23 November, 2024
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E’ un pomeriggio di grande calcio quello che va in scena sui campi del Sud Ovest sardo per la tredicesima giornata di ritorno del campionato di Eccellenza regionale, a Iglesias, Carbonia e Villacidro. Tutte le partite avranno inizio alle 15.00.

Per la lotta per la promozione in serie D, fari puntati al Monteponi di Iglesias, dove una squadra di Andrea Marongiu, in grandi condizioni di forma, reduce da quattro vittorie nelle ultime cinque giornate e da uno squillante 5 a 1 sulla Nuorese prima del turno di riposo di mercoledì, ospita la capolista Budoni, viceversa reduce da un pari casalingo con il Carbonia, raggiunto al 92′ con un goal del suo bomber Giuseppe Meloni, giunto ormai ad un solo goal dalla vetta della classifica dei cannonieri con i suoi 18 goal, alle spalle di Mattia Caddeo del Ghilarza e Ryduan Palermo della Villacidrese, sulla stessa linea di Danilo Ruzzittu del San Teodoro Porto Rotondo. Dirige Salvatore Fresu della sezione di Sassari (l’arbitro della finale di Coppa Italia Budoni-Carbonia), assistenti di linea Daniele Marcello Bogonolo di Olbia e Francesco Serusi di Oristano.

Il Carbonia di Diego Mingioni contro il Taloro Gavoi (dirige Marco Spiga della sezione di Carbonia, assistenti di linea Giuseppe Alessandro Paolino di Alghero e Martino Fadda di Carbonia), cerca la terza vittoria del girone di ritorno, caratterizzato fin qui da 2 vittorie, 6 pareggi e 3 sconfitte, bilancio meno brillante rispetto a quello del girone d’andata. La squadra continua a produrre un buon calcio, come ha confermato quattro giorni fa a Budoni, dove è andata ad un passo dall’impresa sul campo della capolista, dopo aver espugnato il campo del Sassari Calcio Latte Dolce nel corso del girone d’andata. Anche nella partita del girone d’andata con il Taloro, a Gavoi, i biancoblù hanno sfiorato il successo, raggiunti sull’1 a 1 al 91′ da un goal di Pier Paolo Falchi, dopo essere andati in vantaggio con un goal di Andrea Porcheddu.

La Villacidrese di Graziano Mannu ospita il Li Punti (dirige Mirko Germano della sezione di Ostia Lido, assistenti di linea Annamaria Sabiu di Carbonia ed Andrea Porcu di Oristano), con l’obiettivo di riscattare la sconfitta subita mercoledì a Monastir e riprendere la marcia verso la salvezza diretta, evitando i play out. Il Li Punti ha bisogno di punti ancora più della Villacidrese, quart’ultimo con 27 punti insieme alla Kosmoto Monastir, ma è in crescita, come confermano i 15 punti conquistati nel girone di ritorno in 11 partite (contro i 12 delle 18 partite del girone d’andata che concluse all’ultimo posto solitario), frutto di 4 vittorie, 3 pareggi e 3 sconfitte.

Sugli altri campi, si giocano le seguenti partite: Ferrini-Ossese, Ghilarza Kosmoto Monastir, Lanusei-Calangianus, Sant’Elena-Nuorese (sul campo di Villa San Pietro), Tharros-Bosa ed Arbus-Latte Dolce. Riposa il San Teodoro Porto Rotondo.

 

