Si è concluso il progetto di cooperazione sociale “Sotto lo stesso cielo”, tra Sardegna e Marocco
Il progetto “Sotto lo stesso cielo”, sostenuto dalla legge regionale 19 del 1996, che ha come capofila il comune di Musei e al quale collaborano anche A.Se.Con (Associazione Senza Confini, un’organizzazione realizza progetti di solidarietà internazionale) e il Teatro impossibile, ha l’obiettivo di promuovere la biografia e gli insegnamenti di 10 donne sarde e marocchine, accomunate, come dice il titolo del progetto, dallo stesso cielo. Protagonisti del progetto 16 adolescenti del Marocco e del Sulcis Iglesiente che hanno organizzato dei laboratori dedicati all’astronomia, seguendo la metodologia didattica del coding. In questi 12 mesi sono stati occupati in attività di sensibilizzazione e formazione con i bambini delle scuole elementari dei due Stati. Responsabili di questa attività Silvia Casu e Paolo Soletta dell’INAF, guidati in questo dagli attori della compagnia teatrale Teatro impossibile.
L’Istituto nazionale di astrofisica è uno tra gli istituti pubblici con più collaborazioni internazionali al mondo, e i suoi 17 osservatori sparsi per l’Italia ospitano centinaia di ricercatori con un grande bagaglio di scienza, ma anche di contatti personali che possono essere messi a disposizione delle comunità di appartenenza e della solidarietà internazionale.
«La Sardegna – ha dichiarato la presidente della Regione, Alessandra Todde -, ha necessità di aprirsi al mondo esterno, di accogliere ragazzi e ragazze di altre nazionalità affinché questi scambi formativi generino nuova ricchezza culturale. I giovani sono il nostro presente e il nostro futuro ed è importante vedere l’unione e la collaborazione tra i ragazzi, che – ha concluso Alessandra Todde – deve andare oltre ogni forma di barriera.»
«Sono felice di vedere – ha dichiarato l’assessora della Cultura, Ilaria Portas – come i ragazzi del mondo sappiano collaborare tra di loro per costruire qualcosa di davvero speciale che nasce da uno scambio culturale. La Sardegna ha necessità di aprirsi al mondo esterno, di accogliere ragazzi e ragazze di altre nazioni affinché questo – ha concluso Ilaria Portas – generi nuova ricchezza e consapevolezza.»
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