In questi giorni s’intensifica il dibattito territoriale, nonché l’interlocuzione-confronto dei Sindaci nel contesto della Conferenza socio-sanitaria con la Direttrice dell’ASL 7 Giuliana Campus, in merito all’atto aziendale che certificherà e qualificherà l’allocazione, distribuzione e sostenibilità dei servizi ospedaliero-sanitari nel nostro territorio.
Un tema che ci coinvolge e preoccupa, anche in virtù del progressivo depauperamento della sanità territoriale avvenuto negli ultimi anni, e dell’abbassamento di ogni standard qualitativo sul fronte dell’assistenza sanitaria.
E’ necessario partire da questa consapevolezza per avanzare una proposta che abbia come unico obiettivo quello di risollevare i livelli qualitativi della sanità nel Sulcis Iglesiente, in particolare per ciò che riguarda il trattamento delle urgenze; delle attività programmate; dei servizi territoriali; in modo concreto e realistico senza tentare di camuffare la realtà con sogni che al momento non hanno e non possono trovare alcun concreto riscontro.
L’attuale proposta di atto aziendale non risponde affatto a tali obiettivi dal momento che propone di organizzare al ribasso due mezzi ospedali: il Sirai ed il CTO con la convinzione che ciò produca come risultato un intero ospedale.
Non è assolutamente cosi! Due mezzi ospedali restano sempre due mezzi ospedali destinati ad abbassare ulteriormente i livelli di erogazione dei servizi, sia del trattamento delle emergenze che delle attività programmate. A ciò si aggiunga, cosa ben nota e riscontrabile dalle cronache quotidiane, l’affannarsi continuo della dirigenza ASL dei soggetti politico-sociali e delle comunità locali, per scongiurare finanche la chiusura dei servizi quando semplicemente, per qualsiasi motivo, si assenti qualche professionista sanitario.
Oltretutto, nello specifico delle ipotesi proposte dalla dirigenza riscontriamo che i due ospedali di Carbonia e Iglesias vengono ancora una volta presentati come due contenitori più volte in passato riorganizzati – ristrutturando, comprimendo e tagliando i servizi – senza mai ridiscutere il modello culturale di fondo sui quali costruire la rete sanitaria.
Peraltro, continuare a strutturare le strutture del Sirai e del CTO come due silos organizzativi, con due UU.OO. di Chirurgia Generale, due di Ortopedia e Traumatologia e due Pronto Soccorso, rappresenta un tradimento politico nei confronti dei cittadini che porterà unicamente al risultato di perdere altri servizi. Poiché i silos organizzativi, quando sono tali, tendono a ragionare in modo autonomo e a cercare di ottimizzare il proprio funzionamento anche quando il loro interesse particolare può andare a scapito del funzionamento complessivo dell’organizzazione. Nonché, conseguentemente, a ricercare un’ottimizzazione locale a scapito di quella globale. D’altronde, i bassissimi volumi di attività di molte UU.OO. presenti nei nostri due “ospedali silos”, che sono fisiologicamente portati a ragionare in un’ottica di separazione, non ci consentono più di negoziare ulteriori risorse umane.
Perciò non sarà sufficiente un direttore di Dipartimento per risolvere le criticità tra i doppioni esistenti e previsti. A tal proposito diventa vitale cominciare a ragionare in termini di progettazione di un Presidio Ospedaliero unico senza per questo far prevalere le paure di perdere pezzi o professionalità per l’una o l’altra città.
Nondimeno, è necessario riconoscere appieno le peculiarità geografiche e demografiche delle due città ove sorgono i due ospedali. L’ospedale Sirai di Carbonia, così come previsto dalla legge e dalla DLR 2017, per ovvi motivi legati alla sua baricentricità territoriale e la potenziale platea di utenti (consistente poco meno di 90.000 cittadini/e), naturalmente ospita il DEA di 1 livello. Ma tale status va articolato con interventi concreti e il dislocamento all’interno della sua struttura di tutte le UU.OO. e i servizi propedeutici, afferenti e/o necessari, affinché sussista un ospedale specializzato nel dipartimento “emergenza-urgenza”.
Mentre per tutto ciò che concerne l’organizzazione del territorio è necessario declinare al meglio il modello “Chronic Care Model” (CCM) e suggerire un approccio “proattivo” tra il personale sanitario e gli stessi pazienti, con l’obiettivo di passare da un modello di “medicina d’attesa”, dove il bisogno si trasforma in domanda, ad uno incentrato sulla “Sanità d’iniziativa” per il quale è necessaria la creazione di percorsi ad hoc per patologie croniche quali il diabete, l’ipertensione, o la broncopneumopatia cronica ostruttiva, in quanto assorbenti elevate quantità di risorse.
Se davvero vogliamo risollevare il grado di soddisfacimento dei bisogni di salute provenienti dalla nostra comunità è giunto il momento di voltare pagina. Per queste ragioni, “Carbonia Avanti” sostiene la posizione del sindaco Pietro Morittu e di tutti i sindaci che intendono impegnarsi consapevolmente a sostegno del rafforzamento dei livelli di erogazione dei servizi sanitari nel Sulcis Iglesiente e perciò bocciano la proposta avanzata dall’azienda.
Carbonia Avanti
Coordinamento cittadino