21 November, 2024
Home2023Ottobre (Page 3)

Il prossimo 10 novembre, presso la sala consiliare del comune di San Giovanni Suergiu, alle ore 16.00, verrà presentato il Comitato Ciclovie meridionali sarde. Il direttivo presieduto da Nicolino Diana, si confronterà con le autorità del territorio e non solo, sulle opportunità e criticità del progetto sulla conversione totale dell’ex Ferrovie Meridionali Sarde in ciclovia ed i collegamenti dalla rete principale ai vari siti di interesse generale di tutti i paesi del territorio del Sulcis Iglesiente.
Il Comitato è stato fondato da 14 società ciclistiche del territorio rappresentanti complessivamente circa 500 soci, ed è sostenuto anche da tanti altri appassionati che aderiscono a titolo personale.
Il Comitato Ciclovie meridionali sarde si propone di sensibilizzare i Comuni del Sulcis Iglesiente e l’Amministrazione provinciale, affinché venga preso in considerazione il recupero del tracciato ex FMS, per convertirlo quanto prima in pista ciclo-pedonale nelle tratte dove ancora poco o nulla è stato realizzato.
«Si pensi, a titolo esemplificativo spiega Nicolino Diana -, alle tratte Carbonia-Iglesias o Siliqua-Narcao (a nostro parere potrebbero anche rimanere sulla massicciata in terra battuta), che sia a livello paesaggistico- ambientale, nonché architettonico (gallerie, ponti, stazioni ecc.) possono e devono diventare un attrattore turistico di primo piano. Crediamo anche nel grande potenziale della tratta “Arcipelago del Sulcis” verso Calasetta e Carloforte, con viste mozzafiato sulla Laguna ed il Mare.»
«Dalle direttrici principali Siliqua-Calasetta e San Giovanni Suergiu-Iglesiasaggiunge Nicolino Dianapotranno diramarsi dei collegamenti a rete per i centri di interesse di cui è ricco il nostro territorio:
– Enogastronomia: Cantine, Oleifici, Caseifici, etc;
– Ambiente: Lagune, Stagni, Parco Gutturumannu, Grotte, etc.
– Archeologia: Pani Loriga, Montessu, Sirai, Seruci, etc;
senza dimenticare l’archeologia mineraria con i relativi percorsi, che tanto insistono in particolare nel nostro territorio. Questi sono solo alcuni esempi di opportunità di Sviluppo, con un enorme potenziale anche in termini occupazionali. Il 3° Rapporto sul cicloturismo in Italia attesta, infatti, che nel 2022 sono stati più di 33 milioni i turisti che hanno scelto di visitare l’Italia in bicicletta, con un impatto economico stimato in circa 4 miliardi di euro. In tale contesto, i potenziali margini di crescita della Sardegna risultano tra i più ampi a livello nazionale.»

Il Comitato Ciclovie meridionali sarde è così composto:
Presidente: Nicolino Diana
Vicepresidente: Andrea Fabrizi
Segretaria: Stefania Cacace
Tesoriere: Alberto Etzi
Consiglieri: Cristian Reina, Fabrizio Piras e Guglielmo Arus.

Le Segreterie Territoriali FIOM-FSM-UILM Sardegna Sud-Occidentale e Sulcis Iglesiente hanno convocato l’assemblea generale straordinaria di tutte le aziende e dei percettori di mobilità in deroga per martedì 31 ottobre, dalle ore 8.00 alle ore 10.00. davanti al municipio di Portoscuso.

«La situazione tra i metalmeccanici è esplosiva si legge in una nota delle segreterie territoriali FIOM-FSM-UILM Sardegna Sud-Occidentale e Sulcis Iglesiente -. Non c’è settore, filiera, industria o azienda metalmeccanica, che possa salvarsi dalla mancata politica industriale in atto. Mancate scelte stanno determinando il declino industriale, che rischia di cancellare la storia e la produttività dell’intero polo industriale di Portovesme. Nei tavoli e nei confronti istituzionali si dichiarano le strategicità delle produzioni ma allo stesso tempo non si è conseguenti alle dichiarazioni, con azioni o atti, che garantiscano le ripartenze o le attuali produzioni. Oltre 1.000 lavoratrici/ lavoratori metalmeccanici rischiano di essere licenziate/i o perdere l’attuale ammortizzatore sociale legato all’area di crisi complessa di Portovesme.»

Le segreterie territoriali FIOM-FSM-UILM Sardegna Sud-Occidentale e Sulcis Iglesiente hanno fatto l’analisi delle vertenze in atto.

