18 August, 2024
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Dura presa di posizione delle segreterie territoriali FIOM FSM UILM e CUB Sardegna Sud-Occidentale e Sulcis Iglesiente nei confronti della Sider Alloys e della GSM.

«Le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici, non intendono prestarsi alle vergognose azioni di Sideralloys e GMS, che espongono le lavoratrici e i lavoratori, pertanto non risponderanno alle convocazioni aziendali con all’ordine del giorno l’eventuale “apertura della cassa integrazione”. Il MIMIT riconvochi con urgenza il confronto ministeriale previsto il 6 febbraio e rinviato a causa della presenza del Ministro Urso nel Sulcis. Le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici non risponderanno alla convocazione richiesta per il giorno 14/02/2024 dalla Sideralloys e dalla GMS, per discutere dell’apertura della cassa integrazione. Gli atteggiamenti provocatori, non possono più essere tollerati e, soprattutto, non possono più essere affrontati in sede aziendale.»

«Agli esuberi già noti, ai mancati riconoscimenti delle retribuzioni dei lavoratori, si sono aggiunti i mancati pagamenti ai fornitori e alle aziende operanti in appalto, alimentando il clima di sfiducia nei confronti delle società, che da una parte chiede l’intervento pubblico e dall’altra crea precarietàaggiungono le segreterie territoriali FIOM FSM UILM e CUB Sardegna Sud-Occidentale e Sulcis Iglesiente -. La condivisione delle perdite e la privatizzazione dei guadagni non ci appartiene, così come si deve fare chiarezza sui fondi investiti nello stabilimento (75 milioni di euro facenti parte dell’accordo di programma), come me sono stati spesi? Il Governo faccia chiarezza sulla gestione della fabbrica, e prenda le decisioni nell’interesse generale. Ancora, negli ultimissimi giorni, sono stati rispediti a casa altri lavoratori appena richiamati al lavoro; insomma, una serie di negatività, che fanno cadere totalmente la poca fiducia rimasta in questa realtà che doveva portare al rilancio dello stabilimento di alluminio primario.»

«Le organizzazioni sindacali riunite in assemblea hanno raccolto il mandato per avviare le pratiche di ingiunzione per i mancati pagamenti – concludono -. Ma ciò che preoccupa maggiormente, sono le prospettive future, basate sul nulla : Basta! Il MIMIT riconvochi con carattere di urgenza il tavolo di confronto, sospeso in occasione della visita del Ministro Urso nel Sulcis. FIOM-FSM-UILM e CUB non escludono azioni di protesta per il rilancio della vertenza.»

Il Consorzio turistico per l’Iglesiente partecipa dal 16 al 18 marzo alla fiera Agri slow travel Expo – fiera dei territori di Bergamo. Continua l’azione promozionale del territorio dell’Iglesiente e dei soci, dei siti culturali e minerari, partecipando ancora una volta a una delle fiere più importanti d’Italia.
Dopo la presenza al TTG di Rimini, l’Expo di Barumini e la Bit di Milano questa è la quarta fiera dopo la stagione estiva che vede protagonista il Consorzio turistico per l’Iglesiente, impegnato ancora una volta per promuovere il territorio.
Sono già tanti gli appuntamenti fissati e i b2b con i buyer del settore turistico.
La fiera di Bergamo vede impegnati gli espositori in un territorio importante, crocevia di tante città del nord Italia e con un importante aeroporto.
Verranno promosse le attività outdoor, il turismo lento e i siti del territorio, insieme ai sapori e al gusto.

Sono giunte al Corpo Forestale, segnalazioni riguardanti due turisti di nazionalità tedesca, i quali stavano tracciando e pubblicizzando in  canali social, itinerari da percorrere in moto nelle spiagge e arenili  della Sardegna.

Data la gravità del caso, si è intrapresa un’attività che ha coinvolto diverse strutture del Corpo forestale: le Sale operative regionale e territoriali di Cagliari e Tempio; il personale del  Nucleo Investigativo dell’Ispettorato di Cagliari e il personale della Stazione forestale di Padru.

I due turisti, nel giro di sei giorni, hanno percorso procedendo da nord, diversi itinerari della Sardegna. I tracciati sono stati regolarmente pubblicati in vari canali social specializzati per pubblicizzare itinerari “turistici”.

Tuttavia, l’esame dell’ultimo filmato, che riprende il transito dei due attraverso le dune di Piscinas, nel litorale di Arbus, ha permesso di individuare i relativi autori. Il risultato è stato conseguito mediante controlli sui canali social.

Attraverso ulteriori verifiche presso le compagnie di navigazione, si è accertato che i due si sarebbero imbarcati domenica scorsa dallo scalo di Olbia verso Livorno.

Pertanto, è stata coinvolta una pattuglia della Stazione forestale di Padru, la quale ha atteso i due all’imbarco. Dopo aver riscontrato la corrispondenza delle targhe dei veicoli, i forestali hanno identificato gli autori degli illeciti. Ai due è stato contestato il transito motorizzato negli arenili e nei sistemi dunali.

