22 December, 2024
Home2024Ottobre (Page 11)

«Siamo per il lavoro e per la famiglia, non potremmo mai essere contro i cantieri. Ma siamo anche per tutelare i diritti degli Oss e degli infermieri che sono nelle graduatorie delle aziende sanitarie e che non devono essere danneggiati dagli effetti di provvedimenti che nascono con buoni propositi.»

Lo ha detto Giuseppe Talanas a nome di Forza Italia ufficializzando la posizione del gruppo azzurro in Consiglio regionale. «Chiediamoha aggiuntola verifica della capacità assunzionale e il fabbisogno di Oss e personale infermieristico in ciascuna Azienda e/o presidio Sanitario. Chiediamo l’immediato scorrimento delle graduatorie. Vogliamo anche che gli idonei siano informati sulla tempistica delle assunzioni, così da dare piena dignità a ciascun lavoratore.»
Per Piero Maieli «è in ballo il futuro dei lavoratori ancora senza impiego, circa 2mila, ma anche la qualità del sistema sanitario sardo», mentre il capogruppo Angelo Cocciu ha insistito sulla dotazione finanziaria: «Se le aziende sanitarie hanno bisogno di denaro siamo disponibili a fare la nostra parte, come sempre. La nostra opposizione alla giunta Todde è ferma ma leale. E collaborativa sui provvedimenti che condividiamo; siamo per i cantieri ma siamo, soprattutto, per rispettare le graduatorie e dare risposte definitive a chi ha superato il concorso».
Il consigliere Ivan Piras ha aggiunto: «Uno dei problemi delle aziende sanitarie è anche la mancanza di personale amministrativo, che chiaramente rallenta la parte burocratica e anche le assunzioni».
Piero Maieli ha ricordato che alla fine della scorsa legislatura «la Giunta stanziò due milioni di euro per Ares come fondo per i precari della Sanità che avevano lavorato nel periodo Covid. E’ l’occasione buona per chiedere dove sono finiti questi fondi e per erogarli a favore dei legittimi destinatari».

Oggi il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Gianluigi Rubiu ha presentato un’interrogazione con richiesta di risposta scritta alla presidente Alessandra Todde e all’assessore Armando Bartolazzi, per conoscere quali azioni voglia mettere in atto la Giunta per garantire l’erogazione dei servizi alla Casa della Salute di Fluminimaggiore.

«La Casa della Salute di Fluminimaggiore potrebbe rappresentare un’eccellenza nella Sanità del Sulcis e per questa ragione è urgente che si proceda all’autorizzazione dell’ampliamento dell’orario anche nella fascia pomeridiana e serale – spiega Gianluigi Rubiu -. Si consenta il servizio H12 al personale infermieristico della struttura.»
«La Direzione Generale ad oggi non ha dato seguito alla richiesta della Direzione del Distretto Socio Sanitario di Iglesias che chiede l’ampliamento dell’orarioaggiunge Gianluigi Rubiu -. La Casa della Salute di Fluminimaggiore rappresenta la sede pubblica dove trovano allocazione, in uno stesso spazio fisico, i servizi territoriali che erogano prestazioni sanitarie, ivi compresi gli ambulatori di Medicina Generale e specialistica ambulatoriale quali Dermatologia, Oculistica, Reumatologia, Neurologia, Cardiologia, Ginecologia e Pediatria, oltre che un consultorio, un ambulatorio infermieristico e un centro prelievi.»
«L’attuazione dell’orario H12 della struttura consentirebbe conclude Gianluigi Rubiu -, unitamente agli orari della guardia medica presente in loco, una copertura sanitaria H24 in un territorio distante dalle strutture ospedaliere, già sacrificato in virtù della viabilità e della posizione geografica.»

C’è anche un pezzo di Carbonia nella nuova linea Blu di Milano. Riccardo Toselli, 53 anni, è stato uno dei protagonisti della realizzazione della nuova linea metropolitana Metro 4, inaugurata sabato scorso a Milano. Riccardo Toselli, responsabile del Dipartimento qualità, ambiente, sicurezza e archeologia per l’Area Lombardia per le commesse metropolitane milanesi e autostradali di Webuild, è stato tra gli artefici di questa nuova opera pubblica, un’infrastruttura che attraversa la metropoli milanese da Est a Ovest per 15 km con 21 stazioni che conducono dall’aeroporto di Linate a San Cristoforo.
«L’Amministrazione comunale si congratula con il nostro concittadino Riccardo Toselli per essere stato parte attiva in un importante progetto di mobilità che, con la nuova linea metropolitana 4, rappresenta una sfida ingegneristica all’insegna della tecnologia, dell’innovazione, della riduzione delle distanze fisiche e del miglioramento del sistema dei trasporti e della connettività tra l’Est e l’Ovest del capoluogo lombardo. Un lavoro meritorio che, grazie al contributo di Riccardo Toselli, dà lustro anche alla città di Carbonia. Uno dei capolinea è l’aeroporto di Linate, luogo dove sbarcano quotidianamente anche decine di nostri concittadini che, d’ora in poi, per i loro spostamenti nella città di Milano, potranno servirsi della nuova linea metropolitana (Linea Blu), che li condurrà in soli 30 minuti verso il quadrante Ovest della città meneghina», ha dichiarato il sindaco Pietro Morittu.