«Sideralloys: l’incontro al MIMIT tenuto il 10/10/2023 ha evidenziato che i temi fondamentali per avere certezze sul rilancio della fabbrica di alluminio primario hanno una scadenza imminente, il 31/12/2023. Infatti in questa data scadono: a) L’accordo di programma fra Sider Alloys, Invitalia e Regione Sardegna. b) Il finanziamento richiesto dalla Sider Alloys con garanzia Sace, in base alla L. 50 del maggio 2022. Che fine ha fatto l’impegno preso al MIMIT dall’assessora dell’Industria di convocare il tavolo di confronto il 3/11/2023? Senza la soluzione di questi punti perderanno il lavoro circa 250 persone, salterà per aria il rilancio produttivo di alluminio primario, quello occupazionale che doveva coinvolgere le 350 persone in mobilità; risulterebbero buttati per aria, i soldi utilizzati dalla Regione per la formazione dei lavoratori effettuata l’anno scorso.

Portovesme srl-Glencore: l’incertezza sul futuro nelle produzioni di piombo e zinco, unita alla ipotetica riconversione dello stabilimento, ha portato a una drastica riduzione della forza lavoro operante in stabilimento. La fermata delle produzioni di piombo e zinco voluta dalla Glencore lascerà aziende e lavoratori degli appalti sprovvisti degli strumenti per garantire il mantenimento della forza lavoro delle aziende in appalto nella eventuale ripartenza/riconversione. Siamo ben oltre l’anticamera del licenziamento, o si trovano soluzioni o siamo già in quella fase. I lavoratori coinvolti in questa gravissima situazione già dal mese di febbraio 2024 saranno oltre 300, ma si raddoppieranno nel giro di qualche mese. Diventa fondamentale trovare soluzioni con carattere di urgenza per evitare le procedure di licenziamento collettivo oramai imminenti.

Portovesme srl-Glencore San Gavino Monreale: la denuncia presso gli organi di stampa di un lavoratore, che dopo sei mesi non ha ancora ricevuto il pagamento della cassa integrazione, dimostra la preoccupante lungaggine della burocrazia negli iter procedurali per arrivare al pagamento della cassa integrazione, davanti al peggiorare della situazione che si sta delineando, l’Inps deve uniformare i sistemi e garantire procedure snelle e autorizzazioni più rapide.

Centrale Enel di Portovesme: il PNIEC fissa la decarbonizzazione al 31/12/2025. Per gli sviluppi che si conoscono questa data dovrebbe slittare. Tuttavia, occorre occuparsi con urgenza dei lavoratori operanti in centrale, che si sentono sempre più precari a causa della mancata essenzialità della centrale, che richiede sempre minori lavorazioni da effettuare per le produzioni e/o le manutenzioni. L’ENEL ha la grossissima responsabilità di questa perdita occupazionale. La multinazionale deve favorire la ripresa di quel dialogo aperto mesi fa in assessorato all’Industria; l’intento del sindacato era ed è quello di dare corso all’avvio di progetti di rilancio industriale, tendenti a garantire l’occupazione che si perderà. Siamo stati presi in giro! abbiamo partecipato a incontri farsa, con la compartecipazione dell’assessorato all’Industria, con il solo scopo di prendere tempo, pensando che avremmo rinunciato alle rivendicazioni. In centrale operano circa 300 lavoratori degli appalti, questi, col tempo, perderanno il lavoro; nell’immediato la più importante azienda operante presso la centrale, terminerà gli ammortizzatori sociali il 31/12/2023.»

«Constatiamo con rammarico che riguardo agli investimenti derivanti dal Just transition fund, mentre nel Tarantino si sta dando corpo a importanti progettualità nel nostro territorio non esiste alcun progetto a conoscenza delle organizzazioni sindacali che possa o faccia pensare a una idea di rilancio di qualche tipoconcludono le segreterie territoriali FIOM-FSM-UILM Sardegna Sud-Occidentale e Sulcis Iglesiente -. Una vergogna a cui occorre porre rimedio con urgenza. Mobilità. Sono circa 450 i lavoratori collegati agli ammortizzatori in deroga per le aree di crisi complessa. La scadenza della concessione della mobilità ha sempre la stessa data: 31/12/2023. La gravissima situazione annunciata brevemente nei punti sopra riportati, sarà discussa nell’assemblea generale straordinaria, in cui si valuteranno le ulteriori iniziative da intraprendere, senza escludere nessun tipo di mobilitazione! FIOM-FSM-UILM, annunceranno le mobilitazioni che intenderanno attuare, al termine dell’assemblea e del confronto con i Sindaci del territorio.»

Prenderà il via l’8 novembre prossimo il progetto “Scuola e Genitori 2023”, finalizzato al benessere individuale e familiare e promosso dai servizi delle Politiche sociali dei comuni di Sant’Antioco e Calasetta, nell’ambito del progetto Centro per la famiglia “Isola di Sant’Antioco”.

