15 January, 2025
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Se il Gran Fondo delle Miniere ci aveva fatto divertire, non è stata certamente da meno l’ottava edizione della “Coppa Città di Pabillonis – Memorial Alessandro Diana” terminata con la vittoria in volata di Orlando Pitzanti della Sestu Bike ma che ha in Andrea Di Renzo e Payne Antigone i suoi grandi protagonisti.
Nel verde del Campidano i 140 partenti devono fare i conti con il vento, il grande nemico di questa tappa, in un percorso pianeggiante composto da quattro lunghi rettilinei, da ripetere quattro volte per un totale di 76 km, ai quali si aggiungono gli ultimi mille metri verso l’arrivo in via Ugo Foscolo.
La gara. Dopo un primo giro compatto, Bruno Sanetti (Sanetti – System cars – Stefan) guida il primo strappo della gara dividendo in due il gruppo. Nei successivi 30 km la testa è sempre più divisa fino al consolidamento della lotta a tre, durata fino all’ultimo metro. Supportandosi l’un l’altro, Orlando Pitzanti, Andrea Di Renzo (Hair Gallery Cycling Team) e Carlo Socciarelli (Sanetti – System Cars – Stefan) arrivano ruota a ruota all’ultimo rettilineo, con il ciclista classe 2000 che ha più forza nella volata finale terminando la gara in 1h48’13’’.
Ancora secondo posto per Di Renzo (con un ritardo di 251’’’), questa volta però è dolcissimo perché vale la maglia bianca, almeno per una sera, con quasi sette secondi di margine su Matteo Mascia (SC Monteponi), che ha chiuso quattordicesimo arrivando al traguardo con un ritardo di 41’’. Nel gradino più basso del podio invece si posiziona il neocampione italiano della categoria Master 7, dimostrandosi in grande forma dopo i primi due giorni di Giro delle Miniere.
Tra le donne brilla Payne Antigone, che con il tempo di 1h49’03’’ si prende di forza il successo di tappa dopo una gara corsa per lunghi tratti al passo degli uomini. La vincitrice del Gran Fondo delle Miniere Erika Jesenko (New Molini Dolo) si deve accontentare del terzo posto. In mezzo a loro si piazza Rasa Rumsaite (Cycling Team Zerosei), a soli 213’’’ dalla statunitense.
Domani a Buggerru la bandiera tricolore sventolerà nuovamente. Il rinomato centro balneare, conosciuto come la piccola Parigi isolana e sede della famosa Galleria Henry, sarà sede di arrivo della 1ª Coppa Città di Buggerru Campionato Italiano a Cronometro Fluminimaggiore-Buggerru (15km). Per entrambi i centri sarà un gradito ritorno, visto che il Giro mancava dal lontano 2011. Per i corridori impegnati nella gara in ricordo dello storico presidente regionale della FCI Sardegna Salvatore Meloni un percorso prevalentemente pianeggiante con finale vallonato.

Ordine d’arrivo:
1) Orlando Pitzanti (Sestu Bike) 1h48’13’’
2) Andrea Di Renzo (Hair Gallery Cycling Team) +251’’’
3) Carlo Socciarelli (Sanetti – System Cars – Stefan) +2’’750’’’
4) Hanna Samir Adel Samir Abdel Malak B (Sanetti – System Cars – Stefan) +25’’536’’’

Classifica generale maschile
1) Andrea Di Renzo (Hair Gallery Cycling Team) 5h09’07,68’’
2) Matteo Mascia (SC Monteponi) +06,74’’
3) Michel Heydens (Cavigal Nice Sportr Cyclisme) +1’21,54’’
4) Orlando Pitzanti (Sestu Bike) +1’31,49’’

Classifica generale femminile
1) Erika Jesenko (Molini Dolo) 3h27’20,758’’
2) Payne Antigone (Cavugal Nice Sportr Cyclisme) +55,184’’
3) Michela Gorini (Team Fausto Coppi Corse) +3’21,666’’
4) Olga Cappiello (Team De Rosa Santini) +7’54,133’’
5) Morgana Grandonico (Ex- What? Cycling Team) +13’03,166s

Dopo il successo del 2023, torna “FestArtes”, musica jazz e narrazioni: dieci spettacoli, dal 5 luglio al 6 settembre, uno più invitante dell’altro, con i grandi della musica, a partire da Goran Bregovic, al volto attualmente più celebre e seguito delle narrazioni sportive, Federico Buffa. E poi le formazioni jazz, le rappresentazioni teatrali, le street band: serate culturali che ancora una volta spazieranno in diverse e suggestive location: dalla spiaggia di Cala Sapone alla rinnovata Piazza Umberto, fino all’Arena Fenicia. “FestArtes” è solo il primo tassello di una programmazione estiva che questo 2024 si annuncia ricchissima e che avrà come forte richiamo la grande musica, nazionale e internazionale: «L’annuncio di “FestArtes” è solo l‘inizio, quello con cui intendiamo stuzzicare l’interesse di ospiti e antiochensi su ciò che ci riserverà l’estate vissuta nella nostra splendida isola commenta il sindaco Ignazio Locci posso dire fin d’ora che tornerà anche l’Arena Fenicia Festival, con due date e altrettanti nomi del panorama nazionale, risuoneranno inoltre le note del pop italiano per la Festa di Sant’Antioco Martire e il grande rock sbarcherà nel prato verde dell’Arena Fenicia con una celebre formazione australiana. Insomma, vale la pena vivere appieno l’estate di Sant’Antioco».

