Sabato 10 giugno, alle 18.00, nel museo MAGMMA di Villacidro (nel Palazzo Arcivescovile di via Vittorio Emanuele 15) si svolgerà la serata finale del Premio Marchionni, concorso internazionale d’arte ideato per ricordare la figura del fine incisore Dino Marchionni, che negli anni Cinquanta lasciò la sua Urbino per stabilirsi a Villacidro, dove rimase sino alla morte.
Quest’anno le opere iscritte al Premio, diviso nelle due sezioni Grafica e Pittura, sono state circa 450, provenienti da tutto il mondo. Di queste, sono quaranta (venti per ciascuna sezione) quelle selezionate dalla giuria per la finalissima di sabato che vede in corsa anche i lavori di sei artisti sardi: Luca Tedde, Roberta Congiu, Irene Urru, Antonio Andrea Ibba, Matteo Matzeu e Manuela Dore.
La giuria composta da Vitaliano Angelini, presidente Incisori Urbinati, Laura Martinelli, responsabile attività culturali Museo Ca’ La Ghironda di Bologna, Adriano Corsi, direttore dell’Archivio Lazzaro di Milano, Giorgio Sorrentino della Galleria Artesanterasmo di Milano, e Arialdo Ceribelli, direttore antiquario collezionista della Galleria Ceribelli di Bergamo, nominerà il vincitore assoluto delle due sezioni principali, che riceverà un premio di 1.500 euro più un’esposizione personale nell’Archivio Lazzaro di Milano, prestigiosa istituzione artistica che offrirà anche una collaborazione.
Sinistra Futura non vuole attendere ancora. Il presidente Luca Pizzuto e tutti coloro che hanno aderito al gruppo, sono convinti nell’affermare che: «La Sardegna ha bisogno di archiviare la peggior legislatura della storia della sua autonomia e di un nuovo governo, con una forte coalizione a trazione progressista. E’ bene, dunque, che, in vista delle Regionali 2024, il centrosinistra si attivi al più presto per la convocazione e la costruzione di tavoli programmatici collettivi con tutte le forze in campo. È importante partire per tempo e col piede giusto: la nostra isola non può mancare un’occasione di riscatto così forte».
«Riteniamo che una base positiva ci sia. Guardiamo con interesse e unità d’intenti al Manifesto Politico del Movimento 5 Stelle presentato sabato scorso, dieci impegni strategici per il futuro della Sardegna. Da quei punti possiamo prendere spunto per costruire un modello di sviluppo profondo delle comunità sarde e realizzare una società più innovativa, identitaria, equa e solidale. Un programma che privilegi la salute, l’ambiente, il lavoro, l’istruzione, i trasporti, la cultura e la giustizia sociale.Per vincere la partita, bisogna almeno iniziare a giocarla. E serve l’impegno di tutte e tutti».
«Dunque, auspichiamo che i due principali partiti (Pd e 5 Stelle) convochino al più presto il tavolo di coalizione per avviare il processo programmatico. E invitiamo tutte le altre associazioni e i movimenti ad assumere iniziative che rafforzino la indispensabile convergenza programmatica e politica con il M5S e con il PD».
Negozi Decathlon offrono nuove opportunità di lavoro a oltre 300 Assistenti vendita, Responsabili magazzino, Direttori dipartimento e Addetti finanza e contabilità, i quali saranno assunti presso i 142 punti vendita presenti su tutto il territorio nazionale. Il requisito più importante valido per tutti i profili è una forte passione per lo sport. Gli Assistenti alla vendita avranno il compito di garantire la disponibilità dello stock, prendere in autonomia decisioni circa la gestione del layout e del merchandising del proprio negozio, accogliere ed accompagnare il cliente nell’acquisto desiderato tramite il canale di vendita più adatto sia fisico che digitale e mettere la passione sportiva al servizio di clienti, club e scuole; gli Addetti al Reparto Magazzino dovranno coordinare l’attività sul campo, garantire l’affidabilità dello stock e delle consegne, contribuire alla sicurezza del sito, motivare il team attraverso la formalizzazione di obiettivi, sviluppare l’autonomia dei collaboratori e delle collaboratrici attraverso un piano di sviluppo, garantire tempistiche di ricezione, prelievo e spedizione in linea con gli standard fissati; i Direttori del Dipartimento dovranno partecipare attivamente ai processi di selezione del team prendendosi cura dell’integrazione e della formazione dei propri collaboratori, mettere la propria passione sportiva al servizio di clienti, garantire la migliore esperienza d’acquisto, pianificare e organizzare le risorse per soddisfare in modo efficace i bisogni e le richieste di clienti e sportivi e valorizzare i talenti dei collaboratori; gli Specialisti in Finanza e Contabilità dovranno predisporre analisi e controlli contabili, partecipare alla chiusura contabile mensile, contribuire al rispetto dell’applicazione dei principi contabili e al miglioramento costante dei processi nell’area di responsabilità, rappresentare il primo livello di supporto al negozio nelle procedure di flussi e contabilità. Decathlon è una realtà multinazionale, che ha lo scopo di far vivere ai propri clienti la miglior offerta omnicanale nel mercato sportivo e consente loro di praticare sport e di godere dei suoi benefici.
