11 January, 2025
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Grande partecipazione, nella pineta di Bacu Abis, per il pranzo del 1° maggio organizzato dall’associazione culturale Santa Barbara.

E’ stato un momento conviviale che ha visto la presenza di 250 persone che hanno trascorso alcune ore all’aria aperta, all’insegna della spensieratezza, della musica e del divertimento.

Una bella iniziativa di socializzazione, condivisione e fratellanza, alla quale hanno partecipato anche il presidente del Consiglio comunale Federico Fantinel e l’assessora della Cultura e dello Sport Giorgia Meli che, a nome dell’Amministrazione comunale, si sono complimentati con gli organizzatori per il successo dell’iniziativa.

Il rinvio della seduta della commissione Sanità del Consiglio regionale che avrebbe dovuto esaminare le proposte della Giunta per il superamento dell’emergenza determinata dalla carenza di medici di famiglia, è stata un nuovo motivo di scontro tra maggioranza e minoranza, con quest’ultima che ha abbandonato la seduta provocandone il rinvio, denunciando l’assenza di componenti della maggioranza, incapace di garantire il numero legale.

In molte città, intanto, tra queste Carbonia dove l’emergenza è più grave, sono migliaia i cittadini privi di assistenza sanitaria di base e le soluzioni tampone adottate con la creazione dei cosiddetti ASCot, ambulatori straordinaria di Comunità Territoriale e la mobilitazione delle guardie mediche, riescono a soddisfare in minima parte le necessità. Sulla situazione emergenziale in atto a Carbonia, abbiamo intervistato Daniela Garau, consigliera comunale di minoranza del Patto civico.

E’ stato un 1° maggio molto difficile per i lavoratori della Portovesme srl, sia a Portovesme sia a San Gavino Monreale. A Portovesme per vivere la “Festa del Lavoro” come Speranza, rispetto alla grave crisi lavorativa che sconvolge il nostro territorio. Questa mattina, presso l’ingresso principale dello stabilimento della Portovesme srl, l’Amministratore apostolico della diocesi di Iglesias Cardinale Arrigo Miglio, e don Antonio Mura, direttore diocesano dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro e parroco delle due chiese di Portoscuso, hanno partecipato all’incontro con i lavoratori, CISL e UIL territoriali e regionali, amministratori locali. Una presenza come segno di speranza e incoraggiamento da parte della Chiesa diocesana, vicina ai lavoratori e alle loro famiglie in questo cruciale passaggio delle vertenze che coinvolgono il polo industriale di Portovesme e l’intero Sulcis Iglesiente.

Analoga iniziativa si è svolta a San Gavino Monreale, organizzata dalla Camera del Lavoro CGIl della Sardegna Sud Occidentale.

Allegate le interviste con il cardinale Arrigo Miglio e con don Antonio Mura.

«Sia a Portovesme che a San Gavino, per il Primo Maggio, mi aspetto un forte coinvolgimento di tutte le persone di buona volontà dei nostri territori. Mi aspetto una partecipazione “a testa alta”! Mi aspetto che nelle due manifestazioni che si svolgono a Portovesme e San Gavino, tutti ci si senta coinvolti. Questa ulteriore grave vicenda che sta “mettendo a terra”, senza più lavoro, centinaia e centinaia di persone, provocando il loro “schiacciamento sociale”, con conseguenze gravissime per le rispettive famiglie, ci deve coinvolgere tutti. Ancora una volta, come altre crisi lavorative, questa gravissima situazione ha e avrà gravi ricadute sociali nei nostri territori.»

A dirlo è don Antonio Mura, parrocco delle due chiese di Portoscuso e responsabile dell’Ufficio per la Pastorale Sociale e il Lavoro della diocesi di Iglesias.

«Non sono soltanto Portoscuso e San Gavino Monreale che devono reagire, ma le popolazioni dei rispettivi territori che stanno subendo, da decenni, il sopruso di essere utilizzati per produrre capitali che finiscono nelle tasche di altri al di fuori della Sardegnaaggiunge don Antonio Mura -. Non possiamo accettare l’idea che dal momento che per qualche decennio ci hanno dato lavoro, ora, perché i guadagni non sembrerebbero lauti per gli azionisti, possiamo essere, per l’ennesima volta, “scaricati”, come “stracci usati”. Tutti insieme obbiamo difendere il rispetto della dignità delle persone e delle nostre popolazioni – conclude don Antonio Mura -. Come altre vicende di questo genere, già sperimentate anche nei decenni precedenti, dobbiamo sentirci tutti coinvolti, partecipando numerosissimi al Primo Maggio a Portovesme e a San Gavino.»

