8 January, 2025
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«La situazione di Portovesme resta drammatica, con 1200 lavoratori che affrontano queste giornate di fine anno nellincertezza più totale. La visita del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, domani a Portovesme, rappresenta unoccasione cruciale per avviare un dialogo concreto sulle misure da adottare per salvaguardare i posti di lavoro e rilanciare leconomia del territorio.»
Lo afferma, in una nota, il segretario generale della Cisl, Pier Luigi Ledda.

«L’arrivo del ministro Urso è un segnale importante, ma non possiamo limitarci a incontri simboliciaggiunge Pier Luigi Ledda -. Servono risposte concrete e interventi immediati. I lavoratori coinvolti in questa crisi, con le loro famiglie, rischiano di pagare il prezzo più alto ed è indispensabile che il Governo agisca con decisione per garantire un futuro a questo territorio.»

«La nostra comunità – conclude il leader della Cislnon può più attendere. insieme alle altre organizzazioni sindacali stiamo lavorando per organizzare un incontro strutturato con il Ministro, durante il quale si discuteranno le possibili soluzioni per risolvere la crisi di Portovesme e creare le condizioni per uno sviluppo sostenibile del territorio. Chiederemo al Governo di dimostrare con i fatti la propria vicinanza ai lavoratori di Portovesme e alle loro famiglie.»

Il Serdiana Wine Festival: Intrecci di Vite 2024, inizialmente previsto per il 20 dicembre, è stato posticipato a domenica 29 dicembre 2024 a causa del maltempo che ha colpito il Sud Sardegna. L’evento è organizzato dal comune di Serdiana con il sostegno della Regione Sardegna, della Fondazione di Sardegna e dell’Associazione Enti locali per le Attività culturali e di Spettacolo.

La giornata avrà inizio alle ore 11.00 con lo spettacolo per famiglie Old Circus, nei locali del centro di aggregazione sociale di via Roma a Serdiana, a cura dell’Associazione Antico Baule. Uno show di teatro di strada, pensato per affascinare sia bambini che adulti che ricrea l’atmosfera magica del circo tradizionale. Contemporaneamente, sempre dalle 11.00, saranno disponibili le degustazioni di prodotti tipici locali, organizzate dalle associazioni del territorio, e dei vini offerti dalle cantine di Serdiana. L’atmosfera di festa sarà completata dalle esibizioni del gruppo folk locale, che allieterà i presenti con musica e balli tradizionali.

Nel pomeriggio, alle ore 15.00, l’evento proseguirà con l’animazione per bambini a cura della Compagnia Teatro Circo Maccus, che presenterà il laboratorio di circo BabyCircus presso la Piazza Gruxi ‘e Ferru, situata di fronte al Centro di Aggregazione. Questo laboratorio offrirà ai più piccoli l’opportunità di avvicinarsi all’arte circense in modo ludico e formativo, stimolando la loro creatività e coordinazione motoria.

I ministri delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e del Lavoro Marina Calderone, la presidente della Regione Alessandra Todde e l’assessore dell’Industria Emanuele Cani incontreranno domattina i lavoratori ai cancelli della Portovesme srl, quattro giorni dopo la fermata della produzione di zinco scattata come annunciato della Glencore lunedì 23 dicembre, antivigilia di Natale. Le Segreterie FIOM, FSM e UILM Territoriali hanno rivolto un invito alla partecipazione alle lavoratrici e ai lavoratori a partire dalle ore 9.00 di domani mattina. Nel corso dell’incontro, al quale parteciperanno anche i sindaci, già presenti al fianco dei lavoratori alla vigilia di Natale, verrà fatto il punto della situazione e valutate le possibilità di riprendere quanto prima possibile la produzione di zinco, con o senza la Glencore. Restano in piedi le possibilità del coinvolgimento di un nuovo soggetto imprenditoriale ma c’è anche ci ipotizza, in una fase transitoria, di un intervento dello Stato nella gestione degli impianti produttivi.

