17 July, 2024
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Enel, multinazionale dell’energia, assume diplomati per posizioni Tecnico-Operative con buone capacità organizzative e relazionali, orientamento al problem solving, attitudine a lavorare in gruppo e proattività, i quali dovranno completare gli ordini di lavoro, eseguire la manutenzione ordinaria, svolgere eventuali attività in reperibilità, rispettare le scadenze ed essere sensibili ai temi della sicurezza. Le altre figure ricercate da Enel riguardano: Operatori della Transizione Energetica con buone capacità organizzative, orientamento al problem solving, buone capacità relazionali e buona conoscenza di competenze digitali, che dovranno pianificare e programmare le attività nel rispetto delle scadenze, guidare i clienti in un percorso virtuoso che permette di raggiungere obiettivi sfidanti e fornire soluzioni per l’efficienza energetica, che spaziano dall’installazione di impianti fotovoltaici a progetti di riqualificazione del sistema di illuminazione; Consulenti di Spazio con dinamicità, curiosità, flessibilità, proattività e forte orientamento al risultato e al cliente, che dovranno promuovere e vendere i prodotti/servizi dell’azienda e stipulare i relativi contratti, assicurare la conduzione di trattative commerciali, analizzando le specifiche esigenze del cliente e garantire la gestione della clientela anche nel post vendita; Sviluppatori di Microservizi con ottima capacità di lavorare in team, problem solving, motivazione e orientamento all’obiettivo, forte capacità di apprendimento e ottima capacità di organizzare le proprie attività in ambienti complessi e dinamici, che dovranno partecipare alla realizzazione di soluzioni finalizzate alla digitalizzazione e automazione dei processi, contribuire all’evoluzione della piattaforma digitale integrata, collaborare a progetti di sviluppo e contribuire al continuo miglioramento delle pratiche di sviluppo.

Per verificare tutte le figure…

L’articolo completo è consultabile nel sito: http://diariolavoro.com/enel_3.html .

Lettera aperta alla dottoressa Giuliana Campus, Direttrice Generale della ASL Sulcis.

Gentilissima Dottoressa Campus,
Il 2022 sanitario sulcitano si inaugura con la sua nomina alla direzione del nostro territorio, è preceduta dal suo percorso professionale, indubbiamente ammirevole. Lei arriva in un territorio martoriato da 15 anni di malgoverno sanitario (bipartisan), giunge al “Balla coi Lupi” sanitario ma, a differenza di Kevin Kostner che fu precettato, Lei sceglie di accettare l’incarico e raccogliere la sfida. Il Sulcis registrava al suo arrivo (oggi aumentata) angosciosa mobilità passiva verso altre aziende sanitarie, privato, e convenzionato; record olimpionico di specialisti in fuga verso altri lidi e pensionamenti anticipati di medici e infermieri mai registrati prima, in sintesi Fuga dal Sulcis (come Alcatraz). Medicina territoriale inesistente (l’ultimo ECG effettuato a domicilio per un mio Paziente risale a oltre 10 anni addietro perché manca una cardiolina del costo di 800/1.000 euro ma possiamo vantare le sale operatorie milionarie del CTO quasi inutilizzate); un territorio che invecchia con tanti invalidi e allettati ma la geriatra a disposizione è di sole 6 ore alla settimana per il Distretto di Iglesias con 45.000 Pazienti. Accertamenti diagnostici in loco: fantascienza. Parola d’ordine? Arrangiarsi. Devo riconoscerle coraggio, ma aveva le giuste coordinate dei bisogni del territorio e dei reali poteri che la regione Le concedeva? Se così non fosse: scelta incosciente.
Al sesto mese del suo mandato (1 luglio) rilascia un’intervista alla stampa regionale: «…posso garantire che a breve partirà un piano atto al rilancio del sistema sanitario territoriale.»  Ottime intenzioni e ancora: «…credo nel rilancio della Asl Sulcis, di quanta voglia abbia di migliorare le condizioni di una popolazione che, per motivi legati alla disoccupazione rimane penalizzata rispetto ad altre.»

La disoccupazione c’entra poco con la chiusura dei servizi semmai è in parte una conseguenza della carestia sanitaria, apprezzabile comunque la sua combattività ideale e la dichiarazione di solidarietà. Così conclude: «In questi 6 mesi ho conosciuto il territorio e me ne sono innamorata. Difenderò il diritto alla salute dei suoi abitanti».

