Speculazione energetica, no grazie! Sole, aria e acqua non saranno nemici della Sardegna – di Paola Casula
La transizione energetica verso le fonti rinnovabili è certamente oggi il principale argomento, anche di scontro acceso, della politica in Sardegna. Non è certamente un caso se sui principali quotidiani sardi, da un mese a questa parte, campeggiano titoli di fuoco e interviste di ogni genere, con oggetto mirato all’assalto eolico e fotovoltaico alla Sardegna e alla presunta inefficienza della Giunta regionale. Infine, la “marcia su Saccargia come una nuova Pratobello” ha infuocato le discussioni e acceso molti animi.
Noi in tempi non sospetti abbiamo definito gravissima la speculazione di cui è oggetto la nostra isola, al centro di una nuova occupazione di servizio, una vera e propria servitù energetica, tutta tesa a garantire enormi profitti alle lobby affaristiche a tutto danno del patrimonio di tutti i sardi.
La compromissione del territorio, del suo habitat, delle sue prerogative antropologiche e storiche, non sono che un danno collaterale nel percorso di nuova occupazione che si profila in questi ultimi anni, del tutto indisturbato se non proprio connivente fino ad ieri. Proviamo a fare un po’ di chiarezza sullo stato delle cose.
1. Non è certamente discutibile da parte di nessuno la necessità di abbandonare quanto prima le fonti energetiche fossili e inquinanti che hanno finora prodotto un effetto di riscaldamento globale superiore a 1,5 °C e che, tramite anche la CO2, contribuiscono all’effetto serra in misura prevalente, compreso il metano.
2. Questo comporta necessariamente un nuovo orientamento produttivo verso le fonti rinnovabili (sole, vento, acqua, geotermico), orientamento che l’Europa ha sposato e che pone obiettivi concreti di decarbonizzazione entro il 2030 ed entro il 2050.
3. A seguito delle direttive europee e delle norme nazionali alla Sardegna viene assegnato un contingente produttivo di 6,2 GW da realizzarsi entro il 2030. Questo contingente viene da tutti considerato eccessivo rispetto alla capacità di autoconsumo e rispetto alla capacità di trasporto esterno; altre regioni stanno certamente messe peggio della Sardegna (Sicilia in primis), ma non essendo allo stato attuale negoziabile, questo limite viene accettato obtorto collo.
5. A fronte di questa situazione, la Giunta Solinas non solo non ha esercitato alcuna opposizione, ma ha giocato a nascondino non esercitando alcun potere di disciplina normativa della situazione esistente, in tutti questi anni, consegnando alla Giunta Todde una condizione di totale disastro normativo, autorizzativo (la situazione di Saccargia e di Barumini su tutte), ambientale e urbanistico.
In questo stato di fatto si è trovata la nuova giunta all’atto del suo insediamento, con la urgenza di assumere decisioni di salvaguardia del patrimonio ambientale, storico, culturale e produttivo per evitare lo scempio in atto e in divenire.
Il primo atto è stato l’emanazione di un disegno di legge “di moratoria sui nuovi impianti eolici e fotovoltaici” che impedisse nuove autorizzazioni produttive. Oggi quel disegno di legge si arricchisce di emendamenti, anche della stessa Giunta regionale, che consentono esercitare la potestà legislativa primaria della regione in materia urbanistica e ambientale e che consentono alla Sardegna di decidere dove non si possano attivare impianti eolici e fotovoltaici al fine di salvaguardare tutto il patrimonio naturalistico, paesaggistico, floro-faunistico, storico-culturale, idrogeologico, in una parola per salvare “l’Eco-Sistema Sardegna”. Questo atto normativo vedrà la luce in Consiglio regionale entro il 30 giugno prossimo e conterrà anche l’impegno a completare entro 18 mesi il Piano Paesaggistico Regionale, armonizzandolo con quello costiero.
