24 July, 2024
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«Il sistema delle agevolazioni edilizie, che ruota intorno al Superbonus e al meccanismo della cessione dei crediti fiscali, con la cosiddetta ‘agenda Draghi’, tanto sponsorizzata da alcuni partiti, sarebbe destinato ad andare dritto in soffitta, a essere smantellato. Il Governo, per dire, ha risposto picche anche alla richiesta dell’Abi di aumentare le possibilità di compensazione per le banche, in modo tale che il sistema del credito sia più libero di riprendere e aumentare l’acquisto dei crediti fiscali legati ai vari bonus edilizi, Superbonus compreso. In altri termini l’agenda Draghi comprometterebbe le agevolazioni per i cittadini, li priverebbe della possibilità di ristrutturare e rendere più efficienti le proprie case, li priverebbe della possibilità di veder crescere il valore del loro immobile. E ancora, la stessa agenda Draghi sottrarrebbe alle imprese fiumi di liquidità. Davvero un bell’affare. Il M5S, invece, intende elevare la cessione dei crediti fiscali a vero e proprio sistema per alimentare e far girare l’economia, per consentire alle famiglie di investire senza costi eccessivi, per far affluire più liquidità alle nostre imprese e generare una maggiore prosperità. A ciascuno la propria agenda.»

Lo comunica, in una nota, Emiliano Fenu, capogruppo M5S in Commissione Finanze del Senato.

L’Amministrazione comunale di Carbonia ha stipulato il contratto per la realizzazione di n. 246 nuovi loculi. Ieri mattina il sopralluogo effettuato al cimitero dagli assessori del Patrimonio e dei Lavori pubblici, Giorgia Meli e Stefano Mascia, ha permesso di constatare che i lavori, tuttora in corso, hanno già consentito la presa in carico anticipata di n. 63 loculi. Ulteriori 63 saranno disponibili già nel mese di settembre e, infine, entro il mese di ottobre, è prevista la conclusione di tutti i lavori.

Inoltre, è in fase di sottoscrizione la convenzione tra Regione e Comune, relativa ad un ulteriore finanziamento di 80.000,00 euro, per la realizzazione di la costruzione di 120 nuovi loculi).

Ancora è stata presentata la richiesta di finanziamento relativa al Programma di spesa per la realizzazione, manutenzione e ampliamento dei cimiteri con l’obiettivo di incrementare i posti salma per un intervento di importo pari a 230.000,00 euro.

«Per ultimo, ma non per importanza dichiarano gli assessori Giorgia Meli e Stefano Mascia -, preme sottolineare che abbiamo affidato un incarico di progettazione consistente in un adeguamento del progetto delle opere di urbanizzazione dell’ampliamento di Medadeddu, allegato al piano regolatore cimiteriale, che ci metterà nella posizione di candidarci a tutti i futuri bandi di finanziamento, in modo tale da non perdere più nessuna possibilità ed opportunità, al netto delle problematiche e criticità che attanagliano il complesso cimiteriale. Per opportuna conoscenza, al fine di meglio comprendere le dinamiche che dominano la realtà cimiteriale, si rendono opportuni alcuni chiarimenti. In primis: le operazioni cimiteriali di tumulazione, estumulazione, inumazione, esumazione, ricognizione, traslazione e ricevimento delle salme, sono svolte dalla SO.MI.CA. Spa in “Global Service” secondo quanto indicato dal disciplinare tecnico dei Servizi cimiteriali e secondo la programmazione dell’attività cimiteriale, il tutto nel rispetto del Regolamento comunale di polizia mortuaria. Nel disciplinare tecnico che regola le prestazioni in capo alla SO.MI.CA vi è una suddivisione tra quelle a carattere ordinario: numero massimo di operazioni cimiteriali (siano esse tumulazioni, inumazioni, esumazioni) pari a tre al giorno, e quelle invece a carattere straordinario ,consistenti nella stessa tipologia quando il numero superi le tre previste.»

«E’ importante sottolineare come nel menzionato disciplinare non siano previste le operazioni cimiteriali elencate nelle giornate di sabato, domenica e nei giorni festiviaggiungono gli assessori Giorgia Meli e Stefano Mascia -. Le operazioni di tumulazione e inumazione vengono eseguite solo per quelle salme il cui ricevimento avvenga entro le ore 16.30 nella stagione invernale (da novembre a marzo) ed entro le 17:30 nella stagione estiva (da aprile a ottobre). Qualora le stesse provenissero oltre i suddetti limiti di orario, si potrà disporre il loro accoglimento in camera mortuaria e la sepoltura avverrà nella giornata seguente.»

«Sussistono inoltre evidenti problematiche riconnesse alla carenza di mezzi e macchinari in capo a SO.MI.CA., idonei ad effettuare le operazioni menzionate nei piani superiori, nello specifico al quarto pianoconcludono Giorgia Meli e Stefano Mascia -. Si ritiene opportuno, per il futuro, che la SO.MI.CA. possa dotarsi di adeguate attrezzature.»

 

Dopo il successo dei concerti di Alice e di Bennato, i Grandi Eventi dell’Estate 2022 firmati da Rete Sinis e Sardegna Concerti continuano con uno degli appuntamenti più attesi dalle platee festivaliere. Sabato 30 luglio, tocca infatti a Carmen Consoli far vibrare il pubblico del Parco dei Suoni di Riola Sardo, una delle venue culturali più importanti della Sardegna, a soli 10 minuti da Oristano.