 

I vigili del fuoco sono intervenuti in via Sette Fratelli, angolo via Ortobene, a Sant’Orsola, a Sassari, per un incidente stradale tra due vetture. I conducenti, illesi, sono usciti spontaneamente dalle vetture, ma uno è stato trasportato all’ospedale per controlli.
Sul posto sono intervenute anche due ambulanze del 118 e una pattuglia della Polizia locale.
Antonio Caria

La Federazione PCI Sulcis Iglesiente solidarizza con i lavoratori e le lavoratrici della Portovesme Srl e delle ditte d’appalto.
«A ridosso del periodo di festività assistiamo, con la chiusura della linea zinco, al pacco natalizio somministrato al territorio da parte della Portovesme Srl, la quale prosegue nella produzione di scorie da stoccare nelle nostre discariche ma taglia il lavorosi legge in una nota -. Se prima avevamo scorie e lavoro, oggi abbiamo solo scorie, un bel passo in avanti. La vertenza della Portovesme Srl e di tutte le vertenze dell’industria di Portovesme dimostra come sia controproducente, sia per il Lavoro che per l’Ambiente, l’egemonia della logica dell’impresa e del mercato. Essa, ancora una volta, si mostra inadeguata ai nuovi emergenti bisogni di progresso sociale ed economico. Volgiamo, dunque, la nostra piena solidarietà a chi lavora nel Polo Industriale, ma anche a chi non lavora o non lavora più, a chi è costretto a vivere sospeso nella roulotte degli ammortizzatori sociali e dell’assistenzialismo, unica risposta che i governi nazionali sanno dare, piegati come sono ai diktat delle imprese: una vicinanza che si estende di riflesso a tutte le disoccupate e disoccupati, precarie e precari.»
«D’altronde, non sembra che nel territorio si vada verso una vera mobilitazione per chiedere il rilancio dell’industria attraverso un piano industriale e investimenti pubblici che propongano delle filiere produttive che concorrano al soddisfacimento della domanda nazionale delle materie prime storicamente lavorate a Portovesmeaggiunge la federazione del PCI Sulcis Iglesiente -. Per far ciò occorre una ripianificazione e riqualificazione tecnologica degli impianti, un intervento diretto dello Stato, un nuovo protagonismo del Lavoro ed una mobilitazione politica e culturale che non sottostia più al controllo della logica del profitto d’impresa, la quale non rappresenta più una via sicura da percorrere, se mai lo fosse stata.»

