Nel 1998 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, riprendendo quando sviluppato da Nutbeam, nel Glossario di promozione della salute definisce l’health literacy come l’insieme delle capacità cognitive e sociali che determinano la motivazione e l’abilità degli individui per accedere, comprendere e utilizzare le informazioni, sì da promuovere e mantenere un buon livello di salute (World Health Organization. Health Promotion Glossary. WHO, Geneva, 1998).
La health literacy è legata al saper leggere e scrivere e riguarda le conoscenze, le motivazioni e le competenze delle persone ad accedere, comprendere, valutare e mettere in pratica le informazioni per esprimere giudizi e prendere delle decisioni nella vita di tutti i giorni, riguardanti l’assistenza sanitaria, la prevenzione e la promozione della salute per mantenere e migliorare la qualità della vita per tutto il corso della vita.
L’OMS inquadra, di fatto, il concetto nella dimensione delle life skills (Il termine di Life Skills viene generalmente riferito ad una gamma di abilità cognitive, emotive e relazionali di base, che consentono alle persone di operare con competenza sia sul piano individuale che su quello sociale. In altre parole, sono abilità e capacità che ci permettono di acquisire un comportamento versatile e positivo, grazie al quale possiamo affrontare efficacemente le richieste e le sfide della vita quotidiana), affermando che la health literacy implica il raggiungimento di un livello di conoscenza, abilità e consapevolezza utili a intraprendere azioni per migliorare la salute individuale e della comunità, promuovendo il cambiamento degli stili e delle condizioni di vita.
Il riferimento alla “salute della comunità” e alle “condizioni di vita” sottolinea quanto la health literacy sia rilevante non soltanto per la salute individuale, ma quanto eserciti un peso per la partecipazione della comunità a decisioni che hanno un impatto sulla salute della popolazione (la cosiddetta critical health literacy), aprendo definitivamente la strada allo sconfinamento di tale disciplina in ambito di prevenzione collettiva di promozione della salute (public health literacy).
Il primo articolo in cui si fa riferimento esplicito al concetto di public health literacy risale presumibilmente al 2005. In questo articolo Gazmarian e collaboratori si interrogano se sia etico che professionisti della salute forniscano informazioni troppo difficili o poco accessibili ai cittadini/clienti/pazienti, spesso incentrate sugli aspetti scientifici, comprensibili solo dagli esperti del settore (Gazmararian JA, Curran JW, Parker RM, Bernhardt JM, DeBuono BA. Public health literacy in America: an ethical imperative. Am J Prev Med 2005; 28 (3): 317-322)
Tale criticità, ripresa ed affrontata da numerosi altri autori, verrà descritta da Rowlands e Nutbeam come “the inverse information law” ossia come “la legge dell’informazione inversa” in base alla quale “quelli che hanno i più bassi livelli di health literacy hanno anche i più bassi livelli di informazione sanitaria” (Rowlands G., Nutbeam D. Health literacy and the “inverse information law”. Br J Gen Pract 2013; 63 (608): 120-121)
L’articolo di Gazmarian e dei suoi collaboratori prosegue affermando che, fino ad allora, l’attenzione alla health literacy era stata prevalentemente limitata all’ambito sanitario in senso stretto e, nello specifico, alla comunicazione tra i servizi sanitari e i pazienti, e proseguono lanciando una nuova sfida, quella della public health literacy, vista come un livello più elevato di alfabetizzazione sanitaria, nel quale gli individui siano in grado di comprendere non solo le informazioni sulla salute che li riguardano da vicino, ma anche quelle che interessano l’intera comunità.
In questo senso, le abilità di public health literacy sono essenziali e “spendibili” per comprendere, ad esempio, il ruolo di un fattore di rischio ambientale e per riconoscere le eventuali distorsioni nelle informazioni riportate dai media.
Affermando che «la qualità dell’informazione sanitaria che gli americani ricevono, la capacità di capire e usare quella informazione è la chiave per costruire un’America più sana e che colmare il gap in health literacy è una questione di etica e di equità, essenziale per ridurre le diseguaglianze nella salute», gli autori elencano sei passaggi per raggiungere l’obiettivo primario di una società maggiormente health literate:
– definire le caratteristiche di una popolazione health literate;
– sviluppare strumenti e indagini per misurare il livello di health literacy di una popolazione;
– valutare in modo critico gli sforzi comunicativi del personale sanitario;
– potenziare le capacità comunicative e di ascolto del personale sanitario;
– riconoscere che, a differenza della health literacy, possedere conoscenze teoriche su determinati argomenti di salute è condizione necessaria ma non sufficiente per impegnarsi a mantenere e promuovere comportamenti salutari;
– sviluppare collaborazioni estese tra sanità pubblica e altri professionisti per raggiungere l’obiettivo di mantenere e promuovere comportamenti.
