28 December, 2024
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Le pensioni del mese di marzo saranno in pagamento a partire da mercoledì 1° in tutti i 150 uffici postali della Sardegna Meridionale.
In continuità con quanto fatto finora, con l’obiettivo di evitare assembramenti, il pagamento delle pensioni in contanti avverrà preferibilmente secondo la seguente turnazione alfabetica, che potrà variare in base al numero di giorni di apertura della sede di riferimento:
Pertanto,
i cognomi dalla A alla C mercoledì 1° marzo
dalla D alla K giovedì 2 marzo
dalla L alla P venerdì 3 marzo
dalla Q alla Z sabato 4 marzo (solo la mattina)

Le pensioni di marzo saranno disponibili, a partire da mercoledì 1° marzo anche per i titolari di un Libretto di Risparmio, di un Conto BancoPosta o di una Postepay Evolution che abbiano scelto l’accredito. I possessori di Carta di Debito associate a conti/libretti o di Postepay Evolution, quindi, potranno prelevare i contanti dai 106 ATM Postamat del territorio, senza recarsi allo sportello. Inoltre, i possessori di Carta di Debito associate a conti/libretti potranno usufruire gratuitamente di una polizza assicurativa che consente un risarcimento fino a € 700 all’anno sui furti di contante subiti nelle due ore successive al prelievo effettuato sia dagli sportelli postali sia dagli ATM Postamat.
Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito www.poste.it o contattare il numero verde 800 00 33 22.

Questa mattina, presso la cattedrale di Santa Chiara, è stato conferito il Sacramento della Confermazione a 37 giovani allievi carabinieri, dopo un percorso di preparazione durato diversi mesi curato dal Cappellano militare, don Francesco Bregoli.
La solenne cerimonia religiosa, momento di grande gioia per i cresimandi e per i loro familiari, è stata officiata da monsignor Santo Marcianò, ordinario militare per l’Italia, giunto appositamente per l’occasione da Roma; assieme a lui hanno concelebrato la solenne Eucarestia anche padre Mariano Asunis, decano pastorale della Sardegna, mons. Carlo Cani, della diocesi di Iglesias sempre molto vicino alla Scuola allievi carabinieri di Iglesias nonché don Santo Battaglia, don Francesco Pau, parroco della cattedrale di Santa Chiara e don Giorgio Fois. La celebrazione è stata, inoltre, animata dal coro e dal gruppo liturgico degli allievi carabinieri frequentatori del 141°.
Per suggellare l’importanza del momento, S.E. mons. Santo Marcianò, ha rivolto un augurio agli allievi cresimati, un saluto ai loro familiari, un ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possibile la riuscita di una cerimonia così ricca di significato, nonché un fervido saluto agli allievi carabinieri che a breve, dopo che avranno prestato giuramento solenne alla Repubblica Italiana, termineranno il corso e raggiungeranno, al termine di un intenso periodo di formazione durato sei mesi, le stazioni dei carabinieri, dove diverranno punto di riferimento principale per i cittadini.

Il gruppo che faceva riferimento ad Articolo Uno ad Iglesias aderisce al progetto Sinistra Futura.
“Siamo un gruppo di persone di sinistra che provengono da esperienze culturali e politiche differenti: alcuni si avvicinano alla politica attiva per la prima volta, altri ritornano dopo anni di delusioni e rassegnazionedice il portavoce provvisorio di Sinistra Futura Iglesias, Gianluca Tocco -. Siamo un gruppo di uomini e donne di sinistra, provenienti da esperienze culturali diverse. Alcuni di noi si avvicinano alla politica attiva per la prima volta, altri ritornano dopo anni di disillussione e di rassegnazione.”
“In un momento storico in cui il termine “sinistra” viene troppo spesso accantonato, noi crediamo ancora che si possano e si debbano mettere in campo delle politiche vicine ai cittadini e ai loro bisogniaggiunge Gianluca Tocco -. Politiche che possano tutelare il mondo dei lavoratori e allo stesso tempo l’ambiente. Politiche che puntino alla risoluzione dei conflitti e non li alimentino. Politiche per i giovani e gli anziani. Politiche di sinistra.”
“I nostri alleati naturali sono tutti i soggetti che si riconoscono all’interno di un campo progressista e di sinistra. Come gruppo cittadino abbiamo attualmente interlocuzioni con tutti coloro che, a livello territoriale, si riconoscono in questo campoconclude Gianluca Tocco -. L’esito di queste interlocuzioni determinerà le nostre scelte in relazione alle prossime elezioni amministrative ad Iglesias.”