Dopo averla applaudita lo scorso gennaio sul palcoscenico del Teatro Massimo di Cagliari e al Comunale di Sassari, Carmen Consoli è dunque pronta a riprendersi la scena live isolana e approdare sabato 30 luglio nella spettacolare location del Parco dei Suoni di Riola Sardo con “Volevo fare la rockstar Tour”. Forte di un sold-out dietro l’altro con la sua ultima tournée teatrale, la cantantessa approda sul palcoscenico del Parco dei Suoni con la sua full band, ovvero sette eccezionali musicisti pronti ad accompagnarla in una notte di grande musica: da Antonio Marra alla batteria a Marco Siniscalco al basso, Massimo Roccaforte alle chitarre, Adriano Murania al violino, Emilia Belfiore al violino, Concetta Sapienza al clarinetto e Elena Guerriero al pianoforte. 

L’artista arriva in Sardegna fresca del Premio Amnesty International Italia, ricevuto lo scorso 28 luglio per il brano “L’uomo nero” sul palco del suo concerto romano, all’Auditorium Parco della Musica. Questa la motivazione del Premio: «’L’uomo nero’ denuncia le narrative sovraniste, velenose e divisive, che in questi anni sono diventate, purtroppo, popolari in molti Stati, Italia compresa. Con sarcasmo, Consoli ci mette in guardia da quello che può succedere senza la cultura, la conoscenza dell’altro e il rispetto dei diritti umani». Carmen Consoli è l’unica ad aver vinto due volte il Premio Amnesty International Italia: la cantautrice era già stata vincitrice nel 2010 con “Mio zio”, un altro squarcio bruciante del suo repertorio che tratta il tema degli abusi sui minori.

E ad agosto, la musica continua nel cuore del Sinis: il concerto del 9 agosto di Ben Harper & The Innocent Criminals sarà uno dei più grandi eventi dell’estate sarda, che proseguirà con un cartellone ricco di spettacoli e laboratori teatrali per ragazzi, concerti, esposizioni e un’ampia proposta di street food grazie al Villaggio del Gusto e ai prodotti del territorio. Il primo ottobre, concerto di fine estate con l’orchestra Bandabardò & Cisco e il loro nuovissimo “Non fa paura tour 2022”. 

 

Gentile Direttore,

parrebbe che Asl Sulcis, Ares Sardegna, Direttore Emergenza Urgenza e Pronto Soccorso Sirai e Cto, Assessorato alla Sanità Sardegna, si siano confrontati in video conferenza sui temi caldi e generali e non parcellizzati delle risposte alle domande di salute dei cittadini e della garanzia di prestazioni di cura ed assistenza in ambito ospedaliero e territoriale.

Se attorno allo stesso tavolo siedono gli apicali del servizio sanitario regionale per dare soluzioni, tempi e modalità dell’operatività dei PS del CTO di Iglesias e del Sirai di Carbonia ma non solo, sarebbe cosa buona e giusta conoscere in tempo reale chi e quali soluzioni praticabili abbia indicato.

Che le graduatorie stiano scorrendo, altrove, lo sanno anche le pietre, mentre stanno andando a ruba binocoli e telescopi perché nell’ambito di Asl Sulcis non si muove foglia e tutti vorrebbero intercettare anche il pur minimo movimento di personale sanitario in entrata, mentre tutto tace.

La verità è che il reclutamento di personale è solo un bel contenitore vuoto: una infermiera vincitrice di mobilità che doveva prendere servizio in Asl Sulcis il 25 giugno è stata rinviata a 1 novembre, un infermiere vincitore di concorso è stato assegnato ad Aou Cagliari invece che nel Sulcis Iglesiente perché, testuale, “nessuna altra sede disponibile”. Due infermiere specializzate che hanno dato disponibilità a rientrare in servizio in Asl Sulcis dalla quiescenza hanno ricevuto diniego. A due infermieri che hanno richiesto di essere trasferiti da altre Asl a Carbonia Iglesias è stato negato il nullaosta. Tre infermieri inseriti nelle agenzie interinali per contratti a tempo in Asl Sulcis mai reclamati. Dove è l’errore?

L’errore è che politicamente il Sulcis Iglesiente è impalpabile.

Se l’opzione, più meno obbligata, di chiudere un servizio in prima linea ad Iglesias è ritenuta da esponenti della politica regionale errata, non si difendano per partito preso coloro che in qualche modo devono comunque risponderne e averne ascritta una parte di responsabilità tra responsabilità diffuse.

Priorità, segnali e ripartenza sono solo parole al vento.

La realtà non è quella raccontata da destra o da sinistra nell’arena della politica locale.

La realtà è quella dei cittadini e dei professionisti sanitari traditi da molti di coloro che dopo un mese ancora attendono di conoscere soluzioni, riferite al PS, che dovrebbe invece essi stessi dare.

Troppo comodo ed ingeneroso scaricare sulla Direzione Generale la firma sulle criticità e non assegnarle oggi nessuna risorsa umana, professionale e tecnica e probabilmente nessun escape amministrativo.

Non corrisponde al vero la dichiarazione di una parte sindacale su una emittente televisiva locale che non siano stati formalizzati esposti da nessuno presso le autorità competenti sulla grave e drammatica questione della sanità nel Sulcis Iglesiente negli ultimi giorni. È stato infatti correttamente depositato un ricorso al Tribunale del Lavoro di Cagliari, dove professionisti sanitari del PO Sirai segnalano situazioni di rischio e pericolo per tutti gli aventi causa in tema di salute e sicurezza negli ambienti di lavoro a seguito della chiusura del PS del Cto di Iglesias con conseguente iper afflusso di utenti e sovraccarico di lavoro.