Dall’8 maggio, a Carbonia, sarà attivo un ambulatorio pediatrico straordinario.

«Con la nuova attività dell’ambulatorio pediatrico straordinario assicuriamo ai nostri piccoli, sia di Carbonia che del territorio, l’assistenza di cui possono necessitareha commentato il sindaco Pietro Morittu -. Questo risultato, che rappresenta una soluzione tampone e non definitiva, è frutto di diversi mesi di fitte e costanti interlocuzioni con la Regione Sardegna e la ASL, cui avevo espresso a chiare lettere la necessità di far fronte alla carenza di medici di Medicina Generale e di Pediatri di libera scelta, molti dei quali prossimi alla quiescenza. Non potevamo assolutamente permetterci di subire passivamente questa grave situazione e per questo motivo ci siamo attivati per studiare tutte le possibili soluzioni da mettere in campo. Attendiamo nelle prossime settimane gli esiti dei bandi pubblicati per il reclutamento di Pediatri, cui si aggiunge l’iter legislativo in corso in Consiglio regionale per consentire ai Medici di Medicina Generale la deroga sul numero di pazienti assistiti, da 1.500 a 1.800ha concluso Pietro Morittu -. Un problema sentito che coinvolge 4.000 nostri concittadini che dal 1° aprile scorso non hanno più un medico di base. Su questo tema aggiorneremo costantemente la popolazione con l’auspicio che si possa presto raggiungere una soluzione.»

L’ambulatorio pediatrico straordinario sarà attivo dall’8 maggio presso il Poliambulatorio di Piazza Matteotti, con ingresso da viale Arsia, dal lunedì al venerdì dalle ore 15.00 alle ore 19.00. Per accedere ai servizi è necessario prenotare al 333.6134200 o allo 0781.6683815.

«Sull’annosa questione del servizio ferroviario da e per Nuoro e specificatamente della tratta Nuoro-Olbia ho già espresso a più riprese il mio pensiero e quello di Fratelli d’Italia: o si cede la tratta a Rfi oppure occorre trovare un accordo tra Regione Sardegna, Arst ed Rfi per la sistemazione della linea e per gli orari di servizio. La circostanza che si tratti di una linea a scartamento ridotto non significa necessariamente treni lenti e di serie.»

Lo ha detto Salvatore Deidda, presidente della IX Commissione Trasporti della Camera dei deputati.

«Invoco chiarezza e trasparenza da parte della Regione Sardegna, ma soprattutto di Arst perché stiamo parlando di un servizio essenziale di cui non possono fare a meno gli utenti, ma soprattutto i lavoratori, ad oggi assolutamente insoddisfacente – ha aggiunto Salvatore Deidda -. Esiste una mozione votata all’unanimità dal Consiglio Regionale della Sardegna che chiede di cedere la tratta a Rfi ed un impegno del Governo Meloni, su mio ordine del giorno, che la sostiene. C’è la fondazione Fs che sta brillantemente valorizzando le ferrovie turistiche e gli itinerari storici, con cui auspico una stretta collaborazione per tutte le nostre ferrovie a scartamento ridotto e per il trenino verde. È fondamentale diffondere una seria cultura ferroviaria, che ponga al centro del sistema la manutenzione della rete, piuttosto che pensare di occuparsi di ferrovie comprando nuove carrozze. In passato la Sardegna è stata miope quando ha deciso di abbandonare i treni e di puntare solo al trasporto su gomma ha concluso Salvatore Deidda -. Sono sistemi diversi, che sì, possono coesistere, ma c’è bisogno di chi si occupi esclusivamente di ferrovia con serietà e competenza.»