«Arriva l’estate e torna FestArtes – commenta l’assessore della Cultura Luca Mereu -. Le nostre piazze, le nostre spiagge, i nostri luoghi identitari saranno il palcoscenico naturale della seconda edizione di un festival che, ancora una volta, offrirà ai nostri concittadini, ai turisti e all’intero territorio momenti indimenticabili di pubblico spettacolo. L’intuizione che ha permesso la nascita di Festartes è stata quella di regalare al pubblico una serie di eventi culturali capaci di utilizzare gran parte dei linguaggi artistici. Così all’ormai storica e consolidata rassegna di musica jazz Sulky Jazz saranno abbinati momenti di musica, prosa e teatro di artisti di fama nazionale e internazionale. Si passerà così, senza soluzione di continuità, da luglio a settembre, dai ritmi gitani e cosmopoliti del maestro Goran Bregovic all’ammaliante storytelling di Federico Buffa, dalla frizzante creatività di Serena Brancale ai ritmi funky e folk che troveranno la loro location più adeguata nella spiaggia di Cala Sapone. La programmazione culturale di quest’estate contemplerà inoltre eventi di promozione alla lettura e al cinema. Vi aspettiamo quindi “in giro” per un’estate all’insegna del divertimento, creatività e aggregazione.»

La compagnia assicurativa UnipolSai effettuerà 100 nuove assunzioni, che riguarderanno addetti e specialisti per i servizi ai clienti. Le assunzioni sono rivolte a: Addetti Acquisti e Gestione Ricambi, con orientamento strategico, organizzazione ed efficienza, i quali dovranno fornire un servizio di eccellenza ai clienti, garantire riparazioni auto di qualità, supervisionare e controllare tutte le attività di autoriparazione, supportare gli acquisti e gestire trattative con carrozzerie per scontistica ricambi in auto approvvigionamento; Addetti Servizi Amministrativi, con proattività, problem solving e orientamento al cliente, che dovranno elaborare il bilancio (conto economico e stato patrimoniale), gestire i crediti (emissione rate, verifica incassi, solleciti) ed occuparsi di riconciliazioni bancarie dei conti; Specialisti di Back Office, con autonomia, curiosità e predisposizione al team working, che dovranno monitorare i flussi di pagamento ed incasso disposti dalla clientela, gestire la corretta riconciliazione di incassi e pagamenti “in anomalia”, intervenire in caso di disallineamenti, garantire la corretta esecuzione del servizio ed implementare eventuali azioni di miglioramento; Specialisti delle Operazioni dei servizi IT, con autonomia, ottime capacità relazionali e attitudine al lavoro in team, che dovranno predisporre la documentazione per l’ottimizzazione dei processi ed il miglioramento continuo del servizio, gestire il progetto con l’obiettivo di implementare un controllo degli applicativi di Unipol, monitorare, supportare, analizzare e risolvere i problemi/incidenti che si verificano in ambiente di produzione, analizzare e coordinare le attività di sviluppo evolutivo e di manutenzione. 

Per verificare tutte le posizioni… 

L’articolo completo è consultabile nel sito: http://diariolavoro.com/unipolsai_1.html .

È il Giappone il trionfatore assoluto del Girotonno, la grande kermesse internazionale che coinvolge gastronomi, chef di fama internazionale esperti di cucina del tonno, giornalisti ed esperti della gastronomia mediterranea che per quattro intensi giorni, dal 30 maggio al 2 giugno, ha trasformato Carloforte, nell’isola di San Pietro, nella “Capitale del tonno di qualità”, ossia il “tonno da corsa” che viene pescato nella tonnara dell’isola. La manifestazione, giunta alla sua 20esima edizione, è stata organizzata dal Comune di Carloforte in collaborazione con l’agenzia Feedback, che segue il progetto sin dalle sue origini, e il sostegno della Regione Sardegna – Assessorato del turismo, artigianato e commercio e dei main sponsor Delcomar, Piam Tonnare e Fondazione di Sardegna.

Lo chef Yamamoto Eiji, del ristorante Sushisen di Roma, insieme agli chef Kunihiro Este e Siriluk Boonputtaruk, sono i vincitori della Tuna Competition, la gara tra chef che, oltre al paese del Sol Levante, ha visto in gara anche gli chef di Italia e Brasile e, per la prima volta, GreciaIsraele e Palestina.

Ieri sera (sabato 1 giugno), dopo aver superato le fasi eliminatorie, il team giapponese si è confrontato in un’avvincente finalissima a tre con i portacolori della Palestina, rappresentata dagli chef Shady Hasbun e Samia Sowwan, e del Brasile con Jefferson Elias Ribeiro da Silva, conosciuto in Italia come chef Tom. Una sfida dove i sapori, gli aromi e i colori della ricetta giapponese, denominata “Sushisen Maguro Kinkan Tonyu Tartare” (tartare di tonno con mandarino Kumquat, crema di tofu bio di Chiba, Yuba, miso, ikura e caviale) ha conquistato i palati della giuria popolare e di quella tecnica, guidata dal presidente Roberto Giacobbo, e la vetta della Tuna Competition, giunta alla sua ventesima edizione.

Nella classifica finale, frutto della media dei voti delle due giurie, il Brasile si è piazzato al secondo posto e la Palestina al terzo.

A consegnare il primo premio ai vincitori, un piatto in ceramica di pregiata fattura, è stato il sindaco di Carloforte Stefano Rombi. Ai campioni del Girotonno anche il premio “Broggi”, azienda dal 1818 depositaria dell’arte antica dell’oreficeria italiana in tavola e non solo.

Momenti di commozione si sono vissuti poco prima della premiazione finale quando il presidente della giuria tecnica, Roberto Giacobbo, con al suo fianco Giuliano Greco, titolare della Tonnara di Carloforte, ha assegnato all’Italia, rappresentata dagli chef Carlo Biggio di Calasetta, Emiliana Scarpa di Cagliari e Benedetto Di Lorenzo di Palermo, il premio speciale “Luigi Biggio”, dedicato alla memoria del rais della tonnara di Carloforte scomparso prematuramente poco tempo fa.