Stiamo tornando talmente indietro nella Sanità che ormai potremmo arrivare al III secolo dopo Cristo. Allora il tempio della Medicina e della Chirurgia era in quella costa di Turchia e di Siria che lambisce il Mar Mediterraneo. In quei tempi esisteva un problema che esiste ancora oggi: le donne con gravidanze difficili a termine spesso morivano col loro bambino. Narra una “Passio” del terzo secolo, che la giovane cristiana Margherita d’Antiochia fosse stata ingoiata viva da un mostro, in un sol boccone. La Santa, avendo in pugno la croce, che usò come tagliente, aprì il ventre al mostro e uscì dalla sua pancia viva e sana. In questa “Passio” viene descritto un fantastico parto cesareo con salvataggio del nascituro.
Per tale ragione Margherita, una volta martirizzata con la decollazione per ordine dall’imperatore Massimiano, venne dichiarata “santa protettrice delle donne in travaglio”. Da quasi 2.000 anni Santa Margherita viene venerata in tutto il mondo cristiano con lo scopo di rendere il parto più protetto. e le puerpere che si ritengono miracolate, impongono il nome di Margherita alle neonate. Questo ne spiega l’enorme diffusione tra umili e regine. Tra gli anglosassoni il nome Margherita viene contratto nelle ultime due sillabe: “Rita”. La persistenza del nome e la sua diffusione corrispondono alla persistente paura che avvolge tutt’oggi le donne a termine di gravidanza, nel momento più bello.
Non si era mai trovato, in nessuna parte del mondo, il modo di mettere in sicurezza le donne con travaglio difficile fino al 1876. In quell’anno a Pavia il dottor Edoardo Bianchi Porro, per porre fine alle stragi da parto complicato, ideò un metodo chirurgico per salvare le mamme ed i nascituri: inventò il parto cesareo a “madre viva”. La sua idea geniale consisteva nel sedare la donna con protossido d’azoto e cloroformio, aprire velocemente l’addome, legare strettamente il collo dell’utero gravido con un fil di ferro, escidere l’utero totalmente, metterlo su un tavolo, aprirlo ed esporre all’aria il bambino vivo.
Per la prima volta nella storia si salvarono la mamma, Giulia Cavallini, ed il bambino. Però c’era un problema: quella mamma, con quel tipo d’intervento, non avrebbe avuto più figli. Tuttavia, fu un grandioso successo perché fino ad allora morivano il cento per cento delle donne con parto distocico. In pochi decenni con quella tecnica, che venne adottata in Europa, Stati Uniti, Sudafrica ed Australia, la mortalità di donne e neonati calò al venti per cento. I tedeschi apportarono modifiche al metodo ma la tecnica definitiva, in uso ancora oggi, venne messa a punto dal dottor Luigi Mangiagalli dell’Ospedale Cà Granda di Milano. Era l’anno 1900. In Sardegna, per alcuni decenni il cesareo si eseguì solo al San Giovanni di Dio di Cagliari. Le donne sarde in difficoltà, da qualunque parte della Sardegna, venivano trasferite a Cagliari con viaggi avventurosi e dolorosi in treno o in automobile. Esiste un bel libro di Giacomo Mameli “Hotel Nord America” che racconta le peripezie di un gruppo di ostetriche novelle che, intorno agli anni trenta, vennero inviate in Sardegna per abbattere l’altissima mortalità di donne e bambini legata al parto e descrive i dolorosi trasferimenti delle donne di Perdas de Fogu che, per parti complicati, dovevano essere portate a Cagliari.
Negli anni ‘40 del ‘900 gli allievi chirurghi della scuola cagliaritana vennero inviati ad operare negli ospedali provinciali. Allora le città minerarie di Carbonia e Iglesias erano popolosissime e vi nascevano molti bambini. A Carbonia venne inviato il dottor Renato Meloni, che era sia chirurgo generale, che specialista in Urologia, in Oncologia ed Ostetricia. Ad Iglesias, uno dei primi a fare cesarei fu il dottor Salvatore Macciò, anch’egli chirurgo generale ed ostetrico. Questi uomini formarono numerosi allievi di valore che hanno operato nei nostri ospedali fino a poco tempo fa.
Nonostante la bravura di questi grandi chirurghi e dei loro allievi, la pericolosità del cesareo è tutt’oggi incombente.
Il problema sta nella possibile insorgenza di emorragia dalle grosse arterie uterine.
Il dottor Giòmmaria Doneddu, ostetrico al Sirai, per sdrammatizzare invitava le pazienti in attesa di partorire a rivolgere una preghiera a Santa Rita, che era esattamente la stessa Santa Margherita del terzo secolo dopo Cristo.
Non va dimenticato che il momento del parto è, comunque, un dramma che in genere si risolve con sorrisi, ma che può talvolta trasformarsi, in pochi minuti, in una tragedia. Questo è vero sempre, anche oggi, nonostante l’evoluzione tecnologica.
Le cronache giornalistiche delle prime settimane di gennaio 2023 hanno riferito di un evento tragico avvenuto nell’ospedale “Perrino” di Brindisi. Una donna di 41 anni è deceduta per complicazioni legate al cesareo. Era portatrice di una gravidanza gemellare. L’ostetrico di turno, il giorno 17 dicembre 2022 procedette al cesareo e mise al mondo i neonati. Purtroppo, dall’incisione uterina iniziò subito una imponente emorragia. L’ostetrico, davanti all’impossibilità di fermarla, chiamò in aiuto il chirurgo d’urgenza dell’ospedale e gli chiese di asportare l’utero in toto per fermare il sanguinamento. Questo fu fatto. L’emorragia si fermò ma la paziente finì in Rianimazione dove il 22 dicembre morì.
Per salvare la paziente venne utilizzato lo stesso principio ideato dal dottor Edoardo Bianchi Porro un secolo e mezzo prima a Pavia, ma con minor fortuna.
Nel caso della donna di Brindisi l’ostetrico non riuscì ad asportare l’utero perché l’infarcimento emorragico degli organi pelvici gli impediva di riconoscerne l’ anatomia e non riusciva più a distinguere, nella massa emorragica intorno all’utero, la vescica, gli ureteri, il sigma, le grosse arterie e le vene pelviche e il retto. Egli si sentì perso in quel guazzabuglio anatomico e non si sentì competente a procedere oltre. Giustamente chiamò d’urgenza un chirurgo generale, esperto in chirurgia della vescica, degli ureteri, e dell’intestino; solo così fu possibile portare a termine l’isterectomia con tecnica di dissezione anatomica. Per chi non è del mestiere, è bene spiegare che tale dissezione richiede conoscenze ed esperienza in più specialità chirurgiche. Esistono ostetrici esperti anche di chirurgia generale che lo sanno fare, ma sono dei fuoriclasse non comuni. In questi casi è necessario che il chirurgo abbia competenze in chirurgia vascolare, in chirurgia urologica, in chirurgia intestinale: tutte specialità che esulano da quelle dell’ostetrico che è un chirurgo dedicato per l’apparato riproduttore femminile. Si conclude che una paziente con un livello di gravità di questa portata ha necessità di una struttura d’urgenza adatta al trattamento dei traumi dell’addome.
