22 November, 2024
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I forti rincari sull’energia e, soprattutto, la mancata riscossione dei crediti del sistema dei Consorzi di Bonifica della Sardegna verso la Regione e l’Enas rischia, a breve, di ripercuotersi gravemente sulle aziende associate e sui territori. Questa situazione, che va avanti da tanti anni, sta creando notevoli danni all’attività dei Consorzi sia in termini operativi che di stabilità finanziaria. Il rischio concreto è «il distacco dell’energia elettrica da parte dei soggetti fornitori per l’impossibilità di onorare il pagamento delle bollette energetiche». È l’allarme lanciato dall’Anbi regionale in una lettera che anche il Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale ha inoltrato, ieri, al Prefetto di Cagliari, Gianfranco Tomao.

La missiva è stata inoltrata a pochi giorni dall’incontro con lo stesso Prefetto che si era tenuto, in videoconferenza, su iniziativa intrapresa dai Consorzi di Bonifica di concerto con l’Anbi. All’appuntamento con il rappresentante dello Stato avevano partecipato, oltre ai vertici di Anbi regionale e dei Consorzi di Bonifica, anche i rappresentanti delle organizzazioni professionali agricole territoriali Giorgio Demurtas (Coldiretti), Serafino Casula (Confagricoltura) e Matteo Frau (Cia).

«Ringraziamo il Prefetto Tomao per averci prontamente incontrato, dopo la nostra richiesta, e per aver ascoltato le istanze dei Consorzi di bonifica, di Anbi e delle rappresentanze degli agricoltori sardi – sottolinea Efisio Perra, presidente del Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionaleil problema del caro energia sta assumendo dimensioni insostenibili per l’attività di tutti i Consorzi sardi, compreso quello della Sardegna Meridionale che opera in un territorio molto vasto e offre un servizio fondamentale alle attività agricole di 106 Comuni e circa 35mila consorziati.»

La conseguenza di questa situazione, senza interventi puntuali, come ha richiamato Anbi, sarebbe «il blocco dei servizi di irrigazione» e quello di una «sospensione della campagna irrigua, con effetti devastanti sul comparto agricolo regionale, già pesantemente provato prima dalla pandemia». Da qui la richiesta dei Consorzi di Bonifica di interventi immediati «da un lato stanziando a favore dei Consorzi di Bonifica le somme necessarie al ristoro dei costi sin qui sostenuti e, dall’altro, superando ogni ostacolo burocratico eliminando tutti i passaggi intermedi delle somme stanziate dal bilancio regionale, garantendo ristori diretti e quindi immediati ai Consorzi di Bonifica». 

Intanto, anche i vertici del Consorzi di Bonifica della Sardegna Meridionale, insieme agli altri esponenti dei Consorzi sardi e di Anbi, parteciperanno lunedì 10 a Cagliari, all’assemblea di Coldiretti Sardegna. L’appuntamento è stato organizzato dall’associazione per discutere a 360 gradi sui problemi del comparto agricolo, con un focus sulle difficoltà dei Consorzi di bonifica proprio a causa dei costi energetici e dei ritardi sui finanziamenti regionali.

 

Gli agenti della Sezione anticrimine e della Squadra volante del Commissariato di Iglesias durante un servizio finalizzato alla prevenzione e repressione dell’attività illecita dello spaccio di stupefacenti, ieri hanno arrestato un 44enne originario del luogo, per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti.

Nel corso di una perquisizione nel suo domicilio, a Iglesias, hanno rinvenuto circa 260 grammi di hashish e circa 2 grammi di marijuana pronta per essere commercializzata, due bilancini di precisione, nonché materiale utile al confezionamento.

L’uomo è stato arrestato per detenzione e produzioni di sostanza stupefacente ai fini di spaccio domiciliare in attesa dell’udienza di convalida per direttissima nella mattinata odierna.

Ci risiamo. Dopo alcuni mesi di tregua, si ritorna a parlare del servizio di Dialisi notturna dell’ospedale Sirai di Carbonia, la cui sopravvivenza viene ancora una volta messa in discussione. Il servizio di emodialisi notturna intra-ospedaliera, una delle poche eccellenze rimaste nel disastrato servizio sanitario pubblico della Asl Sulcis, vittima negli ultimi anni di ripetuti, sistematici tagli e ridimensionamenti, è nuovamente a rischio, nonostante la sua importanza non possa essere messa in discussione, in quanto «riduce la mortalità, la morbilità ed il consumo di farmaci; aumenta la fiducia nell’èquipe sanitaria, l’autostima ed il flusso emozionale; migliora la qualità della vita dell’assistito».

