Il patrimonio culturale sulcitano si arricchisce di un dipinto del XVII-XVIII secolo rappresentante Nostra Signora di Bonaria con Bambino e Sant’Antioco orante. L’operazione di recupero della tela che viene presentata è stata la crociata più laica e più veloce della storia. Nacque con una fiammata di entusiasmo che coinvolse in un attimo un gruppo di amici antiochensi sul sagrato della chiesa di Nostra Signora di Bonaria alla fine di un rito religioso. La fiamma venne accesa da Roberto Lai, quando propose di acquistare la grande tela, risalente al secolo di mezzo tra il 1600 e 1700, che giaceva tra i reperti della collezione Gasperini a Cagliari. Non se ne conosceva l’origine esatta, né il luogo di fabbrica, né l’autore, né il committente. Si sapeva che tale oggetto d’arte e di culto aveva avuto una vita travagliata inframezzata da viaggi tra Spagna, Liguria, e Sardegna. Alla fine, era approdata a Cagliari in seguito ad un’asta di oggetti d’antiquariato, avvenuta mezzo secolo fa.
Il proprietario, l’editore Gasperini, non se ne separò mai. Alla morte dell’editore, si seppe che egli aveva desiderato che il dipinto fosse destinato ad un luogo pubblico preferibilmente di culto. La scomparsa del Gasperini comportò l’accoglimento dei suoi desideri da parte dei figli. Roberto Lai lo raccontò in quel sagrato di chiesa al gruppo di antiochensi. La reazione fu immediata: si trattava di dare il via ad un’operazione di acquisizione, a beneficio della popolazione di Sant’Antioco, di un bene culturale di valore inestimabile e di battere sul tempo tutte le concorrenze disposte ad acquistarla a qualsiasi costo.
Fu partecipazione totale di un numero immediatamente grande di cittadini, il cui sentimento e raziocinio erano potenziati dalla passione per la propria storia identitaria.
Il gruppo di amici antiochensi non trovò il Santo Graal, ma si avvicinò a qualcosa di simile. Aveva visto che nell’ineffabile volto della Madonna di Bonaria mentre regge il Bambino con il mondo nelle mani, sono racchiusi i simboli del mistero della fede. Quella Madonna che regge amorosamente il figlio ha l’espressione di una mamma felice offuscata, tuttavia, da una tristezza profonda come se già ne prefigurasse il destino terreno finale.
Nelle tre figure del dipinto, è contenuto il fulcro del Credo Niceno su cui si basa l’idea fondante della Chiesa cattolica Universale: raffigura l’esistenza del Figlio di Dio nato da una donna eletta dallo Spirito Santo; quel Figlio che morirà per la salvezza del mondo, che verrà sepolto e che resusciterà. Su quella nascita e su quella morte, celebrati dai riti della Settimana Santa, è fondata tutta la teologia della Chiesa cattolica. Il Santo orante a lato, che rappresenta la “comunione dei Santi” impegnati a chiedere per l’Umanità la “ remissione dei peccati”, è Antioco di Sulci.
Il dipinto non è né il Santo Graal, né la Sindone, ma è una preziosa opera d’arte destinata a tramandare, con una complessa descrizione figurativa, i misteri della fede.
L’impresa totalmente laica ha raggiunto l’obiettivo. Il dipinto si trova ora tra i “Suoi” e, sopratutto, si trova oggi nella sede pubblica di culto cristiano come desiderò l’editore Gasperini.
Il programma.
Sabato 2 settembre, ore 19.00, Santa Messa concelebrata, presieduta da Sua Eminenza Cardinale Arrigo Miglio.
A seguire la benedizione e la conferenza “La fede venuta dal mare”, con presentazione di un antico quadro, a cura di Roberto Lai.
Per la particolare ricorrenza è stato elaborato un libro illustrato sulle alterne vicende dell’opera acquisita.
Mario Marroccu