OVS, brand leader nell’abbigliamento donna, uomo e bambino, che ha una presenza capillare in Italia, assumerà oltre 100 diplomati e laureati da inserire presso i propri punti vendita. Le figure richieste dall’azienda riguarderanno soprattutto Assistenti alle Vendite, i quali dovranno gestire i clienti, allestire lo store applicando le linee guida espositive condivise dal team visual, riassortire il proprio reparto, contribuire al raggiungimento dei risultati di vendita previsti per i negozi e promuovere un approccio sempre orientato al cliente anche attraverso una conoscenza approfondita dei prodotti; Addetti alla Sicurezza, che dovranno supportare il responsabile nella gestione del servizio di portierato, di attività investigative e nell’organizzazione di servizi in emergenza, gestire l’invio mensile del budget di security tramite gestionale SAP, supportare la raccolta mensile degli eventi di security e interagire con la rete vendita e i fornitori; Responsabili del Negozio, che dovranno gestire il conto economico del negozio, sviluppare strategie commerciali, curare l’immagine del negozio per garantire la costante applicazione e il rispetto degli standard di visual merchandising, gestire il flusso delle merci in entrata e in uscita assicurando una costante organizzazione del magazzino ed un corretto riassortimento della merce e garantire e promuovere la fidelizzazione del cliente; Specialisti in Sistemi Informatici, che si occuperanno delle attività di cybersecurity, del supporto operativo nella fase di design, delivery e rilascio dei progetti, definire e mantenere aggiornate tutte le procedure operative a supporto della gestione infrastrutturale e analizzare le performance dei sistemi centrali a supporto delle applicazioni.

Per verificare le altre figure…

L’articolo completo è consultabile nel sito: http://diariolavoro.com/ovs_3.html .

Il castello dei valori umani su cui si basava la Sanità Ospedaliera del Medioevo si sgretolò durante l’epidemia del 1347-48 : l’etica del sistema di mutua assistenza si era infranta davanti all’incapacità di affrontare la peste. La gente moriva in massa nelle proprie case, nelle campagne e per le strade.
L’apparato sanitario, governato dagli Ufficiali di Sanità, gestì il problema dei morenti e dei morti con metodi spicci. Li caricava sui carretti e li smaltiva in fosse comuni. Questo fu il massimo del “prendersi cura”. I medici , pochi, spaventati e impotenti, seguivano i consigli di Galeno: «Fuge, longe, tarde» («fuggi lontano e torna il più tardi possibile»). L’inconsistenza del sistema di sicurezza prodotto dai governanti generò, nel popolo, odio contro i medici. Il disprezzo per i medici fu tale che per un secolo persero credibilità e scomparvero dalla storia. Nel 1348 il più grande odiatore dei medici fu Francesco Petrarca, il poeta. La sua amata, la bella Laura De Sade, morì di peste, nonostante le cure dei migliori specialisti di Avignone. Per offendere i medici del tempo li chiamò “maccanici”. Con questo termine, che di per sé non è offensivo, voleva dire: «La vostra professione è senza spiritualità; curate i corpi malati come se fossero macchine rotte e non vedete che dentro hanno un’anima carica di valori etici».
