Lettera aperta di una cittadina del Sulcis, Liliana Piras, al neo direttore sanitario della Asl Sulcis, Andrea Solinas, sullo stato di grave crisi in cui versa il sistema sanitario pubblico, nello specifico per la drammatica carenza dei medici di base.
Il testo integrale.
Questa mail l’ho inviata alla direzione sanità sarda e desidero informarne anche Lei, dott. Andrea Solinas che, subentra nella sanità del Sulcis e si fa carico delle incombenze di questo territorio, non ho altro da aggiungere se non augurarle un buon lavoro, e per buono intendo responsabilità dei bisogni delle persone non dei numeri, di vero servizio, perché chi è grande e non si piega al piccolo in realtà è un misero.
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Spett.le Regione Sardegna
Mi rivolgo a Lei, direttore della sanità sarda, come semplice assistita da questo ente sanitario nazionale.
Il disagio che stiamo vivendo da anni si è via via trasformato in un grido di aiuto da parte nostra. Il Sulcis è ormai un territorio privo di risorse, di speranza, di futuro, privo di giovani. Siamo una popolazione di anziani, di vecchi, di persone che hanno lavorato una vita e che molto spesso si ritrovano malati, portatori di tante patologie. In questo quadro desolante che, possiamo ben capire dati i tempi che viviamo; virus vari, guerre e varie malattie che si ripresentano a reclamare una prevenzione che non c’è stata o, se c’è stata, è ormai scaduta, dato che, i nostri tempi sono tempi in cui le razze e i popoli si sono spostati in cerca di fortuna. In questo quadro capiamo le difficoltà a trovare soluzioni eque, capiamo che è difficile reperire risorse, ma lasciare un territorio senza medici di base, è a dir poco scandaloso, non perché non capiamo, ma perché non capite il nostro disagio. Io e mio marito abbiamo settant’anni, siamo fortunati, non soffriamo di patologie gravi, ma tanti e tanti nostri conoscenti hanno questa difficoltà. Tanti anziani non hanno mezzi per spostarsi, tanti non hanno internet, perché non lo sanno usare, tanti non hanno telefonini all’ultimo grido, sono spaventati, sono preoccupati. Non basta dire andate in quel dato paese, o in quell’altro, spostarsi per loro è difficile, andare distanti da Carbonia per loro è problematico, perché magari lasciano a casa l’altro coniuge che magari è allettato, che ha difficoltà a muoversi. Io mi faccio carico di questo loro grido, anche stamattina alla guardia medica; dove mio marito si è recato per la mia ricetta, un ultro ottantenne era in fila dalle sette del mattino, è arrivato col pulmino cittadino, stanco, demotivato, per avere le sue medicine salvavita. Non si può chiedere a quest’uomo che a Giba o a Narcao o dove ti pare c’è un medico, è assurdo, non lo capite l’assurdità di uno Stato che non è in grado di prendersi cura dei deboli? Dei fragili? Spero vivamente che facciate il possibile per sopperire a questo grande disagio, vi ringrazio se lo farete, se come Stato vi sentirete responsabili di un popolo che è stato affidato alle vostre capacità ma anche, perché no, al vostro cuore, alla vostra coscienza civile.
Con rispetto
Liliana Piras