A denunciare il pericolo di una soppressione del servizio, è Graziano Lebiu, presidente dell’OPI, Ordine delle Professioni Infermieristiche, di Carbonia Iglesias, con una nota che riportiamo integralmente.

«Con delibera 25/10 del 2 agosto 2022 è stata istituita e convocata dall’Assessore alla Sanità la Commissione Regionale per l’Assistenza Nefrologica, Dialitica e del Trapianto Renale, ma rileviamo che non è ivi prevista la partecipazione della componente infermieristica, e poiché le professionalità sanitarie che presso le Dialisi PO Sirai Carbonia e PO Santa Barbara Iglesias ruotano intorno all’assistito non sono solo quelle mediche ma in misura rilevante e determinante anche i cps infermieri, lo scrivente Ordine ha chiesto espressamente di farne parte.

Il verbale dei lavori della prima convocazione ai punti 2° e 6° richiama espressamente contesti che impattano negativamente sull’esercizio professionale infermieristico in ASL Sulcis e sulle prospettive degli assistiti a fruire di una offerta terapeutica differente dall’attuale.

2. Dalla discussione è emersa un’altra indicazione che ha trovato tutti d’accordo. La proposta del Dott. Pinna che riguarda l’orario di lavoro su sei ore in sei giorni lavorativi per il personale infermieristico in servizio in tutti i Centri Dialisi dell’Isola. Tale razionalizzazione dell’orario di servizio consentirebbe un miglior utilizzo delle risorse umane, già in atto con successo in alcuni Centri. Anche per tale soluzione occorrerebbe un’indicazione assessoriale a tutti i Direttori Generali delle nostre Aziende Sanitarie perché tale orario venga messo in atto in maniera omogenea.

6. Infine, le associazioni dei pazienti ASNET e ANED presenti alla riunione hanno indicato la necessità di ridiscutere le “dialisi notturne” che si effettuano presso il centro dialisi di Carbonia e che costituisce sì un’eccellenza regionale ma che si dimostra insostenibile in quanto assorbe risorse infermieristiche che poi mancano in ore diurne per la presa in carico degli altri pazienti residenti in quell’area. Sempre le associazioni dei pazienti hanno indicato: a) la necessità di lavorare sulla prevenzione della malattia renale cronica; b) stimolare un maggior accesso al trapianto incentivando l’iscrizione in lista attiva per il trapianto di rene; c) avere un piano organico per la cosiddetta “Dialisi Vacanza”.

Che si discutano e perfino si ipotizzino modifiche all’organizzazione del servizio ignorando i diretti interessati, senza il pieno coinvolgimento di tutti e non solo di alcuni, privi dell’acquisizione di pertinenti ed ulteriori punti di vista, è del tutto sconfortante.

Confidiamo nel procrastinare qualsiasi decisione che possa modificare l’eccellenza rappresentata dalla Dialisi Notturna del PO Sirai di Carbonia, al netto di criticità che possono essere diversamente governate.»

Akela è un lupo capobranco del “Libro della giungla” di Rudyard Kipling. E’ un personaggio centrale dell’opera: è colui che educa il bambino Mowgli ad affrontare i pericoli e gestire i bisogni improvvisi della vita. La sua forza deriva da quattro caratteristiche:
– la profonda moralità,
– l’affetto paterno per i cuccioli d’uomo,
– la saggezza, autorevolezza e leadership,
– la funzione di garante della legge,
– il senso dell’onore del gruppo a cui appartiene.
Akela ed il suo branco furono usati da Robert Baden-Powell come metafora della organizzazione sociale e gerarchica degli Scout. Gli iscritti potevano assumere nomi dei lupi del branco.
Nel 1907 Baden-Powell fondò la prima “Organizzazione Mondiale dei Boy-scout”. Lo scopo di B.P. era quello di insegnare alle giovani generazioni la ricerca della pace con ogni mezzo, secondo i principi del servizio civico nel volontariato. Le reclute venivano addestrate a pensare in maniera indipendente, ad usare il proprio spirito d’iniziativa e a sopravvivere in qualunque condizione difficile. Il fine ultimo del movimento è quello di dare a tutti i giovani la possibilità di diventare buoni cittadini, di migliorare la propria società e sostenerla nella convinzione della fratellanza fra i popoli. Baden-Powell applicò questo metodo tra i giovani esploratori in Sud-Africa, poi lo perfezionò in Kenia dove visse a lungo e morì.
Il metodo di addestramento dei giovani si diffuse in tutto il mondo.