La medicina era caduta talmente in disgrazia che per un secolo i malati trovarono conforto soltanto in ricoveri gestiti da personale di assistenza, fratres et sorores, che agivano autonomamente e si mantenevano con le donazioni dei benefattori. Tali strutture erano destinate al ricovero dei vecchi non autosufficienti, dei poveri, dei folli, dei bambini abbandonati e degli infettivi. Anche in questi ricoveri la spiritualità si deteriorò davanti alla tentazione di arricchimenti personali con le donazioni incamerate.
A Milano un secolo dopo, nel 1448, vi fu un duro intervento di  ri-spiritualizzazione” degli ospedali caritativi del tempo. L’arcivescovo della città degli Sforza, Enrico Rampini, sostenuto dal Papa Nicolò V, fece demolire 16 di questi infami ricoveri e costruì il Grande Ospedale dell’Annunciata che poi venne chiamato  Ospedale Maggiore”. Fu una rivoluzione. La gestione sanitaria dell’ospedale venne affidata ai medici, per la prima volta assunti in pianta stabile, e quella amministrativa fu affidata ad una commissione cittadina di persone di fiducia. Con l’intervento dell’architetto Filarete fu progettato un ospedale in cui i letti erano singoli, avevano un armadietto esclusivo per ogni malato e un sistema igienico di scarichi che allontanava i residui di umanità direttamente nei navigli. Si concordò che quello fosse l’“Ospedale per acuti”, da dove i malati dovevano essere dimessi dopo poco tempo guariti o morti. Alle porte di Milano fu costruito l’“Ospedale per i cronici”, destinato ai vecchi, ai folli e agli incurabili. Non se ne usciva mai se non da morti.
L’Ospedale Maggiore di Milano era costruito a “crociera”. Due ali della croce erano destinate alle donne; le altre due agli uomini. Al centro, dove si incrociavano le quattro corsie dell’ospedale, era posto un altare col Santissimo esposto, a significare: «Noi vi curiamo ma è Lui che vi salva». Fu chiara a tutti l’equa divisione delle responsabilità.
Il Sistema Sanitario Milanese attirò la curiosità di tutta l’Europa e molti Governi inviarono i loro medici e architetti per copiarlo. Così si diffusero gli “Ospedali Maggiori” nel mondo occidentale.
La Riforma Sanitaria dell’arcivescovo Rampini fu fondamentalmente una “ riforma etica©. Quella concezione di Ospedale, in Italia e in Europa, rimase fino alle riforme sanitarie sperimentate dopo la Seconda Guerra Mondiale.
La stessa eticità venne ripresa nella Riforma Sanitaria allestita dalla Commissione ad hoc presieduta da Tina Anselmi. Fu lei a presentare il testo della legge n° 833 del 1978 alle Camere. In un’intervista raccontò al giornalista che le idee fondanti erano emerse dalle discussioni fra partigiani nei bivacchi di montagna. Raccontò che fu lì che si decise di introdurre nella riforma i tre valori guida: l’Universalità delle cure, l’Equità e l’Uguaglianza. Lo slogan che sintetizzava lo spirito della nuova sanità fu: «Dalla culla alla tomba, gratuita per tutti». Fu il trionfo della solidarietà.