Dottoressa, la stessa grinta con cui i suoi predecessori si sono presentati dal 2006 ad oggi, francamente spero di sbagliare ma le sue scelte recenti, probabilmente non per sua responsabilità diretta, feriscono con il bisturi il diritto alla salute della mia Comunità. Le propongo tre riflessioni su tre aspetti della medicina territoriale che a mio parere aspettavano risposte alternative a quelle da Lei operate.
1) Laboratorio Analisi della ASL: da tempo la comunità sperimentava difficoltà per accedere come un tempo al laboratorio ASL per esterni, quando Lei ha raggiunto “Balla coi Lupi” il laboratorio aveva già qualche problema, si licenziavano le richieste urgenti più 50 programmate. Il 25 luglio lei rimodula l’attività del laboratorio analisi per esterni alla sola urgenza e per i due ospedali (SIRAI e CTO) alle sole ore diurne, dopo le venti dai reparti ospedalieri e dai due Pronto Soccorso per gli accertamenti di laboratorio si parte per Cagliari, incredibile! Suppongo abbia valutato le conseguenze della scelta che sicuramente a malincuore ha dovuto effettuare ma soprattutto chi è stato penalizzato?
Conseguenze: aumento vertiginoso delle richieste “urgenti” orfane di diagnosi sostenibili, riduzione dei controlli periodici dei Pazienti cronici, mobilità passiva verso altre ASL, disagi e spese ingiuste sopportate da pazienti disabili e/o beneficiari di esenzioni dalle spese sanitarie. Siamo sicuri che non si potevano trovare alternative? Mi rendo conto, si è trovata tra incudine e martello ma si poteva agire in altro modo senza penalizzare i cittadini del Sulcis che garantiscono il mio e suo stipendio? Quelli che entrambi riteniamo speciali, i più fragili che da questa scelta sono stati indubbiamente i più esclusi.
Riflettiamo insieme:
A) la carenza dei tecnici di laboratorio è responsabilità della inadeguata programmazione di chi ha amministrato la sanità locale e regionale quindi anche di chi le ha conferito l’incarico, a loro va presentato il conto, non alla Comunità che subisce continuamente le conseguenze di tanto disinteresse e dilettantismo.
B) Nelle more delle assunzioni dei tecnici di laboratorio Lei poteva rivendicare con la regione l’adeguamento del budget dei laboratori convenzionati affinché i miei e suoi Pazienti non subissero spese ingiustificate. In alternativa poi poteva chiede alla regione colpevole del disagio i rimborsi delle spese sostenute dalle famiglie, proposta quest’ultima avanzata qualche mese addietro anche ai sindaci regionali e locali (Iglesias promise interesse non ancora pervenuto) ma l’audiometria ha confermato: ipoacusia grave.
C) Assunzione dei tecnici di laboratorio indispensabili reclutabili immediatamente dalla graduatoria pubblica del Policlinico di Monserrato, se l’ARES è matrigna si ribelli!
D) Ho incontrato il mese scorso dopo di Lei i tecnici di laboratorio recentemente pensionati, hanno dato la loro disponibilità, aspettavano una proposta: non pervenuta! coinvolgerli conoscendo la loro professionalità ed esperienza sarebbe stato supporto importantissimo.
Dottoressa Campus, in questa storia Lei ha fatto la fotografa di una criticità che pagano i più Fragili!
2) Medicina Generale: tutta la Sardegna, come noi del resto, registra la carenza di Medici di Famiglia attori importanti della sanità territoriale, condizione che ha prodotto disorientamento e sfiducia nel servizio sanitario da parte di migliaia di cittadini (Calasetta e Carbonia in particolare ma non solo). Anche in questa storia le responsabilità dell’indolenza regionale e territoriale la sconta la Comunità.
Secondo l’Accordo Collettivo Nazionale della Medicina Generale pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 114 del 17 maggio 2022 si legge: art. 32 il rapporto ottimale dei M.G. è di 1 a mille abitanti residenti (rapporto ottimale confermato da oltre trent’anni). Art. 38 il medico di famiglia può acquisire un massimo di scelte pari a 1.500 unità. Eventuali deroghe possono essere autorizzate in relazione a particolari situazioni locali. La nostra ASL secondo i dati ISTAT del 2020 registra 120.000 Abitanti, se escludiamo i ragazzi in età pediatrica il rispetto del Rapporto Ottimale prevedeva 110 Accoglienze di Medici di Famiglia, al suo arrivo ne mancavano 30, chiaramente non per sua responsabilità. Dal Suo arrivo sono andati in pensione o hanno lasciato l’incarico una decina di Medici pertanto tutti i Colleghi di Medicina generale si sono trovati con il massimale superato. Le conseguenze? Sgomento per tanti Pazienti, senza i consueti riferimenti, transumanze per rinnovare ricettazioni e ottenere consulenze, accessi impropri ai due Pronto Soccorso.
Soluzione individuata?
Aumentare il massimale a 1.800 pazienti, è stata una scelta che personalmente rifiuto e mi preoccupa, mortifica la qualità dell’assistenza sanitaria territoriale, riduce i tempi di ascolto, visita e trattamento al singolo Paziente, un sovraccarico al Collega che forse per generosità tenta di tamponare responsabilità di quanti l’hanno preceduta e di una regione indolente, pantofolaia, distante.

