1 November, 2024
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Impegnative trasferte questo pomeriggio per Villamassargia e Verde Isola, nella sesta giornata del girone B del campionato di Promozione regionale. La squadra di Fabrizio Anedda gioca ad Arzana, sul campo dell’Idolo, con la ferma determinazione di riscattare le due sconfitte consecutive subite; la Verde Isola di Titti Podda, reduce da tre sconfitte di fila e dalla qualificazione ai quarti di finale della Coppa Italia (eliminato il Cus Cagliari), nei quali affronterà la Kosmoto Monastir di Marcello Angheleddu, gioca sul campo del Guspini.

Sugli altri campi, si giocano Arborea-Tortolì, Atletico Cagliari-Selargius, Calcio Pirri-Gialeto 1909, Orrolese-Arbus Calcio e Cus Cagliari-Kosmoto Monastir. Negli anticipi di ieri, Castiadas e Lanusei hanno pareggiato 3 a 3, il Terralba Francesco Bellu ha battuto il Gonnosfanadiga 3 a 1.

Nel girone B del campionato di Prima Categoria, la capolista Samugheo gioca sul campo dell’Ussana, l’Atletico Masainas, seconda a un punto ma con una partita in meno giocata, gioca sul campo del Tonara, squadra distanziata di un solo punto a parità di partite giocate, quattro. Le altre due vicecapolista, Cortoghiana e Antiochese, giocano in casa, rispettivamente con Sadali e Don Bosco Fortitudo. Giocano in casa anche il Perdaxius, contro la Libertas Barumini, e la Fermassenti, ancora alla ricerca dei primi punti, contro il Senorbì.

Completa il programma della sesta giornata, la partita Calcio Decimoputzu-Segariu. Nell’anticipo disputato ieri, la Freccia Parte Montis ha vinto 1 a 0 a Isili.

La FLC e la CGIL della Sardegna Sud Occidentale hanno diffuso una nota firmata da Caterina Cocco e Silvia Messori, nella quale esprimono assoluta contrarietà nei confronti del piano di dimensionamento scolastico adottato dalla Regione Sardegna attraverso le ultime linee guida.

«Il piano, che prevede la chiusura di ben 14 autonomie scolastiche nel territorio della provincia Sud Sardegna, ha suscitato un acceso dibattito e forti preoccupazioni tra la comunità educante e i cittadini e le cittadinesi legge nella nota -. Dalle preconferenze provinciali svoltesi nelle giornate del 17, 18 e 20 ottobre 2023 a Carbonia, Sanluri e Cagliari emerge chiaramente il quadro preciso delle intenzioni: 7 autonomie in meno nel Sulcis Iglesiente, 4 in meno nel Medio Campidano e le restanti 3 sull’ex provincia di Cagliari.»

La FLC CGIL e la CGIL hanno tenuto numerose assemblee territoriali, ribadendo con forza il proprio categorico dissenso rispetto ai gravi tagli previsti, che non tengono conto in alcun modo delle caratteristiche di un territorio estremamente vasto, già caratterizzato da pendolarismo, ma non dotato di infrastrutture necessarie affinché le studentesse e gli studenti possano esercitare appieno il proprio diritto allo studio.

«Le linee guida sul dimensionamento, se attuate in toto e acriticamente dalla classe politica comunale, provinciale e regionale, produrranno un innalzamento ulteriore della dispersione scolastica (già tra le più alte d’Italia) e avranno un impatto significativo sul sistema educativo locale e sulla qualità dell’istruzione e dell’offerta formativa indirizzata alle generazioni future nonché sullo stato occupazionale di tutti i lavoratori e le lavoratrici del comparto istruzioneaggiungono Caterina Cocco e Silvia Messori -. L’obiettivo principale della FLC e della Cgil SSO nella sua interezza è quello di proteggere e garantire un’istruzione di qualità per tutti gli studenti e le studentesse dell’isola e del Sud Sardegna in particolare. Qualora non dovessero esserci risposte esaustive inerenti alle profonde criticità di cui sopra e qualora il piano di dimensionamento non dovesse essere rivisto, l’intendimento è quello di promuovere iniziative di mobilitazione nel territorio.»

«Il piano di dimensionamento scolastico è un argomento di estrema importanza che riguarda l’intera comunità e che non può avere come unico scopo quello di effettuare tagli lineari in aree già fortemente deprivate come quelle del Sulcis e del Medio Campidano concludono Caterina Cocco e Silvia Messori -. In attesa di ulteriori evoluzioni, l’appello ai soggetti coinvolti (studenti, genitori, insegnanti, personale scolastico) e più in generale a tutti i cittadini e alle cittadine è quello di essere pronti a difendere la scuola pubblica, a partecipare al dibattito in corso e a sostenere, anche attraverso la mobilitazione, gli sforzi volti a garantire un futuro migliore al sistema educativo sardo.»

