18 July, 2024
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Sta per decollare, a Carbonia, la fase sperimentale del servizio dei parcheggi a pagamento e la modifica della viabilità e della regolamentazione delle soste nella zona centro della città.
Al fine di consentire i lavori relativi alla definizione e tracciatura della segnaletica stradale orizzontale, il comandante della Polizia locale, Andrea Usai, ha emesso un’ordinanza, la n. 31 del 22 maggio 2023, con cui ha disposto da mercoledì 24 maggio fino al termine della messa in opera della segnaletica, nella fascia oraria dalle 7.30 alle 18.00, il divieto di sosta nelle seguenti strade:
•    Via Brigata Sassari nel tratto compreso tra via Gramsci e via Turati, ambo i lati;
•    Via Turati;
•    Piazza Ciusa – area centrale e aree di sosta lato portici;
•    Piazza Ciusa – da via Nuoro a via San Ponziano – ambo i lati;
•    Piazza Rinascita;
•    Via Nuoro (tratto adiacente e opposto Banca San Paolo);
•    Via delle Poste, lato destro;
•    Piazza Matteotti – ambo i lati;
•    Vico Matteotti;
•    Piazza San Ponziano;
•    Via San Ponziano, ambo i lati;
•    Viale Arsia (dal civico 12 al piazzale ex Inam);
•    Via Gramsci (lato destro da Piazza Matteotti a via Oristano);
•    Largo Montuori.

Il Comune di Sant’Antioco apre “Sport nei Parchi”

 

Giuseppe Lai, campione di volley, terrà a battesimo la cerimonia .

 

Presso il Parco Giardino Comunale, Lungomare Silvio Olla

Sabato 27 maggio 2023, alle ore 16:00

“Sport nei parchi – Linea d’intervento 2”, urban activity weekend, ideato da Sport e Salute S.p.a., la società dello Stato per la promozione dello sport e dei sani stili di vita, in collaborazione con Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e i comuni beneficiari e attori, sabato 27 maggio 2023 vedrà l’apertura di un nuovo capitolo di “Urban Sport Activity e Weekend” a Sant’Antioco.

Il Comune entra nella “Palestra a cielo aperto di Sport e Salute” che, abbraccia tutta Italia e unisce le persone da sud a nord attraverso lo sport praticato nelle piazze e negli spazi verdi all’aperto, e sceglie di aderire a un nuovo modello di fruizione degli spazi verdi pubblici all’aperto dove fruire attività sportiva gratuita durante i fine settimana, per tutti e senza limiti d’età.

Sabato 27 maggio, dalle ore 16.00, inizieranno le attività sportive di tai chi, ciclismo, calcio, ginnastica, karate, difesa personale, vela, sup e canoa dirette dalle ASD/SSD beneficiarie dei fondi del progetto, che sono:

  • asd Il Tempio del Drago
  • asd Stella Speciale Onlus
  • asd Centro Nautico marinai d’Italia
  • asd Isola di Sant’Antioco
  • asd Karate Club Sant’Antioco
  • asd I due Leoni Isola di Sant’Antioco

La festa durerà fino alle ore 20.00. A presentare l’iniziativa e il programma un momento istituzionale con:

  • Ignazio Locci, sindaco di Sant’Antioco
  • Giuseppe Lai, testimonial sportivo
  • Stefano Esu, Coordinatore regionale sport e salute spa

«La società è sempre attenta ai territoridice il presidente e amministratore delegato di Sport e Salute, Vito Cozzoliperché vuole favorire il diritto allo sport di tutti. ‘Sport di Tutti Parchi’ aggiungerà valore all’idea che lo sport è e deve essere accessibile a ogni area del Paese.»

Le attività verranno svolte dalle asd durante i weekend nel corso dell’anno, all’interno del Parco Giardino Comunale, location ideale per il progetto sport nei parchi e di tutta l’attività motoria all’aria aperta.

 «Sport e sociale” o “sport e salute” in favore dell’intera comunità commenta il sindaco Ignazio Loccicon lo scopo di veicolare messaggi e campagne di sensibilizzazione su temi sociali quali razzismo, violenza sulle donne, bullismo, omofobia e sui corretti stili di vita. Teniamo tanto a questo programma e auspichiamo una ampia partecipazione di associazioni sportive, che avranno il compito di dare impulso allo sport nel nostro bellissimo fazzoletto verde, in cui si respira l’aria del mare, della laguna. Un progetto di straordinaria importanza dall’alta valenza sociale: coinvolgere tutte quelle fasce di popolazione che solitamente non esercitano attività sportiva.»