Le violazioni contestate sono diverse e anche di natura penale, poiché si configura il danneggiamento del sistema dunale (bellezza naturale tutelata dal Piano Paesaggistico Regionale) per il quale sono previste, in proporzione alla gravità, pene dell’arresto fino a due anni e dell’ammenda da 15.000 a 51.000 euro.

Si configurano anche violazioni amministrative alla legge regionale 16 del 2017, che vieta sia il transito negli arenili che il campeggio libero: a ciascun trasgressore è stata contestata una violazione amministrativa pari a 400 euro.
Quello accertato è illecito particolarmente dannoso per il delicato equilibrio delle dune, rispetto al quale, purtroppo, non è percepita a sufficienza la relativa gravità.
Infatti l’azione meccanica degli pneumatici destabilizza le dune e sradica – o comunque danneggia – la flora psammofila, la cui presenza è fondamentale per l’equilibrio della spiaggia e innesca così fenomeni erosivi poiché la sabbia, non più trattenuta dalla vegetazione, viene rapidamente dispersa dal vento e dalle mareggiate.
Chi usa le spiagge come piste per il fuoristrada non solo danneggia un ambiente naturale, ma anche compromette la legittima fruizione delle spiagge ai fini del duraturo sviluppo turistico della Sardegna.
Il Corpo forestale lancia un appello affinché i cittadini segnalino analoghi illeciti ed altre emergenze ambientali direttamente al numero verde del Corpo forestale e di Vigilanza ambientale 1515.

 

Il Tempio passa agevolmente al “Carlo Zoboli” realizzando quattro goal (nove in due consecutive partite esterne dopo i 5 realizzati a Li Punti) e si conferma al secondo posto alle spalle dell’Ilvamaddalena. Il Carbonia, alla seconda sconfitta casalinga, allunga la striscia di partite senza vittoria (14, con soli 6 punti frutto di altrettanti pareggi) ed ora la classifica fa paura.

 

Giuseppe Cantara ha presentato un undici iniziale privo degli squalificati Salvatore Gallo e Ousman Gomez; Diego Mingioni ha ritrovato dopo tre giornate di squalifica Andrea Porcheddu e con lui un altro reduce da squalifica, Ezequiel Cordoba, e uno da infortunio, Tennyson Omoregie.

La prima occasione da goal è arrivata già al 6′, con un colpo di testa di Alessio Virdis, sul quale si è opposto egregiamente Valerio Bigotti, con un intervento plastico con il quale ha spedito il pallone in calcio d’angolo. Il Carbonia, contro vento, ha replicato al 12′ con un calcio di punizione di Andrea Porcheddu, sul quale in piena area Costantino Chidichimo ha rubato il tempo ai difensori ma non è riuscito a colpire di testa il pallone con le necessarie forza e precisione per impensierire Samuele Truddaiu. Il Tempio ci ha riprovato al 28′ con Alessio Virdis su assist di Andrea Sanna, ma il bomber gallurese non ha centrato lo specchio della porta. Il Carbonia ha replicato al 35′ con un bel contropiede che ha coinvolto Andrea Porcheddu, Lorenzo Basciu ed Tennyson Omoregie, infine Ernest Wojcik, con conclusione di poco fuori bersaglio.

Nel finale del tempo, il Tempio ha inferto un doppio colpo da ko al Carbonia, vittima delle sue amnesie difensive più che delle prodezze avversarie. Al 37′ il Tempio ha recuperato un pallone all’altezza della trequarti biancoblù, Victory Igene sul fondo a sinistra ha servito all’indietro Giovanni Bulla, sulla conclusione immediata Valerio Bigotti ha respinto debolmente, i difensori del Carbonia sono rimasti quasi immobili aspettando una segnalazione di fuorigioco che non è arrivata e Alessio Virdis ne ha approfittato mettendo il pallone in rete da due passi. Il Carbonia non ha reagito al goal subito e Valerio Bigotti ha sbagliato un rinvio, spedendo il pallone sulla schiena di Alessio Virdis che ha trasformato il regalo ricevuto mettendo a segno il secondo goal per la doppietta personale. 0 a 2 in tre minuti, partita praticamente decisa.

Dopo il riposo, il Carbonia s’è ripresentato sul terreno di gioco deciso a tentare la rimonta ma dopo soli 4′ ha “regalato” un pallone a centrocampo, il Tempio ne ha approfittato da squadra esperta, Giovanni Bulla s’è involato verso la porta avversaria vanamente inseguito da Mattia De Vivo e Jesus Prieto, e ha battuto Valerio Bigotti con un diagonale chirurgico. 0 a 3, partita praticamente finita al 49′!

A risultato compromesso, il Carbonia s’è riversato nella metà campo tempiese e al 56′ è riuscito ad accorciare le distanze con un goal di Andrea Porcheddu, ma proprio nel momento migliore la spinta del Carbonia è stata fermata da un’improvvisa violenta grandinata che ha costretto il direttore di gara a sospendere la partita. Il gioco è ripreso dopo circa 5′ e il Carbonia è andato vicinissimo al goal del 2 a 3, con un’occasione capitata sulla testa di Tennyson Omoregie che anziché schiacciare in rete da pochi passi, ha spedito il pallone oltre la traversa.