Questo non è un racconto di Natale. E’ un racconto sul mondo squilibrato in cui viviamo.
Si immagini una mamma, che ha dieci figli, sostenuta economicamente per il loro mantenimento dal marito che lavora lontano e che le invia mensilmente lo stipendio. Immaginiamo che questa madre decida di nutrire quotidianamente due figli e di nutrire solo una volta la settimana gli altri 8 figli. Passano gli anni e un bel giorno il marito, ritornando a casa, scopre che due figli sono belli, alti, robusti, mentre gli altri otto sono gracili, tristi, poco sviluppati e anche meno intelligenti. Chiede spiegazioni sullo stato dei figli e la moglie risponde che per motivi di bilancio aveva dovuto scegliere chi alimentare bene e chi trascurare. Il marito si scandalizza e ordina alla moglie di nutrire tutti i figli in ugual misura. Poi riparte.
La moglie obbedirà?
Qualcosa di simile è avvenuto il 17 dicembre 2024.
Si tratta di una decisione della Corte Costituzionale che dovrebbe riguardare anche i nostri ospedali.
In quel giorno (17 dicembre 2024) è avvenuta una curiosa coincidenza: mentre un “Forum” per la Sanità del Sulcis Iglesiente inviava una lettera alla Regione Sardegna lamentando che la nostra Sanità territoriale è in gravi difficoltà a causa della impossibilità di assumere personale sanitario e di fare acquisti, nelle stesse ore i Giudici della Corte Costituzionale emettevano una sentenza dal tenore simile. Con quella sentenza la Corte, a nome del Governo, ha creato le premesse per obbligare la Regione Puglia a restituire alle ASL (Aziende Sanitarie Locali), il potere di assumere il personale sanitario necessario. Potere che la Regione aveva, invece, conferito ad un suo ente strumentale chiamato ARES. Tale Ente ha
il potere di assumere personale e acquistare strumenti sanitari destinati agli ospedali secondo la sua discrezionalità. Ne consegue il pericolo che alcuni ospedali vengano arbitrariamente “ben nutriti” mentre altri, rimangano “a digiuno” e deperiscano. Pare che il fatto sia frequente.
Secondo la Corte, la Regione Puglia che ha attribuito ad ARES (Azienda Regionale Sanità) quelle competenze togliendole alle ASL ha torto perché è «entrata in contrasto col principio fondamentale espresso dal decreto legislativo, n° 502 del 1992 , violando l’articolo 117, terzo comma della Costituzione». Quella legge del 1992, infatti, attribuisce specificamente alle ASL territoriali la funzione di amministrare i fondi per le assunzioni e gli acquisti. Quindi, nel nostro caso, tale funzione dovrebbe appartenere alle nostre ASL provinciali (che invece ne sono private) e non ad ARES.
Tale sentenza avrà effetti su tutto il territorio nazionale, pertanto, anche in Sardegna. Ebbene, l’autorevole sentenza dei Giudici fa il paio con la lettera che il Forum per la salute del Sulcis Iglesiente ha sottoscritto lo stesso giorno 17 dicembre 2024 e il cui testo è in attesa di pubblicazione.
Qui entriamo nel mondo del mistero, quasi da romanzo di fantascienza. Dato che la sentenza n° 202/2024 della Corte costituzionale certifica che il Governo si oppone alla sottrazione di potere delle ASL per gli stessi identici motivi che vengono contestati sia dal Forum del Sulcis Iglesiente, sia dai sindaci del territorio, come è possibile che per diversi anni le ASL siano state espropriate del potere di fare acquisti e di assumere il personale sanitario necessario? Perché si è lasciato che a causa di quella sottrazione la Sanità provinciale crollasse? Gli ospedali DEA di I livello non funzionassero? I medici di base entrassero in crisi? I malati di tutta la regione fossero costretti ad affluire in massa agli ospedali di Cagliari e Sassari, mandandoli in scompenso funzionale? Vi è stato un qualche meccanismo decisionale che ha condotto all’atrofia fisica del sistema sanitario regionale-provinciale, lasciando sviluppare
solamente il sistema sanitario di Cagliari e Sassari. Il risultato è simile a quello ottenuto nell’improbabile storia raccontata all’inizio: sono state generate due categorie di ospedali, quelli dominanti e quelli inferiorizzati.

Vengono alla mente quei racconti di fantascienza del secolo scorso prodotti da autori come Aldous Huxley (Mondo Nuovo) o George Orwell ( 1984). In quei classici della fantascienza si fabbricavano ad arte diverse caste umane: quelle dominanti e quelle sottomesse. Lo si faceva alimentando meglio gli embrioni umani destinati a dominare e affamando gli embrioni destinati a restare deboli, fisicamente e mentalmente, per essere schiavizzati. In quei mondi fantastici era possibile mantenere il potere sul popolo attraverso la gestione viziata dell’informazione (George Orwell). E’ una fantasia che in realtà fu storia reale nel tempo in cui il mondo era diviso in caste. In India le caste furono dichiarate illegali solo con la Costituzione del 1947. Fino ad allora le persone erano predestinate fin dalla nascita a essere dominanti o serve. Eppure, nonostante le caste siano state abolite, tutt’oggi i Dalit (Paria = Casta) sono predestinati per tradizione ad essere allevati allo scopo di raccogliere dalle strade lo sterco con le mani e non hanno altro destino. Fino a ieri esistevano ancora le caste dei Brahmane o sacerdoti, dai Ksetriya o guerrieri, dai Veysia o commercianti, e dai Paria o intoccabili. Con l’avvento della democrazia, e il riconoscimento della “uguaglianza” come diritto fondamentale dei cittadini, le caste sono finite per legge. L’evidenza su quanto sia recente l’evoluzione della civiltà, con la scoperta del pari diritto per tutti i cittadini, ci fa comprendere quanto sia possibile fare passi indietro se non si sta attenti.
Esistono anche altre forme per stratificare la società. Un altro modo per esempio è il tentativo di dare servizi sociali differenziati, siano essi l’istruzione, i trasporti pubblici, o la Sanità. Ne può derivare una sanità pubblica eccellente, oppure di media portata, oppure così-così, oppure annullata.
Oggi questa sentenza, nata dall’impugnazione del Governo contro una delibera della regione Puglia che accentrava le decisioni su assunzioni e acquisti in un ente strumentale, rimuovendone la competenza dalle Aziende Sanitarie locali (ASL), farà storia.
Adesso aspettiamo l’adeguamento della Regione Sardegna alle prescrizioni dei Giudici dell’Alta Corte.