Nuove assunzioni saranno effettuate da Italo Treni, prima compagnia ferroviaria privata europea che opera sull’Alta Velocità, che riguarderanno soprattutto Hostess e Steward in possesso di diploma e/o di laurea, con buone capacità comunicative e di problem solving, autonomia, dinamismo, sorriso ed empatia relazionale, orgoglio nel servizio e attenzione all’ordine, i quali dovranno svolgere le mansioni di accoglienza e ospitalità dei viaggiatori, rappresentare nello stile e nei comportamenti il brand e i valori dell’azienda, offrire assistenza ai clienti e instaurare con loro un buon rapporto di fiducia, gestire il processo di informazione e il servizio catering a bordo treno e curare il decoro e il riordino degli ambienti. Le altre assunzioni riguarderanno: Responsabili Ufficio Acquisti, i quali dovranno sviluppare, aggiornare e monitorare il piano di approvvigionamento, valutare e prevedere gli scenari di evoluzione dei costi di beni e servizi, garantire attività di ricerche di mercato, negoziazione e acquisto correlate, definire le procedure e le istruzioni operative relative al processo acquisti; Addetti Tesoreria, che dovranno assicurare la gestione operativa della cassa e monitorare l’equilibrio dei movimenti, predisporre il rendiconto finanziario, curare il reperimento delle informazioni di tesoreria, relazionarsi con gli istituti di credito e monitorare i movimenti bancari sui conti correnti delle società; Controller, i quali dovranno supportare i processi gestionali previsionali, monitorare i costi e gli investimenti aziendali, supportare la predisposizione delle procedure operative gestionali e occuparsi della manutenzione del modello di controllo gestionale e della contabilità analitica. Italo con la sua flotta composta da 25 treni Agv 575 in grado di viaggiare ad altissima velocità, offre viaggi ricchi di esperienze di intrattenimento e servizi personalizzati, nel massimo comfort, e pensati per le diverse esigenze di ogni tipo di viaggiatore.

Per verificare tutte le figure…

L’articolo completo è consultabile nel sito: http://diariolavoro.com/italo_2.html .

Elisabetta Secci, titolare dell’azienda agricola multifunzionale ‘Donne Rurali’ di Villamassargia è la nuova responsabile di Donne Impresa Coldiretti Cagliari. È stata eletta questa mattina, all’unanimità, dall’assemblea riunita a Cagliari. Già responsabile di Coldiretti Donne Impresa regionale, Elisabetta Secci sarà affiancata per il mandato dei prossimi 5 anni, dalle due vice Michela Dessì di Arbus e Maria Cecilia Murgia di Sanluri, anche loro elette all’unanimità.
DONNE IMPRESA. «Ringrazio per la fiducia che mi è stata data e cercherò di ripagarla con impegno e nel pieno coinvolgimento di tutto il direttivo e dell’associazioneha detto Elisabetta Secci dopo l’elezionesono estremamente convinta che le donne abbiano un’importante capacità di visione del futuro sia nella gestione delle loro imprese che nella vita delle associazioni e, in particolare, in Coldiretti siamo il motore della società e ritengo ci sia grande spazio per tutte le donne che hanno voglia di essere protagoniste crediamo che in questo progetto ci siano grandi opportunità di crescita professionale e sociale.»
ASSEMBLEA. A coordinare i lavori dell’assemblea è stata Maria Gina Ledda, coordinatrice regionale e provinciale di Donne Impresa. «La grande partecipazione di oggi dimostra ancora una volta quanto sia importante per le donne di Coldiretti la vita attiva all’interno dell’associazione per portare avanti i progetti che le vedono grandi protagonistesottolinea la strada che stiamo portando avanti, e che sicuramente Elisabetta continuerà a percorrere con grande professionalità, punta a rafforzare il nostro ruolo nella società e nel sistema delle imprese sarde, anche in un settore importante come quello agricolo.»
Hanno partecipato all’assemblea di oggi, anche Marita Atzeni (Arbus); Patrizia Orrù (San Giovanni Suergiu); Maria Luisa Cincidda (Senorbì); Cristina Ennas (Mandas); Sara Vacca (Arbus); Barbara Boi (Iglesias); Alessia Cardia (Villamassargia); Maria Francesca e Giusi Brogi (Soleminis); Manuela Cardia (Sinnai); Silvia Mandas (Assemini); Giulia Floris (Arbus) e Monica Saba (Arbus).
A portare un messaggio all’assemblea sono stati anche il presidente e direttore di Coldiretti Cagliari, Giorgio Demurtas e Luca Saba: «Il coordinamento delle donne insieme a quelli dei giovani e dei pensionati, per Coldiretti hanno una grande valenza perché sono il cuore pulsante dell’associazione il loro ruolo è quello di divulgare all’esterno i nostri valori di prossimità, educazione ambientale e alimentare e del chilometro zero. Anche su questo fronte le donne hanno un ruolo di grande importanza».