Sarà il giudice a valutare eventuali violazioni ed incaricare organismi inquirenti di verificare la sussistenza dell’esposto e ravvisare eventuali estremi, ma qualcosa su quel versante si è mosso.

Se il malcontento dei cittadini e dei professionisti sanitari tecnici ed amministrativi trova sfogo solo nei social, nei bar, nelle cucinette di corsia, se le piazze sono disertate e le assemblee ad excludendum, se i 23 sindaci insieme non sono sostenuti, se le associazioni sindacali presidiano ed i lavoratori non seguono, è una gara in salita per tutti.

La richiesta di rimozione del Direttore Generale Asl Sulcis avanzata da ambienti della politica regionale è come un cucciolo di coyote che abbaia alla luna. La genesi delle criticità in tema di organizzazione del ssr e di garanzia del diritto alla salute hanno, infatti, radici lontane, diffuse, diversificate, e ognuno degli attori istituzionali, sociali, politici, partitici, sindacali, associativi del Sulcis Iglesiente e in Regione Sardegna ha una parte di proporzionale responsabilità nell’impasse a danno dei cittadini. I commissariamenti delle Assl sono andati troppo per le lunghe, due anni quasi, e hanno inequivocabilmente prodotto l’impossibilità di programmare qualcosa in oltre 24 mesi e che in 7 mesi si addebita invece al nuovo Direttore della Asl, al netto del rodaggio al quale non poteva sottrarsi per conoscere la macchina della quale assumeva la guida ed il controllo.

Dove erano, allora, coloro che abbaiano alla luna oggi?

Mi sottraggo, mi ripeto su questo punto, alla lapidazione dell’asse Pigliaru-Arru-Moirano e non di meno a quello Solinas-Nieddu-Campus, per onestà intellettuale, per sgombrare da ogni equivoco e per non farmi tirare per la giacchetta da nessuno.

I cittadini necessitano di risposte, sicurezze, certezze, soluzioni, continuità assistenziale, prestazioni sanitarie, qualità della salute, e fanno certamente a meno di capri espiatori che, se del caso, non risolverebbero nulla di quanto oggetto di questa critica fase storica.

Poiché abbiamo tutti da guardare oltre, indicare una prospettiva di approdo e rassicurare i cittadini, è solo ragionando oggi su cosa si debba e possa fare domani che si potrebbero indirizzare le risorse utili a chiudere definitivamente le importanti criticità di questi lunghi mesi.

Assegnare la medaglia al valore della responsabilità di ieri a questo o quello, risponde ad altre dinamiche.

Grazie per la sua attenzione.

Graziano Lebiu

Presidente Opi Carbonia Iglesias

«Ploaghe presto avrà di nuovo il Consultorio familiare territoriale dopo dieci anni di chiusura. Sono estremamente felice e soddisfatto per una notizia molto attesa che colma un vuoto sentito sia dalla comunità di Ploaghe che dai paesi limitrofi. Il Consultorio troverà spazio all’interno della Fondazione San Giovanni Battista.»

Lo afferma in un comunicato il consigliere regionale del gruppo UDC-Sardegna al Centro Gianfilippo Sechi.

«Nei giorni scorsi ho partecipato, insieme al direttore generale della Asl di Sassari Flavio Sensi, ad un sopralluogo nei locali che ospiteranno il Consultorioaggiunge -. Gli interventi di riqualificazione sono praticamente terminati e dunque tutto fa pensare che entro la fine dell’estate potrà esserci l’apertura ufficiale.»

La struttura occupa una superficie di oltre 400 metri quadri, che è stata interamente ristrutturata. È dotata di parcheggi per l’utenza, con aree dedicate alla sosta dei disabili e delle donne in attesa. Nei locali verranno allocati tutti i Servizi consultoriali di supporto alla famiglia e alla genitorialità con la presenza di diverse figure professionali, come il pediatra, lo psicologo, l’assistente sociale, il ginecologo, l’ostetrica: un team che si occuperà del percorso genitoriale, in grado di seguire le varie fasi della crescita dei giovani, ma effettuerà anche percorsi di screening oncologici. Nelle intenzioni della Asl di Sassari c’è la volontà di aprire anche una sede del Servizio di Igiene pubblica. Il Consultorio Familiare di Ploaghe sarà un punto di riferimento anche per i Comuni vicini come Ossi, Tissi, Chiaramonti, Codrongianos e Florinas.

Abbiamo atteso per tanto tempo la riapertura del Consultorio – aggiunge il consigliere Gianfilippo Sechie in più di un’occasione abbiamo sottolineato il fatto che si trattasse di un’esigenza imprescindibile per la nostra comunità. Devo ringraziare il direttore generale della Asl Flavio Sensi e tutta la struttura dell’ufficio tecnico dell’azienda che hanno fatto in modo di restituire finalmente il Consultorio a Ploaghe e a tutto il territorio. Ora c’è da affrontare un’altra problematica, a breve infatti la sede di Ploaghe del pediatra di libera scelta sarà vacante.»

«Mi auguroconclude Gianfilippo Sechiche la Asl e l’assessorato regionale alla sanità possano riservare la stessa attenzione avviando nel più breve tempo possibile le procedure per la copertura della sede di Ploaghe.»