Il percorso, che si inserisce inoltre nella programmazione di Sant’Antioco Comune amico della Famiglia, sarà curato dalla Coop. Soc. Dimensione Umana e si divide in 7 moduli di 5 ore ciascuno (per maggiori dettagli sui contenuti dei singoli moduli si rimanda alla locandina): si terrà ogni mercoledì dalle 14.30 alle 19.30 da novembre a dicembre 2023presso la sala ”I Sufeti” della biblioteca comunale di Sant’Antioco in piazza De Gasperi, con ingresso libero e gratuito. Per iscriversi o ricevere maggiori informazioni è possibile contattare la segreteria al numero 393.945.3667.

Il percorso nasce per supportare i genitori offrendo nuovi spunti di riflessione sulla genitorialità intesa come il risultato di un percorso personale e familiare in cui è possibile creare e modellare un nuovo approccio educativo basato sul rispetto dei bisogni del singolo e del gruppo, caratteristici di ciascun sistema.

Destinatari diretti sono i genitori interessati ad approfondire le tematiche trattate. Il percorso non è diretto a famiglie problematiche: chiunque abbia il desiderio di migliorare la relazione con i propri figli o stia progettando di diventare genitore, infatti, può partecipare attivamente. I destinatari indiretti sono invece i familiari e tutta la rete sociale che implicitamente beneficerà dei risultati ottenuti durante il percorso formativo.

La formazione è affidata alla dott.ssa Virginia Priolo, psicologa clinica e del lavoro, mediatrice familiare, psicoterapeuta in formazione, consulente, formatrice e autrice.

 

Recentemente nei giornali sardi due primari chirurghi, rispettivamente dell’ARNAS di Cagliari e AOU di Sassari, hanno definito gli ospedali delle ASL “ospedali filtro “. Esattamente il concetto che hanno espresso al giornalista è stato: «I nostri reparti chirurgici sono intasati di lavoro perché gli “ospedali filtro” non funzionano». Si era già sentito definire i nostri ospedali “ospedali periferici”, ma è la prima volta che vengono dichiarati non più “centri di cura” ma declassati a semplici “funzioni di filtro”. La degradazione sottende l’incomprensione della Costituzione e delle leggi sanitarie vigenti che declamano l’obbligo di erogare la salute pubblica con criteri di equità e uguaglianza in modo democratico a tutti gli italiani in ogni luogo. Ne consegue che tutti i reparti ospedalieri che producono le cure debbano essere ugualmente ad alto livello di prestazione. Tutti i cittadini, in qualunque ospedale dello Stato, hanno diritto a prestazioni eccellenti. Pertanto, tutti gli ospedali, nell’espletamento delle loro funzioni, sono “centrali “e non sono “periferia” di nessuno. Il contrario, sarebbe un colpevole fatto politico-amministrativo anticostituzionale.