La sala polifunzionale del comune di Carbonia questa mattina ha ospitato un’iniziativa di sensibilizzazione sui temi della corretta differenziazione dei rifiuti, del loro riciclo e riuso, e in generale sulle tematiche generali della tutela dell’ambiente urbano.
L’iniziativa, promossa di concerto dall’assessorato dell’Ambiente, in collaborazione con quello della Pubblica Istruzione e alla società De Vizia, si è svolta dapprima con una dimostrazione pratica sulla differenziazione dei rifiuti urbani, alla quale i giovani studenti hanno risposto con interesse e inaspettata competenza, e successivamente è proseguita nell’aula consiliare di piazza Roma con un incontro nel quale è stato distribuito materiale informativo-formativo sui vari argomenti trattati.
Oltre i giovani studenti della terza media e della quinta elementare dell’Istituto Comprensivo Sebastiano Satta, accompagnati dai loro docenti, hanno partecipato diversi rappresentanti di associazioni impegnate nel campo della preservazione ambientale e in generale del decoro urbano.
L’amministrazione è stata rappresentata  dall’Ambiente Manolo Mureddu, dalle assessore alla Pubblica Istruzione e Cultura, Antonietta Melas e Giorgia Meli, dal presidente della Commissione Ambiente Giacomo Guadagnini, dai consiglieri comunali Gianluca Arru, Pino Giganti e Rita Vincis, e dal Direttore della società De Vizia, Massimo Simbula.
«Abbiamo concepito e promosso questa iniziativa, in collaborazione della società De Viziaha spiegato l’assessore dell’Ambiente Manolo Muredduperché riteniamo fondamentale promuovere una cultura di rispetto dell’ambiente che passi dalla corretta differenziazione e smaltimento dei rifiuti, dalla lotta senza quartiere all’abbandono degli stessi, al loro riciclo e riuso, fino alla più ampia tutela della realtà che ci circonda sotto ogni punto di vista o direttrice. Preservare il luogo in cui viviamo, in ogni suo ambito, significa nell’immediato migliorare la qualità della vita di ogni persona, e al contempo contribuisce a lasciare un mondo migliore per le generazioni future. Ed è proprio con coloro che un domani saranno i veri protagonisti della nostra comunità, ovvero i nostri giovani studenti, intendiamo portare avanti questo percorso di promozione culturale e di buone pratiche di cittadinanza attiva anche nel campo ambientale. Oggiha concluso l’assessore Manolo Mureddu -, abbiamo lanciato l’idea di un’alleanza tra Amministrazione comunale, scuola, famiglie e associazioni, quale strumento vincente per contribuire a forgiare i cittadini del domani in un’ottica di costruzione di una comunità migliore dove il rispetto dell’Ambiente e, dunque, del “bene comune”, diventi finalmente una pratica imprescindibile.»
«L’iniziativa di oggi è stata molto importante sia per la tipologia di problematiche trattate che per la rinnovata volontà, ribadita dai presenti, di collaborare e costruire sinergie tra le istituzioni, comunale e scolastica, gli studenti, le famiglie e le associazioniha detto l’assessora della Pubblica istruzione Antonietta Melas -. A partire dal prossimo anno scolastico, come Amministrazione comunale, nello specifico gli assessorati della Pubblica istruzione e Ambiente, struttureremo una serie di azioni e iniziative tese alla costruzione di un percorso didattico-educativo finalizzato al rispetto dell’ambiente.»

 