«Siamo fortemente preoccupati per la crisi della sanità del Medio Campidano ed in particolare per il Presidio ospedaliero. Le parole dell’assessore sono smentite quotidianamente dalle denunce di amministratori locali, sindacati e associazioni di pazienti, semplici cittadini. La realtà vera è drammatica: sono sempre di più i medici ospedalieri che a San Gavino e negli altri ospedali lasciano il servizio pubblico: stress, carichi di lavoro ingestibili e non riconosciuti, una disorganizzazione che ha le sue radici in una riforma licenziata in piena pandemia, nonostante gli avvertimenti accorati di operatori, pazienti e delle stesse opposizioni politiche. Non bastano di certo i proclami dell’assessore a convincere i cittadini che tutto va bene se poi abbiamo gli ospedali al collasso, reparti chiusi, liste d’attesa infinite. Tutto quello che mai c’è stato prima. E ribadisco mai, nonostante il continuo scaricare le responsabilità su chi c’era prima di lui, sulle forze politiche che, da oltre tre anni e mezzo, sono all’opposizione.»

A sostenerlo è Rossella Pinna, che sulla situazione del nosocomio campidanese ha presentato con il Gruppo PD l’ennesima interrogazione in Consiglio regionale.

«Cosa ha fatto l’assessore in questi mesi?prosegue Rossella Pinna -. Dove sono le linee guida di indirizzo per le ASL? Dove sono le risorse aggiuntive e gli incarichi attesi dal personale, costretto a doppi e tripli turni e sfruttato biecamente? Quali sono i rimedi all’evidente carenza di personale? La risposta non può essere quella data fino ad ora!»

«Sono passati 70 giorni dalla approvazione nella commissione Sanità e politiche sociali della proposta di Linee guida di indirizzo, perché la Giunta regionale non le ancora approvate e rese operative? Si attivi subito per porre rimedio e salvare almeno ciò che resta della Sanità in un territorio trascurato. Questo sfascio totale solo parzialmente è imputabile alla pandemia, è causato soprattutto da una mancanza di strategia, di organizzazione, di metodoconclude Rossella Pinna -. La sanità è stata usata da questa maggioranza per spartire ed assegnare poltrone e lo stato in cui versa è la dimostrazione palese dell’incompetenza e incapacità di questa Giunta a gestire i problemi dell’isola.»

Il Cannonau per tutta la giornata di sabato 30 luglio fa sfoggio di sé a Loceri in occasione di Binu Nostru rassegna dell’enogastronomia che sancisce la nascita del “Consorzio Le Cantine d’Ogliastra – Terra dei Centenari”.

Vino, accoglienza, cultura e buon cibo: di fronte a un pubblico di operatori del settore enologico e turistico, l’Ogliastra del Cannonau si presenta con un evento promozionale ‘esperienziale‘, incentrato sulle eccellenze territoriali e gastronomiche dell’Ogliastra e non solo.

«Abbiamo creato il Consorzio per unire tutte le cantine del Cannonauha detto il presidente del Consorzio “Le Cantine d’Ogliastra” Manfredi Mura vogliamo fare di questo gioiello un volano dello sviluppo, celebriamo la nascita del sodalizio che ha messo insieme dieci cantine che credono nel vino prodotto ancora con i metodi artigianali garanzia di salute.»

«Le cantine possono garantire una forma di sviluppo territorialeaggiunge il sindaco di Loceri Gianfranco Lecca ma la tendenza può essere di forte crescita perché le cantine presidiano i territori, trasferiscono competenze e possono essere in grado di fare vivere le zone interne. La cultura del vino Cannonau, la nascita del Consorzio, un modello mediterraneo di salute sarà un’occasione per riflettere su alcuni argomenti che hanno interessato il mondo del vino. Prima fra tutti, la nascita del Vino dei Centenari nella terra della Blue Zone e poi il legame tra vino e salute.»

Convegno “Vino e Salute” – Nella giornata di sabato 30 luglio le cantine annunciano la nascita del Consorzio e si presentano al pubblico. I produttori si riuniranno in convegno al mattino per la presentazione ufficiale del sodalizio. Si parlerà di vino Cannonau insieme a numerosi studiosi, l’Unione coltivatori Italiani, il Distretto Rurale, le istituzioni, gli esperti scientifici e le associazioni di settore che potranno raccontare il vino, ricordando la sua rilevanza all’interno di un sistema economico, di un mercato che deve allargare i suoi confini.

Interesse verso l’Ogliastra – 12 le cantine accreditate alla serata, che rientra nel calendario di appuntamenti promozionali che il comune di Loceri ha organizzando in questi mesi. Tra loro, i vini provenienti dall’Ogliastra innanzitutto, dal nuorese e d’oltremare.

Consorzio cantine – Motore dell’evento il Consorzio Le Cantine d’Ogliastra – Terra dei Centenari – che si presenta per la prima volta al pubblico di Loceri con una realtà che coinvolge ben 10 cantine ogliastrine in un progetto volto a legare la produzione enologica con il benessere e l’ospitalità, direzione questa oramai irrinunciabile per le aziende del settore. Sostenuta dal desiderio di espandere la conoscenza della cultura enologica l’intento della manifestazione è quello di mettere in rete un’offerta enoturistica strutturata, che sia capace di unire i territori interni dell’Ogliastra.

Degustazioni guidate e itinerario del gusto – La manifestazione godrà della presenza del giornalista enogastronomo Angelo Concas che curerà le due degustazioni guidate nel segno della convivialità, della cultura del vino e dell’accoglienza, tratti distintivo di tutta la manifestazione che proseguirà con l’itinerario enogastronomico nella piazza Nonnu Melis a partire dalle 21.00.

