21 November, 2024
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«La gestione della vicenda dell’America’s cup World Series fatta dall’Assessore al Turismo è stata disastrosa. Ieri organizzava riunione risolutive e oggi annuncia conferenze stampa per mostrare documenti del suo fallimento. Tutto ciò mentre le migliori vele al mondo se ne vanno via, in altri mari, forse meno affascinanti, pur di avere la garanzia di poter veleggiare. Si trattava pur di una coppa mondiale e non di uno dei soliti tornei di vicinato a cui il massimo responsabile della promozione turistica della Sardegna guarda sempre con grande interesse.»
Lo si legge in una nota del gruppo dei Progressisti in Consiglio regionale che aggiungono: «Solo 2 mesi fa la Giunta chiedeva al Consiglio regionale di avere in bilancio 6 milioni di euro proprio per garantire lo svolgimento delle World Series in Sardegna. Doveva essere “la certezza”, considerando soprattutto il gran desiderio degli organizzatori dell’evento velico più famoso al mondo di gareggiare nei nostri mari».
«Eppure 10 giorni fa la Giunta regionale aveva già fatto richiesta al Consiglio regionale di eliminare lo stanziamento, con un emendamento alla legge-collegato alla Finanziaria. Nel frattempo, riunioni d’emergenza e tentativi farlocchi di trovare una soluzione che non sarebbe mai arrivata. Una vera presa in giro, per tutti, quella orchestrata dall’assessore del Turismo, l’unico a non aver ancora colto la gravità della perdita subita dalla nostra isola. Rassegni le dimissioni per evitare di continuare a danneggiare la Sardegna», concludono i Progressisti.
Antonio Caria

La Sala conferenze del sito archeologico di Montessu, a Villaperuccio, ospiterà sabato 22 aprile, a partire dalle 17.00, la presentazione del libro “Musica, Dimónios!”, di Andrea Atzeni e Alessandro Garau. Interverranno, con i due autori, Marcellino Piras, sindaco del comune di Villaperuccio e la relatrice Maria Antonietta Pinna.

Nel corso della presentazione, organizzata in collaborazione con mondobande.it e il giornale online della Brigata Sassari, ci sarà un intrattenimento musicale del Coro “Collegium Musicum”.

Il libro ricostruisce la storia del primo Capo Musica della Banda Musicale della Brigata Sassari, Andrea Atzeni.

 

E’ in corso un intervento dei tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico della Sardegna per la ricerca di un uomo disperso nel Comune di Gonnosfanadiga.
La Centrale Operativa del Soccorso Alpino è stata allertata intorno alle 15.00 a seguito di una chiamata diretta da parte di un familiare che, non vedendo rientrare un 46 enne di Gonnosfanadiga, ha dato l’allarme.
Sul posto sono presenti circa 10 tecnici provenienti da diverse stazioni del territorio regionale che, suddivisi in squadre, stanno perlustrando l’area a valle di Genna Maiori, nella collina sopra l’ovile di proprietà della famiglia del disperso, ossia dove era solito recarsi.
Le ricerche sono coadiuvate da due unità cinofile per la ricerca di superficie e dal Centro di Coordinamento Mobile del Soccorso Alpino.
Sul posto sta partecipando alle ricerche anche il personale dei vigili del fuoco, dei carabinieri della stazione di Gonnosfanadiga e i barraccelli.