 

Nulla di fatto, oggi a Cagliari, per le regate a squadre under 22 iniziate venerdi. Se il primo giorno dei Campionati europei team race under 22 RSAero class è stato caratterizzato da vento di maestrale, che ha anche toccato i 20 nodi e oltre, purtroppo sabato la brezza ha oscillato per tutto il giorno sia di intensità vicina al limite minimo, che di direzione, fino a costringere il Comitato di Regata FIV ad arrendersi e rimanere per il secondo giorno in programma, con un nulla di fatto. Tutto rimandato quindi all’ultima giornata di domenica 29 ottobre, in cui si cercherà di finire il round robin con i 10 match mancanti e, se il vento e il tempo disponibile lo permetteranno, (ultimo orario possibile per l’ultimo giorno è 15:30)  si proveranno a disputare anche semifinali e finali. L’attesa del vento comunque – a cui tutti i velisti sono abituati – è stata deliziata da una bellissima giornata di sole durante la quale i partecipanti – tutti under 22 – hanno potuto socializzare e trascorrere non poche ore insieme. Comitato di regata FIV, Giuria, staff posaboe e circoli organizzatori, con Lega Navale del Sulcis e Canottieri Ichnusa, sono rimasti dal mattino fino alle 16:30 a provare a cogliere ogni segnale di vento; domenica resteranno altrettanto pronti per un’ultima intensa giornata, che si spera possa riservare le condizioni adatte per regatare e concludere al meglio questo Campionato Europeo Team Race under 22 con le barche RS Aero. Intanto si hanno ancora negli occhi i bellissimi match di venerdi, in cui le forti raffiche di vento hanno invece reso molto spettacolari tutte le prove disputate (7 per ogni squadra, con 35 partenze in tutto).

Si è svolta lo scorso 24 settembre la traversata a nuoto Portoscuso- Carloforte-Portoscuso (12.000 metri), organizzata dal PNP team (Portoscuso Nuoto Pallanuoto team).

Il protagonista della gara è stato Salvatore Deiana, 80enne in splendida forma, vincitore di record nelle gare Master, sommozzatore e nuotatore che ha detto di aver passato tutta la sua vita in acqua. Originario di Portoscuso, a soli 10 anni ha iniziato a sognare di diventare un atleta, oggi lo è della Rapallo Nuoto, con alle spalle vittorie italiane ed europee. Tante traversate l’hanno visto protagonista di Personal Challenge, ma quelle che compie in Sardegna gli “riempiono” il cuore. Di lui Alessandro Martini, presidente della Rapallo Nuoto, ha detto: «Non ci sono parole per definire il valore sportivo e umano di Salvatore Deiana, siamo di fronte ad un uomo che, alle sue predisposizioni naturali per lo sport e per l’acqua, unisce un’impeccabile condotta nell’impegno durante gli allenamenti, Salvatore, orgogliosi di averti come atleta!»

Salvatore è il “leader” della squadra Master, il tecnico Severino Barbagelata ha detto che «Salvatore non finisce mai di stupire e di stupirci, un esempio per tutta la Rapallo Nuoto, di come impegno e dedizione vengano ripagati con i risultati».

Ricevere le congratulazioni dal sindaco di Rapallo Carlo Bagnasco con dei post dedicati sui “suoi” profili social, non è una cosa da poco, un privilegio dedicato a pochi. Di questo privilegio è stato “oggetto” proprio il grande Salvatore Deiana.

Non resta che aggiungere: «Forza Salvatore!»

E come dicono i suoi amici: «Salvatore, apri le porte che poi arriviamo anche noi».

Buon proseguimento alla ricerca di altri record, noi tutti, tuoi fans… continueremo a seguirti con affetto!

Nadia Pische

   

Il campionato di Eccellenza regionale anticipa a sabato 28 ottobre sei delle otto partite in programma per l’ottava giornata del girone d’andata. Carbonia e Iglesias giocano in casa, rispettivamente contro il Bosa e il San Teodoro Porto Rotondo. A Carbonia dirige Claudio Salvatore Marongiu di Sassari, assistenti di linea Mario Puggioni di Sassari e Michele Acciaro di Alghero; a Iglesias dirige Gabriele Dascola di Cagliari, assistenti di linea Diego Massa di Carbonia e Alberto Crinò di Oristano.

Il Carbonia arriva all’appuntamento reduce da una bella vittoria sul Sant’Elena, terza su tre partite giocate al “Carlo Zoboli”. La squadra di Maurizio Ollargiu punta al poker di vittorie interne ma non sarà facile centrarlo, contro un avversario in fiducia, reduce dalla vittoria interna sul Li Punti e dal superamento dei quarti di finale della Coppa Italia con due vittorie sulla Villacidrese. Nel Bosa gioca l’ex portiere del Carbonia Adam Idrissi.