«Un piatto equilibrato che segue la tradizione carlofortina e dei tonnarotti nell’utilizzo anche di parti meno conosciute ma sempre preziose del tonno. La squadra composta da più chef è anche un esempio di collaborazione tra professionisti che da sempreha spiegato Roberto Giacobbo, nel consegnare il piatto in pregiata ceramica con le firme di tutti i tonnarotti del compianto raisè caratteristica e pregio del Girotonno.»

La pioggia del primo mattino ha rapidamente lasciato spazio al sole, così che nulla potesse rovinare la prima tappa del 25° Giro delle Miniere. Un’edizione tanto importante non poteva che iniziare con la sua tappa più prestigiosa, ovvero la “Gran Fondo delle Miniere – Trofeo Parco Geominerario Memorial Roberto Saurra”, vinta in solitaria da Matteo Mascia della SC Monteponi, per la gioia di papà Gigi Mascia.
In 166 si sono presentati al punto di partenza del tracciato più lungo di tutto il Giro: 119 km di tragitto valido anche come prova del Campionato Italiano di Medio Fondo. Riuniti i concorrenti presso il sito minerario Monteponi di Iglesias, la partenza ufficiale della gara è stata nella zona industriale Sa Stola Iglesias. Da lì 60 km di pianura, diversi saliscendi con tre strappi da 1200-1700 m e con il primo Gran Premio della Montagna presso il Passo Bidderdi. All’80° km la discesa lunga 8,5 km, mentre all’uscita di Fluminimaggiore i corridori hanno dovuto affrontare una salita di 11mila metri prima di correre lungo il secondo Gran Premio della Montagna, situato sul Passo Genna Bogai. A questo punto il ritorno, in discesa, verso il centro abitato di Iglesias, strappo di 1,7 km con punta del 15% all’altezza della circonvallazione. Prima del rettilineo finale, lungo 300 mt, due strappi: il primo di 800 m e il secondo di 500 m.
La gara. Il gruppo rimane compatto fino al 9° km, quando Giacomo Nomellini (Cycling Team Zerosei), Roberto Pagnin (Velo Club Due Torri) e Pelanec Lubos (SC Monteponi) iniziano la loro fuga, durata quasi 50 km superando il minuto di distacco dagli inseguitori. Dal 55° km inizia però il contrattacco con l’entrata in scena di coloro che hanno poi lottato per la vittoria finale. All’altezza del 92° km Eros Piras (Donori Bike Team) sembrerebbe avere la gara tra le mani, ma negli ultimi 10 km Matteo Mascia riesce a superare il suo rivale e si lancia in solitaria verso il traguardo, tagliandolo in 3h20’19,247’’.
Alle sue spalle si piazza Andrea Di Renzo (Hair Gallery Cycling Team), con un ritardo di 34,746’’. L’ultimo gradino del podio è proprio di Eros Piras, che chiude a +44,495’’. Tra le donne trionfa Erika Jesenko (New Molini Dolo) in 3h27’20,758’’; dietro di lei la notizia è il secondo posto di Payne Antigone (Cavigal Nice Sport Cyclisme, in ritardo di 55,184’’). Terza Michela Gorini (Team Fausto Coppi Corse), con il distacco di 3’21,666’’.

Domani è in programma la seconda tappa. Pabillonis ospiterà l’8ª Coppa Cittadina (77 km). Il Memorial Alessandro Diana sarà una Medio Fondo di 77 km con partenza e arrivo in paese. Tracciato completamente pianeggiante con lunghi rettilinei. Leggera ascesa solo per il rettilineo di 250 metri che precede l’arrivo.

ORDINE DI ARRIVO:
1) Matteo Mascia (SC Monteponi) in 3h20’19,247’’
2) Andrea Di Renzo (Hair Gallery Cycling Team) +34,746’’
3) Eros Piras (Donori Bike Team) +44,495
4) Andrea Pisanu (Ciclo Club Antonio Manca) +51,744’’
5) Paolo Morbiato (Acido Lattico) +1’16,241’’
6) Michel Heydens (Cavigal Nice Sportr Cyclisme) +1’18,797’’
7) Matteo Bertani (Team De Rosa Santini) +2’06,293’’
8) Igor Zanetti (Domestic NMD) +2’06,294’’
9) Orlando Pitzanti (Sestu Bike) +2’06,486’’
10) Carlo Socciarelli (Sanetti – System Cars – Stefan) +2’08,542’’

CLASSIFICA GENERALE MASCHILE
1) Matteo Mascia (SC Monteponi) 3h20’19,247’’
2) Andrea Di Renzo (Hair Gallery Cycling Team) +34,746’’
3) Eros Piras (Donori Bike Team) +44,4954)
4) Andrea Pisanu (Ciclo Club Antonio Manca) +51,744’’
5) Paolo Morbiato (Acido Lattico) +1’16,241’’

CLASSIFICA GENERALE FEMMINILE
1) Erika Jesenko (Molini Dolo) 3h27’20,758’’
2) Payne Antigone (Cavugal Nice Sportr Cyclisme) +55,184’’
3) Michela Gorini (Team Fausto Coppi Corse) +3’21,666’’
4) Olga Cappiello (Team De Rosa Santini) +7’54,133’’
5) Morgana Grandonico (Ex- What? Cycling Team) +13’03,166″

