Carbonia Avanti: «Non ci arruoliamo tra chi festeggia vittorie parziali e precarie per la nostra maltrattata sanità territoriale. La battaglia è ancora lunga»
In questi giorni abbiamo assistito quasi ad una sfida a intestarsi la presunta vittoria costituita dalla (proclamata per i prossimi giorni) riapertura del Pronto Soccorso dell’ospedale CTO di Iglesias, dopo la manifestazione di giovedì scorso a Cagliari. Dopo le diverse prese di posizione politiche, sindacali e istituzionali su chi avrebbe propiziato meglio e di più tale riapertura, il sindaco Pietro Morittu mette in discussione parte delle soluzioni proposte per riaprire il Pronto Soccorso iglesiente, nello specifico quella di trasferire medici da altri fondamentali reparti come Chirurgia. Come a dire: se la soluzione adottata per riaprire il Pronto Soccorso di Iglesias è quella di depotenziare il servizio di Chirurgia a Carbonia, ci opporremo in ogni modo.
Ma che tale proposta rappresentasse una soluzione evidentemente fragile e, come nel gioco del mikado (dove se sposti una bacchetta, rischi di muoverne e farne cadere delle altre), persino potenzialmente pericolosa per il funzionamento di altre strutture complesse, era apparso chiaro fin da subito a tutti quelli che come noi seguono seriamente le questioni della sanità da tanti anni e di essa conoscono criticità e punti di forza.
Sia ben chiaro: la Direttrice generale Giuliana Campus senza possibilità nell’immediato di arruolare altri medici specialistici, non è che avesse chissà quali altre soluzioni da proporre se non quella di trasferire personale da un reparto all’altro e di aspettare l’assunzione o l’affitto di altri professionisti sanitari.
Ma anche quest’ultima opportunità, quella dei “medici in affitto” (i quali dovrebbero entrare in servizio dal prossimo 13 agosto, il cui utilizzo è stato ufficialmente determinato il 27 luglio scorso, abbastanza prima della manifestazione cagliaritana) non è esente da rischi o pericoli.
Intanto, perché parliamo di personale sanitario non specializzato nella branca dell’emergenza-urgenza. E che perciò si occuperà unicamente di assistere, visitare e curare i codici bianchi e verdi, lavorando in autonomia. Ciò significa anche che questi medici potranno incidere solo su una percentuale minoritaria di pazienti tra quelli che accederanno ed affolleranno il Pronto Soccorso.
E se, ammettiamo il caso, tali pazienti durante la permanenza e visita, nella struttura dovessero passare da un codice all’altro, ossia aggravarsi, cosa accadrebbe? Chi gestirebbe e come l’emergenza?
Inoltre: chi coordinerà le operazioni tra i medici in affitto e quelli della struttura, visto che gli ambienti utilizzati saranno gli stessi?
Insomma, le incognite sono tante, così come (visti gli ordini di servizio per il trasferimento di altri medici) i rischi di depotenziamento di altri servizi, rispetto ai quali ovviamente ci opporremo con forza e ogni strumento a nostra disposizione.
La verità, dobbiamo dircela tutta per essere credibili e non perdere di vista la realtà, è che non ci sono soluzioni veloci ed infallibili: in assenza di nuove assunzioni di medici specializzati per far fronte alle carenze di organico, l’equilibrio ricercato per la riapertura del Pronto Soccorso del CTO, così come quello di altri reparti nei due ospedali del territorio, resta altamente precario.
E anche in caso di riapertura stabile del servizio di emergenza-urgenza a Iglesias, va chiarito senza timore di smentita, che non ci sarà la garanzia totale sulla qualità delle prestazioni erogate. Perciò, non ci siamo arruolati e non ci arruoliamo tra le fila di chi improvvidamente festeggia una mezza soluzione, perché siamo consapevoli che la battaglia per una sanità migliore e a dimensione dei bisogni dei cittadini del nostro territorio, dopo anni e anni di politiche sbagliate e scarsamente lungimiranti, è ancora lunga.
Gruppo Politico Carbonia Avanti