29 November, 2024
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La Polizia locale del comune di Carbonia nel mese di luglio effettuerà controlli sistematici su tutto il territorio comunale per verificare che siano rispettati i limiti di velocità da parte dei conducenti.
Le postazioni di controllo per il rilevamento della velocità saranno di volta in volta presegnalate, a norma di legge, dall’apposito segnale stradale di indicazione temporaneo ad alta visibilità, riproducente l’iscrizione “Polizia Municipale di Carbonia – Controllo elettronico della velocità”.
L’apparecchiatura tecnica per il rilevamento sarà impiegata con la presenza e sotto il costante Allegato il calendario delle postazioni autovelox previste nel mese di luglio 2023.

Nei 150 uffici postali della Sardegna Meridionale le pensioni del mese saranno in pagamento a partire da sabato 1 luglio.
Per una migliore fruizione del servizio, è consigliabile, per il ritiro delle pensioni in contanti, seguire la turnazione alfabetica indicativa suggerita nell’esempio:
i cognomi dalla A alla C sabato 1 luglio (solo mattina)

dalla D alla K lunedì 3 luglio
dalla L alla P martedì 4 luglio
dalla Q alla Z mercoledì 5 luglio

Le pensioni di luglio saranno disponibili a partire da sabato 1, anche per i titolari di un Libretto di Risparmio, di un Conto BancoPosta o di una Postepay Evolution che abbiano scelto l’accredito. I possessori di Carta di Debito associate a conti/libretti o di Postepay Evolution, quindi, potranno prelevare in contanti dai 107 ATM Postamat del territorio senza recarsi allo sportello. Inoltre, i possessori di Carta di Debito associate a conti/libretti potranno usufruire gratuitamente di una polizza assicurativa che consente un risarcimento fino a € 700 all’anno sui furti di contante subiti nelle due ore successive al prelievo effettuato sia dagli sportelli postali sia dagli ATM Postamat.

 

L’Autonomia riconosciuta a noi sardi in Costituzione ha ragioni molto diverse da quelle che oggi sono alla base del recente disegno di legge sull’“Autonomia differenziata”. La prima fu approvata per generare coesione nazionale e sussidiarietà. La seconda invece pare avere principi e finalità differenti.

L’Autonomia sarda derivò dall’esperienza di tre secoli di sottomissione alla Spagna, da un secolo di resistenza ai piemontesi e da un altro secolo di guerre e battaglie per fare l’Italia. I sardi inventarono l’“Autonomia” per porre fine alla povertà indotta dal feudalesimo. Nei tre secoli in cui la Sardegna era stata sottoposta al dominio spagnolo, la sua amministrazione era basata su una gerarchia molto semplice.

Esisteva il “vassallo” del re che, per diritto feudale, era proprietario di tutto: delle terre, delle persone, degli animali, dei mari e dei pesci, dei boschi, insomma di tutto. L’economia era semplicissima: dentro il feudo avvenivano la produzione, il consumo e la vendita o lo scambio dei prodotti della terra; il commercio finiva lì. In un sistema economico e culturale chiuso, senza scambi col mondo esterno, la povertà era assicurata. Una siffatta povertà si è poi radicata in modo strutturale e persistente. Fino all’anno 1714 la Sardegna e il ducato di Milano furono parte integrante dell’impero spagnolo. Il regime di controllo politico a cui erano sottoposti i sardi e i milanesi era simile, ma in Sardegna la vita era infinitamente peggiore. Nel 1702, dopo la morte dell’imperatore di Spagna Carlo II, che non lasciava eredi, era scoppiata una guerra di successione terrificante tra la Francia e il resto d’Europa (Inghilterra, Sacro Romano Impero e piccolo Ducato di Savoia). Alla fine, con il trattato di Ramstatt del 1714, l’impero spagnolo venne spezzettato. Con la spartizione la Sardegna venne assegnata al duca di Savoia, il Lombardo-Veneto invece venne assegnato agli Austriaci.

