23 November, 2024
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Si parlerà dei 367 milioni di euro che il Just Transition Fund-Piano Territoriale Sulcis Iglesiente ha messo a disposizione del mondo delle imprese del Sud Ovest della Sardegna nell’evento, pubblico e gratuito, aperto a imprenditori e cittadini, organizzato a Carbonia per lunedì 15 gennaio, dalle 16.00, nella Grande Miniera di Serbariu (Sala Fabio Masala Piazza Sergio Usai presso Fabbrica del Cinema) da Confartigianato Imprese Sud Sardegna, Coldiretti e Confapi Sardegna, dal titolo “Just Transition Fund – Il Nuovo programma europeo e le opportunità per le imprese del Sulcis Iglesiente: quali progetti”?

Il programma dell’iniziativa prevede, dopo i saluti istituzionali e l’introduzione ai lavori, l’illustrazione dello strumento JFT-Piano Territoriale Sulcis Iglesiente a cura del Centro Regionale di Programmazione, soggetto deputato a strutturare i bandi di accesso alle risorse. Successivamente verrà dato spazio al dibattito e al confronto con i cittadini e le imprese presenti all’incontro.

Nell’area interessata, 23 comuni, si contano complessivamente 9.519 imprese, di cui circa 1.968 artigiane, il 20,7% della forza produttiva del territorio. Del totale delle attività fanno parte anche 2.500 realtà gestite da donne, nella quale operano 400 aziende artigiane.  A Carbonia ci sono 2.020 imprese di cui 486 artigiane (24,1%), a Iglesias 1.870 di cui 381 artigiane (20,4%), a Sant’Antioco 842 di cui 167 artigiane (19,8%). Il più alto indice di artigianalità lo si trova a Gonnesa con il 25,7% (80 artigiane su 311 attività produttive).

 

Tragico scontro tra una moto e un’auto alla periferia di Carbonia, è morto il giovane alla guida della moto, Andrea Biggio, 38 anni. Lo scontro è avvenuto in via Aspromonte, la strada che collega la rotatoria davanti alla Grande Miniera di Serbariu alla rotatoria che immette sulla strada statale 126.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri che hanno effettuato i rilievi e avviato le indagini per ricostruire la dinamica dello scontro, i vigili del fuoco, autoambulanze del 118.

 

A Santadi, nel mese di dicembre, sono terminati i lavori di recupero di un vecchio furriadroxiu, in località Is Langius, nei pressi della strada per Pantaleo, vicino al complesso nuragico di Barrancu Mannu.

«Questi lavori rappresentano per me e per la mia impresa un importante banco di provaspiega Federico Acca -. Si è trattato di lavorare a un edificio costruito parte in pietra e parte in ladiri, i vecchi mattoni di argilla cruda. Abbiamo utilizzato materiali assolutamente biologici, limitando l’utilizzo del cemento solo ad alcuni punti importanti per la salvaguardia e la tenuta dell’immobile. Abbiamo ricostruito il tetto in canne, per gli intonaci abbiamo utilizzato la calce. L’immobile è destinato ad essere l’abitazione di una coppia che si trasferirà a vivere a Santadi.»

L’imprenditore edile è entusiasta del lavoro svolto, anche perché crede che questo possa essere solo il primo di innumerevoli interventi, vista la vastità del patrimonio abitativo sparso nel territorio che sarebbe necessario recuperare. Il lavoro è parte del progetto MuDIS (Museo Diffuso Insediamento Sparso), che si occupa della valorizzazione degli insediamenti storici del Sulcis: una ricchezza inesauribile legata al patrimonio nuragico e minerario ed alla bellezza e ricchezza della natura in cui sono inseriti gli edifici.

«Il furriadroxiuaggiunge Federico Acca è di proprietà di Manuela e Giovanni Pasella, entrambi soci del MuDIS e futuri nuovi residenti di Santadi. L’immobile è stato recuperato con un progetto di valorizzazione che lo ha trasformato da rudere ad esclusiva proprietà immobiliare inserita in un contesto naturalistico di grande pregio. Di fatto abbiamo aggiunto un nuovo tassello all’attività del MuDIS a vantaggio del patrimonio immobiliare storico di Santadi