Recentemente uno dei massimi chirurghi viventi in Italia ha ricevuto l’incarico da un’importante rivista medica americana, di scrivere un articolo sulla “spiritualità” nella chirurgia del cancro in stadio avanzato. Per chi opera negli ospedali di questo tempo, l’articolo commissionato al chirurgo, è stupefacente.
L’obiettivo di chi ha commissionato l’articolo è quello di ridare all’ospedale il significato di “luogo etico” in qualità di contenitore di “valori”. Ciò contrasta con l’idea dell’ospedale come semplice luogo di produzione aziendale secondo calcoli economici di tipo privatistico. Quel chirurgo sicuramente esplorerà l’angoscia di chi non ha più speranza e che non si sente ancora pronto alla fine, e discuterà la “compassione” del medico in questo passaggio. Nella stessa “compassione” che letteralmente significa “sentire la sofferenza insieme all’altro” è coinvolto il personale infermieristico e chi svolge il ruolo di care-giver.

Oggi lo Stato, con il PNRR missione 6, certifica un altro “valore”: il diritto del malato alla “prossimità” del luogo di cura e di chi lo cura. Il luogo più prossimo è la propria casa, poi vengono la
Casa della salute e gli Ospedali.
Negli Atti aziendali di varie ASL qualcuno ha cercato di definire quanto deve essere vicina questa “prossimità”. Vi è chi suggerisce che i luoghi di cura debbano essere distanti non più di un chilometro e mezzo dal luogo in cui sorge l’improvviso bisogno di cure; vi sono altri che invece quantificano la distanza in tempi di percorrenza non superiori ai 15 minuti. Secondo questa visione della “prossimità” si esclude l’accentramento esasperato dei servizi ospedalieri nelle grandi città e cresce l’idea che l’ospedale debba tornare alla sua dimensione etica mantenendo il suo radicamento nel territorio.
Il problema è come fare a tornare allo spirito della legge 833 di Tina Anselmi superando le riforme fallimentari che si sono succedute.
In questo periodo storico di indeterminatezza della percezione del senso del diritto, della giustizia e della politica, è stata citata una dichiarazione del giurista Carlo Arturo Jemolo. Egli ha sostenuto che la Carta costitutiva dell’ONU, così come la Costituzione Italiana, pur piene di buoni principi, sono destinate a rimanere “pezzi di carta” se non esiste un’Istituzione che le faccia rispettare.
La differenza tra quella prima riforma e le successive sta nel fatto che la 833/78 conteneva al suo interno un Istituto di controllo con funzioni assimilabili all’idea di Jemolo.
L’Istituzione in oggetto era rappresentata dal Presidente della ASL e dal Comitato di gestione. Nella nostra esperienza i componenti erano tutti consiglieri comunali delle 23 città del Sulcis e dell’Iglesiente. Gli assistiti allora erano abbastanza soddisfatti dei loro ospedali. Eppure allora avevamo meno medici di oggi. Al Sirai c’erano una trentina di medici contro il centinaio degli attuali. Ad Iglesias i rapporti erano simili. Si dovrebbe concludere che quei consiglieri comunali fossero dei geni del management sanitario. Invece no. Non avevano alcuna formazione in sanità, però avevano una grande capacità politica di interpretare i bisogni del personale sanitario e dei malati. Essi non si sostituivano al personale dell’apparato amministrativo ma facevano rispettare i valori umani di cui erano rappresentanti: la dignità, la sicurezza, la speranza, la condivisione, il coraggio, la compassione e, soprattutto, avevano l’umiltà di ascoltare. Quella capacità di “ascolto” in seguito si attenuò fino a scomparire. Dall’umanizzazione della Sanità pubblica si passò all’ingegnerizzazione della Sanità.
La lettura accurata delle leggi sanitarie di oggi fa emergere la centralità di un nuovo complicatissimo apparato burocratico. Vi si possono leggere centinaia di pagine che descrivono processi, uffici e commissioni, senza mai incontrare le parole: medico, infermiere, malato. Queste tre figure che dovrebbero essere centrali, si trovano invece alla periferia dei programmi; talvolta non sono neppure alla periferia, sembra che proprio non ci siano.
La sede di comando del potente apparato burocratico centrale è un luogo indefinibile della mente, impenetrabile, distante fisicamente e psicologicamente. E’ avvolto da una forma di indeterminatezza e di estraneità per cui è difficile instaurare quei sentimenti empatici che invece con i politici locali erano la norma. La sensazione che ne risulta è che il nuovo sistema sia respingente, come se si trattasse di una corazzata impenetrabile che non lascia spiragli per accedervi.
Leggendo gli atti, si ha la sensazione che tale apparato sia inaccessibile ed escludente pure per i Direttori generali, a cui sono preclusi tutti i poteri essenziali per la reale gestione della ASL, come la facoltà di assumere personale ed acquistare strumentazione con decisioni indipendenti.
Perdendo i nostri sindaci e i nostri politici locali alla guida della sanità, abbiamo perso la cinghia di trasmissione che ci faceva entrare in contatto con i vertici. Ormai siamo al di fuori della possibilità di controllo di questa entità superiore.
Sicuramente non è un’esperienza nuova nella storia dell’uomo.

Nel 15° secolo un rappresentante dell’Aragona davanti alla Cortes catalana espresse al re un giuramento di obbedienza in questi termini: «Noi che siamo leali come lo sei tu, giuriamo a te, che non sei migliore di noi, di accettarti come nostro re e signore sovrano, purché tu rispetti le nostre libertà e le nostre leggi; ma se non le rispetti, non ti riconosciamo». Da “La Spagna imperiale. 1469-1716” di John Elliott.