La nobiltà sarda, di genealogia spagnola, mantenne in vita il regime feudale con le note conseguenze sociali, economiche e culturali di arretramento. Il Lombardo-Veneto invece fu molto più fortunato perché, nonostante mancasse la libertà politica, il regime feudale finì e l’economia, la burocrazia, la cultura e l’organizzazione sociale si adeguarono all’evoluzione post-feudale di tutta l’Europa.

Fino al 1730 circa il duca di Savoia evitò di interessarsi di Sardegna ignorando lo stesso titolo di re che gli era piombato addosso. Dal 1730, con l’intervento del primo viceré sabaudo barone di Saint Remy e, soprattutto, dal 1756 con l’opera riformatrice del conte Lorenzo Bogino, iniziarono i cambiamenti. Fu soprattutto con la nuova cultura illuminista, che proveniva dalla Francia, che i sardi cominciarono a prendere coscienza dei diritti naturali dell’Uomo e del Cittadino. A Cagliari, alla fine del 1700, nel rione di Stampace, si formarono in segreto circoli illuministi di stampo giacobino e iniziò a prendere corpo l’idea di autogovernarsi secondo i principi di uguaglianza e di libertà. Contemporaneamente esisteva un vasto movimento autonomista in Corsica alimentato da Pasquale Paoli e si instaurarono contatti fra i movimenti delle due isole. Pasquale Paoli dapprima combatté i Genovesi per liberare la Corsica dal loro dominio, poi si ribellò anche ai Francesi, divenuti i nuovi padroni. Quella ribellione non si è mai spenta completamente tanto che Paoli tutt’oggi è considerato il padre della patria corsa. Similmente anche i sardi rifiutarono di finire sotto il nuovo padrone francese, e successivamente cacciarono i Piemontesi maturando l’idea di Autonomia del popolo sardo. Tutto iniziò nel 1793. A gennaio di quell’anno le navi da guerra francesi inviate dal Comitato rivoluzionario di Salute pubblica di Parigi, al comando dell’ammiraglio Truguet, occuparono le isole di Carloforte e Sant’Antioco. Come primo atto gli occupanti-liberatori vi fondarono la prima repubblica italiana: “La Rèpublique de la Libertè”. I Carlofortini, dapprima accettarono, ma i Calasettani e gli Antiochensi no.

Una volta occupate militarmente le due isole sulcitane, le truppe francesi iniziarono la marcia su Cagliari passando dall’istmo di Santa Caterina. Allorché le truppe si inoltrarono nell’istmo vi fu un’incredibile reazione da parte di sei abitanti della zona che, saltati a cavallo e caricati gli schioppi, attaccarono i soldati francesi e in men che non si dica ne uccisero 20. Il fatto interruppe l’avanzata francese e dette tempo al cavalier Camurati, piemontese, di organizzare le sue truppe nella terraferma e di ricevere l’appoggio di armati inviati dalla curia di Iglesias. Questi erano una milizia privata bene armata e, infervorati fa un frate guerriero, un tal padre Arrius, erano pronti a tutto, pur di fermare i francesi rivoluzionari anticlericali. L’ammiraglio francese, vista quella micidiale resistenza, dimise subito l’idea di raggiungere Cagliari per quella via, reimbarcò le truppe sulle navi ancorate nel Golfo di Palmas e procedette per via mare. Dopo pochi giorni la flotta da guerra francese cannoneggiò Cagliari e sbarcò le sue truppe d’assalto nella marina di Quartu. Le guardie svizzere che proteggevano il Castello di Cagliari, si asserragliarono chiudendo i ponti levatoi. Il popolo, lasciato solo, si armò e, organizzato da leaders improvvisati come Vincenzo Sulis e Girolamo Pitzolo, sorprese i soldati invasori nelle paludi di Quartu e del Poetto e ne fece strage. I Francesi rinunciarono e ripartirono. In quelle due battaglie, quella di Santa Caterina nel Sulcis e quella di Quartu, si era manifestata, dopo molti secoli di rassegnato torpore medioevale, un nuova entità guerriera che avrebbe fatto la storia: il “popolo sardo”.

