Giovedì 30 giugno sit-in dei lavoratori della Portovesme srl in via Roma, a Cagliari, davanti al palazzo del Consiglio regionale
Riesplode la protesta dei lavoratori a difesa delle produzioni nello stabilimento della Portovesme srl. Per giovedì 30 giugno le segreterie territoriali Filctem-CGIL Femca-CISL Uiltec-UIL e la RSU aziendale hanno organizzato un sit-in sotto il Consiglio regionale, per sollecitare l’adozione di misure urgenti per salvare i 1.500 lavoratori ed evitare la fermata della Portovesme srl. Le misure che sono state richieste a proposito della vertenza energia e del caso Portovesme srl non sono arrivate. Rispetto a quanto accadeva lo scorso ottobre 2021, quando è stata aperta la procedura per l’attivazione della cassa integrazione, la situazione è decisamente peggiorata. Gli strumenti finora adottati non hanno portato soluzioni e i prezzi dell’energia, soprattutto quando si parla di impianti energivori, restano proibitivi. E’ del tutto evidente che se questa situazione dovesse protrarsi, come recentemente comunicato dall’azienda alla Rsu, verranno valutati scenari produttivi a basso impatto energetico, richiedendo il rinnovo degli ammortizzatori sociali con conseguente ampliamento del personale eventualmente coinvolto dalla fermata di ulteriori impianti.
“Attualmente l’unica misura ipotizzata e in campo è quella dell’Energy release, la cui fruibilità ed efficacia, però, è fortemente legata al contenuto dei provvedimenti di attuazione – sottolineano i segretari Madeddu, Lai e Loi – . Non si deve poi dimenticare l’impossibilità, per le attività produttive, di utilizzare il gas naturale. Nonostante questo fatto, è opportuno anche rimarcare che chi opera nella penisola, si giova di strumenti quali interconnector e provvedimenti di altro tipo, di sgravi per circa 60 milioni di euro all’anno. La nostra presenza davanti al Consiglio regionale si rende necessaria perché è doveroso da parte delle Istituzioni un impegno preciso. E’ necessario, infatti, che si attivino tutte quelle procedure necessarie affinché anche in Sardegna, dove l’acquisto diretto del gas naturale è impossibile, siano estesi i benefici economici per l’acquisto di prodotti alternativi al gnl. La gravità della situazione impone un impegno importante e sostenuto della politica sarda nei confronti del Governo. Il tempo scorre molto velocemente e non è pensabile che per 1.500 lavoratori possa scattare la Cassa integrazione di punto in bianco perché non si è cercata una soluzione – concludono i tre segretari sindacali -. Poiché, sino a oggi, non abbiamo avuto alcun riscontro concreto alle nostre richieste, siamo costretti ad intensificare la mobilitazione con una serie di iniziative.”
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