Il frate missionario francescano padre Giuseppe Madau aveva appreso quel metodo originale in Kenia. Costui era un uomo di profonda cultura umanistica e un eccellente glottologo. Fu il primo a tradurre il Vangelo in “Swahili”, una lingua Bantù parlata in Africa Centrale e Meridionale. Quel Vangelo è tutt’oggi letto in tutta l’Africa. Oltre che poliglotta nelle lingue moderne, era un’autorità nelle lingue antiche come il greco, l’ebraico antico ed il fenicio. Tradusse il “disco di Festo” del 1600 a.C., trovato a Creta, e tutt’oggi la sua traduzione è una delle più accreditate. Tale personaggio importò direttamente dall’Africa, in Sardegna, i valori civici dello scoutismo.
Padre Giuseppe nel 1967 fu destinato a Sant’Antioco e qui fondò il primo movimento di Scout secondo la scuola sudafricana e keniota di Baden-Powell. Lo fondò con con un gruppo di giovani. Paolo Locci fu tra i primi allievi e poi fu tra i primi addestratori. Paolo divenne educatore di quei principi morali che avevano come fine il servizio civile a vantaggio del prossimo. Educò molte generazioni di lupetti e guide. Iniziò così la sua “mission” del servizio civico sempre e comunque secondo la “promessa”: questo fu l’inizio della sua vita di servitore del prossimo.

Chiamato al servizio militare, Paolo Locci chiese di prestarlo nell’Arma dei carabinieri. Fu destinato a Milano, proprio negli anni più bui per l’ordine pubblico. Quegli anni erano iniziati con l’attentato alla Banca dell’Agricoltura, in piazza Fontana, e culminati con l’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Nei sommovimenti di popolo che seguirono, Paolo fu impegnato in missioni ad altissimo rischio. Anche quello fu da lui vissuto come servizio civico.
Tornato a Sant’Antioco, formò la sua famiglia e la impegnò nel suo ideale di servizio sociale basato sul volontariato. Si dedicò all’educazione dei giovani allo sport. Fu dirigente nella quadra di basket, di quella di pallavolo, di calcio, e fondò la prima società sportiva agonistica di calcio a cinque, la Simpal, che portò alla vittoria in un torneo regionale, ottenendo la qualificazione ad un torneo nazionale.
Nel 2012 diede vita alla sezione della ANC (Associazione Nazionale Carabinieri) di Sant’Antioco. Lo fece impostando un programma ben preciso: non voleva che la sede si limitasse ad essere un ritrovo per ex commilitoni, ma, al contrario, voleva per tutti gli iscritti un impegno che li avrebbe portati in strada, a fianco della gente, per condividere le necessità che potessero essere soddisfatte col volontariato. La ANC dette inizio subito alla sorveglianza dei ragazzi all’ingresso ed all’uscita dalle scuole. Erano gli anni in cui in tutta Italia imperversavano il bullismo e la diffusione criminale di sostanze illecite fra i giovani. Erano anche gli anni in cui si diffondeva il terrorismo internazionale e si vissero drammi come la strage del Bataclan a Parigi nel 2015, la strage di Nizza del luglio 2016, le stragi dei mercatini di Natale nel 2016 a Berlino, e quella del 2018 a Strasburgo.
La paura si era diffusa ovunque e, anche a Sant’Antioco, le Autorità presero provvedimenti per mettere in sicurezza la popolazione durante le manifestazioni culturali e le feste religiose. I carabinieri ANC della sezione di Sant’Antioco presero parte alla sorveglianza sia degli accessi viari alle feste, sia delle piazze gremite, avvalendosi di osservatori distribuiti in postazioni strategiche.