Per verificare tutte le altre figure…
L’articolo completo è consultabile nel sito: http://diariolavoro.com/decathlon_2.html .
Ieri, 6 giugno 2023, l’assessore sardo della Sanità, il professor Carlo Doria, sassarese, ha fatto dichiarazioni da cui si desume che avrebbe deciso di costruire un nuovo mega-ospedale nella Città metropolitana di Cagliari.
Merita molta attenzione. La provincia di Cagliari oggi si chiama “Città metropolitana”, è composta da 12 Comuni ed ha 550.000 abitanti. In essa sono accentrati il potere e i servizi regionali: la struttura politico amministrativa, l’aeroporto, il porto, l’Università, il Tribunale e i grandi Ospedali. Ha una rete ospedaliera esagerata formata da: l’Università di Medicina, il Brotzu, il Microcitemico, il SS Trinità, l’Oncologico, il Policlinico di Monserrato, 8 ospedali privati, numerose RSA, molte Case della salute, Ospedali di comunità e Hospice. In tutto sono circa 2.500 posti letto ospedalieri. Se si considera che in tutta la Sardegna sono presenti poco più di 5.000 posti letto, ne consegue che Cagliari accentra in sé circa la metà dei posti letto ospedalieri di tutta le regione.
La provincia del Sulcis Iglesiente ha 120.000 abitanti. In essa esistono due “ospedaletti” in estremo stato di miseria. Il piano contenuto nell’“atto aziendale” accettato dal professor Carlo Doria attribuirà in futuro alla nostra provincia, complessivamente, 313 posti letto. In questo momento non ne abbiamo attivi neppure 200. Per legge ce ne spetterebbero 414. Praticamente stiamo assistendo ad una distribuzione del Servizio Sanitario di Stato in modo assolutamente iniquo. E’ come se avessimo davanti ai nostri occhi un immaginario signore ricco, obeso, ingordo, opulento grassone che viaggia in Maserati con autista dopo essersi appropriato di fondi presi a due barboni costretti a vivere sotto un ponte. I barboni sono Carbonia e Iglesias. Eppure la legge madre di tutte le leggi, la Costituzione, impone il principio dell’equa distribuzione dei servizi in tutto il territorio. C’è anche una legge dello Stato, nota col nome di legge n. 42 del 2009, che dovrebbe proteggere i due barboni obbligando il ricco Epulone a smetterla di appropriarsi anche delle briciole. La legge, infatti, dice: «La presente legge costituisce attuazione dell’articolo 119 della Costituzione, assicurando autonomia di entrate di spesa di Comuni, Province, città metropolitane e regioni, e garantendo i principi di solidarietà e di coesione sociale […] garantisce la trasparenza del controllo democratico […] e disciplina il funzionamento del fondo perequativo per i territori con minore capacità fiscale per abitante […] secondo l’articolo 119 della Costituzione perseguendo lo sviluppo delle aree sottoutilizzate[…] per il superamento del dualismo economico del Paese…». In sostanza, questa legge costituzionale afferma che non si possono arricchire territori già ricchi e impoverire ulteriormente territori già poveri. Invece, esistono decisori pubblici che ignorano ospedali già feriti da pregresse inaccettabili deliberazioni.