Una volta fermata l’emorragia il problema non è concluso. C’è ancora da controllare lo shock emorragico e traumatico. A questo punto, entrano in gioco il reparto di Rianimazione, quello di Nefrologia – Dialisi e quello di Cardiologia.
Questo ci dice che in un ospedale dove si esegue un cesareo complicato devono essere presenti una decina di specialisti diversi tra medici, infermieri e tecnici. Si tratta di un’organizzazione che esiste esclusivamente in una struttura ospedaliera che opera ininterrottamente h24 e 7 giorni su 7, in emergenza.
Se un parto ha una dinamica fisiologica, è sufficiente l’assistenza di un’ostetrica, ma se insorgono complicazioni diventa necessario disporre di un apparato d’urgenza piuttosto complesso. La sicurezza è l’imperativo assoluto. Quando il parto si complica si scopre che in pochi minuti si può passare dai sorrisi rilassati per il lieto evento alla tragedia più insopportabile nel campo della medicina. La morte è in agguato, e strapparle mamma e bambino è difficile.
Il caso raccontato dai giornali è emblematico. La paziente si dissanguò e le vennero trasfuse 17 sacche di sangue. Ora bisogna sapere che per ogni due sacche di sangue si deve aggiungere una sacca di plasma. Se si tiene conto che una persona adulta ha in circolazione, in media, 3.800 cc di sangue, si deve concludere che alla poveretta vennero trasfusi ben 8 litri di solo sangue, oltre alle altre soluzioni in flebo.
Questo significa che la paziente aveva perso più del doppio della sua massa sanguigna totale. Pertanto, si deve concludere che tutto il suo sangue le era stato sostituito almeno due volte. Molti possono pensare che la sostituzione del sangue perso sia sufficiente a salvare la paziente. Invece, non è così. Da subito compaiono fenomeni biochimici che alterano il metabolismo delle cellule dei tessuti di tutti gli organi nobili e queste cellule iniziano a produrre mediatori chimici alterati. Tali anomali mediatori chimici disturbano profondamente la circolazione sanguigna dei capillari e la nutrizione delle cellule dei tessuti. Il loro metabolismo peggiora ulteriormente perché le cellule iniziano a metabolizzare senza ossigeno. Ciò peggiora ancor più la loro capacità di sopravvivenza e, in tutti i tessuti, inizia una specie di “suicidio di massa” delle cellule: si scatena una “tempesta citochinica” simile a quella che fa morire i malati terminali di Covid. Si tratta dello Shock per crisi del microcircolo sanguigno. Il paziente non risponde alle terapie ed è candidato a morire. Qui intervengono gli specialisti in Rianimazione. Talvolta, fanno il miracolo di fermare lo Shock, ma non ci riescono se lo shock è già in fase irreversibile. Il dramma è tremendo per il paziente ed è angosciosissimo per il chirurgo ed i rianimatori. E’ una fase in cui il paziente spesso è ancora vigile, respira e parla, e dà la sensazione che vi sia ancora speranza ma non c’è niente da fare: muore, comunque. I polmoni non scambiano più ossigeno; i reni si fermano; il fegato non lavora più; il midollo non produce più le cellule del sangue; iniziano le emorragie, le trombosi da Cid (Coagulazione intravasale disseminata) e le tromboembolie polmonari e sistemiche. Il cuore, infine, si ferma e non riparte neppure con il defibrillatore.
E’ brutto fare queste descrizioni, ma è necessario per far capire l’enormità delle difficoltà nel parto complicato.
Quale sarebbe stata la soluzione migliore che avrebbe dovuto adottare quell’Ostetrico che aveva eseguito il cesareo? Aveva adottato esattamente l’unica soluzione percorribile: chiamare il chirurgo generale d’Emergenza ed i Rianimatori.
Il chirurgo fermò l’emorragia asportando l’utero, ma lo Shock era già in fase irreversibile. Ora si può porre la domanda: in quanto tempo si passa dallo shock reversibile allo shock irreversibile? Talvolta, in poche ore, talaltra in pochi minuti.
Se l’ospedale è dotato di una Chirurgia d’urgenza ultrarapida, una Rianimazione, una Nefrologia, una Cardiologia un Centro trasfusionale con un ricco organico di personale sempre presente, vi sono speranze. Altrimenti no.
Il caso raccontato dai giornali è diventato famoso perché la paziente morì sotto Natale e perché Papa Francesco il 25 dicembre 2022 chiamò al telefono il marito della poveretta per confortarlo. Purtroppo, questi eventi non sono rari: avvengono tutto l’anno e ovunque. L’ospedale dove si consumò quel dramma è un grande ospedale regionale della Puglia paragonabile al Brotzu di Cagliari. Se il chirurgo generale d’urgenza fosse intervenuto all’inizio dell’emorragia forse avrebbe potuto salvare la poveretta perché l’ospedale era bene attrezzato per le urgenze. Scorrendo le cronache della Puglia si troverà che nei giorni precedenti era avvenuto un fatto simile nell’Ospedale regionale di Taranto.
Drammi come questo, che non si risolvono colla isterectomia, in genere vengono affrontati dai chirurghi d’Urgenza nelle ostetricie di tutto il mondo e spessissimo le pazienti vengono salvate.
Il motivo della necessità che siano immediatamente disponibili i chirurghi d’Urgenza sta proprio nella loro specifica competenza nelle emorragie traumatiche dell’addome, nei traumi vascolari e urologici.
Considerata la gravità e l’importanza sociale di questi eventi è stato istituito un Ufficio apposito del ministero della Sanità e di Agenas che monitora tali tragedie connesse al parto, i cosiddetti “eventi sentinella”. Esattamente questo ufficio ha proposto leggi speciali per regolamentare gli ospedali che hanno il servizio ostetrico e per certificarne la sicurezza.
Comunque, in mancanza d’altro ci rimane sempre Santa Margherita, la protettrice a cui ricorrevano anche le regine, basti pensare al successo che hanno in tutte le città le vie principali intitolate alla Regina Margherita di Savoia, la cui madre, nel momento cruciale della sua nascita invocò la santa e ne ebbe la protezione. Ne era molto devota la laicissima Florence Nightingale, la leggendaria fondatrice dell’Ordine internazionale delle infermiere. Quando morì volle essere sepolta nel cimitero di St Margaret of Antioch. Speriamo che alla protezione di santa Margherita si associ quella dello Stato. Probabilmente, con due protettori, le cose andrebbero meglio.