Secondo appuntamento aperto al pubblico per il progetto di residenza artistica Rizomi, ideato e curato dalla direttrice della compagnia cagliaritana Tersicorea Simonetta Pusceddu, con la performance Fragmenti, oggi 15 ottobre, alle ore 20.30, al teatro Cavallera di Carloforte, sull’isola di San Pietro.

Al termine del percorso che ha visto l’artista e performer spagnola Vinka Delgado Segurado indagare le profondità di una caverna come metafora degli strati più nascosti del subconscio, nasce Fragmenti, con il tutoraggio del regista e drammaturgo Roberto Magro e la collaborazione artistica tecnica e il lighting  design di Diego Hernando. Dare rilievo allo spazio vuoto genera domande, approda dove si accumulano pensieri e ricordi e dove la luce penetra a malapena. Mentre la mente divide, seleziona e dimentica per eliminare il dolore, sfumano i limiti del movimento ordinario. Le tecniche circensi, marionette e maschere aiutano l’esplorazione, la deformazione e la disintegrazione del corporeo. Al centro di uno spazio molto più grande, un palo cinese, come una colonna vertebrale su cui tutto poggia, sostiene qualcosa che non esiste più: l’essere umano è sospeso tra i propri limiti e l’infinito.

In allegato le immagini di Francesco Rosso

 

Una rielaborazione del costume tradizionale di Sant’Antioco per rileggere, in chiave contemporanea, la figura delle giudicesse e del ruolo della donna in Sardegna. È l’obiettivo del Collettivo EFFE, che per due settimane – a partire da ieri  – incontra donne e ragazze della cittadina sulcitana per lavorare alla nuova edizione di Giudicesse, il progetto di residenza artistica promosso dal Csc Carbonia della Società Umanitaria, curato da U-BOOT Lab e realizzato in collaborazione con Ottovolante Sulcis.

«Vogliamo costruire il costume con elementi vivispiega il Collettivonaturali, deteriorabili, soggetti a una degradazione per fare sì che la nostra proposta di costume sardo femminile sia provvisoria e non contribuisca a cristallizzare ruoli, ma solo a provocare collaborazioni e alleanze».

Il Collettivo EFFE è composto da Giulia Odetto, regista e curatrice; Antonio Careddu, drammaturgo; Camilla Soave, performer e video-artista; e Ines Panizzi, artista visiva. Un gruppo di lavoro che nasce nel 2018 con l’intento di approfondire l’uso di applicazioni tecnologiche in ambito performativo e installativo, al fine di esplorare la percezione del pubblico e sviluppare progetti comunitari. La ricerca del collettivo studia metodi di inclusione dei diversi linguaggi performativi con i nuovi media, per aprire alternative in cui la tecnica sia naturale estensione del corpo umano.

L’obiettivo della residenza è duplice: da un lato – ispirandosi alla figura della donna in Sardegna al periodo delle “regine giudicali”, riflettere sulle disequità di genere e sull’autodeterminazione di donne e ragazze; dall’altro esplorare nuovi approcci per la scoperta del territorio, attraverso il coinvolgimento attivo delle comunità che lo abitano, per creare un’opera artistica esito di un processo di ricerca-azione attiva sul territorio.

Spiega ancora il collettivo: «Uniremo la nostra esperienza nel lavoro con le comunità al nostro interesse per il video e la ricerca che da anni conduciamo sul corpo, sulla sua forza performativa, sulla sua capacità di rappresentazione. Coinvolgeremo i gruppi folk del paese e tenteremo di entrare in contatto con donne e ragazze che ancora indossano il costume per comprendere il significato che ha per loro, perché continuano a indossarlo, che valore riveste nella loro vita la tradizione e come contribuisce alla trasmissione di un senso di appartenenza e di collettività».