Oggi, 2 giugno 2024, è l’anniversario del giorno in cui si tenne il referendum per la scelta istituzionale Monarchia/Repubblica e vennero eletti i deputati che avrebbero scritto la Costituzione per ridare un’anima unica all’Italia. Oggi è il giorno adatto per iniziare la lettura del libro “di Uomini e di Diavoli” scritto dall’avv. Luigi Pateri e riflettere sui rimaneggiamenti che si stanno per fare su alcuni articoli della Costituzione.
Il libro racconta una storia di banditismo il cui “demone” fu il “Separatismo” siciliano. Esistono due personaggi di fantasia, il capitano Peralta e Rosa, che fungono da filo d’Arianna per orientare il lettore in una vicenda estremamente complessa. Il periodo storico è quello dell’Italia negli gli anni compresi fra il 1943 e il 1950: gli anni cruciali in cui si succedettero la tragedia finale della Seconda guerra Mondiale, il dramma economico e sociale, l’avanzata degli Alleati, la fine della monarchia, la guerra civile e molti governi provvisori (2 governi Badoglio, un governo Bonomi, un governo Parri, 5 governi De Gasperi). Il subbuglio, l’incertezza e l’instabilità politica di quegli anni generò in Sicilia il fenomeno criminale del banditismo separatista.
La prima parte del libro contiene il racconto fedele della vicenda del bandito Salvatore Giuliano. La seconda parte è frutto di una ricerca eseguita sui documenti riguardanti le indagini per il processo per la morte di Giuliano; in essa si adombrano molti sospetti sulla reale identità dei mandanti della strage di “Portella della Ginestra”. Questa parte del libro è estremamente inquietante e getta l’ombra del sospetto su tante vicende successive, fino a lambire il nostro tempo.
I numerosi atti criminali, ineguagliabili per numero e ferocia in tutta la storia italiana del 1900, provocarono l’assassinio di 151 carabinieri, circa 40 poliziotti e centinaia di privati cittadini, politici e sindacalisti.
Il libro esce, molto opportunamente, in un momento molto delicato in cui si sta andando ad eseguire un complesso intervento “chirurgico demolitivo e ricostruttivo”, quindi trasformativo, a carico degli articoli 116 e 117 della Costituzione: gli articoli che definirono le Regioni ad Autonoma Speciale e l’istituzione del “Fondo Perequativo” tra di esse. La strage di Portella della Ginestra avvenne proprio nel momento in cui i Padri Costituenti, nel 1947, stavano scrivendo quegli articoli della Costituzione Italiana, con il fine di mantenere integro il corpo della Stato, della Nazione e del suo territorio.
Per entrare nello spirito del libro è necessaria una premessa storica. L’oggetto del racconto è costituito dalle circostanze che portarono all’attentato che si concluse con la strage di Portella della Ginestra, il Primo Maggio 1948, festa dei lavoratori. Tale festa era stata soppressa durante il ventennio fascista e ripristinata con legge del 1946 (Alcide De Gasperi). Era la prima festa del Primo Maggio dopo l’Era Fascista. L’anno della strage, il 1947, sta in mezzo, tra i due anni più importanti per la ricostruzione dello Stato italiano: il 1946, anno del Referendum, e il 1948, anno di promulgazione della Costituzione Italiana. Il 2 giugno 1946 si celebrò il Referendum Istituzionale (Monarchia/Repubblica) e l’elezione per la nomina dell’Assemblea Costituente che aveva il compito di redarre la madre di tutte le leggi.
Nel gennaio 1948 venne promulgata la Costituzione italiana e vennero varate le prime tre leggi ritenute più urgenti: la numero 1 riguardava il funzionamento delle Corte Costituzionale; la Numero 2 dichiarava l’Autonomia Speciale della Sicilia; la numero 3 dichiarava l’Autonomia speciale della Sardegna. Nella Costituzione, agli articoli 116 e 117 (titolo V), erano state indicate le 5 Regioni con “Autonomia Speciale”: Sicilia, Sardegna, Friuli Venezia-Giulia, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta.
Il tema più divisivo, che bisognava risolvere per ricostituire l’unità della Nazione, era la gestione delle comunità regionali che, per varie ragioni, avevano nel loro seno un forte partito indipendentista. Le tre regioni del Nord erano frontaliere ed erano abitate da popolazioni di madre lingua non italiana (Francese, Tedesco, Slavo) e in ognuna esistevano pulsioni al distacco dall’Italia. La Sardegna aveva un partito indipendentista rappresentato dal movimento sardista. Il caso più difficile era rappresentato dalla Sicilia che per ben 700 anni, dal tempo del Normanno Ruggero II, fino ai Borboni, era stata un regno indipendente. Anche nel 1900 la massima aspirazione politica dei siciliani fu quella di ottenere un regno di Sicilia indipendente dall’Italia. Tale aspirazione era coltivata dai nobili proprietari del latifondo.
La nobiltà siciliana era nata con Ruggero II ( 1130) che nominò i Baroni e suddivise fra di loro tutte le terre coltivabili . I Baroni a loro volta le distribuirono ai Vassalli. Le terre potevano essere coltivate dal popolo dei contadini sotto il vincolo di un contratto di mezzadria. I Baroni garantivano ai contadini la difesa del territorio e la loro personale sicurezza; in cambio ricevevano dai contadini le somme corrispondenti all’affitto del latifondo. A tal fine, si era costituita una struttura funzionalmente intermediaria, tra nobili e contadini, rappresentata dagli “esattori”: costoro riscuotevano dai contadini il premio dovuto per la loro protezione, l’affitto spettante ai baroni, il prezzo dell’acqua per l’irrigazione e il prezzo del guardianaggio. Gli “esattori” facevano pagare ai Baroni il prezzo dei loro servigi e della loro “protezione”. La protezione e la riscossione erano compito dei “gabellieri”, i quali a loro volta utilizzavano una manovalanza, spesso selezionata tra la criminalità locale: i “campieri”. Si trattava di uomini armati a cavallo che perlustravano, controllavano e riscuotevano gli affitti, con l’uso della forza se necessario. Tale struttura intermedia dette corpo, poi, alle famiglie e alle “cosche” mafiose.
L’eccesso di potere nel fornire protezione spesso sconfinò nell’azione criminale. Ciò avvenne, soprattutto, per contrastare le richieste di riforma agraria dei contadini.
Nel 1866, sempre per ottenere la “riforma agraria”, esplose una grande rivolta a Palermo: i contadini invasero la città e qui fecero sollevare in armi la popolazione, che fu solidale, per l’assegnazione delle terre del latifondo al popolo. I contadini si erano illusi che Garibaldi fosse giunto in Sicilia per distribuire le terre, successivamente si accorsero che di fatto avevano solo cambiato padrone (dai Borboni ai Savoia). Per sedare la rivolta fu necessario l’impiego delle navi da guerra Sabaude e Inglesi che procedettero al bombardamento della città provocando mille morti. Vennero arrestati molti rivoltosi e alcuni vennero giustiziati.
Politicamente esistevano in Sicilia due tendenze opposte: quella dei Baroni che volevano mantenere lo “statu quo ante”, conservando le terre, e quella dei contadini che volevano appropriarsene per la sopravvivenza. I primi (i Baroni) non avrebbero accettato il nuovo ordinamento democratico repubblicano e, pertanto, erano conservatori e monarchici. I secondi aspettavano l’ordinamento repubblicano e democratico-riformista, pertanto, erano contro la monarchia che garantiva la conservazione dei privilegi ai nobili.
I baroni latifondisti, nel loro interesse, alimentavano il sentimento indipendentista-separatista che propendeva per una Sicilia indipendente dallo Stato italiano e libera di associarsi ad altre nazioni. In quel clima di separatismo indipendentista si era sviluppata l’idea di far diventare la Sicilia uno stato confederato agli Stati Uniti d’America: il 49° stato. Tale idea trovava terreno fertile nella propensione americana di favorire l’idea separatista e annessionista siciliana, perché gli Stati Uniti vedevano nei suoi porti un possibile punto strategico per il controllo del Mediterraneo. Un’idea simile l’avevano anche gli inglesi. L’appoggio internazionale all’idea separatista, e il sostegno interessato dei baroni latifondisti, indussero nei siciliani l’aspirazione alla rifondazione di un regno indipendente della Sicilia come ai tempi di Ruggero II.
L’idea-sogno separatista ebbe una fiammata di entusiasmo quando il 20 giugno 1943 gli Americani conquistarono Pantelleria e ne fecero una loro base per lo sbarco in Sicilia. In quei giorni, a Palermo, si iniziarono a vendere spille raffiguranti la “Trinacria” e la bandiera “a stelle e strisce” americana.
Il 10 luglio 1943 avvenne lo sbarco alleato in Sicilia. Questo fatto fu prodromico a ciò che sarebbe avvenuto 14 giorni dopo, la notte del 24 luglio, con l’ordine del giorno Grandi. Benito Mussolini, esautorato, la sera del 25 luglio venne fatto arrestare. Il Duce rimase in arresto per 57 giorni, fino al momento in cui fu liberato da Otto Skorzeny e messo a capo della Repubblica di Salò in contrasto al “Regno del Sud” con Vittorio Emanuele III a Brindisi.
Il 25 luglio 1943 il Gran Consiglio aveva nominato un governo con a capo il Generale Pietro Badoglio.
Il 28 aprile 1945 Benito Mussolini venne ucciso a Dongo. Due giorni dopo si suicidò Adolf Hitler. Fu la fine della guerra.
Dal dicembre 1945 il Governo venne presieduto da Alcide De Gasperi fino alla nomina della “Commissione Costituente”; questa venne eletta il 2 giugno 1946, contemporaneamente al “referendum istituzionale Monarchia /Repubblica”.
Vinse la Repubblica e il Re venne esiliato.
In questa temperie della grande Storia si inserisce la storia criminale del bandito Salvatore Giuliano.
N.B.: il 22 giugno 1946 (20 giorni dopo il Referendum) Palmiro Togliatti, ministro della Giustizia, proclamò l’amnistia generalizzata per tutte le violenze perpetrate per motivi politici.