Mario Marroccu

Il mondo delle imprese del Sulcis Iglesiente e del Medio Campidano, 13mila realtà di cui 5mila artigiane con più di 14mila dipendenti, esprime solidarietà a tutti i lavoratori della Portovesme srl e dell’impianto di raffinazione di San Gavino Monreale ma anche alle piccole micro imprese degli appalti, a quelle indirettamente collegate nei due territori e, in particolar modo, a tutti i lavoratori e alle loro famiglie impegnate nella difesa del lavoro e nella salvaguardia del sistema produttivo del Sud Ovest Sardegna e del centro dell’Isola.

«Sono lavoratori come noi, che soffrono come noi e che da tanti anni come noi combattono per assicurare un futuro onesto e dignitoso alle loro famiglie e ai territori in cui vivonoaffermano Fabio Mereu, Norella Orrù e Pietro Paolo Spada, presidente, vicepresidente e segretario di Confartigianato Sud Sardegna – per questo come artigiani siamo umanamente vicini a tutti coloro che saranno impegnati in una lotta che, senza alcun dubbio e attraverso ogni lecito strumento, dovrà coinvolgere i due territori, a partire dai singoli cittadini per arrivare alla politica, alle organizzazioni sindacali e datoriali, ai rappresentanti istituzionali. Come avviene per ogni crisi territoriale e settoriale, in ogni angolo della Sardegna, questo è un problema che ci investe tutti, anche fuori i confini delle aree direttamente interessate.»

Un altro scontro diretto per l’immediato riscatto. Il calendario dà subito un’altra occasione alla Villacidrese, che domani ospita al Comunale di Villacidro il Li Punti per la 32° giornata del campionato di Eccellenza. In palio punti importanti in chiave salvezza con la squadra allenata da Graziano Mannu che proverà l’allungo in classifica.

Il tecnico potrà contare anche su Diego Alfarano, esterno arrivato a febbraio e che fin da subito ha mostrato il suo valore. Dopo il gol decisivo all’esordio contro la Ferrini per il definitivo 3-2, sono arrivati anche gli assist per i compagni.

«Mi aspettavo un impatto del genere perché mi conoscodice Diego Alfaranosono fatto così, dovevo togliermi qualche sassolino dalla scarpa per le persone che non hanno creduto in me quest’anno, mi son posto l’obiettivo di lasciare una bella impronta iniziale e così è stato. A livello personale mi sto trovando benissimo, entro in campo libero con la testa vuota divertendomi cose se stessi giocando nella piazzetta sotto casa.»

Nel turno infrasettimanale, la Villacidrese è stata sconfitta 2-1 a Monastir in una sfida importante in chiave salvezza, che tuttavia non ha compromesso il cammino della squadra: «L’ultima partita prosegue Diego Alfaranoci ha lasciato la consapevolezza che appena si alza poco poco l’asticella, come nell’ultimo quarto d’ora a Monastir, mettiamo in difficoltà qualsiasi squadra del torneo perché siamo una squadra con qualità e tanta tanta velocità. Il rimpianto c’è perché sapevamo quanto sarebbe stato importante per noi, però pensiamo già a domani, ogni partita ha una storia a sé».

La distanza sulla zona playout è rimasta invariata, ma domani ci sarà l’occasione di allungare e avvicinarsi all’obiettivo. Il Li Punti è terzultimo ed è reduce dal successo per 2-1 sulla Ferrini. «Ci aspettiamo una partita molto fisica da parte loroconclude Diego Alfaranoperò saremo agguerriti anche noi perché sappiamo che vincendo questa partita vorrà dire avvicinarci sempre di più al nostro obiettivo e viverci le ultime partite con serenità e spensieratezza».

Il calcio d’inizio di Villacidrese-Li Punti è in programma domani pomeriggio, alle ore 15.00, allo stadio Comunale di Villacidro. L’arbitro designato è Mirko Germano di Ostia Lido con gli assistenti Annamaria Sabiu di Carbonia ed Andrea Porcu di Oristano.

La gara sarà trasmessa in diretta streaming a partire dalle ore 15.00 sulla pagina Facebook della Villacidrese Calcio grazie alla produzione del media partner Directa Sport Live TV.

Spettacolo sulle onde di Buggerru dove giovedì 2 e venerdì 3 marzo si è svolto il Buggerru Surf Trophy, la prima tappa del campionato italiano juniores di surf da onda della federazione Surfing Fisw. Cinquanta atleti si sono dati battaglia in quattro categorie, con una giornata finale che ha sorpreso tutti con frangenti da favola.