L’artigiano collabora da alcuni anni con il MuDIS. «Lavoro in edilizia con passione dice Federico Accae da alcuni anni ho il piacere di lavorare per il Museo diffuso dell’insediamento sparso (MuDIS), che richiede di utilizzare tecniche edili e materiali tradizionali del mio paese, cosa che appassiona moltissimo sia me che la mia squadra. Con queste tecniche antiche, recuperate da persone che ce le hanno tramandate, e seguendo le indicazioni del MuDIS, abbiamo realizzato coperture in canne di fiume, legate una ad una con corde vegetali, recuperato i muri in terra cruda o in pietra, ripristinandoli con malte a base di calce e tinteggiatura dello stesso materiale. In questo modo teniamo viva la nostra tradizione, rispettando l’ambiente senza usare prodotti chimici o cemento, recuperiamo e riutilizziamo i furriadroxius. Oggi siamo in grado anche di costruire abitazioni nuove rispettando gli standard di efficientamento energetico, riproponendo finiture, materiali e tecniche tradizionali.»

«Credo che il nostro Comuneconclude Federico Accaabbia un grande potenziale turistico con i suoi siti archeologici, le sue magnifiche grotte di Is Zuddas, o la bellissima foresta di Pantaleo, una delle leccete più vasta d’Europa, dove si possono fare escursioni immersi nella natura. I nostri ristoranti, che propongono cucina tradizionale, insieme a vini eccellenti conosciuti in tutto il mondo, i nostri formaggi buonissimi, le ottime carni, il miele, il pane e l’olio d’oliva cui viene dedicato l’evento “pane olio in frantoio”, che si tiene ogni anno nel periodo della raccolta delle olive.»

«Crediamo profondamente nell’importanza della valorizzazione del patrimonio culturale e dei paesaggi locali del Sulcis aggiunge Marco Bianchi, presidente del MuDIS -. La tutela dei luoghi è intesa in modo olistico e ha come obiettivo la creazione delle condizioni che possano consentire alle nuove generazioni di poter vivere e crescere in una terra generosa e ricca di bellezza. Collaborando con diverse istituzioni e associazioni del territorio, il MuDIS persegue il riconoscimento nazionale dei paesaggi rurali sulcitani e ripropone la riqualificazione di spazi abbandonati per creare un’utile rete di attività; un concetto che va oltre la salvaguardia e parla di rivitalizzazione. La particolarità dell’urbanistica locale si basa sulla presenza di una vera e propria costellazione di insediamenti rurali sparsi nella vasta campagna, che rende indissolubile l’unione tra natura e vita. Tali insediamenti agropastorali, chiamati furriadroxius, (dal sardo “furriai”: ritirarsi, abitare) erano centri autosufficienti di contenute dimensioni. Negli anni Sessanta, molte delle famiglie che abitavano i furriadroxius hanno deciso di spostarsi nei centri urbani dotati di infrastrutture (acqua, elettricità, fognature…). In una ventina d’anni la maggior parte dei furriadroxius sono stati abbandonati. Con la nascita del Museo diffuso, la scelta di recuperare e riutilizzare tali immobili è diventata di interesse della comunità e ha creanto le condizioni per una narrazione territoriale forte: la storia di un territorio e l’identità della sua popolazione. Il MuDIS non persegue la museificazione dei furriadroxius, ma il loro riuso; il basso costo di tali immobili rende inoltre vantaggioso investire nel Sulcis, non solo per finalità turisticheconclude Marco Bianchi –. La crisi dei modelli di vita metropolitani, l’immigrazione di ritorno, la neoimprenditorialità consapevole, la conversione di imprese tradizionali in forme ecologiche, gli imprenditori a valenza etica, possono svolgere un ruolo centrale nel processo di valorizzazione del Sulcis creando l’opportunità di nuove economie e di reinterpretare tali luoghi rurali.»

Carlo Floris

A Iglesias stamane alcune centinaia di studenti dell’Istituto Asproni-Fermi hanno partecipato allo sciopero organizzato per rivendicare una “scuola sicura”. Le motivazioni che hanno portato gli studenti in piazza, con una partecipazione che non si ricorda da diverso tempo, sono le precarie condizioni della struttura, le infiltrazioni di pioggia negli anditi e sui personal computer nei laboratori, la presenza di muffa sulle pareti, l’inadeguatezza degli impianti di riscaldamento che rendono complicata la permanenza nelle classi.

Gli studenti si sono ritrovati in piazza delle Rimembranze alle 8.30, da dove è partito il corteo che ha raggiunto la piazza Municipio, accolto dall’assessore dell’Istruzione del comune di Iglesias, Vito Spiga. Il corteo ha poi fatto sosta in piazza Sella.

Iglesias e Carbonia ieri e oggi hanno accolto il simulacro della statua della Vergine di Lourdes.

