4 December, 2024
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L’incidenza della calcolosi urinaria fra noi sardi è altissima. Sarà la genetica, o il metabolismo, o l’alimentazione, o l’esposizione solare e la produzione di vitamina D? Fatto sta che, soprattutto noi del Sud Sardegna, abbiamo un’incidenza di calcolosi come non si vede in nessuna parte d’Italia. Per tale ragione i chirurghi sardi sono stati sempre esperti nel trattamento delle malattie ostruttive delle vie urinarie provocate da calcoli. Già ai primi del 1900, al San Giovanni di Dio, i chirurghi avevano grande esperienza in questo campo. Durante la Prima Guerra Mondiale ebbero stretti rapporti professionali negli ospedali da campo, con i colleghi di Trento, Trieste e Udine che erano di scuola austriaca. Il chirurgo triestino Giorgio Nicolich, specializzato a Vienna attrezzò il primo reparto d’Urologia in Italia. Tra i chirurghi sardi che operavano in quel fronte vi era il dottor Nino Lasio di Serramanna, che proveniva dal San Giovanni di Dio; questi fu molto apprezzato per le sue capacità professionali nel trattamento delle malattie urinarie e, alla fine della Guerra, venne trattenuto all’Università di Milano dove gli venne conferito l’incarico di direttore della nuova scuola di specializzazione in Urologia. Tale specialità ancora non esisteva come branca indipendente in nessuna Università italiana. Dopo Milano la scuola di specializzazione di Urologia venne aperta anche a Cagliari. Un primo caposcuola fu il professor Rodolfo Redi, direttore patologo chirurgo. I suoi aiuti erano il dottor Gaetano Fiorentino ed il dottor Mario Sebastiani.
Il dottor Gaetano Fiorentino fu il primo sardo a specializzarsi in quella scuola.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, il dottor Gaetano Fiorentino fu arruolato nell’Armir e destinato alla campagna di Russia. Tornò con un’enorme esperienza maturata operando traumi di guerra. Per le sue doti chirurgiche, il dottor Gaetano Fiorentino venne precettato dal Governo ed inviato a dirigere la Chirurgia Generale dell’Ospedale Sirai di Carbonia, dove affluivano i minatori traumatizzati dagli incidenti nel sottosuolo.
Quando Gaetano Fiorentino occupò il suo posto nella nuova sede dell’Ospedale Sirai, ebbe l’opportunità di conoscere il comandante della Sesta Flotta americana che gli fece dono dell’intera sala operatoria di una corazzata. I vari strumenti vennero utilizzati fino agli anni ‘80; tra questi vi erano un letto operatorio, una lampada scialitica, un respiratore automatico complesso, un broncoscopio, un esofagogastroscopio rigido, un sigmoidoscopio, l’attrezzatura da craniotomia, un cistoscopio ed un rarissimo elettroresettore, prodotti dalla ACMI del Minnesota, illuminati in punta da una minuta lampadina ad incandescenza. In quei tempi, all’ospedale Sirai le operazioni urologiche e, soprattutto, quelle per calcolosi urinaria, erano all’ordine del giorno.
Con l’andata in pensione del dottor Gaetano Fiorentino, il posto di primario chirurgo venne occupato dal professor Lionello Orrù, urologo, professore di Anatomia Umana normale all’Università di Cagliari, professore di Anatomia Chirurgica nella scuola di specializzazione. Anche col professor Lionello Orrù le operazioni per calcolosi urinaria furono molto frequenti. Il motivo di tale frequenza, era dovuto sia all’alta incidenza di calcolosi nel Sulcis Iglesiente, sia al fatto che, quando la calcolosi dell’uretere era irrimediabilmente ostruente, si doveva sempre procedere all’asportazione chirurgica del calcolo, pena la morte del rene. In quei tempi non era raro trovare pazienti con un solo rene funzionante, perché l’altro aveva cessato di funzionare a causa di un calcolo. Dato che chi produce un calcolo in un rene, prima o poi, potrà produrlo anche nell’altro rene, poteva capitare che all’improvviso, con una nuova colica dal lato opposto, anche il rene superstite cessasse di funzionare. Allora non esisteva la dialisi sostitutiva della funzione renale ed i poveretti morivano se non si procedeva ad una nuova operazione. Questo valeva in tutto il mondo.
Le cose cambiarono nella Primavera del 1986, quando comparve un articolo nella rivista francese “Le Journal d’Urologie”, a cui venne dato poco risalto dalle riviste italiane. L’autore del lavoro si chiamava Enrique Perez Castro Ellendt. Egli sosteneva d’aver messo a punto un metodo endoscopico per asportare i calcoli dagli ureteri senza ricorrere all’operazione classica di lombotomia, con grande taglio dalla base del torace prolungato in basso in addome. Ciò che descriveva era fantascienza. Sosteneva d’aver costruito con la ditta Storz tedesca, uno strumento ottico molto lungo, fatto come un sottilissimo cannocchiale d’acciaio di 55 centimetri, diametro 4 millimetri, che, passando dall’uretra e dalla vescica, poteva penetrare nell’uretere fino a raggiungere il calcolo per romperlo, asportare i frammenti, e liberare il passaggio alle urine, arrestando così le coliche e salvando il rene. Tutto questo senza operazione.
Nel mese di luglio, avvenne un fatto che segnò il cambiamento nella storia della calcolosi per l’ospedale di Carbonia.