La residenza si svolge al Museo Diffuso Exe di Sant’Antioco sino al 26 ottobre 2024, quando l’opera realizzata sarà presentata alla comunità durante un evento pubblico.

Il contributo di Andrea Contu e Raffaela Giulia Saba, operatori culturali del Csc Carbonia della Società Umanitaria e referenti del progetto: «L’edizione 2024 della residenza focalizza l’attenzione sull’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030 dedicato a donne e ragazze, per contribuire al raggiungimento dell’equità. Abbiamo deciso di declinare questo obiettivo scegliendo come tema quello del costume tradizionale femminile, inteso come elemento espressivo di valori collettivi e rappresentazioni soggettive. L’idea è sviluppare una riflessione sul ruolo culturale che può avere oggi il costume tradizionale in Sardegna, e sul modo in cui la sua interpretazione attraverso l’arte audiovisuale può contribuire al raggiungimento dell’autodeterminazione di genere all’interno della società contemporanea».

La riflessione di Maria Pina Usai, curatrice del progetto per U-BOOT Lab: «Nel progetto la declinazione del termine costume ha due valenze, strettamente legate alla figura delle Giudicesse. La prima parte dal loro ruolo di governatrici donne, ed è quella del costume come possibile elemento di auto-rappresentazione del sé verso l’esterno: uno strumento di affermazione personale attraverso un modo di vestire, un mezzo di espressione del modo in cui si desidera essere viste e riconosciute dalla società, che possa aderire alla propria identità piuttosto che a un’identità imposta, e non necessariamente costretta in una categoria binaria. La seconda è legata al concetto di comunità e convivenza degli individuiche si ritrova nelle politiche giudicali sarde, e rispetto al quale il costume può essere letto nella sua valenza sociale, come patrimonio culturale in cui una comunità può riconoscersi, attraverso quel legame di cura definito nella tradizione da cui partire oggi per una risignificazione del rapporto con il territorio».

L’intervento di Marina Fanari, responsabile accessibilità e inclusione per U-BOOT Lab: «La creazione di un senso di comunità condiviso, che accolga tutte le unicità, si fonda principalmente sull’esercizio dell’immedesimazione. In questo contesto, la cultura e l’arte svolgono un ruolo cruciale, contribuendo a immaginare scenari futuri più equi e inclusivi. Al fine di promuovere la giustizia sociale e porre l’attenzione sul diritto alla partecipazione il collettivo è stato invitato a pensare l’opera come un’esperienza per tutti e per ognuno nella propria individualità, per immaginare come l’arte possa essere l’ambito in cui sperimentare soluzioni e visioni che esplorino al contempo l’unicità e la molteplicità della società».

Da venerdì 25 a domenica 27 ottobre Iglesias ospita la seconda edizione di “Fun_Go – cooking, art & more”, rassegna che nasce con l’obiettivo di promuovere la conoscenza dei funghi, metterne in risalto le potenzialità economiche ed ecologiche, potenziarne l’importanza nella cultura culinaria.

Ideato e promosso dall’assessorato alle Attività produttive del comune di Iglesias, con il coordinamento dell’Associazione Enti locali per le attività culturali e di spettacolo, l’evento si propone come un festival all’aperto capace di richiamare nel centro minerario i numerosi turisti ancora presenti sul territorio ma anche di promuovere la conoscenza dei funghi, di cui i vicini boschi, incastonati tra il massiccio del Marganai e il monte Linas, sono ricchi.

I dettagli dell’iniziativa saranno illustrati nella conferenza stampa in programma giovedì 17 ottobre, alle 11.00, nella Sala Remo Branca, in piazza Municipio, a Iglesias.

All’incontro con i giornalisti interverranno Mauro Usai, sindaco di Iglesias, Daniele Reginali, assessore Attività produttive del comune di Iglesias, Pietro Morittu, presidente dell’associazione Enti Locali per le attività culturali e di spettacolo, Chicco Angius, curatore della rassegna, Luca Urracci, micologo.

Il comune di Carbonia ha avviato la procedura per il reclutamento di 4 laureati in ingegneria civile, ambientale, edile o in architettura, secondo il CCNL “Personale del comparto Enti Locali”, per un periodo di 8 mesi per 30 ore settimanali.
Le mansioni previste riguarderanno la ricognizione del patrimonio pubblico – principalmente edifici, infrastrutture e impianti, anche attraverso attività di rilievo, e l’utilizzo di software tecnico di base.