Mario Marroccu

Il contesto storico e politico
L’Italia del 1922 era un paese segnato da profonde tensioni sociali e politiche. La prima guerra mondiale aveva lasciato il suo segno, con una crisi economica e sociale che alimentava il malcontento delle classi lavoratrici. In questo clima di fermento, si innestò l’ascesa del fascismo, che si impose con una violenza brutale, schiacciando ogni forma di dissenso e distruggendo le basi democratiche costruite nei decenni precedenti. In questo contesto si inserisce l’episodio tragico dell’eccidio dei fratelli Fois, avvenuto a Portoscuso il 29 dicembre 1922.
Nel 1922 il fascismo, guidato da Benito Mussolini, aveva ormai consolidato il proprio potere attraverso la violenza delle squadre d’azione. La marcia su Roma del 28 ottobre di quell’anno aveva sancito la fine dello Stato liberale e l’inizio del regime fascista. Portoscuso, un piccolo centro del bacino minerario del Sulcis, non era immune dalle tensioni che scuotevano il Paese. La cittadina era caratterizzata da una forte presenza operaia, con una tradizione di lotte sindacali e socialiste che la rendevano un obiettivo delle squadracce fasciste.
I fratelli Luigi e Salvatore Fois, nati in una famiglia di estrazione modesta, rappresentavano perfettamente lo spirito di resistenza di molti lavoratori sardi. Impegnati attivamente nelle organizzazioni socialiste, i due fratelli erano figure di riferimento per la comunità locale, simboli di coraggio e determinazione contro l’arroganza del regime nascente. La loro opposizione al fascismo li rese un bersaglio privilegiato delle violenze fasciste.
I fatti del 29 dicembre 1922
La tragica giornata del 29 dicembre 1922 iniziò con un’incursione di una squadra fascista a Portoscuso. Capeggiata da Dante Sagheddu, segretario del fascio di Iglesias, essa giunse armata nel piccolo borgo per colpire chiunque rappresentasse una minaccia al dominio fascista nella zona del bacino minerario. Luigi Fois – capo della Federazione socialista dei battellieri addetti al trasporto del minerale dalle miniere dell’Iglesiente al porto di imbarco di Carloforte – venne individuato come il principale obiettivo.
La mattina di quel giorno, un gruppo di fascisti, tra cui De Filippi, Scameroni e Zuddas, si recò da Portoscuso a Portovesme con l’intento di persuadere Luigi Fois a seguirli fino a Portoscuso per un incontro con il leader locale, Dante Sagheddu. Giunti sul posto, i fascisti si avvicinarono al piroscafo dove sapevano si trovasse Luigi Fois e chiesero di lui ai battellieri ivi presenti. Venne a loro comunicato che Luigi era appena tornato indietro. Così, i fascisti si spostarono verso la banchina, dove trovarono il Fois, ignaro di quanto stava per accadere. La situazione, che sembrava
potesse condurre a una semplice conversazione, si trasformò in un conflitto esplosivo. I testimoni presenti sul posto riferirono che, non appena Scameroni invitò Luigi a recarsi con loro, quest’ultimo rifiutò l’invito. Al che Scameroni e i suoi compagni tentarono di trascinarlo via con la forza. In un gesto impulsivo, Salvatore Fois, vedendo il fratello maltrattato, intervenne e colpì Scameroni con una roncola. L’atto di difesa, carico di emotività, accese il caos: De Filippi, Zuddas e Scameroni risposero aprendo il fuoco e sparando alcuni colpi di pistola contro i due fratelli, che caddero a terra, privi di vita, in un batter d’occhio.
La notizia dell’eccidio si diffuse rapidamente, suscitando indignazione e dolore non solo a Portoscuso, ma anche nelle comunità circostanti. Tuttavia, in un’Italia ormai soggiogata dalla dittatura fascista, non ci fu giustizia per i fratelli Fois. I responsabili della loro morte – De Filippi, Scameroni e Zuddas – furono processati e condannati dalla magistratura, presso la Corte d’assise di Cagliari nell’agosto 1924, ma non scontarono le pene loro inflitte perché furono graziati e rimessi in libertà dal regime fascista, dopo avere scontato solo tre anni e dieci mesi di carcere.
Il significato della loro morte
La tragica fine di Luigi e Salvatore Fois però non fu vana. I due fratelli morirono per difendere i valori fondamentali di libertà, giustizia e democrazia, rifiutando di piegarsi a un regime che cercava di annientare ogni forma di opposizione. La loro storia è un monito per le generazioni future, un ricordo di quanto sia importante difendere i diritti e le libertà fondamentali, anche a costo della propria vita.
Oggi, a distanza di oltre un secolo, l’eccidio dei fratelli Fois continua a rappresentare una pagina dolorosa ma significativa della storia italiana. Ricordare il loro sacrificio significa rendere omaggio a tutti coloro che, come loro, hanno lottato per un’Italia libera e democratica. La memoria di Luigi e Salvatore Fois deve restare viva, affinché il loro esempio possa guidare le future generazioni nella difesa dei valori che essi hanno rappresentato.
In un’epoca in cui le minacce alla democrazia e alle libertà emergono sotto nuove forme, la storia dei fratelli Fois è un richiamo potente a non abbassare mai la guardia, a combattere per ciò che è giusto.
Alberto Vacca