Nel 2015 Paolo organizzò, a Sant’Antioco, il primo ed unico convegno regionale dei carabinieri; tutt’oggi quel convegno viene ricordato per l’ampia partecipazione di popolo e di iscritti. Fu il riconoscimento ufficiale della sezione ANC intitolata al tenente Marco Pittoni, un giovane carabiniere di Villarios morto per proteggere dei civili.

Nel gennaio 2020 esplose l’epidemia di Covid-19. L’Italia fu chiusa in lockdown per 70 giorni. Il DPCM del 22 marzo 2020, per la prima volta, vietò a tutte le persone fisiche di spostarsi in qualunque Comune diverso da quello in cui si trovavano, e venne pubblicata una lista delle attività che dovevano essere sospese. Il lockdown durò fino al 18 maggio 2020. Solo il 3 giugno si consentì la circolazione fra regioni.
Fu un’esperienza di cui nessuno, in Italia, aveva conoscenza. Furono i mesi in cui iniziarono le quarantene dei contagiati, e l’isolamento dei pazienti sintomatici. Nasceva un problema: chi avrebbe dato assistenza a queste persone, visto che nessuno poteva spostarsi dal proprio domicilio senza mettere a repentaglio la propria salute e anche la vita? Paolo Locci organizzò i volontari della ANC in piccole squadre che si occuparono di questi pazienti rifornendoli di alimenti, consegnando farmaci, ritirando indumenti e biancheria da lavare, smaltendo rifiuti speciali pericolosi. Le sue squadriglie, aggiunte alla forze dell’ordine, misero tutti al sicuro, controllando l’osservanza dei DPCM nelle strade, nei supermercati, verificando e rendendo tollerabile l’isolamento dei casi sospetti nei propri domicili. Fu un’operazione nuova, straordinaria, geniale, pericolosa, imprescindibile.
Nell’estate del 2020, l’arrivo dei turisti infetti da mettere in isolamento, fu un ulteriore banco di prova del volontariato: oltre alla sorveglianza a domicilio, venne attivata anche la sorveglianza dell’accesso alle spiagge, con squadriglie di osservatori-esploratori, allo scopo di aumentare la sicurezza dei vacanzieri e della popolazione.

Finita la prima ondata di epidemia, fu evidente che quell’esperienza maturata andava rafforzata e conservata per il futuro. Alla fine del 2020 vennero allestiti in America i primi vaccini Moderna, Pfizer e Johnson&Johnson. I vaccini in Italia arrivarono a dicembre; vennero inoculati al personale sanitario a gennaio-febbraio 2021; poi. a marzo, la vaccinazione venne estesa a tutti gli italiani anziani. Allora iniziò una sfida di efficienza per l’organizzazione di una campagna di vaccinazioni destinata a molti milioni di cittadini in varie condizioni di autosufficienza. Nacquero gli Hub vaccinali e tornarono utilissimi il genio organizzativo di Baden-Powell e l’addestramento dei suoi adepti a trovare soluzioni per problemi gravi, improvvisi, sconosciuti, con azioni rapide, semplici ed efficaci.
Il personale medico dell’Ufficio di Igiene della ASL, le Forze dell’Ordine, i militari attivati dal Commissario Domenico Arcuri e successivamente dal Generale degli Alpini Francesco Figliuolo, si avvalsero anche dell’organizzazione di volontariato guidata da Paolo Locci. L’ANC (Associazione Nazionale Carabinieri) organizzò a Sant’Antioco un servizio estremamente efficace di accompagnamento della popolazione più fragile all’Hub vaccinale. Non avvennero mai confusione o disguidi, né si formarono mai file d’attesa, né assembramenti prolungati e pericolosi. Fu un successo organizzativo sia nella sede dell’Hub, sia nel capillare servizio di assistenza vaccinale a domicilio. Arrivarono note di soddisfazione dalle autorità locali e regionali, sia civili che militari per la ANC di Sant’Antioco.