«Abbiamo voluto questo evento con molta determinazioneha detto il sindaco di Loceri Gianfranco Lecca – perché il settore dell’enoturismo è sopraffatto da una forte crisi, proponiamo una narrazione diversa della Sardegna, non più limitata alle bellezze solo costiere ma allargata a storia, tradizioni e cultura che molti imprenditori sono pronti a raccontare.»

Lo scorso 25 luglio, festa di San Giacomo apostolo, il vescovo di Cagliari e segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Giuseppe Baturi, ha istituito con proprio decreto la Consulta diocesana per la Pastorale sociale e del Lavoro, promulgandone contestualmente lo Statuto.

«Alla base della nascita della Consulta ha spiegato l’arcivescovo di Cagliari c’è la volontà di applicare il metodo sinodale, caratterizzato dal confronto e dall’incontro, all’intera azione Pastorale diocesana. Nello specifico questa scelta mira innanzitutto a riaffermare il valore sociale della fede e dell’incontro con Cristo, esprimendo una riqualificazione della vita delle persone e della società. Il neo-costituito organismo diocesano nasce sulla scorta di una profonda lettura del panorama socio-politico attuale, con il tentativo di trovare soluzioni e nuove strade da percorrere, assieme alle varie componenti coinvolte, per costruire fatti buoni, rilanciare la qualità della convivenza sociale e della dignità del lavoro, da sempre priorità umana e cristiana. Istituire la Consultaha concluso monsignor Giuseppe Baturiè inoltre un modo per scongiurare il rischio del rifugiarsi nel vissuto del proprio privato.»

Il nuovo organismo diocesano, il cui organigramma è in fase di costituzione, è presieduto dallo stesso Arcivescovo, mentre il segretario è il diacono Ignazio Boi, anche direttore dell’Ufficio competente. Ne sono membri, oltre che gli assistenti di associazioni e organismi ecclesiali impegnati nell’ambito del lavoro e del sociale, gli animatori di comunità del progetto Policoro, rappresentanti di sindacati, associazioni imprenditoriali e di categoria, enti e organizzazioni di volontariato e del terzo settore, gruppi, movimenti e rappresentanti di Uffici e servizi diocesani connessi alla Pastorale sociale e del Lavoro.

«La decisione dell’Arcivescovoha affermato il diacono Ignazio Boiè particolarmente significante in un momento così delicato per la vita politica, il mondo del lavoro e la realtà sociale. Se da un lato rappresenta il riconoscimento del lungo cammino compiuto dalla Chiesa di Cagliari fin dagli anni dell’episcopato di monsignor Ottorino Pietro Alberti, con l’appassionata direzione di monsignor Vasco Paradisi, al tempo stesso costituisce la richiesta di un rinnovato e partecipato impegno. L’atto – prosegue – rappresenta un chiaro segnale degli orientamenti espressi dal vescovo Baturi fin dal suo insediamento, ovvero favorire un ampio coinvolgimento e una corresponsabilità diffusa nella costruzione di una comunità attenta, capace di interagire e soprattutto di tessere relazioni virtuose tra le persone.»

Fine settimana di appuntamenti a Cuncambias, il festival di cultura popolare organizzato da Antas Teatro e giunto quest’anno alla sua diciannovesima edizione. 
Sabato 30 luglio, quarto giorno del festival, si parte la mattina alle 10.00, con “La voce degli alberi”, una performance multidisciplinare di Teatro Atlante con Preziosa Salatino e Federica Castelli; alle 19.30 lo spazio per i più giovani accoglierà le Compagnie del Cocomero in “Fulmine, un cane coraggioso”. Lo storico Omar Onnis sarà protagonista dell’incontro delle 20.30 dal titolo “Tutto è perduto? Storie di reazione collettiva alle avversità”. Alle 22.00, in piazza San Giovanni, andrà in scena uno degli appuntamenti più attesi del calendario di Cuncambias, “Kohlhass”, spettacolo tra i più celebri del teatro di narrazione italiana con Marco Baliani da un racconto di Von Kleist su un fatto di cronaca realmente accaduto nella Germania del 1500. Si chiude in musica con “All’inferno col gilet”, concerto di Matteo Sau con Ivana Busu, Antonio Pinna e Gianluca Pischedda. 
Domenica mattina alle 10 ancora Marco Baliani sarà protagonista dell’incontro teatrale “Officina Baliani”; alle 19.30 per lo Spazio Ragazzi arriva Andrea Menozzi della Compagnia Circolabile, a seguire “Il mormorio poetico del mondo” con Bruno Tognolini, amatissimo scrittore per ragazzi con oltre centomila libri venduti in Italia e già finalista del Premio Strega Ragazzi. 
La chiusura di Cuncambias sarà affidata al Luigi Frassetto 4tet con Lorenzo Falzoi, Edoardo Meledina e Marco Testoni per un omaggio al compositore Ennio Morricone scomparso due anni fa.
Gli appuntamenti collaterali. In occasione del Festival il rione ospiterà la mostra ‘San Sperate sui muri’, scorci urbani realizzati da Giampaolo Spiga, con il supporto di Noarte Paesemuseo; ci saranno gli stand del Centro sociale Agape, di Libera la Farfalla e della libreria Favolare, ed un angolo di bookcrossing con i libri della biblioteca comunale. Sarà inoltre visibile l’installazione interattiva, a cura di AM Artists & Makers. 
Da mercoledì a domenica, dalle 20.00 alle 22.00, Oriana De Las Golondrinas, Roberto Etzi, Nino Landis, Ida Pillittu, Salvatore Mossa, Chiara Liscia, Giovanni Oliveri, Andrea Pilo e Mariangela Usai animeranno i cortili del rione con racconti, poesia e musica. Immancabile il punto ristoro con prodotti a km zero, e  il cui ricavato servirà per finanziare i costi del festival. 
Tutti gli incontri hanno ingresso libero. 
 