Dottoressa Campus, innanzitutto, se si fosse accorta del “peccato originale”: rapporto ottimale disatteso e dell’art. 37 dell’ACN “Incarichi Provvisori”: «Qualora si determini una carenza di assistenza dovuta a mancanza di medici… L’Azienda può conferire un incarico provvisorio che…cessa con l’inserimento del medico titolare.» Probabilmente avrebbe operato diversamente, Le ricordo che esiste una graduatoria regionale per la medicina generale rinnovata annualmente con scadenza al 31 dicembre, potrebbe attingervi ancora. Il Distretto di Iglesias resiste ancora: 30 Medici di Famiglia (il rapporto ottimale ne prevede 42) viaggiano.

3) Covid-19: sarò franco, ho avvertito la sua assenza! Il primo quadrimestre del 2022 ha mostrato un lieve miglioramento tra i contagi ma da maggio ad oggi la tendenza si è invertita. Per tutto il 2022 ho, soffrendo, redatto certificazioni di quarantena, tanti di questi avevano purtroppo come protagonisti Operatori Sanitari, conseguentemente reparti ospedalieri e ambulatori sperimentavano criticità e riducevano la già precaria offerta alla comunità. Il 13 luglio registravo 68 Pazienti positivi ufficiali e gli stessi giorni a Iglesias e altri centri del Sulcis si organizzavano eventi che prevedevano pericolosi affollamenti sprezzanti del probabile contagio e successiva proiezione verso i Pazienti più fragili del territorio e gli ospedali. Probabilmente le sfuggiva che con l’avanzare della primavera e l’accantonamento di mascherine lievitavano le quarantene tra i dipendenti ASL
fino al 25 giugno quando 4 specialisti di Medicina Urgenza del Sirai incrociano il Covid-19, come conseguenza: chiusura del P.S. d’Iglesias. Le criticità comuni a tutte le realtà italiane tanto che Paolo Ficco, portavoce del Sindacato Medici Urgenza Emergenza, chiede al governo: «Ripristinare l’obbligo delle mascherine Ffp2 nei luoghi di assembramento».

In quelle stesse settimane, senza alcun intervento della ASL, si saltava, ballava e cantava rigorosamente assembrati senza alcuna protezione né distanziamento mentre continuava l’apprezzato impegno del centro Vaccinale. Non si ricordano suoi interventi ne preoccupazioni fino al 25 luglio quando causa Covid-19 si ufficializza la decapitazione del Laboratorio. Riconoscerà che si potesse offrire al territorio qualche suggerimento alla prudenza (la prevenzione onora la medicina) evitando che si moltiplicassero gli accessi ai servizi sanitari di Covid-19. Anche agosto non è trascorso senza contraccolpi virali, ha suscitato scalpore la contemporanea assenza di 6 anestesisti, ebbene Dottoressa Campus 3 in quarantena Covid-19. La nota del 30 settembre a firma del Direttore Sanitario riconosce oggi (in differita) un incremento dei contagi da Covid-19 e proroga l’obbligo di indossare i “dispositivi di protezione” in tutte le strutture sanitarie. Lei con il suo Staff avevate una responsabilità: ai primi incrementi epidemiologici potevate allertare il territorio e motivarlo alla prevenzione, rimandando qualsiasi iniziativa che prevedesse assembramenti, magari si poteva evitare qualche quarantena di medici, infermieri e ricoveri ospedalieri, magari avremmo fatto il nostro mestiere.
Quando riceviamo un incarico importante, se non esordiamo con richiesta di autonomia gestionale, applicata secondo scienza e coscienza, rischiamo di eseguire le indicazioni del manovratore, gli incarichi in sanità non possono che esercitarsi nell’interesse dei Cittadini, Malati e Disabili e, quando necessario, rispettosi della legge, vibrare qualche pugno sulla scrivania. La Solidarietà non si proclama, si Testimonia quotidianamente e quando serve è Intrepida.

