L’attivo quadri e delegati della FSM CISL del Sulcis Iglesiente si è riunito venerdì sera nella sede di via Mazzini, a Carbonia, al centro del dibattito la situazione vertenziale del polo industriale. A lanciare il grido di allarme per il polo industriale di Portovesme è il segretario territoriale della Fsm-Cisl, Giuseppe Masala.
«Ci troviamo di fronte ad un evidente declino degli assetti produttivi industriali e al pericolo sempre più incombente di una consistente riduzione dei livelli di tutela e protezione sociale, per l’ulteriore impoverimento dei redditi dei lavoratori, per le altissime percentuali di giovani disoccupati ma soprattutto per l’incancrenirsi delle emergenze produttive – scrive in una nota Giuseppe Masala -. Urge una risposta forte ed immediata da parte della politica e di tutte le istituzioni per recuperare il tempo perduto in questi ultimi anni. Prima la pandemia, poi la guerra in Ucraina, hanno evidenziato l’inadeguatezza delle scelte fatte a livello regionale e nazionale, dovute soprattutto alla assenza di programmazione e di infrastrutture, oltre ai limiti di approvvigionamento energetico aggravati dall’insularità. In questa grave situazione, serve attuare indirizzi ed azioni capaci di rilanciare il polo industriale. Il problema che per molti anni il nostro paese non ha avuto una politica industriale, ha evidenziato un totale distacco da parte del governo nella realizzazione di un progetto di sviluppo ben definito.»
«Bisogna investire, soprattutto, in ricerca, innovazione, infrastrutture e sfruttando le opportunità del PNRR, che dovrà essere finalizzato alla modernizzazione del Paese, alla realizzazione di riforme, al superamento dei gap strutturali, alla capacità di attrazione di investimenti privati nazionali ed internazionali e alla costruzione di un mercato del lavoro con regole maggiormente ispirate alla sicurezza sociale – aggiunge Giuseppe Masala -. La politica e le istituzioni dovranno perciò dimostrare elevate capacità attuative e di risultato, investendo nei servizi e nelle infrastrutture materiali ed immateriali del paese, con una forte ispirazione al bene comune e alla giustizia sociale. La valutazione del successo del PNRR, sarà la capacità di creare lavoro giusto, durevole, sostenibile, competitivo e di valore. Attualmente non c’è un indirizzo chiaro sulla sostenibilità ecologica e socioeconomica. La sfida che dobbiamo affrontare oggi è quella di un nuovo sviluppo. È evidente il cambiamento che caratterizza il sistema produttivo, i parametri di confronto con gli altri paesi ci vedono spesso perdenti, si sta indebolendo il tessuto produttivo e la crisi della grande impresa incide profondamente sulla struttura e sulla qualità dell’occupazione.»
«Cresce la preoccupazione tra i lavoratori degli appalti del polo industriale di Portovesme – sottolinea Giuseppe Masala -. In questi ultimi due anni abbiamo dovuto affrontare problemi gravi ed in particolare la questione delle tariffe energetiche: in primis la Portovesme S.r.l. e tutte le altre attività produttive in generale. Pertanto, è importante rilanciare l’idea del lavoro inteso non solo come risorsa, ma anche come valore. L’obiettivo è assicurare a tutti un lavoro dignitoso. Infatti non ci può essere crescita e sviluppo senza una qualificazione del lavoro. Per questo, è necessario garantire maggiore centralità all’istruzione, alla formazione alla ricerca. Ma occorre anche superare le discriminazioni tra uomo e donna, garantire l’occupazione femminile, la costruzione di servizi welfare adeguati, la tutela alla maternità come valore sociale e la ricerca di un nuovo equilibrio famigliare, economico e sociale. In questo contesto l’iniziativa del sindacato, si concretizza con un’azione rivendicativa nei confronti del governo e regione, chiamati entrambi ad individuare adeguate politiche capaci di contenere se non invertire l’attuale tendenza. Di vitale importanza creare sinergie con le università ma anche con le scuole, licei e istituti tecnici, enti di formazione, aziende, istituzioni non solo per creare nuove professionalità e permettere l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro ma rilanciare le professionalità carenti nel mercato e nel sistema economico. Ci vorrebbe ovviamente, sempre da parte della politica, anche un investimento massiccio nei suoi settori dell’economia verde e un sostegno a tutti quei settori che, invece, non sono più sostenibili, per aiutarli a trasformarsi laddove possibile. Ma bisognerebbe comunque partire da una diversa narrazione, a livello istituzionale e politico.»
«Sicuramente la mancanza di risposte da parte della politica ha penalizzato il tutto oltre i continui rinvii su un iter burocratico incapace di dare sviluppo alle singole vertenze. Attualmente esiste ancora in alcune realtà il lavoro sfruttato, mal pagato, precario – rimarca Giuseppe Masala -. Lavoro che porta sempre più incidenti, infortuni e morti sul lavoro. Un importante strumento che potrà garantire lo sviluppo economico e sfruttare l’insularità è l’istituzione della ZES (n.d.r. zona economica speciale), con l’auspicio soprattutto in questo momento storico e in questa fase di ripartenza, è che l’istituzione della ZES possa portare a una svolta storica con importanti ricadute sul futuro della Sardegna. Si potrà programmare il rilancio dell’economia sarda in particolare del polo industriale di Portovesme grazie ad una fiscalità agevolata che potrà essere il vero motore della ripresa economica. La Zes essendo una zona delimitata può offrire incentivi specifici e procedure semplificate attraendo nuovi investimenti come il progetto nautico – conclude Giuseppe Masala -, che si colloca in una posizione centrale del mediterraneo con opportunità interessanti soprattutto per la riqualificazione e futura dismissione del carbone del Sulcis.»