In parallelo al primo atto è stata condotta, tramite la Conferenza delle Regioni a guida sarda, la battaglia-confronto con lo Stato sulla definizione dei criteri per le linee guida necessarie ad indicare le aree su cui poter insediare nuove produzioni eolico-fotovoltaiche. Questa battaglia è stata vinta, anche per via di una forte spinta regionale unitaria, ottenendo significativi risultati: solo per fare alcuni esempi significativi, lo spostamento al largo e non lungo le coste degli impianti off shore (ben oltre le 12 miglia e che sono di pertinenza nazionale, si badi bene) e il calcolo della loro produzione al 100% nel contingente produttivo (contro il 40% iniziale), una franchigia dei nuovi impianti nel raggio di 7 chilometri da beni ambientali e culturali di pregio (contro i 3 iniziali).
Le riflessioni che infine possiamo fare, partono dalla constatazione che si è fatto un grande sforzo unitario, le associazioni di cittadini, la giunta regionale, i partiti del Campo Largo, tutti insieme per difendere il diritto della Sardegna alla autodeterminazione, pur in un armonico contesto nazionale ed europeo di contrasto all’inquinamento energetico e alla salvaguardia della salute e del benessere delle persone.
Questo risultato non era scontato ed ancora non lo è del tutto, se i portatori di interesse economico in campo energetico continuano a pensare di poter occupare il territorio con mega impianti distruttivi. A questo abbiamo messo un argine, politico e giuridico insieme, di civiltà e di popolo.
Ma la battaglia non è finita. Essa è solo iniziata. Assisteremo ancora ad una sleale speculazione politica che vuole sottilmente mistificare i risultati ottenuti, che attacca sulle energie rinnovabili per fare da sponda ai faccendieri del metano e magari ai petrolieri di casa nostra. Non ci stiamo. Reagiremo con la calma di chi ha ragione. Saremo da subito costruttivi e concreti.
Da subito dovremmo pensare ad esercitare il potere di indirizzo della Regione Sardegna, dovremo decidere cosa si fa e dove, quanto fotovoltaico e quanto eolico, come sviluppare la grande ed inesplorata risorsa dell’energia idroelettrica, andare decisi verso lo sviluppo dei sistemi geotermici che in altre parti del mondo sono all’avanguardia.
Vinta la prima battaglia contro gli speculatori ora la politica dovrà fare sul serio per realizzare quella che noi di Sinistra Futura chiamiamo la “rivoluzione energetica”.
Noi crediamo che dovranno essere ascoltate le comunità locali, che ad esse dovranno essere offerti aiuti seri per la propria autosufficienza energetica, anche attraverso la promozione libera e non asservita delle comunità energetiche, che i cittadini dovranno essere educati ad un nuovo e più importante utilizzo della energia pulita e rinnovabile, consapevole ed incentivato, facilitato in tutte le potenzialità di autoproduzione, che ogni micro-attività autoproduttiva di energia pulita possa essere un esempio, che la realizzazione di ogni innovativa capacità di ridurre l’impatto produttivo ambientale debba essere perseguita.
Noi pensiamo che sia maturo il tempo per un nuovo e puntuale Piano Energetico Regionale, che partendo dalla specialità della Sardegna ne sappia esaltare il ruolo, la complessità morfologica, paesaggistica, geologica, rendendola un vero laboratorio di innovazione rispettosa dell’habitat e dell’ambiente a tutto tondo.
Infine, ma certamente non ultimo, dovrà con urgenza essere affrontato il nodo del governo energetico regionale. La costituzione di una vera e propria Agenzia Regionale per l’Energia non è argomento più eludibile.
E’ tempo, è urgente, è necessario, è giusto che l’autodeterminazione dei sardi possa esprimersi anche su questo terreno, con la capacità di programmare, di negoziare, di governare la rivoluzione energetica.
Non sarà facile, ma anche questa è una sfida politica intrigante e, siamo sicuri, entusiasmante.
Come potrà essere fatta, lo vedremo tutti insieme.
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