In quel mese dell’estate del 1986 si presentò nel reparto Chirurgia, al secondo piano del Sirai, un elegante signore attempato che riferì d’aver urinato sangue. Venne sottoposto a cistoscopia e fu diagnosticato un tumore maligno della vescica. Il signore aveva un problema: la premura di rientrare nella sua città di residenza, Madrid. Ci chiese consiglio sul centro madrileno a cui rivolgersi e ne approfittammo per indirizzarlo alla clinica “La Luz”, dove operava il dottor Enrique Perez Castro Ellendt. La clinica era peraltro già famosissima in tutto il mondo, perché vi era stato operato il “caudillo” Francisco Franco, e lì era deceduto per complicazioni emorragiche. Enrique Perez Castro Ellendt fece, al nostro paziente, una resezione vescicale asportando tutto il tumore con successo. Incuriosito dal racconto del paziente inviato da Carbonia, indagò sul nostro interesse per lui. Il paziente gli riferì che i chirurghi di Carbonia erano a conoscenza del nuovo metodo per asportare i calcoli dagli ureteri inventato da lui e gli trasmise il nostro desiderio di conoscerlo. Enrique Perez Castro Ellendt immediatamente ci invitò a Madrid nella sua Clinica. Fino ad allora aveva mostrato la procedura di asportazione dei calcoli ureterali, senza operazione, soltanto ad altri due italiani: il dottor Francesco Rocco dell’Università di Milano, ed il dottor Michele Gallucci dell’Università di Roma. Il nostro paziente-intermediario generosamente si offrì di ospitare noi chirurghi di Carbonia nella sua casa a Madrid e decidemmo di partimmo. All’arrivo, avemmo una prima sorpresa: la casa si trovava in “Calle Urola”, la via delle ambasciate. Si scoprì in quel momento che il nostro ospite era stato ambasciatore d’Italia in Spagna. La casa, ora di sua proprietà, era una villa divisa in due parti. L’altra metà era appartenuta al presidente argentino Juan Peron e alla moglie Evita Peron. Si capì allora il motivo della grande disponibilità del chirurgo madrileno ad accoglierci nella sua clinica e mostrarci i segreti della sua metodica. Il nostro ospite in Spagna era un personaggio illustre. Così pure lo erano la moglie spagnola ed il cognato che facevano parte dello staff medico della famiglia reale.
Furono giorni densi di studio ed esperienza. Carpimmo i segreti della tecnica di “ureterolitotrissia endoscopica” che consentiva, per la prima volta nella storia, di polverizzare i calcoli dentro l’uretere ed estrarli senza operazione.
Tornati a Carbonia, facemmo un accurato rapporto al presidente dell’Ospedale: il sindaco Pietro Cocco. Egli ascoltò con molta attenzione e accolse la nostra richiesta di acquistare l’attrezzatura necessaria. L’ordine partì pochi minuti dopo il colloquio.