Cordialmente,

Iglesias, 3 ottobre 2022

Giorgio Madeddu

Medico di Famiglia Iglesias

«Il Movimento 5 Stelle Sardegna, in questo momento di crisi aziendale, è vicino ai lavoratori diretti e indiretti della Portovesme srl. Lo è stato quando era al governo del Paese, lo ha dimostrato durante le elezioni – presentandosi con i propri candidati all’ingresso dello stabilimento – e ci sarà anche in futuro dai banchi dell’opposizione in Parlamento e negli altri consessi politici. Il lavoro della neo deputata e vice ministra uscente Alessandra Todde, a beneficio di tutto il comparto industriale del Sulcis, ha avuto come ultimo traguardo quello di dare una risposta ai problemi energetici, anche dello stabilimento della Portovesme srl, con l’Energy Release, garantendo un prezzo dell’energia a 210 €/MWh (rimodulabile con condizioni di mercato più favorevoli), ma prima ancora col il credito d’imposta per le aziende energivore, portato progressivamente al 40% per i mesi di ottobre e novembre. Tutto questo non è bastato alla Portovesme srl per annunciare non solo che la produzione zinco non tornerà ai valori pre-crisi ma che addirittura è intenzione dell’Azienda interrompere la linea piombo a San Gavino e a Portoscuso. Le motivazioni che hanno portato la Portovesme a richiedere al ministero del Lavoro la CIGS per i 58 dipendenti dello stabilimento di San Gavino per un periodo massimo di 12 mesi sono gli alti costi energetici per una produzione energivora come quella del piombo, anche se l’unica sezione impiantistica realmente energivora risulta essere quella dell’argento. Nel caso dello stabilimento di Portovesme le considerazioni sono analoghe a quelle di San Gavino per l’impianto K.S.S.»

E’ questa la posizione sulla crisi alla Portovesme srl assunta da Gian Luca Lai, portavoce del M5S Carbonia.

«Forse sono altre le reali motivazioni che sottendono a questa scelta, come quelle di non perseguire più la produzione di piombo (ma anche dello zinco) per ragioni di mercato a vantaggio di altri metalli, quali quelli rariaggiunge Gian Luca Lai -. La posizione del Movimento 5 Stelle, è sempre stata quella di un mantenimento degli asset industriali esistenti ma con una forte attenzione a sviluppare tecnologie e lavorazioni su produzioni nuove e meno impattanti sull’ambiente. Ben vengano, quindi, le valutazioni in corso da parte della Glencore su nuove produzioni e future sperimentazioni. Concordiamo pure sul fatto che un’azienda abbandoni produzioni fuori mercato a vantaggio di altre più redditizie, ma questa transizione deve avvenire salvaguardando la forza lavoro esistente con un piano industriale certo e secondo un cronoprogramma ben preciso, contemperando le esigenze dell’azienda ma anche quelle dei lavoratori.»

«Non è concepibile che quando i prezzi dell’energia sono ai minimi e quelli delle materie prime al massimo si privatizzino i profitti e alle prime inversioni di tendenza sui mercati si scarichino le perdite su welfare e sulle spalle dei lavoratori – sottolinea Gian Luca Lai -. Non possiamo neppure accettare che la Sardegna, se dovesse passare la linea aziendale di produrre solo ossido di zinco dai forni Waeltz con i fumi si acciaieria, venga utilizzata solo per smaltire le scorie delle acciaierie europee e non territorio dove portare produzioni ad alto valore aggiunto economico e tecnologico. Genna Luas 2 è stata realizzata per mantenere in marcia la Portovesme srl, nella sua totalità, e la Proprietà non può non tenere conto che le compensazioni non solo quelle ambientali chieste e ottenute dai comuni di Carbonia e Iglesias ma è dovere della stessa tenere in primaria considerazione quelle di ordine economico-sociale legate al mantenimento della forza lavoro esistente.»