L’idea di periferia sanitaria contrapposta al centro, nacque quando si teorizzò il concetto che gli alti costi dovuti all’evoluzione tecnologica per le malattie poco frequenti dovessero essere contenuti concentrando nei capoluoghi di regione alcune strutture specialistiche. Questo è necessario per le malattie e le procedure chirurgiche poco frequenti come la Neurochirurgia, la Cardiochirurgia, i trapianti d’organo e la Radioterapia per Oncologia. All’inizio, si era pensato che tale meccanismo dovesse essere riservato solo a quegli ambiti patologici infrequenti e costosi, e che solo quelle specifiche strutture dovessero essere centralizzate nei capoluoghi di regione. Naturalmente era inteso che invece le patologie più frequenti dovessero essere sempre trattate negli ospedali dei capoluoghi di provincia e in tutti gli ospedali dello Stato. Non fu così. Se ne abusò inventando il concetto di “Hub and Spoke”. E’ un’espressione inglese che sfrutta il disegno delle ruote del carro come le conosciamo: al centro della ruota c’è il “mozzo”, che in inglese si chiama “hub”. Sul mozzo confluiscono i raggi che in inglese si chiamano “spoke”.
L’espressione figurata della confluenza al centro dei raggi della ruota, rappresenta esattamente il concetto che esistono determinati servizi speciali che devono essere sempre convogliati nel capoluogo di Regione e messi al servizio di tutti indistintamente. Ecco perché, in quegli ospedali, esistono: la Neurochirurgia, la Cardiochirurgia, la Chirurgia pediatrica, i Servizi di trapianti d’organo, la Chirurgia vascolare, la chirurgia toracica, la radioterapia, i centri di immunologia e ematologia. Questi sono ospedali regionali disponibili alla pari per tutti i sardi. I reparti generalistici come la Chirurgia generale, l’Urologia generale, la Traumatologia e Ortopedia, la Medicina interna, la Neurologia, la Psichiatria, la Pediatria, l’Ostetricia e Ginecologia, il Nido pediatrico, l’Anestesia e Rianimazione, la Cardiologia, il Servizio emotrasfusionale. La Radiologia, il Laboratorio delle analisi ematochimiche, microbiologiche e virologiche, la Nefrologia e Dialisi, la Riabilitazione, la Pneumologia, la Diabetologia, l’Anatomia Patologica, l’Oculistica, l’Otorinolaringoiatria, la Geriatria, etc,., sono invece servizi ospedalieri che devono esistere alla pari in tutti gli ospedali capoluogo di provincia. Questi servizi devono avere una dotazione di strumenti e Personale sanitario professionalmente alla pari ovunque.
I Servizi sanitari di Carbonia, Iglesias, Oristano, Olbia, Alghero, San Gavino Monreale e Nuoro, e delle stesse strutture generalistiche ospedaliere di Cagliari e Sassari, devono funzionare parimenti bene e devono essere in condizione di indipendenza funzionale; in sostanza, non devono far confluire nulla verso i reparti generalistici che si trovano a Cagliari e Sassari. Ecco perché, non sono “ospedali di periferia” e neppure “filtro” per altri. Devono essere perfettamente dotati per dare con competenza e qualità tutti i servizi di prossimità ai malati dei propri territori.
In contrasto con la Costituzione e con le leggi sanitarie, dal 1992 in poi, iniziò l’abuso. Si impoverirono progressivamente sia il Personale che le Strutture specialistiche della città capoluogo di Provincia e si obbligarono i pazienti a rivolgersi a Cagliari anche per tutte le altre patologie. Dapprima ciò avvenne in modo inapparente, poi in modo più marcato, fino a diventare tumultuoso in questi ultimi anni, e sottrarre ai nostri ospedali le loro funzioni. Il travaso di malati verso Cagliari si chiama “mobilità passiva”. Con questa leva, indotta ormai anche per le patologie più banali, si sta soffocando lo spirito vitale dei nostri ospedali. Le prestazioni sanitarie rese dai servizi sanitari del Cagliaritano attraverso la “mobilità passiva” vengono pagate secondo un tariffario che si chiama “DRG” . E’ una classificazione del valore delle prestazioni sanitarie inventata dalle assicurazioni sanitarie private americane. Ogni prestazione, secondo il valore in euro stabilito, deve essere pagata da ciascuna ASL sarda alle strutture cagliaritane che le erogano secondo i DRG. Nel tempo tali strutture centralizzate sono state fortemente potenziate e ciò ha dato luogo ad una globale e diffusa applicazione della micidiale teoria dello “Hub and Spoke”. Quanto più esse sono state potenziate, tanto più sono stati depotenziati i nostri ospedali. Quante più prestazioni si chiedono a quelle strutture centralizzate tanto più le nostre ASL si indebitano e impoveriscono. Questo si traduce in perdita di personale e di posti di lavoro per il nostro territorio. Dopo l’epoca delle miniere e dell’industrializzazione, ora stiamo perdendo anche la Sanità. Naturalmente, il nostro impoverimento sta producendo di riflesso l’arricchimento degli ospedali del capoluogo in personale, strumenti e finanziamenti.
Chi potesse osservare tali ospedali, impropriamente arricchiti, vedrebbe dentro le corsie l’intenso traffico di medici e collaboratori. Si tratta di personale sottratto agli ospedali di provincia. La sottrazione avviene secondo i termini di legge. Per capire il meccanismo patologico che induce a questo travaso di soldi, uomini e mezzi, bisogna fare un passo indietro. Nell’anno 1992 Il ministro Francesco di Lorenzo con la legge 502, trasformò le USL (Unità Sanitarie Locali) in ASL (Aziende Sanitarie Locali). Aveva introdotto il seme della privatizzazione della sanità Pubblica. Erano gli anni in cui si stava completando la dismissione delle industrie delle PPSS (Partecipazioni Statali). Quello fu l’anno in cui avvenne la storica “Marcia per il Lavoro”, per attenuare l’impatto dell’uscita dello Stato dalle Partecipazioni statali e quindi anche dalle industrie metalmeccaniche e chimiche.
Contemporaneamente, iniziava timidamente l’uscita dello Stato dalle USL e al posto dei nostri sindaci al loro comando comparvero i manager delle neonate Aziende sanitarie. Prese piede allora la teoria economica dell’“efficienza ed efficacia” che semplicemente significa “spendere di meno mantenendo la stessa produttività” del Servizio sanitario. Nell’anno 2004, il Governo emanò il Dlgs 311 che imponeva la riduzione progressiva dei fondi destinati alla Sanità (-1,4% per anno). Ciò venne ottenuto col blocco del turn-over del personale andato in pensione e la riduzione della spesa corrente in Sanità (assunzioni e manutenzioni).
Nell’anno 2012 la legge Balduzzi (Governo Monti) ridusse i posti letto ospedalieri a 3,7/1.000 abitanti. Un valore ben lontano dagli 8 posti letto per 1.000 abitanti della Germania. Gli effetti negativi di questa legge si videro poi durante la Pandemia Covid del 2020. Nell’anno 2015 col DM 70 del Governo Renzi vi fu un’ulteriore riduzione dei posti letto, in funzione della valutazione di “volumi ed esiti” del lavoro prodotto. Cioè se il lavoro era diminuito, si dovevano chiudere i relativi posti letto ospedalieri.
L’effetto letale di queste leggi per i nostro ospedali è ancora attivo. Per effetto di quelle leggi, potremmo assistere nell’imminente futuro alla chiusura di altri reparti nei nostri ospedali. Usando queste leggi, presto potrebbe venir chiusa l’Urologia di Carbonia che, come si sa, è stata gravemente depotenziata privandola di colpo del Primario e di 4 medici. Purtroppo, a causa di questa perdita, i molti malati urologici del Sulcis Iglesiente si stanno rivolgendo agli ospedali e alle case di cura private di Cagliari.
Questo fenomeno, la cui origine è da ricercarsi in ambienti fuori da questa ASL, ha creato un crollo dei “volumi ed esiti” di prestazioni urologiche. Nessuno può pretendere dai due medici urologi sopravvissuti i “risultati ed esiti” che darebbe lo stesso reparto se avesse ancora in attività tutti i sette medici previsti dall’organico. In forza di quelle leggi, l’assessore Carlo Doria potrebbe chiudere l’Urologia di Carbonia. Speriamo che la cittadinanza e i politici locali spalanchino gli occhi un po’ di più sulla spoliazione che potrebbe ricadere anche su questo servizio. Nessuno è innocente. Non lo sono i politici che non controllano e non lo sono neppure le nostre popolazioni che subiscono senza reagire.
La voluta induzione del calo di produttività dei nostri due Ospedali sta avvenendo con un meccanismo contabile strabiliante. Bisogna riconoscere che i fondi del Piano sanitario regionale vengono equamente suddivisi tra gli abitanti della Sardegna, tuttavia quei soldi non restano nel territorio di destinazione. Rimbalzano in buona parte a Cagliari.