La Sardegna si rivela ancora una volta una meta magica per il surf da onda. A Buggerru è andata in scena la prima gara del tour italiano dedicato alle categorie under 18, under 16, under 14 e under 12, maschili e femminili, con un’organizzazione che ha saputo offrire ancora una volta forse il premio migliore per ogni surfista: onde perfette. Il contest, messo a punto dal Buggerru Surf Club e supportato dal Comune di Buggerru e da diversi partner, è iniziato nella mattinata di giovedì. Una mareggiata che durava già da alcuni giorni stava attraversando il Mediterraneo, spingendo onde surfabili di circa un metro con vento da mare sulla spiaggia accanto al molo del porto; condizioni che sono tuttavia rimaste stabili e in leggero calo e che hanno permesso lo svolgimento di tutte le batterie iniziali. Tutto è cambiato però in meglio venerdì: all’alba il mare del Sulcis mostrava già tutta la sua bellezza offrendo condizioni da maestrale che rasentavano la perfezione e che sono andate ulteriormente a migliorare (e a crescere in termini di misura) durante l’arco della giornata.

«Abbiamo potuto contare con condizioni davvero pazzescheha commentato entusiasta il contest director e presidente del Buggerru Surf Club, Simone Espositocon due metri abbondanti in finale, un mare lungo e frangenti che hanno superato le centinaia di metri di lunghezza. È stata una bella giornata di sport, e ora faccio un grande in bocca al lupo a tutti gli atleti per il prosieguo del campionato.»

Tra le donne, hanno vinto il Buggerru Surf Trophy Magnolia Rossi (under 14); Costanza De Lisi (under 16) e Francesca Valletti Borghini (under 18). Tra gli uomini Michael Monteiro (under 12); Riccardo Gennari (under 14); Michele Scoppa (under 16) e Brando Giovannoni (under 18).

A fine gara il Buggerru Surf Club ha anche voluto organizzare una speciale gara di pulizia della spiaggia: i surf club partecipanti, timer alla mano, si sono sfidati nella raccolta di spazzatura, riempiendo in poco meno di dieci minuti dieci buste di rifiuti. Inoltre, a margine delle premiazioni del contest, si è anche tenuta l’incoronazione dei campioni 2022: Rufo Massimo Baita e Francesca Valletti Borgnini negli under 18, Samuele Ricci e Marta Begalli negli under 16, Michele Scoppa e Chiara Cuppone negli under 14 e Michael Monteiro e Caterina Congiu negli under 12.

Risultati completi Buggerru Surf Trophy:

U14 femminile: 1 Magnolia Rossi; 2 Caterina Congiu, 3 Ludovica Chila’, 4 Emma Porcu, 5 Lucrezia Andreucci, 5 Emma Ridolfini

U16 femminile: 1 Costanza De Lisi, 2 Chiara Cuppone, 3 Viola Brencoli

U18 femminile: 1 Francesca Valletti Borghini, 2 Marta Begalli, 3 Victoria Backhaus

U12 maschile: 1 Michael Monteiro, 2 Daniele Mereu, 3 Forte Rossi, 4 Alex Filosini, 5 Flavio Rombaldoni, 5 Rocco Rigliaco, 7 Leonardo Casula.

U14 maschile: 1 Riccardo Gennari, 2 Gabriele Dessì, 3 Achille Caste’, 4 Noah Cerne, 5 Tommaso Tognetti, 5 Alessandro Rigliaco, 7 Samuele Bruzzese, 7 Filippo Miglietta, 7 Emanuele Meneghello

U16 maschile: 1 Michele Scoppa, 2 Samuel Manfredi, 3 Federico Melis, 4 Nicola Manca, 5 Edoardo Poggi, 5 Samuel Cerne, 7 Giovanni Guatri, 7 Mattia Belluco, 7 Leonardo Branca, 10 Enrico Fadda

U 18 maschile: 1 Brando Giovannoni, 2 Rufo Massimo Baita, 3 Lorenzo Cipolloni, 4 Samuele Ricci, 5 Giovanni Cardinali, 5 Giacomo Rombi, 7 Leonardo Santoliquido, 7 Filippo Soliera, 7 Niccolo’ Maestri, 10 Nicolo Calatri, 10 Tommaso Scoppa.

 

 

 

La Sala Astarte della Grande Miniera di Serbariu, ha ospitato il primo incontro-dibattito sul tema del contrasto al randagismo e sulla gestione delle colonie feline. L’iniziativa è stata promossa dal Dipartimento di Prevenzione – Servizio Igiene degli allevamenti eproduzioni zootecniche della ASL Sulcis, con il patrocinio del Comune di Carbonia.

Un evento formativo importante che ha visto la partecipazione della direttrice generale della ASL Sulcis, Giuliana Campus, di vari stakeholders dei Comuni del Sulcis, tra cui amministratori locali, operatori della Polizia locale e delle associazioni di volontariato. Il tema è di forte attualità, in considerazione del fatto che il fenomeno del randagismo è ancora largamente diffuso in tutto il territorio comunale e nei centri limitrofi.

«Il contrasto del randagismo è fondamentale per garantire il benessere animale, l’igiene ambientale-sanitaria e la sicurezzaha detto il sindaco, Pietro Morittu -. Da questo punto di vista l’Amministrazione comunale è impegnata in prima linea grazie al prezioso servizio svolto dalla nostra Polizia municipale.»