Il sindaco Pietro Morittu, a nome del Consiglio e dell’intera Amministrazione comunale di Carbonia, ha espresso profonda solidarietà e vicinanza al sindaco di Serdiana, Maurizio Cuccu, per il vile atto subito, lo esorta ad andare avanti e a non fermarsi nella sua azione politico-amministrativa.
«Stigmatizziamo e condanniamo con forza simili gesti ignobili e deplorevoli che stanno prendendo di mira tanti amministratori comunali. Apprezziamo e riconosciamo il grande lavoro svolto dal Governo, dalle forze dell’ordine e dalla Prefettura, cui chiediamo un ulteriore sforzo ed impegno al fine di garantire maggiore sicurezza per chi ogni giorno lavora in prima linea al servizio delle istituzioni e della cittadinanza, prodigandosi per il bene comune e sovente facendosi carico di responsabilità complesse nella gestione di situazioni critiche», ha detto il sindaco Pietro Morittu.

Il Regionale di Trenitalia (società capofila del Polo Passeggeri del Gruppo FS Italiane), in accordo con la Regione Sardegna, attiverà 12 treni straordinari per permettere di raggiungere Cagliari in occasione delle celebrazioni della festa di Sant’Efisio, prevista, come da tradizione, domani lunedì 1 maggio.

Oltre 3mila sono i posti aggiuntivi a disposizione dei visitatori organizzati dal Regionale di Trenitalia per la 367ª edizione della sagra religiosa tra le più sentite dell’Isola, per un totale di 19mila posti disponibili.

«Ancora una volta il Regionale si dimostra attento alle tradizioni locali, creando valore per i territori serviti con iniziative che permettono di lasciare l’auto a casa a tutto vantaggio della sostenibilità», racconta Sabrina De Filippis, Direttore Business Regionale di Trenitalia.

Con questi 12 treni straordinari – modello Swing e il nuovissimo treno ibrido Blues – il totale dei collegamenti da e verso Cagliari, nella giornata del 1 maggio, sarà di 110 treni.

E’ possibile acquistare i biglietti per raggiungere l’evento su tutti i canali di Trenitalia.

Due giorni di incontri istituzionali e visite alle realtà del patrimonio agricolo sardo, in particolare dei comparti vitivinicolo e del sughero: l’assessore dell’Agricoltura, Valeria Satta, ha accompagnato il sottosegretario del ministero dell’Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste (Masaf) Luigi D’Eramo in un sopralluogo alle realtà del Sulcis e della Gallura.

«È stato un onore avere con noi il nostro sottosegretario all’Agricoltura – ha detto l’assessore Valeria Satta con il quale abbiamo potuto discutere dei progetti e investimenti che il Governo ha già messo in campo e che prevede di attuare nel breve periodo per il comparto. Una visita importante per fargli conoscere da vicino realtà e prodotti della Sardegna, una terra unica che deve essere raccontata come merita.»

Venerdì l’assessore Valeria Satta e il sottosegretario Luigi d’Eramo hanno incontrato amministratori locali, operatori di aziende agricole e del comparto vitivinicolo nelle località di Santadi, Sant’Anna Arresi, e Nuxis. Oggi la visita è proseguita nel nord della Sardegna per un sopralluogo alle sugherete e un incontro con i sindaci del territorio.

Il sottosegretario del Masaf ha messo in evidenza come il futuro del comparto dell’agricoltura e degli allevamenti, settore strategico per l’economia della nostra Isola, dovrà far convergere innovazione e usi locali, così da “rendere il settore sempre più competitivo salvaguardando la tradizione e restando leader nella qualità” e ha parlato dei fondi destinati dal Governo all’innovazione, alla meccanizzazione e l’agricoltura di precisione e all’ammodernamento dei frantoi oleari, oltre a quelli per la ricerca.

«Siamo tornati nuovamente nel Sulcis, questa volta insieme al sottosegretario Luigi D’Eramo ha detto l’assessore Valeria Sattaper testimoniare quanto questo territorio abbia da offrire a livello di qualità altissima dei propri prodotti ed eccellenze. Sabato ci siamo spostati in Gallura per ascoltare i rappresentanti del settore del sughero e gli amministratori locali dei territori coinvolti.»

Nella sala consiliare del comune di Calangianus l’assessore Valeria Satta e il sottosegretario del Masaf sono stati ricevuti dal sindaco del Paese, Fabio Albieri, per una riunione cui hanno partecipato i sindaci dei comuni limitrofi e altri rappresentanti della politica e dell’imprenditoria isolane.