E’ stato presentato questa mattina, nella sala riunioni della Torre Civica di Carbonia, il nuovo corso di alta formazione per “Tecnico superiore per la gestione di strutture turistico ricettive”, a cui potranno accedere gratuitamente 20 ragazzi in possesso del Diploma di istruzione secondaria di secondo grado o di diploma professionale. Si svolgerà presso la sede dell’Istituto di Istruzione Superiore Beccaria, in via Brigata Sassari.
Il corso, organizzato dalla Fondazione ITS Turismo & Attività Culturali Sardegna e fortemente voluto dall’Amministrazione comunale di Carbonia, si inserisce nell’alveo degli obiettivi di mandato dell’Amministrazione Comunale, tesi a favorire l’alta formazione di figure professionali nel settore turistico-ricettivo e a valorizzare il capitale umano locale per far sì che i nostri ragazzi possano mettere a frutto le loro conoscenze e il loro saper fare nel nostro territorio. Un territorio che necessita di personale adeguatamente formato e con elevate skill per poter operare con successo nel settore turistico. Ciò può essere conseguito grazie anche alle meritorie sinergie e alle partnership tra enti locali, istituzioni, associazioni, fondazioni e imprese private.
Alla conferenza hanno partecipato il sindaco Pietro Morittu, l’assessora della Pubblica istruzione Antonietta Melas, l’assessore al Turismo Michele Stivaletta, l’assessora alla Cultura Giorgia Meli, il presidente della Fondazione ITS Turismo & Attività Culturali Sardegna Fabio Albieri, alcune dirigenti scolastiche e i rappresentanti del settore imprenditoriale interessato e del settore turistico-ricettivo-culturale del territorio.
La figura professionale formata a seguito del corso potrà trovare sbocchi occupazionali:
– All’interno di strutture turistico/ricettive medio/grandi (Albergo/Tour operator), con ruolo di management di una o più funzioni/processi organizzativi aziendali (marketing e promozione, gestione risorse umane, amministrazione economico-finanziaria);
– All’interno di piccole imprese del settore turistico/ricettive (ristorante, albergo, agenzia viaggi, agenzie di servizi/consulenza turistica) nei ruoli di front office e di gestione operativa delle attività aziendali;
– All’interno di imprese di servizi in ambito culturale (strutture museali, parchi culturali, imprese che gestiscono servizi culturali, imprese di promozione e di organizzazione eventi) nei ruoli di front office, di gestione organizzativa o operativa delle attività aziendali;
– Come lavoratore autonomo (es. creazione e gestione di una piccola impresa nel settore turistico che possa anche aggregarsi e collaborare con altre imprese mettendo insieme risorse, progetti ed esperienze per favorire lo sviluppo commerciale, la promozione e l’innovazione nelle attività imprenditoriali turistiche).
 