Non era neppure terminata l’emergenza epidemica che Paolo Locci era già all’opera per un nuovo obiettivo che avrebbe aumentato l’impegno di volontariato del suo gruppo: l’iscrizione ufficiale della ANC di Sant’Antioco al Terzo Settore-Volontariato. Cos’è? Il Terzo Settore viene definito come il complesso degli enti privati costituiti con finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale che, senza scopo di lucro, promuove e realizza attività d’interesse generale, mediante forme di azione volontaria e gratuita.
Il passo successivo è stata l’iscrizione della ANC di Sant’Antioco nel novero delle organizzazioni di volontariato idonee ad essere inquadrate nella “Protezione civile”. Con ciò erano state messe le basi per un impegno di portata enorme, perché Paolo aveva ottenuto l’assegnazione di auto fuoristrada per la sorveglianza dell’isola e natanti per la perlustrazione della fascia di mare antistante le nostre coste.

Raggiunto questo obiettivo, ne stava maturando un altro ancora più complesso: nella sua mente di boy-scout, di educatore, di carabiniere, di volontario civile, stava maturando il disegno per costituire un Sistema sanitario civile vicino al malato in difficoltà. Aveva intravisto nel PNRR (Piano di Ripresa e Resilienza), nella “missione 6”, la possibilità di impiego del volontariato nella nuova gestione della medicina di prossimità. Tale opzione è contemplata nel Piano, prevedendo che possano comparire difficoltà a reperire il personale necessario per l’assistenza sanitaria nel territorio. Egli prefigurò, sotto la tutela della ANC, un servizio di volontariato negli ambulatori della ASL, nelle Case della Salute, nell’Ospedale di Comunità, e a domicilio di chi ha bisogno.
A metà luglio 2022 emerse la malattia mentre si trovava a Roma, per ricevere disposizioni dalle Autorità nazionali del volontariato della ANC, sul proseguo della missione. Il 27 luglio fu operato. Passò due mesi preso negli ingranaggi della macchina sanitaria che tanto aveva aiutato. Non smise mai di sognare nuove imprese e soluzioni di problemi sociali. Continuò sempre a guidare, dal letto dell’Ospedale, il suo gruppo. Poi, il 27 settembre 2022, l’allievo di Baden-Powell e di padre Giuseppe, si è spento.

Mario Marroccu

L’annunciata fermata della linea piombo nello stabilimento della Portovesme srl, ha acuito lo stato di crisi in quel che resta del polo industriale di Portovesme ed oggi le segreterie territoriali FIOM-FSM-UILM del Sulcis Iglesiente hanno proclamato lo stato di abitazione, con il blocco degli straordinari e della reperibilità.

«Situazione delicatissima alla Portovesme srl dopo l’annunciata fermata della linea piombo, si aggrava la precarietà tra i lavoratori operanti presso la Portovesme srl, dove in particolare molti lavoratori degli appalti sono costretti al regime di cassa integrazione a ”zero ore” dal mese di ottobre del 2021, con gravi ritardi nei pagamentisi legge in una nota delle segreterie sindacali territoriali dei metalmeccanici -. L’incontro atteso al Mise del 6/10/2022 ha ufficializzato quanto già noto: la Portovesme srl, pretende condizioni che sembrano oggi irraggiungibili, fingendo di non avere responsabilità, su una scelta che per meri vantaggi economici ha volontariamente deciso di non perseguire tempo fa; con le dichiarazioni di ieri, si certifica che quella scelta, la pagheranno a caro prezzo i lavoratori. FIOM-FSM-UILM pretendono chiarezza dalla Portovesme srl, sui piani di investimento prima dichiarati e oggi revocati; sul futuro del polo piombo, che non veniva messo in discussione sino a poco tempo fa, in quanto non era considerato energivoro, mentre adesso si prevede la chiusura totale al massimo entro marzo 2023, con la fermata del KSS e conseguentemente dell’impianto di San Gavino Monreale; inoltre viene messa in discussione la produzione del polo Zinco a causa dell’alto costo energetico, ad eccezione del reparto WELTZ A fronte della certezza sulle fermate, viene proposta una ipotetica riconversione degli impianti, che necessita di un approfondimento e accompagnamento a tutti i livelli, a garanzia dei lavoratori. Queste ipotesi catastrofiche, potrebbero essere scongiurate solo dall’ottenimento di una tariffa elettrica che al momento appare molto difficile da applicare.»