Il materiale richiesto era tanto e costoso. Si trattava di un ureteroscopio Storz da 12 Charrière (3 Ch = 1 mm) quindi del diametro di 4 mm, progettato da Enrique Perez Castro Ellendt e realizzato dalla ditta tedesca. Ad esso si associava un’ottica lunga 55 centimetri. Dentro la camicia d’acciaio vi erano tre canalicoli paralleli destinati ad ospitare l’ottica, costituita da una serie di microscopiche preziosissime lenti, una via per l’acqua, una via per introdurre le sonde da ultrasuoni per rompere i calcoli, e le pinzette per estrarne i frammenti. L’acqua che si pompava dentro il canalicolo serviva a creare una camera liquida che consentiva di dilatare il sottile lume ureterale, penetrarvi, e procedere dentro l’uretere fino a raggiungere il calcolo.
L’operazione più difficile era la penetrazione della punta dello strumento nel meato ureterale. Il meato è il punto in cui l’uretere, che arriva dal rene, penetra in vescica. Per fare questa procedura, fino ad allora ritenuta impossibile alle ottiche in uso in quel tempo, il dottor Enrique Perez Castro Ellendt aveva pensato di aprire la strada utilizzando una sottile sonda flessibile che aveva in punta un palloncino gonfiabile. Introdotta la sonda nel meato ureterale e gonfiato il pallone, si otteneva l’apertura del tratto finale dell’uretere e del suo sbocco in vescica, sufficiente per introdurvi l’ureterorenoscopio. La progressione dello strumento dentro l’uretere veniva agevolata dal getto d’acqua ad alta pressione, prodotto dalla pompa Ureteromat inventata, anch’essa, da Enrique Perez Castro Ellendt.
Una volta giunti sul calcolo si procedeva alla sua frammentazione con la sonda ad ultrasuoni; i frammenti venivano asportati con la pinza a “bocca di caimano”. Tutta la procedura veniva controllata al monitor di un apparecchio radioscopico; era, pertanto, inevitabile che l’intera équipe medica e infermieristica presente, assumesse notevoli quantità di radiazioni nonostante i grembiuli piombati. Furono tante le procedure eseguite, e tante le radiazioni assunte dagli operatori che i fisici nucleari della Commissione regionale di controllo definirono l’Ospedale di Carbonia la “zona nera” dei raggi X della Sardegna. Oltre al monitoraggio radiologico l’intervento veniva controllato da una telecamera endoscopica Storz che mostrava le immagini della procedura in uno schermo televisivo.
Quando il presidente Pietro Cocco, nel 1986, fece l’ordine d’acquisto dell’ureterorenoscopio per ureterolitotrissia alla ditta Sanifarm di Cagliari, nessuno ancora lo possedeva in tutta Italia. Lo stesso direttore della Storz Italia, che aveva sede a Torino, l’ingegner Boggio Marzet, non ne conosceva ancora l’esistenza.

