Sabato 25 marzo, a Iglesias, verrà inaugurata la piazza dedicata a Frederick Grant Banting e Charles Herbert Best, scopritori nel 1921 dell’insulina e pionieri delle cure per il diabete.
In questo modo un’area compresa tra la via San Salvatore e la via Cappuccini, recentemente riqualificata e restituita alla collettività, potrà diventare uno spazio di aggregazione, e l’inaugurazione sarà un’occasione per discutere insieme sulle problematiche relative al diabete nel territorio.
L’appuntamento è organizzato dall’Amministrazione comunale di Iglesias, in collaborazione con l’associazione Diabete Sulcis Iglesiente Ets-Odv.
Alle ore 10.30, presso la Sala riunioni del Centro direzionale del comune di Iglesias (via Isonzo 7), è in programma l’incontro di presentazione dell’iniziativa, e a seguire, dalle ore 12.00, verrà inaugurata la Piazza.
Idea Sardegna, Alleanza Civica Identitaria costituita da diversi consiglieri regionali, scende in campo con una lista civica per le Amministrative di Iglesias, in programma il 28 e 29 maggio.
“La sua composizione – ha detto Carla Cuccu – vede adesioni da parte di cittadini provenienti dal mondo sociale, politico – istituzionale, culturale, del commercio, dello sport nonché rappresentanti di attività produttive imprenditoriali anche artigianali. siamo felici di scendere in campo con Idea Sardegna ad Iglesias. Una conquista per la città, dove ci poniamo l’obiettivo di contribuire al suo futuro. Il gruppo vede la partecipazione del consigliere comunale Federico Casti; Antonio Fadda, giovane imprenditore; Federico Sireus, giovanissimo operaio del polo di Portovesme e giocatore di baseball; Eleonora Secci, capo cantiere e grande appassionata di sport; Pinello Cossu, ex amministratore comunale e provinciale.”
Il comune di Carbonia ha varato un piano per la riqualificazione, ricostruzione e manutenzione straordinaria di 5 km di strade comunali, per una superficie complessiva di 31.800 mq – a fronte di uno stanziamento di ben 620.000 euro; suddiviso rispettivamente tra 500.000 euro di finanziamento regionale e 120.000 di cofinanziamento.
Questo primo intervento, promosso dall’Assessorato comunale dei Lavori pubblici, in larga misura finanziato grazie alla legge regionale 17 del 2021, oltre che dal contributo comunale, è il primo lotto di altri tre le cui richieste di finanziamento, previo scorrimento delle graduatorie, sono già state considerate ammissibili per un valore di 1.500.000 euro.
«Con questo nuovo intervento finanziato con ben 620.000 euro, che si aggiunge agli altri realizzati l’anno scorso e nei primi mesi dell’attuale in diverse vie cittadine, per un valore di 230.000 euro – ha spiegato l’assessore dei Lavori pubblici, Manolo Mureddu -, stiamo dando un importante segnale in netta controtendenza rispetto al passato. Già adesso, in questo primo scorcio di consiliatura abbiamo di fatto raddoppiato gli investimenti realizzati negli ultimi anni, precedentemente al nostro insediamento, in questo settore. Tutto ciò è stato possibile grazie all’instancabile quanto competente impegno delle persone impiegate nell’ufficio tecnico comunale, che nonostante le numerose incombenze e gli elevati carichi di lavoro dovuti alle note ristrettezze negli organici, lavorano senza sosta.»
Il sindaco, Pietro Morittu, ha ricordato come l’obiettivo di riavviare un processo sistematico di interventi di manutenzione e riqualificazione del patrimonio pubblico in città è stato un elemento portante del progetto premiato dagli elettori nell’ottobre 2021: «Con questi primi interventi realizzati e avviati in poco meno di un anno e mezzo di amministrazione – ha detto il primo cittadino -, teniamo fede agli impegni presi in campagna elettorale e all’atto di presentazione delle linee programmatiche finalmente si affrontano e risolvono criticità annose, molte delle quali legate alla sicurezza stradale, più volte denunciate dai cittadini nel corso degli anni».