E proprio il comandante della Polizia municipale Andrea Usai è intervenuto all’incontro odierno per spiegare quali sono le funzioni dei vigili in questo ambito: dal controllo del territorio, al rilevamento della presenza di cani vaganti, alla richiesta di cattura e di ricovero presso il canile.

Il Comune è responsabile della gestione del ricovero dei cani nei canili e deve vigilare continuamente sulla stessa. L’ente è altresì responsabile dell’organizzazione, diretta o delegata, delle adozioni e di tutti i processi decisionali che riguardano un animale non di proprietà ricadente nei confini del territorio comunale. I costi di gestione e mantenimento dei cani rinvenuti nel territorio a carico dell’Amministrazione comunale sono elevati.

Quali possibili soluzioni per il contrasto del randagismo? Favorire una maggiore responsabilizzazione dei cittadini attraverso l’anagrafe canina, il possesso consapevole e la sterilizzazione degli animali. Ma non solo. Secondo l’assessore comunale del Benessere animale, Roberto Gibillini, «è fondamentale organizzare campagne di informazione e sterilizzazione, attivare contatti, relazioni e azioni congiunte con il servizio veterinario, incentivare le relazioni con le organizzazioni di volontariato e favorire lo scambio di buone pratiche di gestione tra i vari Comuni».

«Oggi a Portovesme, per l’incontro relativo alla vertenza energia, il sottosegretario Fausta Bergamotto ha ricordato le misure già messe in campo dal Governo per calmierare il prezzo dell’energia, tra cui il credito d’imposta al 45% che anche la Portovesme sta utilizzando per quasi dimezzare il prezzo di mercato. Certamente restano sul campo i problemi sia specifici sia strutturali storici della Sardegna che vanno affrontati ma la grande attenzione delle istituzioni e la disponibilità a costruire percorsi che mettano fine all’emergenza, dimostrano la sensibilità e responsabilità della politica di fronte al dramma di tanti lavoratori.»

Lo ha affermato Michele Ennas, capogruppo della Lega in Consiglio regionale, dopo l’incontro che si è tenuto tra la Regione e la sottosegretaria delegata alle crisi industriali Fausta Bergamotto.

«Ora ci si aspetta dall’azienda, visto l’impegno del Governo a risolvere positivamente la vertenza e la disponibilità della Regione Sardegna a mettere in campo ulteriori strumenti, il riavvio di tutti gli impianti o, comunque, un percorso che non escluda nessuno dal posto di lavoroha aggiunto Michele Ennas. Questo sarebbe un forte segnale di distensione che rasserenerebbe tutti i lavoratori, diretti, degli appalti ed interinali. Ci vuole da parte dell’azienda la volontà di proseguire nelle sue attività, rinunciando alla cassa integrazione che svilisce solamente la dignità umana di tanti lavoratori che per una vita hanno dato tutto, affinché lo stabilimento continuasse le sue produzioni e anche nei momenti più difficili, ci si è sempre impegnati a garantire occupazione a ciascun lavoratore. Continuo a credereha concluso Michele Ennasche questo sarebbe un forte segnale di continuità e volontà di permanenza nel territorio e anche un ottimo auspicio per la futura riconversione delle produzioni, per ‘ricucire’ i rapporti con il sindacato, gli enti locali, le istituzioni e tutte la parti coinvolte nelle future scelte aziendali. I lavoratori e le loro famiglie si aspettano questo e ritengo che sia un dovere renderlo possibile.»

8 regioni, 22 città, oltre 3.300 esami diagnostici gratuiti erogati. Questi i numeri realizzati finora di “Insieme siamo più forti”, l’iniziativa con cui Procter & Gamble dal 2021 sostiene la Carovana della Prevenzione di Komen Italia, il Programma Nazionale Itinerante di Promozione della Salute che offre visite gratuite di prevenzione delle principali patologie oncologiche che colpiscono le donne. Un sostegno che P&G ha voluto rinnovare per il terzo anno consecutivo con altre 11 tappe che nel 2023 raggiungeranno 11 località di 8 regioni italiane: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Puglia, Sardegna, Sicilia.

Prima tappa in Sardegnasabato 4 marzo a Carloforte, dalle 9.30 alle 16.30 presso Piazza Repubblica, e domenica 5 marzo a Marrubiu, dalle 9.30 alle 16.30 presso via piave 28 – Piazza Amicora. In collaborazione con professionisti dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, Komen Italia con il supporto di Procter & Gamble erogherà visite ed esami diagnostici gratuiti per la prevenzione dei tumori del seno e ginecologici riservati a donne svantaggiate o non incluse, per età, nei programmi di screening della Regione.

Per tutte le tappe sono disponibili 4 unità mobili: 2 Unità Mobili di Prevenzione Senologica, allestite con due spazi ambulatoriali e con strumenti tecnologici di ultima generazione (mammografo digitale, ecografo portatile, workstation di refertazione, strumenti di teleradiologia), utili a consentire l’effettuazione di tutti gli esami di diagnostica senologica clinica e strumentale per la diagnosi precoce dei tumori del seno, 1 Unità Mobile di Prevenzione secondaria Ginecologica, con uno spazio ambulatoriale multifunzionale per visite specialistiche ginecologiche, ecografie pelviche trans-vaginali e Pap-test e altri esami finalizzati alla diagnosi precoce dei principali tumori femminili e 1 Unità Mobile Polifunzionale per la prevenzione primaria e secondaria.