Lo stato miserando dell’Ospedale di Carbonia si vedrà nella sua interezza fra poco. Di fatto il bellissimo reparto specialistico di Urologia è messo nelle condizioni di non funzionare più secondo l’esigenza. Sono stati trasferiti in altre sedi il primario e quattro specialisti urologi, lasciando da soli due medici specialisti col compito enorme di presidiare un territorio con 120.000 abitanti. E’ possibile che il reparto venga soppresso o disperso all’interno di un altro reparto chirurgico. Sarebbe la fine dell’Urologia. La Rianimazione sta per perdere per quiescenza un altro specialista che ha rappresentato la colonna portante della struttura per molti anni. A questa perdita si assocerà la perdita di un altro specialista anestesista per altri motivi. Resteranno in attività per tutto l’ospedale solo quattro anestesisti, contro i 16 anestesisti di 15 anni fa. Ciò renderà inevitabile la chiusura della Rianimazione. I quattro anestesisti superstiti saranno appena sufficienti per le sale operatorie. Dopo la chiusura dell’ostetricia e dell’Anatomia patologica, dell’ospedale resta poco.
La Sanità di Iglesias è allo stremo e quasi annullata, come si legge nei giornali. Ormai si può dire che i nostri due ospedali sono finiti sotto i ponti come barboni. Forse c’è possibilità di ripresa ma, a questo punto, non basta la promessa di soldi. Ci serve immediatamente il personale medico e infermieristico. Purtroppo, questo personale scarseggia e nessuno vuole imbarcarsi in una nave che sta affondando. I pochi specialisti disponibili in campo regionale stanno pensando alla loro salvezza e al futuro delle loro famiglie. Non accettano di venire sotto il ponte dei barboni e si precipitano verso la casa del ricco Epulone, a Cagliari. E’ là che si sta pensando di realizzare a proprio vantaggio l’articolo 42 della legge 24/2020 di istituzione della ARES. E’ la legge che prevede la costruzione di nuovi ospedali in Sardegna. Il problema nasce nel momento dell’interpretazione autentica della legge. Esiste un conflitto di interessi fra chi ha scritto la legge e chi la interpreta, poiché l’autore e l’interprete sono la stessa persona. Così i nuovi ospedali invece che andare al territorio continuano ad essere costruiti a Cagliari.
L’andamento di questa storia sta scorrendo tumultuosamente verso il basso, facendo danni come quei fiumi che hanno sommerso disastrosamente l’Emilia Romagna. Eppure è necessario sognare che l’acqua dei fiumi cammini contro corrente verso l’alto. A tentare di invertire la direzione del torrente ci ha provato il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).
L’Europa ci ha destinato una valanga di finanziamenti. Con questi, potremmo invertire il corso della Storia. Invece no. I soldi si fermano a Cagliari e lì l’assessore Carlo Doria vuole costruire un nuovo mega-ospedale aggiungendo altri posti letto ad una città che ne ha quasi 2.500. Le città che fino ad oggi hanno visto aumentare i propri posti letto ospedalieri sono state Cagliari e Olbia. Tali posti letto sono stati ricavati dal trasferimento degli stessi posti letto che si trovavano negli ospedali territoriali come quelli di Carbonia e Iglesias. Ciò che sta pensando il professor Carlo Doria è un lusso oggi del tutto esorbitante e ingiustificato davanti alla povertà della vicina provincia del Sulcis Iglesiente.
Ciò che a Cagliari si sta tentando di fare, sarà possibile attraverso il travisamento dello spirito della legge sul PNRR, la quale prevede la “medicina di prossimità”, cioè di quella medicina che deve esistere nei territori in vicinanza dei luoghi dove si trova il malato: si tratta dello stravolgimento interpretativo della legge. Il potere vero è esattamente questo: il possedere la capacità di “interpretare” le leggi. Il vero potente è colui che “interpreta” a proprio favore i sacri testi. Ne deriva che i soldi per la Sanità, invece che distribuirli equamente ai territori, verranno concentrati all’interno del solo Comune metropolitano di Cagliari. Tale concentrazione di risorse a favore di un solo territorio, già di per sé ricco, è esattamente il contrario di ciò che afferma la legge costituzionale n. 42 del 2009. Essa legge all’articolo 2, paragrafo “e” impone che si debba «attribuire risorse ai Comuni, alle province, alle città metropolitane e alle regioni […] secondo il principio di territorialità e nel rispetto del principio di solidarietà e dei principi di sussidiarietà e adeguatezza di cui all’articolo 118 della Costituzione».