«Il settore del sughero in Sardegnaha spiegato l’assessore dell’Agricoltura è stato leader europeo e mondiale fino agli anni 90, quando c’è stata una brusca frenata per il comparto che ha inevitabilmente portato delle ripercussioni sull’intero tessuto economico e sociale della zona. Mi sono pertanto impegnata a riaprire il tavolo del sughero: per farlo, come sempre sentirò tutte le parti coinvolte per poter prendere delle decisioni che rispondano a quante più esigenze possibile. Anche su questo tema ha concluso Valeria Sattail sottosegretario D’Eramo ci ha dato la massima disponibilità per il raccordo tra Regione e Ministero.»

Nuovo esposto denuncia alla Procura della Repubblica di Vincenzo Antonio Panio contro i “responsabili dei pubblici servizi sanitari” della Regione Sardegna e del Sulcis Iglesiente per “reiterate inadempienze dei propri doveri”.

Signor Procuratore,
sono fortemente dispiaciuto di dover nuovamente rappresentare alla S.V. Ill/ma – a distanza di otto mesi dal mio precedente esposto inviato il 16 agosto 2022 – Racc. n°
15326867092 – la “tragica situazione” nella quale sono venute a trovarsi nel Sulcis Iglesiente e non solo molte migliaia di persone, me compreso, che, a decorrere dal 1° aprile 2023, così come avvenne pure dal 1° agosto 2022, sono state nuovamente private di servizi pubblici essenziali inerenti il “diritto alla salute”.
Questo a causa delle “reiterate omissioni e inadempienze di atti dovuti” da parte dei “responsabili” della Sanità pubblica in Sardegna e nel Sulcis Iglesiente in violazione dell’articolo 32 della Costituzione Repubblicana che, tra l’altro, espressamente stabilisce: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività…». E altresì in violazione dell’Articolo 3 della stessa Costituzione che stabilisce l’uguaglianza tra i cittadini.
Non solo. Sono state e continuano ad essere altresì violate le basi normative su cui si fonda, in attuazione delle suddette norme Costituzionali, il “Servizio Sanitario Nazionale”, cioè la legge 23 dicembre 1978, n° 833, istitutiva di detto servizio, varata al fine di assicurare una reale sanità per tutti e per questo ispirata ai sacrosanti principi dell’universalità, dell’uguaglianza e dell’equità, sancendo così il “concetto di salute” inteso come fondamentale diritto dell’individuo e primario interesse della collettività.
Infatti, detta legge n° 833/1978 venne varata per garantire fondamentalmente quanto segue:
– Estensione delle prestazioni sanitarie a tutta la popolazione non come bene individuale ma come risorsa per l’intera comunità;
– Accesso garantito alle prestazioni sanitarie di tutti i cittadini senza distinzione di condizioni individuali, sociali ed economiche;
– Parità di servizio a tutti i cittadini in rapporto ad uguali bisogni di salute.
Altresì, al fine di assicurare dette condizioni, con ulteriori provvedimenti, in particolare degli anni 1992, 2001, 2017, sono stati stabiliti e adeguati specifici “Livelli Essenziali di Assistenza” (L.E.A.) sia per la prevenzione collettiva sia per assicurare la sanità pubblica in ogni Regione d’Italia con precisi obiettivi e strumenti di verifica dell’effettivo raggiungimento di tali obiettivi. Insomma, un servizio sanitario – questo è fissato dalla legge – inteso come un vero sistema di presidi e articolazioni aventi lo scopo di garantire a tutti i cittadini, in condizioni di uguaglianza, l’accesso universale all’equa erogazione delle prestazioni necessarie per la reale tutela della salute come bene inalienabile della collettività.
Purtroppo però, a causa di gravi inadempienze di coloro che sono preposti alla pratica attuazione di dette norme, i pubblici servizi sanitari in larga misura non funzionano così come dettato dall’ordinamento giuridico di competenza. In particolare in Sardegna e nel Sulcis Iglesiente. Infatti, migliaia di cittadini si trovano oggi nuovamente privati di servizi essenziali inerenti il diritto alla salute a causa del permanere di colpevoli omissioni da parte dei vertici dell’organizzazione sanitaria pubblica.