«Per queste ragioni l’on. Alessandra Todde, in veste di vice ministra uscente, con estrema sollecitudine ha convocato la Portovesme srl e gli altri soggetti interessati attorno ad un tavolo per giovedì 6 ottobre al MISE, chiedendo la partecipazione anche degli azionisti della Glencoreconclude Gian Luca Lai -. Il Movimento 5 Stelle sta dalla parte giusta, dalla parte dei lavoratori e delle loro famiglie.»

Si moltiplicano le prese di posizione di amministratori locali ed esponenti politici sulla drammatica situazione venutasi a determinare alla Portovesme srl, dopo l’annuncio della fermata della linea piombo fatto dalla direzione aziendale.

«Lo stop alla linea del piombo, deciso dall’Azienda, con la fermata dello stabilimento di Portovesme e della fonderia di San Gavino, rappresenta una situazione inaccettabile, per la quale occorre una mobilitazione decisa da parte della politica, delle parti sociali e di tutte le comunità interessate da una decisione che mette a rischio il futuro lavorativo di 200 lavoratori, a cui si aggiungono gli impiegati nelle ditte in appalto – scrive in una nota Daniele Reginali, segretario provinciale del Partito democratico -. L’aumento nel costo dell’energia, pur sostanzioso, non deve rappresentare un pretesto per chiudere una delle ultime realtà produttive rimaste in piedi nel territorio, alla luce anche dei profitti rilevanti realizzati nel periodo pre crisi e degli importanti aiuti statali ricevuti per salvaguardare la produzione e per garantire gli ammortizzatori sociali necessari.»
«E’ necessario che la Glencore, proprietaria degli stabilimenti, proceda ad avviare quanto prima un solido confronto con i lavoratori, con le amministrazioni locali e con le istituzioni regionali e nazionali, che devono urgentemente attivarsi affinché venga utilizzato uno strumento fondamentale come l’Energy release, indispensabile per garantire una discesa dei costi energeticiconclude Daniele Reginali -. Chiediamo all’azienda di sospendere qualsiasi iniziativa che blocchi l’attività produttiva e che si metta in campo qualsiasi iniziativa per garantire il futuro del polo industriale e soprattutto dei lavoratori che rischiare di perdere la propria occupazione.»

«In attesa dell’incontro che si terrà giovedì prossimo 6 ottobre al ministero dello Sviluppo economico, auspico caldamente che il Governo trovi le condizioni volte a calmierare i costi dell’energia e, di conseguenza, si possano preservare i posti di lavoro della Portovesme srl, mettendo in campo ogni possibile soluzione a riguardo.».

Il sindaco di Carbonia, Pietro Morittu, manifesta solidarietà e totale adesione allo stato di mobilitazione che coinvolge 200 persone che sono a rischio licenziamento: «In un momento delicato come questo il nostro territorio non si può permettere un ulteriore colpo che vada ad incidere così drammaticamente sull’economia delle famiglie del Sulcis la cui fonte di sostentamento sono le industrie». Di qui la totale volontà di trovare soluzioni per scongiurare la chiusura dello stabilimento.

Secondo il sindaco di Carbonia, fermare la cosiddetta linea del piombo a causa della crescita spropositata dei costi dell’energia è inaccettabile e andrebbe affrontata analizzando tutti gli aspetti, a partire dagli introiti ottenuti agendo sul libero mercato e che potrebbero essere impiegati per un rilancio, con nuove linee di investimento orientate a garantire stabilità dei livelli occupazionali e continuità.

«L’allarme sul caro energia e sulle sue speculazioniha aggiunto Pietro Morittuera già stato affrontato con preoccupazione da noi Sindaci durante i lavori del Consiglio delle autonomie locali per proporre degli emendamenti relativi alla proposta di legge regionale sul piano energetico, senza dimenticare poi il principio di Insularità.»

«L’unica fabbrica rimasta attiva sul territorio che conta oltre 1500 lavoratori tra diretti e indiretti credo che abbia il dovereha concluso Pietro Morittudi contribuire al mantenimento della produzione e dei posti dei lavoratori e delle lavoratrici, in un’ottica di salvaguardia del futuro del polo industriale e anche in virtù del sostegno economico ricevuto nel corso del tempo proprio per la tutela dei livelli occupazionali.»

«La nuova decisione della Portovesme SRL di fermare la linea piombo e collocare ulteriori 200 lavoratori in cassa integrazione, ai quali si sommano gli oltre i 400 già collocati (a rotazione) in precedenza, nonché tutti gli altri dipendenti delle imprese d’appalto e dell’indotto sottoposti alla medesima condizione, è assolutamente inaccettabile.»