L’Iglesias di Giampaolo Murru è in evidente crescita sul piano del gioco ma i risultati finora non l’hanno premiata, anche con una certa dose di sfortuna, come è accaduto sul campo dell’Ilvamaddalena, impostasi domenica scorsa con un goal realizzato al 94′ al termine di un incontro sostanzialmente equilibrato.

La Villacidrese di Graziano Mannu sta vivendo un avvio di campionato complicato. nel quale ha raccolto un solo punto a fronte di ben sei sconfitte. Insegue la prima vittoria contro un avversario, il Villasimius, che domenica scorsa è stato capace di battere il Tempio ed è poi stato eliminato nei quarti di finale della Coppa Italia dal Sant’Elena. Dirige Andrea Virgili di Olbia, assistenti di linea Giampaolo Scifo di Nuoro ed Alessandro Cola di Ozieri. Si gioca a Siliqua.

Sugli altri campi, sabato si giocano Li Punti-Ghilarza, Tharros-Ferrini e Tempio-Taloro. Completeranno il programma dell’ottava giornata, domenica pomeriggio, alle 15.00 (nella notte tra sabato e domenica tornerà in vigore l’ora solare), Sant’Elena-Ilvamaddalena e Bari Sardo-Ossese.

Riposa il Calangianus.

 

Sono iniziati, a Cagliari, i secondi Campionati Europei RSAero Team Racing Youth che questa mattina sono stati preceduti da una conferenza stampa presso la Canottieri Ichnusa. La manifestazione, organizzata dalla Lega Navale del Sulcis e dalla stessa Canottieri Ichnusa, in collaborazione con Federazione Italiana Vela e classe RSAero vede dieci squadre al via in un contesto unico nel suo genere e particolarmente adatto alle regate a squadre: dalla passeggiata lungomare del porto turistico di Cagliari, conosciuto anche come “Susiccu” è possibile infatti seguire le regate “2 contro 2”, con il campo di regata posto tra la base di Luna Rossa e lo stesso lungomare. Per i ragazzi un’esperienza sicuramente particolare con il suggestivo sfondo della città di Cagliari e la Basilica di Nostra Signora di Bonaria, senza contare la presenza dei delfini oltre che la sede di Luna Rossa, che per un giovane velista rappresenta, con l’America’s Cup, la massima espressione della vela, insieme a quella olimpica.
Dieci le squadre iscritte con Lituania, Estonia 1 e 2, Germania, Gran Bretagna, Portogallo, Italia 1 e 2; Sardegna 1 e 2. La formula della regata a squadre, che prevede per ogni match due barche contro altre due barche (maschio e femmina per ciascuna squadra) è abbastanza complessa e richiede oltre che abilità e padronanza in barca, un’ottima conoscenza del regolamento di regata: «La regata a squadre è una regata diversa da una regata di flotta: non si corre per vincere singolarmente ma per far vincere il proprio team, tanto che se si finisce a pari punti, vince chi NON fa il primo posto, perché conta di più la compattezza della squadra», ha spiegato la presidente del Comitato di Regata FIV Roberta Righetti. Le regate a squadre sono inoltre arbitrate da due team di “umpire”, che, durante i singoli match a bordo di un gommone, giudicano a stretto contatto con i regatanti  eventuali proteste da parte dei regatanti stessi e al tempo stesso osservano eventuali infrazioni alle regole di regata.
Venerdì iniziati i primi “voli” con vento medio-forte da maestrale: 35 i match disputati in tutto con 7 regate per ciascuna squadra; 10 i match mancanti per finire il round robin. Partita bene la Lituania (lycra azzurra) con 7 vittorie, seguono Sardegna 2 (lycra nera) con 6 vittorie e con 5 vittorie ciascuno Estonia 1 (lycra gialla) e Italia 1 (lycra arancio).
 