E’ sotto gli occhi di tutti l’esistenza di lunghe file di pazienti che si formano davanti ai laboratori diagnostici nella prima metà di ogni mese prima che si esaurisca il magro bubget e la nostra impotenza davanti alle prenotazioni di visite tanto lontane nel tempo da dover ricorrere a specialisti privati a pagamento.
La colpa è nostra. A causa della nostra disattenzione abbiamo lasciato crescere il disservizio sanitario senza prendere provvedimenti.
Quando ci lamentiamo contro le liste d’attesa per ottenere i ricoveri, le visite specialistiche, gli esami diagnostici, ci stiamo lamentando per la nostra incapacità ad esigere i LEA ì. I LEA sono i Livelli Essenziali di Assistenza che la legge garantisce a tutti gli italiani. Si tratta del minimo assistenziale per le nostre necessità di cura. I LEA sono le prestazioni sanitarie finanziate dallo Stato e descritte in un lunghissimo elenco: dall’estrazione dei denti cariati al trapianto cardiaco; dalla pastiglia della pressione alla protesi d’anca; dagli antibiotici ai vaccini, eccetera. Inoltre vi sono descritte tutte le visite specialistiche erogabili da Medici Specialisti dello Stato, i ricoveri, gli interventi chirurgici, eccetera. I LEA erano nati nella pancia di un “cavallo di Troia” (la legge 502/1992) che era stato fabbricato dal ministro Francesco De Lorenzo per far cadere la Grande Riforma Sanitaria 833/78, rinunziando alla assistenza sanitaria gratuita per tutti.
A quella ingenua rinunzia seguì la privatizzazione progressiva delle USL (Unità Sanitarie Locali) che forse ci porterà alla sanità a pagamento all’americana. Lo strumento legale che venne approvato per trasformare le USL in Aziende Sanitarie Locali (ASL) di diritto privato fu l’esclusione degli Enti locali (Comuni) dal controllo delle USL. I Sindaci non poterono più nominare il presidente della USL e i poteri vennero assunti dallo assessore della Sanità della Giunta regionale. Questi piazzò al vertice della ASL un uomo di sua scelta: il Direttore generale. Il Direttore generale a sua volta ebbe il potere insindacabile di nominare un Direttore sanitario e un Direttore amministrativo legati a lui da un contratto privato. Così un Ente di diritto pubblico venne amministrato da una triade di diritto privato del tutto svincolata dalle amministrazioni comunali.
Le cose cambiarono ancora dopo la modifica del Titolo V della Costituzione del 2001 quando lo Stato rinunciò alla esclusiva del potere legislativo in Sanità e lo cedette alla Regioni ordinarie.
Le Regioni acquisirono la capacità di produrre leggi in materia sanitaria e procedettero a riorganizzare le ASL. Quella riorganizzazione amministrativa basata sulla “efficienza ed efficacia”, cioè il massimo risultato con la minima spesa, mandò le ASL in coma profondo. Era successo che per pagare l’aumento di spesa imprevisto essi dovettero compensare le spese con la chiusura di reparti, di interi ospedali e il blocco delle assunzioni dei medici e Infermieri. Ne derivò la “mobilità passiva” e l’ulteriore indebitamento. A questo punto da poveri corpi comatosi delle ASL si procedette al prelievo di tutti gli organi amministrativi vitali per trasferirli in un nuovo mega-corpo amministrativo centralizzato nel capoluogo chiamato dapprima ATS e oggi ARES (Agenzia Regionale Sanità). Si tratta di un ente di diritto privato che ha assorbito le funzioni delle ASL territoriali ed ha assunto l’esclusiva sugli acquisti, le assunzioni del Personale e gli appalti per tutta per tutta la rete sanitaria della Regione. Le ASL, nonostante nominalmente esistano ancora, di fatto oggi lo sono solo virtualmente perché sono state svuotate del potere di iniziativa amministrativa.
La ARES ha acquisito tutti i fondi regionali destinati alla Sanità e da allora li utilizza a sua discrezione senza vincoli di destinazione.
Da allora la storia dei LEA è peggiorata perché i LEA costano e senza soldi non si può distribuire assistenza in proporzione alle richieste dei cittadini. Di conseguenza sono stati inventati i “budget” mensili che per motivi di risparmio sono poveri, sono aumentate le liste d’attesa per le visite specialistiche, sono diminuiti i ricoveri e gli interventi. Chi arriva ai laboratori d’analisi quando il budget è finito deve pagarsi l’esame. Si pagano gli esami di laboratorio, le ecografie, i colordoppler, le TAC, le Risonanze magnetiche e, a causa della carenza di specialisti dello Stato, si pagano le visite specialistiche.
A questo punto si può concludere che l’istituto dei LEA è fallito perché non è sufficientemente finanziato dallo Stato. E’ tutta una questione di soldi. Si tratta esattamente di quei soldi che arrivano alle Regioni dai cosiddetti fondi di perequazione. In base alla legge 42/2009 quei soldi dovrebbero essere distribuiti fra i territori al fine di pareggiare le differenze di assistenza tra territori ricchi e territori poveri. Mancando quei soldi chi vuole curarsi deve pagare. E’ l’esplosione della privatizzazione forzata della sanità pubblica. Questo è il percorso che porta obbligatoriamente alle assicurazioni sanitarie per coprire le deficienze dello Stato erodendo ulteriormente il potere d’acquisto delle pensioni e stipendi e impoverendo le famiglie.
Siamo stati tutti distratti. Non ci siamo accorti di cosa stesse succedendo. Oggi la nostra impotenza è dovuta ai seguenti motivi:
– Non abbiamo rappresentanti politici delle nostra comunità all’interno della ARES e delle ASL per poter esprimere le nostre istanze.
– Non abbiamo canali per comunicare con la ARES perché la ARES è volutamente strutturata come una fortezza impenetrabile a chiunque, tranne che al presidente della Giunta regionale che ne nomina il Direttore generale;
– Possiamo comunicare con la Giunta regionale solo attraverso la “ Conferenza territoriale sanitaria e sociosanitaria” formata dai Sindaci quando, una volta l’anno, esprimono un giudizio sul Direttore della ASL valutandone l’efficienza nella realizzazione del piano sanitario annuale. E’ l’unico momento in cui i Sindaci sono ascoltati (articolo 11, comma 9 e 10 della legge regionale n. 24 del 2020; legge di istituzione della ARES).
– Il personale sanitario non ha canali per comunicare se non attraverso il “Consiglio dei sanitari”, che peraltro non ha alcun potere e forse neppure esiste se non formalmente.
A questo punto, visto che l’enorme deficit di assistenza è direttamente proporzionale alla povertà economica della ASL, è necessario sapere se siamo in condizioni di negoziare con ARES i fondi per l’assistenza sanitaria che ci necessitano.
Per farlo dobbiamo sapere quali siano i nostri diritti e quali strumenti abbiamo per esigerli.
Gli strumenti disponibili sono quelli deliberati dalla Giunta Regionale e dal PNRR. Essi sono:
1 – Il piano ospedaliero regionale del 2017;
2 – la legge 24/2020 che ha istituito la ARES e le ASL;
3 – il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza);
4 – l’atto aziendale.
Utilizzando questi strumenti prodotti con valore di Legge è possibile esigere i fondi per finanziare i LEA.
Per quanto riguarda il territorio del Sulcis-Iglesiente si pongono alcune questioni:
Prima questione: l’Ospedale Unico.
Se al Giunta Regionale decide di realizzarlo deve fare tutti i passaggi necessari conseguenti all’articolo 42 della legge regionale 24/2020, cioè deve:
– deliberare la costruzione l’ospedale Unico,
– ordinarne il progetto,
– finanziarne la costruzione,
– arredarlo e dotarlo degli strumenti necessari ai servizi,
– assumere il personale.
– E’ una questione di finanziamento. Senza soldi si tratta solo di chiacchiere.
Per ora la ARES ha escluso il presidio ospedaliero unico e prevede per la ASL 7 tre strutture ospedaliere.
Il primo ospedale è il CTO di Iglesias, dotato di 127 posti letto e destinato alle patologie d’elezione. L’ARES e l’atto aziendale non hanno ancora preso in considerazione l’obbligo di deliberare l’organico del personale per il CTO, il finanziamento in spesa corrente per gli stipendi e le assunzioni. Inoltre, non è stata ancora considerata la specifica destinazione del personale medico e sanitario al CTO.
Il secondo ospedale è il Sirai di Carbonia, dotato di probabili 187 posti letto e deliberato come DEA di I livello per l’Urgenza e Emergenza. La ARES dovrebbe deliberare tutte le Unità Operative presenti nell’atto aziendale e dotarle di pianta organica. Non esiste la delibera sulle piante organiche e il relativo finanziamento nella spesa corrente. Senza una pianta organica adeguata alle funzioni di DEA (Dipartimento di Emergenza e Accettazione) dotata di un adeguato finanziamento l’ospedale non può esistere. Per ora è soltanto una intenzione scritta nell’atto aziendale.
Il terzo ospedale è la “Grande Casa della Salute” del Santa Barbara di Iglesias. E’ stata dichiarata nell’atto aziendale la destinazione del Santa Barbara a contenere la Casa della salute , l’ospedale di comunità, l’Hospice, il Centro Diabetologico e la Endocrinologia, la Neuropsichiatria infantile, il Centro di salute Mentale, la Nefrologia, la Psicologia, la medicina dello Sport, tutti i servizi Distrettuali; la riabilitazione (codici 56-60) la riabilitazione post Covid e la terapia intensiva Covid correlata. Tutti questi servizi hanno bisogno di finanziamenti. Alcune strutture sono finanziate attraverso il PNRR.
Molti altri servizi non hanno un esplicito finanziamento. Pertanto, non sono credibili se questo non esiste.
Seconda questione: problemi della medicina del territorio risolvibili con adeguati fondi.
– Carenza di Medici di medicina generale e pediatri.
– Liste d’attesa troppo lunghe.
– Insufficienza del budget per i laboratori analisi e radiologie.
– Fuga dei pazienti verso le ASL vicine più dotate.
-Recupero della autosufficienza specialistica perduta.
Terza questione: il problema demografico, dovuto a.
– forte invecchiamento della popolazione certificato da questi dati
a) numero degli ultrasessantacinquenni in Italia = 21 %
b) “ “ in Sardegna = 24 %
c) “ “ nel Sulcis = 28,5%
Numero assoluto di ultrasessantacinquenni nel Sulcis Iglesiente = 34.000 ( su 119.000 abitanti)
Nota Bene : Con questi dati demografici esiste un diretto rapporto con le malattie cardiovascolari,
tumorali , degenerative, demenze, insufficienze renali, eccetera.
Esiste inoltre una grave denatalità. L’ISTAT certifica che la nostra è la natalità più bassa del mondo
Natalità nell’Africa (Nigeria) = 44 nati per 1.000 abitanti
“ Francia = 12 “ “ “
“ Italia = 8 “ “ “
“ Sulcis = 5,2 “ “ “ La più bassa nel mondo