Tra gli amnistiati rientrarono anche i adepti dell’EVIS (l’esercito separatista siciliano) di cui Salvatore Giuliano era componente. Salvatore Giuliano e la sua banda non furono ammessi all’amnistia a causa dei tanti crimini comuni commessi; essi si sentirono traditi e riavviarono la loro guerra contro lo Stato.
La passione di Salvatore Giuliano per il separatismo e il suo odio per l’Italia che percepiva come un governo straniero occupante, gli avevano dato titolo per essere affiliato alla mafia, per assumerne incarichi e per servire la causa separatista della nobiltà siciliana latifondista. Aveva fatto delle caserme e delle stazioni di polizia un suo obiettivo. I suoi nuovi datori di lavoro criminale lo apprezzavano tantissimo per le capacità organizzative, la dote naturale al comando, e lo avevano individuato come leader all’interno dell’Esercito Volontario Indipendentista Siciliano (EVIS) col grado di colonnello. La sua guerra iniziò abbracciando la causa della Sicilia indipendente dallo Stato italiano.
Il Governo italiano, dopo tanti attacchi ad opera dei separatisti avvenuti nel periodo della forte instabilità dei Governi provvisori (1943-1945) dapprima non rispose perché non era in condizioni di farlo; successivamente, con la fine della guerra e con l’avvento del primo Governo De Gasperi, il 10 dicembre 1945, lo Stato rispose: inviò tre divisioni (Sabauda, Aosta, Garibaldi) in Sicilia che dettero la caccia all’esercito EVIS battendolo in battaglia campale a “San Mauro di Caltagirone” il 29 dicembre 1945. Molti separatisti vennero arrestati. Salvatore Giuliano reagì alla sconfitta nel gennaio 1946 attaccando una casermetta di carabinieri e uccidendone 5. Dopo pochi giorni attaccò una stazione dei carabinieri, ne catturò 8 e tentò di instaurare una trattativa per scambiarli con i separatisti detenuti nel carcere di Palermo. Lo Stato non accettò di entrare in trattativa con i criminali e Salvatore Giuliano giustiziò gli 8 militari. Le uccisioni di carabinieri, poliziotti e privati cittadini continuarono. Lo scopo era aprire una trattativa per ottenere l’indipendenza della Sicilia dallo Stato italiano. Nell’anno 1946, il 2 giugno si tenne il Referendum per la scelta della nuova forma istituzionale da dare allo Stato. Seppure per poche migliaia di voti, vinse la Repubblica. Questo fatto mise in forte scompiglio i latifondisti siciliani. Si temeva che, con l’applicazione dei vari decreti del ministro dell’Agricoltura Fausto Gullo, si potessero costituire le cooperative dei contadini e che questi potessero appropriarsi delle terre incolte possedute dai Baroni.
Chi era interessato a mantenere il latifondo intatto iniziò ad esercitare tutte le pressioni possibili sui Padri Costituenti, che allora stavano scrivendo gli articoli della Costituzione, per indurli a introdurre nella legge l’Indipendenza siciliana. L’indipendenza avrebbe significato per i latifondisti la possibilità di mantenere il potere di fare le leggi future a proprio vantaggio.
Le pressioni sui Costituenti durarono per il 1946 e tutto il 1947.
Il 1947 fu l’anno della strage di “Portella della Ginestra”. Fu la più grande azione violenta contro lo Stato. Tutta la rabbia antipolitica e antisindacale si concentrò nell’agguato del Primo Maggio 1947 contro la festa del Lavoro organizzata dai partiti di sinistra e antifascisti assieme ai sindacati dei contadini. L’esecutore della strage che ne seguì fu Salvatore Giuliano, l’intermediario fu la mafia, ma il mandante è tutt’oggi ignoto.
Salvatore Giuliano ebbe l’incarico di eseguire l’agguato con la massima ferocia e venne rifornito di una mitragliatrice Breda e altri fucili mitragliatori.
Quando nel pianoro di Portella della Ginestra furono presenti almeno 2.000 festanti contadini con le famiglie, e si attendeva il comizio di un politico, le mitragliatrici presero a sparare all’impazzata.
Morirono 11 persone, fra cui 2 bambini; molte decine furono i feriti gravi; anche moltissimi animali da soma, usati come mezzo di trasporto dalle famiglie, vennero uccisi.
Si seppe poi che fra i banditi sparatori vi erano 5 confidenti dell’apparato di giustizia che avevano avvisato sulla prossimità di un grave attentato. Il fatto indusse il forte sospetto che gli organi di polizia fossero già a conoscenza della preparazione dell’agguato ma che avessero scelto di non impedirlo. Tutti quei confidenti vennero poi uccisi un mese dopo in un agguato teso dai carabinieri. Si ritenne che la strage fosse avvenuta per impedire che qualcuno di essi rivelasse il nome dei mandanti.
Il destino dei separatisti e dello stesso Salvatore Giuliano era segnato. Nonostante la politica internazionale (Stati Uniti e Inghilterra) fosse orientata per l’indipendenza della Sicilia, e quindi in linea con i desiderata di Salvatore Giuliano e dei latifondisti, la Russia era contraria: sosteneva la necessità di lasciare la Sicilia unita all’Italia. Ciò venne concordato definitivamente a Jalta, fine 1945, tra Winston Churchill, Franklin Delano Roosevelt 32° presidente degli Stati Uniti e Iosip Stalin.