Ieri mattina il simulacro è stato accolto nella parrocchia San Pio X, a Iglesias, dove è stata celebrata la Santa Messa celebrata da Sua Eminenza cardinale Arrigo Miglio. Il simulacro è stato visitato dai fedeli fino alle 15.00.

Da Iglesias il simulacro è stato trasferito a Carbonia, dove è arrivato intorno alle 16.00 nella chiesa della Beata Vergine Addolorata. Qui è stato celebrato il Santo Rosario e alle 17.30 il cardinale Arrigo Miglio ha celebrato la Santa Messa con al suo fianco alcuni sacerdoti. Al termine, si è svolta una breve fiaccolata sul piazzale della parrocchia.

Il simulacro della statua della Vergine di Lourdes stamane è stato trasferito alla parrocchia San Camillo De Lellis dell’ospedale Sirai, dove alle 8.30 è stata celebrata la Santa Messa. Al termine, il Santo Rosario e la visita del simulacro nelle corsie dei reparti dell’ospedale Sirai.  A fine mattinata la preghiera personale nella chiesa, dove il simulacro ha sostato fino alle 15.00.

Il pellegrinaggio del simulacro della Madonna di Lourdes nell’Isola, consegnato all’Unitalsi lo scorso mese di settembre per la “peregrinatio” in tutto il territorio nazionale, è proseguito questo pomeriggio nella diocesi di Cagliari. Alle 17.00 è stato accolto presso la parrocchia di Santo Stefano in Quartu Sant’Elena, dove alle 18.00 è stata celebrata la santa messa, presieduta dal vescovo emerito di Nuoro monsignor Mosè Marcìa, e a seguire un’ora di preghiera personale per i pellegrini.

Alle 20.00 si è tenuta la fiaccolata dalla parrocchia di Santo Stefano alla basilica di Sant’Elena, dove sosterà per tutta la mattina di domani. Nel pomeriggio sarà a Senorbì. Domenica 14 gennaio, alle 17.30, l’effige della Madonna sarà accolta, infine, presso la Basilica di N.S. di Bonaria, per la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo, monsignor Giuseppe Baturi. Alle 23.59 il simulacro partirà per Napoli.

                                                       

    

 

 

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Dal 15 gennaio 2024 il Museo del Carbone, nella Grande Miniera di Serbariu (Carbonia), chiuderà al pubblico per consentire la predisposizione dei locali in vista dei lavori di ristrutturazione previsti per l’anno in corso.

Gli uffici resteranno attivi per informazioni, prenotazioni e per i rapporti con i fornitori; i recapiti telefonici e e-mail rimarranno invariati.

La ripresa delle visite in sottosuolo è prevista per il 1 febbraio 2024. Aggiornamenti e dettagli su accesso alle strutture, orari e modalità della visita, percorsi all’interno della Grande Miniera di Serbariu etc. saranno comunicati prima della riapertura, con comunicato stampa, post sulle pagine social (Facebook, Instagram, X) del Museo e sul sito web www.museodelcarbone.it

Con l’ultima variazione di bilancio, la Regione Sardegna ha stanziato oltre 4 milioni di euro per la messa in sicurezza del territorio di Pula.

Nello specifico 3 milioni di euro serviranno per la messa in sicurezza del villaggio residenziale della comune di Calaverde che è esposto alle piene di due corsi d’acqua provenienti dai versanti situati a nord- ovest, il Rio Perdosu e l’affluente di sinistra, che si riuniscono proprio nell’area edificata in un’unica asta torrentizia in parte tombata.

Un altro intervento, finanziato con 600mila euro, metterà in sicurezza il Rio Arrieras, mentre con ulteriori 300mila euro saranno effettuati importanti lavori sul Rio Palaceris per l’ampliamento dell’alveo nel Parco tecnologico sulla parte della strada statale 195. Inoltre, il mese scorso l’assessorato dei Lavori pubblici della Regione Sardegna ha finanziato la progettazione di altri tre interventi per il Rio Palaceris (150mila euro), per il Rio Perdosu (300mila euro) e per il Rio Arrieras (70mila euro).

«Sono stati premiati gli sforzi dell’Amministrazione comunale che in questi mesi si è prodigata con l’aiuto di tutti gli assessori al reperimento dei fondi per la realizzazione di interventi di fondamentale importanza dal punto di vista dell’assetto idrogeologico – dice il sindaco Walter Cabasino -. Sono interventi complessi che richiedono un alto livello di competenza ingegneristica e i cui progetti sono in fase di completamento in alcuni casi e di affidamento in altro.»