Il prossimo 10 novembre, presso la sala consiliare del comune di San Giovanni Suergiu, alle ore 16.00, verrà presentato il Comitato Ciclovie meridionali sarde. Il direttivo presieduto da Nicolino Diana, si confronterà con le autorità del territorio e non solo, sulle opportunità e criticità del progetto sulla conversione totale dell’ex Ferrovie Meridionali Sarde in ciclovia ed i collegamenti dalla rete principale ai vari siti di interesse generale di tutti i paesi del territorio del Sulcis Iglesiente.
Il Comitato è stato fondato da 14 società ciclistiche del territorio rappresentanti complessivamente circa 500 soci, ed è sostenuto anche da tanti altri appassionati che aderiscono a titolo personale.
Il Comitato Ciclovie meridionali sarde si propone di sensibilizzare i Comuni del Sulcis Iglesiente e l’Amministrazione provinciale, affinché venga preso in considerazione il recupero del tracciato ex FMS, per convertirlo quanto prima in pista ciclo-pedonale nelle tratte dove ancora poco o nulla è stato realizzato.
«Si pensi, a titolo esemplificativo spiega Nicolino Diana -, alle tratte Carbonia-Iglesias o Siliqua-Narcao (a nostro parere potrebbero anche rimanere sulla massicciata in terra battuta), che sia a livello paesaggistico- ambientale, nonché architettonico (gallerie, ponti, stazioni ecc.) possono e devono diventare un attrattore turistico di primo piano. Crediamo anche nel grande potenziale della tratta “Arcipelago del Sulcis” verso Calasetta e Carloforte, con viste mozzafiato sulla Laguna ed il Mare.»
«Dalle direttrici principali Siliqua-Calasetta e San Giovanni Suergiu-Iglesiasaggiunge Nicolino Dianapotranno diramarsi dei collegamenti a rete per i centri di interesse di cui è ricco il nostro territorio:
– Enogastronomia: Cantine, Oleifici, Caseifici, etc;
– Ambiente: Lagune, Stagni, Parco Gutturumannu, Grotte, etc.
– Archeologia: Pani Loriga, Montessu, Sirai, Seruci, etc;
senza dimenticare l’archeologia mineraria con i relativi percorsi, che tanto insistono in particolare nel nostro territorio. Questi sono solo alcuni esempi di opportunità di Sviluppo, con un enorme potenziale anche in termini occupazionali. Il 3° Rapporto sul cicloturismo in Italia attesta, infatti, che nel 2022 sono stati più di 33 milioni i turisti che hanno scelto di visitare l’Italia in bicicletta, con un impatto economico stimato in circa 4 miliardi di euro. In tale contesto, i potenziali margini di crescita della Sardegna risultano tra i più ampi a livello nazionale.»

Il Comitato Ciclovie meridionali sarde è così composto:
Presidente: Nicolino Diana
Vicepresidente: Andrea Fabrizi
Segretaria: Stefania Cacace
Tesoriere: Alberto Etzi
Consiglieri: Cristian Reina, Fabrizio Piras e Guglielmo Arus.

Le Segreterie Territoriali FIOM-FSM-UILM Sardegna Sud-Occidentale e Sulcis Iglesiente hanno convocato l’assemblea generale straordinaria di tutte le aziende e dei percettori di mobilità in deroga per martedì 31 ottobre, dalle ore 8.00 alle ore 10.00. davanti al municipio di Portoscuso.

«La situazione tra i metalmeccanici è esplosiva si legge in una nota delle segreterie territoriali FIOM-FSM-UILM Sardegna Sud-Occidentale e Sulcis Iglesiente -. Non c’è settore, filiera, industria o azienda metalmeccanica, che possa salvarsi dalla mancata politica industriale in atto. Mancate scelte stanno determinando il declino industriale, che rischia di cancellare la storia e la produttività dell’intero polo industriale di Portovesme. Nei tavoli e nei confronti istituzionali si dichiarano le strategicità delle produzioni ma allo stesso tempo non si è conseguenti alle dichiarazioni, con azioni o atti, che garantiscano le ripartenze o le attuali produzioni. Oltre 1.000 lavoratrici/ lavoratori metalmeccanici rischiano di essere licenziate/i o perdere l’attuale ammortizzatore sociale legato all’area di crisi complessa di Portovesme.»

Le segreterie territoriali FIOM-FSM-UILM Sardegna Sud-Occidentale e Sulcis Iglesiente hanno fatto l’analisi delle vertenze in atto.

«Sideralloys: l’incontro al MIMIT tenuto il 10/10/2023 ha evidenziato che i temi fondamentali per avere certezze sul rilancio della fabbrica di alluminio primario hanno una scadenza imminente, il 31/12/2023. Infatti in questa data scadono: a) L’accordo di programma fra Sider Alloys, Invitalia e Regione Sardegna. b) Il finanziamento richiesto dalla Sider Alloys con garanzia Sace, in base alla L. 50 del maggio 2022. Che fine ha fatto l’impegno preso al MIMIT dall’assessora dell’Industria di convocare il tavolo di confronto il 3/11/2023? Senza la soluzione di questi punti perderanno il lavoro circa 250 persone, salterà per aria il rilancio produttivo di alluminio primario, quello occupazionale che doveva coinvolgere le 350 persone in mobilità; risulterebbero buttati per aria, i soldi utilizzati dalla Regione per la formazione dei lavoratori effettuata l’anno scorso.