Dopo la strage di Portella della Ginestra, la guerra personale di Giuliano contro lo Stato Italiano continuò con eccidi e sequestri di persona per tutto il 1949 e 1950. Molti furono i segretari politici di sezione paesani e i sindacalisti uccisi.
Questi fatti non furono indifferenti per i Padri Costituenti. Era evidente l’esistenza di un grande problema indipendentista. Da lì nacque l’idea di concedere l’”Autonomia Speciale”, ma non l’indipendenza, alla Sicilia. Ne derivò la concessione dell’autonomia anche ad altre 4 regioni in condizioni critiche. Tale decisione fu alla base degli articoli 116 e 117 della Costituzione del 1948.
Nel 1949 si erano avviate trattative tra le istituzioni e Salvatore Giuliano per fermare la violenza contro i politici.
Si giunse a concordare il trasferimento dell’intera banda Giuliano in Brasile.
Salvatore Giuliano frequentava un avvocato di Castelvetrano (avv. De Maria) con l’aiuto del quale compilò un memoriale in cui citava i nomi dei mandanti della strage di Ginestra della Portella. Questo doveva essere lo scudo che gli avrebbe garantito la salvezza.
Il piano di Giuliano non si avverò. Venne ucciso il 5 luglio 1950.
Si ritiene che ad ucciderlo fosse stato un personaggio della Mafia, Luciano Liggio, con la complicità di Gaspare Pisciotta.
A novembre 1950 la madre di Salvatore Giuliano presentò querela contro i carabinieri per l’uccisione del figlio. Il processo si tenne a Viterbo.
Il memoriale di Salvatore Giuliano entrò in possesso degli organi inquirenti ma poi sparì e non si ritrovò più.
Molti, tra le figure di autorità giudiziaria che avevano trattato con Giuliano e la sua banda, morirono d morte violenta nei mesi e negli anni successivi.
Nella storia della banda Giuliano e del movimento separatista siciliano esiste un trend interessante sull’evoluzione della tendenza al separatismo. Si iniziò col pretendere l’indipendenza della Sicilia per farne uno stato sovrano e si concluse per concedere l’Autonomia speciale con legge Costituzionale. Al contrario oggi si sta evolvendo il concetto di autonomia verso una forma cosiddetta “differenziata”. Il termine “differenziazione” significa “prendere strade diverse” e quando ci si differenzia si tende ad allontanarsi da un obiettivo comune. Appare chiaro che la differenziazione riguarda la gestione del “Fondo perequativo”. Tale fondo venne concepito per creare infrastrutture economiche e sociali nelle regioni meno avvantaggiate. Oggi, con l’attuale disegno di legge tale fondo può essere ridimensionato.
Il fondo è costituito da una percentuale sulla raccolta fiscale delle regioni. Nell’interpretazione precedente degli articolo 116 e 117 della Costituzione tale fondo era destinato quasi esclusivamente alle 5 regioni autonome. Inoltre, la legge in discussione prevede che le nuove regioni richiedenti la “Autonomia differenziata” possano costituire un loro fondo per la gestione dell’Istruzione, della Sanità e dei trasporti locali. Si creerebbe così un nuovo Stato del Nord con Scuole, Università e Sanità differenziate dal Sud.
La Storia dell’Autonomia speciale, con le sue lotte anche violente, dovrebbe far riflettere.