Per esempio, al Sulcis Iglesiente vengono attribuiti 245 milioni però nelle sue casse ne arrivano 209 (cioè 36 milioni in meno). Con quei 209 milioni vanno pagate le spese degli ospedali e quelle dei medici di Medicina generale, comprese farmacie, radiologie e laboratori analisi. I 36 milioni che mancano vanno alle casse di strutture sanitarie prevalentemente cagliaritane. Sicuramente una buona parte di quei milioni serve a pagare i DRG dovuti alla Cardiochirurgia, alla Neurochirurgia, ai Trapianti alla Radioterapia e Oncologia ma un’enorme parte serve a pagare le spese per patologie comuni di: Chirurgia generale, Urologia, Ostetricia e Ginecologia, Oncologia, Ortopedia, Radiologia, Laboratorio, Oculistica, Otorinolaringoiatria, Pediatria, Anatomia patologica e altro che sono state erogate a Cagliari e che invece dovrebbero essere erogate a Carbonia e Iglesias. Purtroppo, noi non riusciamo più a farlo, perché ci mancano i medici, gli infermieri, le attrezzature e i soldi. A causa di queste spese indotte dall’insufficienza dei nostri servizi rispetto alle richieste della popolazione, infatti, ci siamo dovuti indebitare con Cagliari e non possiamo permetterci di assumere personale o acquistare attrezzature. Avviene esattamente il contrario nelle strutture specialistiche delle città capoluogo regionali di Cagliari e di Sassari, dove i finanziamenti sono sempre in attivo proprio per l’afflusso di soldi provenienti da tutte le ASL sarde. Ciò si desume dai dati esistenti in un prospetto sui finanziamenti e spese delle ASL sarde (delibera RAS n. 10/33 del 16 marzo 2023). In questo prospetto la teoria “Hub and Spoke”, per quanto riguarda il flusso di soldi dalla periferia al centro, è perfettamente rappresentata. Naturalmente non si tratta solo di questo ma anche di un riallocamento di personale, mezzi e interi servizi verso gli ospedali più ricchi del capoluogo (vedi il caso della Anatomia patologica del Sirai trasferita in blocco al Santissima Trinità di Cagliari). Oggi i servizi di Anatomia patologica dobbiamo comprarli da altre ASL.
Tutto quanto descritto è possibile perché le ASL delle province sarde non sono più delle vere ASL. Tutti i poteri di autonomia sono stati assorbiti da una struttura pubblica di diritto privato che oggi si chiama ARES, e in passato era ATS. Il patologico ciclo economico che deriva da tale organizzazione sanitaria centralizzata, visto ciò che sta avvenendo, non può essere favorito, pena il fallimento di tutti i nostri ospedali. Ne consegue, che per salvare i nostri ospedali, bisogna contrastare la teoria “Hub and Spoke”, o perlomeno bisogna precisare che quel concetto vale solo per le alte specializzazioni di Neurochirurgia, Cardiochirurgia, Trapianti d’organo, Chirurgia toracica e Chirurgia vascolare, lasciando tutte le altre chirurgie e le patologie internistiche più diffuse agli ospedali di provincia. Si avrebbe il vantaggio di conservare la medicina di prossimità, la cultura ospedaliera esistente storicamente e il vantaggio di contrastare lo spopolamento, la perdita di posti di lavoro e il problema demografico incombente.