«Le vie interessate dalla riqualificazione, selezionate dagli uffici comunali sulla base delle segnalazioni, delle criticità legate alla sicurezza e delle analisi tecniche – ha evidenziato Manolo Mureddu -, sono state suddivise tra primarie e secondarie in base al degrado strutturale delle stesse e conseguentemente alla tipologia di interventi da attuare, che varieranno dal ripristino della portanza della pavimentazione stradale, al rifacimento della sovrastruttura finalizzato al ripristino delle caratteristiche superficiali. Tra le vie oggetto di intervento ci saranno la via Asproni per la sua interezza; parti importanti delle vie Lucania, Cannas e Risorgimento; le vie Gallura e Campidano; il comparto di via Manzoni – la cui riqualificazione in parte era già stata avviata l’anno scorso e oggi verrà completata (rispettivamente: Alfieri, Pascoli, Carducci e Bellini); importanti tratti di via Santa Caterina e via Battisti a Serbariu; via Bramante a Is Gannaus e le vie Fausti e Ferrari a Cortoghiana. Inoltre sarà ripristinata la sezione stradale all’altezza dell’intersezione tra la via Deledda e via Napoli, e saranno realizzati tre sollevamenti pedonali nella via Don Orione. Ovviamente gli interventi prevedono anche il ripristino della segnaletica stradale orizzontale», ha concluso l’assessore dei Lavori pubblici -. Alle risorse stanziate, nei prossimi mesi si aggiungeranno i 150.000 euro dell’economia generata (in considerazione del ribasso scaturito in fase di aggiudicazione dei lavori) da questo intervento e per cui è già stata chiesta l’autorizzazione alla spendita; ulteriori 62.500 euro di fondi ministeriali e altri 100.000 derivanti da economie POR. Risorse che verranno utilizzate per continuare l’opera di messa in sicurezza delle strade comunali, in attesa dello scorrimento delle graduatorie regionali inerenti le altre richieste di finanziamento per un totale di 1.500.000 euro.»
Saranno almeno tre i candidati alla carica di sindaco alle elezioni Amministrative di Iglesias in programma il 28 e 29 maggio prossimi.
Dopo la ricandidatura del sindaco uscente, Mauro Usai, 34 anni, uomo di punta del Partito democratico alla guida di una coalizione di centrosinistra, e la candidatura di Beppe Pes, 66 anni, direttore della struttura complessa di Cardiologia del Presidio Ospedaliero Unico di Area Omogenea di Carbonia. ex consigliere comunale ed assessore dei Servizi sociali nella Giunta Perseu, alla testa di un progetto civico, si è aggiunta la candidatura di Luigi Biggio, 45 anni, consigliere comunale uscente ed ex assessore delle Politiche giovanili, Cultura e Pubblica istruzione nella stessa Giunta Perseu, per Fratelli d’Italia.
E’ in fase di definizione il panorama delle liste a sostegno delle candidature di Mauro Usai e Beppe Pes, mentre Luigi Biggio al momento dovrebbe correre con l’appoggio della sola lista di Fratelli d’Italia.
Inizialmente Fratelli d’Italia pareva orientata a sostenere la candidatura a sindaco di Beppe Pes, il mancato accordo sarebbe maturato a seguito della caratterizzazione civica della stessa e della coalizione di sostegno, in base alla quale il partito avrebbe dovuto presentarsi agli elettori senza il simbolo. Condizione ritenuta inaccettabile. Inevitabile, a quel punto, la scelta di correre da soli con il simbolo del partito di Giorgia Meloni e un proprio candidato alla carica di sindaco, Luigi Biggio.
Il Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna parteciperà alla seconda edizione degli Stati Generali e alla sesta edizione della BITAS, la Borsa Internazionale del Turismo Attivo in Sardegna, che si svolgeranno ad Alghero dal 23 al 26 marzo 2023.
Dopo la partecipazione all’ultima edizione della BIT a Milano, il Parco Geominerario sarà presente all’importante fiera turistica algherese, dove presenterà programmi ed iniziative per il 2023 che verranno sviluppati negli ambiti territoriali del Parco, oltre a materiale promozionale e divulgativo.
L’evento di punta sarà la nuova edizione di “OPEN YOUR MINE – Miniere Aperte”, una serie di appuntamenti organizzati e sviluppati presso siti minerari e geologici di particolare interesse ambientale, storico e culturale, volti alla loro rivisitazione e fruizione in chiave sostenibile ed innovativa attraverso percorsi di trekking e mountain bike, visite e percorsi guidati, degustazioni di prodotti locali e momenti ricreativi.