La Sala Corpus dell’antica tonnara di Portoscuso, ha ospitato ieri mattina un incontro di riflessione e di approfondimento dal titolo “Comunità energetiche: tra sfide e opportunità”, promosso dalla diocesi di Iglesias, su iniziativa dell’Ufficio della Pastorale Sociale e del Lavoro della diocesi di Iglesias, in collaborazione con la Caritas diocesana di Iglesias e l’UCSI Sardegna e col patrocinio del comune di Portoscuso.
I lavori, su un tema di strettissima attualità, sono stati introdotti da don Antonio Mura, direttore diocesano della Pastorale sociale e parroco delle chiese di Portoscuso, e dagli interventi del cardinale Arrigo Miglio, amministratore apostolico della diocesi di Iglesias; Ignazio Atzori, sindaco di Portoscuso; Ignazio Boi, direttore diocesano della Pastorale sociale dell’arcidiocesi di Cagliari; Giampaolo Atzei per l’UCSI Sardegna; Raffaele Callia, direttore della Caritas diocesana di Iglesias.
Le relazioni sono state tenute da Massimo Pallottino, rappresentante di Caritas italiana, e Giuseppe Milano, segretario generale di Greenaccord onlus, che hanno dialogato con i presenti, intorno ai temi centrali dell’incontro. E’ intervenuto, tra gli altri, Emanuele Cani, assessore regionale dell’Industria.
Vediamo l’intervista realizzata con don Antonio Mura.

Andrea Cammilleri, alunno carboniense dell’I.C. “Deledda-Pascoli” (e atleta della ASD Sulcis Atletica Carbonia), s’è laureato Campione Italiano Studentesco 2024 degli 80 metri ad ostacoli, a Pescara nelle gare svoltesi dal 28 al 30 maggio.
Andrea Cammilleri è solo l’ultimo prodotto, in ordine di tempo, della collaborazione e del progetto sportivo ormai più che decennale portato avanti dal suo Istituto in collaborazione con la società di atletica leggera ASD Sulcis Carbonia.
L’Istituto, infatti, riconosciuta la valenza anche dell’attività sportiva per la formazione e la maturazione dei giovani, attraverso una convenzione ha siglato un accordo con la Sulcis che permette ai suoi alunni la possibilità di conoscere, sperimentare e praticare le varie discipline dell’atletica leggera in modo gratuito e, magari in facendo, trovarne una per la quale siano predisposti.
Andrea Cammilleri è uno di questi. Praticava il calcio ma, avendolo notato e scoperte due anni fa le sue qualità dai due insegnanti di educazione fisica dell’Istituto, Giuseppe Lai e Giovanni Gianeri, fu da loro stessi invogliato a provare l’atletica leggera. Dopo qualche mese lasciò definitivamente il calcio per darsi in toto all’atletica leggera.
Si è subito imposto, grazie alle sue doti e al grande lavoro tecnico a cui si è sottoposto sotto la guida dei suoi docenti e del tecnico della Sulcis Antonello Murgia
a cui è stato affidato, anche in ambito federale qualificandosi per il Trofeo CONI Nazionale ove è riuscito con prestazioni strabilianti a conquistare un secondo posto ad una manciata di punti dal primo classificato, l’altrettanto fenomenale Diego Ficarra di Bologna che, guarda caso ha ritrovato avversario quest’anno a Pescara ma Andrea Cammilleri impegnato sugli ostacoli e Diego Ficarra sugli 80 piani.
Questo progetto, portato avanti in sinergia dai docenti di educazione fisica e dai tecnici della Sulcis, ha fatto emergere in questi anni tanti talenti che hanno poi proseguito l’attività anche a livello federale con la maglia del sodalizio sulcitano.