Da quell’anno 1986, a Carbonia, i calcoli ureterali non vennero più operati con il taglio lombare o addominale, e molte centinaia di pazienti vennero trattati col nuovo metodo endoscopico. I pazienti entravano in ospedale con le coliche renali ed i reni ostruiti, e ne uscivano entro 24-48 ore sani e pronti a riprendere la vita normale. A Carbonia arrivavano pazienti da ovunque. Venne prodotto un filmato endoscopico che mostrava il difficile metodo usato per introdurre lo strumento nell’uretere. Dopo cinque anni di attività, mostrammo le immagini endoscopiche alla fine di un convegno tenutosi a Cagliari, sulla calcolosi urinaria, nell’aula convegni posta al sesto piano del Banco di Sardegna. Nessuno degli astanti aveva mai visto immagini del genere. Dopo quella data altri iniziarono ad apprendere la tecnica.
Quanto raccontato avvenne quando l’Ospedale di Carbonia cresceva in efficienza, qualità e passione. Era il tempo in cui quasi 2.000 bambini l’anno nascevano nel suo reparto di Ostetricia, quando si eseguivano più di 1.000 interventi chirurgici l’anno, in Chirurgia vi erano 84 posti letto ed esistevano due reparti di Medicina Interna; l’Ospedale allora aveva 384 posti letto, contro gli attuali 120, e non vi erano ancora le liste d’attesa mostruose che oggi affliggono gli ospedali italiani.
Perché vi fu tanta crescita professionale e tecnologica in quel periodo? Certamente avvenne per coincidenze storiche. L’avere avuto ricoverato nel 1986 un signore che in tempi lontani era stato ambasciatore italiano in Spagna, mentre a Madrid si metteva a punto quel metodo rivoluzionario fu fortuito. Un elemento sicuramente determinante fu l’avere in quel momento come presidente della ASL un uomo come il sindaco Pietro Cocco. Erano anche gli anni in cui nascevano la Dialisi, la Cardiologia, la Medicina Nucleare, la Psichiatria, l’Endoscopia Digestiva. La coincidenza di più elementi eccezionali, coerenti con la missione pubblica data agli Ospedali dalla legge di Riforma Sanitaria 833 del 1978, produsse il terreno adatto per far sviluppare quelle particolari crescite professionali in quella particolare generazione di medici e di infermieri.
Successivamente, cosa è cambiato? I cambiamenti che hanno portato gli ospedali allo stato attuale, avvennero in progressione. Nel 1987 Il ministro Carlo Donat Cattin iniziò ad intaccare il potere di controllo dei Sindaci sulle ASL, abolendo l’istituto delle Assemblee Generali che rappresentavano i Consigli comunali del territorio. Poi nel 1992 il ministro Francesco di Lorenzo introdusse il concetto dell’“Aziendalizzazione delle ASL”, con principi gestionali privatistici. Come primo atto di quella riforma, i presidenti delle ASL, nominati dai Sindaci, vennero affiancati dai “Commissari straordinari”, nominati dalla regione. In seguito  con le riforme del 1995 e 1999, nel periodo del ministro Rosi Bindi, i presidenti delle ASL vennero eliminati e sostituiti dai manager. Questi erano nuove figure di amministrativi indipendenti dai sindaci e rientranti nella stretta gerarchia della burocrazia regionale.
Con questo atto i sindaci vennero totalmente estromessi dal controllo politico e amministrativo delle ASL. Dopo i manager, negli anni 2000, comparvero i direttori generali di nomina regionale. Così, con la centralizzazione politica ed amministrativa arrivò a compimento la “centralizzazione” dei servizi sanitari. Il centro fisico della Sanità cominciò a coincidere con le sedi del potere regionale: le città di Cagliari e Sassari. L’idea di centralizzare i servizi sanitari di altissima specializzazione, come la cardiochirurgia, la neurochirurgia, i trapianti d’organo, è corretta. Invece, non è corretta la centralizzazione del servizio sanitario di base che la legge assicura equamente a tutti i cittadini, proporzionalmente alla consistenza demografica delle popolazioni provinciali. Purtroppo, però, nel nostro caso, è avvenuta la centralizzazione anche della sanità di base, con il conseguente svuotamento del territorio provinciale.
Oggi, l’unificazione di tutte le ASL in un’unica ASL regionale, ha creato un unico centro di potere amministrativo. Ciò ha sottratto anche ai nuovi direttori generali delle ASL quella libertà di gestione che avevano i presidenti ai tempi di Pietro Cocco. Ora che gli ospedali provinciali sono usciti dal centro del potere sanitario stiamo vedendone gli effetti: i cittadini sono scontenti e si rivolgono ai propri sindaci che, per essi, incarnano lo Stato; ormai tutti i giorni vediamo nei notiziari, immagini di sindaci che prendono dure posizioni nei confronti di quella struttura burocratica centralizzata che li ha sostituiti.