Mario Marroccu

Il comune di Carbonia intende raccogliere manifestazioni di interesse per l’organizzazione di MULTI, lo scambio culturale fra i giovani della città di Carbonia e il comune tedesco di Oberhausen. Un’esperienza interculturale che unisce gli studenti – dai 14 anni ai 16 anni di età – residenti nelle due città minerarie, che vantano un antico e saldo gemellaggio.
Dal 22 luglio al 5 agosto 2023 gli studenti di Oberhausen saranno ospitati dalle famiglie della città di Carbonia nella ferma consapevolezza che «la contaminazione di saperi, valori ed esperienze diverse contribuisce notevolmente all’arricchimento culturale dei giovani ragazzi di Carbonia e di Oberhausen – ha commentato il sindaco di Carbonia, Pietro Morittu -. Lo scambio culturale, la condivisione, il confronto e la capacità di aprirsi a culture differenti dalla nostra consolidano il bagaglio esperienziale e formativo dei giovani di Carbonia, che rappresentano i pilastri del futuro della nostra città e della società del domani».
«Il progetto favorisce la crescita formativa e culturale dei nostri studenti, facendoli sentire sempre più europei e parte di una comunità coesaha aggiunto l’assessora della Pubblica istruzione, Antonietta Melas -. L’ospitalità prestata dalle famiglie di Carbonia darà diritto a partecipare allo scambio culturale che si svolgerà il prossimo anno, quando saranno i ragazzi di Carbonia ad essere ospitati dalle famiglie di Oberhausen.»
Gli interessati ad aderire al progetto potranno presentare domanda di partecipazione entro il 13 Marzo 2023 tramite email ai seguenti indirizzi:
– comcarbonia@comune.carbonia.ca.it ;
– assessora della Pubblica istruzione Antonietta Melas: amelas@comune.carbonia.su.it ;
– Antonietta Loberto Ufficio Cultura: aloberto@comune.carbonia.ca.it .
L’ordine di presentazione della domanda darà priorità all’accettazione della stessa.
Per maggiori informazioni è possibile rivolgersi all’Ufficio Cultura tutti i giorni dalle 9.00 alle 13.00 ed il martedì anche dalle 16.00 alle 18.00 (tel. 0781.694416).
L’ospitalità e tutte le attività di MULTI 2023 a Carbonia saranno organizzate dall’Amministrazione comunale con la collaborazione della Pro Loco e delle famiglie dei ragazzi coinvolti. Saranno in capo all’Amministrazione le spese per l’assicurazione dei ragazzi e per le attività collettive che verranno organizzate (accompagnatori, visite ai musei, tour, etc.).
Nella foto di copertina un incontro del 2017

La Pentolaccia a Carbonia si svolgerà regolarmente nonostante le incerte condizioni meteo. L’Amministrazione comunale e la Pro Loco hanno confermato lo svolgimento dell’evento, in piazza Roma, a
partire dalle ore 15.00. In caso di maltempo, la festa si sposterà negli spazi interni dell’Oratorio di San Ponziano, al riparo dalla pioggia.
Si prevede un tripudio di colori, suoni, animazioni, folklore e goliardia per il Carnevale di Carbonia che concede il bis dopo la sfilata di domenica scorsa, con un imperdibile appuntamento per i bambini, “La
Pentolaccia”. L’evento dopo diverso tempo ritornerà ad essere protagonista delle animazioni cittadine. L’iniziativa è stata organizzata dalla Pro Loco Carbonia con il patrocinio ed il contributo economico del comune di Carbonia.
“La Pentolaccia”, con epicentro nel cuore della piazza Roma, vedrà la partecipazione delle tante associazioni cittadine che operano nell’ambito dell’intrattenimento e dell’animazione in una sinergia di intenti che rappresenta il vero valore aggiunto di un pomeriggio domenicale che si annuncia all’insegna del divertimento, dell’allegria e della spensieratezza per i bambini.
Sono previste gustose sorprese con premi, giochi, dolci e merendine. Ad impreziosire l’evento ci sarà la presenza del trenino e del sempre apprezzato truccabimbi.

L’Iglesias c’è. La squadra di Andrea Marongiu ha riscattato il passo falso compiuto a Bosa e contro la Nuorese ha centrato la quarta vittoria delle ultime cinque giornate ed è salita a quota 34 punti, più vicina al traguardo della salvezza. Il risultato finale, 5 a 1, potrebbe far pensare ad una partita a senso unico, priva di problemi per Raponi e compagni, ma non è stato così. La Nuorese ha approcciato la partita come meglio non avrebbe potuto, sbloccando il risultato dopo soli 2′. Capitan Fabio Cocco ha messo in mezzo all’area un pallone “velenoso” dal vertice sinistro dell’area, Maximiliano Saura ha trovato la deviazione vincente che non ha lasciato scampo a Samuele Guddo, alla seconda presenza con la maglia dell’Iglesias (Valerio Bigotti, infortunato, dovrà stare fuori almeno altre tre settimane).

Il goal subito ha scosso l’Iglesias, per qualche minuto sono riaffiorate le paure della fase più difficile della stagione e la Nuorese ha controllato il gioco rischiando poco, tentando anche di impensierire ancora la difesa rossoblù. Andrea Marongiu ha chiesto ai suoi di ragionare, senza avere fretta e l’Iglesias ha guadagnato campo, ripristinando la parità a metà tempo: incursione di Suku Kassama Sariang sulla destra, pallone in mezzo per capitan Gianluigi Illario che ha calciato con forza e precisione a filo d’erba, superando imparabilmente Edoardo Scarcella. Al 23′ è 1 a 1.