La “rana” di Noam Chomshy non può salvarsi. Se volessimo salvarla bisognerebbe fermare la mano del “cuoco”. Chi volesse salvare gli Ospedali di Carbonia e Iglesias potrebbe farlo leggendo l’articolo di Antonello Cuccuru nella versione online de “la Provincia del Sulcis Iglesiente” e il documento del “Movimento Sanità nel Sulcis” di Tore Arca che analizzano i fatti e propongono percorsi di recupero.
La metafora della rana che viene cotta lentamente affinché non scappi, è nota a tutti, tranne che alle rane. Per un semplice motivo: perché le rane messe in pentola dal cuoco muoiono tutte e nessuna sopravvive per svelare alle altre rane quanto sia subdolo l’inganno dell’acqua che viene scaldata lentamente. Il cuoco fa credere, a te rana, di volerti immergere a sguazzare in un laghetto tiepido, invece ti mette nell’acqua di una pentola e fa salire lentamente la fiamma fino a cucinarti per bene. Siamo tutti rane, bravi a cantare, ma non a reagire. Il cuoco si trova nell’apparato di potere centralizzato della Regione. Noi siamo le vittime, ma anche i colpevoli, perché abbiamo accettato distrattamente di tornare ad una cultura di sudditanza che ingannò i popoli fino al 1789. Fino ad allora ci avevano fatto credere che i re avessero il potere sovrano per incarico divino, e che quel potere non fosse criticabile. I francesi, accortisi dell’inganno, fecero la Rivoluzione, e da allora sono ancora a Place de la Concorde a ribellarsi. Il primo atto della presa di coscienza popolare fu la promulgazione della “Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 26 agosto 1789″. Allo articolo 16 di quel documento che svegliò il mondo venne espresso un concetto illuminante: «Ogni società in cui la garanzia dei Diritti non è assicurata, né la separazione dei poteri stabilita, non ha una Costituzione». Abbiamo sì il testo scritto della Costituzione Italiana del 1° gennaio 1948, ma il suo articolo 32 che dichiara che la Salute è un diritto del Cittadino e interesse della Nazione, pare sia solo formale. Così pure l’articolo 3 sull’uguaglianza fra i cittadini. Per la verità un tentativo eccellente di applicarlo venne fatto nel 1978 con la legge 833 proposta dalla Commissione presieduta da Tina Anselmi. Con quella legge venne garantito un uguale diritto alla Salute a tutti i cittadini indistintamente attraverso l’istituzione del Fondo Sanitario Nazionale e la redazione del primo Piano Sanitario Nazionale. Inoltre, secondo il principio giuridico fondamentale della separazione dei poteri nello Stato di diritto di una democrazia liberale, si stabilì che, riservato il potere legislativo allo Stato, si attribuiva il potere amministrativo esecutivo alle Aziende sanitarie locali (Asl) in qualità di “articolazioni dei Comuni”. Allora la Sanità nazionale fu concepita come una “federazione” di ASL controllate dai Comuni. Gli Italiani erano riusciti ad applicare alla Sanità pubblica lo spirito dell’articolo 16 della “Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino” con la separazione dei poteri sul governo della Salute; il metodo fu: Decentralizzazione dei poteri dello Stato e Federazione delle ASL. In quegli anni tutti gli Ospedali delle ASL sarde brillarono per efficienza. Non si era visto mai in tutta la Storia un miglioramento della qualità delle cure al ritmo di allora. Poi noi rane siamo stati messi in pentola dalle leggi di marcia indietro che riformarono la Legge 833 e, infine, i cuochi della politica regionale, dal 2001, sollevarono lentamente la potenza della fiamma finché oggi, dopo 22 anni, siamo all’ebollizione, e le rane sono tutte lesse.
Seguendo l’evoluzione sembrerebbe che gli atti più gravi che hanno portato alla condizione attuale siano stati la legge 229/1999, che trasformava le ASL da articolazioni dei Comuni in articolazioni delle Regioni, e la riforma del Titolo V della Costituzione del 2001 che, messi insieme, ebbero l’effetto di accentrare nelle Regioni tutti i poteri, legislativo, amministrativo ed esecutivo. Venne fatto l’esatto contrario di quel principio della separazione dei poteri proclamato dalla Dichiarazione dei Diritti del Cittadino e poi accettato dalle Costituzioni di tutti gli Stati democratici e liberali. Il potere legislativo ed esecutivo furono assommati, in un unico Ente, la Regione, esattamente come li assommava in sé il re di Francia prima che nel 1789 il popolo glielo contestasse.
Per smontare la centralizzazione monarchica i francesi si rivolsero ad un medico geniale, il dottor Joseph Ignace Guillotin, che inventò uno strumento chirurgico per risanare i mali generati da quel conflitto di interessi legalizzato.
I documenti di Antonello Cuccuru e di Tore Arca vanno letti. Il primo analizza lo stato di grave disagio popolare in sanità riportato da articoli autorevoli. Il secondo, utilizzando le leggi regionali pubblicate dal BURAS, avanza proposte logiche sui provvedimenti riparatori da adottarsi nell’immediato, non cadendo nelle illusioni prospettate da piani sanitari regionali belli ma fantasiosi.
La fotografia dello stato sanitario pubblico che ne risulta è questa: annullamento quasi completo degli splendidi ospedali iglesienti di 20 anni fa; degrado fino all’impotenza funzionale dell’apparato ospedaliero di Carbonia; mancanza di un efficiente sistema sanitario pubblico nel territorio; impossibilità a realizzare il sogno della medicina di prossimità con case della salute e ospedali di comunità per la mancanza del personale che dovrebbe operarvi.