Tra conferenze e seminari, esposizioni, incontri ed educational tours, la BITAS rappresenterà l’occasione per contribuire a migliorare l’approccio parternariale sui temi del turismo attivo, della promozione del territorio e della sostenibilità ambientale in Sardegna, consolidando lo scambio di buone pratiche e il confronto di opinioni a livello internazionale con i diversi portatori di interesse.
Lo spopolamento delle nostre città e la crisi della Sanità hanno una stessa origine che va combattuta. Analizzando le cause potremmo scoprire di non essere così impotenti come appare. In ogni centro urbano vi sono edifici pubblici o monumenti in cui i cittadini riconoscono la loro appartenenza perché hanno un valore storico, affettivo e esistenziale. Se quei luoghi vengono modificati avviene un danno nella struttura stessa del proprio vissuto. Luoghi come il Comune – sede del potere politico-amministrativo, la chiesa – sede della religione, il tribunale – sede della giustizia e l’ospedale – sede della sanità, sono l’anima vitale della città.
Se in una città viene cancellato il centro urbano, avviene un pericoloso vulnus dell’identità collettiva e sorge nel cittadino un senso di disagio, di frustrazione che sono premessa alla disaffezione, alla fuga e allo spopolamento. Ciò succede quando la città ha insufficiente potere politico e quando ha per vicino un’altra città molto più forte che si appropria di quelle funzioni urbane esistenziali.
Alcuni mesi fa un ex-presidente del Censis spiegò che lo spopolamento delle città di provincia iniziò negli anni ‘90 del Novecento quando l’esercizio della politica negli Enti locali divenne meno appetibile per i cittadini più vocati ad essa. Il fenomeno prese avvio a causa di alcune leggi. La prima fu la legge 142/90 che sottrasse agli organi politici locali il potere di amministrare gli uffici comunali.
A quell’epoca i consiglieri comunali avevano ancora il potere della gestione della Sanità attraverso le USL. Allora la legge istitutiva del Sistema sanitario nazionale dichiarava che le USL erano “articolazioni” dei Comuni, e che i Comuni dovessero esserne gli amministratori. L’assemblea dei sindaci portò gli ospedali al loro periodo d’oro. Ma durò poco. Nel 1992 iniziò la spoliazione dei Comuni. I ministri Francesco Di Lorenzo, Maria Pia Garavaglia e Rosy Bindi approvarono tre leggi (502-517- 229) che tolsero i poteri sulla Sanità ai politici degli enti locali e li consegnarono alle Regioni.
Fu un’opera di “centralizzazione” radicale. Finì il tempo in cui i sindaci assicuravano ai propri ospedali i migliori medici strategici per conquistarsi un prestigio sanitario. L’esclusione dalle decisioni politiche indusse la demotivazione progressiva dei cittadini all’interesse alla politica. La città maggiore che assorbiva le funzioni di gestione della cosa pubblica divenne attraente. Ne conseguì che i cittadini della provincia persero la passione per la partecipazione alla politica nella propria città, svuotata di servizi, e cominciarono a trasferirsi nelle nuove sedi del potere centrale. Cessò l’epoca del fervore per la partecipazione attiva alla politica negli enti locali e, da allora, è cresciuto il disinteresse al dibattito e alle candidature. Alla carenza di potere decisionale nonostante progetti lungimiranti conseguirono il disinteresse degli elettori e l’astensionismo.
Con un’altra legge, varata nel 2001, nota col nome di “Riforma del titolo V della Costituzione”, la centralizzazione dei poteri nella Regione aumentò ulteriormente. Contemporaneamente dallo stesso periodo iniziò il degrado della rete ospedaliera e della medicina territoriale.
A conferma di questa tendenza ad accentrare servizi sociali fondamentali nel 2011, per effetto di una rigida legge di risparmio del Governo Monti, vennero chiusi i tribunali periferici, ed anche la giustizia fu centralizzata. Secondo i sociologi del Censis lo spopolamento, l’immiserimento di servizi e l’impoverimento dell’economia, sono strettamente connessi alla “centralizzazione” voluta da un chiaro progetto che viene da lontano. Anche la salute entrò in quel meccanismo.