La spinta del Carbonia si è fermata e nel finale il Tempio ha approfittato di un’altra amnesia della difesa del Carbonia, per realizzare il quarto goal con Edoardo Donati, che ha portato il risultato sul definitivo 4 a 1.

Il Tempio incamera la seconda vittoria esterna in 8 giorni, terza stagionale, conferma il suo secondo posto e non abbandona l’idea di “infastidire” la corsa della capolista Ilvamaddalena, ora lontana 7 punti ma con 11 partite da giocare, tra le quali c’è il confronto diretto in programma al “Nino Manconi” di Tempio Pausania il prossimo 10 marzo.

Il Carbonia resta fermo a quota 18 punti, terz’ultimo, ora con un solo punto di vantaggio sul Sant’Elena e due sulla Villacidrese, un punto sotto al Bosa e a 7 dal Calangianus e 8 dalla Tharros. Tempo e spazio per recuperare ce n’è ancora ma ora il principale nemico del Carbonia, come è apparso evidente ieri, è la paura, alla vigilia di due consecutivi confronti diretti per la salvezza, in programma sui campi del Sant’Elena e del Bosa.

CarboniaBigotti, Chidichimo, De Vivo, Wojcik, Cordoba, Prieto, Porcheddu, Basciu (86′ Pitanza), Giganti, Mancini (65′ Adamo), Omoregie. A disposizione: Saiu, Saia, Carboni, Salimbene, Lambroni, Falletto, Cocco. Allenatore: Diego Mingioni.
Tempio: Truddaiu, Sanna, Arca, Pinna, Roccuzzo, Dias Braga, Bulla (86′ Zappareddu), Coradduzza, Virdis (75′ Donati), Sabino, Igene. A disposizione: Izzo, Manchia, Masia, Pittalis. Allenatore: Giuseppe Cantara.
Arbitro: Roberto De Paolis di Cassino.

Marcatori: 37′ e 40′ Virdis (T), 49′ Bulla (T), 56′ Porcheddu (C), 93′ Donati (T).

Ammoniti: Mancini (C), Prieto (C), Wojcik (C), Igene (T), Caradduzza (T).

Partita interrotta al 65′ per 5′ a causa di una violenta grandinata.

 

«Il nostro Carnevale si apre al mondo». Con questo proposito la sindaca di Villamassargia Debora Porrà invita tutti alla sfilata di sabato 17 febbraio a partire dalle ore 15, quando i mamuthones di Mamoiada, gli stessi che hanno stregato Venezia, si snoderanno per le strade del paese, insieme agli Urtzus di Sadali e alle maschere storiche veneziane, per merito di un gemellaggio tra la Serenissima e Villamassargia. Attesa anche la tradizionale zippolata e il Carnival party in piazza Pilar.
«Con la fondamentale collaborazione dell’ UNPLI, l’Unione nazionale delle Pro loco d’Italia, di cui ringraziamo il suo presidente Raffaele Sestuha aggiunto la prima cittadinavorremmo che questo appuntamento diventasse un nuovo evento turistico fuori stagione e di richiamo per ospiti e pubblico internazionali. La sfida per dare alla manifestazione un taglio cosmopolita non era semplice, vista la varietà di formule tradizionali già esistenti».
“Carnevale senza confini nel paese delle radici”, questo il titolo dell’evento che caratterizzerà il comune del Sulcis Iglesiente, è un progetto che inserisce la Sardegna nel nuovo lavoro di ricerca sulle maschere antropomorfe che l’UNPLI ripete da alcuni anni a Venezia.
«Villamassargiaha sottolineato ancora la sindaca di Villamassargia lancia una nuova prospettiva che unisce il fascino delle maschere antropomorfe all’incontro  tra diverse tradizioni carnascialesche. La proposta è di aprirsi sempre di più alla contaminazione culturale, senza dimenticare le nostre tradizioni e il nostro folclore: abbiamo così trovato una nuova strada per creare un melting pot.»
«L’evento ha spiegato l’assessora della Cultura Sara Cambularientra tra le iniziative dell’anno europeo delle radici per raccontare le tradizioni popolari ad un pubblico più ampio, favorendo tra le altre cose il turismo di ritorno dei discendenti degli emigrati sardi.»
«Sono contento che abbia luogo a Villamassargia, nel Sulcis Iglesiente, una manifestazione di così alto livello, resa realtà dalla grande famiglia dell’UNPLI a cui sono iscritte 6.300 Pro Loco d’Italia», ha precisato il presidente nazionale Raffaele Sestu.
Un Carnevale che si spinge oltre l’ambito territoriale locale incarna infatti  l’obiettivo di attrarre un turismo più consapevole e destagionalizzarlo, in un’ottica costante di promozione del territorio, senza mai dimenticare la lotta allo spopolamento.
«Il fatto che la manifestazione goda del patrocinio sia regionale sia nazionale UNPLI è un privilegio che accogliamo con orgoglio e a questo proposito ringraziamo il presidente del comitato provinciale Gianfranco Dessì che ha svolto un prezioso ruolo di raccordo tra le parti – ha concluso Andrea Tocco, presidente della Pro Loco di Villamassargia -. Auspichiamo fiduciosi che il nostro impegno incontri il gusto del pubblico con una partecipazione numerosa.»