Questi dati che certificano la forte incidenza di malattie da invecchiamento giustificano la forte necessità di assistenza ospedaliera e la più forte mortalità. Va ricordato che la massima percentuale della spesa sanitaria (tra il 70 e 90%) si concentra nel primo e nell’ultimo anno di vita.
Considerata la più alta percentuale di Baby boomers nel nostro territori ne consegue che questo sarà il territorio più gravato in Italia dalla maggiore necessità di fondi per spesa sanitaria. Si tratta del territorio che ha la maggiore urgenza di risolvere il problema della esigibilità dei LEA con un forte finanziamento sia degli ospedali che della sanità territoriale, pena un intollerabile impoverimento delle famiglie.
Quarta questione: il problema dei posti letto in ospedale.
I posti letto attribuiti al Sulcis Iglesiente sono 313 per acuti e riabilitazione (fortemente sottostimati rispetto ai 3,7/1000 prescritti dalla legge Balduzzi). Dovrebbero essere attivi almeno 357 per acuti e 84 per riabilitazione Totale = 441 posti letto.
Consideriamo questi rapporti di disparità di posti letto:
313 posti letto totali nella ASL 7 di Carbonia Iglesias
5.790 in Sardegna (di cui 1.643 pubblici e 1.147 privati)
2.400 a Cagliari (di cui 1.800 pubblici e 600 privati)
E’ evidente il forte spostamento della bilancia a favore della città metropolitana di Cagliari (430.000 abitanti) rispetto alle limitazioni del Sulcis Iglesiente con i suoi 119.000 abitanti.
Da ciò nasce l’urgenza di esigere un riequilibrio territoriale dei servizi sanitari a protezione del territorio più debole, così come prescritto dalla legge n. 42/2009 che imporrebbe la redistribuzione dei finanziamenti regionali e dei fondi perequativi dello Stato.
Quinta questione: realizzare la mission 6 del PNRR nel territorio. Non è noto se esista un progetto approvato per la realizzazione della struttura di Grande Casa della Salute del Santa Barbara per cui dovrebbero essere spesi 5 milioni di euro entro il mese di giugno del 2026 e se esista un progetto da 260.00 euro per le COT.