Ciò che è contenuto nella dichiarazione di Carlo Doria è esattamente il contrario di quei principi costituzionali. Se si va a leggere la bellissima legge 42/2009, che impone ai politici il rispetto della Costituzione, si scopre che vi sono descritte precise disposizioni sulla distribuzione dei fondi per la Sanità e per tutti i servizi pubblici necessari ai territori. Per esempio dispone di: «…determinare il costo del fabbisogno standard». Non dice che devi dare servizi eccezionali; dice che devi dare almeno i servizi di base, «valorizzando l’efficienza e l’efficacia» che è l’unico «indicatore rispetto al quale comparare e valutare l’azione pubblica» nel rispetto dei “Livelli Essenziali di Prestazione”.
Orbene, quali sono i “Livelli Essenziali di Prestazione”? Con questa espressione si indicano tutte le prestazioni di pubblica necessità e in particolare indicano: l’Istruzione, la Sanità, la Giustizia, i trasporti pubblici locali, la cura dell’Ambiente.
Questi sono i servizi pubblici che mantengono le popolazioni radicate nel loro territorio; senza di essi avviene lo spopolamento. Il territorio è quello che produce il reddito nazionale. Se il territorio si spopolerà, mancheranno coloro che coltivano i campi, che allevano il bestiame, che pescano, che lavorano nelle fabbriche e nelle miniere, che raffinano il petrolio per produrre tutta la benzina nazionale e si inquinano per gli altri, che tengono viva la produzione artigianale e l’industria manifatturiera, che danno assistenza al turismo, eccetera. Il reddito nazionale non viene prodotto nelle sedi del potere politico ma nel territorio. Ne consegue che le amministrazioni centrali che tengono per sé i “Fondi perequativi” immiserendo il territorio sono insensate. E’ da chiarire il significato dei “fondi perequativi”. Si tratta di quei soldi residui che incamera lo Stato dopo che le Regioni hanno trattenuto, per le propri e necessità, i fondi provenienti dalla raccolta fiscale regionale. Quei soldi che eccedono vengono raccolti dallo Stato in un “fondo perequativo” Tale fondo viene poi distribuito, per equità, ai territori meno ricchi, al fine di creare un’uguaglianza nazionale secondo i principi di sussidiarietà e unitarietà della Nazione.
Proprio quei fondi perequativi sono la fonte del finanziamento che garantisce ai sardi la Sanità, l’istruzione e i trasporti pubblici locali. Su quei fondi, che potrebbero essere la salvezza di molti ospedali provinciali, ha puntato i suoi occhi l’assessore Carlo Doria.
Negli ultimi mesi quei fondi sono diventati il bersaglio a cui puntano anche le mire di altri. Si tratta del tentativo di portarli in riduzione secondo il disegno di legge dell’“Autonomia Differenziata” preparato dal ministro Calderoli. Con questo doppio attacco a quei fondi, i nostri ospedali sono entrati in una china pericolosa. Le ricche regioni del Nord chiedono di avere maggiore mano libera nell’attribuire a sé stesse una superiore quota delle entrate fiscali regionali. In tal modo, il fondo perequativo dello Stato si impoverirà drasticamente. Ne conseguirà che la Sanità, l’Istruzione, i servizi di trasporto locale, l’ambiente, eccetera, avranno meno finanziamenti statali a disposizione. Quella legge sancirà la fine della sussidiarietà nazionale.
A conclusione di questo ragionamento, suscitato dalle dichiarazioni dell’assessore sardo della Sanità, potremmo dire che oggi abbiamo due potenti ostacoli alla rinascita degli ospedali di Carbonia e Iglesias.
Il primo ostacolo è rappresentato dalla manifestazione dell’intenzione di aumentare ulteriormente le struttura sanitarie a Cagliari, ignorando le nostre carenze.
Il secondo ostacolo è il disegno di legge Calderoli che ci priverà dei fondi che ci spettano per diritto costituzionale.
La Sanità del Sulcis Iglesiente sta correndo fra due poderosi elefanti e rischia di restarne schiacciata.
Mario Marroccu
Nuovo stato di agitazione a Iglesias per le condizioni precarie del sistema sanitario pubblico. Le organizzazioni sindacali confederali CGIL, CISL e UIL e la federazione del Pensionati CGIL, CISL e UIL hanno organizzato un presidio per denunciare la situazione che si è venuta a creare nel reparto di Ortopedia e Traumatologia e la grave situazione in cui versano gli altri reparti.