Il re piemontese in tutta risposta premiò le guardie svizzere che si erano asserragliate in Castello e ignorò il popolo che aveva difeso sé stesso e anche la sede del viceré Balbiano. I coscritti dei circoli stampacini, approfittando dei meriti maturati in quel momento, organizzarono un Commissione per chiedere udienza al re a Torino e proporgli le cosiddette “cinque domande”. Si trattava di richieste apparentemente molto semplici ma che contenevano fondamentalmente il riconoscimento e la legittimazione del “popolo sardo” come nuovo soggetto da prendere in considerazione e introdurre nell’apparato per l’amministrazione e la difesa della Sardegna. Si trattava, di fatto, del primo abbozzo scritto dell’idea di “Autonomia” sarda. Il re Vittorio Amedeo III, molto regalmente, ignorò la Commissione e la lasciò in attesa fuori dal suo palazzo per 6 mesi, poi respinse le “5 domande”. Fu una grande umiliazione.

A Cagliari, nel quartiere di Stampace, per reazione fervèttero ancor di più le riunioni dei circoli giacobini allo scopo di creare una coscienza popolare rivoluzionaria. Qui, un anno dopo le battaglia contro i francesi, maturarono i fatti di “Sa Die de Sa Sardigna”: il 28 aprile 1794. Quel giorno, non potendone più degli arresti e delle provocazioni delle guardie del Viceré, il popolo si rivoltò e puntò armi e cannoni contro Castello. La battaglia fu intensa, con morti da ambo le parti, è finì con la conquista della piazzaforte e con lo “Scommiato”, cioè la cacciata da Cagliari dei Piemontesi che vennero imbarcati su navi dirette a Genova. Con questi eventi violenti il popolo sardo entrò nel vortice delle rivoluzioni della fine del 1700 e con la sua rivolta contro i Savoia divenne attore di primo piano nello stesso violento scenario storico per portò all’Indipendenza degli Stati Uniti di America con Giorgio Washington e al Terrore di Parigi con Robespierre. Il re di Sardegna si trovò all’improvviso dentro la Rivoluzione che stava agitando l’Europa; capì la situazione e accettò immediatamente le “5 domande”. Fu la prima pietra storica dell’edificio giuridico che in 150 anni avrebbe sancito l’Autonomia Speciale della Sardegna. In quella storia di rivoluzione e riscossa avvenne un triste fatto emblematico dell’insofferenza del popolo sardo. Due dei Commissari sardi, rappresentanti del movimento patriottico, che si erano recati a Torino e avevano concordato i termini della compartecipazione della Sardegna alla nuova gestione, il marchese della Planargia e Girolamo Pitzolo, accettarono dal re incarichi e privilegi personali, diventando di fatto collaborazionisti dell’apparato di controllo politico straniero. Furono cioè cooptati nel sistema di potere piemontese. Tale posizione era in netto contrasto con le idee più radicali di Autonomia rappresentate da Giovanni Maria Angioy. Ciò creò nei sardi, che si sentirono traditi, un forte risentimento che esplose in una rivolta sanguinosa con il massacro dei due, avvenuto a Cagliari nel luglio 1795.

Il sogno dell’autonomia coltivato dai sardi con “Sa Die de sa Sardigna del 1794” non fu facile da realizzare; dopo l’accettazione delle “5 domande” quel sogno fu represso da frustrazioni dolorose che andarono avanti per tutto il 1800. I sardi, per le doti guerriere che avevano dimostrato, erano diventati, per il re di Sardegna, un esercito di soldati professionisti, fedeli, coraggiosi e micidiali, da utilizzarsi in battaglia. Furono impiegati efficacemente a fianco dei Francesi contro i Russi in Crimea nel 1853-56. Subito dopo Napoleone III accettò di aiutare il regno Sardo nella Seconda guerra d’Indipendenza. Da allora i sardi rappresentarono il nerbo delle forze speciali in tutte le guerre che seguirono. Questo non fu dimenticato.

Fin dall’inizio del 1800, al centro dell’interesse, nella vita civile dei sardi, vi era sempre stata la rinascita dell’Isola, partendo dall’agricoltura. Il dibattito che ne era seguito in sede di governo aveva generato l’editto delle “chiudende”, nella convinzione che la distribuzione al popolo delle terre dei Salti o ademprivi, avrebbe favorito una nuova economia imprenditoriale.