Gli strumenti da apprestare con urgenza e utilizzare si trovano nelle leggi.
a) E’ necessario che i 23 Sindaci del territorio creino il canale di comunicazione con la Giunta regionale, per avere risposte dalla ARES, deliberando ed eleggendo la “Conferenza territoriale Sanitaria e Socio-sanitaria” della nostra Provincia, così come è prescritto dalla legge 24/2020.
b) Costituire il “Consiglio dei sanitari” della ASL, come previsto nell’atto aziendale e nella L. 24/2020.
c) La Conferenza provinciale deve esigere la delibera di Giunta regionale che definisca le piante organiche degli ospedali e i relativi finanziamenti. Sulla base di queste si potrà procedere alla soluzione del problema del personale. In assenza di queste delibere l’atto aziendale non ha valore.
d) La Conferenza provinciale deve esigere la progettazione della grande casa della salute del Santa Barbara con tutti i servizi previsti nell’atto aziendale, e peraltro già finanziati dal PNRR. Il ritardo nella procedura può comportare la perdita dei fondi europei.
e) Attuare la creazione del “Comitato locale LEA” per la verifica della corretta applicazione della ripartizione dei fondi e della erogazione delle prestazioni incrementando il budget per i laboratori.
f) Finanziare adeguatamente le convenzioni per la medicina specialistica.
g) Finanziare l’apertura di una Scuola per infermieri professionali.
L’esperienza maturata con i LEA insufficientemente finanziati induce ad un controllo serrato.
Ricordiamo che il ministro Francesco De Lorenzo legiferò nell’anno 1992 per la nascita dei LEA simultaneamente alla rinunzia degli italiani alla Grande Riforma di Tina Anselmi. Il primo elenco dei LEA si vide molto tardivamente e ampiamente incompleto dopo 10 anni, nel 2002. Il completamento dell’elenco si raggiunse nell’anno 2017, cioè dopo altri 15 anni. In tutto ci vollero 25 anni. Nonostante ciò il LEA promessi sono ampiamente falliti per scarsità di fondi.
Oggi si affaccia un‘altra promessa in cambio di un’altra rinunzia. E’ quella contenuta nel disegno di legge sull’Autonomia Differenziata. Stavolta si promettono i LEP (livelli essenziali di prestazioni).
I LEP sono stretti parenti dei LEA. Riguardano oltre il servizio sanitario anche l’istruzione, la assistenza sociale, i trasporti locali. In cambio di quest’altra promessa ci chiedono di rinunziare ai finanziamenti per sanità, istruzione, assistenza sociale e trasporti che oggi ci arrivano attraverso il fondo perequativo della fiscalità generale dello Stato. Stavolta, oltre al servizio sanitario, potremmo perdere l’adeguato finanziamento per la scuola, per l’università, per i trasporti e per l’assistenza sociale. Oltre alla sanità pubblica potremmo veder cadere anche altri servizi essenziali.
Timeo Danaos et dona ferentes.