Chi pratica la professione sanitaria sa che, sia durante l’epidemia Covid che oggi, le uniche strutture ospedaliere che sono in grado di prendere in cura in tempi ragionevoli i malati sono le case di cura convenzionate. Per capire questo fenomeno esiste un motivo ben preciso: le case di cura non sono soggette al dovere di ricevere malati in stato di urgenza ed emergenza. L’urgenza assorbe totalmente le energie dell’ospedale pubblico e gli impone un impegno ad altissima intensità. E’ un impegno faticosissimo, fortemente coinvolgente sul lato emotivo e medico-legale, inoltre non è remunerativo. Le case di cura private invece hanno il vantaggio di potersi dedicare esclusivamente alle malattie d’elezione. Ciò consente una facile programmazione del lavoro con turni di piena attività nelle ore del mattino, mentre la sera, la notte e nei giorni prefestivi e festivi il lavoro si riduce alle guardie interne e al controllo. Per tale differenza di impegno del personale, ne consegue l’esistenza di organici più ridotti nelle case di cura. Inoltre i turni di lavoro così agevolati attirano i medici specialisti esperti, messi in quiescenza dagli ospedali pubblici, facendo loro guadagnare senza sforzo un capitale culturale e di esperienza impareggiabile. Detto questo si capisce il motivo per cui le case di cura private sono state una manna per la Sanità durante il Covid, quando gli ospedali pubblici erano in profonda crisi. Precisato l’aspetto positivo esiste tuttavia un altro aspetto che riguarda la Medicina in generale: il pericolo che si passi dalla attuale assistenza sanitaria pubblica ad una forma di Sanità del tutto privatizzata, all’americana, in cui, al posto dello Stato, si finisca nel dover acquistare a caro prezzo la salute dalle assicurazioni private. Questa sarebbe una svolta preoccupante.
Da queste osservazioni ne discende l’urgenza di risolvere il problema del cuoco instancabile che continua a immergere le rane in pentola. Il cuoco è l’apparato regionale che ha concepito un sistema sanitario duro da digerire in un regime democratico: il sistema di conduzione della sanità pubblica “centralizzato”, senza contrappesi politici a rappresentare gli interessi del territorio. La “centralizzazione”, per definizione, è quel fenomeno politico basato sull’accentramento dei poteri in un unico gruppo di entità governative e amministrative connesse fra di loro nel capoluogo, e ne esclude la provincia. La conseguenza della mancata separazione tra potere legislativo e amministrativo in Sanità si è tradotto in un comportamento da conflitto di interessi, che porta a vantaggi per abuso di potere, per cui assistiamo ad una vera e propria “obesità” sanitaria del capoluogo che è avvenuta per prosciugamento di risorse dal territorio provinciale. All’eccesso di posti letto, di ospedali, di medici e infermieri nel centro regionale, corrisponde un vistoso stato miserevole delle deperite strutture sanitarie della periferia. E’ stata un’operazione lenta durata vent’anni e le popolazioni si sono adattate al peggio non accorgendosi che, intanto, venivano svuotate del diritto d’accesso alla Sanità, alla Giustizia, e anche all’Istruzione, nelle città provinciali. Lo sbilanciamento è estremo.
E’ un fatto gravissimo ed è ancora più grave che i politici regionali siano ciechi davanti al fatto che l’accentramento dei poteri e dei servizi è la causa dello spopolamento del Sulcis Iglesiente, ed è gravissimo che nessuno dei governanti abbia prestato attenzione al fatto che nel nostro territorio stia avvenendo un crollo demografico per cui oggi, abbiamo un indice di invecchiamento del 293%, e mentre in Francia nascono 12 bambini ogni 1.000 abitanti, e in Nord Africa una media di 40 bambini ogni 1.000 abitanti, nel Sulcis Iglesiente sta avvenendo esattamente il contrario. Questo fatto gravissimo sta avvenendo a noi, e solo a noi, in tutta la Sardegna. Nessuno si assume la responsabilità della fuga delle giovani coppie in età fertile dal Sulcis Iglesiente, avvenuta per mancanza di servizi e prospettive per i figli, per cui nel 2021 abbiamo avuto 5,2 nati ogni 1.000 abitanti: la più bassa natalità del mondo. E’ talmente grave che il patron di Tesla e Twitter, il magnate Elon Musk, ha voluto rilasciare su tale anomalia una dichiarazione ai giornali sostenendo che di questo passo in pochi decenni scompariremo. Ci ha ridotto in questo stato demografico un tipo di cattiva politica molto simile a quella che venne applicata nella “fattoria degli animali” di George Orwell. Ricordiamoci a chi finì il potere.
Bellissimo il documento di Tore Arca che fa alcune considerazioni e perviene a conclusioni concrete. Le sue considerazioni mettono in dubbio le promesse di costruzione di un “ospedale unico” e il funzionamento di quelle strutture territoriali di medicina di prossimità proposte nel PNRR, nel piano ospedaliero regionale e nelle bozze rese pubbliche di atto aziendale della ASL 7. Molto concretamente, glissando le illusioni, egli propone:
– che si proceda alla definizione, con delibera, del numero esatto degli organici di medici e infermieri che servono per far funzionare davvero gli ospedali e le strutture distrettuali;
– che la nostra ASL sia libera di assumere senza interferenze regionali;