L’Amministrazione comunale esprime soddisfazione per la buona riuscita della sfilata di Carnevale, svoltasi ieri pomeriggio nelle strade del centro cittadino, e si complimenta con gli organizzatori, con i carri, i gruppi vincitori e partecipanti e, in generale, con tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di uno degli eventi più attesi dell’anno per grandi e piccini. Il forte vento e la pioggia battente – per fortuna soltanto di breve durata – non hanno pregiudicato lo svolgimento dell’iniziativa che, come di consueto, ha rappresentato un vero tripudio di colori, musica, folklore, goliardia, con le splendide, creative ed originali coreografie dei carri, dei gruppi a piedi e delle maschere. L’evento è stato organizzato dalla Pro Loco Carbonia, in collaborazione con il Centro Italiano della Cultura del Carbone (C.I.C.C.), con il patrocinio e il contributo economico del comune di Carbonia.
La città di Carbonia ha risposto con entusiasmo e partecipazione: migliaia di cittadini hanno seguito la sfilata nel suo itinerario in partenza da piazza Ciusa, per poi radunarsi in piazza Roma, epicentro degli spettacoli di animazione per i più piccoli, dove i presenti hanno potuto prendere parte alla zippolata e partecipare alle premiazioni.
Una bella giornata di festa, capace di richiamare tante persone anche dai paesi del territorio, che si sono riversate nelle vie del centro per trascorrere qualche ora all’insegna dell’allegria, del divertimento e della spensieratezza.
 

McDonald’s, presente in Italia con oltre 670 ristoranti dove lavorano più d32.000 persone, assumerà oltre 150 nuovi addetti alla ristorazione, responsabili clienti, hostess/steward ed altre figure. Gli Addetti alla Ristorazione, che rappresentano la figura maggiormente ricercata, sidividono tra Crew di Sala, i quali dovranno far vivere ai clienti un’esperienza piacevole all’interno dei ristoranti, accoglierli e supportarli nella scelta dei diversi menù e Crew di Cucina, che dovranno collaborare con i colleghi, preparare prodotti di alta qualità, conoscere tutti gli elementi della gestione di una cucina professionale e gestire al meglio le richieste dei clienti. Le altre figure riguardano Gestori del Ristorante, i quali dovranno coordinare e far crescere una squadra di collaboratori, essere responsabili dei turni e della qualità del servizio, dell’accoglienza e della soddisfazione dei clienti, saper gestire l’organizzazione del ristorante, incluse attività di logistica e approvvigionamenti, organizzare la formazione dei nuovi colleghi seguendo e valutando le loro performance; Hostess/Steward, che dovranno far sentire benvenuti tutti i clienti, gestire gli eventi speciali e promuoverne di nuovi, essere sempre sorridenti perché sono le prime persone che i clienti salutano e le ultime che vedono prima di lasciare il ristorante; Responsabili dell’Ospitalità, che dovranno gestire un gruppo di 5/6 hostess e steward, collaborare con il team manager, supervisionare le attivita’ di marketing e il controllo del piano, curare il mantenimento e la preparazione del materiale e dei giochi per le feste di compleanno, etc. I candidati, che entreranno a far parte di un ambiente giovane e stimolante all’interno del quale è fondamentale il contributo di tutti per raggiungere insieme gli obiettivi previsti, dovranno avere flessibilità, proattività, disponibilità, creatività, entusiasmo, gentilezza, orientamento ai clienti e al lavoro di squadra, capacità di relazione, di collaborazione e di organizzazione, capacità di problem solving e saper gestire un team di lavoro.

Per verificare le figure…

L’articolo completo è consultabile nel sito: http://diariolavoro.com/mcdonalds_7.html .

Il Carbonia cerca il rilancio contro la vicecapolista Tempio, l’Iglesias a Ghilarza per tentare l’ingresso in area playoff. Sono questi i temi proposti alle due squadre del Sulcis Iglesiente dalla sesta giornata di ritorno del campionato di Eccellenza regionale.

Il Carbonia non vince da tre mesi e mezzo (ultimo dei quattro successi casalinghi iniziali il 28 ottobre 2023, 2 a 1 sul Bosa), è scivolato dal settimo al terz’ultimo posto e ha assoluto bisogno di punti per avviare la rimonta verso la salvezza. Il tecnico della squadra mineraria, Diego Mingioni, recupera Andrea Porcheddu ed Ezequiel Cordoba, reduci da squalifiche, e Tennyson Omoregie, ripresosi da un infortunio, e chiede il sostegno caloroso dei suoi tifosi per centrare l’impresa. Dirige Roberto De Paolis di Cassino, assistenti di linea Alessandro Anedda di Cagliari e Mirko Pili di Oristano.