Tutte le tappe sono selezionate privilegiando le periferie delle principali città italiane o aree regionali con minor accesso a servizi sanitari di eccellenza, in particolare nelle regioni con maggiori disparità nell’accesso a servizi di screening mammografico e/o in cui si sono registrate le maggiori riduzioni di screening a causa della pandemia.

Sono infatti ancora troppe le donne che si vedono costrette a rinunciare a prendersi cura della propria salute a causa di condizioni di difficoltà socio-economica.

Proprio per recuperare il tempo perduto anche a causa dell’emergenza sanitaria e tutelare la salute attraverso la prevenzione – unico strumento per avere maggiori probabilità di guarigione e cure meno invasive -, P&G ha deciso di offrire un aiuto concreto, sostenendo il tour della Carovana della Prevenzione attraverso l’iniziativa “Insieme siamo più forti”, parte di “P&G per l’Italia” – il programma di cittadinanza d’impresa con cui l’azienda sta realizzando progetti di responsabilità sociale e ambientale in tutto il Paese.

«È con molta gioia che arriviamo in Sardegna, una regione a noi cara che spesso ci ospita per realizzare la nostra mission. Per questo ringraziamo Procter & Gamble che ci ha affiancato in questi ultimi anni e ha rinnovato per tutto il  2023 il suo sostegno a questo importante progetto per la salute femminile. La prevenzione, infatti, è un’arma formidabile, ma la pandemia ha avuto importanti ripercussioni anche in campo oncologico causando forti ritardi che, solo tramite una grande unione di forze, potremo recuperare  dichiara il prof. Riccardo Masetti, Founder di Komen Italia e Direttore del Centro di Senologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS -. La Carovana della Prevenzione, del resto, non si esaurisce “solo” negli screening donati, assolutamente essenziali, ma và molto oltre, diffondendo la cultura della prevenzione, facendo informazione e stimolando, quindi, le donne ad avere cura della propria salute».

«Siamo estremamente grati a Komen Italia per i risultati concreti e importanti che insieme siamo riusciti a raggiungere – oltre 3.300 esami gratuiti donati in meno di due anni -, ma soprattutto per l’aiuto tangibile alle tante, ancora troppe, donne che hanno dovuto rinunciare a prendersi cura della propria salute a causa di difficoltà socio-economiche. Una disparità che vogliamo contribuire a colmare aiutando a recuperare il tempo che la pandemia ha fatto perdere – dichiara Riccardo Calvi, Direttore Comunicazione di P&G Italia –Per questo motivo siamo felici e orgogliosi di proseguire il viaggio di “Insieme siamo più forti” – un progetto fondamentale del programma “P&G per l’Italia” con cui stiamo realizzando azioni concrete in ambito di sostenibilità sociale e ambientale – accompagnando la Carovana della Prevenzione in altre undici tappe che ci permetteranno di aiutare migliaia di donne, a partire da quelle più fragili.»

«Le risultanze del vertice ministeriale sul futuro della Portovesme SRL ci inducono a non abbassare minimamente la guardia in vista dei prossimi appuntamenti, il primo la settimana prossima, nei quali si dovranno articolare concretamente le soluzioni strutturali per rendere competitivo produrre e per garantire l’intera forza occupazionale dello stabilimento – lavoratori indiretti e interinali compresi.»

Lo ha detto il consigliere regionale Fabio Usai.

«Noi, come Regione Sardegna, ci siamo e faremo come sempre la nostra parte. Nel frattempo salutiamo con grande piacere la notizia della discesa dei 4 lavoratori asserragliati sul camino – ha concluso Fabio Usai -. Il loro importante sacrificio è stato indispensabile per accendere i riflettori nazionali sulla vertenza e per canalizzare l’urlo di disperazione e dignità dell’intero territorio.»

«La posizione della Regione Sardegna in questa vicenda è chiara. Sul sito industriale di Portovesme il nostro obiettivo è quello di salvaguardare i livelli occupazionali e mantenere attive tutte le linee produttive.»

Lo ha detto il presidente della Regione, Christian Solinas, nel corso della riunione in videoconferenza con la sottosegretaria del ministero delle Imprese, Fausta Bergamotto, gli assessori dell’Industria, della Difesa dell’Ambiente e del Lavoro, Anita Pili, Marco Porcu e Ada Lai, i rappresentanti della Portovesme Srl e i sindacati. In collegamento telefonico sono stati ascoltati anche i lavoratori che da quattro giorni sono sulla ciminiera dell’impianto Kss a 100 metri d’altezza.

È stata ribadita la necessità di individuare una soluzione strutturale per il costo dell’energia della Portovesme Srl, per poter, nell’immediato, assicurare la continuità produttiva degli stabilimenti di Portoscuso e San Gavino fino all’entrata in funzione del progetto di riconversione degli impianti verso le nuove produzioni. Richiesta congiunta del Governo e della Regione all’azienda è quella di non interrompere l’attività produttiva.