Portovesme srl-Glencore: l’incertezza sul futuro nelle produzioni di piombo e zinco, unita alla ipotetica riconversione dello stabilimento, ha portato a una drastica riduzione della forza lavoro operante in stabilimento. La fermata delle produzioni di piombo e zinco voluta dalla Glencore lascerà aziende e lavoratori degli appalti sprovvisti degli strumenti per garantire il mantenimento della forza lavoro delle aziende in appalto nella eventuale ripartenza/riconversione. Siamo ben oltre l’anticamera del licenziamento, o si trovano soluzioni o siamo già in quella fase. I lavoratori coinvolti in questa gravissima situazione già dal mese di febbraio 2024 saranno oltre 300, ma si raddoppieranno nel giro di qualche mese. Diventa fondamentale trovare soluzioni con carattere di urgenza per evitare le procedure di licenziamento collettivo oramai imminenti.

Portovesme srl-Glencore San Gavino Monreale: la denuncia presso gli organi di stampa di un lavoratore, che dopo sei mesi non ha ancora ricevuto il pagamento della cassa integrazione, dimostra la preoccupante lungaggine della burocrazia negli iter procedurali per arrivare al pagamento della cassa integrazione, davanti al peggiorare della situazione che si sta delineando, l’Inps deve uniformare i sistemi e garantire procedure snelle e autorizzazioni più rapide.

Centrale Enel di Portovesme: il PNIEC fissa la decarbonizzazione al 31/12/2025. Per gli sviluppi che si conoscono questa data dovrebbe slittare. Tuttavia, occorre occuparsi con urgenza dei lavoratori operanti in centrale, che si sentono sempre più precari a causa della mancata essenzialità della centrale, che richiede sempre minori lavorazioni da effettuare per le produzioni e/o le manutenzioni. L’ENEL ha la grossissima responsabilità di questa perdita occupazionale. La multinazionale deve favorire la ripresa di quel dialogo aperto mesi fa in assessorato all’Industria; l’intento del sindacato era ed è quello di dare corso all’avvio di progetti di rilancio industriale, tendenti a garantire l’occupazione che si perderà. Siamo stati presi in giro! abbiamo partecipato a incontri farsa, con la compartecipazione dell’assessorato all’Industria, con il solo scopo di prendere tempo, pensando che avremmo rinunciato alle rivendicazioni. In centrale operano circa 300 lavoratori degli appalti, questi, col tempo, perderanno il lavoro; nell’immediato la più importante azienda operante presso la centrale, terminerà gli ammortizzatori sociali il 31/12/2023.»

«Constatiamo con rammarico che riguardo agli investimenti derivanti dal Just transition fund, mentre nel Tarantino si sta dando corpo a importanti progettualità nel nostro territorio non esiste alcun progetto a conoscenza delle organizzazioni sindacali che possa o faccia pensare a una idea di rilancio di qualche tipoconcludono le segreterie territoriali FIOM-FSM-UILM Sardegna Sud-Occidentale e Sulcis Iglesiente -. Una vergogna a cui occorre porre rimedio con urgenza. Mobilità. Sono circa 450 i lavoratori collegati agli ammortizzatori in deroga per le aree di crisi complessa. La scadenza della concessione della mobilità ha sempre la stessa data: 31/12/2023. La gravissima situazione annunciata brevemente nei punti sopra riportati, sarà discussa nell’assemblea generale straordinaria, in cui si valuteranno le ulteriori iniziative da intraprendere, senza escludere nessun tipo di mobilitazione! FIOM-FSM-UILM, annunceranno le mobilitazioni che intenderanno attuare, al termine dell’assemblea e del confronto con i Sindaci del territorio.»

Prenderà il via l’8 novembre prossimo il progetto “Scuola e Genitori 2023”, finalizzato al benessere individuale e familiare e promosso dai servizi delle Politiche sociali dei comuni di Sant’Antioco e Calasetta, nell’ambito del progetto Centro per la famiglia “Isola di Sant’Antioco”.

Il percorso, che si inserisce inoltre nella programmazione di Sant’Antioco Comune amico della Famiglia, sarà curato dalla Coop. Soc. Dimensione Umana e si divide in 7 moduli di 5 ore ciascuno (per maggiori dettagli sui contenuti dei singoli moduli si rimanda alla locandina): si terrà ogni mercoledì dalle 14.30 alle 19.30 da novembre a dicembre 2023presso la sala ”I Sufeti” della biblioteca comunale di Sant’Antioco in piazza De Gasperi, con ingresso libero e gratuito. Per iscriversi o ricevere maggiori informazioni è possibile contattare la segreteria al numero 393.945.3667.

Il percorso nasce per supportare i genitori offrendo nuovi spunti di riflessione sulla genitorialità intesa come il risultato di un percorso personale e familiare in cui è possibile creare e modellare un nuovo approccio educativo basato sul rispetto dei bisogni del singolo e del gruppo, caratteristici di ciascun sistema.