Conoscenze, competenze e motivazioni costituiscono il cuore della definizione della health literacy, contraddistinguendola dalla singola acquisizione di conoscenze (aspetto meramente nozionistico) o di competenze (abilità raggiunte con l’addestramento), e sono finalizzate all’accesso, alla comprensione, alla valutazione e alla messa in pratica delle informazioni sulla salute durante tutto il corso della vita.
La health literacy influenza i comportamenti e l’uso dei servizi sanitari, con conseguenze in termini di outcome di salute e di costi per l’individuo e la collettività. Una bassa health literacy risulta associata a errori, esposizione a fattori di rischio, problemi di sicurezza del paziente, uso improprio dei servizi sanitari, mancata adesione a campagne di screening di popolazione, con conseguente peggioramento dello stato di salute, anche in termini di salute percepita.
In attesa di chiarire meglio i contenuti della riforma sanitaria e le funzioni di ARES e delle AASSLL, è bene ricordare a tutti gli operatori sanitari che è indispensabile garantire un aumento del livello di health literacy dei cittadini e della popolazione del Sulcis Iglesiente al fine di determinare un progressivo incremento dei livelli di autonomia e un empowerment maturo, fondato sulla conoscenza diretta dei fenomeni per realizzare l’autogestione della propria salute e la partecipazione attiva ai percorsi di cura.
A livello di ASL, le diverse strategie di coinvolgimento dei pazienti e di offerta di prestazioni e servizi devono essere appropriate in funzione del livello di alfabetizzazione sanitaria degli utenti. Affinché tale assunto si realizzi, è necessario che la direzione strategica includa la health literacy nelle politiche aziendali e che il personale sanitario sia formato sul ruolo della stessa come determinante di salute.
Nello specifico, soprattutto qualora non sia noto il livello di health literacy dei pazienti o della popolazione assistita, risulta indispensabile adottare alcune precauzioni universali (Agency for Healthcare Research and Quality, U.S. Department of Health and Human Services. Health Literacy Universal Precautions Toolkit. http://nchealthliteracy.org/toolkit/toolkit_w_appendix.pdf) per garantire che tutti i soggetti siano in grado di comprendere il messaggio di salute e di orientarsi all’interno del servizio sanitario.
Tra le precauzioni universali sono compresi gli interventi per migliorare la comunicazione orale o scritta, come la tecniche teach-back o brown bag medication review (Questo metodo consiste nel far ripetere al paziente, con parole proprie, quanto appena spiegato per testarne l’apprendimento, verificare l’efficacia della comunicazione e apportare le eventuali correzioni alle informazioni risultate inaccurate. La comprensione del paziente è confermata quando è in grado di ripetere correttamente quanto appena detto dal professionista), l’uso di materiale scritto semplice, con poche scritte e molte immagini, e incoraggiare i pazienti a fare domande.
Inoltre, considerando una prospettiva più ampia del sistema-salute, gli operatori sanitari devono tenere in considerazione il fatto che anche i caregivers dei pazienti, siano essi informali (familiari, amici) o formali (gli assistenti alla persona, ovvero i cosiddetti “badanti”), potrebbero presentare bassi livelli di health literacy.
L’alfabetizzazione sanitaria ci tocca tutti da vicino in maniera molto più concreta di quanto si possa pensare.
Ha a che fare con la nostra salute e con l’equità di accesso alle risorse, quindi con il perpetuarsi o l’aggravarsi delle disuguaglianze. Impatta non solo sulle possibilità di beneficiare pienamente delle risorse offerte dai diversi sistemi sanitari e dalla società in cui viviamo, ma compromette la capacità di reagire nelle situazioni di bisogno o di emergenza, coinvolgendo non solo i singoli interessati, ma le loro famiglie e le intere comunità.
Quest’ultimo aspetto risulta di particolare rilevanza alla luce dei cambiamenti dell’assetto del sistema sanitario regionale, che vede una sempre maggiore complessità e lontananza geografica di alcuni servizi e strutture di riferimento cagliaritane.
Bibliografia
Agency for Healthcare Research and Quality, U.S. Department of Health and Human Services. Health Literacy Universal Precautions Toolkit. http://nchealthliteracy.org/toolkit/toolkit_w_appendix.pdf
Health literacy e sanità pubblica https://www.saluteinternazionale.info/2018/02/health-literacy-e-sanita-pubblica
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Antonello Cuccuru