L’iniziativa, concepita nell’ambito del programma “plurifondo Lavoras 2023”, è stata messa in campo quale strumento per l’avvicinamento dei giovani neolaureati al settore della pubblica amministrazione, nonché come supporto delle politiche formative ed occupazionali per tutti coloro che ambiscono a reinserirsi nel mercato del lavoro.

Per maggiori informazioni, ad esempio sulle procedure di presentazione o selezione delle candidature, gli interessati dovranno recarsi al centro per l’impiego (ASPAL) sito nella via Dalmazia a Carbonia.

E’ stato eseguito venerdì 11 ottobre, nell’Ospedale Santissima Annunziata di Sassari, il primo prelievo multiorgano in Sardegna da donatore a cuore fermo controllato. La procedura, che ha comportato il prelievo di fegato e reni destinati a pazienti in attesa a Roma e a Padova è stata portata a termine con successo sulla base del programma nazionale di donazione a cuore fermo del CNT – Istituto Superiore di Sanità – già adottato in diverse Regioni del nostro Paese ed avviato quest’anno anche nella nostra Regione dal Centro regionale trapianti con il supporto dell’assessorato della Sanità della Regione. «Si aprono nuove promettenti prospettive per la nostra isola nel settore dei trapianti: questa procedura consente di ampliare il numero di potenziali donatori contribuendo a soddisfare la domanda dei pazienti sardi in attesa di trapianto nella nostra isola, e rafforzando contestualmente la rete di interscambio nazionale»

Così l’assessore della sanità, Armando Bartolazzi, promotore della delibera che ha dato recentemente il via libera all’istituzione del protocollo operativo sul Programma di donazione organi a cuore fermo (DCD).

«La donazione a cuore fermo è una tecnica innovativa, già presente nelle realtà più avanzate del nostro paese e che ora porta la nostra regione fra i punti di riferimento nazionali nel settore. La Sardegna vanta già da tempo un consolidato background nell’ambito trapiantologico, cosa che ha consentito di individuare nell’ARNAS Brotzu e nell’Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari i due punti di riferimento per l’introduzione di una nuova tecnica ad alta complessità che a pochi mesi dall’ok dell’esecutivo regionale è già una realtà». E’ stata la delibera regionale 29/1 dello scorso 7 agosto ad introdurre per la prima volta in Sardegna il Programma di donazione e prelievo di organi a cuore fermo, con l’istituzione di un apposito tavolo tecnico di appoggio presso la direzione generale della Sanità.

La donazione a cuore fermo è un programma di donazione di organi da donatore cadavere che viene effettuata da soggetti deceduti per arresto cardiocircolatorio e sottoposti ad accertamento di morte con criteri cardiologici (Donor after Circulatory Death – DCD), diversamente dai donatori in morte encefalica, programma già da anni regolarmente svolto nella nostra Regione, nei quali l’accertamento di morte viene effettuata con criteri neurologici (Donor after Brain Death – DBD). Aspetto peculiare della donazione a cuore fermo è dato dalla certificazione di morte con criteri cardiologici che in Italia può avvenire solo dopo venti minuti di arresto cardiaco registrati con elettrocardiogramma, per cui, per evitare che gli organi possano risentire della c.d. ischemia calda sistolica (ovvero quella fase in cui il circolo è fermo e gli organi sono in sede, ma non perfusi dalla circolazione ematica, né fisiologica, né artificiale, né sostenuta da manovre di rianimazione cardiopolmonare), occorre mettere in atto tecniche specifiche e un rigoroso rispetto dei tempi, che presuppone una elevata professionalità ed una perfetta sinergia tra i diversi operatori.

Il lavoro che è stato svolto nel corso della donazione presso l’AOU di Sassari è stato particolarmente impegnativo, in quanto si è trattato di un processo clinico-chirurgico di alta complessità, che ha richiesto un elevatissimo livello di collaborazione tra strutture e discipline diverse presidiate dal coordinamento Locale e tramite la Centrale operativa regionale, dal Centro regionale trapianti.

«Il programma regionale a cuore fermospiega il dott. Lorenzo D’Antonio, coordinatore regionale trapianti – consentirà un sensibile aumento in Sardegna della disponibilità di organi, in particolare fegato e reni, che permetterà di eseguire un numero maggiore di trapianti con conseguente riduzione dei tempi di attesa per i pazienti iscritti in lista affetti da gravissima insufficienza d’organo. Siamo impegnati a proseguire su questa strada, con l’obiettivo di rendere il nostro sistema regionale di donazione e trapianto sempre più efficiente ed efficace, consapevoli che per ottenere risultati concreti ed importanti sia necessario dotare le nostre strutture dedicate di risorse adeguate indispensabili per poter svolgere un lavoro così complesso ed articolato. La donazione a cuore fermo che ha avuto luogo a Sassari ha concluso Lorenzo D’Antonioè stato il risultato di un bellissimo lavoro di equipe, un esempio di grande impegno e di condivisione, per il quale mi sento di ringraziare in particolare il dott. Giuseppe Feltrin, direttore del Centro Nazionale Trapianti, la dott.ssa Paola Murgia ed il dott. Leonardo Bianciardi rispettivamente coordinatrice locale e direttore della Terapia intensiva dell’AOU di Sassari, ma anche tutti i singoli professionisti che hanno partecipato attivamente al processo.»

