Un progetto finanziato con fondi nazionali post emergenza Covid per promuovere il progressivo ritorno alla normalità dopo la pandemia che risponde ad un’esigenza di prevenzione, tutela della salute e cura dei bisogni psicologici inespressi o non individuati, e pertanto, non ancora supportati. Su questi presupposti si basa il progetto di supporto psicologico gratuito che vede impegnati i Consultori familiari di Carbonia e Iglesias (e molti altri Consultori a livello regionale) attraverso una serie di iniziative avviate a dicembre 2023 e che si protrarranno fino al 31/12/2024.
L’obiettivo è offrire uno spazio di ascolto per favorire il benessere della persona e facilitare l’accesso ai servizi psicologici supportando le fasce di popolazione più vulnerabili e potenziando l’offerta psicologica e di primo livello in spazi non stigmatizzanti. Tutto ciò attraverso l’individuazione precoce delle forme di malessere emotivo, personale, relazionale e familiare che coinvolge i minori e gli adolescenti in età scolare, i pazienti oncologici con diagnosi entro 5 anni impegnati nel percorso di cura, i familiari e caregiver che vivono il sovraccarico fisico ed emotivo legato all’accudimento e, talvolta, al lutto di un familiare.
«Si tratta – spiegano le psicologhe del consultorio (nel progetto coadiuvate dalla presenza di colleghi liberi professionisti) -, di un servizio psicologico specialistico gratuito che concretamente consiste nella possibilità di usufruire di un percorso di supporto individuale o nella partecipazione a gruppi di auto mutuo aiuto.»
La realizzazione di tali iniziative offre uno stimolo per connettere e potenziare maggiormente le risorse di comunità e il fare rete con i servizi sociali e sanitari già presenti su un territorio così difficile e sofferente come il Sulcis, che fa spesso i conti con la mancanza di risorse. Dopo l’isolamento sociale dovuto alla pandemia, infatti, si avverte in maniera sempre più pressante il bisogno di recuperare una dimensione di socialità, comunità e condivisione sperimentando “relazioni che curano” e che si creano in maniera spontanea, consentendo di non sentirsi soli nell’affrontare un momento così delicato come la malattia oncologica o i cambiamenti e turbolenze che si accompagnano all’essere un adolescente in una società come quella che stiamo conoscendo oggi.
La “forza” del gruppo è quella di potersi confrontare con persone che condividono la stessa esperienza e che possono così sostenersi, sentirsi capite e trovare nuove risorse e nuovi punti di vista per migliorare la qualità della propria vita condividendo tempo, emozioni, sofferenza ma anche interessi, attività ricreative e piacevoli.
Nella prima fase del progetto, oltre ai percorsi di supporto individuale, sono stati attivati dei gruppi di auto aiuto per pazienti oncologici, di cui si riportano alcune esperienze, che evidenziano l’opportunità avuta di rinascita: «Dopo la malattia, il supporto individuale mi ha consentito di imparare a conoscermi meglio e a conoscere le persone che mi giravano attorno, dagli estranei, agli amici e, per finire, ai miei familiari. Nel gruppo, fare squadra insieme a uomini e donne che hanno affrontato un tumore al colon, mi ha permesso di mostrare disagio, rabbia e paura in un contesto accogliente e protetto che mi ha fatto sperimentare la sofferenza fisica e psichica e, contemporaneamente, attraverso le storie narrate dai partecipanti, di scoprire nuove risorse per vivere bene e in modo pieno anche durante la malattia».
Significativo il nome assegnato ad uno dei gruppi, «“Sa cariredda” (la seggiolina), «che vuole simboleggiare l’intreccio delle mani e dei legami tra le persone che da bambini abbiamo sperimentato nel gioco della seggiolina, lasciandoci trasportare da due coetanei».
Ad altri partecipanti l’esperienza di supporto ha permesso di acquisire una maggiore consapevolezza e riscoperta di sé: «La mattina che ho ricevuto la chiamata dal consultorio dicendomi che ci sarebbe stata la possibilità di fare delle sedute individuali e di gruppo mi è stata data la disponibilità di rinascita perché essendo allergica ai farmaci mi sono sentita abbandonata. Con il supporto ho capito dove sbagliavo, con il gruppo mi trovo benissimo perché abbiamo intesa e le nostre esperienze ci aiutano. Mi ha aiutato a conoscere la mia malattia (tumore al colon) e di poterne parlare tranquillamente. Ora riesco a stare bene con la gente e sopratutto con la mia famiglia, incomincio ad avere voglia di uscire e sto cominciando a sentirmi nuovamente donna, non più madre e moglie ma anche DONNA».
Infine, alcuni hanno potuto ricostruirsi trovando nuovi e più costruttivi significati nonostante la malattia: «Quando per la prima volta ho incontrato la dottoressa per il supporto individuale, avevo come unico obiettivo mettere ordine nei miei pensieri e andare avanti con ciò che rimaneva della mia vita. Agli occhi di molti non ero più una persona ma “quella con il cancro”, un nome associato a un numero di una cartella clinica. In quella piccola stanza ho trovato una persona che mi ha riportato al giusto senso delle cose e sopratutto al mio essere umano ed espressione di vita, che è sempre bella anche se con altri obiettivi. Il gruppo è stato ed è parte importante per il mio vivere quotidiano, con i ragazzi e le ragazze del gruppo abbiamo condiviso gioie e dolori, incoraggiandoci e sostenendoci a vicenda, sperando e camminando insieme: il cancro ci ha incontrato ma noi continuiamo la strada della vita, cercando di godere di ogni momento»; «sono molto felice di aver avuto l’opportunità di iniziare questo percorso che in brevissimo tempo è diventato fondamentale per la mia personale esperienza, sostegno nella malattia e basilare per poter affrontare problematiche che mi hanno segnato profondamente».
I risultati ottenuti nella prima fase del progetto confermano il ruolo del supporto psicologico nell’incrementare la spinta al cambiamento, nella costruzione e riscoperta delle risorse utili a far fronte alle situazioni più critiche ma anche nell’espansione delle reti relazionali attraverso l’interdipendenza tra persone laddove il cambiamento di un soggetto finisce per coinvolgere e condizionare positivamente anche gli altri.
Le iniziative del progetto continueranno fino al 31 dicembre 2024. Chi fosse interessato può rivolgersi al Consultorio Familiare di Carbonia, via Brigata Sassari 37, al numero 366 9315295 o al Consultorio familiare di Iglesias, C/o Ospedale Santa Barbara, al numero 0781 3922274.
Asl Sulcis Consultori di Carbonia-Iglesias