Mentre la salute in sé è una competenza della medicina, la “Sanità” intesa come organizzazione per dare salute al popolo è una competenza della politica. Il senso di scoramento che ci prese nel vedere l’impreparazione ad affrontare il Covid nei tre anni passati è ben motivato da quella distruzione delle gerarchie politiche locali. Oggi ci saremmo aspettati che il Sistema sanitario nazionale e quello regionale, con l’esperienza della pandemia, si fossero attrezzati meglio sia per contenere il probabile arrivo di altri virus, sia per l’epidemia demografica in atto.
E’ evidente che il problema sociale futuro sarà l’enorme aumento di richiesta di assistenza sanitaria dovuta al forte invecchiamento della popolazione e alla mancanza di progetti di “presa in carico”. In contrasto con questa evidenza, negli ospedali stanno diminuendo sia i posti letto che il personale nelle Terapie intensive e nelle Rianimazioni; nel contempo, è in campo il progetto di costruire nuove strutture murarie, che chiameremo ospedali, le quali dovranno funzionare senza il personale necessario per lavorarci.
Negli ultimi 20 anni abbiamo assistito alla distruzione del sistema ospedaliero di Iglesias, al decadimento progressivo dell’ospedale Sirai di Carbonia e alla rarefazione dei medici di base.
La Regione, un volta esclusi i Comuni, ha creato una nuova entità amministrativa di tipo privatistico che ha il compito di governare tutte le Aziende Sanitarie Locali. Tale entità si chiama ARES (Azienda Regionale Salute). Le ASL hanno oggi perso una reale autonomia di gestione: non hanno veri poteri di iniziativa e sono di fatto strutture acefale. L’unica testa pensante è ARES regionale. I poteri decisionali di questa nuova entità sovrana della Sanità pubblica sono assoluti. Per “assoluto” si intende esattamente la definizione del vocabolario: “assoluto = che non ammette limitazioni, restrizioni o condizioni, relativamente a se stesso, alla propria volontà o alle proprie attribuzioni”.
Ciò avviene perché la legge istitutiva della ARES non prevede i contrappesi della politica territoriale. Pertanto, si tratta di un’entità che non può essere scalfita dalla critica né può essere influenzata da alcunché se non dalla sua sola volontà. La legge, che ha costituito questo ente regionale, consente alla “Conferenza sanitaria provinciale dei Sindaci” la sola possibilità di esprimere pareri sul programma sanitario annuale. Ma tali pareri non sono vincolanti. Ciò significa che la volontà dei sindaci, se in contrasto con ARES, non ha mezzi per penetrarne la corazza di potere in cui è racchiusa.
La ARES venne istituita dalla regione Sardegna con la legge 24/2020, in piena pandemia, e fu progettata affinché avesse una struttura perfetta, monolitica, come un purissimo cristallo profondamente antidemocratico, impenetrabile alle influenze esterne. Il potere sanitario è tutto contenuto in questa entità e noi, popolo, siamo prigionieri all’esterno.
Mentre assistiamo al collasso della Sanità, scopriamo dalla stampa le notizie su innovazioni che dovrebbero avvenire nelle strutture ospedaliere di Iglesias, di Carbonia e dei Distretti. Si tratta di un bel disegno legato ai fondi messi a disposizione dal PNRR missione 6. Ma si tratta solo di un bel disegno, molto simile a un libro dei sogni.
Il quadro reale dello stato della nostra sanità è invece quello descritto dalle cronache dei quotidiani. Di Iglesias sappiamo molto perché è una cittadina che si lamenta puntualmente, e fa bene, attraverso gli organi di informazione. Di Carbonia sappiamo meno. Tuttavia dalle notizie che trapelano si sa che all’ospedale Sirai il corpo degli anestesisti è allo stremo. Una volta vi erano in dotazione dai 15 ai 20 anestesisti; oggi sono 6. Tre di questi sono in Rianimazione; gli altri tre assistono le sale operatorie.