«Abbiamo segnato un momento storico per la sanità della nostra regione e per la nostra aziendaafferma il direttore generale dell’Aou di Sassari, Antonio Lorenzo Spano -. Un ringraziamento particolare va al donatore e alla sua famiglia che hanno permesso la realizzazione di questa donazione che salverà la vita ad altri pazienti in lista d’attesa. Sono stati prelevati reni, fegato e cornee da un paziente di 65 anni che aveva espresso la volontà di donare nel rinnovo della carta d’identità”

Oltre al dott. Leonardo Bianciardi e alla dottoressa Paola Murgia, la direzione generale dell’AOU di Sassari ha esteso i suoi ringraziamenti agli specialisti Ecmo con la dottoressa Stefania Milia medico intensivista, ai cardiochirurghi e perfusionisti guidati da Michele Portoghese, ai cardioanestesisti guidati dal dottore Andrea Balata, agli infermieri di sala operatoria, al team della Clinica urologica diretta dal professor Massimo Madonia, agli specialisti del laboratorio analisi diretto da Angela Bitti, alla Microbiologia e virologia del professor Salvatore Rubino, al Centro trasfusionale diretto dal dottor Pietro Manca, alla Radiologia diretta dal professor Salvatore Masala, agli oculisti della Clinica diretta dal professor Antonio Pinna e all’Anatomia patologica diretta dal professor Antonio Cossu.

 

Venerdì prossimo, 18 ottobre, dalle 14.00 alle 17.00, nel Centro giovanile Santa Barbara a Iglesias (piazza Gorizia 15) si svolgerà il seminario “Raccontare il territorio. I bisogni di salute integrale nel Sulcis Iglesiente”, organizzato dall’Ordine dei giornalisti della Sardegna, dall’Agenzia Redattore Sociale, dalla Delegazione regionale Caritas Sardegna, dall’UCSI Sardegna e dalla Delegazione regionale della FISC (Federazione Italiana settimanali cattolici).

Il tema dell’assistenza sanitaria pubblica costituisce una delle emergenze più rilevanti in Sardegna. E la gravità della situazione aumenta proporzionalmente al livello di disagio sociale che rende inavvicinabile il ricorso al sistema sanitario privato. Il Sulcis Iglesiente costituisce una delle aree più povere dell’Isola. Una lunga serie di opportunità di lavoro e sviluppo sono venute a mancare nel corso degli anni (le miniere, l’industrializzazione, l’energia, ecc.) con la conseguente creazione di disoccupazione e emigrazione forzata.

Il corso intende proporre ai giornalisti un approccio corretto al tema, con l’impegno al racconto delle situazione come realmente viene vissuta dalla popolazione, nel rispetto delle regole deontologiche a tutela dei più deboli. Sarà un momento di riflessione e confronto, il quinto e ultimo promosso nell’ambito della II edizione del ciclo di seminari formativi “Raccontare il territorio” .

Dopo l’introduzione di Francesco Birocchi, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna, ci saranno i saluti di Andrea Pala, presidente UCSI Sardegna, di Roberto Comparetti, delegato regionale FISC (Federazione Italiana settimanali cattolici), di Raffaele Callia, direttore Caritas diocesana di Iglesias e responsabile Servizio studi e ricerche Caritas Sardegna.

Interverranno quindi: Stefano Caredda, direttore dell’Agenzia Redattore Sociale; Emilio Gariazzo, medico chirurgo ASL Sulcis Iglesiente; Gesuina Intilla, direttore Centro di Salute Mentale ASL Sulcis Iglesiente; Valeria Deplano, direttore Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’ASL Sulcis Iglesiente; Annalisa Atzei, Presidente ABIO Iglesias.

Infine, un momento di dibattito e confronto coordinato da Giampaolo Atzei, direttore del settimanale Sulcis Iglesiente Oggi. I giornalisti partecipanti avranno diritto a 3 crediti formativi.