L’incidenza della calcolosi urinaria fra noi sardi è altissima. Sarà la genetica, o il metabolismo, o l’alimentazione, o l’esposizione solare e la produzione di vitamina D? Fatto sta che, soprattutto noi del Sud Sardegna, abbiamo un’incidenza di calcolosi come non si vede in nessuna parte d’Italia. Per tale ragione i chirurghi sardi sono stati sempre esperti nel trattamento delle malattie ostruttive delle vie urinarie provocate da calcoli. Già ai primi del 1900, al San Giovanni di Dio, i chirurghi avevano grande esperienza in questo campo. Durante la Prima Guerra Mondiale ebbero stretti rapporti professionali negli ospedali da campo, con i colleghi di Trento, Trieste e Udine che erano di scuola austriaca. Il chirurgo triestino Giorgio Nicolich, specializzato a Vienna attrezzò il primo reparto d’Urologia in Italia. Tra i chirurghi sardi che operavano in quel fronte vi era il dottor Nino Lasio di Serramanna, che proveniva dal San Giovanni di Dio; questi fu molto apprezzato per le sue capacità professionali nel trattamento delle malattie urinarie e, alla fine della Guerra, venne trattenuto all’Università di Milano dove gli venne conferito l’incarico di direttore della nuova scuola di specializzazione in Urologia. Tale specialità ancora non esisteva come branca indipendente in nessuna Università italiana. Dopo Milano la scuola di specializzazione di Urologia venne aperta anche a Cagliari. Un primo caposcuola fu il professor Rodolfo Redi, direttore patologo chirurgo. I suoi aiuti erano il dottor Gaetano Fiorentino ed il dottor Mario Sebastiani.
Il dottor Gaetano Fiorentino fu il primo sardo a specializzarsi in quella scuola.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, il dottor Gaetano Fiorentino fu arruolato nell’Armir e destinato alla campagna di Russia. Tornò con un’enorme esperienza maturata operando traumi di guerra. Per le sue doti chirurgiche, il dottor Gaetano Fiorentino venne precettato dal Governo ed inviato a dirigere la Chirurgia Generale dell’Ospedale Sirai di Carbonia, dove affluivano i minatori traumatizzati dagli incidenti nel sottosuolo.
Quando Gaetano Fiorentino occupò il suo posto nella nuova sede dell’Ospedale Sirai, ebbe l’opportunità di conoscere il comandante della Sesta Flotta americana che gli fece dono dell’intera sala operatoria di una corazzata. I vari strumenti vennero utilizzati fino agli anni ‘80; tra questi vi erano un letto operatorio, una lampada scialitica, un respiratore automatico complesso, un broncoscopio, un esofagogastroscopio rigido, un sigmoidoscopio, l’attrezzatura da craniotomia, un cistoscopio ed un rarissimo elettroresettore, prodotti dalla ACMI del Minnesota, illuminati in punta da una minuta lampadina ad incandescenza. In quei tempi, all’ospedale Sirai le operazioni urologiche e, soprattutto, quelle per calcolosi urinaria, erano all’ordine del giorno.
Con l’andata in pensione del dottor Gaetano Fiorentino, il posto di primario chirurgo venne occupato dal professor Lionello Orrù, urologo, professore di Anatomia Umana normale all’Università di Cagliari, professore di Anatomia Chirurgica nella scuola di specializzazione. Anche col professor Lionello Orrù le operazioni per calcolosi urinaria furono molto frequenti. Il motivo di tale frequenza, era dovuto sia all’alta incidenza di calcolosi nel Sulcis Iglesiente, sia al fatto che, quando la calcolosi dell’uretere era irrimediabilmente ostruente, si doveva sempre procedere all’asportazione chirurgica del calcolo, pena la morte del rene. In quei tempi non era raro trovare pazienti con un solo rene funzionante, perché l’altro aveva cessato di funzionare a causa di un calcolo. Dato che chi produce un calcolo in un rene, prima o poi, potrà produrlo anche nell’altro rene, poteva capitare che all’improvviso, con una nuova colica dal lato opposto, anche il rene superstite cessasse di funzionare. Allora non esisteva la dialisi sostitutiva della funzione renale ed i poveretti morivano se non si procedeva ad una nuova operazione. Questo valeva in tutto il mondo.
Le cose cambiarono nella Primavera del 1986, quando comparve un articolo nella rivista francese “Le Journal d’Urologie”, a cui venne dato poco risalto dalle riviste italiane. L’autore del lavoro si chiamava Enrique Perez Castro Ellendt. Egli sosteneva d’aver messo a punto un metodo endoscopico per asportare i calcoli dagli ureteri senza ricorrere all’operazione classica di lombotomia, con grande taglio dalla base del torace prolungato in basso in addome. Ciò che descriveva era fantascienza. Sosteneva d’aver costruito con la ditta Storz tedesca, uno strumento ottico molto lungo, fatto come un sottilissimo cannocchiale d’acciaio di 55 centimetri, diametro 4 millimetri, che, passando dall’uretra e dalla vescica, poteva penetrare nell’uretere fino a raggiungere il calcolo per romperlo, asportare i frammenti, e liberare il passaggio alle urine, arrestando così le coliche e salvando il rene. Tutto questo senza operazione.
Nel mese di luglio, avvenne un fatto che segnò il cambiamento nella storia della calcolosi per l’ospedale di Carbonia.