E questo si riverbera ancora più pesantemente in particolare sulle fasce più deboli di molte centinaia di cittadini affetti da patologie gravi e delicate con le quali quotidianamente devono combattere. Perché loro malgrado, nuovamente dal 1° aprile 2023, non possono avere l’assistenza sanitaria loro necessaria in quanto non hanno più un “medico di base” a cui potersi rivolgere per gli indispensabili continui controlli e per ricevere le necessarie prescrizioni e “cure vitali” per poter attenuare le proprie sofferenze e, in molti casi, scongiurare la morte.
Insomma, siano ritornati indietro alla fine dell’estate 2022, quando, con lo stesso problema, i vertici della sanità pubblica promettevano una soluzione a breve. Risultato: nessuna soluzione. Anzi, solo ulteriori peggioramenti. Infatti, tantissimi cittadini, come me ma anche peggio, vivono in uno stato di totale abbandono e privi anche delle più elementari cure, dalle primarie visite mediche alla prescrizione dei farmaci e degli esami clinici non solo specialistici ma anche ordinari.
L’alternativa, di fronte alla totale incuria dei responsabili di quanto sopra, è obbligatoriamente il ricorso alle prestazioni della sanità privata, sia per le visite mediche e le prescrizioni occorrenti per l’acquisto dei medicinali con spese a carico dei servizi pubblici, sia per l’esecuzione di esami specialistici e tecnici anche urgenti. E ciò ovviamente comporta oneri assai elevati che in tanti cittadini non si possono permettere. Perché spesso non hanno neppure le risorse finanziarie loro necessarie per nutrirsi a dovere.
In questa situazione, a causa delle mie patologie e stante l’assenza del medico di base, personalmente, nei primi tre mesi del 2023, per medicinali e controlli vari ho già speso 650 euro e mi aspettano altre ulteriori spese, assai più elevate, perché devo eseguire con urgenza, a pagamento, una serie di esami che, in sede di visite mediche ugualmente effettuate a pagamento, mi sono stati prescritti come indispensabili al fine di poter stabilire nuove e più adeguate terapie.
Insomma, dovrò continuare a spendere denaro per ciò che invece mi deve essere erogato gratuitamente. E il mio vicino di casa, che vive con 600 Euro mensili di pensione ed è in salute mal combinato peggio di me, come deve fare?
Da qualche giorno la Direzione della ASL (Azienda Sanitaria Locale) del Sulcis Iglesiente, ha dato disposizione affinché i medici del Servizio di Guardia Medica di Carbonia possano rilasciare anche prescrizioni di farmaci ai cittadini rimasti senza Medico di Base.
E ciò, purtroppo, avviene con modalità di sicuro irrispettose delle persone, specialmente quelle in più debole stato di salute. Perché è possibile solo per una decina di giorni al mese in cui molte decine di persone, dopo essere state in fila all’aperto nella via pubblica (al sole, al vento, al freddo e alla pioggia) per numerose ore, possono accedere all’ambulatorio dove il medico preposto rilascia, a richiesta del paziente, solo le ricette per le terapie ordinarie e relative a protocolli di cura già in essere.
Ma i medici del servizio di Guardia Medica di Carbonia non possono però rilasciare – questo è stato detto ai pazienti circa quindici giorni orsono – “prescrizioni-impegnative” per l’esecuzione di esami clinici ed altre prestazioni specialistiche, nonostante questi siano resi necessari e urgenti dallo stato di salute del richiedente. Quindi, per tali esami e tali prestazioni, non avendo la necessaria prescrizione, non ci si può pertanto rivolgere ai presidi pubblici ma occorre continuare a rivolgersi, ovviamente a pagamento, ai laboratori di esami e medici specialisti delle strutture sanitarie che operano in privato. E ciò continuerà, per coloro che potranno permetterselo, a costituire non irrilevanti oneri. E’ lecito tutto questo?
NO! Perché viola i principi fondamentali del Servizio Sanitario Nazionale negando l’accesso universale alle condizioni di uguaglianza stabilite dalla legge per l’erogazione equa delle prestazioni sanitarie di base (L.E.A. – Livelli Essenziali di Assistenza) non soltanto come bene individuale ma soprattutto come risorsa primaria della comunità.
Infatti, viene quotidianamente evaso a discapito di tanti il principio giuridico che stabilisce il diritto all’accesso alle pubbliche prestazioni sanitarie senza nessuna distinzione di condizioni individuali, sociali ed economiche come fissato dalla legge attraverso i “L.E.A.” per tutti. E ciò costituisce anche violazione dei diritti primari ed inviolabili sanciti dall’art. 2 della Costituzione Repubblicana che impone alle pubbliche istituzioni l’adempimento verso tutti di doveri uguali e inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