La giornata propone una sfida molto interessante a Ghilarza, dove la squadra di Giacomo Demartis affronta un’Iglesias in serie positiva da 11 giornate (7 vittorie e 4 pareggi), che punta ad un nuovo successo per entrare in piena area playoff (il Ghilarza, quinto, alla vigilia ha 4 punti di vantaggio sull’Iglesias di Giampaolo Murru). Dirige Francesco Succu di Nuoro, assistenti di linea Marco Faggiani di Sassari e Samuel Fronteddu di Nuoro.

Il San Teodoro Porto Rotondo ospita il Bari Sardo, match sulla carta equilibrato tra due squadre divise da due soli punti. Altra squadra da metà classifica è il Taloro Gavoi, impegnato in casa con il Li Punti. Scontri salvezza tra Calangianus e Villacidrese, Bosa e Sant’Elena. Riposa la Ferrini.

Nei due anticipi di ieri, l’Ilvamaddalena ha superato 2 a 1 la Tharros ed il Villasimius ha battuto 2 a 0 l’Ossese.

Nella foto di copertina il Carbonia di Diego Mingioni.

3 dicembre 2023, Verde Isola-Atletico Cagliari 3 a 2. 69 giorni. Tanto è durata l’astinenza da vittoria della Verde Isola, impostasi ieri pomeriggio sul Lanusei, al Comunale di Cortoghiana, con un goal realizzato da Boi al 25′ del primo tempo. La squadra di Pasquale Lazzaro, investita nel corso della stagione da mille peripezie, su tutte l’indisponibilità del proprio campo, il Nuovo Comunale Puggioni, dove sono in corso i lavori di ristrutturazione, ha dimostrato di essere ancora viva e di avere tutte le intenzioni di inseguire la salvezza con tutte le proprie forze.

Quella conquistata sul Lanusei non è stata certamente una vittoria facile. La Verde Isola ha sbloccato il risultato a metà del primo tempo, dopo una fase iniziale molto equilibrata. L’iniziativa della Verde Isola si è sviluppata sulla fascia sinistra, Nicola Lazzaro ha ricevuto il pallone al limite dell’area, salvato l’avversario diretto ha calciato a botta sicura centrando un palo e sul pallone s’è avventato Boi che ha battuto Banor con un piatto preciso.

La reazione del Lanusei è stata veemente e al 32′ la squadra di Melis è andata vicina al pareggio con un colpo di testa di Prieto, sul quale Aste è stato bravo a mettere in angolo. Sulla battuta Cordero ha salvato sulla linea il primo tentativo ospite, sul secondo Aste ha bloccato in pallone con sicurezza. Al 47′ bella iniziativa sulla fascia destra di Filippi, saltato un difensore ha messo al centro per Nicola Lazzaro che, arrivato sul pallone con una frazione di secondo di ritardo, lo ha solo scheggiato, non centrando lo specchio della porta. Prima del riposo Sanna si è proposto in contropiede a sinistra, il portiere lo ha fermato fallosamente fuori area e l’arbitro lo ha ammonito. Senza esito il conseguente calcio di punizione prima del duplice fischio di metà gara.

Nel secondo tempo il Lanusei ha aumentato la pressione, ha colpito due pali, protagonista Pugliese, imprendibile sulla fascia sinistra. Al 63′ l’espisodio che avrebbe potuto cambiare il c orso della partita. Il direttore di gara, Tidili, ha concesso un calcio di rigore al Lanusei per un fallo di mano di un difensore in area. Sul dischetto s’è portato Caruccia che ha spiazzato Aste ma non ha centrato lo specchio della porta. Il portiere ha sfogato troppo vistosamente la sua gioia ed è stato ammonito dal direttore di gara.

Al 71′ il Lanusei è rimasto in 10 per l’espulsione di Zanni, appena entrato al posto di Melis, per un fallo di reazione di un difensore della Verde Isola. In superiorità numerica la Verde Isola ha controllato abbastanza tranquillamente i tentativi del Lanusei e in contropiede in alcune occasioni avrebbe potuto chiudere i conti anzitempo, in particolare Nicola Lazzaro che involatosi solo davanti a Banor, ha spedito il pallone altissimo oltre la traversa.

Verde Isola: A. Aste, Cobas, Cordero, Filippi (90′ Cuccu), Leone, Todde, Foddi, Boi (69′ G. Aste), L. Aste (53′ Cimmino), N. Lazzaro, Sanna (56′ Arrais). A disposizione: Rosso, Antetomaso, Feola, Mouzai, Cappai. Allenatore: Pasquale Lazzaro.

Lanusei: Banor, Makangu, Caroccia, Gudino, Pugliese, Maki, Franceschi, Ferrer, Prieto, Pisano, Melis (68′ Zanni). A disposizione: Doumbouya, Fink, Costarella, Pacheco. Allenatore: Melis.

Arbitro: Igor Matteo Tidili di Cagliari.