Destinatari diretti sono i genitori interessati ad approfondire le tematiche trattate. Il percorso non è diretto a famiglie problematiche: chiunque abbia il desiderio di migliorare la relazione con i propri figli o stia progettando di diventare genitore, infatti, può partecipare attivamente. I destinatari indiretti sono invece i familiari e tutta la rete sociale che implicitamente beneficerà dei risultati ottenuti durante il percorso formativo.

La formazione è affidata alla dott.ssa Virginia Priolo, psicologa clinica e del lavoro, mediatrice familiare, psicoterapeuta in formazione, consulente, formatrice e autrice.

 

Recentemente nei giornali sardi due primari chirurghi, rispettivamente dell’ARNAS di Cagliari e AOU di Sassari, hanno definito gli ospedali delle ASL “ospedali filtro “. Esattamente il concetto che hanno espresso al giornalista è stato: «I nostri reparti chirurgici sono intasati di lavoro perché gli “ospedali filtro” non funzionano». Si era già sentito definire i nostri ospedali “ospedali periferici”, ma è la prima volta che vengono dichiarati non più “centri di cura” ma declassati a semplici “funzioni di filtro”. La degradazione sottende l’incomprensione della Costituzione e delle leggi sanitarie vigenti che declamano l’obbligo di erogare la salute pubblica con criteri di equità e uguaglianza in modo democratico a tutti gli italiani in ogni luogo. Ne consegue che tutti i reparti ospedalieri che producono le cure debbano essere ugualmente ad alto livello di prestazione. Tutti i cittadini, in qualunque ospedale dello Stato, hanno diritto a prestazioni eccellenti. Pertanto, tutti gli ospedali, nell’espletamento delle loro funzioni, sono “centrali “e non sono “periferia” di nessuno. Il contrario, sarebbe un colpevole fatto politico-amministrativo anticostituzionale.