Mario Marroccu

L’Ente di governo dell’Ambito della Sardegna ha approvato ieri il progetto definitivo-esecutivo presentato da Abbanoa riguardante la riqualificazione di una parte della rete idrica del comune di Selargius.

Grazie a un finanziamento di quasi un milione di euro, provenienti dal Fondo per lo sviluppo e la coesione (FCS) il Gestore unico potrà intervenire sulla rete idrica del quartiere Libertà per mitigare le rilevanti perdite. In particolare, i tratti di condotta ritenuti prioritari perché soggetti a guasti o a malfunzionamenti saranno sostituiti con tubazioni in ghisa sferoidale in modo da garantire la riqualificazione della rete.

Gli interventi appena approvati si inseriscono in un programma che Abbanoa sta portando avanti nel comune per risolvere il problema delle perdite.

«Con il progetto approvato prosegue il processo di realizzazione delle opere inserite nel Patto per lo sviluppo della Regione Sardegna, un programma d’importo pari a 68 milioni di euro provenienti dal Fondo per lo sviluppo e la coesione con cui si andrà a mitigare l’annoso problema delle perdite idriche che interessa l’intero territorio regionale», commenta il presidente dell’Egas, Fabio Albieri.

In linea con la salvaguardia del patrimonio naturalistico dell’isola, con il progetto “CITROËN DRIVE CARLOFORTE ELECTRIC“, Citroën contribuisce a promuovere lo sviluppo della mobilità sostenibile e fornisce al comune di Carloforte tre veicoli completamente elettrici: una Citroën Ami – 100% ëlectric, una Citroën My Ami Cargo ed un Citroën ë – Berlingo Elettrico.

L’iniziativa “CITROËN DRIVE CARLOFORTE ELECTRIC” prevede inoltre offerte esclusive, dedicate agli abitanti dell’isola, per l’acquisto di veicoli elettrificati Citroën a condizioni accessibili.

Questa operazione conferma ancora una volta il forte impegno di Citroën nel processo di transizione energetica, con cui la Marca intende ampliare la sua offerta di veicoli a basse emissioni, arrivando ad elettrificare il 100% della sua gamma entro il 2025.

Il progetto realizzato con l’isola di Carloforte dimostra ancora una volta la convinzione di Citroën che la mobilità debba essere rispettosa dell’ambiente ed accessibile a tutti, non solo in termini economici, ma anche per quanto riguarda la facilità di utilizzo e di ricarica quotidiana, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone.

Per questo, oltre alla flotta dei tre veicoli, Citroën fornisce anche le infrastrutture di ricarica, dando in dotazione una WallBox al comune di Carloforte. L’intera operazione è stata realizzata con il prezioso supporto del Concessionario Citroën di Carbonia, Automobili Cocco, che ha fornito tutti i veicoli e la WallBox al Comune dell’isola.

La cerimonia di consegna dei 3 veicoli elettrici è avvenuta ieri 28 luglio, sull’isola di Carloforte, nella pittoresca Piazza Repubblica, alla presenza di Stefano Rombi, sindaco di Carloforte, Alessandro Musumeci, Marketing Manager di Citroën Italia, Federico Scopelliti, E-Mobility Manager Stellantis Italia, e di Massimiliano Cocco, Titolare della Concessionaria Citroën di Carbonia.

Stefano Rombi, Sindaco di Carloforte: «Siamo particolarmente contenti della collaborazione instauratasi con Citroën Italia. Stiamo operando sul fronte delle energie rinnovabili e del risparmio energetico. Pertanto questa iniziativa, che ci consente di arricchire il parco macchine del comune di Carloforte con veicoli completamente elettrici, risponde pienamente alla nostra esigenza di tutelare l’ambiente, in linea con la visione di Isola sostenibile che la nostra amministrazione sta perseguendo».

Alessandro Musumeci, Marketing Manager Citroën Italia«Dopo il progetto dell’isola della Maddalena, questa iniziativa dimostra ancora una volta il nostro forte impegno nel processo di transizione energetica verso una mobilità sostenibile. Siamo orgogliosi che il comune di Carloforte abbia riconosciuto nei nostri prodotti tutte le qualità e le caratteristiche necessarie per rispondere al meglio alle esigenze di mobilità delle autorità locali dell’isola. Ci auguriamo che l’impiego quotidiano di questi veicoli elettrici Citroën da parte del Comune di Carloforte rappresenti un esempio concreto anche per tutti gli altri clienti interessati ad una mobilità rispettosa dell’ambiente».

Federico Scopelliti, E-Mobility Manager Stellantis Italia: «Siamo molto orgogliosi di questa iniziativa con un’isola prestigiosa come Carloforte. Stellantis è attualmente leader di mercato nella vendita di vetture elettrificate con una quota superiore al 35% e vuole continuare ad essere un riferimento per la transizione energetica in Italia. Il progetto di Citroën con Carloforte è la conferma di questo impegno, vòlto a rendere l’elettrificazione accessibile e semplice per tutti, con un’offerta di prodotto completa – dalle soluzioni urbane ultracompatte come la Citroën Ami fino ai veicoli commerciali -, servizi di ricarica facili ed intuitivi e soluzioni finanziarie competitive. La ricarica pubblica sarà un fattore cruciale in questo percorso, per questo motivo Stellantis sta collaborando con i due partner Atlante e TheF Charging allo sviluppo di un network di ricarica pubblica accessibile a tutti i veicoli elettrici e che riservi condizioni esclusive ai clienti dei Brand Stellantis».