Uno specialista anestesista-rianimatore è giunto all’età della pensione, pertanto, dovrebbe mancare presto per messa in quiescenza. I due restanti non sono sufficienti per un lavoro che impegna 24 ore su 24, senza interruzioni, tutto l’anno. I tre anestesisti dedicati alle sale operatorie devono assicurare l’urgenza ed emergenza e, pertanto, non possono sempre essere disponibili per le sedute operatorie di chirurgia programmata.
Di fatto, la situazione è gravissima e può portare, essa da sola, alla chiusura dell’Ospedale. La persistenza di queste condizione immobilizzerebbe la Chirurgia Generale. L’Ortopedia ha i limiti della Chirurgia Generale. L’Urologia sarà presto senza primario e probabilmente perderà 4 medici per trasferimento in altri Ospedali. Ne resteranno due che eroicamente dovranno prendersi cura dei problemi urologici dei 119.000 abitanti della ASL 7. Impossibile.
La Medicina è presa tra Covid e malattie non-Covid. Il Pronto Soccorso è ora senza primario; ha pochi medici di ruolo e deve ricorrere a convenzioni con esterni. Inoltre, deve assicurare tutte le urgenze del Sulcis Iglesiente. La Cardiologia è sovraccarica di lavoro ed è fortemente impegnata nel settore dell’urgenza. Il Laboratorio non esiste più in sede da nove mesi. Ora pare che debba riaprire la notte. La Radiologia ha l’organico del personale sottodimensionato. La Dialisi per i nefropatici è ridotta a tre medici e presto ne perderà uno. Come faranno a lavorare anche la notte, il sabato e la domenica, Estate e Inverno, sempre, e per tutto il Sulcis Iglesiente in urgenza, non si sa.
Questo quadro descrive uno stato di necessità sanitaria che, così grave, non si era mai visto. Sembra d’essere alle porte della caduta dell’Ospedale. Tutti i professionisti che lavorano nella struttura amministrativa dell’ospedale manifestano competenza e buona volontà. Se ne avessero i poteri, sicuramente affronterebbero i problemi della carenza di personale e li risolverebbero. Purtroppo, non hanno i poteri né di assumere liberamente il personale che necessita né di procedere liberamente agli acquisti. Tutti i meccanismi amministrativi per il funzionamento della sanità provinciale sono stati trasferiti dai nostri uffici di Carbonia e Iglesias quelli della ARES (vedi le competenze nell’articolo 3 della legge di istituzione).
A chi possono rivolgersi i dirigenti della ASL 7 per procedere alla soluzione dei problemi, senza vincoli, e secondo le necessità? Ai sindaci? Sarebbe la soluzione migliore, ma i sindaci sono stati estromessi dalla gestione della Sanità. Il problema è nato dalla centralizzazione dei poteri a Cagliari; non esistono responsabilità di questo disastro né ad Iglesias né a Carbonia.
Esiste una sola soluzione: cambiare la legge 24/2020 della regione Sardegna. Non è necessario cambiare tutta la legge, è sufficiente attenuare l’articolo 3 e aggiungere una riga dell’articolo 9 per iniziare a tornare alla partecipazione democratica nella sanità, questa (al punto – a -):
Articolo 9
Organi dell’azienda Sanitaria.
Sono organi delle Asl e dell’Azienda ospedaliera:
a) il presidente della ASL, che sarà un eletto tra i componenti della Conferenza provinciale sanitaria dei sindaci.
b) il direttore generale
c) il collegio sindacale”
Dando la carica di presidente a un sindaco si stabilirebbe perlomeno un controllo degli Enti locali all’interno della ASL. Con questo provvedimento si consentirebbe ai sindaci di svolgere realmente le funzioni loro attribuite dal Testo unico degli Enti locali, e salveremmo subito gli ospedali e la medicina di base.
Dai quotidiani apprendiamo che stanno nascendo Comitati per la difesa delle sanità territoriale in tutte le province della Sardegna. Questo movimento popolare in supporto ai sindaci è un bene perché i sindaci non possono essere lasciati soli ad affrontare l’ignoto che sta arrivando sul nostro futuro sanitario.
E’ tempo che tutti, maggioranze e opposizioni, parti sociali e enti locali di tutta la Provincia, comincino a discuterne. Il Sistema Salute è da ripensare prima che lo spopolamento e l’inerzia chiudano le città.
Mario Marroccu