Fabio Usai (PSd’Az): «Lavoriamo insieme per garantire il diritto alla salute dei Sardi»
«In questo periodo pandemico in Italia qualsiasi sistema sanitario regionale ha reso evidente quanto la sanità pubblica sia stata nel tempo devastata e depauperata da tagli delle risorse indiscriminati e da una mancata programmazione. Nella nostra isola vi è l’aggravante di una spesa a carico del contribuente sardo a cui troppo spesso non corrisponde un adeguato servizio. Per essere chiari, appare evidente a tutti che i servizi sanitari anche nel nostro territorio non rispondono ai bisogni di salute delle persone.»
Lo scrive, in una nota, Fabio Usai, consigliere regionale del Partito Sardo d’Azione.
«Come si è arrivati a questo? C’entra solo la pandemia? Ci sono responsabilità tecniche manageriali e politiche? Cosa possiamo fare per cercare di invertire una situazione la cui tendenza appare sempre più precarizzata e fragile? Chi dovrebbe agire per consolidare e programmare la gestione delle strutture sanitarie? – si chiede Fabio Usai -. Si arriva ad una situazione quale è quella che vediamo oggi perché altri non hanno visto o voluto vedere quello che stava subendo la sanità nel Sulcis Iglesiente.»
«La pandemia ha reso ancor più visibile qualsiasi tipo di inefficienza strutturale, sia in termini di organizzazione interna agli ospedali, sia per quanto riguarda la mancata assunzione di personale sanitario e non, dovuto a numerosissimi fattori (numero chiuso per le facoltà di medicina, blocco del turn over, gestione della formazione specialistica) – sottolinea Fabio Usai -. La responsabilità è della classe dirigente degli ultimi 20 anni, tutta, qualsiasi colore o parte politica, sindacale, manageriale e tecnica che si è succeduta fino ad oggi. Bisogna ragionare in termini di proposta e di difesa dell’esistente.»
«Le forme di protesta legittime hanno sicuramente un impatto mediatico elevato, che non dà seguito a soluzioni di problematiche annose e complesse – conclude Fabio Usai -. È arrivato il momento di attuare la riforma dei servizi territoriali (case e ospedali di comunità) e di pensare ad una nuova struttura per acuti. Noi tutti, chi ricopre un ruolo di rappresentanza a qualsiasi livello, anche se non direttamente chiamato in causa, dovrebbe per una volta mettere da parte velleità, ambizione, protagonismo e tattica partitica per cercare un’unità vera, tesa a difendere il diritto alla salute e proporre a più livelli, governativo, regionale, comunale, sindacale, di rappresentanza datoriale e associativa, una diversa e straordinaria modalità di organizzazione sanitaria su base sociale.»