Massimiliano Cocco, Titolare della Concessionaria Citroën Automobili Cocco di Carbonia: «Sono orgoglioso di essere qui oggi in questa meravigliosa isola e di aver avuto l’opportunità di partecipare a questo progetto insieme a Citroën, il Brand che rappresento da oltre 35 anni nel Sulcis Iglesiente. La consegna di questi veicoli totalmente elettrici al Comune di Carloforte riflette pienamente il nostro impegno verso una mobilità sostenibile e rappresenta un passo importante verso la transizione energetica, un processo che ci consentirà di lasciare ai nostri figli e ai nostri nipoti un mondo migliore. Ringrazio sentitamente tutti coloro che hanno contribuito attivamente al successo di questa operazione, in particolare tutto il mio team della Concessionaria e l’officina Napoli di Carloforte, da sempre al nostro fianco per assicurare assistenza e manutenzione alle vetture Citroën sull’isola».

CITROËN AMI – 100% ËLECTRIC

Soluzione di mobilità anticonformista e rivoluzionaria, 100% elettrica. Accessibile senza la patente a punti, può essere guidato a partire da 14 anni, con l’unico vincolo di aver conseguito il certificato di idoneità patente AM (il patentino per motori inferiori a 50 cm3). Le sue dimensioni ultracompatte garantiscono agilità negli spostamenti e nei parcheggi. Lo spazio dell’abitacolo è ottimizzato per accogliere due persone sedute comodamente una di fianco all’altra. I suoi 75 km di autonomia si adattano perfettamente ai tragitti urbani o periurbani. La sua batteria agli ioni di litio da 5,5 kWh si ricarica completamente in sole 3 ore con una comune presa da 220V.

CITROËN MY AMI CARGO

Citroën My Ami Cargo rappresenta la soluzione ultracompatta, elettrica, economica e innovativa pensata per soddisfare le nuove esigenze di mobilità dei professionisti, dalla consegna di piccoli colli su brevi distanze, fino agli spostamenti tra siti. Una soluzione elettrica, intelligente, unica, pensata per le consegne, che associa tutti i vantaggi di Citroën Ami – 100% ëlectric ad uno spazio di stoccaggio modulare di 260 litri al posto del sedile del passeggero, da utilizzare per trasportare pacchi, posta, attrezzi e oggetti di vario genere in tutta sicurezza. Offre protezione contro gli urti e le intemperie, una maggiore capacità di carico rispetto a un veicolo a 2 o 3 ruote (complessivamente My Ami Cargo dispone di un volume utile di oltre 400 litri) e si dimostra più agile di un veicolo commerciale di segmento superiore, grazie alla sua estrema compattezza e alla sua maneggevolezza.

CITROËN Ë-BERLINGO ELETTRICO

Partner ideale, funzionale e polivalente per vivere il tempo libero, offre tutti i vantaggi della fluidità della motorizzazione elettrica, con un’autonomia fino a 280 km (nel ciclo WLTP). Disponibile in 2 lunghezze, può accogliere fino a 7 persone. Si distingue per il suo eccezionale volume interno, la sua modularità e praticità d’uso, con i 3 sedili posteriori singoli, il padiglione multifunzione Modutop® e il lunotto apribile, per un volume complessivo di carico fino a 4.000 litri (nella versione XL) ed una lunghezza di carico fino a 3,05 metri.

Dopo una fase di sperimentazione del servizio di mobilità in sharing dei monopattini elettrici ed una serie di affinamenti resisi necessari per l’emergere di situazioni meritevoli di correttivi, il servizio di Sharing monopattini elettrici ad Alghero ha ottenuto buoni risultati. La Giunta Conoci ha deciso, infatti, di intervenire tanto sulla proroga della sperimentazione quanto sulla più rigida regolamentazione delle zone di transito e sosta dei monopattini. La prima regolamentazione, introdotta su proposta dell’assessore della Viabilità, Emiliano Piras, riguarda la zona del Centro Storicon cui si prevede il divieto assoluto di parcheggio; nella zona gialla, invece è previsto l’obbligo di parcheggio nelle sole aree destinate allo scopo; nella zona bianca è possibile parcheggiare i monopattini liberamente e l’obbligo per gli operatori di carico e scarico dei monopattini solo nelle aree destinate; nella zona nera sarà vietato il transito e il parcheggio.  Parallelamente, la Giunta, nella delibera di adeguamento Istat delle tariffe ha deciso di regolamentare anche il servizio di rimozione forzata a contrasto degli episodi di abbandono indiscriminato o in sosta non conforme al codice della strada dei monopattini. La rimozione o blocco sarà parificata, nella parte tariffaria, a quella dei veicoli fino a 1,5 tonnellate.