Le paure si sono trasferite in casa verde azzurra e Francesco Picconi ha cercato di scuotere i suoi, senza successo, tanto che al 35′ la difesa nuorese s’è fatta goal da sola, per il vantaggio dell’Iglesias: Herman Yves Kouadio ha lanciato Nicolas Capellino, il difensore Andrea Peana ed il portiere Edoardo Scarcella non si sono capiti e sull’uscita del secondo, il primo ha colpito di testa all’indietro scavalcando clamorosamente il primo: 2 a 1.

Il goal del vantaggio ha messo le ali all’Iglesias che già prima del riposo ha cercato il terzo goal, senza trovarlo. Alla ripresa del gioco dopo il riposo, l’Iglesias ha avuto subito l’occasione per realizzare il terzo goal, con Nicolas Capellino che liberato da solo nella metà campo avversaria da un assist di Gianluigi Illario, una volta arrivato ad una dozzina di metri da Edoardo Scarcella, anziché calciare a rete ha cercato la combinazione con Suku Kassama Sariang, facendosi rimontare da un difensore della Nuorese. Ma, a quel punto, la Nuorese è parsa in balia dell’Iglesias e dopo una fase priva di grandi occasioni da entrambe le parti, il terzo goal dell’Iglesias è arrivato alla mezz’ora: l’Iglesias ha guadagnato un calcio di punizione sulla sinistra da posizione defilata, si è incaricato della battuta Herman Yves Kouadio che ha calciato con forza, superando difensori ed attaccanti, con il pallone che si è infilato alle spalle di Edoardo Scarcella.

La partita a quel punto non ha avuto più storia, Andrea Marongiu ha effettuato alcuni cambi e, in contropiede, hanno arrotondato il risultato due dei nuovi entrati, prima Juan Cruz all’80’, poi Michele Suella al 92′ che poi si è fatto ammonire e salterà per squalifica la prossima partita interna con la capolista Budoni. La Nuorese ha terminato la partita in 10 uomini per l’espulsione di Abdoulie Nicol per doppia ammonizione. Il punteggio è sicuramente troppo severo per Fabio Cocco e compagni ma la Nuorese paga una fragilità difensiva alla quale dovrà cercare di trovare rimedio Francesco Picconi per continuare a credere nella salvezza, oggi più distante (11 punti la salvezza diretta con una partita in più da giocare, 5 punti la quota minima per disputare il play out).

Iglesias: Guddo, Filippi (81’ D. Doneddu), Zedda (81’ Sirigu), Bringas (84’ Mura), Cassini, Raponi, Kouadio, Piras, Capellino (73’ Suella), Illario, Sariang (70’ Cruz). A disposizione: Todde, Fadda, Espada. Allenatore: Andrea Marongiu.

Nuorese: Scarcella, Peana, Piriottu (71’ Tiddia), Loi (71’ Demurtas), Rantucho, Nicol, Animobono (67’ Di Nardo), Spina, Dem (77’ Durantini), Cocco (90’ Solinas), Saura. A disposizione: Cocozza, Giorgi, Mastio, Moro. Allenatore Francesco Picconi.

Arbitro: Luca Sanna di Sassari.

Marcatori: 2’ Saura (N), 23’ Illario (I), 36’ Peana (autorete, I), 75’ Kouadio (I), 80’ Cruz (I), 92’ Suella (I).

Note: espulso Nicol (N) per doppia ammonizione; ammoniti Saura (N), Tiddia (N), Zedda (I), Dem (N), Suella (I).

Giampaolo Cirronis

 

«Grazie al presidente Meloni e ai ministri Urso e Giorgetti perché senza questo provvedimento si sarebbe rischiato un forte rallentamento del progetto di ristrutturazione degli impianti con gravi ricadute economiche e occupazionaliconcludono Gianni Lampis e Salvatore Deidda -. Continueremo nell’espletamento del nostro mandato ad essere interlocutori attenti delle imprese e delle organizzazioni sindacali affinché le realtà industriali del Sulcis Iglesiente possano ritornare ad essere a pieno titolo presìdi economici e sociali a beneficio di tutto il territorio della Sardegna.»