In quel mese dell’estate del 1986 si presentò nel reparto Chirurgia, al secondo piano del Sirai, un elegante signore attempato che riferì d’aver urinato sangue. Venne sottoposto a cistoscopia e fu diagnosticato un tumore maligno della vescica. Il signore aveva un problema: la premura di rientrare nella sua città di residenza, Madrid. Ci chiese consiglio sul centro madrileno a cui rivolgersi e ne approfittammo per indirizzarlo alla clinica “La Luz”, dove operava il dottor Enrique Perez Castro Ellendt. La clinica era peraltro già famosissima in tutto il mondo, perché vi era stato operato il “caudillo” Francisco Franco, e lì era deceduto per complicazioni emorragiche. Enrique Perez Castro Ellendt fece, al nostro paziente, una resezione vescicale asportando tutto il tumore con successo. Incuriosito dal racconto del paziente inviato da Carbonia, indagò sul nostro interesse per lui. Il paziente gli riferì che i chirurghi di Carbonia erano a conoscenza del nuovo metodo per asportare i calcoli dagli ureteri inventato da lui e gli trasmise il nostro desiderio di conoscerlo. Enrique Perez Castro Ellendt immediatamente ci invitò a Madrid nella sua Clinica. Fino ad allora aveva mostrato la procedura di asportazione dei calcoli ureterali, senza operazione, soltanto ad altri due italiani: il dottor Francesco Rocco dell’Università di Milano, ed il dottor Michele Gallucci dell’Università di Roma. Il nostro paziente-intermediario generosamente si offrì di ospitare noi chirurghi di Carbonia nella sua casa a Madrid e decidemmo di partimmo. All’arrivo, avemmo una prima sorpresa: la casa si trovava in “Calle Urola”, la via delle ambasciate. Si scoprì in quel momento che il nostro ospite era stato ambasciatore d’Italia in Spagna. La casa, ora di sua proprietà, era una villa divisa in due parti. L’altra metà era appartenuta al presidente argentino Juan Peron e alla moglie Evita Peron. Si capì allora il motivo della grande disponibilità del chirurgo madrileno ad accoglierci nella sua clinica e mostrarci i segreti della sua metodica. Il nostro ospite in Spagna era un personaggio illustre. Così pure lo erano la moglie spagnola ed il cognato che facevano parte dello staff medico della famiglia reale.
Furono giorni densi di studio ed esperienza. Carpimmo i segreti della tecnica di “ureterolitotrissia endoscopica” che consentiva, per la prima volta nella storia, di polverizzare i calcoli dentro l’uretere ed estrarli senza operazione.
Tornati a Carbonia, facemmo un accurato rapporto al presidente dell’Ospedale: il sindaco Pietro Cocco. Egli ascoltò con molta attenzione e accolse la nostra richiesta di acquistare l’attrezzatura necessaria. L’ordine partì pochi minuti dopo il colloquio.
Il materiale richiesto era tanto e costoso. Si trattava di un ureteroscopio Storz da 12 Charrière (3 Ch = 1 mm) quindi del diametro di 4 mm, progettato da Enrique Perez Castro Ellendt e realizzato dalla ditta tedesca. Ad esso si associava un’ottica lunga 55 centimetri. Dentro la camicia d’acciaio vi erano tre canalicoli paralleli destinati ad ospitare l’ottica, costituita da una serie di microscopiche preziosissime lenti, una via per l’acqua, una via per introdurre le sonde da ultrasuoni per rompere i calcoli, e le pinzette per estrarne i frammenti. L’acqua che si pompava dentro il canalicolo serviva a creare una camera liquida che consentiva di dilatare il sottile lume ureterale, penetrarvi, e procedere dentro l’uretere fino a raggiungere il calcolo.
L’operazione più difficile era la penetrazione della punta dello strumento nel meato ureterale. Il meato è il punto in cui l’uretere, che arriva dal rene, penetra in vescica. Per fare questa procedura, fino ad allora ritenuta impossibile alle ottiche in uso in quel tempo, il dottor Enrique Perez Castro Ellendt aveva pensato di aprire la strada utilizzando una sottile sonda flessibile che aveva in punta un palloncino gonfiabile. Introdotta la sonda nel meato ureterale e gonfiato il pallone, si otteneva l’apertura del tratto finale dell’uretere e del suo sbocco in vescica, sufficiente per introdurvi l’ureterorenoscopio. La progressione dello strumento dentro l’uretere veniva agevolata dal getto d’acqua ad alta pressione, prodotto dalla pompa Ureteromat inventata, anch’essa, da Enrique Perez Castro Ellendt.
Una volta giunti sul calcolo si procedeva alla sua frammentazione con la sonda ad ultrasuoni; i frammenti venivano asportati con la pinza a “bocca di caimano”. Tutta la procedura veniva controllata al monitor di un apparecchio radioscopico; era, pertanto, inevitabile che l’intera équipe medica e infermieristica presente, assumesse notevoli quantità di radiazioni nonostante i grembiuli piombati. Furono tante le procedure eseguite, e tante le radiazioni assunte dagli operatori che i fisici nucleari della Commissione regionale di controllo definirono l’Ospedale di Carbonia la “zona nera” dei raggi X della Sardegna. Oltre al monitoraggio radiologico l’intervento veniva controllato da una telecamera endoscopica Storz che mostrava le immagini della procedura in uno schermo televisivo.
Quando il presidente Pietro Cocco, nel 1986, fece l’ordine d’acquisto dell’ureterorenoscopio per ureterolitotrissia alla ditta Sanifarm di Cagliari, nessuno ancora lo possedeva in tutta Italia. Lo stesso direttore della Storz Italia, che aveva sede a Torino, l’ingegner Boggio Marzet, non ne conosceva ancora l’esistenza.