Nuova tragedia questo pomeriggio sulla SP2. In uno scontro frontale tra un’auto e un furgone ha perso la vita un giovane di 24 anni, di Villamar. L’incidente si è verificato all’altezza della frazione di Tanì, ad alcune centinaia di metri dal punto nel quale si era verificato l’ultimo tragico incidente lo scorso mese di febbraio, costato la vita a due giovani. Nello scontro sono rimaste ferite altre cinque persone. La circolazione è stata a lungo interrotta per i soccorsi. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, carabinieri, alcune ambulanze e l’elisoccorso.

Gianluca Cro è il nuovo presidente del Cortoghiana, Fabio Piras è stato confermato alla guida della prima squadra.
La retrocessione in prima categoria non ha depresso gli animi in casa rossoblù, ma anzi la voglia di riscatto e di continuare a recitare un ruolo importante nel panorama calcistico regionale onorando la memoria ed il lavoro del compianto presidente Corrado Piras, ha spinto la dirigenza rossoblù a mettersi subito in moto per programmare la stagione 2023/24.
La novità più importante è l’elezione a presidente di Gianluca Cro.
31 anni appena compiuti, impiegato come ingegnere in un’impresa locale che si occupa di bonifiche ambientali, una carriera molto promettente che ti ha portato dalle giovanili del Cortoghiana a quelle del Cagliari con cui hai disputato due Campionati Primavera e sfiorato l’esordio in serie A, poi Torres, PortoTorres, Arzachena, una carriera che si interrompe a causa di due brutti infortuni, il completamento degli studi e la decisione di rimettere le scarpette ai piedi a fine 2018 per contribuire alla promozione del Cortoghiana di Corrado Piras. Ora si apre un nuovo capitolo con la proposta accettata con entusiasmo di presiedere la società calcistica in cui hai dato i primi calci ad un pallone. Ti senti pronto a questa sfida?
«Sono lusingato della proposta che mi è stata fatta insieme dalla dirigenza del Cortoghiana e da tanti amici, imprenditori e sponsor che vogliono impegnarsi per far continuare a vivere la storia del Cortoghiana e contribuire a rilanciare le sue ambizioni. Per me è una sfida entusiasmante e cercherò di calarmi subito nella parte. So di non essere solo, ci sono persone che hanno già dato prova negli anni di grande passione, competenza e professionalità ma conto di coinvolgere in società tanti altri giovani che come me hanno voglia di mettersi alla prova.»
Passare in poco tempo dal campo alla scrivania, è una scelta difficile?
«Non nascondo che mi sarebbe piaciuto essere protagonista in campo nella stagione passata e magari avrei potuto dare quel contributo di esperienza che in certi frangenti è mancato, sono stato vicino ai ragazzi per tutto il campionato compresa l’ ultima gara in casa del Villamassargia, ma I malanni fisici non mi hanno dato tregua. Bisogna capire quando è il momento di voltare pagina. Ed io l’ho capito. E poi il mio lavoro mi impegna davvero tanto e comunque ogni tanto due calci al pallone magari li darò.»
La conferma di Fabio Piras come allenatore è stato il primo atto del nuovo corso, quali sono gli altri obiettivi a breve?
«C’è stata una forte condivisione sulla scelta di confermare Fabio ed è stato bellissimo sentirsi dire subito di si, nonostante avesse già avuto richieste da club blasonati di Promozione. Non so quanti allenatori sarebbero stati capaci di tenere botta sino all’ ultimo minuto del Campionato con una rosa di soli 19 giocatori e senza Juniores. Ma non è solo una scelta di riconoscenza, Fabio è sicuramente uno che fa crescere i giovani sotto il profilo umano e sportivo, ha grande serietà e preparazione ed ha saputo creare un grande gruppo che spesso nel mondo del calcio fa la differenza. Ora cerchiamo di formare un gruppo ancora più forte e numeroso, con l’ innesto di alcuni giocatori di esperienza e giovani in rampa di lancio, ci teniamo pronti per un eventuale ripescaggio e comunque per una Prima Categoria dove vogliamo recitare un ruolo da protagonisti. Abbiamo la ferma intenzione di fare la Juniores, cerchiamo un tecnico che conosca la Categoria, i ragazzi e che abbia voglia di emergere. Stiamo lavorando all’ obiettivo di fare tutte le categorie dai piccoli amici agli Allievi. È partita l’ organizzazione del torneo di calcetto e subito dopo faremo un torneo per le categorie giovanili. Abbiamo deciso di avviare la campagna soci e iniziato a contattare nuovi e vecchi sponsor, insomma la macchina è già in moto al massimo dei giri.»
Tra poco inizieranno i lavori al campo che diventerà polivalente e sarà finalmente agibile, ma il sintetico rimane un sogno che si spera diventi prima o poi reale. In tanti hanno rifiutato in passato di giocare a Cortoghiana per via del terreno di gioco, come pensi di fare per convincere gli eventuali rinforzi ad accettare di giocare nello sterrato?
«Sfatiamo, intanto, la convinzione che tanti infortuni muscolari siano dovuti al terreno di gioco, quest’anno non abbiamo avuto praticamente problemi di questo tipo, mentre tanti amici che hanno scelto di giocare in campi più belli in erba sintetica e non, hanno dovuto spesso fermarsi per malanni di quel tipo, non dipende solo dal terreno, ma dalla preparazione, dalla vita quotidiana, dalla dieta che si segue. Giocare sul campo in terra battuta ha un suo romanticismo ed è comunque la passione per il calcio a fare la differenza, ma ciò non toglie che anche noi vorremmo vedere questo sogno realizzato, avere un campo sintetico serve non solo al Cortoghiana ma anche a tutta la città di Carbonia e, soprattutto, libera i nostri infaticabili volontari dall’incombenza di tanti lavori di manutenzione e preparazione. Per questo motivo ci sentiamo impegnati insieme all’Amministrazione comunale per esplorare tutte le strade possibili che ci consentano in un futuro prossimo di realizzare questo sogno.»
Un ultimo appello per l’avvio della nuova stagione?
«Sì. Lo rivolgo a tutti gli appassionati del Cortoghiana, agli imprenditori e ai commercianti ma anche a tanti genitori, sosteneteci, dateci fiducia, stateci vicino ed insieme potremmo fare qualcosa di concreto e veramente importante per il paese, per far fare sport a tanti giovani, per tenere in piedi un progetto che è educante ed inclusivo, a prescindere dai risultati sportivi.
Forza Cortoghiana!»

