato la conclusione del procedimento di revoca della nomina degli organi del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, e la predisposizione della revoca del decreto di nomina degli organi, Decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dello Sviluppo Economico, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Ministro dell’istruzione e della ricerca, d’intesa con il Presidente della Regione Sardegna, n. 147 del 17 aprile 2018, a cui seguirà la nomina di un Commissario Straordinario investito del potere di adottare tutti gli atti necessari al regolare svolgimento dell’attività dell’Ente. La decisione è stata comunicata ieri, in un lungo documento di 11 pagine, dal direttore generale del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, Antonio Maturani, al Consorzio del Parco Geominerario Storico ed Ambientale della Sardegna, al Presidente del Consorzio del Parco Geominerario Storico ed Ambientale della Sardegna, al Consiglio Direttivo del Consorzio del Parco Geominerario Storico ed Ambientale della Sardegna, ai componenti del Consiglio Direttivo del Consorzio del Parco Geominerario Storico ed Ambientale della Sardegna, per conoscenza alla Regione Sardegna, al Presidente del Collegio dei revisori dei Conti e, infine, all’Organismo Indipendente di Valutazione.

Il procedimento di revoca degli organi era stato avviato il 22 luglio 2021. Il presidente del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, Tarcisio Agus, aveva inviato le controdeduzioni il 6 agosto 2021.

Allegato il documento ministeriale.

MATTM_.REGISTRO UFFICIALE.2021.0090745

Il giorno successivo, lo stesso direttore generale Antonio Maturani ha annunciato la convocazione della conferenza di servizi decisoria per il giorno 2 settembre 2021, alle ore 16.00, presso il Ministero della transizione ecologica, in via Cristoforo Colombo 44, Roma, con la partecipazione contestuale dei rappresentanti delle amministrazioni competenti, anche in via telematica: Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per il coordinamento amministrativo – Rappresentante unico delle Amministrazioni statali; Ministero della Cultura Direzione generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio; Ministero dell’Università e della Ricerca Direzione generale della ricerca; Ministero dello sviluppo economico Direzione generale per le infrastrutture e la sicurezza dei sistemi energetici e geominerari (DGISSEG – in avvalimento al MITE ai sensi del d.l. 22/2021); Regione Autonoma della Sardegna Direzione generale della Presidenza; Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna.

Allegata la convocazione della conferenza di servizi decisoria.

Copia_DocPrincipale_MATTM_.REGISTRO_UFFICIALE.2021.0091002

Le motivazioni contenute nella proposta di revoca del decreto di nomina degli organi sono durissime e sembrano lasciare poco spazio alla possibilità di evitare la revoca ma il presidente del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, Tarcisio Agus, qualche giorno fa ha diffuso un documento molto critico sull’iniziativa ministeriale che riportiamo qui integralmente.