Nel 2020 solo il Covid impedì lo svolgimento della fase nazionale e la possibilità di competere per vincere, presentando una formazione dell’Istituto riconosciuta per essere forse la più forte del lotto, addirittura il titolo a squadre cadette.
Nel 2022, sempre per Pescara per la finale nazionale, si qualificò addirittura la squadra cadette, composta da sole ragazze di seconda media.
A memoria nessun atleta/alunno sardo ha mai conquistato un titolo individuale analogo nell’atletica leggera.
Andrea Cammilleri è un talento di suo ma è anche la dimostrazione che quando Scuola e Mondo Sportivo si incontrano, i risultati, anche quelli che possono sembrare impossibili, possono essere raggiunti.
E’ la Scuola il serbatoio ove attingere e far emergere, anche sportivamente, i talenti. Ma ci vogliono Scuole “illuminate”.
E’ quando si ha la fortuna, come è successo ad Andrea Cammilleri e ad altri, di “finire” in un Istituto propositivo, all’avanguardia e attento al divenire dei ragazzi, come è l’I.C.
“Deledda-Pascoli” disponibile a strutturare un progetto con società sportive come la ASD Sulcis Atletica Carbonia, che si compiono questi miracoli che non sono poi miracoli ma frutto di un lavoro quotidiano tra docenti e tecnici sportivi.
Questo risultato di Andrea Cammilleri, ai molti, può sembrare un punto di arrivo mentre è solo un punto, gigantesco, di partenza.
Nuovi “traguardi” lo aspettano.
Andrea ha vinto la gara fin dall’inizio: ha vinto la propria batteria su una pista resa umida da un diluvio che si è abbattuto su Pescara precedente la gara; ha stravinto la semifinale realizzando il proprio personale (10”87). Ha dominato la finale. Ha portato a Carbonia e al suo Istituto una medaglia d’oro dal valore incredibile.

La magia che regala una notte stellata “colpisce ancora”, se poi la location è un luogo storico circondato da una vegetazione mediterranea su un’altura strategica, da cui si gode un ottimo panorama, allora è facile capire che si tratta di Monte Sirai. Carbonia accoglie quest’anno la XVI edizione della rassegna “Notti a Monte Sirai”. L’offerta sempre varia e di ottima qualità fa sì che il pubblico del luogo e i turisti gradiscano, partecipando numerosi ogni anno. Dal punto di vista storico, Monte Sirai era frequentato sin dal 750 a.C., la sua ubicazione lo rendeva strategico per il controllo del territorio. Oggi il sito mostra templi, fortificazioni, case a corte e necropoli, con un teatro che si propone come un punto d’incontro, di dialogo, d’integrazione e di spettacolo, che affascina e regala emozioni.

La rassegna “Notti a Monte Sirai” è promossa dal comune di Carbonia, con il sostegno della Fondazione di Sardegna e dell’assessorato della Pubblica istruzione e Beni culturali della Regione Autonoma della Sardegna, con il coordinamento organizzativo dell’associazione Enti locali per le attività culturali e di spettacolo. Anche quest’anno le date sono tre: domenica 30 giugno, sabato 6 luglio e martedì 6 agosto, con inizio degli spettacoli alle 21.30. “Notti a Monte Sirai” è diventato un vero punto di forza che valorizza il territorio sulcitano, elargendo cultura e fornendo a volte spunti di riflessione e altre tuffi nel nostro passato musicale.  di Carbonia, «Crediamo fortemente nell’importanza della cultura, capace di garantire benefici sociali, sia in termini personali, come il miglioramento del pensiero critico e della crescita dell’autostima, sia a carattere collettivo, come lo sviluppo del dialogo sociale e della memoria storica, e anche benefici economici perché il turismo culturale è ormai la seconda motivazione di vacanze in Italia e anche perché quel tipo di vacanziere spende molto di più rispetto agli altridice il sindaco di Carbonia, Pietro Morittu -. Pertanto, continueremo ad investire su questa rassegna, che riscuote sempre un ottimo successo di pubblico. Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che ne permettono la riuscita.»

Gli spettacoli dal vivo che animeranno quest’anno Monte Sirai avranno un carattere internazionale. Non solo musica ma anche teatro, stand-up comedy e storytelling. Grazie alla collaborazione con il sistema museale di Carbonia il biglietto del festival garantirà l’accesso gratuito entro il 31 agosto 2024 al Parco Archeologico.

Nella serata di domenica 30 giugno due splendidi interpreti Gino Castaldo e Paola Turci faranno un omaggio alla musica italiana dal 1979 al 1981. “Al tempo dei giganti” un viaggio straordinario tra note e parole di “Mostri sacri” come Dalla, Battiato, Guccini, De André, Battisti e tanti altri. L’evento è prodotto e realizzato da Elastica con Rai Radio 2 come radio ufficiale.

Sabato 6 luglio andrà in scena “Una cosetta così”, con protagonista Ghemon che regalerà al pubblico musica, stand-up comedy e storytelling. Nella sua carriera l’artista ha scelto di essere versatile nel raccontare agli altri il suo mondo interiore in infiniti modi. Scritto con l’aiuto di Carmine del Grosso, lo spettacolo vedrà sul palco Giuseppe Seccia alle tastiere e Filippo Cattaneo Ponzoni alla chitarra.

Per l’ultima serata, il 6 agosto, il programma propone un progetto etno-jazz di Sunshine, tra composizioni originali e sperimentazioni poetiche. Un lirismo penetrante capace di emozionare grazie al tocco magico della pianista nipponica, protagonista del jazz internazionale Eri Yamamoto. L’artista ha collaborato con svariate celebrità come William Parker, Paul McCandless, Federico Ughi, Aldo di Caterino e Vince Abbracciante.

In occasione degli spettacoli, i cittadini di Carbonia potranno avvalersi del bus navetta sia per l’andata sia per il ritorno gratuitamente. Non resta che augurare a tutti delle splendide serate, a caccia di nuove emozioni da catturare.

Nadia Pische

 

Poste Italiane celebra la Festa della Repubblica, in calendario domani, domenica 2 giugno, con una colorata cartolina filatelica: un’occasione per ogni collezionista o per chi vuole ricordare in modo originale una giornata speciale e un modo per sostenere il valore della scrittura e custodire nel tempo un ricordo della festività.

La cartolina è disponibile nell’ufficio postale con sportello filatelico di Serra Perdosa (Iglesias Centro).

Nei dieci Spazio Filatelia, gli uffici operativi nelle maggiori città italiane dedicati esclusivamente al mondo filatelico, da venerdì 31 maggio a mercoledì 7 giugno, sarà possibile richiedere anche l’annullo speciale realizzato per l’occasione.