La nostra è una popolazione molto invecchiata, e per di più il numero di vecchi è in un preoccupante crescendo, inarrestabile, pertanto, necessita della vicinanza del suo ospedale.

Mario Marroccu

Si avvia alla conclusione la prima annualità del progetto “Narcao cultura e turismo”, iniziativa promossa dal comune di Narcao, con il contributo della Fondazione di Sardegna.
“Narcao cultura e turismo” ha una visione a lungo termine e intende portare avanti attività di sviluppo della comunità locale, prevedendo una serie di iniziative legate a cultura, turismo, sviluppo sostenibile e networking, con il fine ultimo di creare un’offerta integrata turistica, contrastando lo spopolamento e valorizzando i piccoli centri del territorio.
Con le attività legate al progetto di Narcao si vuole proporre una lettura della complessità storica del paese, puntando ad un processo di rigenerazione urbana, non solo del centro di Narcao, ma anche di tutte le frazioni. In questa prima edizione si è voluto puntare su Terraseo e sul fagiolo, specie a rischio di estinzione e ampiamente conosciuto nella fascia più anziana della comunità locale; per questo motivo, attraverso una ricerca storica si è deciso di proporre un’opera muraria che raccontasse la storia di questo prodotto della natura.
Lo scopo del progetto, che vede coinvolta l’Amministrazione comunale di Narcao, con il contributo della Fondazione di Sardegna, è la promozione di un turismo sostenibile nonché lo sviluppo locale del territorio Narcarese, con l’obiettivo di contribuire alla crescita del comune e, parallelamente, contrastare disoccupazione e spopolamento.

Le associazioni e società sportive senza fini di lucro che operano a Carbonia possono presentare proposte di rigenerazione, riqualificazione ed ammodernamento degli impianti sportivi privi di rilevanza economica, corredati da un piano gestionale con la previsione di un utilizzo al fine di favorire l’aggregazione sociale e giovanile ai sensi dell’art. 5 del D.L. 38/2021.
L’obiettivo è valorizzare gli impianti sportivi comunali anche attraverso una forma speciale di partenariato con i soggetti del mondo dello sport, per attuare concretamente il principio di sussidiarietà orizzontale di cui all’art. 118 della Costituzione.
La manifestazione di interesse riguarda i seguenti impianti sportivi:
•    Campo Dettori di via Balilla;
•    Campo sportivo di Bacu Abis;
•    Complesso di via Balilla (da considerarsi in blocco ai fini della proposta) costituito da: pattinodromo; campo di hockey, campo polivalente; campo di calcetto.
•    Campo polivalente di Bacu Abis;
•    Campo di calcetto di Is Gannaus;
•    Palazzetto dello sport di Bacu Abis.
L’istanza di partecipazione e la proposta tecnico-economica dovranno pervenire, a pena di esclusione, entro e non oltre le ore 12.00 del giorno 3 novembre al seguente indirizzo: Comune di Carbonia – Ufficio Protocollo – Piazza Roma 1 – 09013 Carbonia (SU) – Settore I – Servizio Sport.
Dopo la scadenza del termine sopra indicato, le domande relative al medesimo impianto sportivo di cui al comma precedente che dovessero pervenire successivamente, verranno valutate in caso di esito negativo della/e istanza/e pervenuta/e entro il termine del giorno 5 dicembre 2023, secondo l’ordine di arrivo come risultante dal protocollo dell’Ente. Non verranno in ogni caso valutate domande che dovessero pervenire oltre la scadenza ultima del 5 dicembre 2023.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il seguente link:

La Comunità integrata per anziani del comune di Guspini è chiusa, ne apprendiamo notizia dalla stampa constatando che i percorsi proposti dalla CGIL della Sardegna sud occidentale, con lo SPI e la FP territoriale, non sono stati presi in considerazione e ritenuti utili.
Per garantire i tempi e modi di riapertura del servizio e per non pregiudicare le tutele contrattuali delle lavoratrici coinvolte, Caterina Cocco per la Camera del Lavoro, Efisio Lasio per lo Spi e Monica Secci per la Funzione Pubblica territoriali, avevano richiesto al Comune di prorogare il servizio sino
alla concessione della struttura al nuovo soggetto gestore che dovrà realizzare i lavori e la messa a norma dei locali, l’ampliamento dei posti e la riapertura del servizio, garantendo la clausola sociale e la continuità occupazionale alle lavoratrici operanti nel servizio.
Percorsi che invece non hanno trovato ascolto.
Oggi si chiude la Comunità integrata per gli anziani di Guspini, un servizio storico a cui la cittadinanza tutta ha sempre collettivamente contribuito con le risorse del bilancio comunale a questo destinate.
Ora gli anziani sono ospitati in altre strutture fuori sede con i disagi che questo comporta per persone fragili che cambiano ambiente e riferimenti della loro quotidianità e per le famiglie che devono farsi carico di spostamenti fuori sede con costi e tempi personali.
Siamo fortemente preoccupati inoltre per il licenziamento delle lavoratrici e l’assegnazione loro della NASPI visto che il lavoro in cui erano occupate doveva ricevere garanzie di legge precise che con la chiusura del servizio vengono pregiudicate.
Saremo ancor più vigili e proseguirà la nostra iniziativa per verificare che il comune di Guspini metta in atto tutti i percorsi annunciati per garantire nel minor tempo possibile la riapertura del servizio e il rientro degli anziani nella Comunità integrata e le lavoratrici nel loro posto di lavoro.

La Segretaria Confederale
CGIL Sardegna Sud Occidentale
Caterina Cocco

La Segretaria Generale FP
CGIL Sardegna Sud Occidentale
Monica Secci

Il Segretario Generale SPI
CGIL Sardegna Sud Occidentale
Efisio Lasio

Dopo l’enorme successo dell’evento inaugurale dello scorso anno, la Lega Navale del Sulcis insieme alla Classe Italiana e Internazionale RS Aero ha riproposto la stessa formula di regate a squadre, anche per il 2023: dal 26 al 29 ottobre, infatti, presso la Canottieri Ichnusa Cagliari, si disputeranno i Secondi Campionati Europei RS Aero Youth Team Race per giovani velisti e veliste under 22. Fino a 10 team in rappresentanza di 8 nazioni parteciperanno a quattro giorni di competizione internazionale dall’alto valore sociale e culturale, godendo delle piacevoli temperature di questo fine ottobre, il tutto nella splendida cornice della città di Cagliari, sempre più meta di discipline e regate veliche. Un movimento creato grazie anche al grande lavoro di attività tecnica e sportiva della III Zona FIV Sardegna, presieduta dall’avvocato Corrado Farra, che sembra non avere sosta durante tutti i 12 mesi dell’anno.

Grazie all’ospitalità della Canottieri Ichnusa sarà possibile regatare nel porto turistico di Cagliari, un luogo fantastico per le regate a squadre, essendo riparato e molto comodo  per gli spettatori per seguire le sfide “2 contro 2”, in cui per ogni match due barche di una squadra regatano contro altre due barche di un’altra squadra. Il clima ancora molto gradevole e il luogo facilmente raggiungibile grazie alla vicinanza dell’aeroporto internazionale di Cagliari, sono ulteriore motivo per raggiungere da tutta Europa il capoluogo sardo e partecipare a questo evento, che si svolgerà con la barca singola  RS Aero, scelta con la vela più piccola di 5 mq (RS Aero 5) proprio per garantire a tutti una facile padronanza della barca, che nelle regate a squadre deve essere gestita con abilità di conduzione e tattiche di navigazione particolari, a bassa velocità e secondo uno specifico regolamento proprio del “Team Race”. Ogni nazione sarà rappresentata da un maschio e una femmina entrambi under 22, che dopo le qualifiche dei primi giorni, potranno eventualmente accedere alla finale prevista domenica 29 ottobre. Le nazioni rappresentate saranno Italia, Gran Bretagna, Estonia, Lituania, Germania e Portogallo, con la possibilità di iscrizioni tardive da parte di Svezia e Paesi Bassi.

La formula di regata in sintesi:
– Limite di età: meno di 22 anni al 31 dicembre 2023
– Squadre formate da due velisti ciascuna – Genere misto con uomini e donne
– Regata a squadre di due barche (due barche contro due barche, 2 squadre e 4 barche in totale in una regata)
– Gli RS Aero 5 sono forniti a tutti i partecipanti: basta viaggiare fino a Cagliari e navigare!
– Gli RS Aero 5 devono essere utilizzati così come forniti; è possibile aggiungere solo una bottiglia e un timer
– Giovedì 26 ottobre – Giornata di riscaldamento/prove campo di regata
– Da venerdì 27 a domenica 29 ottobre – Regate

La Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica sostiene lo sciopero dei Medici di Medicina Generale della Sardegna, indetto dal Sindacato Medici Italiani per il 25 e 26 ottobre.
La sanità è al collasso. E’ da oltre un decennio che manca una programmazione regionale per la Medicina di base. I lunghissimi tempi per l’attribuzione delle titolarità in questi anni, hanno fatto sì che accrescessero le sedi vacanti privando numerose comunità sarde dell’assistenza primaria.
La politica investe in nuovi servizi (ASCOT) depotenziando la Medicina di base, le Guardie mediche e la qualità dell’assistenza. E’ di fondamentale importanza continuare a garantire ai cittadini il diritto di scegliere il proprio medico, un diritto sul quale si fonda il rapporto fiduciario medico-paziente.
La carenza dei medici di famiglia non si risolve portando il limite degli assistiti da 1.500 a 1.800, né con le Case di comunità, con la minaccia di chiusura delle Guardie mediche e ancor meno lasciando spazio ad ambulatori di quartiere privati.
La prima emergenza è la carenza di personale sanitario, eppure nulla si fa per formare nuovi medici e per prevenire la fuga, dal sistema sanitario pubblico e spesso dalla Sardegna, di quelli già formati.
Il sovraccarico di burocrazia, le condizioni di lavoro disumane, il mancato adeguamento degli stipendi rispetto all’Europa e alle altre regioni d’Italia, nonché la mancanza di agevolazioni che consentano l’accesso nelle sedi carenti più disagiate, fanno sì che i pochi medici formati seguano altri percorsi.
Per l’inadempienza della politica, in materia sanitaria, intere comunità sono in stato di abbandono.
La riorganizzazione della Medicina territoriale ha un ruolo centrale nell’ambito della riprogrammazione del sistema sanitario pubblico. Ma se non si affronta il problema della carenza di personale sanitario e della sua valorizzazione in termini economici e di salvaguardia della dignità professionale, non ci sarà soluzione.
Il medico di Medicina generale per il sovraccarico di lavoro, necessita di spazi e tempi per ulteriori competenze assistenziali. Necessita di figure professionali preparate a coadiuvare e portare avanti aspetti burocratici, organizzativi e assistenziali che fanno parte della complessità del lavoro.

Claudia Zuncheddu

Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica

Carloforte sarà la prima tappa della VII Rassegna Itinerari letterari e storici dell’Identità sarda con una serata culturale e musicale dedicata alle donne del periodo Giudicale per promuovere e valorizzare l’identità della nostra Isola attraverso un itinerario storico-culturale raccontato da esperti medievalisti dell’Università degli studi di Cagliari. La prof.ssa Olivetta Schena e il prof. Andrea Pala, docenti del Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni culturali, e Antonello Figus, presidente della Fondazione Sardegna Isola del Romanico, ci guideranno alla scoperta di questo straordinario periodo Storico.
La manifestazione organizzata da Maristella Casula, presidente dell’Associazione culturale La Casa Rosa sarà presentata da Alessandra Addari giornalista di Giulia Giornaliste Sardegna, che nel salotto storico-culturale darà voce con gli ospiti e gli artisti alla rievocazione di personaggi femminili del periodo Medievale: saranno presentate le Regine-Giudicesse che hanno avuto un ruolo significativo nel quadro storico-politico tra il IX e il XV secolo: Elena di Gallura del Giudicato Di Gallura, Adelasia di Torres ultima regina del Giudicato di Torres, Eleonora d’Arborea del Giudicato d’Arborea, Benedetta di Cagliari del Giudicato di Cagliari e personaggi minori.
La rassegna, patrocinata dal comune di Carloforte, con la collaborazione della Pro Loco, dell’associazione Saphyrina e dell’associazione Botti di Shcoggiu, della Coop. Casa del Proletariato di Carloforte e del Comitato Quartiere Castello di Iglesias, si realizza grazie al contributo dell’assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio della Regione Autonoma della Sardegna, e vanta tra i propri partners, già dalla precedente edizione: La Fondazione Isola del Romanico, l’APS Itinera Romanica, l’Università degli Studi di Cagliari e Giulia Giornaliste.
La manifestazione partirà alle ore 17.00, con il corteo medievale dalla calata Mamma Mahon sino a Piazza Pegli per concludersi al Teatro Cavallera dove alle 18.00 inizierà la serata culturale e musicale, interverranno per i saluti istituzionali il sindaco Stefano Rombi e la vice sindaca Elisabetta Di Bernardo. Tra gli ospiti della serata: la Vox Modulata Ensemble con la partecipazione del soprano Chiara Loi, di Maria Ganga, di Mario Tardini, di Davide Mura e di Raimondo Belfiori che si esibiranno con brani dal X al XV secolo, con loro la voce recitante di Susanna Mannelli dell’associazione Botti du Schoggiu e Marta Proietti Orzella che si esibiranno con la lettura di brani tratti dai libri: Donne protagoniste del Medioevo curato dalla prof.ssa Rossana Martorelli commissionato dalla Aps Itinera Romanica – edizione Carlo Delfino, Eleonora D’Arborea di Camillo Bellieni, Carta de logu, e Vita di Eleonora D’Arborea di Bianca Pitzorno.
Alle 20.00 è prevista nel teatro anche l’inaugurazione di un’esposizione delle eccellenze dell’artigianato artistico e agroalimentare locale, con la presentazione guidata delle tipicità del territorio.