«Un Ministero che “commissaria se stesso e la sua totale assenza” come ha sottolineato uno dei Sindaci consiglieri, e per farlo, addebita all’attuale dirigenza atti non congrui avvenuti nel passato, ma che sono oggi utili all’uopo. Stipule assicurative mai attivate, finanziamenti ad Enti e Associazioni prive di rendicontazioni e con richieste di risarcimento danni mai avvenuti, assenza di trasparenza su un sito obsoleto che, invece, l’attuale Consiglio direttivo ha riordinato. E ancora, contratti di telefonia mobile e relativi acquisti di telefoni aziendali per oltre 30 dipendenti, che non esistono, visto che sia i vertici sia i dipendenti, utilizzano i propri telefoni e le spese sono tutte a loro carico.
Una serie di fatti pretestuosi, reiterati e arricchiti con altri fatti pretestuosi, solo per corroborare una decisione presa nei corridoi di un ministero che, come organo vigilante, negli anni passati (e non solo dal 2018, data dell’insediamento dell’attuale Consiglio e dell’attuale Presidente), dovrebbe interrogarsi del mancato recupero e mancata tutela e promozione del valore del vastissimo patrimonio ex minerario, lasciato in eredità dall’ENI (Ente di Stato).
Commissariando il Parco Geominerario, il Ministero commissaria sé stesso ed ha pensato di farlo a danno del processo di recupero di tutte le storture ereditate e che l’attuale vertice sta cercando di sanare. Gineprai sui quali l’attuale vertice ha auspicato l’appoggio e l’intervento del Ministero.
E invece si fa largo la convinzione (anche alla luce dell’atto ostile di questi ultimi giorni) che la nascita del Parco Geominerario Storico ed Ambientale della Sardegna, non abbia mai avuto, presso il ministero dell’Ambiente prima, e del MiTE oggi, l’attenzione dovuta. È considerato un ibrido fra i Parchi Nazionali, tanto che dopo vent’anni, ancora non ha una sua definizione giuridica, così da sempre denunciato ed ora
ripreso, con formale ammonimento a legiferare, dalla Corte dei Conti.
Tutte le sollecitazioni e le richieste di collaborazione avanzate dall’attuale vertice hanno sortito inutili scambi meramente epistolari. Si vedano, per esempio, le spiegazioni documentate sulla fuoriuscita dalla rete dei geositi Unesco, o anche la risposta sulla mancata vigilanza o la perdita di personale, non ultimi i ritardi sulla presentazione dei bilanci, comunque approvati dal ministero vigilante, etc. L’elenco è lungo, come è complesso aggredire tutte le problematiche in capo al Parco, avendo un organo vigilante assente.
Non vogliamo pensare che questo atto sia frutto di un disegno politico, anche perché ciò apparirà chiaro nel momento in cui il Parco verrà commissariato e il nuovo commissario si insedierà. Vogliamo invece continuare a pensare che questa decisione del Ministero sia l’esito di mancati approfondimenti, valutazioni superficiali e semplificate, azioni non corroborate da accertamenti rigorosi, tutto ciò di cui necessita una decisione così importante per il destino di un organo periferico dello Stato.»

Sono 220 i nuovi positivi al Covid-19 accertati nelle ultime 24 ore in Sardegna, su 10.883 test eseguiti (3.276 molecolari, 7.607 antigenici), il 2,02%.

I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva sono 27 (lo stesso dato di ieri).

I pazienti ricoverati in area medica sono 240 (13 in più rispetto a ieri).

Sono 7.403 i casi di isolamento domiciliare (252 in meno rispetto a ieri).

Si registrano 4 decessi: 2 uomini, di 68 e 88 anni, e 1 donna, di 101 anni, residenti nella Provincia del Sud Sardegna, e 1 uomo di 75 anni, residente nella Città Metropolitana di Cagliari.

Valentina Pistis, consigliera comunale dei Riformatori sardi, ha presentato un’interpellanza sl presidente del Consiglio comunale Daniele Reginali ed al sindaco di Iglesias, Mauro Usai, sui problemi legati all’ampliamento del cimitero.

«Premesso che nel 2018 l’allora sindaco di Iglesias, Emilio Gariazzo, ha requisito numerosi locali a causa di carenza di spazi all’interno del cimitero comunale e che in data 9 agosto 2021 l’Amministrazione comunale ha comunicato con un post su facebook che la prima parte dell’ampliamento del cimitero era in dirittura d’arrivoscrive Valentina Pistis nell’interpellanza -, interpello il sindaco per conoscere: il numero dei nuovi loculi, quanti ancora devono essere costruiti secondo l’appalto relativo al progetto di ampliamento “riprogrammato” dalla Giunta Usai e quali sono le tempistiche di conclusione dei lavori; quanti sono i loculi requisiti negli anni che vanno dal 2018 ad oggi; quando l’Amministrazione comunale intende restituire i loculi requisiti negli anni che vanno dal 2018 ad oggi (ampiamente pagati in anticipo dai legittimi proprietari); se vi è un capitolo dedicato alle spese di stumulazione delle salme e ritumulazione nei nuovi loculi? E, infine, dove sono custodite le lapidi in granito a copertura delle tombe requisite, se ve ne sono lesionate e quante e se l’Amministrazione comunale intende risarcire gli eventuali danni?»