– che si deliberi l’entità della somma destinata ai lavori di adeguamento dell’ospedale Santa Barbara per tutti i servizi promessi;
– che si proceda ad istituire una scuola provinciale di formazione per infermieri professionali;
– che si metta a punto il piano operativo per la realizzazione delle strutture distrettuali descritte nel PNRR specificando l’entità dei finanziamenti realmente stanziati per le strutture, gli strumenti e il personale da assumere a tempo indeterminato;
– che il personale certamente destinato al Sulcis Iglesiente, non ci venga più sottratto a beneficio del capoluogo regionale già abbondantemente dotato;
– che si chieda l’immediata attivazione della Commissione provinciale sanitaria dei 23 sindaci per rapportare il nostro territorio direttamente con il centro di potere regionale.

L’esame sulla gravità in cui versa Il Sistema Sanitario dei tre distretti del Sulcis Iglesiente e le semplici ma efficaci proposte avanzate necessitano di un grande sostegno politico. Finora nessun politico del posto, delegato dai cittadini alla Regione, è riuscito a fermare il crollo degli ospedali delle due città.
Per le prossime elezioni regionali dovremmo contrattare bene il nostro voto con i candidati che verranno a chiedercelo. Non importa di quale parte politica saranno o quale sarà la città del Sulcis Iglesiente da cui proverranno. Ci servono tutti, Ci interessa che siano consapevoli della colpa che abbiamo tutti insieme indistintamente per non aver fermato la predazione attuata sui nostri reparti ospedalieri e sugli altri servizi pubblici essenziali. Il successo non è assicurato ma, se non ci riusciranno, il Sulcis Iglesiente si svuoterà, non per infertilità, ma per una penuria di sicurezza sanitaria, sistematicamente indotta dal centro che ci governa, che non vuole fermarsi.

L’assessore regionale dei Trasporti, Antonio Moro, ha firmato il decreto per l’aggiornamento delle tariffe dei servizi di trasporto pubblico marittimo in continuità territoriale tra la Sardegna e le isole di San Pietro e La Maddalena. Il provvedimento si è reso necessario in seguito alla richiesta delle compagnie che svolgono in regime di proroga i servizi marittimi con le isole minori, la Delcomar srl e la Ensamar srl, come stabilito dal contratto, di adeguare le tariffe nella misura massima della media delle variazioni dell’indice dei prezzi al consumo nei 12 mesi precedenti.

In sostanza l’incremento tariffario è calcolato nella misura massima del 10%, ma per decisione dell’assessore dei Trasporti e per volontà dei sindaci di La Maddalena e di Carloforte, dagli aumenti saranno esclusi i passeggeri residenti nelle due isole che continueranno così a pagare 1 euro e 30 centesimi sulla linea La Maddalena-Palau, 1,30 euro sulla Carloforte-Calasetta e 1,40 sulla Carloforte-Portovesme. Nessun aumento per il trasporto delle auto dei residenti a Carloforte e La Maddalena.

Il costo del biglietto aumenterà dunque di 50 centesimi di euro soltanto per i viaggiatori non residenti nelle isole di La Maddalena e Carloforte che, a partire dal 2 maggio 2023 (è la data dalla quale entrerà in vigore il nuovo regime tariffario) dovranno pagare 4 euro e 70 centesimi disulla La Maddalena-Palau; 5 euro sulla Carloforte-Calasetta e 5,40 sulla Carloforte-Portovesme. Il passaggio per le auto fino ai a 4 metri di lunghezza aumenta di 90 centesimi sulla La Maddalena-Palau (10 euro invece di 9,10), di un euro sulla Carloforte-Calasetta (10,60 invece di 9,60) e 1 euro e 20 centesimi sulla Carloforte-Portovesme (13,10 invece di 11,90).