Lo ha detto il consigliere regionale Fabio Usai.

«La multinazionale, proprietaria delle fabbriche sottolinea Fabio Usai ha conseguito utili crescenti durante tutta la sua sua attività produttiva nel Polo Industriale di Portovesme e nella zona industriale di San Gavino, persino nel periodo più acuto della pandemia. Godendo finanche di agevolazioni fiscali. Ovviamente nessuno vuole contestare l’incidenza nell’aumento dei costi dell’energia sulla sostenibilità del processo produttivo, ma è anche vero che determinate scelte del recente passato del management locale sul fronte delle tariffe energetiche sono state quantomeno infelici e poco lungimiranti; ed oggi i lavoratori ne pagano amaramente le conseguenze. Mentre dal management nessuno si è ancora assunto le proprie responsabilità.»
«Perciò, invito la dirigenza aziendale a retrocedere dai propri intendimenti evidentemente orientati alla fermata produttiva, a temporeggiare ulteriormente dimostrando di voler credere nel futuro della fabbrica e nel superamento dell’attuale momento di difficoltà. Magari investendo a tale scopo una piccola parte di ciò che ha legittimamente ottenuto nel passato sottolinea Fabio Usai -. D’altronde, un nuovo Governo si sta per insediare a livello nazionale, e all’insufficiente provvedimento dell’energy release recentemente approvato dal Parlamento, potrebbero aggiungersene degli altri auspicabilmente più efficaci. Questo conclude Fabio Usainon è il momento di tirare i remi in barca e di assumere atteggiamenti irresponsabili e incuranti delle sorti del territorio, ma è invece quello di impegnarsi tutti insieme, azienda, parti sociali e politica, per scongiurare la chiusura di una delle ultime grandi realtà produttive della nostra isola.»

«L’ipotesi di una definitiva fermata degli impianti della Portovesme Srl, alla luce dell’attuale incremento nel prezzo dell’energia, come affermato dall’Azienda, rappresenta un’ipotesi inaccettabile, ed occorre che i rappresentanti delle comunità locali, delle parti sociali e della società civile facciano fronte comune per evitare un ulteriore disastro sociale in un territorio già duramente colpito da una crisi di sistema che dura da troppi anni.»

Il sindaco di Iglesias, Mauro Usai, prende una ferma posizione sugli sviluppi della crisi alla Portovesme srl.

«Parlare di chiusura dello stabilimento a causa del costo dell’energia, rappresenta una semplificazione ed un alibi, e sarebbe necessario, in prima istanzaaggiunge Mauro Usai -:
– quantificare i profitti effettuati dall’Azienda negli anni in cui consapevolmente agiva nel libero mercato, per ottenere  il prezzo dell’energia più conveniente al fine di raggiungere introiti ancora più significativi;
– valutare la situazione economica complessiva dello stabilimento, tenendo conto del fatto che all’incremento del costo dell’energia si accompagnano però aumenti nel prezzo dei metalli lavorati e significativi aiuti di stato come il credito di imposta;
– considerare che la multinazionale Glencore, proprietaria dello stabilimento, negli anni ha ricevuto anche importanti sostegni per salvaguardare i livelli occupazionali, come il riconoscimento della cassa integrazione da parte dell’Amministrazione regionale.»

«Di fronte a queste considerazioni, è necessario opporsi all’ipotesi di una chiusura dello stabilimento, mettendo in campo tutti gli strumenti necessari, con il fine ultimo di salvaguardare il futuro del polo industriale e soprattutto l’impiego dei lavoratori, sia diretti che dell’indottoconclude Mauro Usai -. Il comune di Iglesias, che ospita nel suo territorio una delle infrastrutture della Portovesme Srl come la discarica di Genna Luas, è con i lavoratori, garantendo loro il massimo sostegno. E’ necessario ed urgente un incontro con la proprietà, per ragionare sui numeri e per fornire le garanzie necessarie sugli investimenti e sui salari dei lavoratori.»