«Il servizio di noleggio, dopo un avvio e un assestamento fisiologico, aveva bisogno di correttivi per perfezionare gli aspetti positivi e di altrettante misure per mettere rimedio agli aspetti criticiha dichiarato l’assessore, Emiliano Pirase così abbiamo voluto attuare un intervento omogeneo per accentuare le regole da rispettare insieme al prolungamento dell’attività che ha mostrato la assoluta validità dell’iniziativa voluta dell’Amministrazione.»

Antonio Caria

Nuovo appuntamento al Museo della Tonnara di Stintino che sabato 30 luglio, dalle 19.00, ospiterà la conferenza di Valentina Porcheddu archeologa e giornalista del Manifesto che affronterà il tema del giornalismo correlato alle scoperte archeologiche e mostrerà con quali contenuti e linguaggio, sulla carta stampata e sui magazine online, vengono portate all’attenzione del pubblico le scoperte archeologiche.
Attraverso una panoramica delle recenti scoperte “eccezionali” effettuate in Italia – dalla Sardegna a Pompei – ma anche in Grecia, si parlerà del sensazionalismo e di come questo fenomeno sempre più dilagante distorca la realtà dei rinvenimenti, contribuendo a diffondere una falsa immagine del lavoro dell’archeologo e spesso mistificando la Storia. Uno spazio verrà dedicato anche alla distruzione dei siti archeologici del Medioriente, in particolare Palmira, durante l’occupazione della Siria e dell’Iraq da parte dello Stato Islamico, allo scopo di mostrare come, anche in quel caso, una narrazione priva di un rigoroso controllo delle fonti abbia alimentato la propaganda politica delle parti in conflitto.
Antonio Caria

Al comune di Sassari nessun aumento delle indennità per sindaco, componenti della Giunta, del presidente del Consiglio e per i gettoni dei consiglieri. La decisione è arrivata durante un incontro voluto dal sindaco Nanni Campus con i consiglieri di maggioranza, tutti i componenti della Giunta ed il presidente del Consiglio Maurilio Murru.
«Analizzate la gravissima crisi economica e il drammatico aumento della povertà, le conseguenze della pandemia, l’aumento dei prezzi, l’eccezionale rincaro dell’energia e dei carburanti, che opprimono troppe famiglie e troppe attività commerciali ed imprenditoriali della Città, non è stato giudicato opportuno aumentare gli emolumenti della politica», dichiara il sindaco Nanni Campus, anche a nome della Giunta e dei consiglieri e consigliere di maggioranza.
«Doverosa e opportuna la decisione presa: è il momento di concentrare tutti gli sforzi e i nostri pensieri su chi attraversa un periodo di grande difficoltà»aggiunge il presidente Maurilio Murru.
Le somme non utilizzate saranno pertanto rese nella disponibilità della Regione.

Antonio Caria

Un dolcissimo ritorno a casa. Nel campionato di Serie A2 Femminile 2022/2023, l’head coach della Techfind San Salvatore Simone Righi verrà coadiuvato da Francesca Amadasi, allenatrice selargina cresciuta nel vivaio giallonero.

La scheda. Classe 1983, originaria di Selargius, Francesca Amadasi ha affrontato il Minibasket e il settore giovanile nel “pallone” di viale Vienna sotto la guida di Barbara Salis e tutti gli altri storici allenatori del San Salvatore. Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, si è cimentata subito nel ruolo di allenatrice: prima alla Virtus Cagliari, poi – nel 2009 – all’Antonianum, dove ha guidato alcuni gruppi giovanili femminili ricoprendo, al tempo stesso, l’incarico di assistente della prima squadra, tra A3 e Serie B. Nel 2011, per ragioni professionali, si è trasferita in Veneto, portando con sé la grande passione per il basket. Ben presto è entrata nell’orbita della blasonata Famila Schio, che le ha affidato alcuni gruppi del suo vivaio. L’esperienza con il club scledense è proseguita per 6 stagioni ed è stata costellata da numerose soddisfazioni, come la conquista di finali giovanili regionali e nazionali. Tornata in Sardegna nel 2017, ha proseguito il suo percorso di formazione conseguendo, l’anno successivo, la tessera da allenatrice. Sempre nel 2018 ha fatto parte dello Staff tecnico della spedizione sarda al Trofeo delle Regioni, culminato con un ottimo quinto posto finale. In passato, invece, era stata designata per un Trofeo Bulgheroni alla guida della rappresentativa veneta. Ora, dopo tanto girovagare, il ritorno nella “sua” Selargius.