L’idea di periferia sanitaria contrapposta al centro, nacque quando si teorizzò il concetto che gli alti costi dovuti all’evoluzione tecnologica per le malattie poco frequenti dovessero essere contenuti concentrando nei capoluoghi di regione alcune strutture specialistiche. Questo è necessario per le malattie e le procedure chirurgiche poco frequenti come la Neurochirurgia, la Cardiochirurgia, i trapianti d’organo e la Radioterapia per Oncologia. All’inizio, si era pensato che tale meccanismo dovesse essere riservato solo a quegli ambiti patologici infrequenti e costosi, e che solo quelle specifiche strutture dovessero essere centralizzate nei capoluoghi di regione. Naturalmente era inteso che invece le patologie più frequenti dovessero essere sempre trattate negli ospedali dei capoluoghi di provincia e in tutti gli ospedali dello Stato. Non fu così. Se ne abusò inventando il concetto di “Hub and Spoke”. E’ un’espressione inglese che sfrutta il disegno delle ruote del carro come le conosciamo: al centro della ruota c’è il “mozzo”, che in inglese si chiama “hub”. Sul mozzo confluiscono i raggi che in inglese si chiamano “spoke”.
L’espressione figurata della confluenza al centro dei raggi della ruota, rappresenta esattamente il concetto che esistono determinati servizi speciali che devono essere sempre convogliati nel capoluogo di Regione e messi al servizio di tutti indistintamente. Ecco perché, in quegli ospedali, esistono: la Neurochirurgia, la Cardiochirurgia, la Chirurgia pediatrica, i Servizi di trapianti d’organo, la Chirurgia vascolare, la chirurgia toracica, la radioterapia, i centri di immunologia e ematologia. Questi sono ospedali regionali disponibili alla pari per tutti i sardi. I reparti generalistici come la Chirurgia generale, l’Urologia generale, la Traumatologia e Ortopedia, la Medicina interna, la Neurologia, la Psichiatria, la Pediatria, l’Ostetricia e Ginecologia, il Nido pediatrico, l’Anestesia e Rianimazione, la Cardiologia, il Servizio emotrasfusionale. La Radiologia, il Laboratorio delle analisi ematochimiche, microbiologiche e virologiche, la Nefrologia e Dialisi, la Riabilitazione, la Pneumologia, la Diabetologia, l’Anatomia Patologica, l’Oculistica, l’Otorinolaringoiatria, la Geriatria, etc,., sono invece servizi ospedalieri che devono esistere alla pari in tutti gli ospedali capoluogo di provincia. Questi servizi devono avere una dotazione di strumenti e Personale sanitario professionalmente alla pari ovunque.
I Servizi sanitari di Carbonia, Iglesias, Oristano, Olbia, Alghero, San Gavino Monreale e Nuoro, e delle stesse strutture generalistiche ospedaliere di Cagliari e Sassari, devono funzionare parimenti bene e devono essere in condizione di indipendenza funzionale; in sostanza, non devono far confluire nulla verso i reparti generalistici che si trovano a Cagliari e Sassari. Ecco perché, non sono “ospedali di periferia” e neppure “filtro” per altri. Devono essere perfettamente dotati per dare con competenza e qualità tutti i servizi di prossimità ai malati dei propri territori.
In contrasto con la Costituzione e con le leggi sanitarie, dal 1992 in poi, iniziò l’abuso. Si impoverirono progressivamente sia il Personale che le Strutture specialistiche della città capoluogo di Provincia e si obbligarono i pazienti a rivolgersi a Cagliari anche per tutte le altre patologie. Dapprima ciò avvenne in modo inapparente, poi in modo più marcato, fino a diventare tumultuoso in questi ultimi anni, e sottrarre ai nostri ospedali le loro funzioni. Il travaso di malati verso Cagliari si chiama “mobilità passiva”. Con questa leva, indotta ormai anche per le patologie più banali, si sta soffocando lo spirito vitale dei nostri ospedali. Le prestazioni sanitarie rese dai servizi sanitari del Cagliaritano attraverso la “mobilità passiva” vengono pagate secondo un tariffario che si chiama “DRG” . E’ una classificazione del valore delle prestazioni sanitarie inventata dalle assicurazioni sanitarie private americane. Ogni prestazione, secondo il valore in euro stabilito, deve essere pagata da ciascuna ASL sarda alle strutture cagliaritane che le erogano secondo i DRG. Nel tempo tali strutture centralizzate sono state fortemente potenziate e ciò ha dato luogo ad una globale e diffusa applicazione della micidiale teoria dello “Hub and Spoke”. Quanto più esse sono state potenziate, tanto più sono stati depotenziati i nostri ospedali. Quante più prestazioni si chiedono a quelle strutture centralizzate tanto più le nostre ASL si indebitano e impoveriscono. Questo si traduce in perdita di personale e di posti di lavoro per il nostro territorio. Dopo l’epoca delle miniere e dell’industrializzazione, ora stiamo perdendo anche la Sanità. Naturalmente, il nostro impoverimento sta producendo di riflesso l’arricchimento degli ospedali del capoluogo in personale, strumenti e finanziamenti.
Chi potesse osservare tali ospedali, impropriamente arricchiti, vedrebbe dentro le corsie l’intenso traffico di medici e collaboratori. Si tratta di personale sottratto agli ospedali di provincia. La sottrazione avviene secondo i termini di legge. Per capire il meccanismo patologico che induce a questo travaso di soldi, uomini e mezzi, bisogna fare un passo indietro. Nell’anno 1992 Il ministro Francesco di Lorenzo con la legge 502, trasformò le USL (Unità Sanitarie Locali) in ASL (Aziende Sanitarie Locali). Aveva introdotto il seme della privatizzazione della sanità Pubblica. Erano gli anni in cui si stava completando la dismissione delle industrie delle PPSS (Partecipazioni Statali). Quello fu l’anno in cui avvenne la storica “Marcia per il Lavoro”, per attenuare l’impatto dell’uscita dello Stato dalle Partecipazioni statali e quindi anche dalle industrie metalmeccaniche e chimiche.
Contemporaneamente, iniziava timidamente l’uscita dello Stato dalle USL e al posto dei nostri sindaci al loro comando comparvero i manager delle neonate Aziende sanitarie. Prese piede allora la teoria economica dell’“efficienza ed efficacia” che semplicemente significa “spendere di meno mantenendo la stessa produttività” del Servizio sanitario. Nell’anno 2004, il Governo emanò il Dlgs 311 che imponeva la riduzione progressiva dei fondi destinati alla Sanità (-1,4% per anno). Ciò venne ottenuto col blocco del turn-over del personale andato in pensione e la riduzione della spesa corrente in Sanità (assunzioni e manutenzioni).
Nell’anno 2012 la legge Balduzzi (Governo Monti) ridusse i posti letto ospedalieri a 3,7/1.000 abitanti. Un valore ben lontano dagli 8 posti letto per 1.000 abitanti della Germania. Gli effetti negativi di questa legge si videro poi durante la Pandemia Covid del 2020. Nell’anno 2015 col DM 70 del Governo Renzi vi fu un’ulteriore riduzione dei posti letto, in funzione della valutazione di “volumi ed esiti” del lavoro prodotto. Cioè se il lavoro era diminuito, si dovevano chiudere i relativi posti letto ospedalieri.
L’effetto letale di queste leggi per i nostro ospedali è ancora attivo. Per effetto di quelle leggi, potremmo assistere nell’imminente futuro alla chiusura di altri reparti nei nostri ospedali. Usando queste leggi, presto potrebbe venir chiusa l’Urologia di Carbonia che, come si sa, è stata gravemente depotenziata privandola di colpo del Primario e di 4 medici. Purtroppo, a causa di questa perdita, i molti malati urologici del Sulcis Iglesiente si stanno rivolgendo agli ospedali e alle case di cura private di Cagliari.
Questo fenomeno, la cui origine è da ricercarsi in ambienti fuori da questa ASL, ha creato un crollo dei “volumi ed esiti” di prestazioni urologiche. Nessuno può pretendere dai due medici urologi sopravvissuti i “risultati ed esiti” che darebbe lo stesso reparto se avesse ancora in attività tutti i sette medici previsti dall’organico. In forza di quelle leggi, l’assessore Carlo Doria potrebbe chiudere l’Urologia di Carbonia. Speriamo che la cittadinanza e i politici locali spalanchino gli occhi un po’ di più sulla spoliazione che potrebbe ricadere anche su questo servizio. Nessuno è innocente. Non lo sono i politici che non controllano e non lo sono neppure le nostre popolazioni che subiscono senza reagire.
La voluta induzione del calo di produttività dei nostri due Ospedali sta avvenendo con un meccanismo contabile strabiliante. Bisogna riconoscere che i fondi del Piano sanitario regionale vengono equamente suddivisi tra gli abitanti della Sardegna, tuttavia quei soldi non restano nel territorio di destinazione. Rimbalzano in buona parte a Cagliari.