Assistenti di linea: Giacomo Sanna e Nicola Mascia di Cagliari.

Marcatore: 25′ Boi.

Note: ammoniti Todde (VI), A. Aste (VI), Leone (VI), Cordero (VI), L. Ferrer (L), Banor (L), espulsi Zanni (L), Sanna (VI) dalla panchina.

Nonostante l’incredibile impatto del disagio sanitario che tutti viviamo è difficile trovare un vero progetto per il ripristino del sistema assistenziale nei discorsi di chiamata al voto. Nei programmi sulla salute descritti da tutte le parti in causa si trova una flebile elencazione di lamenti, di desideri per il bene comune, con sentimenti moderati, paciosi e anche irenici.
Il tutto si riduce a ciò che dice i PNRR dei tempi di Mario Draghi:
– digitalizzazione della Sanità territoriale,
– evitare l’aumento della spesa corrente,
– interventi su attrezzature e miglioramento delle strutture murarie degli ospedali.
– vi è poi una sequenza di pii desideri per garantire la felicità dei malati, dei vecchi e dei bambini.
Ma nulla di concreto per imporre la marcia indietro ai fallimenti della politica passata in sanità.
Nella terminologia corrente, sia giornalistica che politica, si dà per acquisito che esista un apparato sanitario “centrale” e uno “periferico”. Nessuno protesta se si definisce un ospedale come “ospedale di periferia”. Questa catalogazione terminologica non esiste in nessuna legge dello Stato. L’acquisizione di tale linguaggio deriva dal fatto che nell’ultimo decennio è stata creata una sorta di catena di dominio sanitario che tiene correlate fra di loro strutture sanitarie predominanti (hub) e strutture sanitarie periferiche (spoke); quest’ultime sono in uno stato di sottomissione funzionale. Si è arrivati ad attribuire una sorta di scala sociale diversa agli ospedali a seconda della loro localizzazione territoriale.
Si parla, infatti, di ospedali centrali a Cagliari e Sassari e di ospedali periferici in tutte le altre province.
Alcuni ospedali sono altamente visibili mentre altri sono esclusi fino all’invisibilità. L’opera di marginalizzazione degli ospedali provinciali, inferiorizzati fino alle condizioni attuali, è ben descritta nelle cronache sanitarie quotidiane.
In passato non era così. Le USL (Unità Sanitarie Locali) erano, per legge, “articolazioni” del Sistema Sanitario Nazionale (SSN); ognuna aveva autonomia programmatoria, economica e amministrativa.
Quando si decise di passare dalle USL alle ASL (Aziende Sanitarie Locali) e quando si votò il referendum per l’abolizione di alcune Province sarde, ebbe inizio la emarginazione che comportò l’abolizione o la riduzione di servizi pubblici come la Giustizia e la Sanità provinciale che furono progressivamente concentrati a Cagliari e Sassari.
Si arrivò al massimo della emarginazione sanitaria quando si attuò la centralizzazione sanitaria in un’unica azienda regionale chiamata dapprima ATS e poi ARES. Per far nascere questo nuovo Ente si procedette allo svuotamento del cuore amministrativo delle ASL provinciali, dei loro fondi, del loro personale e delle loro competenze.
Dopo questa operazione iniziò la discesa delle ASL provinciali dalla posizione di Enti dotati di autonomia finanziaria e programmatoria a strutture marginali.
Un “antropologo del lavoro” saprebbe spiegarlo meglio: la “marginalità” in cui si trovano oggi le ASL di provincia corrisponde ad una volontà di “non integrazione” e di “non partecipazione” di questi enti, alle decisioni che sono oggi riservate a sedi lontane ed estranianti. E’ un meccanismo che ha trasformato i sistemi sanitari provinciali in sobborghi della Sanità. Eppure le leggi dello Stato non prevedevano questa involuzione ma tutt’altro.
La prima legge-madre che parlò di “autonomia” per i Comuni, le Province e le Regioni fu la Costituzione del 1948 agli articoli 116 e 119. Quegli articoli ci dettero l’autonomia organizzativa e finanziaria che vennero confermate 20 anni dopo dalle leggi 128 e 132 del 1968. Quelle leggi dettarono norme sull’ordinamento degli ospedali.
Gli ospedali pubblici vennero distinti in tre livelli:
– ospedale zonale,
– ospedale provinciale,
– ospedale regionale.
– L’ospedale zonale doveva fornire tutti i servizi di base come: Medicina Interna, Chirurgia Generale, Anestesia, Ostetricia, Pediatria, Traumatologia, Pronto Soccorso, Radiologia e Laboratorio.
– L’ospedale provinciale doveva fornire gli stessi servizi dell’ospedale zonale, in più era dotato di qualche altra specialità per garantire 24 ore su 24 l’urgenza ed emergenza.