Nonostante l’incremento tariffario (l’ultimo è datato 2016) il costo dei biglietti per i residenti si conferma tra i più bassi d’Italia. Inoltre, la Giunta regionale ha deliberato recentemente lo stanziamento di 900mila euro in favore dei Comuni di La Maddalena e Carloforte a sostegno delle politiche di riduzione del prezzo dei biglietti dei traghetti per i passeggeri non residenti.

“La manovra tariffariaha spiegato l’assessore Antonio Moronon poteva essere scongiurata, vista la richiesta, a norma di contratto, avanzata dalle compagnie di navigazione che operano i servizi di continuità territoriale con le isole minori. Grazie alla collaborazione con i sindaci di La Maddalena e Carloforte, abbiamo però evitato l’incremento delle tariffe residenti e con le risorse stanziate dalla Regione si riuscirà a calmierare il costo dei biglietti anche per turisti e non residenti.”

«Il Commissario del Sud Sardegna ritiri immediatamente le indicazioni dei rappresentanti dei Comuni da lui espresse in seno al Comitato di Sorveglianza del Just Transition Fund: in maniera del tutto arbitraria, e senza alcuna consultazione preventiva con i 23 sindaci del Sulcis Iglesiente, il vertice della Provincia ha indicato i Comuni di Iglesias, Carbonia e Portoscuso. Un’informazione che abbiamo peraltro appreso in via informale dalla “Segreteria Tecnica Start dell’Agenzia di Coesione”.»

La richiesta perentoria al Commissario della Provincia arriva dai sindaci di 13 Comuni del Sulcis Iglesiente: Sant’Antioco Ignazio Locci, San Giovanni Suergiu Elvira Usai, Perdaxius Gianluigi Loru, Tratalias Emanuele Pes, Giba Andrea Pisanu, Masainas Gian Luca Pittoni, Piscinas Mariano Cogotti, Villaperuccio Marcellino Piras, Santadi Massimo Impera, Nuxis Romeo Ghilleri, Narcao Antonello Cani, Domusnovas Isangela Mascia, Sant’Anna Arresi Maria Teresa Diana.

«Inaccettabile. Quali sono i criteri? A voler essere maliziosi, verrebbe da pensare che il criterio di “indicazione” potrebbe essere l’appartenenza partitica: tutti, infatti, militano sotto la stessa insegnaaggiungono i 13 Sindaci -. Ma tant’è. Ci sembra un metodo talmente anacronistico, che intendiamo escluderlo a priori. Ci saranno sicuramente altre motivazioni che comunque non possono essere accettate, in quanto non è stato scelto un metodo di lavoro e di indicazione, non si è discusso, non sono stati coinvolti i Sindaci.»

«Lo consideriamo uno sfregio a tutto il territorio del Sulcis: pretendiamo di essere rappresentati, senza se e senza maconcludono i 13 Sindaci -. Auspichiamo, dunque, che le indicazioni fornite dalla Provincia vengano rimesse in discussione: occorre rappresentanza del territorio, il coinvolgimento di tutti gli enti locali. Diversamente, sarebbe una partenza con il piede sbagliato.»