Tale metodo di distribuzione del latifondo reale era stato sperimentato nel regno Unito con qualche successo. In Sardegna fu un fallimento, perché le terre finirono nelle mani dei più ricchi e i poveri rimasero senza pascoli e senza terra libera da coltivare, perché i salti vennero inglobati nel latifondo privato. L’uscita dalla mentalità feudale si rivelò difficilissima. Durante tutto il secolo vennero istituite diverse commissioni parlamentari che svolsero inchieste per trovare una soluzione alla cronica povertà dell’Isola. Nel 1897 venne approvata la prima legge speciale per la Sardegna. Ad essa seguirono le leggi speciali del 1902 e 1914. Alla fine si approdò alla legge nota come “Legge del Miliardo” con cui si disposero spese per l’esecuzione di opere pubbliche finalizzate ad ottenere una maggiore produzione e migliorare il tenore di vita della popolazione.

L’Italia neonata aveva continuato ad utilizzare i sardi in prima linea in tutte le guerre che seguirono. Da quelle in Africa a quelle in Europa. I sardi furono messi al centro del fronte di tutte le battaglie dell’Isonzo nella prima Guerra mondiale, e furono essi, con la Brigata Sassari, i temuti “diavoli rossi”, che protessero le truppe italiane in fuga dai cacciatori austriaci nella ritirata di Caporetto. Dai reduci di quella guerra nacque il Partito sardo d’Azione con un programma Autonomistico. L’Autonomia sarda non fu bene accetta dal Fascismo ma riprese vigore alla fine della Seconda Guerra Mondiale, con la richiesta di introdurre in Costituzione il riconoscimento della Sardegna come regione ad Autonomia Speciale.

Il riconoscimento avvenne il 26 febbraio 1948, con la legge n. 3. I padri Costituenti che presentarono le motivazioni per la concessione dell’“Autonomia Speciale” alla Sardegna furono Emilio Lussu e Renzo Laconi. La sintesi delle motivazioni fu: «Povertà secolare per una storica sottomissione che ne ha impedito lo sviluppo economico».

I Costituenti Repubblicani tennero conto delle diverse istanze provenienti dalle regioni e optarono per concede ad alcune di esse l’Autonomia speciale, nel rispetto del principio di indivisibilità della Repubblica e della sussidiarietà tra le regioni.

Vennero riconosciute “Regioni a Statuto speciale” la Sicilia, la Sardegna, la Val d’Aosta, il Trentino alto Adige ed il Friuli Venezia Giulia.

Le motivazioni erano basate su ragioni storiche, geografiche, economiche, per contenere spinte autonomistiche e per la tutela delle minoranze linguistiche.

Ai Consigli regionali delle regioni elencate venne riconosciuto potere legislativo con la possibilità di produrre leggi concorrenti con lo Stato. Fu altresì riconosciuta a tali regioni la competenza ad imporre tributi propri e la capacità di trattenere per i propri bisogni una percentuale del gettito fiscale di alcune imposte statali che poteva essere anche del cento per cento (per esempio sulla produzione e consumo di energia).

Ora questo privilegio, che fu concesso per necessità, è in pericolo.

Una trentina d’anni fa un nostro conterraneo sulcitano, rappresentante sardista, venne invitato ad una cena politica organizzata dal leghista Roberto Maroni in una città del Nord. In quella cena i leghisti vantarono la loro superiorità morale, economica e politica rispetto al Sud. Il nostro uomo prese la parola e rispose: «…evidentemente non sapete che se voi oggi esistete come popolo libero e ricco lo dovete a noi sardi che nel 1859, quando voi eravate l’estrema periferia dell’impero austro-ungarico, con le battaglie di Solferino, di San Martino e di Magenta, vi liberammo dall’oppressore e vi facemmo assaporare l’indipendenza; con la libertà conquistata da noi avete potuto diventare quello che oggi siete».

Questa fu la posizione del sardo quel giorno. Oggi è vecchio e continua a pensare allo stesso modo; non so se le nuove generazioni abbiano la stessa consapevolezza della nostra storia.