Ai concerti organizzati grazie al bando regionale “Cartellone degli eventi di capodanno 2024” (il 23 con Giorgio Vanni, il 29 con Dj Jad e Wlady from Articolo 31 e il 30 con i storici Tazenda), grazie alla collaborazione tra l’Amministrazione comunale e alcuni commercianti di Sant’Antioco, si aggiunge una serata extra in programma sabato 28 dicembre, ancora una volta in piazza Ferralasco. E scorrendo i nomi degli artisti, si arriva immediatamente a una solida certezza: sarà musica di alto livello. Sul palco fronte lungomare salirà infatti la formazione dei “Ramblers street music” con Matteo Gallus, Matteo Leone, Antonio Firinu, Francesco Atzori e Riccardo Sanna; seguirà il dj set con Nando Campesi.

«La collaborazione produce i suoi frutticommenta l’assessora del Turismo e delle Attività produttive Roberta Serrenti -, garantendo un evento che arricchirà ulteriormente il nostro programma. I commercianti, che ben conoscono le esigenze e le preferenze della nostra comunità, hanno pensato alla musica, creando un’atmosfera vivace e coinvolgente, mentre l’amministrazione, in collaborazione con la ditta aggiudicataria, ha curato la logistica, il palco e i servizi tecnici necessari. Questo scambio di risorse, idee e competenze è la dimostrazione tangibile di quanto possa essere potente la sinergia tra pubblico e privato, in grado di arricchire il nostro territorio e offrire esperienze straordinarie. Dopo la riprogrammazione in aula consiliare dell’evento di Vanni, sperando in un tempo più clemente, ci prepariamo ad accogliere con entusiasmo gli altri appuntamenti in programma per queste festività. La bellezza della nostra comunità emerge proprio in momenti come questo, in cui le sfide vengono affrontate con determinazione e spirito di collaborazione.»

Ma con i grandi concerti si inizia domani, mercoledì 25 dicembre: la Chiesa di Santa Maria Goretti, a partire dalle 19.00, accoglierà la musica evangelica dei “Cedric Shannon Rives and the Unlimited Praise Gospel Singers”, per l’immancabile spettacolo gospel che ormai da anni fa tappa anche a Sant’Antioco, nel segno della tradizione.