Per esempio, al Sulcis Iglesiente vengono attribuiti 245 milioni però nelle sue casse ne arrivano 209 (cioè 36 milioni in meno). Con quei 209 milioni vanno pagate le spese degli ospedali e quelle dei medici di Medicina generale, comprese farmacie, radiologie e laboratori analisi. I 36 milioni che mancano vanno alle casse di strutture sanitarie prevalentemente cagliaritane. Sicuramente una buona parte di quei milioni serve a pagare i DRG dovuti alla Cardiochirurgia, alla Neurochirurgia, ai Trapianti alla Radioterapia e Oncologia ma un’enorme parte serve a pagare le spese per patologie comuni di: Chirurgia generale, Urologia, Ostetricia e Ginecologia, Oncologia, Ortopedia, Radiologia, Laboratorio, Oculistica, Otorinolaringoiatria, Pediatria, Anatomia patologica e altro che sono state erogate a Cagliari e che invece dovrebbero essere erogate a Carbonia e Iglesias. Purtroppo, noi non riusciamo più a farlo, perché ci mancano i medici, gli infermieri, le attrezzature e i soldi. A causa di queste spese indotte dall’insufficienza dei nostri servizi rispetto alle richieste della popolazione, infatti, ci siamo dovuti indebitare con Cagliari e non possiamo permetterci di assumere personale o acquistare attrezzature. Avviene esattamente il contrario nelle strutture specialistiche delle città capoluogo regionali di Cagliari e di Sassari, dove i finanziamenti sono sempre in attivo proprio per l’afflusso di soldi provenienti da tutte le ASL sarde. Ciò si desume dai dati esistenti in un prospetto sui finanziamenti e spese delle ASL sarde (delibera RAS n. 10/33 del 16 marzo 2023). In questo prospetto la teoria “Hub and Spoke”, per quanto riguarda il flusso di soldi dalla periferia al centro, è perfettamente rappresentata. Naturalmente non si tratta solo di questo ma anche di un riallocamento di personale, mezzi e interi servizi verso gli ospedali più ricchi del capoluogo (vedi il caso della Anatomia patologica del Sirai trasferita in blocco al Santissima Trinità di Cagliari). Oggi i servizi di Anatomia patologica dobbiamo comprarli da altre ASL.
Tutto quanto descritto è possibile perché le ASL delle province sarde non sono più delle vere ASL. Tutti i poteri di autonomia sono stati assorbiti da una struttura pubblica di diritto privato che oggi si chiama ARES, e in passato era ATS. Il patologico ciclo economico che deriva da tale organizzazione sanitaria centralizzata, visto ciò che sta avvenendo, non può essere favorito, pena il fallimento di tutti i nostri ospedali. Ne consegue, che per salvare i nostri ospedali, bisogna contrastare la teoria “Hub and Spoke”, o perlomeno bisogna precisare che quel concetto vale solo per le alte specializzazioni di Neurochirurgia, Cardiochirurgia, Trapianti d’organo, Chirurgia toracica e Chirurgia vascolare, lasciando tutte le altre chirurgie e le patologie internistiche più diffuse agli ospedali di provincia. Si avrebbe il vantaggio di conservare la medicina di prossimità, la cultura ospedaliera esistente storicamente e il vantaggio di contrastare lo spopolamento, la perdita di posti di lavoro e il problema demografico incombente.

La nostra è una popolazione molto invecchiata, e per di più il numero di vecchi è in un preoccupante crescendo, inarrestabile, pertanto, necessita della vicinanza del suo ospedale.

Mario Marroccu