Carbonia non somiglia a nessun’altra città. Se le linee architettoniche razionalistiche, che comprendono le pietre della trachite locale, la fanno somigliare ad altri centri fondati in epoca fascista, rimane una città differente da quei luoghi. Carbonia è unica e non somiglia, a guardare fino in fondo, a nessun’altra città dell’epoca e dei modi delle fondazioni fasciste.
Se la struttura urbanistica, ampliatasi nel tempo fino a inglobare alcuni rurali nuclei sparsi, ha fatto dimenticare l’impianto urbano di un preciso razionalismo, gerarchico e piramidale, che la rendeva simile ad altri luoghi di fondazione fascista, i corpi e la carne della città, che hanno dato forma umana al suo corpo sociale, hanno invece creato importanti differenze culturali, antropologiche. Tali differenze culturali l’hanno fatta diventare una città di democrazia popolare, storicamente capace di produrre, in certi tempi e in certi modi, umanità solidale davvero speciale.
Carbonia democraticamente solidale, infatti, cresceva e faceva crescere l’Italia con le sue risorse energetiche, carbonifere e di cultura politica, nella ricostruzione dopo i disastri del fascismo bellico, coloniale e imperiale in Africa, alleato del nazismo razzista in Europa. Faceva crescere la Sardegna in una stagione di Rinascita per l’elettrificazione delle campagne, fino a un’industrializzazione progettata e richiesta non più monocolturale e non solo di base, ma mai ottenuta e avverata. La città terziaria e di servizi rimaneva senza un’integrazione fra agricoltura e industria. Continuava a soffrire la scissione che aveva storicamente caratterizzato la modernità dell’industrializzazione mineraria nell’Isola: una modernità doppiamente monca, sia per il mancato sviluppo industriale manifatturiero e sia per la mancata integrazione industriale con l’agricoltura, complessivamente condannata a rimanere nelle temporalità delle esperienze tradizionali, o appena meccanizzate. Furono tempi di frizioni e di conflitti, in parte persi al traguardo, ma vinti in certe tappe parziali che consentirono alla città una vita unitaria, per quanto ripetutamente tormentata da esodi dolorosi e da patimenti di chi rimaneva.
Carbonia è una città che ancora patisce, a suo modo. Il pathos è visibile in chi e in ciò che rimane, invisibile in chi e in ciò che se ne va. La città che aveva fatto nascere la bella democrazia solidale in parte non c’è più e non ha onore di memoria nel presentismo dominante, in parte è invecchiata e si è infragilita, specie nelle forme organizzate dei partiti e dei sindacati. Carbonia sembra, pertanto, somigliare alle tante città dette post-industriali per dare uno stato definitivo al fallimento di una nuova modernità: diventata neoliberistica, capace tanto di altissimi profitti quanto di ridurre in polvere l’attuale modernità di luoghi e persone indifferentemente superflui, eccedenti o al massimo marginali. Tuttavia, nelle difficoltà del poter vivere Carbonia patisce con un eccezionale numero di associazioni di volontariato, con varie innovazioni produttive specialmente artigianali, con eccellenze più o meno diffuse e offuscate, ignorate o perfino ostacolate, in vari campi non solo professionali. Molti elementi della storica solidarietà, che conteneva una seria gerarchia di competenze, sono stati in gran parte sostituiti da prevalenti e conservative clientele da basso mercato di libere e contrastanti povertà. Carbonia patisce a suo modo, lasciando spazi di drammatiche solitudini: senili e ancora memori di arditi cambiamenti un tempo resi possibili, giovanili e dispersi in progetti che non hanno né futuri né luoghi di riferimento possibili in una dimensione collettiva di effettuazione e di valorizzazione. Soffre la mancanza di relazioni capaci di dialogare in modi e con obiettivi unitari, adeguati alla portata dell’attuale crisi.
Carbonia appare come un luogo di modernità in polvere, in cui i partiti sono insieme causa locale di crisi ed effetto critico della globalizzazione neoliberistica avanzata. Pertanto, i partiti democratici sono di fronte a una doppia sfida che riguarda una doppia drammatica crisi: la loro crisi e la crisi della città. I partiti sembrano finora incapaci di proporre un progetto unitario di mobilitazione per impegni non solo elettorali, ma di più lungo tempo per un futuro ecologico durevole: in cui la salute individuale sia anche condiviso bene sociale, l’istruzione permanente avanzata sia avanzamento del benessere condiviso, la salubrità ambientale locale sia dono di salute e di vita al mondo, non solo umano.