Tragedia alla periferia di Carbonia, nella zona PIP (Piano Insediamenti Produttivi). Un 43enne, Omar Locci, ha perso la vita schiacciato dal mezzo agricolo utilizzato per imballare le balle di fieno. L’uomo stava lavorando insieme al padre che al momento dell’incidente si trovava vicino ed è intervenuto prontamente. Sul posto sono arrivati i medici del 118, i vigili del fuoco e i carabinieri, ma per Omar Locci, purtroppo, i soccorsi non sono riusciti a salvargli la vita da fare. Gli agenti della polizia locale di Carbonia hanno avviato le indagini per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente. Il mezzo agricolo è stato posto sotto sequestro.

Il sindaco Pietro Morittu, e l’Amministrazione comunale di Carbonia, in una nota diffusa in serata, «esprimono la più sentita vicinanza alla famiglia del giovane, classe 1979, padre di famiglia, scomparso questo pomeriggio, vittima di un incidente sul lavoro accaduto a Carbonia».

«Siamo profondamente dispiaciuti per l’ennesimo incidente sul lavoroha detto il sindaco Pietro Morittu -. In questo caso il triste fenomeno di morte bianca ha colpito un nostro concittadino. Pertanto, siamo ancor più addolorati perché abbiamo perso un figlio della nostra città e proviamo un forte senso di vuoto. Manifestiamo il nostro cordoglio e ci stringiamo in un grande abbraccio alla famiglia del ragazzo.»

È stato inaugurato oggi a Carbonia, alla presenza del sindaco Pietro Morittu, dell’assessora della Pubblica istruzione Antonietta Melas, dell’assessore del Turismo Michele Stivaletta, della presidente della Fondazione ITS TAC Sardegna Sabrina Serra e del vicepresidente Salvo Manca, il nuovo corso di alta formazione per “Tecnico superiore per la gestione di strutture turistico ricettive”, al quale possono partecipare gratuitamente 25 ragazzi in possesso del Diploma di istruzione secondaria di secondo grado o di diploma professionale. Il corso si svolge a Carbonia presso la sede dell’Istituto di Istruzione Superiore Beccaria, in via Brigata Sassari. Vi sono ancora spazi per ulteriori adesioni da parte dei giovani e delle giovani che intendono iscriversi a questo pregiato corso post-diploma.

«Il 30 giugno scadono i contratti e tutti i lavoratori coinvolti rischiano di trovarsi senza occupazione e il progetto di naufragare. Nonostante gli impegni e gli elogi sulla sua possibile realizzazione, ancora la Regione non ha compiuto alcun atto sulla vertenza che riguarda il futuro del progetto Aria.»

Il nuovo appello alla Regione arriva dalle segreterie Filctem CGIL-Femca Uil-Uiltec Uil.

«Domani saremo davanti alla Presidenza della Regione a Villa Devoto alle ore 10,00 per ricordare a chi ha assunto degli impegni, che siano rispettati», aggiungono i segretari Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi.

Dopo la grande partecipazione di pubblico che l’8 giugno scorso è accorso al Teatro Centrale di Carbonia per il reading educativo magistralmente tenuto da Lorenzo Braina, con l’accompagnamento musicale di Donato Cancedda, giovedì 29 giugno, alle ore 21.00, presso l’ex Centro giovani di piazza 1° Maggio, si svolgerà il secondo incontro del progetto – “Educando-Scuola Permanente per Genitori”, organizzato dall’assessorato ai Servizi sociali, in collaborazione con l’assessorato della Pubblica istruzione.
Il progetto persegue la finalità di supportare i bisogni della sfera educativa e di fornire strumenti per soddisfare le esigenze manifestate dai genitori nell’esercizio del proprio ruolo.
«Si tratta di un incontro che mette in luce l’importanza dell’educazione nelle nostre vite di adulti e l’importanza di questo fondamentale ed essenziale bene immateriale a cui hanno diritto tutti i bambini e tutte le bambine», ha detto l’assessora della Pubblica istruzione, Antonietta Melas.
Il progetto complessivo è articolato nel seguente modo:
– 3 reading con accompagnamento musicale: il primo in apertura avrà ad oggetto la presentazione del progetto.
I successivi avranno luogo il 20 luglio e il 24 agosto.
– 9 incontri su tematiche educative trasversali che interessano i genitori dei minori da 0 a 18 anni, appuntamenti pomeridiani rivolti a genitori, insegnanti ed educatori;
– Apertura di uno spazio di consulenza in presenza, in Piazza Primo Maggio, dedicato ai genitori.
Tutti gli incontri saranno tenuti dal dott. Lorenzo Braina, pedagogista, autore di libri educativi.
«L’educatore e divulgatore pedagogico Lorenzo Braina affronterà temi di stringente attualità che attengono alla sfera dei rapporti tra genitori e figli, divulgando la cultura della cura educativa e del rispetto verso ogni bambino e ogni bambina», ha commentato l’assessore dei Servizi sociali, Paolo Moi.
Gli appuntamenti per le consulenze verranno gestiti dalla segreteria CREA direttamente con le persone interessate, garantendo così la massima riservatezza.
I destinatari degli incontri sono genitori, insegnanti ed educatori.