Da quell’anno 1986, a Carbonia, i calcoli ureterali non vennero più operati con il taglio lombare o addominale, e molte centinaia di pazienti vennero trattati col nuovo metodo endoscopico. I pazienti entravano in ospedale con le coliche renali ed i reni ostruiti, e ne uscivano entro 24-48 ore sani e pronti a riprendere la vita normale. A Carbonia arrivavano pazienti da ovunque. Venne prodotto un filmato endoscopico che mostrava il difficile metodo usato per introdurre lo strumento nell’uretere. Dopo cinque anni di attività, mostrammo le immagini endoscopiche alla fine di un convegno tenutosi a Cagliari, sulla calcolosi urinaria, nell’aula convegni posta al sesto piano del Banco di Sardegna. Nessuno degli astanti aveva mai visto immagini del genere. Dopo quella data altri iniziarono ad apprendere la tecnica.
Quanto raccontato avvenne quando l’Ospedale di Carbonia cresceva in efficienza, qualità e passione. Era il tempo in cui quasi 2.000 bambini l’anno nascevano nel suo reparto di Ostetricia, quando si eseguivano più di 1.000 interventi chirurgici l’anno, in Chirurgia vi erano 84 posti letto ed esistevano due reparti di Medicina Interna; l’Ospedale allora aveva 384 posti letto, contro gli attuali 120, e non vi erano ancora le liste d’attesa mostruose che oggi affliggono gli ospedali italiani.
Perché vi fu tanta crescita professionale e tecnologica in quel periodo? Certamente avvenne per coincidenze storiche. L’avere avuto ricoverato nel 1986 un signore che in tempi lontani era stato ambasciatore italiano in Spagna, mentre a Madrid si metteva a punto quel metodo rivoluzionario fu fortuito. Un elemento sicuramente determinante fu l’avere in quel momento come presidente della ASL un uomo come il sindaco Pietro Cocco. Erano anche gli anni in cui nascevano la Dialisi, la Cardiologia, la Medicina Nucleare, la Psichiatria, l’Endoscopia Digestiva. La coincidenza di più elementi eccezionali, coerenti con la missione pubblica data agli Ospedali dalla legge di Riforma Sanitaria 833 del 1978, produsse il terreno adatto per far sviluppare quelle particolari crescite professionali in quella particolare generazione di medici e di infermieri.
Successivamente, cosa è cambiato? I cambiamenti che hanno portato gli ospedali allo stato attuale, avvennero in progressione. Nel 1987 Il ministro Carlo Donat Cattin iniziò ad intaccare il potere di controllo dei Sindaci sulle ASL, abolendo l’istituto delle Assemblee Generali che rappresentavano i Consigli comunali del territorio. Poi nel 1992 il ministro Francesco di Lorenzo introdusse il concetto dell’“Aziendalizzazione delle ASL”, con principi gestionali privatistici. Come primo atto di quella riforma, i presidenti delle ASL, nominati dai Sindaci, vennero affiancati dai “Commissari straordinari”, nominati dalla regione. In seguito  con le riforme del 1995 e 1999, nel periodo del ministro Rosi Bindi, i presidenti delle ASL vennero eliminati e sostituiti dai manager. Questi erano nuove figure di amministrativi indipendenti dai sindaci e rientranti nella stretta gerarchia della burocrazia regionale.
Con questo atto i sindaci vennero totalmente estromessi dal controllo politico e amministrativo delle ASL. Dopo i manager, negli anni 2000, comparvero i direttori generali di nomina regionale. Così, con la centralizzazione politica ed amministrativa arrivò a compimento la “centralizzazione” dei servizi sanitari. Il centro fisico della Sanità cominciò a coincidere con le sedi del potere regionale: le città di Cagliari e Sassari. L’idea di centralizzare i servizi sanitari di altissima specializzazione, come la cardiochirurgia, la neurochirurgia, i trapianti d’organo, è corretta. Invece, non è corretta la centralizzazione del servizio sanitario di base che la legge assicura equamente a tutti i cittadini, proporzionalmente alla consistenza demografica delle popolazioni provinciali. Purtroppo, però, nel nostro caso, è avvenuta la centralizzazione anche della sanità di base, con il conseguente svuotamento del territorio provinciale.
Oggi, l’unificazione di tutte le ASL in un’unica ASL regionale, ha creato un unico centro di potere amministrativo. Ciò ha sottratto anche ai nuovi direttori generali delle ASL quella libertà di gestione che avevano i presidenti ai tempi di Pietro Cocco. Ora che gli ospedali provinciali sono usciti dal centro del potere sanitario stiamo vedendone gli effetti: i cittadini sono scontenti e si rivolgono ai propri sindaci che, per essi, incarnano lo Stato; ormai tutti i giorni vediamo nei notiziari, immagini di sindaci che prendono dure posizioni nei confronti di quella struttura burocratica centralizzata che li ha sostituiti.

Mario Marroccu