– L’ospedale regionale aveva le stesse specialità dell’ospedale provinciale ma in più era dotato di altri reparti per patologie rare o poco comuni che necessitavano di personale e di attrezzature speciali. Il fattore “rarità patologica” comportava la necessità di “concentrare” in un’unica sede regionale tutti i casi. Si trattava di: neurochirurgia, trapianti d’organo, cardiochirurgia, chirurgia toracica, chirurgia vascolare, grandi ustionati, chirurgia plastica, chirurgia pediatrica, chirurgia ginecologica-oncologia, onco-ematologia, chemioterapia, radioterapia e altre strutture organizzative ultra-specialistiche assimilabili alle attuali “brest unity”, “prostate unity”, “pancreas unity”, etc. Erano gli unici casi in cui era ammessa la “centralizzazione”.
Negli ospedali zonali e Provinciali erano presenti tutti i servizi specialistici ospedalieri che curavano le condizioni patologiche più frequenti e comuni ed erano: Medicina generale, Chirurgia generale, Urologia, Pediatria generale, Ortopedia e Traumatologia, Neurologia, Ostetricia e Ginecologia,
Psichiatria, Neurologia, Nefrologia e dialisi, Geriatria, Pneumologia, Pronto Soccorso e Chirurgia d’Urgenza, Anestesia e Rianimazione; erano inoltre attivi i servizi di: Laboratorio, Anatomia patologica, Radiologia, etc.
La comune Traumatologia domestica ,della strada e del lavoro doveva essere immediatamente assistita dagli ospedali provinciali d’urgenza mentre i traumi del cranio, del torace, dei grandi vasi, venivano riservati agli ospedali regionali.
Anche le città capoluogo possedevano i loro ospedali zonali e gli ospedali provinciali. In tali città erano e sono tutt’oggi presenti le strutture ospedaliere universitarie che hanno lo scopo di fare ricerca e insegnare. Gli ospedali universitari sono in genere in prossimità o all’interno delle città capoluogo e sono a servizio di tutta la Sardegna. Così come gli ospedali universitari, anche gli ospedali regionali, che si trovano a Cagliari e Sassari, non hanno una città di appartenenza ma vanno identificati come strutture regionali, appartenenti a tutti i sardi  Questa precisazione, apparentemente ridondante, è utile per spiegare ciò che segue sulla evoluzione della rete ospedaliera sarda e anche per chiarire lo stato di diritto alla pari, di tutti i malati sardi in quegli ospedali.
La legge sulla nuova rete ospedaliera sarda del 2017 distingue gli ospedali in:
– Ospedali di Base (corrispondente agli ospedali zonali)
– Ospedali DEA di I livello (corrispondenti agli ospedali provinciali)
– Ospedali DEA di II livello (corrispondenti agli ospedali regionali).
Questa è la legittima dizione con cui si distinguono oggi gli ospedali. E’ cambiata la terminologia ma la sostanza è uguale. Chi utilizza l’espressione “ospedali periferici” commette un abuso di interpretazione, perché non esistono “ospedali territoriali periferici”: tutti gli ospedali hanno lo stesso valore di “centralità”.
Ogni ospedale, in ragione delle competenze attribuitegli dalla legge, deve essere, nell’ambito della propria competenza, “HUB” di se stesso (cioè “centrale”). Gli ospedali regionali sono “hub” esclusivamente per le specialità di Neurochirurgia, Cardiochirurgia, trapianti d’organo e patologie rare ed eccezionali.

In Sardegna, tra pubblico e privato, esistono 39 strutture ospedaliere, di cui:
– 4 centri ospedalieri universitari (Sassari e Cagliari),
– 2 aziende ospedaliere regionali (Brotzu di Cagliari),
– 7 ospedali provinciali DEA di I livello:
– Olbia (ospedale Giovanni Paolo II)
– Oristano (ospedale San Martino)
– Nuoro (ospedale San Francesco)
– Cagliari (SS Trinità)
– Cagliari (policlinico di Monserrato)
– Carbonia (Sirai e completamento DEA del CTO con funzioni di base di Iglesias)
– San Gavino Monreale (ospedale Nostra Signora di Bonaria)
– 2 Ospedali DEA di II livello (San Michele di Cagliari e SS Annunziata di Sassari)