Mercoledì 28 giugno, alle ore 21,30, presso l’Antica Tonnara su Pranu di Portoscuso, Argonautilus presenterà: Paolo Nori “Vi avverto che vivo per l’ultima volta”, un monologo dello scrittore, saggista e studioso di letteratura russa, tratto dal suo ultimo libro per Mondadori.
Uno spettacolo intenso, pieno di emozione e spunti di riflessione, in cui l’autore racconta la vita infelice e incantevole della poetessa russa Anna Achmatova, intrecciandovi il suo vissuto personale.
L’evento è parte della Fiera del Libro di Argonautilus 2023 “Mappe – Il Festival” ed è patrocinato dal comune di Portoscuso.
Per info e prenotazioni: argonautiluslab@gmail.com

Sono arrivati ieri in tarda serata all’aeroporto di Elmas, accolti da numerosi atleti, familiari e tecnici, i dieci azzurri di rientro dai Giochi Mondiali Special Olympics di Berlino.

La capitale tedesca ha accolto dal 17 al 25 Giugno oltre 7000 Atleti con e senza disabilità intellettiva, provenienti da 190 paesi che si sono confrontati alla pari in 26 diverse discipline sportive.

Nove giorni che hanno coinvolto la città tedesca, non solo negli impianti sportivi, ma anche nei luoghi iconici, dove sono state organizzate attività e festival per consentire la diffusione del movimento e promuovere l’inclusione delle persone con disabilità intellettive.

Alexander Platz e la porta di Brandeburgo hanno infatti accolto quotidianamente migliaia di persone e una moltitudine di atleti in svariate attività promozionali.

Gli Special Olympics World Games, che si svolgono come le olimpiadi ogni quattro anni, sono l’evento sportivo mondiale più importante per le persone con disabilità intellettiva, si sono aperti il 17 Giugno in una stupenda cerimonia olimpica all’ Olympiastadion.

L’evento è terminato il 25 giugno alla presenza del ministro dello sport Andrea Abodi che ha ringraziato i 142 azzurri per  i 23 ori, 29 argenti e 24 bronzi e raccolto il testimone in vista dei prossimi mondiali invernali che si terranno a Torino nel 2025.

Gli atleti e i partner (atleti senza disabilità che giocano insieme agli atleti con disabilità intellettiva) hanno contribuito in maniera significativa ad accrescere il medagliere italiano:

Giovanna Demurtas, ginnasta di Arzana, ha ottenuto la medaglia d’oro nella disciplina del corpo libero, delle parallele asimmetriche e nel concorso generale, e una medaglia d’argento nella trave.

Luciano Scandariato di Carbonia ha conquistato due medaglie d’argento nelle Bocce, nella quadretta e nel doppio unificato.

Elisa Sanna, atleta partner di Carbonia, ha ottenuto la medaglia d’argento nel bellissimo impianto del Beach Mitte.

Elisa Deiana di Quartucciu e Anna Ladu di Nuoro, rispettivamente atleta e partner della nazionale di volley femminile, hanno ottenuto la medaglia d’argento in una finale combattuta con Special Olympics Serbia.

Anche Marco Murgia partner di Macomer e Alessandro Repetto atleta di Carloforte, hanno ottenuto una medaglia d’argento, dopo una stupenda finale che li ha visti superati solo al tie-break da SO Austria.