«FIOM-FSM-UILM nutrono forti perplessità su quanto avanzato dalla Portovesme srl, attraverso le dichiarazioni sinusoidali dell’amministratore delegato, che non danno certezze occupazionali allo stabilimento, tuttavia ritengono che da una parte l’Energy relaise, dall’altra l’insularità, potrebbero mitigare le attuali condizioni. Di sicuro, le possibili opportunità all’attuale situazione di crisi, le si devono ricercare con gli stabilimenti in marcia e con i lavoratori diretti e indiretti occupatiprosegue la nota sindacale -. Queste sono le responsabilità di cui è chiamata a rispondere immediatamente la Portovesme srl. FIOM-FSM-UILM, ritengono provocatorie le richieste di straordinario che si stanno avanzando in questo delicato momento, con richieste di 12 ore al sabato e alla domenica, che si stanno pretendendo ai lavoratori degli appalti in questi giorni. Al fine di capire quali prospettive future si daranno allo stabilimento, si proclamano sin da subito, lo stato di agitazione, con conseguente blocco di straordinari e reperibilità di tutte le prestazioni metalmeccaniche richieste in stabilimento. Confermano la totale disponibilità a tutte le iniziative che le Confederazioni di CGIL-CISL-UIL metteranno in campo a tutela dei diritti e delle prospettive dei lavoratori.»

Si è svolta questa mattina, nel comune di San Giovanni Suergiu, la manifestazione “Puliamo il Mondo”, il più grande appuntamento di volontariato ambientale che si svolge Italia, promosso da Legambiente, arrivato quest’anno alla sua trentesima edizione. L’evento, organizzato dall’Amministrazione comunale con la partecipazione dell’Istituto Comprensivo G. Marconi, della società De Vizia S.p.a. e di alcuni rappresentanti delle associazioni locali, ha visto impegnati più di 400 volontari tra studenti ed accompagnatori che si sono dedicati alla pulizia del centro e della costa.

«Una mattinata di sensibilizzazione e di educazione ambientale, oltre che di grande utilitàha detto la sindaca, Elvira Usaiindirizzata a eliminare comportamenti scorretti e inquinanti per l’ambiente, che ha visto adulti e bambini lavorare fianco a fianco per la tutela del nostro territorio.»

I protagonisti della manifestazione sono stati gli studenti dell’Istituto Guglielmo Marconi di San Giovanni Suergiu, che sono scesi in campo per ripulire il litorale di Punta Trettu e le aree verdi del centro cittadino maggiormente frequentate, come il parco giochi e le piazze. Un’operazione che si è conclusa con la raccolta di quasi 50 sacchi di rifiuti di vario genere.

«Un ringraziamento doveroso va a tutti i nostri studenti, dai piccolissimi dell’Infanzia ai ragazzi della scuola secondaria, oltre che ai loro accompagnatoriha sottolineato l’assessore dell’Ambiente, Camilla Melische, armati di buste e guanti, hanno restituito dignità e decoro al territorio comunale e hanno dimostrato che è possibile lavorare tutti insieme per un futuro più sostenibile.»

Quali sono i rischi idrogeologici che interessano il territorio e quali le buone pratiche da adottare in caso di alluvione? Informare, offrire consapevolezza sui pericoli che possono creare le cosiddette “bombe d’acqua” e, più in generale, le piogge insistenti, è uno degli obiettivi che verrà perseguito nell’iniziativa “Io non rischio”, campagna informativa promossa dalla Protezione Civile nazionale, in programma sabato 15 ottobre in Piazza Italia a Sant’Antioco, dalle 7.00 alle 20.00, con la partecipazione attiva delle associazioni di protezione civile O.D.V. Soccorso Terra Mare di Carbonia e AssoSulcis di Sant’Antioco.

La giornata sarà tutta incentrata sulla sensibilizzazione legata al tema del rischio idrogeologico e in particolare sulle buone pratiche da adottare nel caso ci si trovi in situazioni di pericolo dovuto alle forti piogge, come – per citarne alcune – non sostare accanto ai corsi d’acqua o all’interno degli scantinati; raggiungere sempre i piani alti dell’abitazione. L’esposizione individuale al rischio idrogeologico, infatti, può essere sensibilmente ridotta attraverso la conoscenza del problema, la cognizione delle possibili conseguenze e l’adozione di alcuni semplici accorgimenti.