A Sant’Antioco sono in programma, dunque, meravigliosi eventi che vivacizzeranno le piazze, regalando a tutti momenti di allegria e svago, vivendo la magia del Natale anche con la musica, gli spettacoli e l’atmosfera festiva che invita a rallentare, riflettere e, soprattutto, a godere insieme della bellezza delle tradizioni.

«La fermata anticipata della linea zinco nello stabilimento Portovesme, comunicata senza preavviso e in assenza di confronto con le istituzioni, rappresenta un fatto gravissimo. Questa decisione, annunciata senza attendere l’incontro con i tecnici del ministero programmato nello stabilimento, evidenzia una totale mancanza di rispetto nei confronti del Governo, della Regione Sardegna e, soprattutto, dei lavoratori e delle loro famiglie. La Portovesme Srl è da tempo al centro di una crisi che non riguarda solo un’azienda, ma l’intero futuro economico e sociale del territorio. La Presidente Todde si è già confrontata con il Ministro Urso e, come Movimento 5 Stelle, chiediamo al Governo di reagire con urgenza e fermezza al fine di mettere in campo soluzioni concrete per tutelare l’occupazione e garantire il futuro del polo industriale. Non possiamo permettere che la Portovesme diventi l’ennesimo esempio di abbandono industriale. La Sardegna merita rispetto, impegno e visione. Il Movimento 5 Stelle è pronto a fare la propria parte per garantire che Portovesme torni a essere un simbolo di sviluppo e opportunità, e non di crisi e abbandono.»

Lo ha scritto, in una nota, la senatrice del Movimento 5 Stelle in commissione industria, attività produttive, Sabrina Licheri.

Si è svolta venerdì 20 dicembre, presso la caserma Salvatore Pisano di Teulada, sede del 3º reggimento bersaglieri, l’82ª commemorazione della Battaglia di Natale, rievocazione dell’episodio bellico avvenuto tra il 25 e il 28 dicembre del 1941, nei pressi di Petropavlivka, sul fronte russo.

Durante l’evento si è voluto celebrare il valore di quei soldati che resistettero a un soverchiante attacco: nonostante fossero inizialmente decimati, riuscirono a mantenere le posizioni e, successivamente, a respingere il nemico con un contrattacco.

Hanno partecipato alla commemorazione numerose autorità civili e militari, membri dell’Associazione Nazionale Bersaglieri, gli alunni delle scuole medie di Domusnovas, Teulada e Sant’Anna Arresi e i familiari del personale militare effettivo al reggimento.

La cerimonia è stata aperta con la Santa Messa celebrata dal cardinale Arrigo Miglio, dal cappellano militare, don Antonio Atzeni e dal parroco di Sant’Anna Arresi, don Pietro Piras. Subito dopo la liturgia, il “saggio ginnico”, emblema dell’agilità della preparazione fisica dei bersaglieri, ed un atto tattico dimostrativo hanno catturato l’attenzione dei partecipanti.

Sono state inoltre allestite un’esposizione di cimeli storici ed una mostra statica di mezzi e materiali, che ha permesso ai visitatori di conoscere gli equipaggiamenti e le tecnologie attualmente in uso all’Esercito Italiano.

«È fondamentale mantenere viva la memoria dei caduti e dei loro sacrificiha dichiarato il colonnello Alessandro Latino, comandante del 3º reggimento bersaglieri, nel corso della sua allocuzione -. Questo evento non è solo una commemorazione, ma un momento di unità e riflessione su ciò che rappresentano i nostri valori e il senso di appartenenza a questa grande famiglia, confermando il nostro impegno volto a onorare la memoria di chi ha combattuto per la libertà e la pace.»

Al termine della commemorazione, la madrina del reggimento, Anna Caretto (nipote della M.O.V.M. col.onnello Aminto Caretto, comandante dell’unità durante il Secondo conflitto mondiale), ha scoperto tre lastre in marmo, contenenti le motivazioni delle tre Medaglie d’Oro al Valor Militare di cui la bandiera di guerra del 3° reggimento è insignita.