Successo storico per la nazionale di Calcio a 5 guidata dal tecnico di San Giovanni Suergiu Andrea Siddi, che con il contributo dei partner Fabio Marrocu di Elmas e Riccardo Racisdi Escovedu, ha conquistato l’oro all’Olympiastadion. Nella stessa sede della vittoria dei mondiali del 2006, ha battuto prima la Germania in una semifinale storica e infine portato a casa la vittoria ai rigori contro SO Porto Rico, proprio come la nazionale maggiore.

Le parole dei protagonisti.

Luciano Scandariato: «È stata un’esperienza Fantastica, Emozionante, Commovente, direi Mondiale in tutti i sensi. Ringrazio tutte le persone che mi hanno dato la possibilità di partecipare. I risultati che ho ottenuto, li dedico a mia Mamma e a tutte le persone che ogni giorno mi sono accanto, che ci supportano e ci sopportano Con queste medaglie che la  abbiamo conquistato con la delegazione sarda  speriamo che cresca ancora di più il movimento Special Olympics in Sardegna».

Giovanna Demurtas: «Sono felicissima di aver fatto questa trasferta. In quindici giorni ho conosciuto tanti amici. Dedico le mie medaglie alla mia famiglia, all’associazione, ai tecnici che mi allenano».

Fabio Marroccu: «Non poteva che concludersi nel migliori dei modi questa splendida avventura. Un susseguirsi di piacevoli emozioni culminate con la gioia più grande. Adesso torniamo a casa con una valigia che ha più sentimenti che vestiti. Siamo felici e orgogliosi di quello che abbiamo fatto e dato ma soprattutto di ciò che abbiamo ricevuto».

Anna Ladu: «È stata un’esperienza unica e incredibilmente emozionante. Ancora più incredibile è stato condividere gli stessi valori dello sport unificato con atleti provenienti da tutto il mondo. Ogni nazione ha giocato sotto la propria bandiera ma è scesa in campo per lo stesso obiettivo: l’inclusione.Abbiamo riscoperto il piacere di giocare al nostro sport del cuore, di festeggiare per ogni punto costruito insieme, di superare ogni diffidenza e vincere come squadra. Questi mondiali sono stati la conferma che basta poco per sentirsi invincibili, e che siamo davvero #unbeatabletogether».

Marco Murgia: «Torno a casa consapevole di aver vissuto una delle esperienze più belle della mia vita, perché quello che ho visto e assaporato a Berlino non lo dimenticherò mai. Una gioia e felicità continua e crescente, con una cornice di mille colori e profumi provenienti da tutto il mondo. Ma quello che non scorderò mai è lo sfondo di sorrisi che circondava l’atmosfera dei giochi mondiali Special Olympics. Mi sento iperfortunato per l’opportunità che mi è stata regalata e non posso che ringraziare tutti i miei compagni di viaggio della nazionale di pallavolo unificata, tutti i miei compagni di viaggio del Team Sardegna e soprattutto tutti i miei compagni di vita di millesport».

Elisa Sanna: «Un’esperienza che verrà con me tutta la vita, vissuta con persone straordinarie ed un Team Unico».

Il Lions Club di Carbonia, nell’ambito del progetto “100 Piazza per battere il Diabete” prosegue la campagna di sensibilizzazione per prevenire e gestire la malattia del diabete, nei Comuni del Sulcis. La prossima attività di screening sul diabete sarà svolta domenica 2 luglio 2023, dalle ore 9,00 alle 13,00, presso l’Aula consiliare del comune di Calasetta, in Piazza “Belly”.

La data è stata scelta, in concomitanza con la sagra del “Pilau”, perché oltre ai cittadini di Calasetta possano usufruire del servizio tutti coloro che lo desiderino, provenienti dai paesi viciniori. Un incontro che permetterà a bambini e famiglie di trascorrere una giornata speciale, di sottoporsi all’indagine diagnostica gratuita della glicemia e di essere informati, da medici volontari, sulla prevenzione e sulla gestione del diabete. Tanti spunti per iniziative utili alle comunità in cui Lions operano.