Carbonia, nella sua drammatica crisi di impoverimento e di indebolimento, possiede più di quanto i partiti democratici sappiano ora rappresentare ed esprimere con schieramenti e sondaggi certo utili, ma limitati a scelte emergenti e incuranti di chi e ciò che è in ombra e silente nella città, invisibile e muta anche nei rari e ormai virtuali discorsi pubblici.
Carbonia ha bisogno di modi ampiamente e chiaramente concertativi su obiettivi di alto profilo economico, politico e culturale, popolarmente condivisi per agire altrimenti, cioè in altri modi e con altra mente rispetto al recente passato. Quanto alle qualità, mai garantite a priori ma certo individuabili, devo considerare che le candidature emerse nei sondaggi sono forse ottime per tempi normali, ma non appaiono adeguate a un’impresa eccezionale, come la crisi di Carbonia richiede. In questa fase difficile, sarebbe meglio per la città che tutti – partiti, liste, candidate e candidati progressisti – valutassero l’importanza di un periodo di esperienze formative e rafforzative degli attuali possibili candidati, in modo che queste e questi, traendone beneficio, potessero ora fare perno su un’esperienza unitaria con un sindaco di provata qualità nel passato, e aperto all’innovazione e alla sperimentazione per la guida di una squadra in formazione.
Vorrei esser estremamente chiara, come non si usa più in politica. Carbonia e il Sulcis hanno espresso persone di alto profilo politico, regionale e nazionale. Ha dato politici che sono ancora, in tutta evidenza, risorse importanti nei futuri quadri istituzionali a scala sovralocale. Fra queste persone, a mio avviso, si dovrebbero ora necessariamente creare le condizioni politiche per poter chiedere ad Antonangelo Casula – ex sindaco della città ed ex sottosegretario nazionale di ben provata esperienza – uno straordinario e generoso cimento, unitario e avanzato, per coagulare e guidare una squadra attiva e innovativa in Giunta e in Consiglio comunale. Se, come pare, la squadra avrà buoni elementi, il suo impegno sarà alleggerito e meno oneroso. Il sondaggio ha attraversato altri universi di domande e di preferenze emergenti, ed è stato utile entro quei limiti. Ma le scelte politiche devono ora tener miglior conto, con un trasparente e ampio accordo politico progressista, di altre variabili connesse alla forte crisi ambientale e sanitaria e al sopraggiunto dinamico contesto nazionale ed europeo, con le repliche della pandemia in corso. Si tratta ora di considerare differenti universi di riferimento rispetto ai quali la politica locale, pur tenendo conto dei sondaggi con i loro pregi e limiti, a mio avviso deve andare assai più avanti. Mi preme, pertanto, l’onestà intellettuale di rendere pubblica la mia opinione, per quanto poco possa esser fatta valere.
Giungo ai nuovi modelli proposti per la città. Mi riferisco, fra questi, specialmente a qualcuno abbozzato in eccellenti consultazioni fra chi non abita più in città, promosse da Tore Cherchi per contribuire validamente alla stesura del programma elettorale dello schieramento progressista, guidato dal PD. Non conoscendo gli esiti di quanto si è detto, mi limito ad alcuni temi e concetti su cui può essere interessante stimolare utili confronti. La nozione di capitale umano, attribuita ai residenti in città, pare a me chiaramente economicistica. Precisata non a caso dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), con cui l’amministrazione comunale potrebbe istituzionalmente dialogare, tale nozione e relativo lessico richiedono che teniamo realisticamente conto anche dei limiti di tali assunti. Preferisco, pertanto, il riferimento alle risorse umane, intese come ampio complesso di capacità, non tutte monetizzabili, da valorizzare incessantemente nel corso della vita individuale e comunitaria.
Il modello, proposto da qualcuno, di città accogliente specialmente a partire dagli anziani, come città d’argento o silver city, ha indubbiamente un’aura positiva, perché capovolge certe debolezze demografiche senili, facendole diventare risorse pregevoli. Un altro modello urbano, sostenuto dallo sviluppo prevalente delle tecnologie digitali, presenta qualche lato debole. Inoltre, chiamare Carbonia città di fondazione digitale, richiama la fondazione fascista, e ne marca in contrappunto l’alternativa democratica. La fondazione digitale alternativa può avere una sua immediata presa di consenso. Ma il digitale può essere usato anche in vari modi antidemocratici, come si sa. Quindi, a mio avviso, o si qualifica la scelta di usi digitali democratici, oppure è preferibile chiamare Carbonia città dell’innovazione