«Sono felice e orgogliosa di tornare nell’ambiente che ha fatto scoccare la scintilla del mio amore verso la pallacanestroafferma Francesca Amadasiè grazie al San Salvatore e agli allenatori che ho incontrato nel mio percorso giovanile che ho potuto compiere delle esperienze cestistiche così gratificanti. Ora vorrei restituire qualcosa a un ambiente che mi ha regalato un’infanzia felice e spensierata. Il San Salvatore è cambiato in questi anni: ci sono delle facce nuove, ma il calore è rimasto sempre lo stesso. La dirigenza non ha perso di vista l’obiettivo di far crescere le ragazze del settore giovanile. La prima squadra è ambiziosa, e averne affidato la guida a due allenatori giovani denota coraggio. Speriamo, ora, di riuscire a ripagarlo. Con coach Simone Righi è nata subito una buona sintonia, dal punto di vista tecnico parliamo la stessa lingua e sono certo che riusciremo a collaborare molto bene. Nei primissimi allenamenti stagionali ho trovato delle giocatrici determinate e ben disposte al sacrificio. Ci sono tutti i presupposti per un campionato ricco di soddisfazioni.»

Sono 1.589 i nuovi positivi al Covid-19 in Sardegna su 6.077 tamponi eseguiti, 151 diagnosticati da molecolare, 1.438 da antigenico.

E’ rimasto invariato il numero dei pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva, 16.

I pazienti ricoverati in area medica sono 171 (-3).

Sono 34.672 le persone in isolamento domiciliare (-1.703).

Si registrano 7 decessi: due donne di 74 e 94 anni e due di 84, un uomo di 78, residenti nella provincia del Sud Sardegna; due uomini di 73 e 88 anni, residenti rispettivamente nella Città Metropolitana di Cagliari e nella provincia di Oristano.

Ci sono i cinque milioni di euro a regime destinati alla riclassificazione del personale regionale. Il finanziamento è il risultato di un emendamento alla legge regionale 17 del 27 ottobre 2021) voluto dall’assessora degli Affari Generali, Personale e Riforma della Regione, Valeria Satta, che giovedì prossimo, 4 agosto alle 11, ascolterà in videoconferenza i rappresentanti dei sindacati CGIL-FP, CISL-FPS, UIL-FPL, CLARES, SNAF e FESAL.
“La riunione di giovedì servirà ad un confronto con le organizzazioni sindacalispiega Valeria Satta relativamente all’articolazione del programma di riclassificazione del personale. Tra le misure che abbiamo ipotizzato prevediamo ad esempio l’introduzione della figura del quadro, le riclassificazioni del personale inquadrato nelle categorie A e B, oltre alle progressioni orizzontali.”
“La riclassificazioneprosegue l’assessoreera attesa dai dipendenti da oltre vent’anni, in quanto l’ultima risale al 2001, anno in cui si effettuò un cambiamento delle categorie. Si tratta di uno strumento fondamentale ai fini dell’efficienza della Regione, che adesso, grazie a questo nuovo stanziamento, permetterà di ottimizzare le funzioni dell’amministrazione e delle varie categorie mediante metodologie di lavoro più moderne. Allo stesso tempo, sarà un’importante occasione in cui verranno riconosciute la professionalità e l’anzianità dei lavoratori.”
Antonio Caria

La squadra dei vigili del fuoco di Arzachena è intervenuta nella strada statale 125, poco prima della rotonda di Palau, per un incidente che ha visto coinvolti un’auto ed un camion che si è ribaltato sversando il gasolio contenuto del serbatoio sull’asfalto creando problemi di viabilità. gli operatori hanno messo in sicurezza il mezzo pesante ribaltato evitando ulteriori conseguenze sull’asse viario. Sul posto sono arrivati anche i carabinieri, il 118, i vigili urbani e l’Anas.

Antonio Caria