Cronaca di una serata vissuta nel reparto di Oculistica dell’ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari – di Nadia Pische
L’arrivo in ospedale per fare una visita medica è sempre un momento difficile: l’appuntamento non sempre viene rispettato, più persone lo hanno allo stesso orario e questo crea spesso situazioni di nervosismo. A volte capita che la richiesta non sia stata caricata, a volte ti chiamano per verificare e poi ti dicono che è tutto risolto… Ma non sempre è vero.
Vai per l’appuntamento nel reparto di Oculistica dell’ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari, ma vale l’ordine di arrivo….In una serata dovrebbero essere visitati 23 pazienti… In un reparto di Oculistica dove le patologie non sono certo riconducibili a cose leggere! Tante specializzande e tanti specializzandi carini, gentili, professionali senza alcun dubbio ma… 23 pazienti sono davvero troppi. Sulla porta un foglio su cui scrivere il proprio nome “a mo’ di elimina code” ma tanti pazienti, tante necessità: visita, esame, topografia corneale, valutazione esami… Però tutti finiscono nello stesso elenco senza distinzioni.
Con il passare del pomeriggio, per chi è arrivato alle 14.45 comincia a diventare un’attesa snervante… Alcuni sono tornati per la terza volta senza essere stati visitati per ben due volte. Nonostante il profuso impegno degli specializzandi, l’aria rischia di diventare rovente! I pazienti in attesa di essere visitati spesso hanno una certa età, in un pomeriggio di osservazione noto un ragazzo diversamente abile che inizia ad innervosirsi per il tempo di attesa improponibile… sono quasi le 18.00! Un accompagnatore diabetico, un paziente trapiantato con cellule staminali che vede solo ad un occhio in cui ha l’herpes, un altro paziente che vede tutto annebbiato. L’irritabilità e la confusione sono una conseguenza logica. Alle 19.00 ci sono ancora 7 pazienti da visitare.
I parcheggi pagati più volte ormai sono di nuovo scaduti. Nel frattempo che qualche medico e tanti specializzandi visitano, il primario dopo aver “fatto” sala operatoria e aver visitato qualche paziente si reca a lezione!!! Poco dopo le 19.00 ritorna a vedere i pazienti a lui riservati per patologie particolari da studiare. L’anamnesi e la cartella sono tutte pronte grazie al lavoro degli specializzandi ma… i pazienti in attesa sono davvero esausti….lasciano l’ospedale intorno alle 20.15 erano lì dalle 14.45. Ora che dire, il primario è appena “arrivato” e lavora per organizzare al meglio il servizio ma… è impensabile che in un battibaleno possa essere tutto funzionale. Nel frattempo, i pazienti sono sempre più stanchi, demoralizzati e poco fiduciosi in una sanità pubblica che “ahimè” non riesce più a rispondere alle esigenze dell’utenza in maniera esaustiva. Una preghiera… chi di dovere faccia qualcosa… aiuti i primari a poter contare su un numero di collaboratori maggiore e direttamente funzionale alle richieste. La Sanità deve ritrovare la sua anima!
Nadia Pische
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