– 11 case di cura private
– 14 ospedali di base
Totale: 39 ospedali.
I DEA di I livello sono di fatto gli ospedali “provinciali” della vecchia dizione (legge 128/1968).
Le competenze di questi ospedali sono: Chirurgia generale, Urologia, Ortopedia e Traumatologia, Ostetricia e Ginecologia, Medicina Interna, Terapia intensiva, Cardiologia. Emodinamica, Nefrologia, Dialisi, Pediatria, Gastroenterologia, Geriatria, Pneumologia, Neurologia, Psichiatria, Oncologia, Anestesia e Rianimazione, Anatomia Patologica, Dipartimento diagnostico per immagini, Laboratorio, Virologia, Immunologia, Centro trasfusionale, Riabilitazione e fisioterapia, Accettazione e Pronto soccorso DEA di I livello con astanteria per medicina e chirurgia d’urgenza, etc.
I DEA di I livello devono essere, nelle loro competenze, “Hub” di se stessi; cioè devono essere totalmente autonomi e autosufficienti, pronti ad affrontare patologie anche di altissima difficoltà.
I 7 ospedali DEA di I livello devono essere alla pari sia per dotazione di personale che di attrezzature ultra-sofisticate, e devono essere strutturati in modo completo e soddisfacente in modo da garantire un altissimo livello di assistenza, 24 ore su 24, nelle loro specialità.
Questi 7 ospedali (su 39) sono la vera struttura portante della rete ospedaliera sarda che, perfettamente e uniformemente compenetrata nel territorio, non lascia vuoti nell’assistenza di base e d’urgenza.
Gli Ospedali di Base, coadiuvati dalla Case di Cura, sono deputati a compiti di assistenza di base e non sono compatibili con le funzioni ininterrotte di emergenza-urgenza h24.
Quella testé descritta è la base di legittimità su cui si basa il disegno politico amministrativo descritto dalla legge regionale (rete ospedaliera 2017) affidato alle nostre autorità comunali, provinciali e regionali. Purtroppo, esistono deviazioni dallo spirito della legge che indica il corretto indirizzo verso cui vanno pilotati i nostri ospedali. Di tali deviazioni esistono dichiarazioni ufficiali autorevoli. Tali dichiarazioni sono state pubblicate e documentate in un documento pubblicato pochi giorni fa da ARES (agenzia regionale salute). Nel documento sul “Piano preventivo delle attività 2024-2026” la stessa ARES riconosce le difficoltà, e deficienze esistenti, e le denuncia con questa espressione: «…si evidenziano le criticità dei presidi ospedalieri della ASL Sulcis Iglesiente, caratterizzati da problemi come il pensionamento di Personale difficilmente sostituibile, un’età media elevata del Personale con limitazioni funzionali e lavori edili incompleti, e si sottolinea la necessità di una revisione dell’organizzazione ospedaliera…. in parallelo con la riconsiderazione della rete Ospedaliera Regionale, affinché possa rispondere in modo adeguato alle esigenze del territorio».
La dichiarazione che certifica le cause che sono alla base del deficit organizzativo che ARES ha reso pubblica necessita di provvedimenti. Essi vanno concentrati sulla legge di riforma sanitaria regionale del giugno 2020; tali provvedimenti possono essere presi solo dalla politica.
In quella legge esistono le disposizioni che hanno mandato in stallo la Sanità pubblica.
In essa esistono articoli che hanno totalmente invertito il senso della famosa legge 833 del 1978 che istituì per la prima volta la Sanità gratuita per tutti, il Sistema Sanitario Nazionale e il Fondo Sanitario Nazionale. Tutt’oggi quella legge è considerata la più grande legge della Repubblica dal dopoguerra ad oggi.
Il Sistema Sanitario Nazionale della 833/78 era basato sulle USL (Unità Sanitarie Locali). Le USL erano concepite come “articolazioni territoriali” del SSN. In base agli articoli 116 e 119 della costituzione le USL dovevano godere di “autonomia gestionale e finanziaria”. L’“autonomia” si concretizzava nella capacità di: programmare, acquistare e assumere personale autonomamente entro i limiti degli organici definiti dalla legge. L’“autonomia” veniva gestita dal “Comitato di gestione” e dal suo “Presidente” che venivano eletti dai Consigli comunali delle città del territorio provinciale.
La presenza di tali figure politiche territoriali garantiva il funzionamento di una “cinghia di trasmissione” delle istanze democratiche dalla popolazione al Sistema Sanitario.

Le USL entrarono rapidamente in competizione fra di loro in termini di efficienza, e si inaugurò il periodo di più rapida crescita del sistema sanitario con grande soddisfazione dei cittadini.
L’attuale sistema della ASL sarde è diversissimo:
– all’interno della amministrazione delle ASL provinciali non esiste più alcuna rappresentanza politica della popolazione;
– è esclusa la comunicazione continua e diretta tra politici locali e il centro regionale direttivo;
– le ASL provinciali non possono né assumere autonomamente il personale necessario, né fare acquisti diretti.
– le ASL sono prive di fondi propri ad hoc.
Un’Azienda che non può né assumere né acquistare, di fatto non ha alcuna autonomia.
La Grande Riforma 833/78 è stata capovolta. Di fatto esiste una catena di dominio che prevede un unico centro direttivo regionale che ha lo scopo di pianificare il programma pluriennale sanitario che, purtroppo, ignora la diversità dei territori sardi.
Il cuore del problema della Sanità sarda è esattamente quello su decritto: l’inesistenza di autonomia delle ASL.
Non si vede traccia di idee di soluzione del problema in nessuna dichiarazione programmatica esposta in questi giorni.
Al fine di riportare il cittadino al centro della Sanità sembrerebbe opportuno integrare qualche punto alla legge 24/2020 per:
1 – introdurre figure politiche territoriali tra gli organi della ASL,
2 – conferire autonomia finanziaria alle ASL al fine di liberarle dalla immobilizzazione per incapacità di spendere,
3 – consentire alle ASL la possibilità di assumere autonomamente il personale sanitario di cui ha bisogno.

Mario Marroccu