Roberto Puddu (ex segretario CGIL Sulcis Iglesiente): «Nel porto di Portovesme una diversificazione economico produttiva, in chiave tecnologica e sostenibilità ambientale, del nuovo millennio»
L’impugnazione del DPCM da parte della Regione, fuor di fantasia o posizionamento politico, non è solo dovuto ma è anche coerente con quanto emerso da quello che, per quanto si sa, è stato, l’unico reale momento di confronto Regione, Istituzioni locali direttamente interessate e Parti sociali. Confronto che ha prodotto un documento consegnato al ministro e al Governo. I quali hanno proceduto senza tenere in minimo conto il suo contenuto, a partire dal convocare la Regione e tutte le Parti, per il giusto, dovuto e democratico confronto.
Da quei giorni c’è stata solamente un’unica variazione che, in tutta evidenza, peggiora lo stato degli eventuali costi benefici del sistema del Gas e delle conseguenze sociali. Cioè l’aggiudicazione da parte di Enel, di 545 MW di accumulo (batterie), all’asta cosiddetta “Capacity Market” di TERNA, con la Società di gestione della Rete Elettrica che ha così ratificato il superamento delle centrali a Gas (in luogo di quelle a carbone) previste precedentemente per garantire la parte dell’energia programmabile.
Lo dico per un amico/a…, che è uno/a dei circa mille200 lavoratori /lavoratrici (diretti, appalti, indotto) che perderanno il lavoro nel Sulcis Iglesiente con la chiusura della Centrale Grazia Deledda, a fronte di una cinquantina di occupati derivanti dal piano del DPCM. Un DPCM che invece dovrebbe occuparsi di impostare e programmare, di concerto e condivisione con i Territori, vere occasioni per nuovo Lavoro compensativo.
Un Decreto impositivo, conseguente a fisime ed errori, soprattutto, di una forza politica nella prima parte di questa legislatura; di bruttissimo sapore Coloniale; che porta con sé ulteriori discriminazioni, perché tratta in modalità totalmente diverse la Sardegna, il nostro territorio, in particolare con l’assurda, sciagurata, pericolosa imposizione del posizionamento di una nave industria, stoccaggio e rigassificazione di GNL, nel piccolo porto di Portovesme, rispetto alle altre 2 identiche presenti in Italia.
Navi industria che non per caso stanno a 15 km dalla costa di Rovigo nell’Adriatico, e a 22 km nel Tirreno davanti a Livorno.
Infine, per chi ancora oggi e nonostante ogni evidenza, ripete il ritornello che la vede quale unica soluzione per il riavvio di una produzione, dovrebbe bastare un banalissimo esercizio di onestà intellettuale, raffrontando l’ipotetico massimo utilizzo di quel preziosissimo combustibile (che per quanto si sente sarebbe di 21mila metri cubi anno, con l’aggravante dell’alto costo, che pare resterà tale per molto molto tempo e difficilmente consentirà la sostenibilità economica della produzione…) e la dimensione della “bomba”, pardon FSRU da 130mila metri cubi di stoccaggio. Facendolo, arriverebbe alla semplice conclusione che il tutto si può fare più facilmente, con minore impatto, limitazioni e in tempi brevissimi, con un piccolo ed accettato deposito costiero.
In quel porto e tutto intorno, si dovrebbe avere l’intelligenza, il coraggio e la determinazione di far nascere davvero la diversificazione economico produttiva, in chiave tecnologica e sostenibilità ambientale, del nuovo millennio!
I progetti, dalla filiera della grande nautica a quelli importantissimi della riconversione della Carbosulcis, devono poter vedere affiancate altre realistiche e necessarie occasioni che il territorio ha, senza nessun condizionale, il diritto di avere!
Roberto Puddu
Ex segretario generale della Camera del Lavoro CGIl del Sulcis Iglesiente
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