democratica, anche telematica. Si possono con quest’ultimo titolo più generale comprendere meglio, forse, anche altre innovazioni di processo e/o di prodotto, oltre o insieme allo sviluppo informatico in vari settori, politica istituzionale compresa. Si può situare nell’innovazione istituzionale anche il nuovo assessorato comunale per le relazioni con l’Europa, com’è stato proposto da qualcuno assai utilmente. In ogni caso, pensando a un’attraente città residenziale e turistica, a partire dai servizi sanitari e sportivi per tutte le età, non possiamo dimenticare Portovesme, anche in rapporto ai profili professionali specialistici necessari al territorio, attraverso un ben orientato Istituto Tecnico Superiore di cui si è parlato. Lo sostengo vivamente, insieme al dialogo e  all’integrazione formativa fra le due culture, umanistica e scientifica. A tal proposito, non possiamo tacere sui modi e sui tempi di transizione ecologica delle industrie energivore. Non possiamo non vedere, non dire, non indicare nel documento programmatico, precise soluzioni ecologiche per risolvere, anche nella transizione, tanti patimenti per poter vivere, vissuti in città. In breve, non mi pare utile rafforzare la città sul piano residenziale e digitale, lasciandola debolmente definita sul piano produttivo.
Dobbiamo, a mio modo d’intendere, mettere in vista e in opera, concretamente e innovativamente, i saper fare ora inutilizzati degli operai con i sussidi di cassa integrazione, e specialmente delle donne e dei giovani senza lavoro, insieme ai limiti del reddito di cittadinanza, rispetto alle politiche attive del lavoro.
Non possiamo ignorare specialmente certe utili caratteristiche del lavoro di cittadinanza proposto da Anthony Atkinson, il maestro di Thomas Piketty, nei suoi studi economici sulle diseguaglianze. Tali lavori di attiva cittadinanza potranno addensare vecchi saper fare, affinché siano riqualificati e innovati tecnicamente nella stessa transizione ecologica.
Dobbiamo dar voce a nuovi protagonismi, renderli visibili e attivi, coagularli per dar loro forza e valore, invertendo la rotta dello spreco delle spese italiane in istruzione, pubbliche e private, quando ne beneficiano soltanto altri Paesi, accogliendo in modo irreversibile giovani con l’istruzione avuta da noi.
Dobbiamo cambiare i percorsi dei talenti di tante donne e di tanti giovani, assumendoli come beni comuni ora polverizzati in insicure partite iva, ora sbriciolati in lavoretti precari della gig economy, nella disoccupazione e nella inoccupazione diffusa, più o meno dequalificata e occultata, destinata ancora una volta agli esodi che impoveriscono sempre di più tutte noi e tutti noi in Sardegna, insieme alla città di Carbonia.
Dobbiamo dar vita a una campagna elettorale di immediato respiro territoriale e regionale, ma anche nazionale ed europeo, che mobiliti insieme persone e istituzioni, specialmente universitarie e di ricerca, per realizzare, subito e in progress, precisi e qualificati progetti che caratterizzino la nuova Carbonia grande produttrice di innovative energie durevoli, democratica e innovativa.
In breve, le soluzioni che interessano il modello della futura città, innovativa e attrattiva, può sorgere anche, ma non esclusivamente, da nuove matrici di residenzialità, attrattive di anziani, e anche da caratterizzanti e diffusi usi democratici del digitale. Tuttavia, i progetti locali devono assicurare alle giovani e ai giovani un modello aperto proprio per i loro cimenti, per nuove e diffuse opportunità adatte a mettere in opera e in valore nella città di Carbonia i loro talenti, emarginati e offesi. Gli obiettivi per la città devono saper unire i piani delle innovative attività industriali e artigianali, integrandoli con i progetti agro-pastorali, specialmente agro-alimentari biologici, con energie rinnovabili anche nella fase di transizione e di digitalizzazione. I bisogni e i propositi emergenti, anche infrastrutturali, devono accomunare nel produrre progetti realistici. Devono possedere elementi di tale fattibilità da assicurare alla città il ruolo di grande produttrice di innovative energie durevoli: tecnologiche ed economiche, intellettuali e scientifiche, culturali e artistiche, sapendo far emergere, antropologicamente, continuità e disgiunzioni aggreganti, rispetto all’eccellenza del patrimonio culturale ereditato e ultimamente lasciato inerte e nell’incuria: energie capaci di impegnare in modi solidali per il miglior futuro della città, anche chi ne vive fuori, ma si porta Carbonia dentro, nella mente e nel cuore.

Paola Atzeni