Sabato mattina, nel sito geospeleologico di Sa Marchesa, a Nuxis, è stato inaugurato un cippo in ricordo dei “Leoni” paracadutisti della Folgore che hanno perso la vita nella battaglia di El Alamein, in Egitto, nel 1942.
Hanno partecipato alla cerimonia, la sezione del Sulcis Iglesiente dell’associazione nazionale paracadutisti d’Italia presieduta da Nino Cossu, il sindaco di Nuxis Romeo Ghilleri e l’Amministrazione comunale, i rappresentanti delle Forze Armate, lo Speleo Club Nuxis, la Protezione Civile VEA, i rappresentanti di Forestas che hanno fornito e sistemato il monumento e diverse associazioni.

Si fa sempre più critica la situazione alla Portovesme srl dopo l’annunciata fermata della linea del piombo a partire dal prossimo mese di novembre, confermata ancora una volta questa mattina dalla direzione aziendale, nel corso dell’assemblea dei lavoratori.

Mercoledì pomeriggio è in programma una nuova riunione al Mise, alla presenza del Mite, nel corso della quale le organizzazioni sindacali chiederanno di migliorare il Dpcm sull’Energy Release «per eliminare tutti gli eventuali alibi sul fronte occupazionale».

In lavoratori sono pronti a combattere per difendere i posti di la voro ed è assai probabile che la mobilitazione sfoci in una giornata di sciopero generale con marcia su Cagliari.

Al fianco dei lavoratori scende in campo il sindaco di Portoscuso, Ignazio Atzori, con tutta l’Amministrazione comunale.

«A seguito dell’incontro con la direzione della Portovesme srl, avvenuto nei giorni scorsi, abbiamo avuto conferma dell’intenzione dell’azienda di procedere alla fermata della linea piombo, con la conseguente messa in cassa integrazione altri 200 lavoratori, tra diretti ed indirettidice Ignazio Atzori. L’Amministrazione comunale è consapevole delle difficoltà a cui vanno incontro le aziende e le famiglie per il vertiginoso aumento dei costi energetici, tanto è vero che siamo ormai da circa un anno e mezzo che denunciamo l’inadeguatezza delle scelte energetiche nazionali previste anche per DPCM che porteranno il nostro territorio in particolare ad un graduale deserto industriale, senza neanche la possibilità di impiantare nuove attività produttive sostitutive.»
«Nel contempo, anche le nuove opportunità normative in tema di fonti di energia rinnovabili hanno già da tempo impegnato il comune di Portoscuso a valutare eventuali ulteriori spazi pubblici e privati per l’incremento delle fonti rinnovabili da dedicare alle aziende del territorio ed alle famiglie anche con la costituzione di apposite comunità energeticheaggiunge il sindaco di Portoscuso -. Tali disponibilità avanzate da oltre 6 mesi non sono state fino ad ora compiutamente valutate dall’azienda. In ogni caso, conoscendo ormai le lavorazioni che da anni sono insediate sul nostro territorio, ci sorprende la decisione aziendale che in questo momento di grande difficoltà anticipi la chiusura della linea piombo, la cui componente energetica risulta essere non così determinante come altri tipi di lavorazioni, peraltro, queste si, già sospese da tempo dall’azienda.»
«Pur continuando a dare la massima ma condizionata disponibilità all’azienda per il proseguio e la diversificazione dell’attività produttiva, non vorremmo che il sacrificio richiesto da una annunciata crisi energetica che ricada solo sui lavoratori, le loro famiglie e sulle imprese d’appaltoconclude Ignazio Atzori -. Nei prossimi giorni della settimana, si terrà a Portoscuso un incontro con i Sindaci del territorio per fare fronte comune rispetto a una situazione sociale non sostenibile che si determinerebbe.»

I consiglieri di minoranza hanno presentato una mozione al sindaco di Iglesias, Mauro Usai, sulla situazione di crisi alla Portovesme srl.

I consiglieri di minoranza (Simone Saiu, Luigi Biggio, Federico Garau, Francesca Tronci, Bruna Moi, Valentina Pistis ed Arianna Cortese), dopo aver ricostruito le tappe della crisi esplosa negli ultimi mesi e che «fino ad oggi le istituzioni cittadine non hanno dedicato adeguata attenzione alla grave problematica che coinvolge il futuro di circa 1.500 lavoratori, tra diretti ed appalti, con la mozione impegnano il Sindaco e la Giunta comunale, a farsi portavoce del dissenso popolare e politico della città di Iglesias circa l’ipotesi della fermata della linea piombo e, più in generale, della chiusura della Portovesme S.r.l., organizzando le adeguate ed indispensabili azioni di mobilitazione che la gravità della situazione richiede».