«Abbiamo accolto con favore l’iniziativa nazionale Io non rischio, per noi è motivo di vivo interesse poter offrire ai cittadini questa opportunità di informazione sui rischi che, complici i cambiamenti climatici, purtroppo stanno diventando sempre più frequenti – dice il consigliere comunale con deleghe alla Protezione Civile e all’Ambiente, Mario Esu – . Nel concreto, verranno posizionati in Piazza Italia quattro gazebo che vedranno la partecipazione degli uomini della Protezione Civile, che daranno conto del loro impegno, illustreranno le buone pratiche e distribuiranno materiale informativo, nonché dei rappresentanti dell’Amministrazione comunale. Invito tutta la cittadinanza a partecipare: si tratta di un momento di condivisione estremamente importante.»

Io non rischio è una campagna di comunicazione nazionale sulle buone pratiche di protezione civile, ma ancora prima di questo è anche un proposito, un’esortazione che va presa alla lettera, perché solo attraverso la conoscenza e la consapevolezza è possibile dire, appunto: “Io non rischio”.

«Ringrazio, a nome dell’Amministrazione e della comunità di Carbonia, mons. Giovanni Paolo Zedda per essere stato guida preziosa di un percorso fatto insieme fino a qui.»

Lo ha detto il sindaco di Carbonia, Pietro Morittu, il giorno dopo la rinuncia di mons. Giovanni Paolo Zedda al governo pastorale della Diocesi, secondo la norma del diritto canonico che prevede le dimissioni dei vescovi al compimento dei 75 anni di età.

«Quelli di Sua Eccellenzaha aggiunto il sindaco Pietro Morittusono stati quindici anni di episcopato abbracciato con impegno, serietà e devozione verso le tante necessità dei fedeli.»

Ieri Papa Francesco ha accettato la rinuncia formale di mons. Giovanni Paolo Zedda che diventa Vescovo emerito e ha nominato il cardinale Arrigo Miglio, amministratore apostolico della diocesi di Iglesias.

Sono 650 i nuovi positivi al Covid-19 in Sardegna su 2.415 tamponi eseguiti, 32 diagnosticati da molecolare, 618 da antigenico.

I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva sono 6 (+3).

I pazienti ricoverati in area medica sono 65 (+3).

Sono 5.527 le persone in isolamento domiciliare (+282).

Si registra il decesso di un uomo di 76 anni, residente nella provincia di Sassari.

«Senza certezze sulleventuale riconversione delle produzioni ogni ipotesi di blocco dellattività della Portovesme srl, e della conseguente cassa integrazione per 200 operai che vi lavorano (e altri 200 indiretti), non può che essere rispedita al mittente a queste condizioni: sono tanti gli esempi di aziende che hanno promesso riconversioni che poi si sono rivelate lettera morta. Risolvere una vertenza con un generico riferimento ad uno studio di fattibilità per lavvio di nuove produzioni che sarebbe pronto tra non meno di sei mesi e nel frattempo mandando a casa tutti gli operai significa lasciare che tutto il rischio sul futuro dellazienda sia in capo ai lavoratori che si troverebbero a dover accettare una cassaintegrazione al buio.»

Sulla vicenda della Portovesme srl si esprime così il deputato del Partito democratico Silvio Lai.

«La Regione non si limiti a rivolgere appelli alla proprietà ma la richiami alle sue responsabilità con un intervento deciso che scongiuri il blocco, anche solo momentaneo, della produzione perché deleghe in bianco non possono essere accettate aggiunge Silvio Lai -. Ci sono le condizioni per soluzioni che possano evitare la soluzione proposta dall’azienda chiedendo che si rimandi la decisione assunta di qualche settimana.»

In primo luogo serve un’iniziativa forte della Regione in presenza di un Governo nel pieno della propria funzione e non limitato alla ordinaria amministrazione che possa modificare il provvedimento dell’energy release dando più spazio alla Sardegna in relazione al minore utilizzo di altre aree del Paeserimarca Silvio Lai -. In secondo luogo si può esplorare la strada dell’accordo tra Enel e SiderAlloys con un contratto a 10 anni per 48 euro a MW/H per emularlo o per metterlo a disposizione della Glencore sino al 2024 nel periodo in cui non sarà utilizzato.»

«Sono strade che richiedono poche settimane di approfondimento e un governo in carica, un tempo al quale – conclude Silvio Lai -, se la Regione lo chiede con autorevolezza, la Glencore non deve e non può sottrarsi.»