22 November, 2024
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FIOM, FSM e UILM: “Situazione gravissima alla Portovesme srl, a rischio 1.500 posti di lavoro, il Governo e la Regione pretendano chiarezza e impegni concreti”

La vertenza della Portovesme srl segnerà una tappa importante, forse decisiva, lunedì 3 aprile, quando si svolgerà un nuovo vertice che vedrà al tavolo governativo anche la multinazionale Glencore, proprietaria degli stabilimenti di Portovesme e San Gavino Monreale. Alla vigilia, le segreterie territoriali FIOM, FSM e UILM hanno diffuso una nota che ricostruisce la situazione gravissima che vede a rischio 1.500 posti di lavoro.

“Le chiusure di reparti, le iniziative e le tensioni di questi giorni sono sfociate nell’assemblea permanente dello stabilimento di San Gavino e alla occupazione di alcuni giorni del bilico sud e al conseguente blocco delle galene che la Glencore voleva indirizzare verso altre realtàscrivono FIOM, FSM e UIILM -. Emerge con sempre maggiore forza, l’intenzione della proprietà, di trasferire in altri paesi, le produzioni di piombo e zinco; se questa volontà si concretizzasse, si tradurrebbe nella conseguente e definitiva fermata degli impianti del KSS e conseguentemente della fonderia di San Gavino, della lisciviazione, dell’arrostimento, di gran parte dell’elettrolitico…. rimarrebbero in marcia i reparti SX, una piccola parte dell’elettrolisi, ed i forni Weltz, ossia quel reparto con il maggiore ritorno economico, che brucia i famosi fumi di acciaieria.”
“Con la marcia di questo impianto, FIOM, FSM e UILM, ritengono che probabilmente la Glencore, riuscirà a sostenere economicamente (nel caso in cui venissero superati gli studi di fattibilità in corso, chissà?), sia le spese derivanti dalle annunciate riconversioni, sia quelle derivanti dalle persone che verrebbero assunte (poche!)aggiungono FIOM, FSM e UILM -. La Glencore, otterrebbe allo stesso tempo la possibilità di mettere gli impianti in stand-by, evitando così il rischio di spese da sostenere per possibili bonifiche in caso di dichiarate fermate. Ipotesi quest’ultima rafforzata dalle ultime dichiarazioni dell’AD, secondo cui si raggiungerebbe la totale occupazione degli attuali assetti, nel caso in cui si arrivasse alla produzione del litio (tra quanti anni?).”
FIOM, FSM e UILM a fronte degli incontri importanti che si stanno realizzando in questi giorni tra governo e azienda, evidenziano, “l’importante risultato derivante dal prolungamento del credito d’imposta al 45%, che unito “all’interrompibilità semplice” di cui può godere la Glencore (così come tutte le aziende energivore del Paese), porta ad un grosso risparmio sul costo energetico, almeno per i prossimi tre mesi, appena sufficienti agli ipotetici riavvi degli impianti; risultato da attribuire all’importante lavoro svolto dai governi nazionali e regionali, che sono tuttavia ben lontani dalla soluzione strutturale di cui ha bisogno la Glencore e gli impianti di Portovesme”.
Le categorie dei metalmeccanici, a fronte dei dubbi e delle preoccupazioni sopra esposte, chiedono ai governi nazionali e regionali, “il massimo sforzo affinché le produzioni di piombo e zinco possano trovare continuità nella Sardegna SudOccidentale, in quanto materie mai messe in discussione dalla richiesta del mercato: pretendono che le conseguenti spese pubbliche, siano legate ai rilanci garantiti dei reparti, che nel corso di questi lunghi mesi sono stati progressivamente e impavidamente fermati, in modo da portare al rispetto produttivo ed occupazionale preesistente alla crisi energetica, certificando il futuro ai lavoratori diretti, indiretti e interinali, di Portovesme e di San Gavino.

Come? Nell’ordine:
1) la Glencore, a fronte delle aperture della credibilità da parte delle istituzioni, riavvi gli impianti, improvvidamente fermati.
2) Glencore dimostri rapidamente, la fattibilità delle annunciate riconversioni, dal punto di vista ambientale, produttivo occupazionale e ne garantisca la partenza in tempi legati alle graduali fermate dei reparti, in modo che il territorio non possa subire ulteriori schok derivante dalle perdite di lavoro.
3) le Istituzioni risolvano strutturalmente il problema energetico, lo faccia urgentemente, perché il tempo in questa vertenza non è una variabile indipendente, in modo che le aziende energivore non debbano abbandonare l’Italia, prassi che il nostro territorio ha subito troppe volte.”
FIOM, FSM e UILM del Sulcis Iglesiente, infine, annunciano che “vigileranno affinché queste preoccupazioni non diventino realtà, dichiarandosi, pronti a qualsiasi iniziativa nel caso in cui quanto sopra descritto si dovesse realizzare anche solo parzialmente”.

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