«La vertenza aggrava la crisi di un territorio che ha già pagato fortemente gli effetti della crisi energetica e gli errori di programmazione fatti in passatoha sottolineato il presidente Christian Solinas -. Portovesme ha una rilevanza strategica nazionale perché rappresenta l’ultima filiera della metallurgia non ferrosa rimasta nel Paese. La Regione si è impegnata per favorire le condizioni perché l’azienda e i player energetici possano trovare i margini per accordo commerciale che consentano un più congruo prezzo dell’energia rispetto al fabbisogno. Tutto questo si è tradotto in una serie di ipotesi di soluzione, anche con riferimento all’utilizzo di strumenti contrattuali innovativi che sono attualmente in uso in altri paesi del mondo e che sostanzialmente consentirebbero di anticipare gli effetti dell’attivazione di nuovi impianti da energie rinnovabili al momento dell’autorizzazione degli stessi.»

«Chiediamo al Governo di dare certezze riguardo all’uso del credito d’imposta ha aggiunto il presidente della Regione almeno per l’anno 2023, per riallineare la capacità produttiva industriale della Sardegna alle condizioni che ci sono nel resto del Paese. Qualora ciò non fosse possibile, la Regione è pronta a mettere comunque in campo le risorse assegnate alla Sardegna, quali quelle del Piano Sulcis e del Just Transition Fund: si tratterebbe di disegnare uno strumento che di fatto ribalti quello già previsto al 31 marzo di quest’anno a livello nazionale, e che potremmo utilizzare per il Sulcis. Tutto questo, naturalmente, ha bisogno di due fattori indispensabili, e cioè la buona volontà della parte pubblica, che c’è tutta, come dimostra la tempestività di questa convocazione da parte del Ministero da un lato, e le attività poste in essere dalla Regione fino a questo momento dall’altro. Facciamo però appello all’azienda affinché si consideri la situazione non solo nel breve termine, ma nel medio e lungo periodo.»

«Fermo restando l’impegno della parte politica, regionale e nazionale – ha concluso Christian Solinasadesso tutti gli attori coinvolti devono continuare a scommettere su questo sito, che potrà, come in passato, portare di nuovo fatturati importanti. Occorre portare avanti l’investimento sul territorio e sul capitale umano qui presente, che rappresenta una grande risorsa occupazionale di cui tutte le parti non possono non tenere conto.»

«Le imprese e le famiglie del Sulcis ha aggiunto l’assessore dell’Industria, Anita Pili – si trovano già in una condizione complessa, nell’affrontare una transizione energetica in assenza del gas e di altri strumenti che ci porrebbero al pari delle altre regioni italiane. È necessario mantenere aperti tutti i possibili tavoli di confronto, anche quelli rimasti in sospeso senza soluzione come quello relativo al phase out dal carbone: vanno infatti tenuti in considerazione tutti i mezzi necessari per consentire alla Sardegna di affrontare in modo ottimale la transizione energetica. La crisi della Portovesme rappresenta l’inizio di una crisi che a cascata interesserà anche altre aziende. Urge, pertanto, porre rimedio al più presto. L’azienda deve dare la sua disponibilità a superare questo momento di crisi, per risparmiare al Sulcis ulteriori ferite rispetto a quelle che già ha e ha dovuto affrontare storicamente per le crisi industriali.»

«Serve l’impegno di tutte le partiha detto l’assessore della Difesa dell’Ambiente per trovare una misura che permetta di riavviare gli impianti e consentire, a prescindere dai progetti di riconversione dell’azienda, di mantenere i presidi occupazionali e la produttività. La Regione è disponibile per fare tutto il possibile al fine di accompagnare il Governo in questa partita: chiediamo però al Ministero uno sforzo in più in quanto, lo ricordiamo, la regione Sardegna soffre anche per la condizione di insularità, di cui deve tenersi conto nella risoluzione nella questione energetica.»

«Chiedo anche all’azienda – ha puntualizzato l’assessore Marco Porcudi essere molto più precisa sui propri progetti di riconversione, dei quali le parti istituzionali devono tener conto nelle proprie politiche di sostegno. Occorre che tutti giochino a carte scoperte: abbiamo necessità, come Regione, ma immagino anche il Governo, di conoscere i piani industriali per poter adottare anche misure transitorie che consentano all’azienda stessa il mantenimento del presidio produttivo, e ai lavoratori il proprio posto di lavoro. Per quanto riguarda la questione ambientale confermo che lunedì si terrà una prima riunione tecnica con gli uffici per la valutazione del progetto pilota. In seguito faremo il possibile per portare il processo autorizzativo a compimento, nel più breve tempo possibile. Non posso però non chiedere all’azienda che il progetto di riconversione interessi anche lo stabilimento di San Gavino. Cerchiamo tutti la soluzione per rendere il costo dell’energia competitivo rispetto al resto del paese, ma anche su questo è necessario tenere conto dei parametri di costo attuali, considerato che lo scenario è completamente mutato nel corso degli ultimi due anni.»

«Nessun lavoratore sarà lasciato solo – ha ribadito l’assessore regionale del Lavoro, Ada Lai -. Chiediamo all’azienda tempi e programmi certi per accompagnare i lavoratori nella fase di transizione e conversione industriale. L’assessorato del lavoro è impegnato nel mettere in sicurezza tutti i lavoratori, compresi quelli dell’indotto, con l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, ed eventualmente, con concrete politiche attive per il lavoro.»

Già dalla prossima settimana, il Governo darà avvio, con la Regione Sardegna, ad una serie di interlocuzioni ministeriali, con tutte le parti coinvolte, con successiva convocazione di un tavolo di crisi in presenza la settimana successiva.

Nella foto di copertina, il presidio dei lavoratori all’ingresso dello stabilimento di Portovesme, organizzato in concomitanza con l’incontro ministeriale.