Alcune riflessioni di Salvatore Cherchi sull’Autonomia differenziata
In questi ultimi tempi si fa un gran parlare dell’Autonomia Differenziata. Se ne discute in termini di contrapposizione fra il centro destra che la vuole e altre forze politiche e sociali che la combattono. Abbiamo chiesto al riguardo qual è la posizione di Salvatore Cherchi, già parlamentare per diverse legislature, poi sindaco di Carbonia e presidente della provincia di Carbonia Iglesias.
«La Sardegna è direttamente interessata al come si attuerà l’Autonomia differenziata sebbene l’ultimo governo regionale abbia ignorato il tema e agito come se la nostra speciale autonomia ci isoli dagli effetti, qualunque essi siano – dice Salvatore Cherchi -. Limitandomi ai soli aspetti del federalismo fiscale, la finanza delle autonomie speciali, sia pure con garanzie statutarie (spesso aggirate), è coordinata con quella della Repubblica. Lo Stato ha interpretato, in realtà, il coordinamento come taglio delle risorse generando conflitti anche di carattere costituzionale.
La Sardegna per pagare i servizi essenziali, le funzioni fondamentali e le altre funzioni, dovrebbe ricevere ulteriori risorse oltre il gettito fiscale generato nel territorio. Si dovrebbe, inoltre, mettere in risalto anche il fatto che i costi strutturali dell’insularità, che sulla base dell’articolo 22 della legge 46/09 dovrebbero essere valutati e pagati, non sono stati mai conteggiati in modo appropriato. Al riguardo la campagna che si è sviluppata in Sardegna sul tema dell’insularità, andrebbe prioritariamente indirizzata verso l’attuazione di quella norma attraverso uno specifico decreto legislativo. Tenuto presente che il saldo della finanza pubblica della Repubblica deve restare invariato, gli effetti delle riforme in discussione avranno ripercussioni dirette anche sull’isola. L’Autonomia differenziata, nella formulazione delle Regioni a guida leghista, distruggerebbe la solidarietà repubblicana e attenterebbe alla parità dei diritti di cittadinanza. Vi è, dunque, una strutturale incoerenza politica nell’alleanza sardo-leghista rispetto all’interesse regionale. Il velo di silenzio su questa incoerenza dovrà pure essere rotto.»
Cosa ci si deve attendere dal nascente nuovo governo regionale guidato dalla neo presidente Alessandra Todde?
«Un pubblico dibattito sul tema è indispensabile e di questo dovrebbero occuparsi le forze politiche molto di più di quanto già facciano. Questo dibattito dovrà essere indirizzato non solo verso la rivendicazione ma anche sulla questione, fondata, dell’uso inefficiente di una quota delle risorse messe a disposizione delle istituzioni pubbliche sarde, al fine di porvi rimedio. La Regione, inoltre, che rivendica autonomia, deve a sua volta riconoscerla concretamente agli altri soggetti costitutivi della Repubblica, quali sono gli enti locali sardi. E, al riguardo, non si può non stigmatizzare il fatto che persista da diversi anni il commissariamento dei territori dopo il referendum sull’abolizione delle province regionali.»
«Faccio due considerazioni conclusive. La prima riguarda la politica regionale. L’Autonomia differenziata, nella formulazione delle Regioni a guida leghista, distruggerebbe la solidarietà repubblicana e attenterebbe alla parità dei diritti di cittadinanza. Vi è, dunque, una strutturale incoerenza politica nell’alleanza sardo-leghista rispetto all’interesse regionale. Il velo di silenzio su questa incoerenza dovrà pure essere rotto. La seconda conclusione è la necessità di riprendere la strada tracciata dalla riforma del Titolo V della Costituzione, per completarne il percorso, compreso la istituzione del Senato delle Autonomie dotato di effettivi poteri. Serve una via autonomista e federalista in Italia e in Europa, dunque. L’istanza autonomista presente in tante aree del Paese ha necessità di una simile buona risposta politica – conclude Salvatore Cherchi -. Questo è il compito di un riformismo che contrasti simultaneamente il neocentralismo statale e la disgregazione nazionale.»
Armando Cusa
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