In questa situazione si trovano attualmente molte decine di migliaia di cittadini sardi, di cui oltre quattromila risiedono nella sola città di Carbonia, per i quali si prospetta uno scenario di autentico dramma: senza medico di base, senza medicine, senza poter effettuare visite specialistiche, senza potersi curare e vedere così peggiorare – per le molte centinaia di anziani e fasce deboli – la propria salute e così costretti ad una disumana esistenza. Tranne che gli interessati non posseggano un capiente portafoglio che consenta loro ingenti spese. Così potranno farsi curare. Ma nei servizi sanitari privati che continuano ad espandere il proprio business a carico della spesa pubblica e dei cittadini.
Non solo. Capita anche che un paziente, pur avendo la “prescrizione-impegnativa” rilasciata dal proprio medico di base (per chi ancora lo ha) per effettuare esami di laboratorio, tali prestazioni però non può averle presso le strutture della sanità pubblica se non in “tempi biblici”, per cui deve rivolgersi a strutture private convenzionate col Sistema sanitario nazionale. Qui però, più o meno dopo i primi dieci giorni di ogni mese, come capita a Carbonia, purtroppo il richiedente si sente spesso rispondere che non è possibile eseguire gli esami a carico del servizio sanitario pubblico in quanto i laboratori hanno già esaurito il “budget” del mese, per cui occorre pagare l’intero importo delle prestazioni. In tanti cittadini, non avendo le necessarie risorse, rinunciano e rimandano con la speranza di riuscire ad avere gli esami il mese successivo. Ma spesso ugualmente non riescono. E così non possono intraprendere le cure necessarie.
L’alternativa, lo ripeto è il ricorso al proprio portafoglio. Per chi ne ha.
Signor Procuratore, io non sono in grado, e comunque non ho titolo per farlo, di individuare specificamente i soggetti – persone e istituzioni pubbliche – responsabili di tutto quanto ho scritto (e non solo) nel presente esposto-denuncia. Credo comunque, anzi è certo, che i responsabili vi siano di sicuro tra coloro che sono titolari per legge di compiti e doveri loro affidati per il buon funzionamento dei servizi sanitari pubblici. Compiti e doveri che vengono sistematicamente in gran parte omessi.
Questo, come stabilito dalla legge, nella dimensione regionale sarda e nelle articolazioni a livello dei singoli territori nei quali purtroppo la sofferenza della gente aumenta giorno dopo giorno. Perché nelle sedi di governo dei problemi della sanità pubblica vi sono persone, titolari di diversi ruoli, che si sottraggono ai compiti loro delegati, talvolta per incompetenza ma anche per incuria o per scelte sbagliate, omettendo con ciò di compiere gli specifici doveri dei propri ruoli a danno della collettività ove tanta gente, per quanto sopra, è costretta alla sofferenza non solo morale ma anche fisica.
Tutto questo a causa della continua caduta del livello dei servizi del Sistema Sanitario Pubblico che sta determinando – chissà perché? – una crescita sempre più rilevante del settore della “sanità privata” e ciò a spese dello Stato, della Regione e dei cittadini per pagare le prestazioni non più garantite dai servizi pubblici. Così la “sanità privata” passa da una funzione di livello integrativo e complementare, prevista dalla legge, ad un ruolo pressoché sostitutivo della “sanità pubblica” a causa, oltre che delle frequenti incapacità dei responsabili, di una politica neanche tanto nascosta attuata da potenti lobby che operano in sanità, anche in quella pubblica, ai vari livelli territoriali, condizionando anche le scelte istituzionali in vari modi: tra gli altri, la corsa alle privatizzazioni ed esternalizzazioni, il blocco degli ingressi alle facoltà di medicina e alle specializzazioni, il blocco delle assunzioni, etc. che determinano un ingente trasferimento di risorse economiche dal pubblico al privato. In barba alla legge e ai cittadini.
Tanto sento il dovere di rappresentare lasciando ovviamente alla S.V. Ill/ma ogni decisione in merito.

Ringrazio per l’attenzione e porgo le mie sentite cordialità.

Vincenzo Antonio Panio