Antonio Caria

Il sindaco di Sant’Antioco, Ignazio Locci, interviene nuovamente nel dibattito Sulla sanità, sulle carenze del personale medico, sulla mancata risposta alla domanda di salute ormai cronica, rivolgendosi alla Giunta regionale e in particolare all’assessore della Salute, Carlo Doria, considerati responsabili del vero e proprio scempio ai servizi sanitari in corso nel Sulcis Iglesiente.

«Non trascorre giorno senza che la stampa dia notizia di reparti chiusi, aperti a singhiozzo, complete assenze di personale, medici che migrano verso altri ambiti più “altolocati” (Asl 8, Brotzu, Policlinico) lasciando scoperti i ruoli nei presidi del Sulcis denuncia Ignazio Locci -. Le colpe di questo infinito dramma sono tutte ascrivibili alla politica regionale che in questi anni ha permesso il depauperamento dei servizi del nostro territorio creando una lunga e interminabile serie di piccoli e grandi problemi per i quali verrebbe voglia di alzare bandiera bianca e affermare chiaramente “avete vinto voi: chiudiamo la sanità del Sulcis e andiamo tutti a Cagliari”.»
Il sindaco di Sant’Antioco pone l’accento sull’oggettiva assenza di medici che talvolta viene utilizzata impropriamente quale giustificazione del male “incurabile” di cui è affetta la sanità.

«In realtàrimarca Ignazio Loccise è vero che i medici risultano in misura minore rispetto a quanti ne occorrerebbero, è altrettanto vero che quelli in forza nel sistema sanitario regionale vengono distribuiti malissimo, grazie a scelte deliberate e inoppugnabili: il Sulcis, i suoi presidi sanitari, vengono infatti ignorati dall’assessorato regionale della Sanità che non fa nulla per assicurare le risorse umane necessarie a garantirne il funzionamento, dirottandole nelle più prestigiose strutture del capoluogo sardo, ovvero ASL 8, Brotzu, Policlinico. Del resto, sappiamo delle difficoltà quotidiane che incontra la Direzione della ASL 7 per coprire i ruoli, far fronte alla “fuga” dei medici dal nostro territorio, ma non ci risulta che certe carenze e certi drammi si verifichino anche a Cagliari e nelle sue prestigiose strutture. Non possiamo fare finta di nulla: il Sulcis non è tra le priorità dell’assessore regionale. Il risultato è che i cittadini ne pagano un prezzo altissimo.»
Il primo cittadino di Sant’Antioco individua due soluzioni che – a suo parere – solo una politica coscienziosa, lungimirante e soprattutto equa, può adottare. «Preso atto che il problema essenziale è la carenza di medici soprattutto nei presidi del Sulcis sottolinea Ignazio Locciallora possono essere percorse almeno due strade. La prima è redigere bandi pubblici per il reclutamento del personale che riservino una quota di medici ai presidi di Carbonia e Iglesias, evitando la migrazione “globale” verso gli ospedali del Cagliaritano. L’altra strada è dire con atti concreti “Stop ai gettonisti”: e in questo caso occorre che la Giunta Regionale mutui il provvedimento adottato dalla Regione Lombardia, dove l’assessore Guido Bertolaso ha promosso un avviso unificato che consentirà di assumere i medici liberi professionisti negli ospedali. La Sardegna deve fare altrettanto perché con questa strategia è possibile riportare i medici all’interno del Servizio Sanitario Regionale riequilibrando un sistema scellerato che, adottato da alcune  cooperative di “gettonisti”, crea forti disparità. La strada è tracciata: o si compiono scelte eque, oppure si continui a farsi beffe dei cittadini del Sulcis parlando di ospedale unicoconclude Ignazio Locci -. La verità è che per ora questa classe dirigente non è nemmeno in grado di garantire un “paio” di medici a un territorio che conta 120mila abitanti.»

Nonostante il tempo poco clemente, ha avuto grande successo ad Arborea, l’accensione del l’accensione del falò di Brusa la Vecia che la comunità locale celebra in occasione dell’Epifania, ricordando la tradizione giunta dal Veneto negli anni ’20 e ’30 con l’arrivo delle prime famiglie coloniche.
Un’edizione, quella di quest’anno, che porta anche una buona notizia per la Pro Loco presieduta da Paolo Sanneris, il riconoscimento da parte dell’UNPLI nazionale che ha attribuito il Marchio di Qualità alla Sagra della Polenta a partire dal 2024.
Antonio Caria