Lunedì 22 maggio, alle 16.30, la Sala Convegni della Biblioteca Comunale Pietro Doneddu di viale Arsia, a Carbonia, ospita una conferenza di Donatella Petretto, professoressa associata del Dipartimento di Pedagogia, Psicologia, Filosofia, già ricercatrice di Psicologia clinica, dal 2010 delegata dal Rettore dell’Università di Cagliari per il coordinamento ed il monitoraggio delle iniziative a supporto degli studenti con disabilità (legge 17 del 1999) per tutte le iniziative concernenti l’integrazione sociale e i diritti delle persone con disabilità, disturbi specifici ed altre difficoltà di apprendimento. Organizza Unisulky, Università popolare del Sulcis – Associazione culturale S’Ischiglia.

Il tema della conferenza è “Ogni persona ha il diritto di poter vivere bene e a lungo: invecchiare con una buona qualità di vita rappresenta la sfida attuale. È un obiettivo raggiungibile?” [PARTE SECONDA]

Se da un lato anche il progressivo invecchiamento della popolazione rappresenta una conquista – perché le persone vivono più a lungo ed è ben noto il grande contributo che possono dare a livello micro e macro-sociale – è tuttavia importante conoscere questo nuovo fenomeno demografico e governarne gli effetti.

Novità “green” per gli uffici postali di Gonnesa San Giovanni Suergiu. Nei giorni scorsi le sedi dei due Comuni del Sulcis Iglesiente sono state interessate da lavori di manutenzione straordinaria inseriti nell’ambito del progetto “Led”, che prevede il completo rinnovo dell’impianto di illuminazione, attraverso la sostituzione delle attuali lampade a fluorescenza con nuove luci led a basso impatto energetico, in grado di per consentire l’abbattimento (circa il 50%) dei consumi di energia elettrica e il risparmio dei costi di manutenzione legati alla maggior durata in ore dei corpi illuminanti.

Il progetto rappresenta da alcuni anni, per la parte meridionale della Sardegna, uno degli interventi principali per contenere i costi energetici e ha coinvolto finora 33 tra uffici postali, sedi direzionali e centri di recapito, con un risparmio annuo di oltre 281mila kwh e una riduzione delle emissioni di anidride carbonica di 242 tonnellate. Nel corso del 2023 si prevedono interventi in ulteriori 6 sedi del territorio, con un recupero annuo atteso di 28 kwh e una ulteriore diminuzione delle emissioni di anidride carbonica stimabile in 24 tonnellate. Anche l’iniziativa intrapresa a Gonnesa e San Giovanni Suergiu contribuirà al raggiungimento da parte di Poste Italiane, entro il 2030, dell’obiettivo di ‘zero emissioni nette di anidride carbonica’ come previsto dal piano strategico “2024 Sustain & Innovate”, che mette al centro della strategia, oltre all’innovazione, la sostenibilità, declinata in otto pilastri tra cui la decarbonizzazione degli immobili e della logistica.

«A conferma della rilevanza dei temi ambientali per la nostra strategia, Poste italiane diventerà un’azienda a zero emissioni nette entro il 2030 aveva ricordato  l’amministratore delegato Matteo Del Fante in occasione della presentazione del piano strategico “24 S.I.” l’impegno che abbiamo assunto per la sostenibilità e l’innovazione è un supporto importante per raggiungere gli obiettivi del Paese e dell’Europa per una ripresa economica sostenibile, in linea con quanto programmato nel Recovery plan.»