“In 41 anni di attività lavorativa in Poste Italiane ho vissuto di persona cambiamenti epocali: da Amministrazione Postale, supportata dallo Stato Italiano e quasi del tutto priva di strumenti informatici, con la carta, la penna e la colla, al giorno d’oggi, che pone Poste Italiane ai vertici dell’economia italiana, all’avanguardia nella tecnologia.”
A raccontare la sua storia è Giorgio Frau, operatore di sportello “veterano” dell’ufficio postale di Carbonia Centro (piazza Rinascita), 66 anni, un diploma da geometra in tasca, sposato, padre di due figli e nonno di 3 nipoti, da oltre 40 anni dipendente di Poste Italiane: “In tutta la mia carriera ho avuto l’onore e il piacere, oltre alla gratificazione che ne deriva, di aver conosciuto 3 generazioni di clienti: dai nonni, in buona parte ex minatori e lavoratori delle aziende elettriche, ai figli, fino ad arrivare ai nipoti, che apprezzano sempre più i nostri prodotti e che saranno, per i prossimi decenni, i clienti del futuro, contribuendo alla crescita e al miglioramento della nostra Azienda”.
Giorgio Frau ricorda con piacere il passato, ma al contempo racconta un’azienda in continua evoluzione, alla base della quale ci sono regole e principi ben definiti: “Il risultato che stiamo ottenendo racconta il dipendente di Poste Italianeè dovuto alla trasparenza e alla semplicità nelle informazioni che l’Azienda propone attraverso i suoi servizi e i suoi prodotti, come ad esempio nel caso di “Poste Energia”, molto apprezzata dai nostri clienti per la sua innovazione e la sua sostenibilità. E’ importante parlare con i clienti, nel tentativo di capire i loro bisogni, con un approccio propositivo. Si affidano a noi e cerchiamo di non deluderli, anche grazie alla presenza costante e attiva del nostro Direttore”.
Dallo sportello, il dipendente di Poste Italiane, vede anche un “mondo” in costante cambiamento, che guarda al futuro: “La nostra clientelaconclude l’operatore di sportelloè molto variegata. Si va dal pensionato alla casalinga, passando per il professionista e lo studente. Le richieste più frequenti, in quest’ultimo periodo, riguardano principalmente i servizi e i prodotti legati alle nuove tecnologie, con particolare riferimento alle carte prepagate, alla telefonia, oltre alle applicazioni e ai nuovi servizi per la famiglia offerti da Poste Italiane”.

L’evento “Una tappa insieme lungo il Cammino Minerario di Santa Barbara” che si terrà il 23 aprile 2023 ha registrato un grande successo. Sono circa 300 i partecipanti in attesa di partecipare all’evento organizzato dalla Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara e promosso da Cammini d’Italia.

L’evento si svolgerà lungo la tappa n. 29 del cammino per terminare al villaggio Nuragico di Seruci. La scelta di offrire un’esperienza unica che combina la bellezza naturale e culturale della costa sud-occidentale della Sardegna ha suscitato un grande interesse, dimostrando l’importanza del turismo sostenibile e della scoperta delle bellezze del nostro territorio.

Partendo da Portoscuso, i partecipanti avranno l’opportunità di camminare lungo le spettacolari scogliere vulcaniche, ammirando il paesaggio costiero che arriva fino alle falesie calcaree di Masua. Durante il percorso, visiteremo la Miniera di Seruci, un sito archeologico industriale che consentirà di conoscere meglio la millenaria epopea mineraria della Sardegna, e l’omonimo insediamento nuragico, che farà scoprire l’archeologia classica della regione.

Questa tappa non lunga e di facile percorrenza, permetterà di assaporare la Sardegna più autentica in un’escursione giornaliera adatta a tutti, camminando sulla terra più antica d’Italia.

Ha preso il via, nell’ambito dei progetti utili alla collettività (P.U.C), l’attività di vigilanza nelle scuole ad opera di 14 cittadini beneficiari del reddito di cittadinanza (seconda tranche).
«Un progetto importante che consente ai percettori di questo beneficio economico di aderire a un percorso di accompagnamento al mondo del lavoro e all’inclusione sociale con attività al servizio della nostra comunità, tra cui il supporto alla Polizia locale per il controllo dell’entrata e dell’uscita dalle scuole cittadine da parte dei nostri studenti», ha detto il sindaco Pietro Morittu.
Le linee di indirizzo per l’attuazione dei progetti utili alla collettività (P.U.C.) sono state definite con deliberazione della Giunta comunale n. 11 dell’11 febbraio 2022.
I progetti sono stati condivisi tra il settore dei Servizi sociali, per la parte sociale e della rendicontazione, e la Polizia Locale per quanto concerne la parte operativa e di controllo delle attività.
«Attività che ha detto il comandante della Polizia locale Andrea Usaisi concentrano nella vigilanza all’ingresso e all’uscita a supporto degli studenti delle seguenti scuole primarie: Is Meis; Is Gannaus; Cortoghiana; Istituto Ciusa; Via Roma; Via Santa Caterina; Via Mazzini.»
«Il progetto è importante sia come ausilio per gli studenti frequentanti gli istituti cittadini che per i percettori del secondo turno del reddito di cittadinanza, che possono in tal modo porsi attivamente al servizio della collettività con attività utili a beneficio della nostra comunità», ha aggiunto l’assessore dei Servizi sociali Roberto Gibillini.